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Autore: Biohazard    16/03/2019    1 recensioni
La leggenda narra che molto tempo fa Dei e Demoni vivessero lontani, senza possibilità di entrare in contatto gli uni con gli altri, tranne che in determinati momenti temporali e sempre sotto l’occhio vigilie dei due sovrani. Tutti erano a conoscenza della ferrea legge divina e i due mondi non entrarono mai in contatto al di fuori dei tempi prestabiliti, almeno fino a quando il demone scimmia della guerra Oozaru e la dea della luna Blutz non s’innamorarono e dal loro amore nacque un bambino, un bambino bellissimo e dannato, dai capelli biondi e la coda di scimmia.
[FantasyAu!] [Goku/Vegeta]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 1
 
 
“Eccomi, sono qui, venuto al mondo selvaggio e libero.
Eccomi, forte e giovane, nel posto mio rinascerò.
Questo è un nuovo mondo, è un nuovo giorno,
nel battito forte del mio giovane cuore.
Una nuova vita, mi attraversa la strada,
terra nuova e sole, son qui per me.”
(Eccomi-Spirit, cavallo selvaggio)
 
 
 
Venticinque anni dopo.
 
“Sir Gohan!”     
L’uomo alzò la testa dal lavoro che stava eseguendo, in direzione della giovane voce femminile che l’aveva chiamato, mentre molte gocce di sudore gli imperlavano il viso. Si passò l’avambraccio sulla fronte, nel vano tentativo di apparire più presentabile, ma con scarsi risultati. Si avvicinò quindi al catino pieno d’acqua che aveva lì vicino e si sciacquò abbondantemente mani e viso, tamponandosi con uno straccio pulito. L’estate era prossima alla fine, tuttavia le giornate erano ancora molto calde e la cosa non aiutava di certo l’anziano uomo che lavorava a stretto contatto con il fuoco e le armi incandescenti. Gohan si affacciò alla porta del suo laboratorio, giusto in tempo per vedere la principessa Chichi comparire oltre il pendio della collina. L’uomo sorrise sotto i baffi ormai completamente bianchi. Conosceva già il motivo della visita della ragazza.
“Sir Gohan, sono venuta a trovare Goku!” disse la giovane, chinando appena il capo in segno di rispetto per l’uomo che era stato non solo il Capitano dei guerrieri di Ravenwald, ma anche un fidato e stimato consigliere per suo nonno, Re Erebor.
“Mi dispiace deludervi mia cara, ma è uscito a caccia insieme a Crilin, poco fa.”
Gohan non si lasciò sfuggire il lampo di delusione e disappunto in quei profondi occhi neri.
“Sa dirmi quando rientrerà?”
“Non saprei proprio, comunque, appena rientra lo avverto lo ha cercato. Sono sicuro che ne sarà felicissimo.” Lady Chichi sorrise radiosa. Lo salutò e lo ringraziò, incamminandosi nuovamente verso le mura di Ravenwald. L’ex Capitano era più che conscio dell’infatuazione che la Principessa aveva di suo figlio, come tutto il resto del villaggio in realtà, tuttavia sembrava che l’unico all’oscuro fosse proprio il diretto interessato. Chissà se Crilin ne avesse mai parlato con suo figlio.
Gohan scosse la testa. Come avrebbe affrontato il discorso del matrimonio ancora non lo sapeva. Già, perché Re Juma, pochi giorni addietro, gli aveva confidato il desidero di avere suo figlio come genero e come futuro Re di Ravenwald. Gohan non ne era rimasto sorpreso, anzi poteva dire di esserselo aspettato: da quando Goku aveva salvato la Principessa da un grande incendio che si era sviluppato all’interno del palazzo, si era guadagnato l’imperitura riconoscenza del Re oltre alla stima che già nutriva nei suoi confronti. Inoltre, il tenero sentimento che la Principessa dimostrava nei confronti del ragazzo doveva essere stato un altro fattore fondamentale per la decisione del Re.
Sospirò, incavandosi appena nelle spalle ormai ricurve dal peso degli anni. Suo figlio non avrebbe mai accettato, per lo stesso motivo per cui aveva rifiutato anche il posto di capitano. Goku era uno spirito libero, non gli interessavano né il potere né il denaro, tanto meno cariche politiche e di responsabilità. Sembrava che nella sua vita desiderasse solo una cosa: combattere.
Fin dalla più tenera età aveva dimostrato capacità al di fuori dell’ordinario. Tutto quello che Gohan gli insegnava sul combattimento, la caccia e le armi il ragazzino le assimilava nell’arco di pochissimo tempo. Gohan era stupefatto. Quello che lui aveva appreso nell’arco di mesi ed anni, il ragazzo lo aveva padroneggiato in settimane, a volte soltanto giorni, sottoponendosi ad allenamenti estenuanti, facendo sopportare al suo fisico punte estreme di fatica. Era veloce, rapido e soprattutto letale. Sembrava individuasse istintivamente i punti di debolezza negli avversari, colpendoli con precisione e forza. Quando era appena un ragazzino si era misurato con avversari molto più grandi e forti, durante i vari tornei che venivano organizzati tra le varie contee. Non ne era uscito vincitore fin da subito, ma si era sempre guadagnato delle ottime posizioni. Ogni volta che veniva sconfitto, il giorno dopo tornava ad allenarsi con più intensità e vigore. Dopo diversi tentativi aveva conquistato il podio e da allora non lo aveva più abbandonato. Suo figlio era un guerriero stimato, ammirato e amato da tutta Ravenwald e la cosa lo riempiva d’orgoglio oltre ogni immaginazione. Goku era speciale. Oltre ad essere un portento con le armi, era un giovane puro di cuore, a tratti ingenuo, dotato di una sincerità rara e genuina. Era sempre disponibile ad aiutare il suo vecchio padre nel suo piccolo laboratorio e offriva aiuto a chi ne necessitasse.
Gohan alzò gli occhi al cielo, domandandosi quando sarebbe rientrato. Era uscito con Crilin, il suo migliore amico, sicuramente non sarebbe stato tornato presto.
 
