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Autore: koan_abyss    14/07/2019    2 recensioni
Tom Ludlow, investigatore privato, tende a gettarsi nei suoi casi con tutto se stesso, e quando Maria Butler lo assume per ritrovare il padre scomparso, si sente immediatamente legato alla vicenda. Ma sembra che ci siano anche altri interessi in gioco e Tom si ritrova presto avvolto in più trame e strattonato in più direzioni.
Genere: Angst, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II Capitolo  


Il Maggiore Biggs lasciò il suo ufficio verso le tre e mezza, diretto al suo albergo. Erano d’accordo di sentirsi durante il pomeriggio, dopo l’incontro di James, che sarebbe stato a mezzogiorno.
Una volta rimasto solo, sapendo che non sarebbe più riuscito a dormire, Tom cominciò ad organizzarsi la giornata.
Aveva in programma di visitare l’azienda di trasporti per cui lavorava il padre di Maria Butler, lo scomparso Andy. Controllò nel fascicolo che aveva creato il giorno prima l’indirizzo della società, anche se lo ricordava a memoria.
Maria gli aveva anche consegnato una foto del padre. Nella foto l’uomo era insieme alla figlia e doveva trattarsi di qualche occasione felice, forse la cerimonia di diploma o una festa, perché la ragazza sorrideva in un vestito a fiori delizioso quanto lei. Anche lui era vestito da festa, con un completo a scacchi marrone.
I due non si somigliavano molto: Andrew Butler aveva la carnagione chiara e gli occhi nocciola. Era di media corporatura, con fronte alta e labbra sottili.
Non era particolarmente avvenente: Maria doveva essere il ritratto della madre.
Tom non prevedeva di aver bisogno della foto nella sua visita al capo e ai colleghi di Andy, ma non si poteva mai dire: la infilò nella tasca del soprabito per essere certo di non dimenticarla.
Tergiversò fino alle sei, facendo avanti e indietro davanti alla finestra che affacciava sulla Decima, fumando qualche cicca. Alla fine andò a farsi la doccia. Si fece la barba e si vestì con calma, poi mise su una caffettiera e mentre aspettava il caffè gettò le felci morte dalla saletta d’aspetto. Bevve un tazzone di caffè dietro la scrivania dell’ufficio, sorvegliando le pareti della stanza. Finalmente scese in strada alle sette e cinquantadue e decise di prendere subito un taxi.
Normalmente avrebbe fatto una passeggiata fino davanti al cinema e avrebbe fatto colazione in una tavola calda dall’altro lato della strada, gestita da una burbera signora di mezza età che preparava le migliori frittelle di mele della città e il caffè peggiore dello stato.
Ma quella mattina si sentiva dolorante e rigido, e i quattro piani di scale che aveva già fatto gli bastavano.
Fermò un taxi con un gesto della mano e vi montò, serrando i denti quando la schiena protestò improvvisamente.
“Dove vi porto in questa bella mattinata?” domandò il tassista.
Tom gli diede l’indirizzo.
“Nella zona industriale, eh? Non sembrate il tipo da lavori pesanti,” commentò con piglio indifferente.
“Bisogna sempre fare nuove esperienze.”
Il tassista lo scaricò all’angolo della via desiderata.
La ditta di trasporti era perfettamente riconoscibile: l’ampio parcheggio era pieno per metà e dalla zona di carico si sentiva provenire un bel trambusto. Tom si avvicinò e attraversò il cancello spalancato. Di fianco al portone di una delle rimesse due dipendenti fumavano scambiando qualche battuta.
“Buongiorno. Cerco il proprietario, o chi organizza le consegne,” fece Tom ai due quando fu a portata di voce.
I due rivolsero un’occhiata ai suoi abiti e al suo cappello: “Chi lo cerca?”
Tom cacciò il tesserino: “Forse potete aiutarmi anche voi. Sto cercando Andrew Butler. La figlia mi ha detto che lavora qui.”
I due uomini si scambiarono un’occhiata.
“Anche voi lo cercate? È venuta la polizia solo l’altro ieri,” rispose uno.
“Finisce che ha combinato qualcosa, Andy,” fece invece l’altro, scuotendo la testa.
“La figlia è preoccupata per lui,” corresse Tom. “Voi da quant’è che non lo vedete?”
