Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: _aivy_demi_    16/02/2019    85 recensioni
Una ragazza sbadata, disordinata e senza alcun pelo sulla lingua.
Un ragazzo famoso, allontanatosi dalla propria città in cerca di qualcosa.
Si incontrano, si detestano fin da subito.
Una simpatica commedia romantica het piena di malintesi, incontri fortuiti (e non), umorismo e una punta di ironia che non guasta mai.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Singing

is the answer



2- I don't believe it!




«Spiegami ancora questa faccenda del trasferimento?»

«Non voglio parlarne, lasciamo perdere.»

«E poi perché proprio questo posto?»

Åsli si spazientì, fulminando l'amico con lo sguardo: «senti Josh, lasciamo stare. Sono qui per questioni personali e sinceramente non vedo l'ora di arrivare a casa e andare a dormire.»

Il guidatore svoltò a destra inforcando la strada indicata dal navigatore. Accese la radio nel tentativo di scacciare via il silenzio pressante e disperdere almeno parte dell'atmosfera tesa. Il genere scelto non era certo tra i favoriti del biondo al posto del passeggero, che cominciò a toccare convulsamente i tasti del frontalino cercando di sfogare la propria rabbia.

«Hai intenzione di rompermelo per caso? Il tempo che trovi qualcosa che ti piace e siamo già arrivati.»

Quel giorno le parole dell'amico stavano davvero minando alla sua ben poca capacità collaborativa di convivere con gli altri esseri umani.

«Josh, sei stressato tu e sono stressato io. Perché non ti prendi i tuoi begli occhialini firmati, la tua pseudo barbetta da mancato hipster e non te li ingoi insieme a quel farfallino del cazzo che tieni al collo?»

«Senti biondino metallaro mancato, tu e i tuoi zigomi alla cazzo di can post anime giapponese anni '80, potete anche uscire da questa macchina e andare a piedi.»

Scoppiarono a ridere: gli insulti facevano parte del loro rapporto quotidiano. Nessuno dei due era solito utilizzare il famoso filtro cervello-bocca che solitamente si attiva nell'essere umano in quanto animale sociale, eppure andava bene così. Si sopportavano poco, litigavano spesso eppure davano la massima fiducia l'uno all'altro. Non per niente Åsli aveva scelto proprio lui come accompagnatore per raggiungere la nuova casa. Stufo di alloggiare ogni volta in una stanza diversa in qualche hotel della zona, riuscì a trovare una piccola abitazione in affitto disponibile fin da subito; certo, il basso costo mensile comprendeva una certa distanza dal centro, la mancanza di mezzi pubblici a orari decenti, e pure la lontananza da qualsiasi punto di svago. Insomma, una certa differenza dalla vita precedente. Proveniente da una grande cittadina, abituato a servizi efficienti e trasporti rapidi, avrebbe fatto fatica a prendere ritmi tanto distanti da quelli usuali, ma tutto pur di sentirsi nuovamente stabile. Non avere radici, non vivere più nel luogo natale, stare lontano da tutti, da lei.

Aveva bisogno di un posto da poter considerare casa, almeno per un po'.
Raggiunta la destinazione, il ragazzo uscì ringraziando l'amico e recuperando il borsone che portava con sé. Osservò meglio l'abitazione piccola e un po' trasandata, ma pur sempre tranquilla e con un saldo tetto sulla testa. Il piccolo giardino che la circondava racchiuso in un muretto di pietra era completamente abbandonato a se stesso e le erbacce avevano recuperato parte dello spazio che era stato adibito ad aiuola decorativa.

«Per? Per Fredrik, è lei?»

Una voce femminile dai toni scalmanati nonostante la profondità tremolante di un'anziana signora, scosse il suo animo lievemente turbato, e sentitosi preso in causa entrò dall'uscio lievemente schiuso.

«Sì, sono io signora. Mi dica.»

