Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: Sophie Ondine    09/07/2019    6 recensioni
Dal testo:
-Un giorno, non ti è dato sapere come, non ti è dato sapere quando, tu e il tuo amore vi incontrerete nuovamente. Non avrete ricordi della vostra vita precedente, ma verrete attratti l’una all’altro senza neanche accorgervene, non potrete fare niente per impedirlo. Quello che è accaduto in questa vita, si ripeterà nuovamente e ancora e ancora, fino a quando il vostro amore non troverà realizzazione. È questo il destino delle anime gemelle.-
***
Cosa succederebbe se due anime, separate nella vita precedente, si reincarnassero? Che cosa attira una semplice ragazzina con la passione per il teatro verso un gelido demone? Nonostante la Vita si diverta a metterli sempre l'uno contro l'altra, cosa farà il Destino?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 10- Kikyo

 

 Rin aprì gli occhi a causa della luce del mattino che filtrava dalle grandi finestre dell’ospedale. Ci mise un po’ per mettere a fuoco l’ambiente circostante: le pareti bianche e spoglie, una serie di sedili davanti a lei, il vociare di sottofondo. All’improvviso si ricordò di quello che era successo la sera prima e della nonna.
Si sentì assalire da una morsa carica di tristezza. Sperava vivamente di poter tornare a casa con la nonna e dimenticare quella notte.
Mentre pensava tutto questo non si accorse della presenza del demone di fianco a lei.
-Ti sei svegliata- constatò Sesshomaru senza battere ciglio. Rin fece un balzo sulla sedia dallo spavento: non si era minimamente accorta di lui, così silenzioso.
La ragazzina alzò lo sguardo verso l’alto e vide la linea del mento del demone, seguita da quella del naso affilato e della bocca severa.
Continuò a fissarlo per un po’, come se fosse sorpresa.
E così come era successo altre volte, anche in quell’occasione il lampo non tardò ad arrivare: quella confortante sensazione di aver già osservato quei lineamenti in quel modo.

 “Non mi lascerete qui per sempre, vero? Voglio tornare a viaggiare con voi”

Sesshomaru, dal canto suo, si girò anche lui in direzione di quella buffa umana e la fissò con gli occhi ambrati, quasi sorpreso.
Rin si accorse della loro posizione, con la sua testa ancora incastrata nella sua spalla: arrossì violentemente e subito si sistemò in posizione eretta sul sedile. Con la scusa di essersi appena svegliata, si alzò in piedi per poter sgranchire le gambe.

-È rimasto con me tutta la notte…- sibilò Rin, senza voltarsi a guardarlo.

-Volevi stare da sola?- chiese lui senza cambiare tono.
Rin subito si agitò: non voleva sembrare una maleducata, non dopo quello che aveva fatto per lei.

-Non intendevo…-
-Sei minorenne, hai bisogno di qualcuno che ti sorvegli- disse Sesshomaru con voce ferma senza darle l’opportunità di finire la frase.

La reazione di Rin non tardò ad arrivare: l’angolo destro dalla bocca e quello naso si avvicinarono in una smorfia di amarezza.
Insomma, Sesshomaru aveva fatto da baby-sitter quella sera.
 
-Ah… mi scuso per il disturbo, allora- sentenziò Rin acida, ormai del tutto estranea all’imbarazzo che aveva provato prima.
Maledetta lei e quando aveva pensato di poter intravedere in quel demone qualcosa di buono. Non c’era da stupirsi, i demoni erano famosi per l’incapacità di provare amore o compassione.