 
*****
 
 
“Ehi, Goku! Aspettami!”
Ma le parole di Crilin si persero nell’aria, mentre Goku spronava il suo cavallo ad aumentare la velocità. Il vento gli sferzava il viso, scompigliandogli i capelli neri. Affondò le mani nella folta criniera dorata di Speedy, mentre lo stallone spiccava un balzo, superando un grosso tronco riverso a terra.
“Dai, muoviti lumaca!” gridò Goku all’amico, una decina di metri più indietro. Il ragazzo vide la luce del sole farsi sempre più nitida tra le fronde degli alberi e pochi secondi dopo fu abbagliato dal suo riverbero, mentre con un altro balzo Speedy lo catapultava nella vallata di Ravenwald. Goku lanciò un grido di gioia, mentre abbandonava la presa sul suo destriero e alzava le braccia al cielo. Ogni volta era una sensazione meravigliosa. I monti Paoz svettavano nel limpido cielo serale, e Ravenwald era avvolta dal caldo colore ambrato del crepuscolo. Speedy rallentò, fermandosi al limitare del dolce pendio di una collina. Goku accarezzò il manto color avorio dell’animale, mentre quest’ultimo lanciava piccoli nitriti d’apprezzamento. Probabilmente quello sarebbe stato uno degli ultimi tramonti ad essere così spettacolare, considerando l’approssimarsi dell’autunno. Presto le foglie avrebbero abbandonato i rami e una fitta coltre di neve avrebbe ricoperto i monti e l’intera vallata. La fine dell’estate era un momento molto delicato per il villaggio, poiché bisognava preparare le scorte per l’inverno e tutti erano intenti ad organizzare le provviste nei magazzini. I cacciatori facevano i doppi turni e i contadini raccoglievano e macinavano il grano senza sosta. Non che il villaggio avesse mai attraversato momenti particolarmente difficili, ma occorreva essere sempre preparati. Goku ricordava qualche anno prima, durante un inverno particolarmente rigido, in cui incessanti bufere di neve si erano abbattute in tutta la regione, rendendo pressoché impossibile uscire per la caccia e nei rari momenti in cui vi era stata una tregua, spesso i cacciatori erano tornati a casa a mani vuote. Probabilmente la rigidità delle temperature e la scarsità di cibo avevano portato alla morte molti animali. Inoltre, quell’inverno, molti abitanti del villaggio avevano dovuto abbandonare le loro case e trovare riparo tra le solide mura del castello a causa del freddo pungente che passava dagli spifferi di porte e finestre.
“Potresti anche aspettarmi di tanto in tanto, sai?”
Crilin comparve affianco all’amico, in sella al suo cavallo, con una finta espressione di offesa.
“Non è colpa mia, lo sai che a Speedy piace essere il più veloce!”
Il cavallo nitrì, battendo lo zoccolo sinistro sul terreno.
“Ah, a me sembra che quel ronzino si dia un sacco di arie!” L’animale sbuffò, agitandosi, mentre Goku cercava di calmarlo.
“Ehi, non vedi che si offende?”
“Ma è soltanto un cavallo, come fa ad offendersi?”
“Perché avverte lo scherno nelle tue parole e dovresti aver capito da tempo che Speedy è molto intelligente.” Asserì stizzito il ragazzo, mentre accarezzava la criniera dorata dell’animale.
“Se lo dici tu amico!” rispose Crilin con un’alzata di spalle “Rientriamo, non vedo l’ora di cucinarmi questo bel cinghiale” continuò, indicando il suino selvatico agganciato dietro di lui sul dorso del cavallo.
“Hai ragione! Ho già l’acquolina in bocca!”
Colpendo i fianchi dei cavalli con gli speroni, in due partirono in direzione di Ravenwald.
 
