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Autore: piccolo_uragano_    04/03/2019    4 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Martha si svegliò di colpo, ritrovandosi solo a spalancare gli occhi. Ormai, scappare dagli incubi non la faceva neanche più mettere seduta di scatto. Tante volte se li dimenticava subito dopo: sapeva semplicemente che aveva avuto un incubo, perché si svegliava con il cuore a mille e la schiena sudata.
Si voltò per trovare conforto nell’immagine di suo marito che dormiva come un bambino, ma lo trovò con una mano dietro la nuca, gli occhi spalancati e un sorriso beffardo.
«Che ci fai sveglio?»  chiese.
«Potrei farti la stessa domanda»
«Si, ma l’ho fatta prima io»
«Ma io mi sono svegliato per primo»
Martha scosse la testa e sistemò il cuscino per mettersi seduta, accese la lampada sul comò e incrociò le braccia sul petto.
«Martha, amore, è il terzo incubo questa settimana. E siamo solo a giovedì. E la notte tra lunedì e martedì eri di guardia, quindi non conta»
«Ho gli incubi perché mio marito non mi dice che cosa gli passa per la testa»
«Oh, che sciocco: pensavo fosse per la guerra, per tua sorella, per Harry che non si sa dove sia o per Kayla che dorme in mezzo alle serpi»
Martha raccolse il cuscino che stava tra di loro e glielo tirò, provocando una risata prontamente soffocata.
Sirius lo usò per appoggiarlo alla testiera del letto, mettersi seduto e allargare le braccia, per fare segno a sua moglie di raggiungerlo.
Lei lo guardò qualche secondo, per poi scuotere la testa.
«Mi dici a che pensavi?»
Lui si riservò il diritto di guardarla per qualche secondo.
«A tuo padre»
«Cioè tu alle quattro del mattino fissi il soffitto pensando a mio padre? Immaginavo fosse per la guerra, tuo fratello, Harry che non si sa dove sia o per Kayla che dorme in mezzo alle serpi»
«Sei poco originale»
«Ma perché diamine con tutte le cose su cui potresti scervellarti pensi a Robert John Redfort?»
«Nel momento in cui hai spalancato gli occhi e perso un battito, cercavo di immaginare cosa penserebbe di Kayla a Serpeverde»
«Kayla a Serpeverde è una cosa vecchia»
«Eppure mi diverte sempre moltissimo»
«Non ti ha molto divertito, quando lo abbiamo saputo»
Sirius alzò le spalle. «Ho i miei tempi, che ci vuoi fare?»
«Davvero? In vent’anni non me ne sono mai accorta»
Sirius alzò gli occhi al cielo, scosse la testa e sorrise.
«E poi, pensavo ti scervellassi su ciò che pensa mio padre di Aaron»
«Che avrebbe da dire, di Aaron? Che è uguale a lui e Rosalie?»
Martha sorrise. «No in realtà pensavo a qualcosa di più profondo e filosofico sulle sorprese della vita, ma va bene così»
Sirius si perse a guardare sua moglie. «E tu cosa ne pensi, di Aaron?»
Martha perse il sorriso per prendersi qualche secondo per pensare. «Aaron è … un bravo mago e un ottimo zio. Sia per i nostri figli che per Nicole e Gabriel. Dà loro molto amore.»
«Forse cerca di dare loro la grande famiglia che lui non ha mai avuto»
«Che ne sai della famiglia che ha avuto?»
Sirius alzò le spalle. «Ci ho parlato, un paio di volte. Sai, per dargli una possibilità. Come abbiamo fatto tutti … tutti tranne te.»
Martha incrociò le braccia sul petto e sbuffò con espressione rabbiosa.
«Sai, piccola … concederti di avere un altro fratello non vorrà dire fare un torto a Rose o James. Se c’è una cosa che ho imparato, è che non c’è un solo modo di essere fratelli. Si può essere fratelli come siete – e sarete sempre e comunque – tu e Rose, crescendo insieme con gli stessi genitori. Si può essere fratelli come lo eravamo io e James, scegliendo di crescere insieme. E poi ci sono casi in cui i fratelli li conosci a metà del cammino, come … come te e Aaron. Come Harry e Robert. Non c’è un solo modo per volersi bene, quindi di sicuro non c’è un solo modo per esser fratelli. E sono più che convinto che sia James che Rose sarebbero felici di vedere che al mondo ci può essere qualcuno che ti protegge con lo stesso spirito con cui lo hanno fatto loro.»
