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Autore: Abby_da_Edoras    23/03/2019    6 recensioni
Questa storia è il sequel della mia precedente long fic "Il mio nome è mai più" e dunque si ispira ancora una volta alla serie TV "I Medici- Lorenzo il Magnifico", con il mio personaggio originale Antonio Orsini che, innamorato di Jacopo Pazzi, decide di mettere a posto le cose tra le due famiglie fiorentine. E, come in ogni mia ff che si rispetti, nonostante tutto ognuno avrà il suo "lieto fine"! Questa ff è incentrata interamente sulla congiura e sul modo in cui Antonio proverà a "scongiurarla" XD... e ovviamente tutto andrà letto in chiave umoristica e leggera, anche se per me questi personaggi sono veri e reali!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "I Medici".
Genere: Angst, Drammatico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Medici Abby's Version'
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TUTTA UN’ALTRA STORIA

Capitolo primo

 

La notte di San Lorenzo
Se accade si dice
Sarà un anno più bello
Un anno migliore
Esprimi un desiderio, oh oh…

Un casino, tolta la malinconia
Ti dà anche un vantaggio
Vedi tutto da vicino
È difficile trarti in inganno
Scovi il burattinaio…

Perché mi muove come l'aria
L'aria mi racconta tutta un'altra storia!

(“Tutta un’altra storia” – Elisa)

 

Si era ormai giunti agli ultimi mesi del 1477 e, nonostante le ottimistiche quanto irreali previsioni di Antonio, le cose per Jacopo Pazzi andavano peggiorando. Il Duca Galeazzo Sforza di Milano era stato assassinato in una congiura ordita dai suoi stessi concittadini che lo consideravano un tiranno (beh, a quell’epoca non c’erano i social né la TV e la gente si divertiva in altri modi…); tuttavia aveva fatto in tempo a firmare il famoso trattato che avrebbe legato la sua città a Firenze e Venezia, così come aveva voluto Lorenzo, e ciò era molto importante per conquistare il favore dei Priori.

Il giorno dell’elezione del Gonfaloniere si avvicinava e, con ogni probabilità, anche quella volta Jacopo Pazzi avrebbe vinto le elezioni l’anno prossimo. A quel punto persino Antonio era riuscito a capire che i Medici non avrebbero mai appoggiato Jacopo e che, anzi, avevano ogni interesse a evitare come la peste che quell’uomo ottenesse la nomina. Il problema più pressante, per il giovane Orsini, era trovare il modo più delicato e gentile possibile per farlo sapere al diretto interessato in tempi non sospetti, così da prepararlo in maniera soft all’ormai inevitabile sconfitta.

Però, a furia di pensarci, Antonio finì per attendere troppo e il risultato fu che si giunse alla sera della votazione per la nomina di Gonfaloniere senza che il giovane avesse potuto spiegare la cosa a Jacopo.

I Priori erano tutti riuniti nella Sala del Consiglio e l’atmosfera era piuttosto tesa. Jacopo appariva fiducioso e soddisfatto mentre, casomai, erano Lorenzo e Giuliano ad apparire nervosi e incerti. Guglielmo e Francesco, invece, non erano presenti: il primo non aveva più un suo seggio fra i Pazzi, il secondo si era scusato, spiegando che non avrebbe partecipato alla votazione perché doveva stare vicino alla moglie Novella, in procinto di dare alla luce il suo primo figlio.

Antonio sedeva tra gli uomini importanti di Firenze, venuti ad assistere alla nomina del Gonfaloniere, e si torceva le mani sapendo bene che, comunque fosse andata, per lui sarebbe stato un discreto casino…

“Perché Luca Soderini non è tra noi?” domandò il Gonfaloniere Petrucci.

Fu Lorenzo a rispondergli, lanciando uno sguardo veloce verso Antonio: il segreto del suo amico sarebbe rimasto tale.