 Mentre pensava questo, un’infermiera le si avvicinò.
-Signorina, è lei la nipote della signora Damashita?- chiese dolcemente.
Rin si voltò, pronta a rispondere, ma anche questa volta Sesshomaru le impedì di farlo. Si era materializzato al suo fianco.
-Dica pure a me, sono un parente- asserì il demone.
Per la terza volta Rin si trovò sorpresa delle parole di Sesshomaru, ma non ebbe la prontezza di ribattere, forse a causa della stanchezza.
Anche l’infermiera sollevò un sopracciglio, consapevole dell’infondatezza della frase, ma non ebbe il coraggio di dirlo, come se Sesshomaru stesse esercitando silenziosamente un forza per convincere la donna… o forse per incuterle timore.
In ogni caso anche Rin non ebbe la forza di ribattere, tanto si sentiva schiacciata dalla forza dello youkai.

 Vide Sesshomaru che si allontanava con la donna e parlare con altro personale dello staff ospedaliero. Rin sperava che non ci fosse stata qualche complicazione che prevedesse un ricovero lungo: dove avrebbero preso i soldi?
Non si accorse di Sesshomaru che si avvicinava verso di lei e che, con la mano artigliata, la guidava lungo il corridoio.

 -Che cosa hanno detto?- chiese lei mentre camminava e si stringeva il cappotto attorno alle spalle.
-Tua nonna ha bisogno di rimanere in osservazione ancora per un po’. Potrai vederla nel pomeriggio-
-E dove stiamo andando adesso? Io voglio rimanere qui!-
-Non dire stupidaggini. Hai bisogno di riposare come si deve- sentenziò Sesshomaru, mentre la faceva salire sulla sua macchina.

*** 

Quello che avvenne dopo era piuttosto confuso nella mente di Rin: ricordava appena la strada di ritorno verso casa sulla vettura di Sesshomaru, lei che si faceva una doccia veloce per lavare via la tensione e il sudore, le sembrava di aver sentito Sesshomaru parlare al telefono con qualcuno.
In qualche modo aveva indossato dei vestiti puliti e, con i capelli ancora bagnati avvolti nell’asciugamano, era scesa giù in salotto, dove l’attendeva una tazza di thè verde fumante.
Che l’avesse preparata Sesshomaru? Difficile crederci, però quella tazza non poteva essersi materializzata lì sul tavolino come per magia.

Trovò il demone in piedi, vicino alla finestra. Si voltò quando udì il suono dei piedi nudi sul pavimento.
-Ho chiamato la tua sensei, non puoi certo rimanere da sola in questa casa- disse lui senza tanti preamboli.
Rin si andò a sedere sul divano, sorpresa ancora una volta dalla celata gentilezza del demone cane.
Ecco chi era la persona al telefono con lui, si era preoccupato di informare la persona che Rin riteneva tra le più care al mondo.
Sbiascicò un “grazie” per poi prendere tra le mani la tazza di thè verde.

Fu in quel momento che Sesshomaru si voltò appena per poterla osservare mentre sorseggiava, tra un soffio e l’altro, la bevanda calda. La osservò: così piccola e debole, con i capelli bagnati che le ricadevano lungo le spalle, avvolta in una tuta vecchia e consumata. Il viso era struccato, libero dal trucco di scena, troppo pesante per una ragazzina della sua età.
Curiosità.
Era quello che provava in sua presenza.
Strano a dirsi per un demone con più di dieci anni di differenza.
E per di più umana.
Una sudicia volgare umana.
Eppure…
 

“Quando morirò, voi vi dimenticherete di me?”
“Non dire stupidaggini, Rin”

Sesshomaru si portò una mano sulla fronte, per scacciare quel flash, che ormai arrivava puntuale ogni volta in presenza della ragazzina. Anche in sogno. Quella sensazione di familiarità, di aver già vissuto quel momento…
Sensazioni che lui non sopportava, non erano sotto il suo controllo.
Quando si girò nuovamente a guardarla, vide che si era addormentata profondamente.
Si avvicinò lentamente, i capelli che ondeggiavano ad ogni passo.
Prese il suo cappotto e glielo adagiò sul corpo stanco per la seconda volta.