Una simpatica vecchietta curva dal peso dell'età sbucò dalla prima sala. Si presentò con un sorriso socievole e sincero. Spiegò al nuovo inquilino qualche regola base, come il rispetto per la mobilia, la cura della casa, persino la presenza di ogni oggetto preso in considerazione durante la conversazione; sembrava amare ogni singolo muro, ogni centimetro di pavimento, e mantenere un bel ricordo di molti eventi del passato legato ad essa. Si dilungò in aneddoti superflui mentre accompagnandolo a fare un breve giro di ricognizione.

«È davvero sicuro le vada bene alloggiare qui? Sa, non viene tinteggiata da parecchio, i mobili poi non sono recenti e sono convinta ci sia qualche spiffero che...»

Il ragazzo la interruppe con estrema dolcezza, rassicurandola sulla scelta fatta. Le stava spiegando con calma che era comunque sicuro di fermarsi, visto il bisogno di una sistemazione in tempo zero e con un arredamento minimo già presente. La prese per mano, la accompagnò a sedersi nella stanza adibita a cucina e sala e le permise di riposare. Si mosse nel perimetro interno dell'abitazione, constatando la presenza di altre due stanze oltre a quella principale: una camera da letto e un bagno con lo stretto indispensabile.

"Perfetto. Non sarà molto, ma è sufficiente almeno."

Si sentì chiamare un paio di volte ancora dall'altra parte, e sbuffò spazientito: finse un altro sorriso di cortesia, desideroso di sistemare quel paio di cose che s'era portato appresso e concludere quella giornata snervante e fastidiosa. Si sporse dal breve corridoio con il capo inclinato, aspettando un altro sproloquio.

«Volevo avvertirla che ci sono gli spiriti qui.»

Inghiottì rumorosamente.

Era ufficiale, si sentiva decisamente preso in giro.

«Signora, posso capire la stanchezza, anche un po' la senilità, però...»

«Senta giovanotto, non sono rincretinita perché vecchia, ma sto solamente tentando di metterla in guardia.»

Un tonfo sordo, seguito da lievi scricchiolii si udì perfettamente.

«Forse avrei dovuto metterla al corrente prima, ma qui c'è un piano superiore, una vecchia mansarda in disuso, inizialmente adibita a studio di un vecchio scrittore. Una storia risalente a più di una settantina di anni fa. Si dice sia impazzito...»

Altro rumore.

«Si dice anche che abbia fatto a pezzi la moglie, nascondendone il corpo.»

Lo scricchiolio raggiunse l'altezza delle loro teste.

«E che la figlia, una bimba di pochi anni, sia sopravvissuta dopo aver visto l'orrore di tutto quanto. Da quella volta, il piano di sopra porta le tracce della sua esistenza.»

«Suvvia, è solo una favola per spaventare i bambini...» Åsli si tese leggermente, osservandosi nervosamente in giro. Cercava un appiglio, una distrazione, qualcosa che lo riportasse alla realtà senza aver timore di nulla: dopotutto, sarebbe stata la sua casa. «Potrebbe essere un topo, un animale intrappolato. Potrebbe aver ceduto una parte del soffitto, o un vecchio mobile.»

La vecchietta rise sonoramente, alzandosi a fatica e aggrappandosi al braccio del ragazzo. Si fece accompagnare in corridoio: ogni singolo passo produceva un rumore sinistro, rimbombando nei timpani e provocando eco sorde all'interno del cervello.

«La vedo preoccupato, vuole andarsene o accompagnarmi di sopra?»

Strinse i pugni ed inspirò profondamente, socchiudendo gli occhi. Era sempre stato un tipo razionale, che non si perdeva dietro a certe sciocchezze; si definiva realista.


Criiiik.


Decisamente realista.


Tap... Tap... Tap tap tap tap tap.


Oltre ogni ombra di dubbio.


Bum.


Un tonfo ed un grido.