“Messer Soderini porge le sue scuse a tutti i signori qui presenti, ma per motivi di salute si è visto costretto a rinunciare al suo seggio tra i Priori” spiegò. “Tuttavia sarebbe suo desiderio, e io credo che potremmo onorare la sua volontà, che il suo posto venga preso dal figlio Bastiano.”

Il giovane si alzò, era seduto poco lontano da Antonio. Si guardò intorno intimidito, ma poi si avviò verso il seggio che era stato di suo padre, tra gli applausi e gli incoraggiamenti di tutti. Di tutti tranne che, ovviamente, di Jacopo che non si aspettava questo colpo di scena e, in tutta evidenza, non lo aveva gradito affatto.

Mentre Bastiano prendeva posto, Jacopo lanciò un’occhiataccia ad Antonio che, se avesse potuto, lo avrebbe incenerito all’istante… e il ragazzo capì che le cose sarebbero andate anche peggio del previsto!

“Allora, vogliamo parlare della disfatta di Città di Castello prima di cominciare la votazione? No?” esordì Jacopo con la sua solita faccia tosta. Si era molto innervosito per l’intervento di Lorenzo e l’accoglienza di Bastiano Soderini tra i Priori e sperava, riportando il discorso su argomenti più penosi per lui, di metterlo in cattiva luce.

Ma quella, decisamente, non era la sua serata…

Lorenzo si alzò in piedi e chiarì la situazione.

“E’ vero, Città di Castello adesso appartiene a Papa Sisto ma questo, signori, non ha più alcuna importanza” disse.

“Ah, no? E’ comunque una perdita per Firenze” insisté Pazzi, sempre più sfacciato. Come se non si sapesse che era stato lui a provocare il caos in quella cittadina per ingraziarsi il Papa e mettere in difficoltà i Medici!

Lorenzo scambiò un sorriso con il fratello Giuliano, seduto accanto a lui.

“Signori miei, Firenze non è mai stata così sicura. Sembrava impossibile che potesse esistere un trattato di pace e collaborazione tra le tre grandi città di Milano, Venezia e Firenze ma, grazie alla mia famiglia, questo trattato è stato firmato. Ognuna delle città si impegna a difendere le altre se saranno attaccate” annunciò il giovane Medici, soddisfatto.

Le parole di Lorenzo scatenarono un applauso entusiastico tra i Priori e un altrettanto evidente giramento di scatole in Jacopo Pazzi che si alzò in piedi a sua volta per irridere i Medici e tutti quelli che li stavano acclamando nemmeno avessero segnato un gol in finale di Champions League!

“Bene, bravi, molto bene, bravi, applaudite la nuova magia di Lorenzo, questa nuova illusione!” fece, ironico, rivolgendosi poi al giovane. “Ben fatto, Lorenzo, che grande prodezza… ma quelli di noi che vengono in questa sala da prima che tu nascessi sanno perfettamente che un accordo resta in vigore soltanto finché chi lo ha stipulato lo sostenga… o sia vivo! Galeazzo Sforza, che ha firmato il tuo trattato, è stato ucciso qualche giorno fa in una congiura, come tutti sanno, pertanto la sua firma sull’accordo non garantisce più niente.”

Il disfattismo di Jacopo, però, non raccolse consensi tra i Priori che, al contrario, si mostrarono tutti molto favorevoli al trattato. L’uomo, sempre più irritato, si sedette con un’espressione che prometteva tuoni e fulmini.

“Vogliamo procedere con la votazione per la nomina del Gonfaloniere?” propose Petrucci, e il Consiglio dei Priori approvò.

Devo proprio soffermarmi sull’esito della votazione?

Sconfitto su tutta la linea, Jacopo Pazzi si alzò dal suo scranno con espressione sempre più torva e uscì dalla Sala dei Priori camminando a lunghe falcate nervose.

E bisogna proprio ammirare il coraggio di Antonio che, nonostante tirasse aria di tempesta, si affrettò a lasciare anche lui il palazzo per seguire Jacopo e parlargli. Non sapeva ancora bene che cosa gli avrebbe detto, sperava tuttavia di trovare un modo per calmarlo e infondergli speranza di riuscire la volta prossima.