Martha rimase a guardarlo con le braccia incrociate. Poi, dopo qualche secondo, accolse il tacito invito di qualche secondo prima, e si accoccolò sul petto di suo marito. E solo così riuscì ad avere un sonno senza incubi.

Robert rimise i piatti al loro posto con un colpo di bacchetta. «Stai dicendo baggianate»
«Chi è che usa ancora la parola baggianate?» domandò Fred, seduto al piccolo tavolo della cucina.
«Lo diceva la nostra prozia» aggiunse George.
«Quella che puzza?» chiese Robert, aprendo il frigorifero per prendere tre Burrobirre.
«Quella che puzza!» esclamarono i due gemelli all’unisono.
«Siete sicuri che Remus se la cavi con la radio?»
«Sono sicuro che tu abbia bisogno di dormire e che Remus non ne potesse più degli sbalzi ormonali di Tonks»
Robert sorrise. «Forse allora vado a trovarla»
«Certo, fai pure: come se non ci fossero dozzine di Mangiamorte che non aspettano altro che vederti gironzolare per Londra»
«Fred Weasley, quando, esattamente, sei diventato una persona prudente
George rise, stappando le tre Burrobirre. «Da quanto tempo, esattamente, non passavamo una serata solo noi tre?»
Robert alzò un sopracciglio. «Vuoi che ci prendiamo per mano e ci ricordiamo quanto ci vogliamo bene?»
George continuò a ridere, facendo segno a Robert di andare a quel paese.
«Non che ce lo siamo mai detti, in realtà» contestò Fred.
«Oh, ma ti prego: siete come fratelli, per me, non c’è bisogno che vi dica che vi voglio bene»
«Beh se consideri che in vent’anni è la prima volta che lo dici, forse …»
«Lo avrò detto altre volte. E poi, che discorsi del cazzo sono? Stare con mia sorella ti ha fatto diventare sentimentale»
«Stare con tua sorella mi ha fatto riflettere su un paio di cose»
«Come tenersi per mano e dirsi che ci si vuole bene? Fondamentale, di questi tempi»
«Forse se qualcuno avesse detto al piccolo Voi-Sapete-Chi che gli voleva bene, non saremmo qui»
«Giusto: monta sulla Firebolt e vola a dirglielo!»
Fred scosse la testa e alzò la bottiglia. «A noi»
«Sei definitivamente diventato sentimentale» sorrise Robert, imitando però il suo gesto. «A noi»
George sorrise e inaugurò il brindisi, per poi ritrovarsi a guardarsi attorno. «Non è neanche così male, il posto in cui viviamo»
«Non potremmo chiedere di meglio» puntualizzò Fred.
In quel momento, qualcuno bussò alla porta. I tre scattarono in piedi, afferrarono le bacchette e raggiunsero l’ingresso con passo felpato. Robert si mise davanti ai gemelli, pronto ad ogni cosa.
«Sono Ron» disse la voce dall’altra parte.
Robert gonfiò il petto. «Che soprannome ti ha dato Anastasia?»
«Rolf»
Robert appoggiò la bacchetta sulla serratura, permettendo alla porta di aprirsi, e facendo segno a Ron di entrare velocemente nel piccolo appartamento. «Remus dice che anche chi sta dentro casa deve fare una domanda»
«Ma tu sai che io sono io» si giustificò il primogenito Black. «Dimmi che non sei qui per darci cattive notizie, o …»
«Sono qui a chiedere un tetto»
George sorrise, guardando Fred. «Ci dobbiamo pensare, sai, non è così scontato, e …»
«Vai a quel paese, George» rispose il fratello.
«Io sono Fred! Cazzo, Ronald, ancora non ci riconosci?»
Ron si tolse la giacca e si indicò un orecchio. «Non ti è d’aiuto, sai?»
«Ve l’ho detto, che dovreste farvi crescere i capelli»  disse Robert, facendo cenno a Ron di posare tutto sul divano e seguirli in cucina.
«Scommetto che con la mamma però funziona ancora»
«Oh, non sai quanto! Ed è bellissimo come cerchi ogni volta di spiare l’orecchio senza essere indiscreta»
Ron seguì i tre in cucina, accogliendo l’invito di Robert di sedersi. «Hai fame?»  domandò, indicando il frigorifero.