Il più anziano, che poteva avere quarantacinque o cinquant’anni, difficile giudicare dalla pelle gialla di nicotina, si grattò una guancia: “Sarà da mercoledì scorso, più o meno…sì, mi avevano spedito a Santa Rosa, e quando sono tornato ho incrociato Andy. Sì, mercoledì,” confermò, sporgendo leggermente in fuori il mento, come a sfidare chiunque pensasse di contraddirlo.
Tom ne prese mentalmente nota.
“Voi lo conoscevate bene, Andy?” chiese ancora.
L’uomo si strinse nelle spalle: “Lavorava qui solo da sei o sette mesi. Quanto si può conoscere un uomo, anche avendo il doppio del tempo?”
“Tanto da sapere che giocava d’azzardo, per esempio,” suggerì Tom.
Tirò fuori il pacchetto di sigarette e ne offrì.
L’altro tizio intervenne: “Qualche volta si giocava a poker, con Andy e qualcun altro, giù al ritrovo vicino alla stazione soprelevata. Ma non era niente di che.”
Tom gli chiese l’indirizzo con più precisione.
“Ve la chiesto anche la polizia, per caso?”
“A me nessuno ha chiesto niente, i poliziotti hanno parlato solo con il capo, ma può benissimo averglielo detto anche lui. Ci viene anche lui al ritrovo, di tanto in tanto…”
“Anche se non lo conoscevate intimamente,” cominciò Tom, scoccando un’occhiata all’uomo più vecchio, “vi risulta che avesse debiti? Che giocasse forte da qualche parte?”
Il più vecchio aprì le braccia, come a dire ‘tutto è possibile, io che ne so?’
“Anche se non sembrava un uomo con dei debiti. A me è successo, e credetemi, uno non se ne va in giro tanto tranquillo. È come avere dei pesi attaccati alle suole delle scarpe, che ti tengono a terra. Hai l’impressione che se volessi fare un salto non ti staccheresti dal suolo di un centimetro.”
“Invece Andy se ne andava in giro bel bello? Sereno e cordiale?”
“Beh, più o meno. Non sembrava troppo crucciato, ecco.”
Tom li ringraziò e si fece indicare l’ufficio del capo.
Simon Harrow, il proprietario della ditta, era un tipo che lavorava gomito a gomito con i suoi. Quando Tom si affacciò alla porta del suo ufficio lo trovò con le maniche rimboccate sopra le braccia spesse, intento a distribuire fogli dei turni ad alcuni dei suoi autisti, gesticolando mentre dava istruzioni sul percorso e su come trattare la merce.
“Che cavolo, non sono incudini, non sono mai incudini! Sono arance, per Dio! Trattatele bene!”
Quando la distribuzione dei turni ebbe fine e gli autisti gli furono sfilati davanti lanciando occhiate torve a quello sconosciuto in soprabito, Tom entrò nel piccolo ufficio surriscaldato da quell’assembramento di corpi.
“Signor Harrow? Il mio nome è Tom Ludlow, sono un investigatore privato. Vorrei farle qualche domanda su Andrew Butler,” esordì, con il tesserino già in mano.
Harrow si voltò a guardarlo di scatto, con irritazione: “Proprio voi, mi mancavate stamattina. Ho un autista con un braccio rotto e con quello scansafatiche di Andy fanno due uomini in meno, per me! Che volete sapere?”
“Avete il ruolino delle consegne di Andy?” chiese Tom, svelto.
Meglio fare in fretta e non irritarlo ulteriormente.
“Sì, è qui. Me l’ha chiesto la polizia, l’altro giorno, e ancora non l’ho rimesso a posto.” L’uomo glielo porse di malagrazia.
“Molto obbligato. Posso farne una copia?”
“Tenetevelo. Quando la polizia me l’ha chiesto ne ho fatte fare tre copie dalla mia segretaria.”
Una bella fortuna.
“Ho solo bisogno di farvi un paio di domande, se potete concedermi ancora un minuto.”
Harrow sbuffò: “Purché dopo vi leviate dai piedi più in fretta di un randagio che ha finito di mangiare!”
Tom non colse il significato preciso della similitudine, ma doveva essere perché non sapeva nulla di animali.