L’uomo era veramente infuriato, sia per la sconfitta plateale sia per essere stato ancora una volta umiliato da Lorenzo. Non si accorse nemmeno che Antonio lo stava seguendo e giunse al suo palazzo rimuginando pensieri di vendetta contro il mondo intero… poi si voltò e si ritrovò davanti il ragazzo che lo guardava con aria titubante.

“Messer Pazzi, sono veramente desolato per il risultato della votazione, io…” mormorò Antonio, avvilito.

Jacopo Pazzi era uno di quelli che, quando sono veramente arrabbiati, diventano anche ingiusti e irragionevoli. Per qualche suo motivo imponderabile decise che, siccome al momento non poteva prendersela con nessun altro, la cosa migliore da fare fosse sfogare la sua collera sull’incolpevole Antonio.

Desolato, eh?” lo interruppe, in tono gelido e guardandolo come se si trattasse di qualcosa di schifoso appiccicato al suo stivale. “Forse dovrei darti io qualche ragione più valida per essere desolato!”

Antonio non si aspettava una simile manifestazione di odio… forse un ceffone sì, se lo aspettava, ma quel gelo, quella freddezza lo mettevano a disagio.

“Perché dite così, Messer Pazzi? Sapete che sono veramente dispiaciuto per la vostra sconfitta e che ho fatto di tutto per aiutarvi!” tentò di protestare.

“Direi piuttosto che hai fatto di tutto per ingannarmi. Mi hai preso in giro fin dal principio, sei sempre stato d’accordo con Lorenzo e con i Medici per rovinarmi e io, stolto, ci sono caduto come un principiante” replicò Jacopo, perfettamente consapevole che queste sue parole sarebbero state per il ragazzo mille volte più dolorose di uno schiaffo e persino di una pugnalata. Sapeva bene dove colpire per fargli male… sì, insomma, quella era la sua più magistrale interpretazione da bastardo dentro.

Il giovane Orsini rimase senza fiato, fu davvero come se Jacopo lo avesse accoltellato al cuore.

Ma l’uomo non aveva ancora finito con lui.

“Se fossi stato davvero dalla mia parte mi avresti lasciato fare con Soderini” riprese, con astio. “Quel maledetto sarebbe morto e suo figlio e tutti i Priori avrebbero creduto che fosse stato assassinato per ordine di Lorenzo, perché tutta Firenze sapeva che Soderini avrebbe votato per me. Hai rovinato tutto con il tuo intervento… ma che dico? Tu sapevi benissimo cosa stavi facendo, visto che il tuo piano era aiutare Lorenzo ad affossarmi!”

Quello era troppo e anche Antonio, sebbene straziato, trovò la voce per ribattere a una tale cattiveria.

“Io non ho mai avuto nessun piano contro di voi ma, se proprio volete saperlo, era il vostro ad essere sbagliato e pericoloso. Sapete cosa sarebbe accaduto? Lorenzo avrebbe comunque chiesto a Bastiano di diventare Priore al posto di suo padre e, anzi, voi avreste rischiato di essere arrestato per l’omicidio di Messer Soderini” esclamò, con le lacrime agli occhi. “Bastiano avrebbe testimoniato davanti a tutti che suo padre aveva cambiato idea, che aveva deciso di dare il voto a Petrucci, e quanto ci avrebbero messo i Priori a fare due più due? Io vi ho salvato la vita, ho avuto solo paura che poteste finire in carcere… o impiccato!”

Il ragionamento di Antonio non faceva una piega, ma Jacopo era ben lungi dall’essere ragionevole e, ormai che c’era, con qualcuno doveva pur prendersela. Non potendo rispondere alla legittima obiezione del ragazzo passò alla peggiore crudeltà che potesse infliggergli.