Ron lo guardò adorante. «Tantissima»
Con un colpo di bacchetta, Robert diede al rosso un bicchiere, un piatto e delle posate, e, con un secondo gesto, del pasticcio di carne apparve davanti a lui. I gemelli sorrisero, davanti ad un fratello così felice per del cibo.
«Non penserai di startene seduto lì senza raccontarci nulla?»
«Mamma, non …»
«Al Ministero! Polisucco!»
Robert alzò gli occhi al cielo, mentre Anastasia si sedeva sulle sue gambe e Sirius cercava di calmare Gabriel, che aveva  avuto l’ennesimo episodio di magia involontaria, aprendo ogni cassetto e anta presente, spaventandosi a morte.  
«Mamma, calmati»
Robert si era pentito di averle raccontato l’ultima avventura di Harry, Ron ed Hermione, ma la verità era che – lo sapevano tutti – sarebbe arrivata da sola a scoprire la verità, se lui non avesse sputato il rospo appena entrato alla Tana.
«Non puoi reagire così, mi hai chiesto tu di raccontarti tutto»
«Ti ho chiesto di raccontarmi come mai Ron fosse da voi e non con loro!»
«E io te l’ho raccontato! Ora, per favore, siediti e calmati»
«Non dirmi di calmarmi»
«Non dirle di calmarsi» ripeté Anastasia, sorridendo.
«Anastasia, tu devi stare dalla mia parte, sempre»
«Cosa vuol dire ‘dalla mia parte’?»
Martha allargò le braccia, lasciando che Robert se la cavasse da solo.
«Significa che mi devi sostenere, dare ragione, aiutarmi a farla franca»
«E perché?» domandò di nuovo la bambina.
«Perché siamo fratelli, e si fa così tra fratelli»
«Anastasia, siediti al tuo posto» orò Martha alla piccola bionda.
Anastasia sbuffò, prendendo posto sulla sedia accanto a Robert. Intanto, Sirius aveva calmato Gabriel, e lo aveva convinto a sedersi a tavola con loro, mentre Remus chiamava i gemelli e Ronald, che erano intenti a cercare di insegnare a Nicole a camminare.
Sirius prese posto esattamente davanti al suo primogenito, perdendosi a guardarlo, perfettamente a suo agio tra Anastasia e Gabriel.
«Bentornato a casa, pulce» gli disse, strizzandogli l’occhio.
Lui non poté che rispondere con un sorriso, identico a quello del padre. «Buon compleanno, mamma» disse poi il primogenito, alzando il calice verso Martha.
«Buon compleanno, mamma!» ripeté Anastasia con più entusiasmo.
«Buon compleanno, zia Martha!» disse poi Gabriel.
« ‘leanno, ia Martha!» ripeté Nicole.
Lei sorrise, sinceramente felice.
Kayla chiuse il libro, generando un gran rumore. Ginny, davanti a lei, sollevò lo sguardo. «Se non ti calmi, non …»
«Non dirmi di calmarmi» replicò la giovane Black, con un filo di voce e gli occhi pieni di rabbia.
La biblioteca, attorno a loro, sembrava avere poca attenzione per i libri e fin troppa attenzione per ‘la sorella e la ragazza di Harry Potter’.
«Troverai un modo, lo so»  sussurrò Ginny, chiudendo il libro che stava leggendo.
«E come lo sai?»
«Perché lo trovi sempre»
Kayla avrebbe sorriso, in altre circostanze, ma quel giorno si limitò a piegare gli angoli della bocca. «Grazie»
«E per cosa?»
«Per esserci»
Robert si strinse al collo la sua vecchia sciarpa rossa e oro, per poi sedersi a terra, accanto alla porta della Tana. Sedersi e guardare le stelle era la sola cosa che non sarebbe mai cambiata nella sua vita, e questa certezza lo faceva stare bene. Cercò le costellazioni che Rose gli aveva insegnato a riconoscere, e si perse nel ricordo di quel bambino e di sua zia, seduti su quel vecchio dondolo. Si perse nel ricordo di quella casa in cui era cresciuto, con il giardino grande e la cucina piccola, la sua stanza accanto a quella di Martha, e la mansarda adibita a diventare la stanza di Harry.
