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Autore: ballerina 89    23/07/2019    2 recensioni
Raccolta di One-Shot dedicata ai nostri capitan Swan. Le storie tratteranno come tema principale scene di vita famigliare che tutti noi vorremmo vedere nella serie ma che purtroppo ci sono state negate. I personaggi che troverete all'interno di questa raccolta sono gli stessi delle mie due opere precedenti ( Happy Begining e l'amore vince ogni cosa). Buona lettura a tutti voi.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV EMMA
L’idea di trascorrere la nostra seconda luna di miele nella foresta incantata, o più precisamente a palazzo, fu senza ombra di dubbio una delle idee migliori avute da mio marito. Ero molto scettica all’inizio, lo conoscevo come le mie tasche e immaginavo che avesse voluto restare in un posto isolato dal mondo e totalmente lontano da tutto e da tutti solamente per un unico scopo: quello di avermi tutta per se. Fortunatamente però dovetti ricredermi. Non fraintendetemi, passammo molto tempo in “isolamento”, se così si può dire, all’interno delle quattro mura della nostra stanza ma oltre a questo avemmo modo anche di visitare e perlustrare la zona. Avevo già avuto modo di visitare qualcosina durante la mia sventura nel mondo dei desideri, ma molte cose per me erano ancora nuove e fu proprio lui, il mio adorato maritino, a farmi da cicerone: essendo stato un pirata di questa terra conosceva molte cose... anche quelle più riservate. Naturalmente i posti non erano proprio in ottime condizioni per via del sortilegio oscuro lanciato da Regina ma comunque fu davvero molto interessante avere una visione più ampia di quella che era stata la vita dei miei genitori, di mio marito e di tutti i miei amici. Vidi il castello di Regina, la residenza estiva dei miei, la casa d’infanzia di mio padre prima che diventasse principe e non per ultimo la tanto odiata taverna dove Killian passava tutto il suo tempo tra alcol e donne quando non era per mare e quando ancora non conosceva me. Ci sarebbe stato molto altro da visitare, il regno era davvero molto grande, ma aimè il tempo a nostra disposizione era terminato e bisognava tornare a casa dai nostri figli o ci avrebbero di sicuro dato per dispersi. Non ci avevano minimamente cercato in quei giorni e la cosa fu assai strana... era un bene o un male? Dovevamo forse preoccuparci? Avremmo trovato ancora una casa al nostro ritorno o i nostri demonietti, a suon di urla e capricci, avevano raso al suolo l’intera Storybrooke? Non era di certo da loro non farsi sentire, in particolar modo dalla piccola Chloe. Era solita chiamarci anche quattro volte al giorno quando la lascivano dormire dai suoi nonni, possibile che non ci avesse minimamente cercato durante tutta quella settimana? Mmmh impossibile, molto probabilmente erano stati i miei, non volendoci disturbare, a dissuaderla dal farlo. “Poverini, di sicuro avevano trascorso una brutta settimana” pensai invece quando mettemmo piede al loft dovetti ricredermi: il silenzio e la tranquillità regnavano sovrani. Non vidi ne le bambine ne mio fratello ma in compenso vidi i miei genitori, abbracciati sul divano, intenti a guardare un film alla tv completamente e totalmente rilassati. Che fosse avvenuto un piccolo miracolo?
  • Li avete forse venduti in cambio di un nuovo televisore? - esoridii facendoli voltare entrambi nella nostra direzione, non si erano minimamente accorti che fossimo tornati. - i bambini dico....- specificai.
  • Emma.... Emma tesoro sei tornataaaaaa! - mia madre saltò letteralmente giù dal divano e venne di corsa a salutarmi - Mi sei mancata tesoroooo! Ciao anche a te Killian - salutò anche lui dandomi modo di poter salutare anche mio padre che nel mentre ci aveva raggiunto. - Credevo sareste arrivati solamente tra qualche ora, se avessi saputo che eravate già in zona vi avrei fatto trovare almeno la cena già pronta! - disse incamminandosi a grandi passi verso la cucina per rimediare.
  • Penso di non voler sentir parlare di cibo per almeno... boh non so.. facciamo tutta la vita?- dissi ironica.
  • Perchèèè?!?!?!?! - solitamente quando un figlio dice di non aver appetito una mamma si preoccupa ma mia madre più che preoccupata sembrò gioire sella cosa. Il tono della sua domanda era tutto fuorché preoccupato. - Hai nausee???? Non è che... - dovevo immaginarlo.... ora era tutto più chiaro, il suo cervello era già andato troppo oltre.
  • No mamma, non è nulla di quello che stai pensando! - si intristì nell’immediato... ma è possibile che a mia madre non bastino tutti i nipoti che ha? Le sembro forse una macchina sforna bambini? - È che abbiamo mangiato come dei maiali.... tutto quello che ci ha lasciato Granny bastava per sfamare un intero esercito. - non stavo esagerando, prima di lasciarci alla nostra luna di miele i miei si erano raccomandati con la cara nonnina di prepararci qualcosa per tutta la settimana per paura che saremmo morti di fame. Granny a quanto pare li aveva presi seriamente in parola e ci preparò non so quante pietanze differenti e tutte rigorosamente in quantità industriali. - Comunque.... parlando d’altro, Regina ha detto che porterà Liam tra poco, dopo cena se non ho capito male, ma le bambine invece? dove sono le mie piccoline? Vi hanno fatto disperare non è vero vero? - domandai conoscendo già la risposta.
  • Sono di sopra a giocare con Neal e sembrerà assurdo dirlo ma no! Sono state degli angioletti Emma. Beh... Leila lo sai già, quella bimba è davvero un Angelo ma anche Chloe non è stata da meno sai?Ha fatto qualche capriccio qua e là solo i primi due giorni ma poi anche lei si è comportata come una vera principessa. - guardai mia madre con fare scettico e lei se ne accorse immediatamente: stavamo parlando della stessa persona? Chloe... mia figlia si era comportata bene per tutto quel tempo senza di noi? - Emma te lo giuro, non te lo sto dicendo per coprirla, si è davvero comportata bene. Ti sembrerà strano, lo è sembrato anche a me, ma è così!
  • Beh... fantastico no? Vuol dire che sta facendo ulteriori progressi la nostra piccolina! - disse Killian entusiasta guardandomi con occhi pieni di felicità. Chloe ultimamente stava facendo giorno dopo giorno un miglioramento dietro l’altro ma mai mi sarei aspettata un cambiamento così radicale.
  • Già, Hopper ha fatto davvero un ottimo lavoro con lei! - risposi felice e incredula a mia volta. A causa della nostra luna di miele ero stata costretta a saltare le ultime tre sedute con il grillo ma la bimba era andata ugualmente nonostante la mia assenza, non volevo che a causa mia perdesse i miglioramenti ottenuti; non vedevo l’ora di parlare con lui al successivo appuntamento per farmi raccontare tutti i progressi avvenuti in quella settimana. Ero talmente euforica nel pensare che forse l’incubo di Chloe fosse finalmente terminato che non mi resi conto di essere stata circondata da un gruppo di bimbetti urlanti!
  • Mamma mamma sei tornata finalmente! Mi sei mancata tanto! - fu Leila la prima ad abbracciarmi seguita a sua volta da suo zio Neal!
  • Era ora Emmy! Non le sopporto più queste due! Sono femmine.... e le femmine sono una noia mortale! - disse facendomi scoppiare a ridere. - Ti prego ti prego ti prego, dimmi che te le riporti a casa tua.
  • Certo che le riporterò a casa ma caro il mio fratellino: adesso la pensi così ma tra quattro o cinque anni non credo che disprezzerai più il genere femminile sai? Ti farai molte amichette e ti piacerà talmente tanto parlare con loro che sarai il primo a cercarle in ogni occasione. - mi guardò con una faccia talmente schifata che non potei far altro che scoppiare a ridere. Avrei dovuto filmare quella scena è fargliela rivedere quando avesse avuto 16 anni. Senza aggiungere altro tornò di sopra e solo in quel momento, vedendolo allontanarsi, notai Chloe seduta sui gradini delle scale che mi fissava in assoluto silenzio. A differenza degli altri due non gioì del nostro ritorno e questo fu molto strano. Se ne stava lì, senza proferire parola, ad osservarci. Che ne era stato di mia figlia? Da scalmanata e pestifera come l’avevo lasciata la ritrovavo obbediente e silenziosa... Mmh.... - Ei tu signorina, non vieni a dare un bacino a mamma e papá? - dissi facendo finta di nulla per vedere la sua reazione. Rimase a guardarmi ancora per qualche secondo ma poi eccola avvicinarsi di corsa. Credevo volesse salutarci così mi abbassai per poterla stringere meglio ma i suoi piani non erano gli stessi. Non appena si avvicinò iniziò a sferrarmi dei pugni all’altezza dell’addome. Non mi fece male ma si vedeva lontano un km che era decisamente arrabbiata. - Ei scimmietta che cosa ti prende è? - le domandai cercando di prenderla tra le braccia. Visto il gesto di poco prima pensavo si sarebbe dimenata pur di farsi mettere a terra ma anche quella volta sbagliai: non appena la sollevai si aggrappò a me e mi strinse forte. - Sei arrabbiata con me? - la buttai li non sapendo cosa pensare e lei annuì senza neanche darmi il tempo di finire la domanda. - Perché sono partita immagino... - annuì ancora. - Mi dispiace amore mio ma mamma e papà avevano bisogno di stare un po’ da soli: lo capisci vero? Tranquilla però, adesso sono qui con te e possiamo giocare insieme per tutto il tempo che vorrai, va bene? - questa volta non mi rispose proprio, si ranocchiò meglio tra le mie braccia e nascose il suo visino nell’incavo del mio collo. Mmh... era arrabbiata con me ma al tempo stesso mi cercava, non aveva senso questa cosa. - Mamma mah.... sei sicura che sia stata una settimana tranquilla? Non è che la veda poi così tanto tranquilla questa signorina. - secondo mia madre era stata un angioletto ma da quel modo di comportarsi a me non sembrava proprio... c’era qualcosa sotto secondo me.
  • Te lo dico io mamma! - mia madre non ebbe modo di rispondermi che prontamente l’altra mia figlia, la nostra piccola bocca della verità umana, intervenne al posto suo. - Chloe ha fatto i capricci non appena siete andati via perché pensava che Liam fosse venuto con voi e nonostante lo abbiamo visto qualche giorno fa con zia Regina non ha cambiato idea. Ha smesso di lamentarsi e di piangere solamente perché nonno le ha regalato dei giocattoli nuovi ma è comunque arrabbiata e lo sai perché lo so? Perché non parla più... - a quell’ultima affermazione mi prese un colpo. Sorvolai sull’argomento giocattoli, nonostante mi fossi raccomandata , sopratutto con mio padre, di non viziarla troppo durante la nostra assenza e guardai mia madre come a chiederle ulteriori spiegazioni. Se fosse stata vera una cosa del genere, se davvero Chloe avesse improvvisamente smesso di parlare, perché mai non aveva chiamato per avvisarmi? E per quale motivo non mi aveva chiamata neppure Hopper?
  • Non è vero che non parla Emma, non preoccuparti. - sorrise mia madre smentendo immediatamente l’affermazione di mia figlia la quale si offese.
  • Io non sono una bugiarda nonna! - esclamò arrabbiata.
  • Lo so che non sei una bugiarda amore, non ho mai detto il contrario...
  • E allora perché hai detto che Chloe parla se non è vero?
  • Perché forse tua sorella non parla con te ma con me ha sempre parlato e non solo i primi giorni: non è vero chloe? - si rivolse direttamente alla diretta interessata la quale annuì immediatamente. - Visto? - la risposta di Chloe, o meglio, il modo in cui rispose non mi convinse poi tanto ma decidi di non dire nulla, infondo perché mai mia madre avrebbe dovuto mentirmi su una cosa del genere?
  • E allora nonna perché adesso non ha parlato? - continuò Leila con aria di sfida. quella sarebbe stata la mia successiva domanda se non mi fossi autoconvinta a non farne altre.
  • Di sicuro è molto stanca, ha giocato con tuo nonno per tutto il pomeriggio, non si è fermata un secondo lo hai visto anche tu. - Lasciai correre nonostante un grande senso di incertezza e una volta pronto ci accomodammo a tavola. Come avevo già accennato ai miei non avevo assolutamente fame ma sarebbe stato comunque scortese lasciarli a tavola da soli quando sapevo che la maggior parte delle cose mia madre le aveva preparate appositamente per noi. Anche in quel momento notai delle cose che non mi piacquero affatto: mia figlia, naturalmente Chloe, scansò il piatto non appena sua nonna glielo mise davanti e quest’ultima, non dandole neanche il tempo di lamentarsi, prontamente iniziò ad elencarle una serie infinita di menù alternativi tutti con lo scopo di farle mangiare qualcosa.
  • Non devi prepararle nulla mamma! Se ha fame mangia quello che c’è. Deve imparare: questo non è mica un ristorante! - dissi come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
  • Ma non lo vuole non vedi? - disse provando ancora una volta a farle mangiare il polpettone che le aveva messo davanti senza nessun successo.
