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Autore: Believer98    03/08/2019    2 recensioni
Storia nata per rimediare alla severità di zia Row con Draco e i Serpeverde.
Serie di tre storie, ognuna dedicata a un anno di Draco ad Hogwarts. Questa prima è dedicata al suo quinto anno. Seguiranno "Draco Malfoy e L'Ordine del Basilisco", e infine "Draco Malfoy e il Segreto di Salazar Serpeverde".
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Dove gli eroi non sono i protagonisti, dove i Serpeverde non sono quello che sembrano.
Dove non esiste il "ragazzo cattivo" ma esistono persone che vagano fra il nero e il bianco, nessuno è totalmente bianco e altrettanto nessuno è completamente nero (eccetto Voldemort, il male assoluto).
Dove Draco inizia a ricordare i dettagli più oscuri del suo passato, un passato che credeva di aver rimosso.
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DracoxGinny
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Serpeverde, Sorelle Black | Coppie: Bill/Fleur, Draco/Ginny, Harry/Luna, Ron/Hermione, Severus/Narcissa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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2. Reazione e punizione



Quella sera Ginny e Luna, finito di cenare, si allontanarono dagli altri per passeggiare nei corridoi. Non avevano nessuna destinazione ma ogni momento era perfetto per stare un poco insieme. La rossa si sentiva compresa da Luna, anzi poteva dire che nessuno riusciva a capire il suo umore come faceva lei.
Cominciarono a salire una rampa di scale e, a testimonianza della sua inapparente arguzia, Luna  fece una semplice considerazione.
« Sei pensierosa » commentò con un sorriso innocente. Non voleva costringere Ginny a dire qualcosa, solo notava dei dettagli che agli altri sfuggivano quando erano troppo impegnati o concentrati su sé stessi. Luna Lovegood, invece, era sempre curiosa e attenta a ciò che aveva attorno, soprattutto alla sua amica più cara. Era questo ciò che Ginny adorava di lei.
« Noti sempre tutto » ribadì Ginny con affetto. « Penso alla discussione che ho avuto stamattina con i Serpeverde, prima di essere rimproverata dalla McGranith » ammise alla fine.
« Anche Neville ha detto che sei stata molto contenuta, nonostante fosse difficile, e secondo me hai dimostrato classe. » Ginny ringraziò con un cenno della testa. « La McGranith se ne dimenticherà presto, non temere. Non hai fatto nulla di male infondo. Volevi solo intervenire prima che Malfoy usasse quella parola con Hermione. »
Di nuovo Luna si era dimostrata molto perspicace.
« Dannato Malfoy, deve sempre complicarci la vita. Mezzosangue, traditori, pezzenti, sangue sporco. Per lui tutti hanno qualcosa che non va. C’è qualcuno che gli vada davvero bene? »
« Probabilmente i suoi amici, i Serpeverde e i purosangue » constatò la bionda ingenuamente.
Ginny scosse il capo e sorrise amaramente, negativa. « Il mondo non può essere formato solo dalle persone che piacciono a lui. »
« Ovviamente è un atteggiamento che gli ha trasmesso suo padre. »
Salirono gli ultimi gradini e girarono l’angolo. Si stavano avvicinando alla biblioteca.
« Può darsi, ma non voglio parlare di Malfoy. L’arrosto di ieri sera è stato fantastico, il migliore di sempre. Ne ho mangiato così tanto da sentirmi mio fratello Ron. »
Luna ridacchiò soavemente. « Scommetto che è piaciuto tanto anche a Harry » disse, guardando Ginny di sottecchi. Harry Potter piaceva ancora alla rossa ma, rispetto a quando era più piccola, lei aveva superato la fase da ragazzina adorante: adesso era una ragazza più matura e indipendente, o almeno era ciò che cercava di dimostrare agli altri.
« Ha detto che avrebbe voluto complimentarsi con gli elfi delle cucine. Che carino che è, sempre gentile. »
« Già, Harry è sempre gentile. Invece ho visto Malfoy lamentarsi. »
Ginny alzò gli occhi al cielo e sbuffò. « Sai com’è, il cibo delle cucine di Hogwarts non è ai livelli di sua maestà il furetto. »
Luna rise delicatamente.
« Di chi stai parlando Weasley? » tuonò una voce alle loro spalle, e la Grifondoro si pietrificò. Dannazione, quella maledetta serpe era ovunque. « Suppongo non si tratti di me. Insomma non hai di meglio da fare nella vita? Ovviamente no. »
Quelle parole irritarono profondamente Ginny che si voltò verso il diretto interessato, arrabbiata come capitava di rado.