«Sa, sono sicura si tratti della moglie. Starà ricordando con rammarico quello che è successo.» La signora assottigliò lo sguardo, abbassando il tono di voce ed avvicinandosi lentamente ad una porta a soffietto.

Scale.

Un vano buio, stesso parquet vissuto e cigolante. Una rampa ripida, che terminava nel nulla completo.

«Sa perché sono convinta sia lei?»

"Smettila, chiudi quella boccaccia."

«Perché io sono la figlia.»

Raggelato sul posto. Si voltò verso di lei, che strategicamente s'era tenuta fuori senza insinuarsi all'interno poco illuminato.

Una rapida immagine bianca passò per un secondo davanti ai suoi occhi, ed urlò.

Un secondo gemito di rassegnazione uscì dal piano superiore, prima che la figura artefice dei rumori uditi poco prima si scagliasse contro Åsli. Quest'ultimo tentò di proteggersi il volto con le braccia, cadendo all'indietro e finendo di schiena sulla pavimentazione del piano inferiore.

La vecchietta se la rideva di gusto, a un metro di distanza.

«Ma che cazzo?!»

Il peso che lo stava schiacciando lì steso aveva un volto, o almeno così credeva: un telo chiaro ingiallito dal tempo, ricamato ai lati e stropicciato, stava coprendo qualcosa - qualcuno – che non gli stava permettendo di rialzarsi.

«E levati!» Scostò con malagrazia il tessuto, rivelando un volto giovane dal taglio orientale e dai lunghi capelli scuri arruffati. Sgranò completamente gli occhi, osservandola senza sapere cosa aggiungere.

«Nonna, orca miseria! Mi avevi detto che avrei dovuto liberare la soffitta entro oggi, ma sono inciampata dopo aver recuperato i tessuti dalla cassapanca e...» lei poggiò finalmente gli occhi sul ragazzo su cui era praticamente caduta ruzzolando dalle scale. «Ma tu che cazzo ci fai qui?! Nonna, cosa ci fa lui qui?!»

«Nonna? Signora, mi scusi ma questa sarebbe sua nipote?»

Ancora a terra i due si staccarono in fretta, alzandosi ed allontanandosi come scottati. La vecchietta intervenne sorridendo e prendendo in giro il ragazzo, che offeso attendeva una spiegazione plausibile.

«Orsù, non faccia quell'espressione mio caro, il mio era solamente uno scherzo. Certo, ha giocato a favore avere mia nipote al piano di sopra, e mi sono sentita ispirata. Siete davvero buffi, lasciatevelo dire!»

Il silenzio imbarazzante pesò sui presenti.

«Immagino non vi conosciate: lei è Raon, mia nipote, ed è qui per aiutarmi a riprendere le mie cose. Il tempo non è stato dalla nostra, deve ancora finire di liberare la soffitta. Non credo sia un problema per lei, se finirà di recuperare ciò che manca, vero?»

Una richiesta che non lasciava spazio ad alcun rifiuto: Åsli rassicurò quell'irritante presenza, assecondandola ancora una volta. Raon dalla sua tentò di ribattere.

«Niente se e niente ma: avresti dovuto finire prima del suo arrivo.»

«Ho una vita, sai? Può tranquillamente pensarci lui.» Rincarò con scetticismo sull'ultima parola pronunciata, accompagnata da una notevole dose di ironia.
Il ragazzo intervenne a dar man forte: «esattamente signora, non ci sono problemi. Posso fare io, se mi da il permesso.»

«Nulla da fare. Non posso permettere che il nuovo inquilino si prenda la responsabilità di sistemare delle vecchie cianfrusaglie. A proposito, impagabile l'espressione nel momento in cui ha aperto la porta delle scale. Dovrei passare più spesso a raccontare qualche altra storia, che ne dice?»

Due pensieri distinti quelli dei ragazzi, ma il succo era lo stesso: "per l'amor del cielo, no."