  • Se non lo vuole amen, non morirà di certo di fame se per una volta salta la cena! Ha mangiato oggi a pranzo? - domandai.
  • Ha mangiato il formaggio grigliato di Granny mamma! Nonna glielo fa mangiare di continuo: a pranzo e a cena, è l’unica cosa che Chloe ultimamente mangia! - ancora una volta fu Leila a parlare.
  • Come scusa? - dissi chiedendo direttamente a mia madre - le fai mangiare quelle schifezze di continuo? Ma sul serio?
  • Solo qualche volta... io... - la guardai brutto, sapevo che stava mentendo spudoratamente. - E va bene tutti i giorni ok? Lo confesso! Ma solo perché non vuole mangiare nient’altro! Non so il perché ma non vuole mangiare niente di quello che le cucino.
  • Hai pensato che potrebbe essere un banalissimo capriccio mia cara mammina? - scossi la testa rassegnata. Mia madre non avrà cresciuto me ma ha avuto comunque modo di fare esperienza con i bambini attraverso Neal, com’è possibile che non abbia capito nulla sull’argomento capricci?
  • Capricci o no non potevo mica lasciarla digiuna per tutti questi giorni Emma!!!!
  • Digiuna adesso... non esagerare. Se le veniva fame si sarebbe mangiata anche i mobili di questa casa puoi credimi. - alla mia cucciolina scappò una risata a quell’affermazione e questo mi diede l’assoluta certezza che il suo era solamente un capriccio e per tanto non andava assecondato. - visto? Se la ride anche lei mamma! - sospirai rassegnata - Non farti abbindolare ogni volta dal suo bel faccino. È una streghetta quando ci si mette questa qui! - dissi per poi rivolgermi direttamente a lei - Allora Chloe dimmi: lo vuoi mangiare il polpettone che ha preparato la nonna? - scosse la testa talmente forte e ripetutamente che temevo quasi le si sarebbe staccata dal collo. - ok ok ok ho capito! Vogliamo andare a fare le ninne allora? Ti racconto una bella favola... che dici: ti va? - annuì. Di solito sarebbe scattata in piedi e sarebbe corsa in camera a scegliere il libro da leggere ma quella sera se ne restò seduta sulla sua sediolina ad aspettare che l’andassi a prendere io. Non volle darmi neanche la manina, voleva stare in braccio, cosa che ormai credevo fosse riuscita a superare. Anche in quell’occasione chiusi un occhio: ero mancata per un’intera settimana e in più, a detta di mia madre, era molto stanca... non mi andava di farla stranire più del dovuto. Di sicuro le cose sarebbero migliorare il mattino seguente. Sì certo... Non appena l’indomani andai a svegliarla la trovai già in piedi che giocava con le sue barbie. Erano solamente le otto del mattino, chloe a quell’ora dorme ancora come un ghiro, ci vogliono le cannonate ogni mattina per svegliarla, come era possibile che fosse già in piedi? Era un mistero ma il mistero più grande fu capire dove fossero finite tutte le coperte che fino al giorno precedente erano ben sistemate nel suo lettino. Quando entrai nella sua stanza la prima cosa che notai fu proprio il suo letto privo di ogni coperta, vi era solamente il materasso.
  • Amore ma già sveglia sei? Che cosa stai combinando è ? - chiesi avvicinandomi a lei per poi darle un bacino sulla sua guanciotta paffuta. Come la sera pretendete non mi rispose a parole ma in compenso mi mostrò le sue barbie. - stai giocando vedo... - me ne diede una per giocare con lei. L’accontentai per qualche minuto dopodiché, visto che ero troppo curiosa di capire che fine avesse fatto fare alle lenzuola, perché ero sicura che fosse stata lei a farle sparire, provai a farle l’ennesima domanda. - Amore ma le copertine del tuo lettino che fine hanno fatto? - guardò prima il letto dopodiché tornando a prestare attenzione alle sue barbie... non mi calcolò minimamente tanto che fui costretta a riformulare la domanda. - Chloe sto parlando con te! Dove sono le copertine del tuo lettino? - mi rispose, senza neanche incrociare il mio sguardo, semplicemente scrollando le spalle. - Non lo sai? - rispose di no con la testa. - E come hai dormito questa notte? - la probabilità che era stata lei eri sempre più alta, ma perché avrebbe dovuto farlo? Una volta accadde una cosa simile ma con i suoi vestitini e il motivo era perché usciva di nascosto per incontrare il suo amichetto di giochi Erik... che lo avesse fatto di nuovo? Era inutile chiederlo, le sue risposte si riducevano tutte a dei si, no e forse detti con il linguaggio del corpo. C’era qualcosa che non tornava, non poteva di certo essere stanca di prima mattina, dovevo trovare il modo di farla parlare o di capire cosa accidenti stava succedendo attraverso vie traverse. Cercai di arruffianarmela portandola a fare un giro al parco giochi e successivamente portandola a prendere un bel gelato nonostante l’orario, erano le 11:30, non fosse proprio dei migliori. Accetto l’offerta con gran sorriso e dopo aver scelto una super coppa gelato, rigorosamente al cioccolato, si mise seduta ad un tavolo ad aspettare che il suo ordine arrivasse. Provai a chiacchierare del più e del meno, le raccontai sotto forma di favola il viaggio di nozze avvenuto con il suo papà, rimarcando molto volete il fatto che fossimo soli e che non c’era Liam con noi ed in fine provai a farle delle domandine ma senza alcun successo. Ascoltava attentamente tutto quello che le dicevo ma la sua vocetta squillante che tanto amavo non riusciva ad uscire dalle sue labbra. Ormai non vi erano più dubbi, c’era qualcosa che non andava... ma cosa? Possibile che fosse semplicemente arrabbiata con me e suo padre? Forse, ma non era tutto, c’era dell’altro me lo sentivo. Dovevo andare a fondo a quella questione ma non sapevo minimamente cosa fare, fortunatamente neanche a farlo a posta una voce a me amica venne involontariamente in mio soccorso.
  • Ma guarda guarda chi abbiamo qui! La mia compagna di chiacchiere preferita! - disse Hopper andando a salutare per prima Chloe - ciao anche a te Emma. Ti stavo giusto per chiamare sai? - mi disse con il suo solito sorriso. Come fa quell’uomo ad essere sempre così allegro io ancora non riesco a capirlo.
  • Ah si? - chiesi meravigliata - Che coincidenza, anche io avevo necessità di parlare con te! - dissi indicando la bambina senza farmi vedere da lei - è un po’ strana... temo ci sia qualcosa che non va! - dissi andando a parlare a qualche metro di distanza da lei. - Non è che per caso hai notato qualcosa in questa settimana che possa spiegare il suo comportamento? - lo vidi sbarrare gli occhi a quella domanda.
  • Questa settimana? - ripetè alquanto spiazzato.
  • Si perché che c’è? Ho forse detto qualcosa sbagliato? - non mi sembrava di aver fatto una domanda così assurda.
  • Beh... io sarei davvero felice di poterti dire qualcosa riguardante la bambina ma vedi Emma... in questa settimana io non ho visto per niente tua figlia! - co... cosa? - Mi è sembrato strano lo ammetto, di solito tu avvisi sempre se è insorto un contrattempo, ma con il matrimonio e tutto ho pensato che forse ti era passato di mente. Se mi stai chiedendo come l’ho vista in questi giorni significa invece che non sei al corrente delle sue assenze.
  • Già... - dissi passando dallo stupore ad un senso di rabbia. Avevo detto a mia madre di leggere attentamente tutto ciò che le avevo lasciato scritto sulla lavagnetta in cucina e lei cosa fa? Ignora tutte le mie direttive facendo saltare a mia figlia le sue sedute dallo psicologo? Non so quanto le conveniva farsi trovare a casa al mio ritorno.
  • Emh... Emma... ti sto vedendo abbastanza alterata: che ne dici di lasciare cadere questo argomento e parlare invece di cosa hai notato di strano in Chloe? - seguii il consiglio del grillo e lasciai cadere momentaneamente l’argomento per dedicarmi a mia figlia... una cosa era certa però: avrei ripreso l’argomento una volta tornata al loft. Elencai ad Archie tutto ciò che avevo notato di strano in Chloe e lui senza prendere appuntamenti a lungo termine mi propose di andarci a sedere al tavolo insieme alla bambina e di parlare tra di noi del più e del meno: voleva vedere come si comportava. Parlammo che a breve avrei dovuto riprendere a lavorare, che le ferie purtroppo erano finite e come se non lo avessi già raccontato diecimila volte mi chiese di parlare del viaggio di nozze. Anche questa volta uscì fuori il nome di Liam e ancora una volta ribadii che non era venuto con noi. In tutto questo dialogare Chloe rimase impassibile. Smise per qualche secondo di dedicare attenzioni al suo gelato solamente quando nominammo suo fratello, per il resto non ci calcolò di pezzo. Una volta pagato il conto uscimmo dal locale, misi Chloe in macchina e mi intrattenni con Hopper ancora qualche minuto.
  • Allora: che ne pensi? Ho ragione a dire che è strana?
  • Non è che è strana... è solo che si è rinchiusa ancora una volta nel suo mondo. - disse pugnalandomi dritta al cuore.
  • Ma come... e tutti i progressi fatti fino ad ora? - ve lo giuro... se a causa di quelle assenze dal terapeuta mia figlia era regredita in maniera drastica avrei seriamente fatto un macello. Mi ero spaccata la schiena per aiutarla, per capire dove fosse il problema e adesso che eravamo arrivati quasi ad un passo dal risolvere il tutto, ecco che bisognava forse riniziare da capo.
  • Non è detto che sia regredita del tutto Emma, ho bisogno di vederla in studio per capire meglio. Stai tranquilla però, da quello che mi hai detto mi pare di aver capito che per ora hai notato in lei solamente un mutismo giusto? Non ci sono altri sintomi.
  • E ti pare poco Archie?
  • No ma se ben ricordi in passato oltre al mutismo c’erano anche altri fattori assai più gravi. Capricci che sfociavano in pianti isterici, nervosismo e aggressività verso il suo fratellino e non per ultimo faceva continuamente pipì a letto.... - la lista era infinita lo ricordavo bene. - Senti... sei preoccupata lo so, si vede chiaramente, ma non è detto che sia una cosa grave. - ero più che preoccupata a dire la verità e per essere totalmente onesti devo dire che non ero assolutamente convinta delle sue parole. lui, come al solito, capì immediatamente i miei pensieri e cerco in tutti i modi possibili di tranquillizzarmi. - La mia segretaria molto probabilmente mi ucciderà quando verrà a sapere che le ho modificato tutti gli appuntamenti che aveva preso con gli altri pazienti, ma portamela in studio domani verso le 16:00 che provo a sondare un po’ il terreno ok? - annuii - fino ad allora però non fasciarti la testa! Di sicuro è una cosa facilmente risolvibile.
  • Tu dici? - ormai ero entrata nel pieno della mia paranoia.
  • Magari hai ragione tu, potrebbe essere qualcosa di più grave, ma magari ho ragione io ed è semplicemente offesa per essere rimasta a casa durante la tua luna di miele. Non ci pensare adesso ok? - mi sorrise. - A domani Emma.
Avrei avuto altre milioni di domande da fargli ma mi limitai a salutarlo e a lasciarlo andare. Avrei parlato con lui, in un luogo decisamente più consono, il giorno seguente e chissà, magari con un pizzico di fortuna avremmo risolto questa rognosa situazione.
