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Autore: Ms Mary Santiago    07/01/2019    5 recensioni
[STORIA INTERATTIVA – ISCRIZIONI CHIUSE]
“L’uomo acuto apprezza il mistero, l’uomo sciocco ignora il mistero, l’uomo saggio indaga il mistero.”
Questo sta scritto sull’ingresso dell’Ufficio Misteri, lì dove le porte dell’ascensore si aprono e permettono l’accesso al più riservato degli uffici ministeriali.
Cosa facciano all’interno gli Indicibili è coperto dal più vincolante dei giuramenti e coloro che lavorano nel resto del Ministero della Magia possono solo ipotizzare a quali “diavolerie” lavorino i loro colleghi.
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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Capitolo 9

 

 

 

 

 

Salve!

Vi chiedo infinitamente scusa, ma tra le vacanze e l’inizio della sessione invernale non sono stata libera per un attimo; prometto che il prossimo aggiornamento avverrà con molta più celerità. Ma ora bando alle ciance e vi lascio al capitolo ;)

 

 

 

 

 

Wanda si tormentò nervosamente le mani mentre attendeva il suo turno seduta sulla panca fuori dal corridoio del Direttore dell’Ufficio Misteri. Morgana le rivolse un’occhiata solidale, giocherellando con una ciocca scura in modo tale da arrotolarla e srotolarla più volte attorno all’indice destro.

- Credi che la terranno dentro ancora per molto? –

- Non ne ho idea -, mormorò fissando dritto verso la porta dietro alla quale Elettra era scomparsa venti minuti prima, - ma non capisco cosa possano mai volerci chiedere a riguardo. La maggior parte di noi non conosceva nemmeno quel tipo. –

- Non credo che chi l’abbia ucciso lo conoscesse. –

- Che intendi? –

- Che magari si è semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e ha visto qualcosa che non doveva vedere – replicò Wanda, sussultando appena quando la porta si aprì ed Elettra ne emerse.

L’amica aveva un’espressione piuttosto preoccupata dipinta sul volto mentre s’incamminava lungo il corridoio e proseguiva come le era stato detto; Moody non voleva che nessuno entrasse in contatto con gli altri abitanti della Residenza finchè non fossero stati tutti sottoposti all’interrogatorio di rito.

Una ragazza dai capelli rossi, la stessa che le due avevano notato mentre chiacchierava con William durante la festa, rivolse un cenno del capo a Wanda.

- Prego, signorina Lestrade, tocca a lei. –

Morgana le rivolse un sorriso incoraggiante e così non le rimase che alzarsi e seguire la giovane Auror all’interno dello studio.

 

 

 

- Lei dove si trovava quando ha udito le urla della signorina Burke? –

Lawrence incrociò le braccia al petto e osservò l’Auror che aveva di fronte sforzandosi di non lasciar trapelare il suo nervosismo. Malocchio Moody era un tipo che non trasmetteva certo serenità, ma aveva il timore che vederlo in quello stato contribuisse a renderlo sospetto.

- Ero nella sala della festa insieme al mio amico Dennis e a decine di altri ospiti. –

- Siamo un po’ nervosi, eh signor Timberwole? –

Mentire non avrebbe avuto alcun senso dal momento che era più che evidente e che, tra le altre cose, Alastor Moody era probabilmente il miglior Auror che si fosse visto negli ultimi cinquant’anni.

- Un po’ -, ammise, - ma credo che sia una cosa normale. Non mi era mai capitato di vedere la vittima di un omicidio. –

- Come la maggior parte dei ragazzi di diciotto anni -, mormorò l’uomo osservandolo con circospezione come se stesse cercando di capire se fosse un abile bugiardo o fosse sinceramente turbato dagli eventi della notte precedente, - e crede di avere qualche idea su chi potesse avercela con la vittima? –

Scosse il capo.

- Lo escludo, non ho mai avuto modo di parlare con il ragazzo ucciso. –

- Eppure aveva la sua stessa età, avete frequentato Hogwarts negli stessi anni. –

- Non conoscevo tutti gli alunni del mio anno, ma sono certo che non appartenesse alla mia Casa. –

- No, infatti, era un Tassorosso. Bene, signor Timberwole, è libero di andare e la prego di mandare avanti la prossima persona. –

 

 

 

- Signorina Villiers, la sua famiglia ha intrattenuto notevoli rapporti con esponenti del lato oscuro in passato … credo che lei conosca bene anche il signor Rosier. –

Annuì sedendosi compostamente e incrociando le gambe dietro le zampe della sedia in legno dall’alto schienale sul quale si era accomodata non appena aveva fatto il suo ingresso all’interno dello studio che era stato dato in prestito a Moody per l’occasione.