 
 
*****
 
 
 
Goku e Crilin si lasciarono cadere a terra sull’erba umida della sera, tenendosi entrambi la pancia con aria soddisfatta. Gohan era ancora seduto vicino al fuoco che aveva accesso fuori dall’abitazione, sorridendo alla vista dei due ragazzi, amici fin dall’infanzia. Ogni volta Gohan si stupiva della quantità di cibo che i due riuscivano ad ingurgitare. Già, perché utilizzare il termine “mangiare” sarebbe stato poco consono considerata la velocità con cui i due avevano spolpato mezzo cinghiale. Erano anni che assisteva a scene del genere, eppure ogni volta non poteva fare a meno di rimanerne sorpreso. Quanti ricordi gli tornavano alla mente, ma ora doveva concentrarsi su questioni più importanti e avrebbe aspettato che Crilin tornasse a casa prima di affrontare l’argomento con Goku.
“Urca, che mangiata!”
“Puoi dirlo forte amico!” Crilin si rilassò, incrociando le braccia dietro la testa.
“Che ne dici di fare un po’ di allenamento domani sera?” domandò Goku allegramente.
“Ma sì, perché no? È un po’ che non faccio esercizio come si deve!” rispose l’amico.
“Suvvia, non vorrai dirmi che seminare patate o strigliare cavalli è diventato più importante del tuo obbiettivo?”
Crilin sospirò, passandosi una mano tra i corti capelli neri. Il suo viso, tondo e gioviale si rannuvolò per un momento.
“No, certo che no.” Borbottò sommessamente.
“Qual è il problema allora?” gli domandò Goku alzandosi a sedere. Crilin fece lo stesso, guardando l’amico dritto negli occhi.
“L’altra sera ho litigato con mio padre. Ha detto che la devo smettere con la storia degli allenamenti e dei combattimenti e che non entrerò mai a far parte dell’esercito di Ravenwald. Dice che devo capire che il mio posto nella comunità è quello di contadino e stalliere.” Spiegò con aria più afflitta che mai.
“Sono tutte stupidaggini” urlò Goku, indignato. Come poteva un padre dire cose così crudeli al proprio figlio? “Sei un grande guerriero Crilin. Lui non ti ha mai visto combattere e non sa di cosa sei capace! Sono sicuro che entrerai a far parte dell’esercito!” asserì Goku con sincero fervore.
L’espressione di Crilin si rasserenò un poco alle parole dell’amico.
“Grazie Goku. È solo che sia tu, che Yamcha e Tensing ne fate già parte e io non desidero altro che difendere questa contea insieme a tutti voi! Purtroppo alle selezioni vengo spesso pregiudicato a causa della mia altezza.”
“Non devi preoccuparti Crilin. Sono certo che presto avrai modo di dimostrare le tue capacità!” concluse Goku, battendo una mano sulla spalla dell’amico.
I due ragazzi si alzarono e Crilin ricambiò il gesto d’affetto.
“Adesso è meglio che vada! Ci vediamo domani allora!”
“Certamente!”
Crilin salì in sella al suo cavallo, salutò sir Gohan e partì in direzione delle mura di Ravenwald. Goku lo guardò sparire nell’oscurità notturna, aveva ancora il braccio alzato in segno di saluto.
Suo padre era ancora seduto vicino al fuoco e contemplava le stelle. Goku sapeva che l’uomo non si era perso neanche una sillaba di quello che aveva parlato con l’amico.
Avevano discusso più volte dell’argomento e entrambi sapevano che una loro parola a Re Juma sarebbe stata più che sufficiente a permettere a Crilin di entrare tra le fila dell’esercito, ma nessuno dei due si era mai permesso di farlo. L’amico non avrebbe mai accettato dei favoritismi, voleva riuscirci con le sue sole forze, e sia Goku che Gohan erano più che convinti che il ragazzo ci sarebbe riuscito. Gohan li aveva osservati da sempre e, sebbene piccolo di statura, Crilin era davvero molto bravo e gli dispiaceva immensamente che le sue capacità fossero sottovalutate.
Son Gohan scosse la testa, non era quello il momento di formulare quei pensieri, doveva parlare a quattr’occhi con suo figlio.
“Che cos’è che ti angustia, padre?”
L’anziano uomo sussultò, colto alla sprovvista da quella domanda così inaspettata.
“Te ne sei accorto, eh? Significa che stai maturando!”
“Beh, sarò anche infantile e un po’ sempliciotto sotto molti aspetti, ma tu sei mio padre e ti conosco meglio di chiunque altro” spiegò Goku con un sorriso “Quando sei curioso ti si corrugano le sopracciglia e, se vogliamo dirla tutta, ti si infittiscono le rughe!”
Son Gohan sussultò, storcendo appena la bocca sotto i baffi per il disappunto, mentre Goku rideva a crepapelle.
“Insolente che non sei altro! Ti sembra questo il modo di parlare al tuo anziano padre?”
Un bel pugno assestato sulla testa di Goku, interruppe il flusso delle sue risate, per lasciare spazio ad un puerile piagnucolio.
“Ahio!” pigolò, massaggiandosi il capo “Stavo solo scherzando!”
“Porta rispetto!”
Gohan scrutò di sottecchi il figlio: la domanda di prima era servita soltanto per prenderlo in giro? Nonostante i dubbi era finito il tempo di tergiversare e l’uomo si fece serio in volto.
“Goku, c’è un cosa importante di cui devo parlarti.”