Vedendo l’ora mi resi conto che eravamo decisamente in ritardo. Dovevamo raggiungere gli altri al loft alle 12:30 ed erano già le 12:55. Molto probabilmente Regina mi stava già mentalmente maledicendo per via di quel ritardo ma aimè avrebbe dovuto aspettare ancora un po’. Prima di andare da loro dovevo passare a prendere una cosa a casa che proprio lei stessa mi aveva gentilmente chiesto di passare a prendere. Lasciai momentaneamente mia figlia in casa, non mi andava di lasciarla in macchina visto il troppo caldo di quel giorno e a passo svelto mi avviai verso il capanno. Dovevo solamente prendere delle pozioni, mi ci sarebbero voluti solamente cinque minuti, ma proprio quando voltai l’angolo trovai davanti ai miei occhi la seconda sorpresa della giornata. Nello spiazzo di giardino che vi era tra casa e il capanno appariva in tutto il suo splendore una specie di mini parco giochi formato da una doppia altalena, uno scivolo e una mini arrampica. Quello doveva essere il regalo speciale per Chloe fatto da mio padre per farla stare buona. Ma come gli era venuto in mente di comprarle quel coso? Non bastava una bambola se proprio voleva comprarle qualcosa? Ha solo 4 anni, avrebbe sicuro smesso di piangere anche con qualcosa di meno impegnativo. Alzai gli occhi al cielo e evitai di arrabbiarmi più di quello che già ero, e senza pensare ulteriormente mi diressi verso il capanno per prendere tutto ciò che mi occorreva. Feci più in fretta che potevo e una volta aver chiuso tutto il necessario in un baule, chiusi il capanno e tornai indietro. Non ebbi il tempo di fare neanche cinque metri che venni colpita in pieno da uno sgradevole odore. “ma che accidenti è questa puzza?” pensai guardandomi intorno per capire da dove provenisse. Si era da poco alzato il vento e di sicuro era lui che aveva portato il cattivo odore. Feci qualche passo in avanti sperando che il naso si abituasse ma la situazione sembrava peggiorare sempre di più: l’odore non svaniva anzi... persisteva e si faceva sempre più intenso. Sembrava provenire da vicino ma ad eccezione di casa mia non vi erano altre strutture nel raggio di 5 km. Feci un giro di perlustrazione e come un cane da tartufo seguii la scia ritrovandomi qualche minuto dopo davanti la porta del mio garage. Non vi erano dubbi: quel cattivo odore proveniva da lì. Che avessi dimenticato di togliere la spazzatura? Probabile. Presi le chiavi dalla tasca posteriore ed aprii per accettarmi della cosa: quello che mi ritrovai davanti mi lasciò totalmente senza parole. In quel capanno ci saranno state come minimo una dozzina di lenzuolini, rigorosamente uno sopra l’altro e tutti rigorosamente da bambina. Non fu difficile per me capire a chi appartenessero sopratutto perché i due più in cima erano quelli che Chloe aveva utilizzato proprio la sera precedente, quelli che misteriosamente quella stessa mattina erano magicamente spariti. Mi avvicinai e li esaminai uno per uno: erano tutti macchiati. Ora non era più così difficile capire cosa l’avesse spinta a farli sparire: aveva nuovamente preso a fare la pipì a letto. Cavolo! proprio non ci voleva... purtroppo quello è un chiaro sintomo che sta ad indicare che un bambino ha delle serie difficoltà. Non potevo crederci... ci trovavamo ancora una volta a fronteggiare con quel problema è a quanto pare la cosa sembrava essere anche peggiore rispetto al passato in quanto la bambina, a differenza delle volte precedenti, aveva iniziato anche a nasconderci la cosa. Non so esattamente se venni colpita prima dallo Sconforto e poi dalla rabbia o cosa, so solo che dovetti trattenermi ancora qualche minuto prima di poter spaccare qualcosa in quanto sentii un singhiozzare alle mie spalle. Era Chloe la quale venendomi a cercare vide che avevo scoperto il suo piccolo nascondiglio. Non era assolutamente colpa sua, non ero minimamente arrabbiata con lei eppure il suo sguardo mi fece capire che lei pensava il contrario. Aveva la testa bassa e solo i suoi occhioni azzurri erano rivolti nella mia direzione. Sembrava quasi mi stesse chiedendo scusa con lo sguardo. Mi si lacerò il cuore nel vederla così triste e spaventata e non potei far altro che avvicinarmi a lei e stringerla tra le mie braccia sussurrandole parole di conforto.
  • Stellina mia non fare così, non è successo nulla sai? Sono cose che capitano... - esordii facendola piangere ancora di più. Non credeva alle mie parole e questo mi fece male. Una madre dovrebbe saper confortare la propria figlia in ogni situazione giusto? Beh a quanto pare io non ne ero in grado. - guardami un secondino per favore.... ehi Chloe, guardami ti prego! - riuscii finalmente ad ottenere la sua attenzione. - Non devi piangere sai? Non hai fatto nulla di male e io non sono minimamente arrabbiata con te! - le sorrisi sperando di riuscire a confortarla un pochino. - c’è qualcosa che ti turba stellina? Qualcuno ti ha detto o fatto qualcosa che ti ha fatto soffrire? - tornò ad puntare lo sguardo sulle sue scarpine. - Ti sei spaventata perché non hai visto ne me ne il papà per tanti giorni? Hai avuto paura che fossimo andati via e ti avessimo lasciata qui? Leila ti ha fatto qualche dispetto? La nonna o il nonno hanno detto qualcosa di sbagliato forse? - le feci non so quante domande ma solo ad una il suo sguardo catturò il mio. Non appena pronunciai l’ultima domanda i suoi occhi andarono immediatamente a cercare i miei come a indicarmi di aver centrato il bersaglio. Di male in peggio... qualcuno aveva turbato la sua serenità e quel qualcuno erano proprio i miei genitori. Non ci vidi più... la mia rabbia esplose in un solo colpo: “adesso basta” pensai... “quando è troppo è troppo”. Non solo avevano in qualche modo manomesso gli equilibri di mia figlia ma avevano anche fatto finta, davanti ai miei occhi, che tutto andasse bene. Mi fidavo di loro... mi fidavo a tal punto da affidargli il mio bene più prezioso, i miei figli, solo adesso capivo quanto fossi stata stupida. Con la bambina in braccio provai a raggiungere la macchina ma proprio davanti il cancello di casa trovai mio marito ad aspettarmi.
  • Vi ho cercate dappertutto, si può sapere cosa accidenti state facendo qui? Sono più di quaranta minuti che vi stiamo aspettando! Ti ho addirittura chiamato ma non mi hai risposto. - aveva ancora il fiato corto, era evidente che avesse corso fin qui. Si era spaventato povero amore ma quello non era proprio il momento di dare spiegazioni, avevo urgenza di andare a spaccare la faccia ai miei. - Amore mi sono preocc.... ma che hai? Perché hai quella faccia? È forse successo qualcosa? - Solamente una volta essersi tranquillizzato riuscì a leggere la rabbia nel mio viso.
  • Non è ancora successo nulla, ma tranquillo sta per succedere! - Dalla preoccupazione che ci fosse successo qualcosa di brutto passò direttamente alla preoccupazione che io potessi fare qualcosa di brutto. Ero nera in viso e pronta a compiere una strage. Lo scansai con poca delicatezza e tentai di raggiungere il maggiolino. Mi fermò.
  • Aspetta, aspetta! - mi disse parandomisi davanti - Dove stai andando è? Che è successo? Perché sei così sconvolta? - domande, domande... solo domande! Non avevo tempo per le domande.
  • Vado a distruggere la famigliola azzurra! - risposi facendogli capire che erano i miei i fautori di quel qualcosa che mi aveva mandata fuori di testa.
  • Aspetta Emma, aspetta! Respira ok? Rilassati un attimo e spiegami che cosa è successo! Non sei in te e stai spaventando anche la bambina.
  • Non sono io che la sto spaventando ma i tuoi suoceri e ora se vuoi scusarmi....
  • No aspetta!
  • ANCORA KILLIANNNNN!!!!!! NON HO TEMPO ADESSO OK? SCANSATI E LASCIAMI ANDARE! - urlai talmente forte che questa volta spaventai sul serio anche Chloe la quale di mise a piangere. Killian vedendomi completamente fuori di me tentò di prendere con se la bambina ma la piccola non appena lui provò a togliermela dalle braccia strinse ancora più forte la presa sul mio corpo. Non voleva lasciarmi andare.
  • Dammi la bambina Emma! - scossi la testa, l’avevo lasciata per una settimana in mani sbagliate adesso, anche se mi fidavo ciecamente di Killian, non volevo più separarmi da lei. - Sei fuori di te lo capisci vero? - mi domandò guardandomi con espressione seria ma al tempo stesso preoccupata. - se vuoi fare qualche cazzata accomodati pure ma mia figlia resta qui! - non mi avrebbe mai lasciata andare se non gli avessi consegnato Chloe così, anche se la piccola non era assolutamente intenzionata a lasciarmi, l’affidai alle cure di suo padre, il quale era ancora all’oscuro di tutto e dando gas al mio inseparabile maggiolino raggiunsi in tempo di record il loft dei miei genitori. Non bussai né tantomeno li avvisai che ero arrivata: con un colpo di magia spalancai la porta d’ingresso facendo sobbalzare tutti i presenti.
  • Emma tesoro ci hai... - esordi mio padre non avendo neanche il tempo di terminare la frase.
  • Regina porta i bambini a comprare un gelato per favore, ho bisogno di restare sola con questi due... - il tono della mia voce non ammetteva repliche e alla mia amica bastò mezzo sguardo per capire che quello che stava per accadere non era niente di buono. Prese i miei figli e portò anche mio fratello con loro. non appena si chiusero la porta alle spalle ecco che iniziai a sputare tutto il veleno che avevo in corpo prendendomela inizialmente con mia madre. Mio padre, dovendomi sostituire a lavoro in quei giorni era stato poche volte a contatto con i miei figli, a parte il piccolo parco giochi in miniatura che si trovava nel giardino di casa mia non avevo nulla da rimproverargli.
  • Con che coraggio... con che coraggio hai osato accogliermi in casa con quella faccia d’angelo quando invece non avresti dovuto fare altro che infilare quella testa sotto la sabbia?
  • Emma mah....
  • TACIIII! Non sei nella condizione adatta per parlare! - avevo il cuore a mille, ero agita e più pensavo a cosa dovevo dirle è più mi agitavo. - Una cosa ti avevo chiesto di fare... UNA! - sbattei le mani sul tavolo facendoli sobbalzare ancora.
  • Emma non... non capisco di cosa tu stia parlando se solo...
  • Non capisci di cosa sto parlando... NON CAPISCI DI COSA STO PARLANDO? Bene! Ti illumino allora visto che il tuo cervello a quanto pare è talmente di strette vedute che neanche riesci ad accorgerti di quello che succede sotto il tuo naso. Vuoi sapere cosa succede? Beh... Succede che hai fatto un gran casino! Mia figlia, tua nipote... sangue del mio e del tuo sangue, in una sola settimana che l’ho lasciata qui con te è regredita in maniera drastica! - sembrò cadere dalle nuvole. Rimase a fissarmi come a volermi dire “ma sei seria?” Incredibile, faceva anche la finta tonta? - Non guardarmi così... non mi incanti. sai qual è la cosa che più di tutte mi fa rabbia? Il fatto che tu non abbia avuto le palle di alzare quel maledetto telefono e chiamarmi. È mia figlia... MIA FIGLIA DANNAZIONE! MA CHE TI DICE IL CERVELLO È? Dovevi avvisarmi al primo segnale di regressione, non aspettare che io me ne accorgessi da sola. Cosa speravi è? che fossi talmente accecata dal romanticismo a causa della luna di miele da non accorgermi che mia figlia stesse soffrendo? Mi sono accorta che qualcosa non andava neanche dopo dieci minuti aver messo piede qui dentro... COME È POSSIBILE CHE TU NON ABBIA AVUTO IL BUON SENSO DI DIRMELO PRIMAAAAA??????? Tze... è imperdonabile lo sai?
  • Emma ma cosa dici è? Non ti ho chiamato perché non è successo nulla per cui chiamarti. Perché disturbarti se qui procedeva tutto nel migliore dei modi? Chloe è stata benissimo per tutta la settima posso garantirtelo! Ti pare che non ti avrei avvisato altrimenti?
  • se consideri stare benissimo una bambina che non parla più!
  • Ancora con questa storia? Che c’è, adesso quello che dice Leila è legge e quello che dico io non conta nulla? - sembrava offesa. - Sono una donna matura Emma, non verrei mai a raccontarti frottole! Se mi fossi accorta che Chloe avesse smesso di comunicare pensi che avrei fatto finta di nulla??? Ma per piacere... saresti stata la prima ad essere informata
  • Ah si? E allora dimmi: di cosa avete parlato tu e la mia piccolina in questi giorni è? Se dici che non hai avuto problemi a comunicare con lei avrete pur parlato di qualcosa no? - la vidi iniziare a scavare nel passato convinta di trovare qualcosa che provasse la sua innocenza ma come avevo immaginato non trovò risposta, l’unica che mi diede mi fece arrabbiare ancora più di quanto già non fossi.
  • Beh le ho chiesto se aveva fame, se voleva risposare o giocare... insomma, ho cercato di capire cosa preferisse fare.
  • Tutte domande a cui poteva risponderti con un si o con un no insomma....
  • beh... - che stesse prendendo atto della cosa? - ma questo comunque non significa che... - no... non stava prendendo atto di nulla. La interruppi, non mi interessava minimamente conoscere le sue motivazioni.
  • Tralasciando il fattore comunicazione, cosa mi dici del resto? Non hai mai notato nulla la mattina quando andavi a svegliarla? A proposito: Sei almeno mai andata a svegliarla? - credetemi a questo punto il dubbio mi sfiorava.
  • Emma stai esagerando adesso... - intervenne mio padre difendendo la sua amata. - Ma come puoi trattarla così! tua madre non...
  • Nessuno sta parlando con te - risposi senza neanche guardarlo in faccia - Allora... dicevamo? Ah si... Hai notato o no qualcosa di strano?
  • Non mi risulta... era solo più mattiniera del solito, tutto qua. Non ci ho visto nulla di preoccupante in questo!
  • Mmh... e dimmi: non hai mai avuto problemi neanche a rifarle il letto? - capi immediatamente a cosa mi stessi riferendo.
  • Parli delle coperte? - sorrise - Anche con te lo fa? Ma che bricconcella che è! Per tutta la settimana si è divertita a farmi i dispetti e a nascondermi le lenzuola - non so chi mi stesse dando la forza di non prenderla seriamente a schiaffi! Ma seriamente pensava che la bambina scherzasse?
  • Una bambina per sette giorni ti nasconde le lenzuola e tu non fai nulla per capire il motivo???? Ma Seriamente fai?