“Che voi sappiate, Andy ha dei debiti per gioco d’azzardo? Due dei suoi ragazzi fuori mi hanno detto che ogni tanto giocavano a poker…”
“Che avesse un problema con il gioco è sicuro. A volte arrivava in ritardo con le consegne o non si presentava qui al mattino. E dove poteva essere se non a giocare? Non beveva, me ne ero accertato. Non si possono mandare in giro autisti ubriachi con quei grossi camion. Voglio dormire tranquillo, io. Però anche se gioca troppo, tanto da dimenticare il resto, il lavoro, la figlia, mi sa che vince, quel bastardo.”
Tom si fece attento: “Vince? Si può vincere una volta, o due. I giocatori seriali giocano finché non hanno più niente da perdere…”
“Non so cosa dirvi. So solo che Andy non aveva bisogno di soldi. Nell’ultimo mese abbiamo avuto un sacco di lavoro e gli ho offerto delle consegne extra, pagate quasi il doppio. Ma lui ha rifiutato entrambe le volte. Forse ha vinto una grossa somma e ora, come dite voi, la vuole dilapidare tutta fino all’ultimo centesimo.” Scrollò le spalle.
Tom lo ringraziò, ricevette un grugnito in risposta e lasciò la ditta di trasporti.
Questo sì che era strano: Andy non aveva bisogno di soldi questa volta, a quanto pareva. I risparmi di Maria erano al sicuro.
Ma se Andy non si nascondeva dagli strozzini, da chi si nascondeva?
Non era comunque da escludere, come aveva detto il suo capo, che Andy avesse avuto un colpo di fortuna e fosse rintanato da qualche parte, a farsi cadere gli occhi davanti alle slot machine di un casinò di quart’ordine. O magari il colpo era stato tanto grosso da catapultarlo su una spiaggia tropicale in compagnia di una bella donna, con in mano drink elaborati serviti da camerieri ossequiosi. Ma non era affatto probabile.
E poi, sarebbe sparito senza dire nulla alla figlia? Secondo Maria era un padre presente e dalla foto che la ragazza gli aveva consegnato Tom avrebbe detto che quell’uomo adorava sua figlia.
Stava morendo di fame e non c’era un taxi nel raggio di un chilometro, sembrava. Per fortuna la schiena andava meglio. Non era ancora decrepito.
Pensò di incamminarsi verso la stazione sopraelevata, a un isolato di distanza, dove gli uomini della Quicktrans avevano il loro punto di ritrovo, come buona parte degli operai della zona.
Il posto non era niente male. Era su due piani, probabilmente sopra si trovavano un paio di tavoli verdi e magari un biliardo. Il piano terra, stretto e allungato come un corridoio, era adibito a tavola calda e a quell’ora del mattino, con tutti gli uomini onesti già al lavoro, era quasi deserto. Gli unici clienti erano un vecchio seduto in fondo al locale che faceva colazione con quella che sembrava una pinta di birra scura e due sfaccendati seduti davanti alla vetrata che dava sulla strada.
I due lo fissarono, il vecchio non distolse lo sguardo dalla sua birra.
Tom fece un cenno all’uomo dietro il bancone e si sedette a tre tavolini di distanza dai due sfaccendati, in modo da averli davanti. Aveva l’ubriaco alle spalle, così, ma non se ne preoccupava più di tanto: difficilmente un ubriaco riesce a muoversi senza far rumore.
Quando un cameriere dall’aspetto burbero si avvicinò, Tom ordinò uova e pane tostato con una tazza di caffè.
Osservò il posto attentamente, valutando il cameriere e il cuoco che si affacciò dalla cucina con la sua ordinazione.
Comunque si guardasse, il ritrovo non aveva l’aspetto di una bisca. Ma visto che era lì, meglio aprire la bocca e chiedere. Prima però mangiò di gusto. Non era tipo da saltare la colazione.
Quando smise di sentire quella sgradevole sensazione di vuoto nello stomaco si ritrovò improvvisamente di buon umore. Salutare James l’aveva un po’ buttato giù, ma ora che era sazio gli pareva di avvertire tutti i benefici di una notte di sesso. Finì di sorbire il caffè con uno sguardo soddisfatto.
Si avvicinò al bancone per pagare, appoggiandosi parzialmente a uno sgabello mentre tirava fuori il portafoglio.