Il ragazzo smise immediatamente di lagnarsi, osservando attentamente il padre.
“Figliolo, posso chiederti se nutri qualche sentimento nei confronti di Lady Chichi?”
“Eh?” Goku non era sicuro di aver sentito bene.
“È proprio quello che ti sto chiedendo. Cosa provi per la Principessa?”
Una domanda semplice e diretta, ma che lasciò il giovane pensieroso.
“Rispondi sinceramente.” Lo incoraggiò Gohan.
Goku rifletté dentro di sé: che cosa provava per la Principessa?
Sicuramente un profondo affetto. Si conoscevano fin da bambini e avevano giocato insieme diverse volte, nonostante la diversità di rango.
Se chiudeva gli occhi poteva vedere ancora quella piccola, testarda bambina paffuta, con il suo vestitino blu e la cuffietta rosa a raccoglierle i lunghi capelli neri.
Quante ne avevano combinate! Ancora rideva ripensando a quella volta che erano tornati al castello dopo aver giocato a palle di fango. Re Juma era scoppiato a ridere, ma alla dama che si occupava di Chichi era quasi preso un attacco di cuore. Aveva urlato come una forsennata sul buon senso, la femminilità e altre cose, mentre la bambina veniva trascinata di peso nelle sue stanze.
Poi erano cresciuti e Chichi aveva cominciato a trasformarsi. Era diventata una splendida fanciulla con la pelle nivea, con una folta e lucente chioma corvina sempre raccolta in un’elegante croccia dietro la nuca. Goku, specialmente negli ultimi periodi, aveva iniziato ad intravedere un cambiamento nel comportamento di Chichi: arrossiva spesso, balbettava e non riusciva più a guardarlo negli occhi. Che la domanda di suo padre fosse direttamente collegata a quello strano comportamento? Anche Crilin aveva provato a parlargli al riguardo, ma non gli sembrava che la cosa avesse molta importanza.
Decise di rispondere sinceramente.
“Io e Chichi ci conosciamo fin da piccoli e abbiamo condiviso molti momenti insieme. Posso dire di nutrire per lei un profondo e sincero sentimento d’affetto. Tengo molto a lei e le voglio bene.”
Gohan rimase in silenzio, soppesando le parole del figlio.
“Ora posso chiederti il perché di questa domanda?”
L’uomo osservò attentamente il ragazzo, la cui espressione lasciava trapelare tutta la sua curiosità. Evidentemente, non aveva ancora capito nulla.
“Vedi figliolo, Re Juma desidera averti come erede, per tanto ti offre la mano della Principessa. Chiaramente Lady Chichi ne è entusiasta.”
“Co-cosa?!?” Dalla sorpresa Goku cadde riverso a terra.
Sposare Chichi! Diventare Re!
La sua mente oscillava tra sentimenti contrastanti. Si sentiva come sospeso sull’orlo di un precipizio.
Voleva bene a Chichi e sarebbe stata senza dubbio una brava moglie, ma era anche la Principessa e questo implicava che un giorno sarebbe diventato Re, con tutti i doveri che una corona comporta. Sarebbe stato in grado di assumersi una simile responsabilità?
Non lo so.
Solo l’anno prima aveva rifiutato la nomina di comandante e adesso gli veniva offerta addirittura la corona. Inoltre non poteva neanche tralasciare il fatto che, se avesse rifiutato, Chichi ne sarebbe stata ferita. Ma perché non aveva capito prima i suoi sentimenti?
“Quindi?” Gohan guardava il figlio, immaginando quale tumulto fosse scoppiato dentro di lui.. Infatti, quando cominciò a parlare, si percepì fin da subito una leggera nota di agitazione nella sua voce.
“Sono veramente sorpreso! Re Juma è davvero convinto di volere proprio me come erede? Io, Son Goku, futuro Re di Ravenwald! Lo senti come suona stonato?” Il ragazzo aveva cominciato a camminare avanti e indietro, gesticolando animatamente. Gohan ridacchiò sotto gli spessi baffi bianchi.
“Non so proprio cosa dire!” concluse infine sedendosi nuovamente affianco al padre.
I due rimasero in silenzio per un po’, lasciando che lo stridere dei grilli fosse l’unico suono ad accompagnare i loro pensieri.
Fu Goku ad interrompere il silenzio.
“Tu cosa ne pensi, papà?”
Papà. Gohan amava quella parola, così intima, molto di più del formale “padre”, che per convenzione veniva utilizzato più spesso. Non avrebbe mai scordato il giorno in cui Goku lo aveva chiamato così per la prima volta.
“Beh, penso che tu debba prendere la decisione che ritieni più giusta. È una scelta molto importante, ma sappi che qualunque cosa tu faccia, io ti sosterrò sempre. I tempi in cui mi chiedevi di salire sulle spalle sono ormai finiti, sei un uomo e devi tracciare il tuo percorso.” Si bloccò un attimo, valutando bene le parole “Tuttavia, come padre, posso dirti che ho piena fiducia in te. Sono sicuro che ti aspettano grandi cose e che saprai affrontarle con forza e coraggio!”
“Grazie per la fiducia, ma ho bisogno di pensarci un po’. Cercherò di darti una risposta il prima possibile.”
“Certamente figliolo. Ora andiamo a dormire, è stata una lunga giornata!”
Entrambi si alzarono, mentre le ultime fiamme stavano scemando. Nessuno dei due si accorse della piccola luce azzurra scintillante tra gli alti fili d’erba.
 
