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Autore: Frulli_    16/06/2019    0 recensioni
"Il sole accecante di quella mattina estiva penetrava di prepotenza nel corridoio tramite la soglia della porta, aperta, ed occupata da un uomo alto e magro. Si portò una mano sopra gli occhi per mettere a fuoco la figura quanto bastasse per vederne il volto, magro e pallido, incorniciato da folti capelli ricci e neri, lunghi fino alle spalle. Due occhi grigi e penetranti erano incassati nel viso magro.
[...]
Il corridoio prese a vorticare pericolosamente. Il sole lo accecò, oscurandogli la vista. Il pavimento divenne mollo, perse l'equilibrio e cadde. Serrò gli occhi, sentiva voci lontane e distorte. Il cuore e la testa non ressero il colpo ricevuto da quell'allucinazione, e perse coscienza"
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Dopo la II guerra magica/Pace
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One Family


 
Hogwarts, Giorni Nostri


 
Le ultime parole di Alphard erano scivolate tra la lacrime, che gli offuscavano la vista. Harry gli porse un fazzoletto, in silenzio.
Tutti, dentro l'Ufficio della Preside, erano commossi da quella storia e dal suo terribile finale. Il resto lo sapevano benissimo: Remus stesso sarebbe morto durante la battaglia di Hogwarts, e così anche Tonks, Piton, e Bellatrix, morta davvero per mano di una madre.
«Pensare che mentre accadevano queste cose io ero altrove...perchè non me l'avete mai detto...» mormorò Harry, osservando la McGranitt.
L'anziana donna lo osservò, triste. «Oh Harry...non eri già abbastanza preoccupato? Sirius era morto, Voldemort in ascesa, e di lì a poco avresti cominciato la ricerca degli Horcrux...cosa avremmo dovuto dirti?»
«Mamma mi lasciò una lettera, che mi venne consegnata da mia zia ai miei diciassette anni. Diceva che era stata lei a chiedere all'Ordine, o chi lo sapeva, di non rivelarti nulla circa la storia con Sirius e la mia esistenza. Erano tempi bui, e mia madre non voleva che nessuno si distraesse. In quanto a me...» Alphard sollevò le spalle «mia zia, alla morte di mia madre, era distrutta dal dolore. Ha dovuto crescermi da sola, ed ogni riferimento all'Inghilterra o ai miei genitori la rendeva depressa per giorni. Non osai più chiedere nulla...fino a qualche anno fa. Per caso, in soffitta, ho ritrovato tutte queste lettere che ti ho mostrato e lette...scritte da mia madre a me o a mia zia, che lei aveva custodito gelosamente. Ero un uomo ormai, e dovevo sapere da dove venivo. Così ho cominciato a fare domande, a insistere, e poi sono venuto qua...ho fatto altre ricerche, ho preso informazioni anche su di voi...» osservò Ted ed Harry, osservandoli «ma non avevo il coraggio di venire da voi. Poi ieri notte ho sognato mio padre...ed ho capito che dovevo venire. E così...»
«Io...sono felice, davvero, che tu sia venuto da noi Alphard. Avere un legame con Sirius è quanto di più potessi chiedere, non...non potevo chiedere un dono più bello» ammise Harry, prima di abbracciarlo.
Alphard ricambiò l'abbraccio, forte, prima di abbracciare di getto anche Ted, che si unì ai due uomini con un sorriso commosso.
«I vostri genitori...erano delle gran brave persone» commentò Alphard, annuendo «li ho visti, li ho sentiti parlare, erano...delle brave persone» precisò ancora l'uomo, osservandoli.