  • Ma Emma... quella bambina voleva solamente giocare!
  • Giocare... tze ma quale giocare?!?!? Chloe non stava affatto giocando! MIA FIGLIA HA RIPRESO A FARE LA PIPÌ A LETTO MALEDIZIONE !!!!!!! Capisci o no la gravità della cosa? - la vidi pronta a rispondermi ma non gli diedi il tempo che continuai imperterrita con il mio fiume di parole. - E indovina un po’... fino a che non la lasciassi alle tue “amorevoli” cure stava bene quindi...
  • NO, NO NO E ANCORA NOOOOO! ADESSO BASTA! Non puoi accusarmi di questo! - eccola iniziare ad alzare il tono della voce - se fosse vero quello che mi stai dicendo me ne sarei accorta non credi? Avrà fatto sparire anche le lenzuola ma il pigiamino e il materasso erano comunque asciutti! Se avesse fatto seriamente pipì a letto non... - con un gesto della mano materializzai i lenzuolini che erano nel garage nel loft facendo apprendere ai miei genitori la nuda e cruda realtà.
  • Stavo vaneggiando? - dissi con aria di sfida. Le avevo messo davanti una prova schiacciante, non poteva continuare a contraddirmi. - mia figlia ha la magia mamma ecco perché il pigiama era pulito.
  • Può anche essere vero ma non puoi dare di certo la colpa a me! Cosa c’entro io è?
  • Ah non lo so cos’hai fatto, dovresti essere tu a dirmelo non credi???? Era con te non di certo con me!
  • - Io non ho fatto proprio nulla Emma!
  • Oh lo so questo... non l’hai portata neanche da Hopper se proprio dobbiamo essere sinceri!- le lanciai la frecciatina - pensa un po’ quanto posso fidarmi di te. Ti ho detto di seguire attentamente le note che ti avevo lasciato scritte e tu che fai???? Ignori completamente ogni mia singola direttiva? Sapevi che Chloe stesse seguendo un percorso con Archie... per quale assurdo motivo non l’hai portata agli appuntamenti è?????? - non potevo ancora crederci.
  • Ho portato le tue note a casa come mi hai detto ma prima che potessi leggerle tuo fratello le aveva già cancellate per giocare con la lavagnetta... non è colpa mia! Ho comunque chiesto alla bambina e lei mi ha detto che non doveva andare, che non ci stava andando già da qualche tempo.
  • Hai chiesto a Chloe? Hai chiesto seriamente ad una bambina di 4 anni se dovesse andare dallo psicologo? MA DOVE ACCIDENTI VIVI È? Pensi seriamente che Chloe ti avrebbe detto di sì? DOVEVI CHIAMARMI! DOVEVI CHIAMARE ME!!!!! IO SONO SUA MADRE, PERCHÉ ACCIDENTI NON L’HAI FATTO?
  • PERCHÉ NON VOLEVO DISTURBARTI OK? PERCHÉ VOLEVO LASCIARTI VIVERE LA TUA LUNA DI MIELE SENZA INTERRUZIONI STUPIDE. L’HO FARTO PER TE! PER FARTI STARE IN SANTA PACE CON TUO MARITO. - gridò con quanta più voce avesse in corpo.
  • DOVRESTI APPREZZARE NON CRITICARE OGNI MINIMA COSA. NON MI SONO ACCORTA CHE CHLOE AVESSE FATTO PIPÌ A LETTO E ALLORA???? VUOI UCCIDERMI PER QUESTO? ROBA DA PAZZI... NON SOLO TI HO FATTO IL FAVORE DI TENERTI I BAMBINI MI DEVO ANCHE SENTIRE TRATTARE COSÌ? - prese un respiro - SONO DIVENTATA MAMMA PRIMA DI TE MIA CARA EMMA.. NON DEVI DI CERTO VENIRE A FARMI LA LEZIONCINA....
  • Menomale che non sono cresciuta con te allora! A quest’ora sarei già in un centro di recupero per tossicodipendenti. - ve lo giuro, lo dissi senza pensare. mia madre si ammutolì di colpo, l’avevo ferità nell’orgoglio con quella frase e al solo guardarmi le venivano le lacrime agli occhi. Ero stata troppo crudele? Forse... ma poteva avere un’occhio di riguardo maggiore verso sua nipote.
  • Non ti permetto di mancare di rispetto a tua madre in questo modo.- ed eccolo il principe azzurro in sella sul suo cavalla bianco pronto a difendere la sua amata. - e in casa nostra per giunta!
  • Io non manco di rispetto a nessuno, dico solo ciò che penso. Tutte le volte che vi lascio i bambini succede qualcosa di grave: la prima volta Leila è stata rapita, la seconda Chloe ha rischiato seriamente di morire e poi c’è la situazione attuale... dovrei dormire su sette cuscini a saperli con voi e invece devo tramare ogni volta. Faccio prima a lasciarli in casa da soli così almeno, semmai dovesse succedere loro qualcosa, ci sarebbe un motivo effettivo.
  • C’è un’altra soluzione sai? Potresti sempre non partire e guardarti i tuoi figli da sola. - disse con arroganza - Ti è piaciuto aprire le gambe con il tuo amato pirata? Prenditi le conseguenze delle tue azioni adesso e occupati della tua prole. Non siamo le tue bambinaie che per ogni cosa dobbiamo scattare sull’attenti. Sono i tuoi figli, non i nostri. Sei tu che devi badare a loro, non noi. Tua figlia ha un problema? Prenditela con te stessa non con tua madre! Tze.. roba da pazzi! Si è fatta in quattro quella povera donna per gestire tre bambini in questa settimana e tu le sputi tutto questo veleno addosso così... Gratuitamente?
  • Sai che arduo compito occuparsi di tre bambini contemporaneamente.... io lo faccio ogni singolo giorno e non mi pare che mi sia mai lamentata....
  • Non dovresti lamentarti a prescindere visto che li hai messi al mondo tu di tua spontanea volontà e poi anche se fosse ci credo che non ti lamenti, non ne hai il modo! ci siamo sempre noi e Regina a sorreggerti. Vorrei vedere cosa combineresti senza di noi. Di sicuro ti ritroveremo in preda alla disperazione più totale già al secondo giorno.
  • Detto da uno che il massimo che ha fatto per suo figlio è stato abbandonarlo mettendolo in un armadio magico per spedirlo nel Maine ha davvero molta importanza. - eravamo arrivati entrambi ad un punto di non ritorno... ognuno stava cercando di affondare l’altro.
  • Noi almeno lo abbiamo fatto per difendere il tuo futuro tu perché l’hai fatto? - si riferiva ad Henry - Ah già perché era semplicemente il frutto di una notte e via! - sentii il mio cuore fare crack... era arrabbiato lo potevo leggere apertamente nei suoi occhi ma non credevo sarebbe arrivato a tanto. pensava seriamente tutto quello che mi aveva appena buttato addosso?
  • Non ti permetto di parlare di mio figlio in questo modo! Tu non lo sai neanche quello che ho passato in quel periodo, tu non hai la minima idea di quello che è successo e in che situazioni mi sono ritrovata. te ne sei sbattuto di me fin dagli inizi ora non puoi di certo venire a giudicare come è stata la mia vita. I fallimenti che ho avuto sono stati tutta opera vostra. Dove eravate quando avevo bisogno di voi è? E’ facile tornare nella vita di una persona quando questa è ormai adulta... - ci fu qualche minuto di silenzio dopodiché mio padre tornò a parlare.
  • Su una cosa hai ragione... purtroppo non sei crescita con noi. Se lo avessi fatto, se ti avessimo tenuta con noi, non avresti fatto di sicuro tante stronzate. Non ti saresti messa nei guai rubando come una ladruncola da quattro soldi, non ti saresti concessa così, al primo che passava, rimanendo incinta a soli 17 anni, non avresti spostato un pirata e di sicuro non avresti avuto modo di procreare altri 3 figli visti i molteplici impegni che avresti avuto sostenere a palazzo in quanto reale. Come puoi vedere non siamo affatto dei pessimi genitori perché nel caso in cui saresti cresciuta con noi la tua vita sarebbe stata di sicuro migliore! - il mio sguardo cambiò di colpo, da infuriato divenne ferito e mio padre se ne accorse immediatamente tanto da rendersi conto solo in quel momento di aver veramente esagerato con le parole. Questa volta aveva davvero toccato il fondo. Anche io avevo utilizzato parole poco carine bei loro confronti, ma sentirmi dire che la mia vita, la vita che adesso ridendo perfetta, per lui è solamente immondizia mi aveva ferito parecchio. Provò a chiedermi scusa, disse che non intendeva dire tutto quello, che si era espresso male, ma a me poco importava... ormai lo aveva detto e non si poteva più tornare indietro. mi aveva umiliata e l’unica cosa che riuscii a fare fu scappare.
  • Non voglio vedervi mai più! - dissi più arrabbiata che mai e senza dar loro modo di dire altro uscii di corsa da quella casa. Il mio cuore martellava incessantemente, pensai quasi che mi stesse per prendermi un infarto, la testa mi scoppiava e come se non bastasse venni colta da un capogiro che mi fece perdere l’equilibrio e cadere dalle scale. Sentii tutti e dieci i gradini compire bruscamente la mia schiena e solamente dopo aver toccato l’ultimo, di testa, persi i sensi.
Mi risvegliai direttamente in ospedale, in una delle sale visita. Non ero da sola, c’era Regina con me. Mi raccontò di avermi trovata a terra priva di sensi davanti l’entrata principale del palazzo. Credeva fossi morta al primo impatto perché avevo del sangue su un lato sinistro della fronte ma poi fortunatamente si rese conto che stavo respirando e si è affrettata a chiamare un’ ambulanza. Anche mia figlia e mio fratello mi videro in quelle condizioni essendo stati i primi a varcare la soglia, si spaventarono a morte anche loro ma Regina prontamente li allontanò con la magia materializzandoli direttamente a casa dei miei i quali vennero allertati proprio da questi ultimi. Avevo la testa che mi scoppiava e un forte senso di nausea ma nonostante questo non persi tempo e tentai di mettermi almeno seduta.
  • Oiiiii fa piano Swan! Hai preso una bella botta. - disse la mia amica dandomi una mano a tirarmi su. - ma che è successo? Sei scivolata? Come hai fatto a precipitare dalle scale?
  • Non parliamone per favore... - mi limitai a dire facendola incuriosire ancora di più. Fortunatamente non avemmo modo di parlare ancora, Whale e Killian entrarono in stanza interrompendoci. Se Killian era li, e Regina anche allora con chi erano i bambini? Immaginando la risposta Iniziai ad agitarmi, non volevo che stessero con i miei, non dopo tutto quel casino. Feci per mettermi in piedi, volevo andare da loro, ma Killian, non so come, capi esattamente cosa mi passasse per la testa e placcandomi chiese cortesemente a Regina di dare un’occhiata lei ai nostri figli. Le fece anche cenno che le avrebbe spiegato tutto dopo ma quello lo ricollegai solamente più in là, prima non ci feci caso.
  • Allora Emma, stai forse cercando di farti venire un infarto? - esordi Whale una volta che Regina fosse uscita dalla stanza. - a parte la caduta, che gradirei mi spiegassi le dinamiche, sei arrivata qui che avevi praticamente il cuore a mille nonostante la perdita di coscienza e i medicinali per ridurre la tachicardia. È successo qualcosa che ti ha fatto agitare in questo modo o devo iniziare a predisporre una serie di esami per assicurarmi che le tue funzioni cardiache siano nella norma? - non lo avesse mai detto: Killian sobbalzò a quelle parole.
- Potrebbe essere grave?!?! - domandò preoccupato; si era seduto accanto a me e mi teneva stretta tra le sue braccia massaggiandomi i capelli, cosa che sapeva amavo da impazzire. Potevo vederlo nei suoi occhi: era seriamente spaventato.
  • Beh.. dipende. Se non c’è stato nessun fattore esterno che ha causato questo suo battito accelerato allora si, inizierei a preoccuparmi un pochino, ma prima di fasciarci.....
  • Ero molto agitata Whale.. - lo interruppi prima che a mio marito prendesse seriamente un infarto. - tutta la mattina lo sono stata a dire la verità. Poco prima di svenire la cosa è di gran lunga peggiorata quindi credo che il mancamento sia avvenuto proprio a questo.
  • beh è un’ottima notizia, almeno possiamo iniziare ad escludere problemi cardiaci. - sorrise felice che fosse un fatto isolato. - Ti faccio un’ultima domanda e poi ti lascerò riposare: ricordi con precisione quando sei caduta? Eri cosciente o pensi di aver avuto un mancamento e la perdita dei sensi ti ha fatto cadere?
  • Ero cosciente, ho avuto un giramento di testa e ho perso l’equilibrio. Ricordo con precisione tutti i gradini della scalinata... ho preso l’ultimo di testa! - spiegai. - credo di essere svenuta qualche secondo dopo.
  • Ho capito! Non ho altre domande, riposati adesso, domani mattina se ti sentirai bene e i valori saranno tutti nella norma ti manderò a casa. - mi sorrise, salutò Killian con una stretta di mano dopodiché tentò di uscire dalla stanza.