 
 
            Era tardo mattino quando Goku decise di rientrare a Ravenwald. Era sgattaiolato fuori molto presto, lontano dagli occhi indagatori di suo padre. Aveva bisogno di pensare, di ragionare su tutte le implicazioni che sarebbero sopraggiunte se avesse deciso di sposare Lady Chichi. Forse parlare con Crilin gli avrebbe fatto bene, era il suo confidente, nonché migliore amico. Erano praticamente cresciuti insieme, allenandosi con suo padre e l’ex guerriero più forte della zona, il Genio delle Tartarughe. Lui e suo padre erano grandi amici e aveva accettato di buon grado di allenare i due ragazzi. Era stato un periodo bellissimo e avevano formato una bella squadra lui, Crilin, Yamcha, Tenshing e Riff anche nella battaglia contro il demone Junior. Era stato durante uno di quegli allenamenti che aveva incontrato Chichi: una bimba paffuta, ma estremamente combattiva. Chichi era diversa dalle altre ragazze, spesso li raggiungeva per imparare a combattere, sostenendo che una donna doveva essere in grado di badare a sé stessa. Sicuramente era stato uno dei motivi che lo avevano spinto a legarsi con lei. Ma sul serio, doveva capire che cosa provava per la ragazza, prima di pensare al trono, alla corona e alle responsabilità. Le voleva bene e la rispettava, sia come Principessa, che come donna. Era forte, determinata, ma anche dolce e sincera.
“Cosa devo fare Speedy?” mormorò al suo destriero, come se questi potesse rispondergli.
Il cavallo nitrì, scuotendo la criniera. L’amore, Goku era certo di non sapere esattamente di cosa si trattasse, anche se ne aveva spesso sentito parlare nei racconti cavallereschi. Era un sentimento forte, in grado di far vacillare i più grandi combattenti e lui non era certo di provare quel sentimento per Chichi.
“Uffaaaaaa!” disse, arruffandosi i capelli. Ci avrebbe pensato, ora non poteva di certo…
Goku tirò le briglie di Speedy, facendolo rallentare un attimo.
C’era odore di fumo nell’aria e in lontananza una grande nube incombeva su Ravenwald.
“Oh no…” mormorò, battendo sui fianchi l’amico fidato, donatogli dal Genio delle Tartarughe.
“Corri Speedy! Cavalca più veloce che puoi!” Imbracciò l’arco, stringendolo forte, con la furia negli occhi e nel cuore. Chiunque avesse osato far del male agli abitanti della contea o ai suoi amici avrebbe dovuto vedersela con lui. Il cuore gli rimbombava nel petto, con la paura ad attanagliargli il cuore, mentre lo sgomento lo colpì in pieno, mentre vedeva i boschi in cui era cresciuto ridotti ad un mucchio di polvere e cenere. Gli alberi erano bruciati, con il tronco annerito, la terra era secca era arida, come quella del deserto.
Quale forza maligna stava divorando la sua terra?
Quando fu nei pressi della sua casa, scese con un agile salto dalla groppa del suo destriero, chiamando suo padre. Guardò il castello e lo vide assediato da un nugolo di guerrieri da una strana armatura, con un emblema che non aveva mai visto. Che fossero invasori di un’altra regione?
“Go-Goku…”
Il ragazzo perse un battito nell’udire la flebile voce di suo padre. Era poco distante, riverso nell’erba alta e quando Goku si avvicinò, capì che non poteva fare nulla, era troppo tardi. Era arrivato tardi.
“Papà… Ora-ora…” balbettava, cercando di tamponare la profonda ferita all’addome “Non so cosa devo fare…” sentiva le lacrime pungergli gli occhi, per il dolore e l’impotenza.
“Non devi dire nulla figlio mio, ma ora ascoltami non ho molto tempo… Sono comparsi dal nulla, come se si fossero materializzati per magia. Devi fare attenzione, è qualcosa di oscuro, una forza maligna che non ho mai avuto modo di affrontare in tutta la mia vita e so nel mio cuore, che tu sei l’unico che può fermare Lord Freezer.”
“Lord Freezer…” non ne aveva mia sentito parlare “Chi è? Cosa devo fare?”
“Lord Freezer… devi fare attenzione, molti anni fa aveva iniziato ad assoggettare delle popolazioni, ma poi non si era più fatto. Pensavo che Re Koku l’avesse eliminato e invece mi sbagliavo.  È un essere maligno…”
Del sangue colò dalle labbra dell’anziano uomo.
“Papà, ti prego…”
“Non sono tuo padre Goku, avrei voluto dirtelo, ma non in questo modo. Ti ho trovato abbandonato nel bosco e così decisi di prenderti con me ed è stata la scelta migliore che io abbia mai fatto.”
Calde lacrime bagnavano il volto del giovane guerriero. Anche se era sconvolto per quella rivelazione, a lui non importava.
“Papà, non mi interessa… Tu sei la mia famiglia e il mio adorato padre…”
Son Gohan sorrise un’ultima volta, prima di spirare tra le amate braccia di suo figlio.
Goku strinse tra le braccia in corpo esamine di suo padre, piangendo, senza vergogna. Quella era la prima volta in cui sperimentava cosa fosse il dolore e al tempo stesso una furia senza precedenti.
L’avrebbero pagata cara, tutti quanti.
 
