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Autore: AlsoSprachVelociraptor    03/05/2019    1 recensioni
Lloyd Richmond, giovane film-maker dal fisico fragile, la mente contorta, il cappello della Planet Hollywood calato sui suoi cinici occhi azzurro ghiaccio e il fidato coltellaccio appeso alla cinta, è pronto a tutto per diventare il regista che ha sempre sognato di essere.
Anche essere mandato dalla BBC a Ronansay, un'isola sperduta a nord delle fredde coste della Scozia e bagnata del tremendo mare del Nord a indagare su un misterioso hotel che si dice essere infestato dai fantasmi.
All'albergo, tuttavia, Lloyd troverà segreti ben peggiori di uno spirito; scheletri nell'armadio, doppiogiochisti pericolosi, destini segnati nel sangue, porte chiuse a chiave, il mare del Nord affamato che chiederà sempre più sacrifici umani.
E sì, anche un fantasma.
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[Storia liberamente tratta alla serie tv "Two Thousand Acres of Sky" della BBC, anche se NON c'è bisogno di conoscere la serie per leggere la storia, dato che ne è solo ispirata. Anzi, se non la conoscete è molto meglio]
Genere: Comico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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-Hai messo incinta quella troia alla prima scopata!- rise Lloyd con una voce che non era decisamente la sua.

Kenny odiava quando faceva così. Non era Lloyd, sembrava sempre come se qualche demone si impossessasse di quel corpicino tutto tranne che comodo da indemoniare. Quando diceva quelle cose, rideva in quel modo e si muoveva con quei gesti così esagerati, sembrava sempre come se fosse qualche altra persona dietro la quale il vero lui si nascondeva.

-Come hai fatto a entrarci? Insomma, lei è piccoletta e tu…-

-Stai zitto, ti prego.-

Lloyd si zittì davvero.

-Non parlare di Abby così, non parlare di nessuno così. Non... si fa.-

-Non si fa?- sussurrò il ragazzo, mutando espressione in modo strano.

Kenny negò lentamente, invitandolo a sedersi al suo fianco sul letto.

-Con chi cazzo credi di parlare? Con un bambino? Fottiti tu e quella figa stretta di Abigail.- continuò il ragazzo moro, rigido sul posto.

Era ovvio che Lloyd non avesse ricevuto nessuna educazione civica, di comportamento e nessun aiuto dei quali aveva, palesemente, un tremendo bisogno. Strinse gli occhi con diffidenza come un cane randagio a cui si offre un tozzo di pane, ma come un cane randagio affamato e scheletrico si avvicinò lentamente e guardingo, sedendosi al suo fianco e rimanendo a fissarlo impazientemente.

Nei suoi modi tremendi c’era qualcosa di infantile. Beh, era poco più che un ragazzino a pensarci, ma… nella sua cattiveria c’era tanta purezza, in un certo senso. Pura follia o pura cattiveria, senza invidia dietro, senza uno scopo, senza una motivazione.

Una tela, completamente nera, la tinta secca e impossibile da staccare dal foglio bianco sotto essa, era l’animo di Lloyd.

Kenneth si sentiva quasi male a essergli così vicino. Era cattivo, ma… su una tela nera era possibile disegnare fiori colorati, fantasie vivaci. Kenny avrebbe costruito qualcosa su quel campo minato che era Lloyd Richmond.

Non ci era riuscito con Alfred, che era rimasto un bulletto da quattro soldi fino a quel momento. Non era riuscito a rendere Charley più sicura di sé, non era riuscito nemmeno a vedere la nascita di Jo, aveva lasciato Abby marcire in sé stessa, Abby che aveva promesso di proteggere e salvare..

No.

Non avrebbe più deluso nessuno. Non avrebbe più abbandonato nessuno. Non avrebbe mai più lasciato niente a metà, e finalmente avrebbe fatto qualcosa di utile, di buono, qualcosa di cui non sentirsi in colpa, come abbandonare i bambini che aveva promesso di crescere e proteggere, lasciare la donna che aveva messo incinta al suo destino con una bambina che non voleva, con un uomo non degno a una famiglia. Una figlia con una maledizione.

Lloyd lo stava fissando come se avesse appena fatto una delle sue magie come staccarsi la testa del corpo e lanciarla in aria. -Cosa vuol dire che non si fa? Io faccio il cazzo che mi pare.- disse il più giovane, sinceramente confuso e forse un po’ innervosito.