« Io ho molto di meglio da fare, invece. »
« Allora torna a nasconderti dietro la sottana di San Potter, come facevi fino a poco tempo fa, dato che almeno quello ti riesce bene » sibilò Draco con fare annoiato, cercando poi di superare Ginny per arrivare prima di lei in biblioteca. Ginny, però, non gli permise di fare un altro passo e si piazzò davanti a lui.
Luna si preoccupò quando vide che il colore della faccia della sua cara amica si era incredibilmente adeguato a quello dei suoi capelli. « Spostati ragazzina. »
« Tu devi smetterla di parlare così di me » gridò lei, « non mi conosci. Non sono quella leccapiedi della Parkinson e neppure quella gatta morta della Greengrass. »
Draco sorrise sornione, il sorriso di chi ne sapeva una più del diavolo. « Non ti conosco hai ragione, ma sei abbastanza facile da leggere. »
« Bugiardo. »
« Come ultima in una famiglia fatta da tanti, troppi maschi cerchi di farti notare, soprattutto dall’amichetto di tuo fratello. Il punto è che non ci riesci. Scommetto quasi che ti senti l’ultima ruota del carro. Mi ricordo di te e della Camera dei Segreti, sai? Uno sciocco tentativo di metterti in mostra, inutile direi dato che Potter non ti vede nemmeno con gli occhiali » e, detta questa battuta, scoppiò a ridere. La rossa intanto ribolliva di rabbia e, contemporaneamente, non riusciva a spiegarsi il perché. Frase dopo frase, si era sentita sempre più colpita. « Non ti sei mai posta il problema che forse non sei abbastanza? »
Il colmo fu quella frase e Ginny, in un gesto fulmineo, estrasse la bacchetta. Non si aspettava, però, che il Serpeverde fosse pronto a compiere un gesto simile.
Si fissarono a lungo e, in tutto ciò, avevano persino dimenticato che Luna fosse lì insieme a loro. Ginny tremava, visibilmente ferita da qualcosa che aveva detto il biondo. Era testarda e l’essere cresciuta con sei maschi non aveva aiutato. Le parole di Malfoy non descrivevano chi era, eppure avevano avuto il potete di colpire quella parte orgogliosa di lei che sopprimeva tante cose.
« Che il buon Merlino ci aiuti! »
Solo quella voce poteva calmare i due litiganti. Infatti, da un corridoio vicino, era appena apparsa Minerva McGranith. Ginny e Draco sussultarono mentre Luna si fece piccola, sperando di sparire in un angolo buio.
« Ginny? Cosa … » si interruppe. Gli occhi della McGranith furono inceneritori, fissi sulle bacchette sguainate. « Cosa vi è saltato in mente? Due allievi, rispettivamente di quattordici e quindici anni, in mezzo ai corridoi della scuola fuori orario. Cosa avevate intenzione di fare con quelle bacchette? Conoscete benissimo le regole di questo castello e mi stupisco di tanta avventatezza, oltre che voi stessi avreste potuto far male a un compagno. »
I suoi occhi corsero immediatamente su Luna. « Tutto bene mia cara? »
« Sì professoressa » sussurrò la bionda,intimidita.
« Torna subito nella tua Sala Comune. »
Luna si girò verso Ginny – come se attendesse il permesso della Grifondoro - e quest’ultima annuì. La Corvonero deglutì, mortificata, e corse via.
« In quanto a voi due, riceverete una giusta punizione per il vostro comportamento. Domani entrambi, finito di cenare, mi raggiungerete nel mio studio. Penso sia un orario adeguato dato che, a quanto pare, amate trascorrere queste ore serali in compagnia l'uno dell'altra. E, per finire in grande, 30 punti in meno alle due Case. »

Il mattino seguente, in poco tempo, tutti gli studenti erano venuti a sapere ciò che era successo. Le voci si erano diffuse soprattutto grazie alla lingua lunga di Lavanda Brown e di Calì Patil, a cui aveva raccontato tutto sua sorella Padma Patil che prima aveva appreso il fatto da Seamus Finnigan che a sua volta aveva origliato una conversazione fra Hermione e Ron.