  • Cosa????? Domani mattina? No no no non se ne parla! Io non resto qui, io torno a casa mia oggi stesso! Sto bene! mi sento bene! - mi alzai nonostante Killian cercasse di trattenermi.
  • Emma hai battuto la testa, potresti aver riportato qualche trauma cranico... non è consigliabile uscire.
  • Te lo ripeto Whale: sto bene e voglio tornarmene a casa mia! - ma cosa c’era di così difficile da capire?
  • Lascia che le parli io. - ti pareva che Killian non doveva intromettersi? - Amore ascoltami un secondo: e’ una giornataccia per te lo so, i tuoi mi hanno raccontato cos’è successo prima ma...
  • Hai parlato con i miei? Che ti hanno detto è? No aspetta: non lo voglio sapere... Chissà quante balle ti hanno raccontato e quante cose ti hanno omesso per uscirne puliti... tze...
  • calmati, ti stai nuovamente agitando. Mi hanno detto la verità posso garantirtelo, sarebbe stato da prenderli a calci, sopratutto tuo padre, ma non l’ho fatto perché ho preferito pensare a te. Adesso sono di la, in sala d’aspetto, vorrebbero vederti ma si sentono terribilmente in colpa per quello che è successo, si sentono in parte responsabili...
  • È il minimo sentirsi in colpa! - il mio sguardo tornò ad essere duro. - comunque non voglio vederli... non voglio vederli mai più. Mandali a casa per favore prima che...
  • Non ha importanza adesso di chi sia la colpa, non pensare a loro, pensa a te. La cosa importante adesso è che tu ti rimetta e non puoi di certo farlo a casa. Devi restare qui ok?
  • No no e no! Io qui non ci resto Killian, ci sono i bambini a casa, non voglio lasciarli da soli. Sono io la loro mamma e devono stare con me!
  • Lo dici per via di quello che ti ha detto tuo padre? Emma tesoro non credo che lui inten....
  • Non le considero proprio le sue stronzate... - sbuffai - ho semplicemente deciso, visto che ogni volta che li lascio a qualcuno succede qualcosa, di non lasciarli più in mano sbagliate e al momento, non posso farci nulla, mi fido solo di me stessa!
  • Ma ci sarò io con loro... che c’è adesso non ti fidi neanche più di me? - la sua voce era dolce, comprensiva... non era arrabbiato per le mie parole, stava semplicemente cercando di capire dove fosse il problema.
  • Certo che mi fido di te ma Chloe è di nuovo in bilico e io voglio starle vicino. Domani ha anche l’incontro con Hopper... voglio esserci anche io, non voglio mancare ancora una volta. Se il suo problema fosse davvero dovuto a causa mia? Se si fosse sentita abbandonata per via del nostro viaggio? Io...
  • Mi hai appena detto che non stavi prendendo in considerazione le parole di tuo padre ma a me pare proprio il contrario. Non è colpa tua Se Chloe sta così e tu lo sai! - disse
  • Che centra è solo che... - presi una pausa - senti Killian: ti prometto che se dovessi avere anche solo il minimo sintomo mi farò riportare qui ma siccome penso di sentirmi abbastanza bene vorrei tornare a casa e stare vicino a mia figlia. - gli avevo aperto il mio cuore ora toccava a lui darmi fiducia. Mi guardò attentamente negli occhi: “se fai una stronzata ti ammazzo” queste erano le parole che avrebbe voluto dirmi ma non lo fece... prese un profondo respiro e provò a fidarsi di me.
  • E va bene... se per Whale non ci sono problemi allora io non ti ostacolerò. Ma sappi che non sono minimamente d’accordo.- disse per poi guardare Whale.
  • Ripeto, io sconsiglio ai pazienti che hanno ricevuto dei colpi in testa di lasciare l’ospedale prima delle 24 h ma è anche vero che non posso trattenere un paziente contro la sua volontà, pertanto - tornò a parlare con me - se sei sicura di voler tornare a casa devi firmarmi questo modulo dove dichiari di sollevare l’ospedale da qualsiasi responsabilità riguardante la tua salute. - mi consegnò il modulo che prontamente firmai. Presi le mie cose, mi diedi una sistemata alla meglio dopodiché una volta che mi fui assicurata che i miei fossero tornati a casa, non avevo alcuna voglia di vederli, uscii dalla stanza del pronto soccorso e insieme a mio marito e a i miei figli, i quali mi riempirono di baci non appena li vidi, tornammo anche noi a casa. Secondo Killian avrei dovuto stendermi a letto e riposare ma questo non fu possibile in quanto un piccola bimbetta pestifera venne immediatamente in camera nostra alla ricerca di attenzioni materne. La feci sedere sul letto e giocammo per tutto il pomeriggio con le sue amate barbie fino a quando suo padre non venne a prenderla per metterla al letto. Il giorno seguente si sarebbe dovuta alzare presto, non poteva restare sveglia fino a tardi. Non appena vide Killian corse a nascondersi sotto le coperte, non sembrava intenzionata ad andare nella sua camera e la cosa fu evidente quando Killian, ormai stufo di richiamarla, la prese in braccio portandola di la. La sentii strillare e piangere talmente forte che se non fossi stata sicura al mille per mille che ci fosse mio marito in stanza con lei avrei pensato che qualcuno le stesse facendo del male. Contro ogni volontà di Killian mi alzai dal letto e li raggiunsi, lui non fu molto felice di vedermi li ma al contrario a mia figlia brillarono gli occhi e smise immediatamente di piangere. Era evidente che volesse stare con me.
  • Ci penso io Killian, va a riposare ok? - dissi dandogli un tenero bacio.
  • Dovresti essere tu quella a dover riposare love... non dovresti essere qui. Va di la, ci penso io a questa signorina. - mi lanciò un’occhiata come a dire “non ammetto repliche, fila in camera”, ma proprio mentre mi voltai di spalle per andare via, non volevo che si arrabbiasse anche lui, avevo già discusso con troppe persone, mia figlia riprese a piangere allungando questa volta le manine verso di me. Voleva che restassi lì con lei. Non riuscivo a vederla così sofferente, guardai Killian supplichevole, in fondo non mi sarei di certo stancata ad accudirla, ma lui contrario più che mai a lasciarmi li accarezzando nostra figlia le disse che dovevo riposare e che non potevo restare lì con lei per quella sera. Pensate che quelle parole riuscirono a calmarla? Macchè... le urla credo che le sentirono anche i nostri vicini di casa. Niente da fare, non era assolutamente intenzionata a cedere, fosse stato per lei avrebbe urlato per tutta la notte pur di ottenere il suo scopo. Killian tentò di dissuaderla in ogni modo possibile immaginabile ma senza nessun successo; dopo quaranta minuti abbondanti abbandonò ogni tentativo e andando contro tutti i suoi pensieri la lasciò finalmente alle mie cure facendola finalmente tranquillizzare. La sistemai nel suo lettino senza nessuna difficoltà e come ogni sera le lessi un paio di favole. È solita addormentarsi all’inizio della seconda fiaba ma quella volta, arrivata alla fine della narrazione i suoi occhietti erano ancora belli che aperti. Provai con una terza sperando l’accompagnasse nel mondo dei sogni ma fu lì che notai qualcosa di strano: era davvero molto stanca, le palpebre stentavano a non chiudersi ma nonostante ciò lei si stava sforzando in tutti i modi di restare sveglia. Inizialmente credevo fosse per via della favola, che si stesse sforzando per ascoltarla fino alla fine ma poi mi accorsi che non era la favola che la teneva sveglia ma una paura... da cosa me ne accorsi? Dal fatto che ogni tanto guardava sotto le coperte per “controllare” la situazione. Di cosa aveva paura? Di fare la pipì a letto naturalmente.
Feci finta di nulla inizialmente, volevo provare ad addormentarla senza farle capire che sapevo ma poi, vedendo che la cosa non migliorava, presi in mano la situazione e provai a tastare il terreno.
  • Amore che c’è? Perché non dormi? - naturalmente non mi rispose e di conseguenza dovetti formularle la domanda successiva. - non hai sonno? - mi disse di no - E come mai? Hai fatto il riposino oggi pomeriggio? - ancora una volta una risposta negativa - ti spaventa qualcosa forse? - annuì scostando le coperte e venendo a sistemarsi tra le mie braccia. Ma che cucciolina che è - Ah si... e di cosa amore? Del buio magari? - scosse la testa - no? Allora non so... hai paura di fare un brutto sogno? - naturalmente ci stavo girando attorno, sapevo esattamente quale fosse il problema, ma quando mi rispose scuotendo la testa per l’ennesima volta allora andrai ditta al sodo... non potevano continuare all’infinito. - Allora vediamo un po’: hai forse paura di fare la pipì a letto? - annuì leggermente, fu quasi impercettibile la cosa ma io la vidi ugualmente. - e perché mai amore mio? - nascose il visino tra le sue manine tentando di nascondersi alla meglio. - ti vergogni forse? E perché mai? - la sua risposta non me l’aspettai... indicò se stessa e poi con la manina fece il numero 4. Per la prima volta dopo due giorni aveva comunicato, anche se non a parole, con metodi alternativi dal si e no. - Ti vergogni perché hai quattro anni? Pensi di essere troppo grande per fare la pipì a letto? - rimase a fissarmi come a voler sentire cosa ne pensassi. - non devi preoccuparti per questo amore mio. Non succede nulla se qualche volta capita di fare la pipì a letto... succede a molte persone sai? Anche ai grandi. Non devi sentirti spaventata o vergognartene... è una cosa che si risolverà prestissimo amore mio. - le baciai una guancia e le sorrisi - sei più tranquilla adesso? - annuì - brava bambina... facciamo la nanna ora che ne pensi? Domani dobbiamo alzarci presto! - niente, ancora una volta non me voleva sapere: si ancorò a me ancora più forte e scosse la testa ripetutamente. - ma dai... non succede nulla. Se ti tengo la manina per tutta la notte potrebbe andare bene? - non la vedevo per nulla convinta - Non ti lascio giuro, e quando domani mattina ti sveglierai mi troverai esattamente qui accanto a te. - la presa sul mio collo finalmente si allentò ma rimase comunque tra le mie braccia. Decisi di farla addormentare così, come ai vecchi tempi. La cullai un po’, la sussurrai dolci parole e piano piano finalmente cadde nel mondo dei sogni. La sistemai nel suo lettino e come promesso la tenni per mano fino al mattino seguente. La prima cosa che fece quando si sveglio fu controllare se avesse fatto pipì: la sua faccia si riempì di gioia quando constato che le lenzuola erano ancora asciutte e pulite.
  • Hai visto? Non è successo nulla. - me la spupazzami bene bene dopodiché visto che era ancora presto andammo a preparare una ricca colazione a base di pancake e aspettammo che Killian ci raggiungesse insieme al resto della comitiva per fare colazione tutti insieme prima dell’incontro con Hopper. Solitamente ero io ad accompagnare la bambina alle sedute ma quel giorno, in via del tutto eccezionale, anche Killian avrebbe assistito. Non appena entrammo la bambina andò dritta al cesto dei giochi e senza aspettare che Archie le dicesse qualcosa iniziò a giocare. Per lei quel posto era come l’asilo: faceva i capricci per andarci ma poi si divertiva a giocare e imparare cose nuove. Ci accomodammo sui divanetti ormai famigliari del grillo e iniziammo a parlare delle possibili motivazioni, totalmente ipotetiche, che avevano potuto influenzare in quel modo la piccola. Naturalmente tutto racchiudeva Liam, quello che fino a pochi giorni fa era il problema principale, ma ben presto ci accorgemmo che Liam centrava ben poco in tutta quella situazione. Mentre lei giocava Hopper le chiese di prendere dei pupazzetti che potessero rappresentare la sua famiglia e di portarli li vicino a lui. Ogni pupazzo rappresentava uno di noi e questa volta, cosa che non mi aspettavo minimamente, venne compreso anche Liam all’interno della famiglia. oltre a tutti noi però notai che vi era un pupazzo in più. Hopper andò per esclusione cercando di capire a chi potesse corrispondere quell’oggetto ma tutte le persone a noi care che menzionò vennero scattate dalla bambina. Prince, Robin junior, Gideon, Erik... quel pupazzetto non rappresentava nessuno di loro. Vidi Archie ragionare sul da farsi e poi eccolo pronto con un nuovo piano: consegnò alla bambina dei fogli bianchi e le chiese di disegnare la sua famiglia dividendola in gruppi : su un foglio avrebbe dovuto disegnare i suoi nonni, in uno i suoi zii e non per ultimo le venne chiesto di disegnare la sua famiglia: mamma papà e fratelli. Impiegò un paio d’ore a compiere il suo lavoro precisina com’era e Hopper fu addirittura costretto a spostare alcuni appuntamenti della giornata. Quando consegnò il lavoro fatto per me eravamo ancora da punto a capo, non vedevo nulla in quei disegni, ma ad Archie si aprì uno scenario a noi ancora del tutto sconosciuto. Scartò immediatamente i disegni dei nonni e degli zii e prese subito in considerazione quello della famiglia. Aveva disegnato tutti noi, compreso Prince. La cosa più strana che notai fu uno scarabocchio proprio al centro della mia figura. Per me non era un dettaglio rilevante ma fu prorpio su quel piccolo dettaglio che Hopper si soffermò.