«Bene, io adesso vado. Tesoro, tua madre mi sta aspettando che deve accompagnarmi a casa. Entro domani vorrei le mie cose pronte e impacchettate.»

«Stai scherzando? È quasi sera e ci saranno chissà quante ore di lavoro ancora! Non posso rimandare di un giorno?»

La signora sorrise appoggiandosi all'avambraccio del nuovo arrivato. «Non ci penso nemmeno, avresti dovuto organizzarti meglio. Bene caro: non è che mi accompagneresti alla porta? Sei sempre così gentile.»



°



«Ora spiegami che cazzo ci fai qui.»

«Dovrei dirlo io: ci vivo!»

Raon lo stava osservando di sottecchi: era lui, non c'era dubbio. Aveva davanti a sé Per Fredrik Åsli, ne era sicura: cantante famoso, youtuber internazionale, insomma, era riconoscibilissimo. Non solo: era l'idiota che aveva avuto da ridire poco tempo prima sui gusti letterari della giovane all'interno di una fumetteria di quartiere.

«È la casa di mia nonna, e la sto aiutando a spostare le ultime cose. Naturalmente non ho finito in tempo, e devo far tutto prima di domani. Adesso scopro che la persona a cui ha affittato è un emerito imbecille.»

«Senti, tomboy, se l'avessi saputo fidati che sarei andato a cercare un'altra sistemazione. Avere a che fare con una pervertita fissata non mi piace.»

«Ne sai di cose riguardo ai miei gusti eh.»

«Ho avuto a che fare con parecchie ragazze appassionate del genere.»

Rise ironica: stava facendo lo sbruffone per tentare di far colpo o semplicemente per darle fastidio? Optò con convinzione per la seconda. Sbuffò mimando il dito medio voltandosi in direzione delle scale.

«Non preoccuparti, mi leverò presto dalle palle, devo solo finire questa benedetta cosa. Tu fatti i cazzi tuoi, e andrà bene per tutti. Appena avrò fatto, me ne andrò.»

La guardò sorridendo ironico.

Odio a pelle, decisamente.

I rumori ripresero ad un ritmo accelerato, mentre Åsli tentava invano di rilassarsi e godersi la prima giornata nella nuova casa; sistemò tre volte le sue poche cose in giro, valutando con dispiacere che il frigo era quasi vuoto (naturalmente), e che la stanza da letto era spoglia e poco accogliente.

«Poco male, mi guarderò un po' di televisione.»

Prese il telefono e cercò nelle vicinanze un take away, nella speranza di mangiare in breve qualcosa di caldo. Attese un momento, riflettendo sul da farsi.

Una buona mezz'ora dopo suonò il campanello e il fattorino consegnò i due menù precedentemente ordinati. Il ragazzo pagò ringraziando, dirigendosi poi verso la porta a soffietto stringendo tra le mani le due scatole da asporto.

«Ehi, tomboy, sto per salire.»

"Guarda cosa mi tocca fare."






Buonasera a tutti ^^ Eccomi qui con il secondo capitolo: finalmente si è scoperto chi è il famoso stronzo tizio incontrato in fumetteria nel capitolo precedente, e nonostante la speranza di non rivedersi, il destino ha giocato un brutto tiro ad entrambi.

Per Fredrik Åsli, PelleK in arte, è il ragazzo a cui mi sono ispirata per il protagonista: cantante e youtuber norvegese, ha avuto modo di interpretare molte original opening giapponesi in cover, duettando spesso con Raon Lee. Svelato il mistero insomma! ^^
Mi auguro vi stia appassionando, perché io sono completamente persa a dire la verità! Mano a mano creerò il dovuto spazio anche per Aya e Josh, e non solo, ma questo lo scoprirete più in là.

Grazie a tutti come sempre, sono entusiasmissima di questo progetto e del fatto che mi leggete e seguite; grazie di cuore, davvero. Alla prossima!

-Stefy-




   
 
Leggi le 85 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: _aivy_demi_