« Mi dispiace Ginny » disse proprio Padma mentre percorreva il corridoio con Ginny, Luna e Neville. Era appena uscita dall’aula di Pozioni e ora tutti si dirigevano in Sala Grande per il pranzo. « Sapevo che Seamus si è messo contro Harry e contro tutti voi quest’anno. Penso proprio che l’abbia detto a me perché sapeva che sarei andata a confidarmi con mia sorella. »
« Tranquilla Padma non mi importa di chi spettegolano. »
Il fantasma di Sir Nicholas passò lì accanto con una dama sottobraccio e cominciò a fissarli turbato, prima di esclamare a gran voce: « Ecco la signorina Weasley, lei mi sta simpatica ma dovrebbe regolare il suo spirito, sembra un goffo toro inferocito piuttosto che una damigella. »
Ginny si fermò e guardò il fantasma, pronta a dirgliene quattro, poi cambiò idea e riprese a camminare. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era litigare con il fantasma di un uomo morto da secoli.
« Tanto se non avesse spettegolato Calì ci avrebbe pensato sicuramente quella smorfiosa della Parkinson. E vorrei vedere chi non avrebbe preso a incantesimi Malfoy se lui avesse detto quello che ha detto a me. »
I suoi amici non risposero.
« Dico bene ragazzi? »
« Si hai ragione » replicò Padma immediatamente, tuttavia con un tono di voce poco convinto.
« Grazie » concluse la rossa in un mugugno.

Draco Malfoy e i suoi amici Blaise Zabini e Theodore Nott erano sul divano della Sala Comune di Serpeverde. Tiger e Goyle sedevano nei pressi del camino con il suo fuoco scoppiettante e mangiavano dolci che probabilmente avevano rubato dalle cucine di Hogwarts mentre, poco più lontano di loro, Pansy e Daphne Greengrass sparlavano di due ragazzine del secondo anno.
Erano appena tornati dalla cena in Sala Grande e, dopo un piccolo scherzo ai bambini del primo anno architettato da Blaise e Pansy, ognuno aveva cominciato a pensare ai fatti propri.
Theo stava finendo di preparare il suo tema di Pozioni e ogni tanto chiedeva a Draco un’opinione perché riconosceva quanto fosse bravo in quella materia; Blaise non faceva altro che sbadigliare e stiracchiarsi; Draco, invece, pensava a Ginny Weasley. Non avrebbe mai creduto di doverlo fare ma era praticamente costretto da cause di forza maggiore, chiamasi rotture da parte della professoressa McGranith, a pensare a quella ragazzina. I loro sguardi si erano incrociati sia a pranzo che a cena, più di una volta, e non si era trattato di sguardi amichevoli. A volte Draco aveva persino intravisto Rosso Malpelo che gli lanciava qualche occhiataccia e i gemelli Weasley che bisbigliavano qualcosa guardando nella sua direzione. Quella famiglia era tremenda, davvero non li sopportava.
« Draco mi rispondi sì o no? » borbottò Theo.
Draco si riprese dai suoi pensieri e guardò il moro, confuso.
« Non mi stavi proprio ascoltando » dedusse il suo migliore amico con un’alzata di spalle.
Pansy si voltò a guardare il biondo e il suo viso si corrucciò per la preoccupazione: era cotta di lui da tanto tempo, ma Draco non le aveva mai prestato molta attenzione. « Pensi alla punizione? » domandò interrompendo i suoi pettegolezzi con Daphne.
« Spero solo che si riveli qualcosa di veloce perché voglio togliermi dai piedi questa faccenda » rispose Draco prima di alzarsi in piedi e prendere il suo mantello.
« Quella stupida di una Weasley è proprio irritante. »
« Puoi dirlo forte. »
Theodore storse il muso ma non disse nulla. Tuttavia Draco e Blaise avevano notato il suo gesto e cominciarono a fissarlo in attesa di spiegazioni.
« Siete gli amici più vicini che ho qui a Hogwarts, ma devo parlarvi con chiarezza: a ogni azione corrisponde una reazione e così avviene quando battibeccate con qualcuno. Con il trio è tutto normale mentre abbiamo capito quanto sia impulsiva questa Weasley, ci mette un secondo ad afferrare la bacchetta. La prossima volta sarebbe meglio evitare qualsiasi scontro, altrimenti una questa sua reazione è scontata e, di conseguenza, sarete in punizione - meritatamente- fino alla fine della scuola. »
Il discorso di Theodore non faceva una piega e questo a Draco fece venire ancora più voglia di sparire. Proprio perché Theo aveva ragione, il biondo evitò di ribattere e uscì stizzito dalla Sala.