*****
 
Crilin, insieme agli altri e il resto dell’esercito reale, stava cercando di proteggere il castello, ma non sapeva per quanto ancora sarebbero riusciti a farcela, il nemico sembrava inarrestabile. Per quanto ne abbattevano, altrettanti comparivano. Vecchi, donne e bambini si erano rifugiati nel castello e il loro compito era difenderli.
“Ma dov’è Goku?” Urlò Tenshing.
Se lo stava domandando anche Crilin, il suo aiuto poteva essere decisivo. L’idea che avesse perso non lo sfiorava neanche: Goku era un guerriero troppo forte e in gamba per farsi sopraffare e lui lo aveva sempre ammirato, spronandosi a dare il meglio di sé.
Lentamente stavano riuscendo a sfoltire le fila dei nemici, quando il suo sguardo cadde su un cavaliere nero, che a bordo di uno stallone altrettanto scuro, si stava dirigendo verso di loro con la lama sguainata.
“Attenti!!!” gridò, giusto in tempo perché lui e i suoi amici riuscissero a schiavarlo. Il cavaliere scese dalla sua cavalcatura e Crilin non poté non notare che, benché non avesse una statura molto elevata, emanava un’aura omicida. La sua corazza era sporca di sangue fresco e quando alzò la visiera, sul volto aveva un ghigno sadico.
“Mi state infastidendo, stupidi insetti!”
Crilin cercò di attaccarlo, insieme a Yamcha, ma l’uomo schivò con velocità sorprendente ogni loro attaccato, senza apparire affaticato.
Crilin tentò di studiarne i movimenti, ma era troppo veloce. Eppure c’era qualcosa di famigliare negli occhi di quell’uomo, qualcosa che non riusciva a collegare, come un campanello d’allarme. Yamcha, partì all’attacco, mentre Crilin cercava di fermarlo, perché aveva capito che non era un nemico alla loro altezza, ma l’amico fu troppo impulsivo, venendo colpito al fianco da un fendente. La lama della spada del nemico si sporcò di sangue e Crilin gridò, accorrendo in aiuto al loro amico. Il soldato stava per infliggere il colpo finale a Yamcha e solo per miracolo, Crilin riuscì a bloccare il potente attacco. Tuttavia era nei guai seri e nessuno sembrava poter dargli una mano.
“Sei un tipo piuttosto stupido, non puoi sperare di battere me, il principe dei Saiyan, Vegeta!”
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. I saiyan si erano estinti anni fa a causa di un’epidemia. Il grande e invincibile popolo guerriero era ormai leggenda e non pensava davvero che qualcuno potesse essere ancora vivo. Ora capiva la superiorità fisica del nemico. A Crilin tremavano le braccia, ormai era al limite.
“Dove sei Goku?” sussurrò con disperazione.
“E chi sarebbe questo Goku? Il tuo amichetto?” domandò con scherno il nemico, prima di sferrare l’ultimo attacco. Crilin chiuse gli occhi, pronto al peggio, ma il dolore non arrivò. Aprì gli occhi, sorpreso di essere ancora vivo, fissando la freccia conficcata all’altezza della spalla del nemico, che scrutava l’oggetto con sbigottita curiosità, incurante del sangue che la ferita stava spillando. Vegeta afferrò la freccia, estraendola con un unico colpo, senza battere ciglio.
“Lascialo stare!”
Crilin stava per mettersi a piangere nell’udire quella voce. Era Goku. Goku che sta sbaragliando i nemici ad una velocità incredibile. Ogni scoccata di freccia era un nemico abbattuto.
“Goku!”
Un’altra freccia venne scoccata in direzione del Principe dei Saiyan, che la schivò senza alcuna fatica. Sembrava aver perso ogni interesse, sia per Crilin che per Yamcha, svenuto ai suoi piedi e tutta la sua concentrazione era rivolta a quel guerriero che stava sbaragliando buona parte del suo esercito.
Goku arrivò come una furia, scendendo al volo da Speedy, correndo verso il suo migliore amico.
“Crilin, Sali su Speedy e porta via Yamcha, ci penserà Bulma a lui?”
“Chi?” domandò stupefatto.
“Non discutere adesso, vai!”
Il ragazzo annuì, quasi spaventato, di fronte alla furia del suo migliore amico. Non l’aveva mai visto così e da dove sbucava quella spada che stava impugnando?
“Dove credi di andare, stupido insetto? Credi che ti lascerò scappare?”
Vegeta stava per infliggere un altro colpo, ma fu fermato da Goku, facendo cozzare le due spade con forza.
“Sono io il tuo avversario adesso!”
“Vuoi sfidarmi?”
“Fai attenzione Goku, lui non è un guerriero normale. Lui è…”
“Un saiyan.”
“Ma come lo sai?” Crilin era sconcertato.
I due combattenti si stavano studiando, l’aria era satura di un’elettrica attesa, quella prima di un grande scontro. Poi senza alcun preavviso i due si scagliarono uno scontro l’altro e Crilin non poté che strabuzzare gli occhi di fronte a tanta potenza. Avrebbe davvero voluto fare qualcosa, ma Yamcha era ferito e doveva portarlo al riparo. Goku gli aveva detto di andare da Bulma, ma chi era Bulma?
Si stava guardando intorno, quando davanti ai suoi occhi comparve una fata. Rischiò di cadere, non credendo ai propri occhi.
“Allora? Ti vuoi muovere? Non possiamo stare qui!” gli aveva urlato addosso istericamente la creatura. Aveva mille domande in testa, ma per una volta fece quello che gli era stato detto. Doveva portare Yamcha al sicuro, poi sarebbe tornato per aiutare i suoi amici.
 
 
 