Kenny sospirò, lasciandolo sedere al suo fianco e passandogli un braccio dietro alle spalle, accarezzandolo lentamente. A ogni carezza gentile della sua mano, lo sentiva sempre meno duro e rigido.

Stava per dare le prime pennellate su quella tela nera, ma Kenny non era mai stato particolarmente bravo a disegnare. Tentò comunque.

-Rendi le persone tristi se dici queste cose.-

-E allora?-

Kenneth si sentiva come se gli fosse caduto a terra il pennello ancora prima di iniziare a dipingere, e in più si era sporcato di vernice le scarpe nuove.

-Beh io… io sì.-

Lloyd sgranò gli occhi.

-Io…- tentò Kenneth, avvicinandolo ancora di più a sé. Il ragazzo seguì il suo braccio, appoggiandosi alla sua spalla e fissandolo intensamente, curioso e confuso. Ce la stava facendo! -...se tu tratti male le persone, mi ferisci molto. Mi fai male.-

Aggrottò le sottili sopracciglia corvine e piegò appena la testa, rimanendo a fissarlo incredulo.

Qualcosa passò nel suo sguardo, simile al terrore puro, ma non rimase per più di qualche brevissimo istante. Strinse la presa sul suo braccio, si staccò da lui come un demone che si brucia con l’acqua santa e poi riprese ad aggrapparsi al suo braccio, più insicuro e pensieroso.

Aveva fatto un primo, buon disegno, le pennellate erano andate a buon fine ma… poteva dire lo stesso per Lloyd?

Lo scosse un po’. -Ehi..?-

-Se faccio lo stronzo, ti faccio stare male?-

-Sì- rispose sinceramente Kenneth. Odiava le cattiverie.

-E se facessi male a una persona, cosa ne penseresti? Tpo… tipo se buttassi qualcuno giù dalla finestra. Tu cosa penseresti di me?-

Questa volta fu il fantasma a rimanere incredulo davanti a quella domanda. Aveva studiato un po’ filosofia o.. o psicologia o qualsiasi cosa fosse, a scuola. Freud e le tre funzioni della mente umana, o… una cosa del genere. Erano passati ben trentasei anni da quando aveva finito le scuole, e quei ricordi, come tutti quelli della sua vita passata, della sua vita, si stavano pian piano affievolendo nella sua mente.

Era un pensiero che lo terrorizzava, perdere tutti i ricordi.

Passò una mano tra i capelli neri e arruffati di Lloyd, che ancora attendeva una risposta. Freud, già. Le tre parti della mente. Quella che controlla le altre due, quella selvaggia e la coscienza.

Se Lloyd ne aveva bisogno, sarebbe stato la sua coscienza. Il suo controllo, il suo freno.

Non aveva molto altro da fare.

-Sarei triste. Molto. Ma potremmo trovare una soluzione assieme.-

Lloyd non parve completamente convinto, ma annuì lo stesso, appoggiando la testa alla sua spalla e sfregando il viso stanco contro il tessuto della sua maglietta. Sembrava stravolto, povero piccolo...

-Anche tu dovresti dormire- lo apostrofò Kenny con la sua voce dolce. La pioggia aveva preso a scrosciare contro il vetro della finestra della camera.

Lloyd borbottò qualcosa ma non si rifiutò, infilandosi sotto il nuovo piumone portato dalla ragazza poco prima. -Vuoi che stia qui?- chiese ancora il fantasma, accarezzandogli una spalla con lentezza. Lloyd annuì poco deciso. Lo voleva o ne aveva bisogno?

Gli spiriti non dovrebbero pesare ma Kenneth lo faceva e il letto cigolò e il materasso si piegò sotto al suo massiccio corpo. Lloyd scivolò contro di lui ma non se ne lamentò.

-Allora mi ami?- sussurrò prima di addormentarsi.

Ken rimase zitto, immobile come una statua. L'unico movimento erano i vaghi fuocherelli che aleggiavano attorno al suo freddo corpo e la sua mano che si muoveva delicatamente sulla schiena del più giovane. Doveva dare la sua risposta. Era stanco di essere morto.

-Sì. Io ti amo, Lloyd.- rispose sicuro.

-Anche se sono cattivo?-

Kenneth si morse il labbro inferiore. Lui si considerava cattivo, un caso perso. No, non lo sarebbe stato, non con Kenny.

-Ti amo in tutto e per tutto. Amo te per come sei.-

-Forte…- e il ragazzo sprofondò nel sonno con un sorrisone senza dare nessuna risposta.

 
   
 
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