“Sei solo un traditore, un ipocrita e una creatura di Lorenzo infiltrata qui per spiarmi” lo insultò, fissandolo con una rabbia gelida che Antonio non gli aveva mai visto prima. “Non ti permetterò di ficcare ancora il naso nei miei affari. Vattene da questo palazzo e non osare rimetterci piede mai più. Non voglio più vederti finché avrò vita!”

Antonio rimase talmente sorpreso e sconvolto da quelle parole da non riuscire a muovere un muscolo. Non era possibile… Messer Pazzi non poteva cacciarlo via, non poteva dirgli quelle cose…

“Sei ancora qui? Non mi hai sentito? Ti ho detto di andartene e di non farti mai più vedere. Mai più, sono stato abbastanza chiaro?” sibilò Pazzi. Il suo tono non era minaccioso, ma quella freddezza e quel distacco che ostentava facevano ancora più male.

Non ci fu bisogno di altro. Antonio si voltò e uscì di corsa da Palazzo Pazzi, senza quasi vedere dove metteva i piedi. Fuori aveva iniziato a cadere una pioggia gelida che nascondeva le lacrime che gli scorrevano sul volto. Mentre si allontanava, sentì il rumore del portone del palazzo che si chiudeva e quel rumore fu come una nuova pugnalata nel suo cuore. Stordito dal dolore e dalla disperazione, Antonio vagò senza meta sotto la pioggia, continuando a piangere, cercando di capire che cosa avesse fatto di male per far arrabbiare tanto Messer Pazzi… e senza capire che non c’era una ragione valida, che Jacopo aveva fatto lo stronzo con lui solo perché aveva perso, tutto qua.

Quando il ragazzo giunse finalmente a Palazzo Medici era bagnato fino alle ossa, mezzo congelato e tremava come una foglia.

Il primo a vederlo sulla soglia della dimora fu Giuliano, che si precipitò verso di lui, comprendendo subito che qualcosa era andato parecchio storto a Palazzo Pazzi.

“Antonio! Entra, sei tutto bagnato” disse e poi, rivolgendosi ai servitori, “Presto, andate a preparare la stanza di Messer Antonio e chiamate mio fratello! Antonio, vieni, adesso ci pensiamo noi a te.”

Lorenzo arrivò di corsa mentre Giuliano toglieva di dosso al ragazzo il mantello ormai fradicio e lo sosteneva, accompagnandolo verso le scale per metterlo a letto nella sua stanza dove ardeva un bel fuoco.

“Antonio!” anche Lorenzo si precipitò a soccorrere l’amico. “Accidenti, ma bruci di febbre. Qualcuno vada a chiamare un dottore! Vieni con noi, coraggio, devi riposare… Sono stato uno sciocco, non avrei dovuto permetterti di andare da Jacopo proprio stasera.”

Richiamate dalle grida, giunsero anche Clarice e la madre di Lorenzo e Giuliano. Tutti insieme si occuparono del povero ragazzo, tremante per la febbre e praticamente in stato catatonico.

Pochi minuti dopo Antonio giaceva in un letto caldo, dopo essere stato asciugato e aver indossato una camicia asciutta. Si era lasciato fare tutto senza la minima reazione, come se non stesse succedendo a lui. Nella sua stanza, al suo capezzale, si era riunita tutta la famiglia Medici e anche Francesco, Guglielmo e Bianca. Mancava soltanto Novella, a letto per via del parto imminente… ma adesso le condizioni di Antonio sembravano più preoccupanti e tutti attendevano il dottore, in ansia.

Lorenzo scambiò uno sguardo significativo con il fratello e con i due amici Francesco e Guglielmo: era chiaro che era tutta colpa di Jacopo se il giovane era in quelle condizioni. Chissà che cosa gli aveva fatto? Ma Antonio non era in grado di raccontarlo e Jacopo, chiaramente, non avrebbe mai ammesso le proprie responsabilità.

Quella sera pareva proprio che le illusioni di Antonio su una possibile pace tra le famiglie Medici e Pazzi fossero tramontate per sempre.

Fine capitolo primo

   

 

   
 
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