 
            Nel momento in cui le due spade di erano scontrate, Vegeta era stato colpito da un moto di sconcerto e sorpresa, permettendo al nemico di colpirlo con una ginocchiata ben assestata allo stomaco. Tossì, ancora incredulo, mentre la furia tornava ad alimentare il suo spirito.
“Dove l’hai presa quella?!” esclamò il principe dei saiyan, indicando la spada tra le mani di Goku, così simile da quella impugnata da Vegeta, con l’elsa raffigurante un enorme scimmia dai denti aguzzi.
“Era di mio padre!”
Non è possibile, pensò Vegeta. Lui era l’ultimo della razza, distrutta da un’epidemia mortale, da cui lui si era salvato perché era in allenamento presso il castello di Freezer. Aveva cinque anni quando gli dissero che il villaggio era stato contagiato da un male oscuro, che aveva ucciso tutti gli abitanti e che quindi i popoli limitrofi avevano deciso di dare alle fiamme ogni cosa per cercare di estirpare quel male. Aveva cinque anni, ma non aveva pianto, no, perché suo padre gli aveva insegnato l’orgoglio e la fierezza del suo popolo e del suo ruolo, ma per molto tempo si era sentito solo e adesso, dal nulla, sbucava questo ragazzo, brandendo una spada saiyan, asserendo che fosse di suo padre. Lo osservò attentamente e come un flash ricordò.
“Bardack! Tu sei il secondo genito di Bardack! Kaharot!”
Goku sussultò, quello era il suo nome, il suo nome saiyan. Un ghigno apparve sul volto di Vegeta.
“Tsk… Sei solo una misera terza classe!”
Il principe attaccò, sferrando colpi sempre più potenti, ma Goku non si lasciò sorprendere, scivolò a terra, cercando di mirare alle caviglie, ma Vegeta, spiccò un agile balzo, sfruttando l’elevazione per colpire l’avversario con una gomitata allo stomaco. Goku rotolò lontano, rimettendosi in piedi e Vegeta fece lo stesso. Quello che stava succedendo intorno a loro sembrava essersi fermato, niente sembrava avere importanza. Uno dei due avrebbe dominato sull’altro, ma entrambi non avrebbero ceduto, per nessun motivo. Neanche se avevano appena scoperto, ognuno a modo suo, una nuova e diversa verità. Vegeta attaccò di nuovo, colpendo di striscio Goku ad una gamba, che perse l’equilibrio. Fu subito sopra di lui, iniziando a colpirgli il volto. Goku percepiva la soddisfazione del suo avversario, così afferrò una manciata di terra, lanciandola negli occhi del suo rivale e con un colpo di reni si liberò dalla presa ferrea del nemico. Il sangue gli scorreva copioso nella bocca, ma senza arrendersi caricò Vegeta, ancora disorientato. Lo afferrò per un braccio, catapultandolo contro le mura del castello con tutte le forze che aveva, ma, con sua enorme sorpresa, il principe dei saiyan si rialzò, di nuovo.