I corridoi di Hogwarts oscuri e deserti facevano un altro effetto, soprattutto se dovevi raggiungere un luogo sgradevole per una punizione odiosa con una compagnia assolutamente indesiderata.
Mentre camminava, Draco Malfoy pensò che a quell'anno, ai G.U.F.O. e alla nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure. Stentava ad ammetterlo, ma anche lui odiava il fatto che non si allenassero con gli schiantesimi e con gli altri incantesimi di difesa. Sicuramente saranno stati richiesti nella parte pratica dei G.U.F.O. e molti studenti avrebbero fatto fatica a superare i test.
Altra cosa difficile da ammettere? Fino allora Remus Lupin, amichetto di San Potter, era stato il migliore a insegnare quella materia, a parte i vari Ridicolous. Sicuramente Severus, il padrino di Draco, sarebbe stato ancor meglio di Lupin, secondo il Serpeverde.
Insomma Potter era uno sfigato ma loro aveva bisogno di allenarsi con le bacchette, questo era certo, perché se tutto quello che Draco aveva sentito era vero presto ci sarebbe stata una guerra.
Un tempo avrebbe minacciato ai quattro venti di parlarne con suo padre ma, ormai, quella cosa non aveva più significato. Ormai a suo padre non importava niente di Hogwarts e di ciò che faceva il figlio fra le mura scolastiche, anzi era impegnato a pensare a qualcos’altro. Draco aveva delle idee su cosa fosse questo qualcos'altro ma non ne avrebbe mai parlato a nessuno, soprattutto perché tutti gli adulti della sua vita si rifiutavano di dirglielo e lui non aveva prove sufficienti.
« Ti rechi dalla McGranith? » domandò Severus Piton alle sue spalle. Draco si fermò sul posto e si voltò verso il professore di Pozioni. Pensò che avrebbe dovuto imparare da Piton l’arte dello spuntare dal nulla, poteva sempre tornargli utile nella vita.
« Quando non sentirò più parlare di punizioni sarà un gran giorno » ribadì Draco affiancandosi al suo padrino.
« Dovrai attendere ancora allora, perché dubito che la professoressa si limiti a farvi scontare una serata. »
« Lo immaginavo. »
« Lei è molto severa su queste violazioni. »
« Lo so, e adesso vuoi sgridarmi anche tu? »
Severus sorrise di sbieco ma scosse il capo, facendo oscillare i suoi lunghi capelli neri. « Non mi permetterei, sei grande adesso e non hai di certo bisogno di sentirti dire cosa fare. »
Draco tentò a sua volta di nascondere un sorrisino. Severus diceva quelle cose perché conosceva bene il suo figlioccio e sapeva cosa gli piaceva sentirsi dire. Insomma il professore di Pozioni sarebbe stato il padrino perfetto per ogni Serpeverde e in effetti si era sempre dimostrato tale con Draco. Ultimamente, però, fra lui e il ragazzo c’erano delle tensioni. I battibecchi erano cominciati quando Draco aveva chiesto cosa stesse accadendo e Severus si era categoricamente rifiutato di rispondere. Facendo così aveva deluso Draco e il loro rapporto si era inclinato.
« Se mi ritieni abbastanza grande perché non mi dici come stanno le cose? »
Ancora una volta il giovane riuscì a stupire Severus con il suo acume: era un ragazzo molto sveglio e lui come professore ne andava orgoglioso, come padrino - tenuto a proteggerlo – molto meno.
Severus era sempre stato un grandissimo amico dei Malfoy, specialmente di Narcissa che aveva conosciuto durante il suo primo anno a Hogwarts, ma anche di Lucius che l’aveva introdotto nella setta dei Mangiamorte e scelto come padrino di suo figlio.
Tuttavia Malfoy Senior non conosceva molti dei segreti di Severus, a partire dall’amore nei confronti di Lily Evans - mai tramontato - fino alla sua lealtà che non era riposta nei confronti di Voldemort, bensì nei confronti di Albus Silente. Narcissa Malfoy, invece, conosceva meglio Piton e sapeva entrambe le cose, senza però farne riferimento.
« Non so di cosa tu stia parlando. » Draco voleva sapere di Voldemort ma Piton non gli avrebbe mai detto niente.
L'espessione del ragazzo si incrinò, sintomo di orgoglio e delusione. « Bene, se non capisci di cosa sto parlando magari ci rivedremo quando lo avrai capito » disse, prima di dirigersi allo studio della McGranith. Non degnò il padrino di un saluto.