*** 

Rin si risvegliò solo nel tardo pomeriggio e la prima cosa che vide fu il viso di Kagome che la osservava pensierosa.

-Zia, si è svegliata!- urlò l’amica quando gli occhi di Rin incontrarono i suoi.
Ancora non aveva avuto modo di realizzare che fece la sua comparsa nel salotto la figura snella e longilinea di Midoriko, che le sorrise dolcemente.

 -Finalmente ti sei svegliata- le disse accarezzandole una guancia.
-Eravamo così preoccupate per te- urlò Kagome travolgendola in un violento abbraccio.
-Sesshomaru-sama…?- riuscì solo a formulare la piccola Rin, ancora con gli occhi semi aperti e la mente confusa.
-È stato lui a chiamarci quando siete tornati a casa. Ci ha detto che tua nonna dovrà rimanere un po’ di tempo in osservazione, nel frattempo sarai nostra ospite!- esclamò entusiasta Kagome all’idea di passare un po’ di tempo con Rin.
-Ma… ma non posso… disturberei solamente…- farfugliò la ragazzina, visibilmente imbarazzata da quella gentilezza.
-Nessun disturbo, Rin. Kagome ed io siamo più che felici di ospitarti- disse Midoriko.

 La ragazza ringraziò, si sentiva quasi commuovere da tanta gentilezza. Aveva velocemente raccolto tutte le sue cose e poi era salita sulla macchina guidata dal buon Jinenji per attraversare la città verso la sua nuova destinazione.
Era felice di condividere più momenti con Kagome.
Le era stata data una stanza personale, con un letto grande dalle lenzuola fresche. Rin non sapeva cosa dire, si era sentita imbarazzata davanti a quel lusso, lei che era abituata ad un semplice futon.
La sera finalmente aveva potuto abbracciare la sua nonnina, dal viso provato ma sempre dolce con la nipote. Purtroppo l’anziana si trovava in una stanza di ospedale molto grande, bloccata a letto in compagnia di altre sei persone. Rin avrebbe preferito che si trovasse in camera da sola, circondata da più comodità, ma la mancanza di denaro rendeva questo impossibile.
La vera sorpresa arrivò una decina di giorni dopo lo spettacolo: Rin e Kagome stavano svolgendo i compiti sedute al grande tavolo della sala da pranzo, quando Jinenji fece il suo ingresso con in mano un grosso mazzo di garofani bianchi.
Quando Rin li vide, un lampo le attraversò gli occhi nocciola. Si era completamente dimenticata del suo ammiratore, tanto si era trovata in balia degli eventi.
Balzò giù dalla sedia, tutta eccitata, senza nemmeno dare il tempo a Jinenji di dire qualcosa.
Glieli strappò di mano e si affrettò a cercare il biglietto. Nel frattempo Kagome si era portata di fianco all’amica, curiosa anche lei di sapere cosa diceva il cartoncino di carta bianca.

 Con mano tremante Rin aprì la busta e lesse ad alta voce il biglietto:- “Ho avuto modo di vederla recitare anche questa volta e le rinnovo i miei complimenti. Avrei voluto farle recapitare i fiori prima, ma ho appreso tardi la notizia del ricovero di sua nonna. Mi permetta di offrirle un aiuto: mi sono offerto di spostare sua nonna in una clinica di mia conoscenza, in modo da permetterle una guarigione migliore. Le chiedo cortesemente di non chiedere di me. Questo è un regalo che mi sento di farle. Di seguito troverà l’indirizzo della nuova struttura.
Aspetto il suo prossimo spettacolo.
Il suo ammiratore”-

Rin, senza parole, si voltò verso Kagome, la quale le sorrideva estasiata.
-Ma è meraviglioso, Rin. Il tuo ammiratore deve essere una persona eccezionale-

 Una lacrima rigò la guancia della ragazza.
Che persona dal buon cuore doveva essere.