Uscirono insieme dal Castello, in silenzio. Solo Ron interrompeva ogni tanto quel sacro silenzio con qualche domanda vaga o leggera battuta, a cui tutti più o meno sorridevano, apprezzando lo sforzo dell'uomo di risollevare i loro animi.
Quando tuttavia passarono davanti alla casa di Hagrid e all'ingresso, dietro di essa, della Foresta Proibita, Harry rallentò il passo e si fermò. Guardò per qualche istante Alphard, chiacchierare con Hermione.
«Io...» cominciò, attirando l'attenzione dei suoi amici «devo fare una cosa. Alphard, mi accompagni?» chiese al suo coetaneo.
«Vogliamo andare a trovare Hagrid?» chiese sorridente Hermione.
«No. Non oggi, Hermione. Andate avanti voi, per favore» precisò Harry.
I due amici lo guardarono qualche istante. Poi, insieme a Teddy e Ginny, proseguirono lasciando i due uomini indietro.
«Andiamo a trovare Hagrid?» chiese perplesso Alphard.
Harry scosse il capo, quindi gli fece segno di seguirlo.
Superarono la capanna del Guardiacaccia, quindi si inoltrarono nella Foresta.
«Harry, non è necessario farmi visitare questo posto oggi» precisò Alphard, diffidente.
«Tranquillo...non è pericolosa. Non più ormai. Fiorenzo!» rispose Harry, prima di chiamare il Centauro a gran voce. Dovette ripetere il nome due volte, prima che un rumore di zoccoli arrivasse al loro udito.
Il Centauro apparve loro, sorridendo. «Giovane Black...finalmente ci conosciamo»
Alphard osservò il centauro, deglutendo lentamente. Lanciò un'occhiata a Harry, che sorrise appena verso Fiorenzo.
«Ho bisogno di quella cosa. Non per me» precisò subito, notando che il Centauro stava già aprendo bocca per ribellarsi «ma per Alphard. Lui...ne ha il diritto»
«Seguitemi» rispose solamente Fiorenzo, avviandosi nel folto del bosco.
«Dove andiamo, Harry? Di cosa ho il diritto?»
«Tu sai la mia storia, no? La Nostra, storia, voglio dire. I Doni della Morte...la bacchetta, il mantello...»
«...e la pietra, certo. E quindi?»
«Ho mentito» ammise Harry, serio «la Pietra non è andata persa come ho detto agli altri. Quando vennì qui per aiutare nella ricostruzione, chiesi a Fiorenzo di custodirla segretamente e gelosamente, e di non darmela mai, se fosse stata per me. Solo per altri»
Alphard cominciò a capire, e si fermò. «No, Harry...non voglio vedere l'anima di mia madre»
«E non vuoi conoscere tuo padre?» chiese Harry, osservandolo.
Alphard ci pensò qualche secondo, poi i piedi cominciarono ad avanzare quasi da soli, guidati dal cuore. «Non so come potrei reagire»
«Non ti illudere. Quello che vedrai sono solo delle loro proiezioni. Ma voglio che tu sia in pace con te stesso, e loro con se stessi. Anche se già lo sono»
«Perchè l'hai custodita?»
«Per Teddy» rispose Harry «io avevo avuto il privilegio, diciamo, di conoscere e parlare con i miei genitori, anche se solo per proiezione. Volevo che lui avesse la stessa occasione»
«L'ha usata?»
«Ancora no. E' ancora giovane, dovrà attendere ancora qualche anno. Non sa nemmeno della sua esistenza, quindi per favore...»
«Sarò muto» precisò Alphard fermandosi in una radura del bosco.
«Aspettate qui» intimò calmo Fiorenzo, sparendo.
I due uomini rimasero a lungo in silenzio.
«Sai, pensavo...» cominciò Harry, incerto «pensavo, insomma, ora che ci siamo conosciuti, sarebbe un peccato se tornassimo a vivere distanti. Voglio dire, insomma...che se vuoi vivere a Londra, io posso aiutarti a trovare lavoro e una casa e...si insomma, ospirarti a casa nostra, è abbastanza grande. E' sempre un gran caos, con i ragazzi, però...»
«Accetto volentieri» tagliò corto Alphard, ridendo. «Voglio dire, mi...mi farebbe piacere vivere a Londra»
«Si? Davvero dici?» sorrise Harry, euforico. Poi rise. «E' assurdo, tuo padre mi fece questa stessa proposta anni fa, quando ero ancora un ragazzino. Mi sembrava finalmente di avere una famiglia»
«E' quel che sembra anche a me» ammise Alphard, mentre Fiorenzo tornava. Si chinò, il Centauro, poi posò per terra una semplice e grezza pietra nera, lucente.
«Prendila in mano quando andremo via. Chiudi gli occhi mentre ti rialzi, poi riaprili. E non spaventarti. Ok?»
«Ok» precisò Alphard ad Harry. Lo abbracciò, sincero. «Grazie, Harry»
«Di nulla. E salutameli» precisò l'uomo, alludendo alla sua famiglia.
Harry e Fiorenzo uscirono dal bosco, e quando fu sicuro che erano ormai lontani, prese la Pietra in mano e chiuse gli occhi, alzandosi.
Li riaprì, lentamente, timoroso, e sobbalzò spaventato quando vide delle figure galleggiare nell'aria, ma così reali da sembrare quasi palpabili.
«Mamma...» sussurrò, piangendo.
«Ciao tesoro» rispose Emmeline, sorridendo gentile.
«Ma guardati...sei un uomo!» esclamò Sirius, sorridente «Tutto suo padre, eh James?»
«Zio James...zia Lily...» mormorò confuso Alphard, prima di posare gli occhi anche su Remus e Tonks. Le sei figura gli sorridevano, dolci e felici. Sereni, in pace.
Erano tutti lì, insieme a lui. Una sola, unica famiglia.


 
FINE

 
  
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