Essere arrabbiato con Severus era faticoso, lui era come un terzo genitore per Draco. Certo non era facile o piacevole per nessuno dei due continuare a litigare così.

Il Serpeverde era appena arrivato nello studio della McGranith quando scoprì di essere l’unico allievo nella stanza.
Normale che una Grifondoro non conosca il significato di puntualità” pensò.
Come previsto Ginevra Weasley arrivò dieci minuti dopo scusandosi e Minerva McGranith punì il ritardo con un semplice richiamo, facendo storcere il muso a Draco. Infine entrambi i ragazzi si accomodarono nei banchi più vicini alla cattedra.
« Siete due allievi brillanti e ognuno dei due spicca in determinate materie scolastiche. Per questo il vostro atteggiamento, per quanto scontato, mi ha molto delusa » cominciò la donna. « Vorrei sapere perché voi Weasley e tu, Malfoy, non riuscite a fare a meno di questi teatrini. »
« Io avrei qualche idea » borbottò Ginny.
« Allora illuminaci pezzente » sibilò Draco, senza degnarla di uno sguardo.
« Professoressa, non vede come si rivolge a me e alla mia famiglia? »
« E faccio pure bene. »
« Silenzio » sbottò la professoressa spazientita. « Ora vi dirò qual è la punizione che merita il vostro comportamento idiota e voi mi ascolterete senza ribattere: da oggi in poi, per il prossimo mese e due ore ogni giorno, vi sequestrerò le bacchette e svolgerete i compiti scolastici insieme. Regole: potete uscire solo per andare in biblioteca o in bagno, ma uno alla volta, poi vi dovete dare una mano a vicenda in caso di necessità. Disobbedite e il numero di questi incontri aumenterà a dismisura. »
« Che razza di punizione è questa? Ci sta prendendo in giro? »
« No, signor Malfoy, può starne certo » affermò con un velo di ironia. « Il vostro occorrente è su quello scaffale. Ora bacchette, prego. »
Ginny non replicò e Draco sbuffò sonoramente, ma alla fine entrambi obbedirono alla professoressa, che uscì dallo studio dicendosi impegnata in altri affari. Rimasti soli, lui cominciò a svolgere il compito di Difesa contro le Arti Oscure e lei quello di Pozioni.
Cinque minuti dopo Ginny picchiettava nervosamente sopra il banco con le unghie: lei odiava Pozioni e di solito si faceva aiutare dai gemelli o da Hermione ma adesso, a causa della McGranith, era rimasta sola con una serpe. O meglio con la Serpe delle Serpi.
Piton mi scuoierà viva se non glielo consegnerò entro domani” pensò.
« Hai finito di fare rumore? » domandò Draco acido.
« Mi dispiace se non ti accorgi dei problemi altrui perché sei troppo egoista e arrogante per farlo, ma avrei difficoltà con il compito di Pozioni. »
« E speri che io ti aiuti? »
Ginny si diede della stupida perché effettivamente ci aveva pensato. In seguito, però, ripensò alle parole della professoressa, si fece coraggio e si piazzò di fronte a Malfoy.
« E ora che cosa vuoi? Il mio tono derisorio di poco fa non ti è bastato come risposta? »
« O mi aiuti o dico alla McGranith che ti sei rifiutato. Credimi finirai molto peggio: due mesi in punizione, invece che uno. »
« Non li vuoi neanche tu due mesi in punizione con me quindi deduco che stai bluffando. Non sono scemo come tuo fratello, sono un Serpeverde io. »
Ginny sbuffò ma tentò ugualmente di usare il tono più gentile che possedeva: « Senti furetto, sono cresciuta con sei fratelli maschi e avrai notato che non sono molto paziente. Tuttavia voglio impegnarmi perché, anche se mi odi, lei ha ragione. Quindi dimostrerò di essere disposta a tollerare il tuo comportamento e da oggi in poi fra me e te ci sarà rispetto reciproco. »
« Che discorsi diplomatici! Sei perfetta per intraprendere una carriera politica Weasley, ma adesso spostati che ho di meglio da fare. »

Tuttavia Ginny non era una che si arrendeva tanto facilmente e appoggiò una mano sui libri di Malfoy. Solo quando lui ebbe alzato gli occhi  – e lanciato un’occhiataccia esasperata alla Grifondoro - lei tornò a parlare. « Non era una richiesta, ma un ordine. Non intendo passare un mese a litigare con te quindi vedi come ti vuoi sistemare e smettila di rispondermi male. Almeno per un mese, non chiedo troppo, e in cambio nessuno saprà che mi hai trattata come si usa fra gente civile. »
Draco squadrò la ragazza da capo a piedi, come se fosse la prima volta che la vedeva, e pensò che per essere una stracciona era davvero bella, più delle Serpeverde con cui era stato. La Weasley aveva un caratterino tutto pepe, era fuoco come il colore dei suoi capelli e infondo sembrava l’unica in grado di tenergli testa come si deve. I suoi punti deboli erano la famiglia e il fatto che andasse dietro a San Potter.