 

***

Kaede era stata dimessa due settimane dopo, con l’ordine assoluto di non sforzarsi.
La vita di Rin era ripresa a scorrere come prima ed ora, alla fine di maggio, si trovava sempre più alle prese con gli esami finali e le nuove prove.
Se per lei le cose si erano sistemate dopo la rappresentazione, questo non valeva per la sua sensei: a pochi giorni dallo spettacolo un articolo aveva fatto la sua comparsa sulle prime pagine dei peggiori rotocalchi.
L’articolo insinuava che la signora Midoriko avesse una relazione con uno dei suo sponsor. Ma non era uno sponsor qualsiasi, l’infame giornalista aveva preso di mira un uomo molto in vista in Giappone, famoso per la sua integrità morale, inoltre sposato da parecchi anni.
Non ci era voluto molto per capire che il promotore di quell’articolo fosse Naraku. Qualche ragazzo della compagnia aveva insinuato che ci fosse anche lo zampino di Sesshomaru, ma non era mai stato detto in presenza di Inu-Yasha. Rin non sapeva cosa pensare: non era difficile dubitare di Naraku, anche in assenza di prove, ma su Sesshomaru proprio non sapeva cosa pensare. Una piccola parte dentro di lei sperava che fosse del tutto estraneo alla vicenda.
L’effetto domino non aveva tardato ad arrivare: molti allievi avevano abbandonato la scuola, così come molti sponsor avevano fatto un passo indietro. Era scontato che anche la vittima diretta si era ritirato da quel sodalizio economico.
-Non è per cattiva fede, Midoriko- aveva detto- Ma non posso compromettere così la mia immagine-
Midoriko era su tutte le furie.
Doveva assolutamente fare qualcosa per risollevarsi. Fu durante un fresco pomeriggio di aprile che ebbe l’idea di iscrivere la sua compagnia ad un concorso di recitazione che si sarebbe tenuto a settembre. Il premio prevedeva una consistente somma di denaro, quel tanto che bastava per potare avanti la scuola per qualche anno, in attesa di altre risorse.
Mettere in scena “Peter Pan” era sembrata la scelta più congeniale alla compagnia.
I ruoli erano stati decisi nel giro di pochissimo tempo: Kohaku sarebbe stato Peter Pan, mentre Rin Wendy, seguiti da Kanna nel ruolo di Thinkerbell.
Midoriko era stata categorica riguardo alle prove: le assenze sarebbero state concesse solo in casi eccezionali.  
Durante una domenica pomeriggio, ovviamente dopo le prove, Rin si era ritrovata a passeggiare con Kagome.
Più il tempo passava, più le ragazze legavano. Si scambiavano confidenze e segreti e più di una volta Rin si era ritrovata a fantasticare con l’amica riguardo l’aspetto dell’ammiratore: secondo Kagome era in realtà una donna, mentre Rin si era convinta che fosse una persona anziana molto gentile.

 In quell’occasione Rin ebbe modo di conoscere qualcosa in più sul conto della sua amica: sapeva che aveva una sorella in Inghilterra, ma raramente la nominava. Si era spesso chiesto che tipo di rapporto avessero, ma non voleva sembrare troppo invadente.
-Kagome, l’altro giorno ho visto un articolo su un giornale: parlava di una certa Kikyo Higurashi… tua sorella si chiama Kikyo, no?-

Nella mente della ragazza si formulò la domanda se avesse mai recitato così male in vita sua. Sapeva che quella Kikyo era per forza sua sorella, non solo per il cognome, ma anche perché faceva menzione dei genitori e, insomma, quante probabilità c’erano che esistessero due Kikyo con lo stesso cognome e gli stessi genitori?
Il volto dell’altra cambiò espressione, come se si fosse spenta all’improvviso. Odiava ammetterlo, ma parlare di sua sorella non era la cosa che preferiva, anzi…

 -Scusami, Kagome, non volevo essere invadente!- si affrettò a dire Rin in preda al panico.
-No Rin, non sei invadente. Sai, io e Kikyo non siamo molto legate come sorelle… è come se lei a volte fosse su un livello superiore rispetto a me. È da sempre così in famiglia: Kikyo è la migliore in tutto. La sorella più bella, più intelligente, più telentuosa…- confessò Kagome amareggiata.
Rin rimase in silenzio. Non sapeva proprio cosa dire.