  • Hai fatto davvero un ottimo lavoro Chloe lo sai? Da grande sono sicuro che diventerai un’ottima artista: sei bravissima a disegnare Ma dimmi un po’, in questo disegno, in questo punto qui, ti è scappata la matita per sbaglio? Ti serve una gomma per cancellare?- scosse la testa - no? Quindi questo è un dettaglio che tu hai voluto aggiungere per rendere il disegno ancora più bello? - annuì convinta. Mmmh la cosa iniziava a non piacermi. Lo scarabocchio era su di me... che fosse vero quello che pensavano i miei genitori? Era colpa mia? Stavo per prendere parola quando Hopper, capendo i miei pensieri, mi anticipò mandando Chloe a fare un un’ulteriore disegno. Le chiese di disegnare i suoi fratelli e questa volta di colorare il suo operato.
  • Dimmi la verità! Pensi che sia colpa mia??? Quello scarabocchio era proprio sopra di me... dici che... - domandai preoccupata una volta assicurata che la bambina non potesse sentirci.
  • Penso di avere una piccola idea su cosa possa esserle successo ma prima di esporverla vorrei essere sicuro della mia teoria. - Attesi con finta calma che la piccola terminasse quest’ultimo incarico, ma più aspettavo più l’ansia saliva; avevo paura... paura che avesse qualche problema con me. Hopper visualizzò il suo disegno e iniziò ad analizzarlo con attenzione. Lo vidi guardarmi come a dirmi “Emma che hai combinato?”Mi mancò l’aria, la mia paura più grande di stava avverando.
  • Wow! Ma questo è un capolavoro Chloe! Lo sai che sei diventata brava anche a colorare? - lei annuì tutta orgogliosa. - ti andrebbe di raccontarmi il tuo disegno? - a quelle parole le sparì il sorriso e venne a sedersi tra me e suo padre con l’intento di nascondersi. - ok deduco che non ti vada. Sai cosa possiamo fare? Io provo ad indovinare e tu mi dirai se ci sono andato vicino o meno. Che ne dici: Ci stai? - non aspettò che rispondesse, iniziò direttamente ad interpretare il disegno. - immagino che questo che hai disegnato qui con il libro in mano, sia Henry... - annuì - davvero molto simpatica l’idea di rappresentarlo così sai? Tuo fratello non si è mai separato da quel libro. - le sorrise facendola sciogliere un po’. - queste due principessine bionde accanto a lui credo siate tu e tua sorella Leila e questo piccolo signorino con un peluche verde in mano è il tuo fratellino Liam vero? - anche se con un movimento impercettibile annuí nuovamente. Era la prima volta in assoluto che disegnava suo fratello e se da un lato la cosa mi rendeva enormemente felice dall’altra la mia convinzione prendeva sempre più forma. Per una volta non era colpa di suo fratello. - vedo che hai disegnato anche altro qui sul margine della pagina. Posso provare ad indovinare anche questo? - inizialmente non disse nulla poi mentre Archie stava per aprire bocca corse verso di lui e gli mise una manina sulle labbra per non farlo parlare. - non vuoi? - il suo sguardo parlava per lei - va bene... te lo dico all’orecchio allorA. - non so cosa le disse so solo che la bimba annuì dopodiché, sempre su consiglio di Hopper, si allontanò dai divanetti dove eravamo seduti e si mise nuovamente a giocare. Avevo intuito che il grillo volesse parlare con noi in tutta tranquillità ma non mi aspettavo che mi avrebbe detto quello che invece mi disse qualche minuto dopo...
  • Emma.... io non... cioè se me lo avessi detto prima magari l’avrei preparata meglio, io adesso non so quanto tempo ci vorrà. - ma che stava dicendo. A parte il fatto che mia figlia era tornata a non parlare di cos’altro avrei dovuto informarlo?
  • Archie non... non capisco... ti ho detto tutto. - risposi confusa.
  • Beh non proprio tutto a quanto pare. Lo vedi questo? - mi indicò un piccolo scarabocchio all’angolo dell’ultimo foglio che aveva disegnato.- è lo stesso che ha disegnato sulla tua figura al disegno precedente... sai cosa rappresenta?
  • Mmh... no.
  • Il suo fratellino.
  • Liam????
  • No... l’altro...“fratellino”. - l’altro?
  • Altro fratellino Archie? - sbarrai gli occhi.
  • Mi ha detto così... sei incinta non è vero? - per poco non mi soffocai con la mia stessa saliva. Incinta... io? Ma stavano scherzando?
  • Chi io??? No certo che no! Ci mancherebbe altro. - risposi ancora sotto shock. - dopo quello che stiamo passando tra Liam e Chloe pensi davvero che mi metta a caccia di un’altro figlio? Ma neanche per sogno Archie... - ripensai alle sue parole - cioè spiegami: Chloe ti ha detto che aspetto un bambino?
  • Le ho chiesto se quello disegnato era il suo nuovo fratellino e lei mi ha risposto di sì... calcolando che ha disegnato Henry Leila e Liam deduco che parli di un fratellino non ancora nato ed ecco perché lo scarabocchio era sulla tua figura.
  • Mah... ma com’è possibile? Io non le ho mai detto una cosa del gen.... mia madreeee!!!! - non poteva che essere stata lei. - io la faccio fuori! - tornò nuovamente a farmisi nero davanti e senza aggiungere altro mi alzai dal divano e presi la via d’uscita pronta a raggiungere il loft e iniziare il secondo round con la mia famiglia.
  • Emma aspetta un secondo! Non sai se sia stata sul serio Snow. - provò a farmi ragionare Archie.
  • Non può essere stato nessun’altro se non lei... fidati di me. Solo lei parla a sproposito.
  • Forse ma non credi sia meglio assicurarsi della cosa della cosa prima di intervenire? E se non fosse lei ad averglielo detto?
  • Fidati... lo so!
  • Accertiamoci della cosa allora. - richiamò chloe tra di noi e le chiese di indicargli, tramite i fogli disegnati poco prima, la persona che le aveva raccontato dell’arrivo di un fratellino... come volevasi dimostrare indicò il disegno dove aveva rappresentato i suoi nonni. La rabbia del giorno precedente si triplicò. Non solo non si erano resi conto dei suoi cambiamenti ma erano anche la vera causa dei suoi cambiamenti... le avevano seriamente raccontato che le sarebbe arrivato un nuovo fratellino? Ma erano forse impazziti? Come poteva essergli venuto in mente una cosa del genere? Non lo so ma una cosa era certa: questa volta non l’avrebbero di sicuro passata liscia.
 
POV KILLIAN.
Vidi nello sguardo di mia moglie rabbia. Non l’avevo mai vista così, neanche quando zelina uccise Neal per i suoi sporchi piani malefici il suo sguardo era così cupo. Non credo fosse solo rabbia la sua, era delusa: delusa dal comportamento dei suoi genitori. Mi avevano raccontato per filo e per segno cos’era successo durante il nostro incontro in pronto soccorso e non so davvero cosa mi abbia impedito di prenderli seriamente a calci. Come avevano potuto non capire che la loro figlia era semplicemente una mamma preoccupata per la sua bambina? Aveva esagerato con le parole, ero il primo a dirlo, ma non per questo i suoi dovevano ripagarla con la stessa moneta offendendola e trattandola in quel modo solo per difendersi. Ora lei non voleva saperne di perdonarli, era troppo ferita e sapere che ancora una volta erano loro i responsabili del comportamento di Chloe non mi migliorava di certo la situazione. Sarebbe voluta correre da loro e continuare la discussione, sputargli in faccia tutta la rabbia e la preoccupazione che aveva in corpo ma fortunatamente riuscii a fermarla prima che potesse farlo. Avrei parlato io con loro quando sarebbe stato il momento.
Lo feci all’incirca cinque giorni dopo, dopo l’ennesima chiamata da parte di Snow. Chiamava per aver la possibilità di parlare con sua figlia e spiegarsi ma lei non voleva minimamente saperne di ascoltarla. Mi recai a loft per spiegare loro anche la situazione della bambina e loro mi diedero la loro versione dei fatti: durante una delle serate in cui io e Emma eravamo nella foresta incantata loro in una cenetta romantica, mentre i bambini erano a letto, avevano fantasticato sul l’eventualità che arrivasse un nuovo nipotino... non avevano minimamente immaginato che la piccola si sarebbe svegliata e li avrebbe ascoltati. Purtroppo però era successo e ora bisognava rimediare. Si proposero di parlare loro stessi con la bambina, di spiegarle come effettivamente stavano le cose ma mia moglie era stata chiara: non voleva che i bambini avessero alcun tipo contatto con loro. Stava esagerando, avevo addirittura provato a farla ragionare io stesso dicendole che non era giusto nei confronti dei nostri figli, che loro non dovevano risentire di questa spiacevole situazione ma non ha voluto sentire ragioni. Decisi a malincuore di assecondarla, prima o poi le sarebbe passato ne ero sicuro e prendemmo noi in mano il problema di Chloe. Credevo, conoscendo la testa dura di mia figlia, che sarebbe stato Difficile convincerla che nessun bimbo ero in arrivo ma mi sbagliavo: fu più semplice di quando pensassi. Bastò prenderla e parlarle a cuore aperto che la sua vocetta tornò a farsi sentire squillante come non mai. Non dimenticherò mai il momento in cui, mentre era in braccio alla sua mamma e io le stavo spiegando questa cosa, la sentii dire “no avrò altro fratellino?!?! EVVIVAAAAA”
Incredibile ma vero... Fu più complicato far ragionare mia moglie che mia figlia.
Sapevo già che la mia Emma era una gran testa dura ma mai pensavo che ci volesse una mezza catrastofe per farla chiarire con i suoi genitori.
Quale catastrofe? Un pomeriggio verso le 16 del pomeriggio mentre lei era in stazione per il suo turno di lavoro, mi recai alla scuola elementare di Storybrooke per riprendere la piccola Leila che usciva da scuola. Incontrai i miei suoceri proprio lì, stavano aspettando Neal e con la scusa parlammo un po’. Ve lo giuro... mi sembrò di parlare con due estranei. Fino a due giorni prima erano quasi in un mare di lacrime per via di quella situazione invece in quel momento erano due pezzi di ghiaccio arrabbiati a loro volta con la loro figlioletta. “Emma ha preso la sua decisione, se ne pentirà ma se è questo quello che vuole ben venga” fu il principino a parlare a nome di entrambi ma si vedeva lontano un km che era solo una gran sceneggiata: volevano di sicuro farla pentire della cosa e forse ci sarebbero anche riusciti se quell’esatto pomeriggio qualcuno non decise di cambiare i loro piani. Al suono della campanella una miriade di bambini urlanti uscì con i rispettivi zaini verso il cortile della scuola alla ricerca dei propri genitori. Leila mi saltò letteralmente addosso iniziandomi a raccontare tutto quello che aveva fatto in quella lunghissima giornata ma se da una parte c’era lei tutta felice e spensierata, accanto a lei c’era Neal che a differenza sua era davvero molto molto triste.
  • Killian posso chiederti una cosa? - mi disse con sguardo basso e timoroso.
  • Ma certo campione, dimmi tutto! - risposi scompigliandogli i capelli.
  • Mi porti da Emma per favore?!?! - non mi aspettavo questa richiesta. - Ti prego killian, mamma non mi ci vuole portare, dice che Emmy non vuole vedermi, ma io voglio venire a casa tua a giocare con lei! È mia sorella... perché non vuole vedermi? - era sull’orlo di piangere.... ma sul serio? Avevo davvero sentito bene? I miei suoceri avevano raccontato al piccolo di casa che sua sorella non voleva vederlo? Neal era l’unico di quella famiglia che in quel momento Emma avrebbe voluto vedere, il piccolo non centrava nulla in tutta quella storia per quale motivo coinvolgerlo? Non aveva senso... in quel modo non solo avevano ferito Emma ma anche il piccolo di casa.
  • Neal ascolta... non è vero che Emma non vuole vederti - dissi inginocchiandomi alla sua altezza e facendo sì che mi guardasse negli occhi...
  • Ma mamma mi ha detto...
  • Avrai capito male tesoro! Emma è molto impegnata con il lavorò e difficilmente è a casa, forse mamma ti ha detto questa cosa e tu hai frainteso.
  • No! Mamma mi ha detto che lei non vuole vedermi... mi ha detto che lei è arrabbiata con noi.... ma che le ho fatto io? - i suoi occhioni tristi mi lacerarono il cuore. Ancora mi sembrava impossibile che gli avessero davvero detto una balla del genere. Dovevo rimediare a quella situazione. Senza esitare chiamai mia moglie e gli passai il suo fratellino senza neanche annunciarlo. Parlarono per un po’ ma a fine chiamata la faccia del bambino divenne ancora più triste di prima. Mi passò il telefono e senza proferire parola, a testa bassa, provò a raggiungere i suoi genitori. Non potevo lasciarlo andare così, così lo fermai, gli chiesi di aspettare con Leila ai giardinetti qualche metro più in là e andai a parlare faccia a faccia con i miei suoceri.