- Sì, io e Jackson ci conosciamo fin da piccoli, siamo anche stati compagni di Casa ai tempi di Hogwarts. –

- Entrambi in Serpeverde, è corretto? –

Annuì rigidamente.

Non le piaceva dove stava andando a parare quella conversazione.

- Ha avuto modo di conoscere anche il cugino del signor Rosier … Evan? –

Certo che ne aveva avuto modo.

Jackson ed Evan erano stati a dir poco inseparabili malgrado la differenza d’età che li separava; tanto legati, in effetti, da apparire quasi due facce della stessa medaglia.

- E che idea si era fatta di lui? –

- Una persona raffinata, un amante dell’arte e della bella vita, un tipo piuttosto cordiale … anche se credo che lei abbia un’idea ben discordante. –

Era una sua impressione oppure l’Auror aveva abbozzato un accenno di sorriso?

La sua affermazione doveva averlo divertito, anche se Maia non riusciva a capire come potesse trovare divertente il ricordo di un giovane uomo che gli aveva portato via una gamba e un bel pezzo di naso.

- Potremmo dire che lo ammirava? –

- La sua compagnia era piacevole, ma immagino di non averlo conosciuto a pieno. –

- E invece di Jackson cosa ne pensa? Ha la stessa stoffa del cugino? –

Tentennò.

Il desiderio di Jackson di emulare Evan era stato forte nel corso della sua infanzia e della prima adolescenza, ma c’era qualcosa di diverso tra i due cugini.

- Jackson ed Evan sono due sfumature del tutto diverse all’interno del roseto dei Rosier -, replicò diplomaticamente, - ma se mi sta chiedendo se credo che possa aver ucciso il ragazzo … allora no, lo escludo categoricamente. –

 

 

 

 

 

- Annabelle, tocca a te. –

La bionda alzò lo sguardo incrociando quello di Hestia e sgranò gli occhi, totalmente incredula.

- Vogliono interrogare anche me? –

- È la prassi -, la rincuorò l’amica, - poi passeranno anche a tutti gli altri istruttori e impiegati dell’Accademia. Non possiamo escludere nessuno. –

La seguì lungo il corridoio e poi fino allo studio di Solomon, accennando appena un saluto all’indirizzo di uno degli Auror presenti che aveva frequentato Hogwarts durante i suoi stessi anni.

Poi sedette di fronte ad Alastor e lo guardò dritto negli occhi.

- Volevi interrogarmi, perciò eccomi qui. Lascia però che ti faccia prima una domanda, Alastor … credi davvero che potrei mai aver ucciso uno dei miei studenti? –

Il cinquantenne la osservò in silenzio per qualche istante e alla fine scosse il capo.

- No, non lo credo, ma so che sei stata un’allieva di Rookwood e forse sai qualcosa a riguardo. Non è detto che tu sia consapevole delle informazioni, potrebbe anche essere qualcosa che non reputi importante, ma che riguarda la stanza delle Profezie. Voglio che ci rifletti in questi giorni e che mi faccia sapere qualsiasi informazione, fosse anche di che colore indossava di solito le cravatte Rookwood. –

Annuì tamburellando sul bordo della sedia prima di fare la sua ammissione.

- So che Rookwood aveva una figlia e che dovrebbe avere vent’anni o forse poco meno. –

- Eravamo già a conoscenza di questa informazione … hai idea di chi possa essere? –

Scosse il capo.

Della bambina sapeva solo che aveva i capelli di suo padre, di un bel colore scuro.

Augustus le aveva accennato la cosa solo una volta, anni prima, e non aveva mai mostrato nemmeno una sua foto.

Le era sembrato che fosse un segreto, uno di quelli da custodire gelosamente, perciò non aveva chiesto oltre.

- Non lo so, ma se si trova davvero qui come credo allora forse è proprio lei la persona che cercate. –

   
 
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