-Immagino che l’articolo la menzionasse per il romanzo che ha appena pubblicato… a soli 17 anni- continuò Kagome.
-Ehm… vedi ora non ricordo perfettamente, ma credo fosse una citazione blanda…-
-Rin, sei pessima quando devi dire una bugia- disse divertita Kagome- e comunque io stessa ho letto quell’articolo-

Il giornalista si era lasciato andare a complimenti di ogni genere nei confronti di Kikyo, sembrava proprio che il suo romanzo fosse schizzato in vetta alle classifiche in poche settimane in Inghilterra e di lì a breve sarebbe stato pubblicato in Giappone.

“Una delle giovani voci più talentuose del nostro paese” l’avevano definita.
Rin non aveva smesso di guardarsi con interesse la punta delle scarpe. Lei non aveva fratelli o sorelle, quindi non poteva capire cosa potesse provare la sua amica, non fino in fondo.
Provò a calarsi nei suoi panni, la sola idea di sentire quella sgradevole sensazione di competizione, dalla quale peraltro sarebbe uscita sempre perdente, la fece sentire triste, molto triste.

-Scommetto però che non ha il tuo stesso spirito, Kagome!- esclamò poi dicendo la prima cosa che le venne in mente-Inoltre sono convinta che abbia il sedere pieno di brufoli!!!-

-Rin, ma cosa dici???- disse Kagome scoppiando a ridere, grata all’amica per quel tentativo di risollevarla di morale.

***
 

La penna scorreva senza esitazione lungo la pagina bianca del suo block notes. Le parole sgorgavano spontanee dalla sua mente.
All’improvviso sentì un rumore fuori dalla finestra: il motore di una macchina.
Kagome lasciò cadere la penna sulla scrivania. Chi poteva essere a quell’ora?

Scese velocemente le scale e si trovò davanti l’unica persona che mai avrebbe pensato di incontrare: sua sorella.
Kikyo era in piedi, con le valigie in mano, di fronte a sua zia, la quale l’abbracciava affettuosa.
Fu proprio Kikyo ad accorgersi della presenza di Kagome.

 -Ciao, Kagome. Non ci vediamo da tanto!-

Buonasera a tutti voi lettori. Sì, lo so: ho aggiornato tardissimo. A mia discolpa posso dire di aver passato un periodo piuttosto incasinato, a causa del lavoro soprattutto. Inoltre devo aggiungere anche la mancanza di ispirazione, o meglio, la trama è abbastanza delineata ma non sono soddisfatta della mia scrittura. Ho una sorta di blocco dello scrittore, ma mi sono fatta forza e ho tirato fuori qualcosa. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, nonostante tutto. Abbiamo avuto modo di conoscere un altro personaggio: Kikyo. E vi assicuro che porterà non poco scompiglio all'interno della trama.

Credo che nei prossimi capitoli velocizzerò un po' gli avvenimenti, in modo da potermi soffermare su una Rin sedicenne, dopotutto ora è ancora una ragazzina di quttordici anni e non ce la vedo proprio relazionarsi con Sesshomaru in maniera più da "amante", per ora si tratta solo di una ragazzina con una sorta di cotta nei confronti di una persona molto più grande di lei.

Ringrazio come sempre le persone che commentano i vari capitoli, in particolare Gaudia, ladyathena, Maria76 e Seydna, che ormai considero fedelissime.

Cercherò di aggiornare al più presto.

Al prossimo capitolo!!!

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Sophie Ondine