“Urca! Di cosa sei fatto? Acciaio?” Sapeva di star combattendo per il popolo, ma in quel momento, non poteva fare a meno di provare ammirazione per quell’uomo dallo sguardo duro e severo. Era la prima volta che incontrava qualcuno di così forte e preparato, forse Vegeta poteva essere anche più forte di lui. Il che lo eccitava tantissimo e leggeva la sua stessa emozione negli occhi dell’avversario.
“Non trovi che sia bellissimo?” Sanguinava, ma non gli importava.
“Sì, Kaharot è la nostra natura. Ogni volta che incontriamo un guerriero più forte, diamo sempre il meglio di noi, spingendoci ad andare oltre i nostri limiti.”
Tornarono a scontarsi, Vegeta afferrò la spalla di Goku, lussandogliela. Il ragazzo gridò e sempre urlando risistemò tendini ed ossa al loro posto. Per un momento perse la vista dal dolore, mentre Vegeta attaccava ancora. Doveva trovare un punto debole nell’avversario, era quasi al limite, poteva solo tentare l’ultima chance.
“Sappi che non te la darò vinta, terza classe! Io sono il principe dei saiyan e non posso perdere contro di te!” urlò l’uomo, con rabbia. Era evidente che non si aspettasse che Goku riuscisse a tenergli testa e lo considerava un affronto. Tornarono a fronteggiarsi, quando entrambi furono colpiti da un’onda d’urto, mentre sul campo di battaglia scendeva il silenzio.
“Oh no…” sibilò Vegeta.
Goku alzò lo sguardo, mentre i soldati della fazione avversaria si inchinavano al cospetto di ometto, che pareva tutto, tranne che pericoloso, se non fosse che Goku percepiva un’aura maligna avvolgere quella figura. I guerrieri di Ravewald sembravano terrorizzati.
“Adesso basta” aveva esordito l’uomo. “Non ho bisogno di cadaveri, ma di schiavi che lavorino per me!”
Con suo grande stupore, persino Vegeta si era inginocchiato quando era comparso quell’uomo. Tuttavia, leggeva la vergogna e la rabbia sul suo volto.
“Vegeta, che sta succedendo qui?” domandò l’uomo con voce melliflua, avvicinandosi ai due sfidanti.
“Lord Freezer ho eseguito i suoi ordini…”
“Beh, pensavo riuscissi a fare di meglio, non mi aspettavo ci mettessi tutto questo tempo per conquistare questa misera contea, guarda inoltre come sei conciato. Eppure dovresti essere uno dei miei guerrieri di punta. Forse avrei fatto meglio ad inviare Zarbon o Dodoria…”
Lord Freezer! Possibile che fosse proprio lui?
“È stato lui il tuo avversario?” domandò con curiosità, fissando Goku. Sembrava del tutto indifferente alla carneficina che si era consumata sul campo di battaglia.
Lo stava studiando attentamente, quando il suo sguardo cadde sull’elsa della sua spada.
“Non è possibile!” gridò in preda alla rabbia.
Gli uomini intorno a lui iniziarono a tremare.
“Portatemi subito qui Zarbon e Dodoria! Nel frattempo prendetelo e incatenatelo nei sotterranei!”
Cinque uomini furono addosso a Goku, che cercò di divincolarsi come meglio poteva e nonostante fosse ferito, riuscì ad atterrarne due, ma alla fine dovette cedere quando venne colpito alla nuca, perdendo i sensi.




 
  
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