“Dalla vostra faccia direi che la colazione vi è proprio piaciuta,” commentò il cameriere prendendo i soldi.
“La migliore della settimana,” confermò Tom, sorridendo.
Poi mostrò il tesserino.
Il cameriere aggrottò la fronte e poi lo fissò facendo un passo indietro, quasi che Tom avesse tirato fuori un mazzo di carte e stesse per esibirsi in qualche gioco di prestigio.
Chiese di Andrew Butler, detto Andy, e il cameriere disse che lo conosceva di vista, più che altro, perché veniva ogni tanto con dei clienti di lunga data.
“I dipendenti della ditta di trasporti?”
Il cameriere confermò. Sì, giocavano a carte, se a soldi non lo sapeva. Sì, Andy non voleva mai smettere, invocava sempre un’ultima mano, ma non aveva mai dato problemi. Non si ubriacava mentre giocava e non dava in escandescenze quando perdeva. Un tipo normale, insomma.
Tom rifletté un attimo, tamburellando le dita sul bancone, poi sorrise al cameriere e aggiunse una mancia ringraziando ancora per l’ottima colazione. Ruotò lo sgabello e saltò giù, attraversando il locale fino alla porta prima che i due sfaccendati vicino alla vetrata finissero di districarsi dal loro tavolino per impicciarsi dei suoi affari perché lui si impicciava dei loro. Passando loro accanto li salutò toccandosi il cappello.
Una volta fuori sostò per trenta secondi sul marciapiede, aspettando di vedere se lo avrebbero seguito fuori. Ma quelli rimasero a fissarlo dalla vetrata, uno alzato per metà, l’altro appoggiato con le mani al tavolino. Poi lentamente tornarono a sedersi. Tom si incamminò verso la stazione.
Quindi la polizia aveva cercato Andy al lavoro, ma aveva parlato solo con il suo capo. Con tutta probabilità si erano limitati a chiedergli da quanto il tipo non si faceva vedere al lavoro e di consegnare il ruolino delle consegne.
Il suo collega diceva di averlo visto mercoledì, e Maria aveva appuntamento con lui il venerdì. Appuntamento che l’uomo aveva mancato, quindi doveva aver preso il volo tra mercoledì notte e giovedì, o venerdì stesso.
Chissà da quando non lo vedeva il suo padrone di casa?

Comprò un biglietto cittadino per la zona est, dove Andy viveva, e in treno studiò l’elenco delle consegne dell’ultimo mese che Harrow gli aveva dato.
Andy era stato fuori due giorni per una consegna a sud della città, a cavallo del 31. Aveva passato la notte di halloween guidando, stando a quanto risultava.
Era stato fuori città un altro paio di volte e aveva girato in lungo e in largo ogni angolo di L.A.
Erano segnati numerosi ritardi, accanto all’orario di rientro e a quello di inizio del suo turno. Il suo capo riteneva che si fermasse da qualche parte a giocare.
Chissà perché non l’aveva licenziato. Forse perché trovare un uomo che non bevesse troppo era difficile. Un giocatore compulsivo era una seccatura, ma almeno Simon Harrow poteva dormire sonni tranquilli.
Scese nel quartiere di Boyle Heights alle dieci e mezza del mattino. Il quartiere era molto popolato e si vedeva parecchia gente in giro rispetto alla zona industriale. Giusto fuori dalla stazione tre ragazzini che avevano saltato la scuola giocavano a colpire una fila di barattoli con delle pietre.
Tom non aveva molta simpatia per i ragazzini. Se un uomo ti fa girare le scatole, gli molli un pugno, ma con i ragazzini bisognava trattenersi…erano solo bambini, alla fine. Uno dei tre fece un pungente commento sul suo aspetto e Tom gli lanciò un’occhiata che avrebbe inchiodato a terra una tigre pronta a balzare. Ma quello si limitò a ridacchiare con i suoi amici.
Andrew Butler abitava in uno squallido residence di tre piani che aveva urgente bisogno di una riverniciata e di una disinfestazione. O di un incendio, se uno era per le misure drastiche.
Tom entrò, cedendo il passo a una massaia con la faccia da bulldog che tuttavia rispose cortesemente al suo saluto.