Ginny si sentì imbarazzata da quello sguardo fisso e arrossì lievemente e, di conseguenza, si irritò: « Posso sapere perché mi fissi? »
« Penso a quanto tu debba essere fuori di testa per arrivare a farmi una proposta simile. »
Ginny roteò gli occhi. « Ci stai? » insistette.
« Ci devo pensare » replicò Draco e spostò lo sguardo altrove, « ma intanto mostrami il tuo compito di Pozioni. »
La Grifondoro sorrise sotto i baffi e fece come gli era stato detto. Il resto della serata, dopo quella sorta di chiarimento, trascorse più tranquillamente. Draco dovette prestare il suo aiuto alla ragazza più di una volta ma in cambio Ginny gli ricordò un importante aneddoto che il professor Lupin aveva raccontato, e che permise a lui di terminare il compito di Difesa contro le Arti Oscure. Una cosa che stupì Ginny fu il grado di preparazione che Malfoy dimostrava in Pozioni; sembrava non esistesse argomento sconosciuto a lui.
« Non sei poi così male Malfoy » rise Ginny in uno slancio di gentilezza, ma subito si mordicchiò il labbro pentendosi di aver dato voce ai propri pensieri.
« Nemmeno tu, pezzente, anche se sei tremendamente negata nella mia materia preferita » affermò lui con un velo di scherno.
« Mi rimangio tutto se non ritiri il termine pezzente. È offensivo. »
« Non ti chiamerò più pezzente » concesse e Ginny, incredula, esultò internamente. « Ma soltanto perché preferisco piattola. »
Solo allora entrò Minerva e li trovò tranquilli, ancora seduti nei loro banchi mentre chiacchieravano civilmente. « Merlino! Proprio ora ho realizzato di non avervi detto di restare seduti, ma vedo che siete stati abbastanza maturi da capirlo. Vi restituisco le vostre bacchette e ci rivediamo domani. »
I ragazzi uscirono dalla stanza e, una volta chiusa la porta, si guardarono.
« Credo che da adesso possiamo tornare ad essere incivili » suggerì Draco.
« Non posso che darti ragione. Anche se evitare di offendermi potrebbe essere un buon primo passo per migliorare questa futura convivenza.
»  
« Ci proverò, ma non ti assicuro niente. »
« Abbiamo già fatto dei progressi » concluse Ginny, poi si voltò e sparì lungo un corridoio buio alla sua destra. Draco rimase fermo a fissare quella direzione, riflessi brillanti di rosso che oscillavano davanti ai suoi occhi grigi, simili a sprazzi di fuoco nella notte. E, solo quando il fuoco si spense del tutto, Draco si risvegliò dallo stato di trans in cui era finito e tornò nella Stanza Comune dei Serpeverde.





Piccole note:

Salve, cosa ne pensate di questo capitolo? Cosa ne pensate della mia scrittura? Come potrei migliorare (con più descrizioni, p meno dialoghi ecc.)?
Ringrazio Moony097 che ha recensito il capitolo scorso e ringrazio anche chi segue la storia. Ringrazio chi legge.
Come avrete notato questo capitolo è più lungo di quello precedente e penso che i prossimi rispetterrano più o meno queste due lunghezze, a fasi alterne.
Vediamo il rapporto che ha Draco non solo con i suoi migliori amici, ma anche con Piton e quello che sta formando con Ginny.
Pensieri diversi iniziano a farsi strada, dei sospetti e poi il nervosismo perché viene trattato come un bambino, nessun adulto gli dice le cose come stanno. Inoltre il signor Malfoy sembra distante.
In tutto ciò, tra lui e Ginny inizia una tregua, nata da una saggia proposta della McGranith. Funzionerà, o meglio, durerà?
Grazie per essere arrivati sin qui.
Alla prossima!

 

  
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