Sorrise, pensando a sua nonna che si ostinava a metterla in ordine, quella casa, senza capire che Martha e Rose in una casa ordinata non ci sarebbero mai state.
Poi, inevitabilmente, pensò ad Hermione, alla missione al Ministero, a tutti i racconti di Ron, e ritrovò a pregare che lei e Harry fossero al sicuro, che stessero bene.
Il rumore della porta accanto a lui che si apriva lo fece sobbalzare, ma riprese a respirare quando riconobbe la figura di Aaron avvicinarsi.
«Insonnia?» domandò.
Robert accennò un sorriso e si spostò leggermente, per fare spazio ad Aaron. «Potrei farti la stessa domanda»
«Ho un po’ di pensieri»
«Ma dai» scherzò il ragazzo «una persona solare e loquace come te»
Aaron sorrise, e Robert si trovò stupito da quella sua reazione. «Quindi mi trovi cupo e silenzioso?»
«La domanda è: chi non ti trova cupo e silenzioso?»
Aaron sorrise di nuovo, estraendo un portasigari dalla tasca del suo giubbotto. «Vuoi?»
Robert scosse la testa, indicando il pacchetto di sigarette che aveva appena Appellato. «Ma forse hai ragione tu,  ad essere come sei. Forse quello che ne uscirà meno ammaccato sei tu.»
Aaron guardò il nipote con aria incuriosita. «Credi che io non abbia paura?»
«Se ne hai, la nascondi bene»
L’uomo aspirò un po’ di fumo e sembrò, per un attimo, cercare qualcosa nelle stelle. «Vedi, ragazzo, da quando sono qui con voi, ho … ho capito una cosa. E che tu ci creda o no, me l’avete insegnata voi»
«Che le famiglie numeroso sono il caos?»
«Quel caos è sempre stato il mio sogno»
Robert rimase a guardarlo, sorprendendosi di quanto potesse assomigliare a Rose, anche attraverso il buio.
«Quando ho saputo che Robert aveva avuto due figlie, io … non ci ho pensato due volte. È vero, sono cupo, solitario, silenzioso, ma credo sia così perché sono sempre stato solo. E non lo dico per essere compatito, lo dico perché è così: non sono mai neanche riuscito ad innamorarmi, ad avere dei veri amici. Sono uno spirito solitario, o almeno lo ero. Ho scelto di fare lo Spezzaincantesimi e di non dover mai rendere conto a nessuno, perché credevo che certe cose non sarebbero mai cambiate: non avrei mai avuto una famiglia, non avrei mai trovato mio padre, non avrei mai avuto paura di niente»
Tirò di nuovo con il sigaro, e spiò lo sguardo attento del ragazzo.
«Quando sono stato rintracciato da Silente, per fare dei lavori per lui, sapevo già da un pezzo come si chiamassero e dove fossero mio padre e le sue figlie. Mi raccontavo che non aveva importanza: certe cose, come ho detto, non sarebbero mai cambiate»
«Immagino che poi Silente ti abbia rifilato una delle sue perle»
Aaron ridacchiò. «Mi ha detto che se non avevo nulla da perdere, ero davvero un codardo a non voler nemmeno tentare»
Robert sorrise e scosse la testa. «Tipico»
«E adesso, anni dopo … le cose sono cambiate. Ho fatto un po’ avanti e indietro, ma sono contento di aver fatto in tempo ad affezionarmi a Rose e a raccontare tutto a mia madre, prima che morisse. Adesso sono qui e non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di riprendere a lavorare o di ripartire, perché … perché ho come la sensazione che questo sia il mio posto. Perché ho qualcosa da perdere, ora»
«E quindi hai anche paura di morire»
«Scherzi? Tantissima. Non vedo l’ora di vedere in che casata finiranno i francesini o che lavoro sceglierete tu e Kayla»
«Sei sorprendentemente ottimista»
«Ho imparato che è necessario esserlo»
Robert annuì, voltandosi a guardarlo. «Ho una cosa anche io da dire»
«Ti ascolto»
«Non è mai troppo tardi, per avere una famiglia» 


il venti febbraio è stato il compleanno di Martha, e, beh ... mi sembrava giusto ricordarlo ;) 
baci stellari 
C
   
 
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