Il portiere era un tipo basso e sottile, quasi calvo tranne che per due ciuffi di capelli marrone slavato arruffati dietro le orecchie. Leggeva una rivista tendendola stretta come se volesse farle sputare qualcosa e quando Tom richiamò la sua attenzione gli rivolse uno sguardo di profondo disprezzo.
“Che vuole?” chiese accartocciando il suo giornale.
“È lei il padrone di casa?” domandò Tom.
“Sì, sono io. Chi lo vuole sapere?”
Tom mostrò il tesserino.
“Investigatore privato,” lesse l’uomo ad alta voce. “E che diavolo vorrebbe?”
“Parlare di Andrew Butler. Da quanto tempo non si fa vivo?”
“Sono già venuti due agenti della polizia a cercarlo. Lei non è della polizia. Se ne vada all’inferno,” lo apostrofò l’uomo, prima di riprendere la martoriata rivista.
Tom ripose il tesserino facendo spallucce. Se il tipo se le cercava, lui era lì a disposizione.
“È vero, sono solo un investigatore privato. A differenza della polizia, non posso contare sul suo dovere di cittadino di collaborare, quando possibile,” fece con tono suadente, sporgendosi sul bancone della reception. “Ma esattamente come la polizia posso rendere le cose molto difficili, quando qualcuno si rifiuta di rispondermi.” Sfoggiò il suo sorriso più accattivante. “Potrei denunciarla per violazione delle direttive antincendio della città, o per violazione di quelle sanitarie-non importa che sia vero, solo un’insinuazione le costerebbe guai a non finire: quelle ispezioni finiscono sempre per trovare qualcosa non in regola-o potrei limitarmi a prenderti per il collo e scrollarti un po’. Farei molto prima,” concluse con voce dura.
La sua mano si strinse sul bavero dell’uomo, senza tirare.
Non aveva nessuna intenzione di colpirlo, alla fin fine si trattava solo di un maleducato, ma diavolo, quanto lo facevano uscire dai gangheri i maleducati.
L’uomo si scostò da lui e Tom non fece nulla per trattenerlo.
“Che razza di gente violenta che se ne va in giro! Ma cosa è diventata questa città?” si lagnò il portiere.
Tom si raddrizzò: “Ho chiesto gentilmente, ma lei mi ha mandato al diavolo.”
Si sistemò un polsino della camicia.
“E va bene! Che vuole sapere? Andy l’ho visto andare via mercoledì mattina.”
“Era l’orario in cui andava al lavoro?”
L’uomo fece una smorfia: “Forse, che ne so. Era abbastanza presto. L’ho detto agli agenti.”
“Butler aveva qualcosa con sé? Una valigia, un borsone?”
“No, nulla.”
Tom accennò al piano di sopra: “Gli agenti sono saliti a dare un’occhiata?”
“Sì, gli ho aperto io col mio passe-partout. Non ci hanno messo molto. Hanno detto di avvertirli se Butler fosse tornato.”
“Hanno sigillato l’appartamento?” chiese Tom.
Se avessero trovato qualcosa probabilmente l’avrebbero fatto.
“No. Ma mi hanno detto di non far entrare nessuno. Ma se quello non torna io devo svuotare l’appartamento. Non posso permettermi di lasciarlo tanto da affittare!”
Tom meditò se cercare di convincere l’uomo a fargli dare un’occhiata, ma rinunciò. Maria avrebbe potuto chiedere l’autorizzazione a chi si occupava delle indagini- un certo sergente Bayles- e a quel punto lui l’avrebbe accompagnata.
“Avete perso l’affitto?” domandò al portiere.
Quello scosse la testa: “L’affitto è pagato, per questo mese.”
“Butler era mai in ritardo con i pagamenti? Mi hanno detto che era un giocatore.”
“Stava qui da quattro mesi e ha sempre pagato. Lo so che era un giocatore, gli piaceva chiacchierare. Ogni tanto annunciava che andava a tentare la fortuna al Tahiti Bar.”
Tra i locali che aveva nominato Maria il Tahiti Bar non c’era. Quello sì che era un posto promettente.
Salutò cortesemente il portiere, perché ai maleducati bisogna sempre dare il buon esempio, e lasciò l’edificio. Per un meraviglioso colpo di fortuna trovò subito un taxi e si fece portare in ufficio.