  • Della vostra vita fate quello che volete, non sono di sicuro affari miei, ma non mettete in cattiva luce mia moglie. Come vi è saltato in mente di raccontare una balla del genere al piccolo Neal? Emma non vuole vederlo? Ma scherziamo? - avevo sempre cercato di restare neutrale ma adesso era arrivato il momento di schierarsi.
  • Lo ha detto lei... è stata abbastanza chiara: non vuole saperne più nulla di noi!
  • Forse di voi due... ma Neal non centra nulla in questa ridicola discussione. Comportatevi da persone mature, andate oltre l’orgoglio e salvaguardate almeno il bene di uno dei vostri figli. - Snow stava quasi per cedere, potevo vederlo dell’espressione del suo viso ma il caro principino era ancora fermo sui suoi passi... ecco da chi ha ripreso la mia bella mogliettina in fatto di testardaggine. Chiamò Neal a rapporto e con un “ci si vede” si allontanarono lasciandomi lì con la mia bambina. Inutile dire che Leila mi tempestò di domande per tutta la durata del viaggio verso casa per via di quei modi un po’ troppo “freddi” ma fortunatamente riuscii a convincerla che non era successo nulla e che i suoi nonni andavano semplicemente di fretta.
  • Si sono comportati come due cafoni non è vero? - intervenne Emma una volta rientrati a casa non appena Leila fu andata in camera sua.
  • Con lei no! L’hanno salutata, le hanno chiesto come è andata a scuola... un po’ freddo ma tutto normale insomma. L’unico neo è stato quel piccoletto di tuo fratello... gli manchi da morire.
  • Lo so... me lo ha detto per telefono così come mi ha detto di quello che gli hanno raccontato i charming. - addirittura in quel modo li aveva chiamati... la situazione era peggiore di quello che pensassi.
  • Potremmo invitarlo a casa uno di questi pomeriggi così gioca con i bambini e con la scusa ti vede che ne pensi?
  • Mi dispiace ma non è il momento adatto... magari tra qualche tempo.
  • Ma Emma è solo un bambino.... - possibile che la pensasse come i suoi genitori? Lei stravedeva per quel piccoletto così simile a lei.
  • Per favore Killian non mettertici anche te, è stato già uno strazio dover dir di no a lui per telefono... non farmi sentire peggio di quello che già sono.
Continuare a parlarle cercando di farle cambiare idea sarebbe stato inutile, lo sapevo, di conseguenza misi fine all’argomento e andai a giocare con il piccolo Liam che dal suo box richiamava la mia attenzione per giocare. Passai con il mio campione tutto il resto del pomeriggio poi una volta esserci messi a tavola per la cena successe l’imprevedibile. Una Snow in lacrime chiamò sul mio cellulare informandomi che Neal era scomparso. Mi allontanai per non farmi ascoltare da mia moglie e andai a parlare con mia suocera nel bagno di servizio.
  • Snow calmati un secondo, non ti capisco così. - le dissi anche se inutilmente: era impanicata - ma ne sei sicura? Magari si è semplicemente nascosto. Hai controllato bene?
  • Ho controllato ogni singolo angolo di questa casa... non c’è! David è già sceso a cercarlo. Ti prego chiama Emma... lei è l’unica che potrebbe riuscire a trovarlo! È brava a rintracciare le persone.
  • Snow in assoluta onestà dopo tutto quello che è successo non vorrei impanicarla più del dovuto. Esco di casa con una scusa e vi aiuto a cercarlo ma per favore non mettetela in mezzo. - cercai di tenere un volume basso ma questo non impedì a mia moglie di sentire parte della conversazione infatti subito dopo la frase “esco di casa con una scusa” ecco la porta del bagno aprirsi bruscamente mostrandomi una Emma assai arrabbiata per le parole appena pronunciate.
  • Punto uno: da quando ti chiudi in bagno per parlare al telefono? secondo: con chi devi vederti a quest’ora tanto da doverti inventare una scusa per uscire? - sapevo già a cosa stava pensando, ancora una volta era saltata a conclusioni affrettate. Nonostante il nostro sia vero amore lei ha la paura costante che io possa tradirla. Non è mancanza di fiducia, lo so per certo, la sua è solamente un’insicurezza dovuta alla sua infanzia, tutti l’anno abbandonata: dall’essere più insignificante alle persone per lei più importanti. È una ferita che non si rimargina purtroppo ma io la amo anche per le sue insicurezze e niente mi farà mai cambiare idea.. neanche le sue scenate di gelosia. Riagganciai il telefono con un “dammi due minuti” dopodiché tentai di frenare quel fiume in piena di mia moglie.
  • Non è niente di quello che immagini posso giurartelo amore!
  • E allora con chi ti sei appena dato appuntamento è?!?!?! Guarda che se questa casa ti sta stretta puoi sempre andartene lo sai vero? Non ti tengo al guninzaglio, sei liberissimo di fare ciò che vuoi... vai! Mi indicò la porta - Vattene! Vattene anche tu! - fece tutto da sola: passò dal rimproverarmi a piangere in neanche dieci secondi. “Vattene anche tu!” Quelle parole mi gelarono il sangue... non era una minaccia nei miei confronti, era più un dire “ecco... adesso se ne va come se ne sono andati loro”... i suoi genitori naturalmente. Non persi tempo e corsi ad abbracciarla, odiavo vederla in quello stato e nonostante mi ripromisi di non dirle nulla di suo fratello la calmai e poi le confessai la cosa. Si tirò in piedi e senza neanche darmi il tempo di capire cosa stesse facendo, incaricò Henry, il quale era tornato per qualche giorno, di guardare i suoi fratellini e corse giù in strada. La seguii e tutti insieme, charming compresi, iniziammo la perlustrazione di tutta la città.
  • Dobbiamo dividerci! - esclamò Emma una quarantina di minuti dopo. Da quando era scesa i suoi genitori si erano affidati completamente a lei nonostante lei non li calcolasse minimamente, la seguivano in ogni punto che le veniva in mente ma questo non era di certo un bene per ritrovare il bambino. Era buio pesto e lui aveva solamente dieci anni: non poteva restarsene chissà dove e da solo ancora per molto.
  • Emma.... - provò a dire sua madre credendo che l’affermazione fosse dovuta al fatto che non li volesse vicino.
  • No! Non voglio sentire nulla! Dobbiamo dividerci. Siamo in quattro, non possiamo aggirarci per la città in massa: non lo troveremo mai così. Sarà più semplice se ognuno perlustrerà una zona. Mary margaret vai nei dintorni delle scuole, David controlla la biblioteca e i locali adiacenti, Killian perlustra il bosco.... io andrò alla cripta. - i suoi rimasero di sasso nel sentirsi chiamare in quel modo ma non c’era tempo da perdere, bisognava ritrovare Neal al più presto. Come richiesto da Emma ci dividemmo con l’accortezza di chiamare gli altri non appena uno di noi avesse avuto delle notizie. Passò un’ora e mezza abbondante ma niente, nessuno lo aveva ancora trovato. Mi sedetti per un secondo su una roccia per fare mente locale su quale area del bosco ancora non era stata perlustrata quando un rumore di foglie attirò la mia attenzione. Che fosse un animale in fuga? Mmmh proprio no... la luna illuminava la zona quanto bastava per scorgere la figura incriminata: era un bambino.... di sicuro il bambino che stavamo cercando. Senza pensarci due volte corsi con quanta più forza avessi in corpo e lo raggiunsi: era proprio lui. Tremava e piangeva.
  • Neal! Ma che accidenti fai è? Ci hai fatto prendere un colpo! - dissi con toni alterati - i tuoi genitori sono in pensiero per te e così anche tua sorella. - mi aspettavo che dicesse qualcosa, che mi raccontasse il motivo di quella fuga e invece? Invece scoppio a piangere ancora più forte e mi abbracciò. Mi sciolsi completamente e ricambiai l’abbraccio per poi avvisare mia moglie e i miei suoceri e dare appuntamento a tutti da Granny. Io e Neal arrivammo per primi nonostante David stesse perlustrando le zone adiacenti, non appena i suoi genitori lo videro gli corsero in contro, lo abbracciarono e iniziarono subito dopo a rimproverarlo per la bravata fatta. Qualsiasi bambino, anche i miei figli, davanti ad un rimprovero del genere sarebbero stati zitti e a testa bassa... lui no. Non appena suo padre finì di parlare il ragazzino buttò fuori tutto quello che si era tenuto dentro fino a quel momento.
  • Ma che modi sono Neal è? È pericoloso alla tua età andarsene in giro da soli lo capisci? Io e tua madre eravamo in pensiero per te! Pensavamo ti fosse successo qualcosa. Ma che ti è passato per la testa si può sapere? - iniziò con toni decisamente severi. Il bambino non rispose facendolo arrabbiare ancora di più. - Sei in punizione signorino e non provare mai più a... - si interruppe giusto per un secondo: la porta del locale si aprì accogliendo la mia Emma - Non farlo mai più mi sono spiegato? - il bambino non sembrò ascoltare minimamente l’ultima frase di suo padre, non appena vide Emma varcare la soglia della tavola calda si alzò dalla sedia dove era seduto e passando accanto a David, il quale lo stava rimproverando, corse a gran velocità in direzione di sua sorella per poi saltarle letteralmente addosso. - Neal.... NEALLLL VIENI SUBITO QUI! STO PARLANDO CON TE!
  • Nooooooo! Non ti voglio più ascoltare! Sei cattivo! Siete cattivi.... e anche tu sei cattiva! - disse riferendosi a sua sorella. Non era molto credibile come cosa visto che le si era ancorato come una piccola cozza allo scoglio ma lo lasciammo comunque parlare. - Io non voglio che non vi parliate più perché poi ci rimetto sempre io. Già è brutto che Emma non vive con noi, se non posso neanche vederla che senso ha avere una sorella è? Tutti i miei amici vivono con i propri fratelli e sorelle e io non posso... NON È GIUSTO!
  • Neal non dire così, lo sai perché Emma non vive con noi, non fare lo sciocchino, te lo abbiamo spiegato un milione di volte. Tua sorella di è sposata: ha un marito adesso, ha la sua famiglia... - disse Snow con toni decisamente più amorevoli di quelli utilizzati poco prima da suo marito.
  • E noi non siamo la sua famiglia? - continuò il ragazzino rimanendo ancorato ad Emma la quale non sapeva davvero cosa dire.
  • Ma certo che siamo la sua famiglia tesoro, lo saremo sempre! E solo che lei ha anche un’altra famiglia oltre a noi... ha dei figli ed è giusto che come tu viva con la tua mamma e il tuo papà anche i suoi bambini vivano con lei e Killian... lo capisci vero?
  • Certo! Non sono mica scemo! Quello che voglio dire è che... - prese un respiro - passi il fatto che non vive a casa con noi, ma perché io non posso vederla? io gli voglio bene e voglio passare del tempo con lei... con te! - si voltò verso di lei e la guardò dritta negli occhi.
  • Neal tesoro ma tu puoi vedermi ogni volta che ne hai voglia, casa mia è sempre aperta per te! - disse lei senza pensarci due volte.
  • Sei bugiarda - solo allora si fece mettere a terra. - volevo venire a casa tua oggi e tu mi hai detto di no! SEI COME LOROOOO!!! - se in un primo momento si era calmato eccolo riniziare a piangere. Quel “sei come loro” un pochino la ferì, lo vidi nel suo sguardo, ma fece finta di nulla e guardando il suo fratellino negli occhi provò a farlo ragionare.
  • Ti ho detto che avevo molto lavoro da fare e che mi era difficile poter tornare a casa per tempo. - era una scusa quella che usò quel pomeriggio ma lui non meritava di sapere, era solo un bambino e poi siamo sinceri: quel pomeriggio inventò quella balla con lui solo per non dover incontrare i suoi.
  • E loro? Perché loro non mi volevano accompagnare da te? - era sempre più agguerrito.
  • Perché anche loro sapevano quanto fossi impegnata!
  • NOOOO! LI HO SENTITI IO! HANNO DETTO CHE NEANCHE SOTTO TORTURA MI TI AVREBBERO PIÙ FATTO VEDERE! HANNO DETTO CHE SOLO COSÌ AVRESTI IMPARATO LA LEZIONE... LO SO CHE AVETE LITIGATO NON SONO COSÌ STUPIDO!!!!!!! - lo sguardo di mia moglie passò da Neal ai suoi genitori... credevo che questa volta sarebbe stato proprio il punto di non ritorno e invece mi sbagliavo: fu in quell’esatto momento che la mia Emma mi stupì. Tornò a guardare il suo fratellino e si inginocchiò per poterlo guardare meglio in quegli occhi così simili ai suoi.