Una volta tra le mura del suo rifugio, dato che nessun cliente lo aspettava si diede alle pulizie. Prima le felci morte, ora questo. Avrebbe finito davvero per chiamare un’arredatrice e rifare tutto l’attico.
Una volta soddisfatto pensò di chiamare Maria Butler all’ufficio contabile, prima che uscisse per la pausa pranzo. Rispose una voce femminile leggermente impersonale che gli passò Maria dopo pochi secondi.
“Qui è Tom Ludlow, signorina Butler. Spero di non creare problemi, chiamandovi al lavoro.”
“No, no, signor Ludlow. Sono stata io a darvi il numero, in fin dei conti. Avete delle buone notizie per me?” chiese, con voce speranzosa.
“Desolato di dovervi deludere, non mi è riuscito nessun miracolo, in meno di ventiquattr’ore.”
“Ha ragione, che sciocca che sono. Non avrete avuto il tempo di fare molto…”
“Voi non avete novità? Vostro padre non si è fatto vivo, magari da fuori città?”
Lei disse di no. Tom le raccontò della sua mattinata.
“Vi siete dato molto da fare, signor Ludlow,” commentò lei. “Ve ne sono molto grata.”
“Purtroppo senza grandi risultati. Ma siamo solo all’inizio. A questo proposito, ho un favore da chiedervi. La polizia ha controllato l’appartamento di suo padre a Boyle Heights: potrebbero aver tralasciato qualcosa. A me non è concesso entrarci, ma voi potreste. Dovreste telefonare al sergente Bayles, e domandargli l’autorizzazione ad entrare nell’appartamento. Ditegli che dovete ritirare degli effetti personali, o qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Si occuperà lui di avvisare il padrone di casa.”
Meglio giocare secondo le regole. I poliziotti diventano insopportabili quando snobbi la loro procedura.
“Io vi accompagnerei a visitare l’appartamento, ovviamente. Se non vi crea problemi prendere un paio d’ore di permesso dall’ufficio…” continuò.
“Temo che oggi non sarà possibile. Devo dare un minimo di preavviso,” rispose Maria, angosciata.
“Nessun problema. Va benissimo anche domani. Potete chiamare Bayles oggi, così saremo sicuri che per domani sarà tutto a posto.”
Alla fine, Andrew Butler era scomparso da quasi una settimana. Non è che ormai qualche ora in più o in meno facesse molta differenza.
“D’accordo. Prenderò un paio d’ore di permesso a ridosso della pausa per il pranzo, domani, se per voi va bene.”
Tom la ringraziò e le promise che sarebbe passato a prenderla in taxi, alle undici del giorno dopo. Lei gli diede l’indirizzo dello studio contabile e si salutarono.
Tom si abbandonò contro lo schienale della sua poltrona, riflettendo su Andy Butler, l’uomo fuggito dai debiti che non aveva.
Gettò uno sguardo all’orologio che segnava mezzogiorno in punto.
James era sicuramente alle prese con il suo incontro informale. I militari sono gente molto puntuale. Pensare a James lo portò a riflettere sull’assalto al camion che trasportava armamenti. Gli vennero un paio di dubbi e pensò di informarsi meglio sulla faccenda, quando James si fosse fatto vivo.
Aggiornò il dossier del caso Butler e a mezzogiorno e trenta decise di andare a mangiare un boccone.
Prima di uscire tirò fuori il suo abito scuro da sera. Aveva progetti per la nottata.


Note random che ho dimenticato di inserire nel primo capitolo:
La storia è già terminata e non avrebbe senso tirare per le lunghe la pubblicazione, quindi pensavo di postare ogni 4/5 giorni.
Tom Ludlow è il nome del protagonista del film 'La notte non aspetta' che (stranamente) adoro. Dev'essere per via di Keanu Reeves.
Comunque, moltissimi nomi sono scippati da libri/film/fumetti, qualcuno per citazione, qualcuno perchè non mi veniva in mente altro e per non bloccarmi ho usato quello che avevo sotto gli occhi al momento della scrittura. Non credo avrebbe senso cambiarli ora...Se cogliete le citazioni fatemelo sapere!
La lunghezza dei capitoli non è molto omogenea, ma di mostruosamente lunghi come il primo ce ne sono solo un paio, credoXD
   
 
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