  • Hai ragione ragazzino, non sei stupido e non sei neanche così piccolo da doverti tenere nascosta questa cosa. E’ vero... io, Dav....- stava per chiamarli per nome ma si corresse immediatamente - emh... i nostri genitori abbiamo avuto una discussione... una discussione un po’ pesante ad essere onesti. Non avresti dovuto essere coinvolto in tutto questo, avremmo dovuto essere tutti più maturi e invece ci siamo comportati come dei bambini. Ti chiedo scusa, non era assolutamente mia intenzione farti soffrire... ti prometto che rimedierò ai miei errori. - lo abbracciò. - Quello che dicevo prima non era assolutamente una bugia: casa mia è sempre aperta per te! Puoi venire a trovarmi quando vuoi così come anche Chloe, Leila e Liam, quando vorrai, potranno venire a casa tua e giocare. So che ti piace giocare con loro e con il mio comportamento ti ho impedito anche questo. Non succederà mai più te lo prometto.
  • E con mamma e papà? Non ci parlerai mai più? - vidi Emma restare in silenzio... non sapeva cosa rispondergli. 
  • Ecco vedi....
  • - Questo significa che non verrai mai più a cena da noi? Non giocheremo più tutti e quattro insieme come prima?
  • E’ complicato tesoro...
  • Cosa c’è di complicato? Perché per voi grandi è sempre così tutto complicato? Anche noi bambini litighiamo ma poi facciamo sempre la pace... chi sbaglia chiede scusa e l’altro perdona. Non c’è niente di complicato... Perché per voi grandi non può essere così? - l’ho sempre detto: vedere il mondo con gli occhi di un bambino ha sempre un altro significato. Non c’è malizia, non c’è cattiveria... c’è solo l’amore e il voler essere felici. Tutti noi dovremmo prendere esempio da loro, dovremmo trarre tesoro dai loro insegnamenti e imparare nuovamente quello che veramente significa vivere e amare. Neal ha ragione... non c’è niente di complicato bisognerebbe solamente porgere l’altra guancia e lasciarsi tutto alle spalle.
  • Ti prometto che parlerò con loro appena sarà possibile... sei contento? - gli disse accennandogli un sorriso.
  • No! Ci devi parlare adesso e anche loro devono parlare con te! Chiedetevi scusa e abbracciatevi adesso!
  • Non funziona così Neal. Purtroppo tua sorella ha dec... - David riprese la parola ma prima che potesse continuare e fare di peggio sua figlia lo fermò parlando a sua volta.
  • Va bene cucciolo mio, se loro sono d’accordo parleremo adesso ma tu dovrai andare con Killian a casa nostra. Sono cose da grandi quelle che dobbiamo disco, non c’è bisogno che ti assista.
  • Mah....
  • Niente mah! Ti prometto che non torneremo a casa se prima non avremo risolto tutto ma tu devi fidarti di me andare a casa: è tardi e devi dormire. Domani hai scuola.
  • Mi accompagni tu? - gli brillarono gli occhi al solo pensiero.
  • Certo! Adesso vai però! - abbracciò sua sorella, i suoi genitori dopodiché mi prese per mano e lo accompagnai a casa. Sarei voluto restare con loro e difendere mia moglie in caso ce ne fosse stato bisogno ma poi cambiai idea: la mia Emma era una donna forte, sarebbe di sicuro riuscita ad affrontare la situazione con sicurezza e maturità.
 
POV EMMA.
L’unica cosa che non avrei voluto fare era restare nuovamente da sola in una stanza con quei due. Non credo che avrei sopportato un’altro attacco da parte loro ma la cosa che mi preoccupava di più era il non riuscire a mantenere la parola data con mio fratello. Ero ancora parecchio arrabbiata per la situazione di Chloe che difficilmente sarei rimasta calma se solo mi avessero detto mezza parola fuori posto. C’era silenzio in quella sala, nessuno di noi sembrava intenzionato a parlare: mia madre mi guardava quasi supplichevole di iniziare, mio padre si guardava intorno mentre io tamburellavo il tavolo con le dita vagando con lo sguardo su tutta la carta da parati del locale di Granny.
  • Vuoi... vuoi iniziare te? - fu mia madre a rompere il silenzio.
  • No... - mi limitai a dire lanciano la palla a loro. Fu mio padre questa volta a prendere la parola.
  • Ok, vorrà dire che inizieremo noi. Vedi... Killian ci ha raccontato della situazione con la piccola. Ecco...
  • Chloe non centra nulla in questo momento quindi... - dissi interrompendolo.
  • Centra invece. Hai ragione, hai sempre avuto ragione ok? La piccola ha manifestato dei cambiamenti importanti e noi siamo stati talmente ingenui da non riuscire a notarli. Avremmo dovuto capirlo e avremmo dovuto capire anche il motivo che l’ha spinta a tutto questo. Io e tua madre non volevano ci ascoltasse quella sera, stavamo semplicemente fantasticando.
  • Siete stati ingenui e sarei una bugiarda a dire che non sono arrabbiata con voi, lo sono eccome, ma al momento non è la cosa che mi preme di più. Ho promesso a mio fratello di provare a ricucire un rapporto quindi vorrei tralasciare il fattore Chloe e passare direttamente alla fase che riguarda me e voi.
  • Non pensavamo minimamente quello che ti abbiamo detto tesoro... eri arrabbiata con noi, eri fuori di te, ci hai accusato di essere la causa dei problemi della bambina...
  • Beh... avevo ragione dopotutto.
  • Non ce ne rendevamo ancora conto e di conseguenza, sentendoci attaccati in quel modo abbiamo cercando di ferirti a nostra volta.
  • Ha ragione tuo padre Emma. Non pensiamo niente di quello che ti abbiamo detto. Sei nostra figlia, ti amiamo per quella che sei e siamo orgogliosissimi della persona che sei diventata. Scusaci Emma... scusaci per tutto.
  • Ero arrabbiata per la situazione di Chloe e vi ho dato contro su questo non posso biasimarvi. Anche io ci sono andata giù pesante con le parole ma a differenza vostra non posso dire che non le pensavo. Quando si è arrabbiati si dice che si dicano cose che non si pensano ma io non credo sia così... le cose che si dicono, che siano anche solo per ferire qualcuno, hanno comunque un filo di verità sotto. Tutto quello che ho detto lo pensavo solo che l’ho reso tutto molto più drammatico. È vero che sono capitati vari incidenti quando i bambini erano in casa con voi ma ci sono stati anche momenti tra di voi meravigliosi che ho evitato di elencare quel giorno. Non gli avete mai fatto mancare nulla e ci siete sempre stati per loro. Ho voluto ferirvi facendovi ricordare il rapimento di Leila e la malattia di Chloe ma io so quanto siete importanti per i bambini e so anche quanto i bambini sono importanti per voi. Ho detto che non ve li avrei più fatti vedere ma non è così: siete parte integrante della loro vita è io voglio che crescano accanto a dei nonni come voi. - mi sarei voluta fermare lì con le confessioni ma mio padre prese la palla al balzo per parlare dell’unico argomento di cui non volevo parlare.
  • Io ti ho capita in fondo sai? Quando si toccano i figli è dura restare calmi lo so bene. Vogliamo sempre metterli al primo posto e tenerli al sicuro dal male di questo modo ma spesso le scelte che facciamo nonostante per noi siano giuste per loro non lo sono. - sapevo già dove voleva andare a parare... non ero pronta ad affrontare la cosa ancora una volta. Non lo sono mai stata in realtà ma dopo quella litigata la cosa è di gran lunga peggiorata.
  • No ti prego... non
  • Non ti ho abbandonata per il semplice gusto di farlo, lo sai bene questo e per quanto mi abbiano ferito le tue parole su questa cosa sappi che non ce l’ho minimamente con te. Ti ho portato io con i miei modi arroganti a farlo. Non starò qui a dirti i motivi che mi hanno spinto a metterti in quella teca: la storia la conosci già alla perfezione ma anche se non la conoscessi adesso che sei mamma anche tu puoi capirmi. Quello di cui voglio parlarti è qualcosa di cui non vado per niente fiero... è qualcosa che so ti ha ferita profondamente. Voglio parlarti delle parole che ti ho detto sul fatto di non essere cresciuta con noi. 
  • Preferirei parlare di Neal... io non...
  • Ti ho detto che è stato un male per te non essere crescita con me e tua madre, ti ho criticato per tutto ciò che ti è successo nella vita e ho discriminato la tua famiglia. Sono parole pesanti quelle che ti ho detto e solamente adesso riesco a capire quanto io abbia esagerato. Molte cose forse a palazzo non le avresti potute seriamente fare ma scommetto, capocciona come sei, che quel pirata da strapazzo, anche se in gran segreto, lo avresti comunque fatto entrare nella tua vita... - sorrise - geloso come ero in quella terra sicuro non te lo avrei fatto sposare questo poco ma sicuro e di conseguenza sono felice del fatto che le cose siano andate così. Ho sbagliato ad abbandonarti ma se non lo avessi fatto adesso non avresti questa spendida famiglia e io non avrei i miei 4 fantastici nipoti. Saremo cresciuti insieme ma adesso la nostra casa sarebbe di sicuro più vuota. - stavo per replicare ma lui continuò - anche per quello che ho detto su Henry e la tua decisione di darlo in adozione devo chiederti scusa. Neal è stato un amore davvero importante per te e Henry è il frutto di questo amore. Non si trova l’amore a un’età prestabilita: succede e basta. A te è successo forse precocemente ma il frutto di quell’amore è stata la nostra salvezza Emma. Senza Henry non saprei di essere padre di una ragazza così bella, coraggiosa ma soprattutto speciale. Scusami per tutto tesoro, scusaci per tutto... forse non adesso ma forse un giorno ci perdonerai.
Finalmente mise fine a quell’incessante fiume di parole. Non volevo affrontare quell’argomento, era una cosa che sul serio mi faceva male, ma ormai eravamo in ballo quindi tanto valeva liberarsi di quel macigno che per anni mi sono sempre portata dietro. 
  • La verità? Beh la verità che per alcune cose vi ho già perdonato. sono arrabbiata questo lo ribadisco, ma vi ho perdonato... in fondo lo so che non lo avete fatto con cattiveria - parlavo della situazione della mia bambina naturalmente. - Per le parole usate come vi ho già detto siamo pari, tutti noi ci siamo andati giù pesante ma una cosa che proprio non sono riuscita ancora a perdonarvi e non so se mai lo farò è il fatto che mi abbiate fatta crescere da sola. Io ho fatto il vostro stesso errore e non mi sono mai perdonata di averlo fatto e se un giorno Henry verrà da me e mi confesserà una cosa del genere non potrò di certo biasimarlo perché so cosa significa trovarsi dall’altra parte. Lo so che lo avete fatto per me, per darmi un futuro migliore, per salvarmi da quella che poteva essere una morte certa ma questo non basta. Vedo i miei bambini crescere giorno dopo giorno, li vedo fare scoperte, mettersi nei guai e mi chiedo come abbiate fatto a rinunciare a tutte queste emozioni. Vedo Neal crescere con voi e penso a quanto sia stato fortunato.
  • Emma noi...
  • Io vi considero i miei genitori al 100%, vi ho cercato per 28 lunghi anni e ora che vi ho trovato non intendo assolutamente rinunciare a voi... però sarò onesta: nella nostra relazione genitore/figlia c’è una lacuna di ben 28 anni e quelli mi dispiace dirlo, per tutti gli sforzi che state facendo e farete, non verranno mai recuperati. - ok lo avevo detto... finalmente ero riuscita ad aprire il mio cuore con loro. Avrei voluto parlare con loro e togliermi questo macigno dal petto già qualche anno fa ma non ho mai trovato le parole adatte e sopratutto non ho mai trovato il contesto giusto e il coraggio di farlo.
  • Non c’è bisogno che tu dica altro, sappiamo che ti abbiamo negato il nostro amore per parecchi anni e che questi anni non torneranno mai indietro ma ti assicuro che l’amore che ci lega a te è più forte di qualsiasi altra cosa al mondo. Sei la nostra figlia speciale Emma, la figlia persa e poi ritrovata... Noi ti amiamo in maniera smisurata e anche se tu non ci perdonerai mai per tutto quello che ti abbiamo fatto vivere sappi che questo sentimento per noi non cambierà mai. Ti vogliamo bene tesoro. - scoppiammo a piangere tutti e tre come dei bambini tutti e ci unimmo in un un solidare abbraccio. La nostra “piccola” faida familiare era ufficialmente conclusa. Sono bastate quelle tre paroline finali a farmi sciogliere del tutto, quelle tre paroline magiche che da piccola sognavo in continuazione mi venissero dette.
È stato davvero orrendo litigare con loro... ho in parte rivissuto il fattore abbandono con questa discussione ma una cosa è certa: è stata indispensabile. Ci ha fatto dividere per qualche giorno ma posso dire con certezza che ci ha legato per tutta la vita.
 
Note dell'autore:
Mi scuso con tutti voi per la lunga attesa di questo capitolo. Sono stata molto impegnata con il lavoro e a seguire sono partita per 15 giorni. Ora che le vacanze sono ufficiamente finite mi sono rimessa al pc e ho concluso il capitolo che avevo lasciato incompleto. Spero che l'attesa ne sia valsa la pena ma se così non fosse sappiate che ci sono in serbo altri capitoli davvero ricchi di emozioni. Buona lettura e a prestissimo. Ciaoooooo 
  
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