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Autore: inzaghina    26/08/2019    8 recensioni
A pochi giorni dal fatidico 2 maggio 1998 Harry, Ron, Hermione e Ginny s'interrogano su quale sia il modo giusto per ricominciare a vivere, lasciandosi alle spalle i brutti ricordi, ma senza dimenticare le persone che si sono sacrificate per un mondo migliore. Al contempo, George dovrà affrontare per la prima volta un mondo senza il suo gemello, ritrovando la capacità di ridere; Percy dimostrerà che ha sbagliato e, con l’aiuto di una ragazza che lo capisce davvero, ricucirà il rapporto con i suoi familiari; Bill e Fleur cementeranno la loro unione e un ritorno inaspettato ridarà speranza al gruppo.
Uno sguardo sul periodo post-bellico e sulle difficoltà affrontate da tutti loro, e dai loro cari, per ritornare veramente a vivere, preoccupandosi solo del proprio futuro, dell'amicizia che li lega e degli amori che potranno finalmente godersi con serenità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, George Weasley, Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista | Coppie: Angelina/George, Audrey/Percy, Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is bigger than anything in its way'
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Capitolo 11 – Bringing you home
 
 
 
“Life takes you to unexpected places.
Love brings you home.”
Melissa McClone
 

 
Camminando accanto ad Arthur nell’atrio dell’Ospedale di San Mungo per le Malattie e le Ferite Magiche, Molly stringeva la rassicurante mano del marito nella propria — conscia che non avrebbe potuto procedere senza di lui al suo fianco. I due coniugi erano diretti al quarto piano: Reparto Lesioni da Incantesimo, dove era stata trasferita il giorno precedente la cognata che non vedevano da quasi 15 anni.
“Non c’è motivo di essere tesi, cara…” Arthur confortò la moglie, una volta che furono entrati nell’ascensore.
“È passato così tanto tempo…”
“Ma il nostro affetto per Lexie è rimasto immutato e sono sicuro che sia lo stesso anche per lei,” la rassicurò, pochi istanti prima che le porte si aprissero e i due si avvicinassero alla reception per chiedere in quale stanza fosse ricoverata la donna.
Seduta al capezzale della sua primogenita, Abigail Ashworth parlava di tutto e niente con la figlia risvegliatasi ormai da una decina di giorni, facendo del suo meglio per distrarla dall’ansia per l’imminente arrivo dei cognati che non vedeva da anni. La preoccupazione palese negli occhi dell’Auror si dissipò non appena i coniugi Weasley fecero il loro ingresso nella stanza singola dell’ospedale, gli occhi chiari di Alexandra incontrarono prima quelli nocciola di Molly e poi quelli azzurri di Arthur, aprendosi con il resto del viso in un sorriso sollevato.
“Ci sei mancata così tanto, tesoro,” sussurrò Molly, raggiungendo in un paio di falcate il letto e stringendola forte a sé.
“Anche voi,” rispose la bionda, mentre la vista veniva offuscata sempre di più dalle lacrime che non la volevano smettere di tenerle compagnia in quei giorni.
“Ti chiederei come ti senti, ma mi sembra una domanda così sciocca,” continuò Molly, accarezzandole affettuosamente una guancia. “Sono solo felice di poterti rivedere dopo così tanti anni e non mi sembra vero…”
“Non sembra vero neppure a me,” concordo la bionda, afferrando la mano della cognata nella propria, trovando conforto nella sua stretta calda. “E per rispondere alla domanda che ti sembrava sciocco porre, sappi che mi sento come una che ha dormito per anni e si è persa troppi dettagli delle vite delle persone che amava” rispose Lexie, senza nascondere l’amarezza che provava — non aveva mai avuto bisogno di farlo con i suoi cognati, e con Molly in particolare. “Sono impaziente di sapere tutto quello che mi sono persa in questa pausa troppo lunga e di conoscere i nipoti che erano bambini, o poco più, quando io sono rimasta bloccata dall’altro lato dell’oceano e, ovviamente, vorrei anche poter lenire almeno un po’ il vostro dolore per la perdita di Fred, anche se non credo di poter fare nulla di concreto… mi piace sperare che sia insieme a Fabian, Gideon, Lily, James e tutti i nostri amici e che ci stiano guardando e ci proteggendo da ovunque si trovino,” aggiunse la donna, pronta a riprendere le redini della propria vita.
“Piace anche a me pensarlo,” rispose Molly. “Sono sicura che i miei fratelli, Lily, James, Sirius, Remus, Dora e tutti gli altri stiano guidando le altre vite troppo giovani che ci sono state strappate da questa assurda guerra…”
Le due donne sostennero l’una lo sguardo dell’altra per innumerevoli istanti, senza il bisogno di altre parole — concludendo il muto scambio con un altro lungo abbraccio, un abbraccio che per Lexie aveva il sapore familiare dei ricordi gelosamente serbati nella memoria.
“Dove sono i ragazzi?”
“Non ci sembrava una buona idea portarli subito qui tutti insieme…” le rispose Arthur. “Sappi però che sono tutti davvero impazienti di rivederti e, nel caso di Ginny e di Harry, d’incontrarti,” aggiunse.
“Oh per Godric… Ginny ormai è cresciuta e io, da madrina, praticamente non la conosco…”
“A questo possiamo rimediare molto velocemente, in realtà,” dichiarò Molly, sorridendo alla cognata. “Sia Harry e Ginny, che Bill e Fleur ci hanno detto che ci avrebbero raggiunto molto volentieri se fossi stata disponibile per ricevere visite…”
“Certo che lo sono!” s’entusiasmò Lexie, illuminandosi all’idea di rivedere i nipoti d il figlio della sua migliore amica. “Però ditemi chi è Fleur, ho la netta sensazione di essermi persa qualcosa di molto importante…”
Così, mentre Arthur s’affrettava a produrre ed istruire il proprio Patronus per mandarlo alla Tana a dire ai ragazzi che potevano raggiungerli al San Mungo, Molly si mise a spiegare che Fleur era la loro nuora, che lei e Bill erano davvero innamorati e che si augurava che presto li avrebbero deliziati con un nipotino.
Lexie ascoltò affascinata i dettagli relativi all’iniziale titubanza di Molly verso la nuora, non avendo alcuna difficoltà ad immaginarsi le reticenze della donna al cospetto di una strega per ¼ Veela, che a tutti gli effetti le stava portando via il suo adorato primogenito. Quando il ragazzo che non vedeva da più di 15 anni apparve nella sua stanza, tallonato da una giovane dai lunghi capelli fiammeggianti, da una spettinata testa di capelli neri e da una delle donne più belle che avesse mai visto, Lexie sentì gli occhi riempirsi nuovamente di lacrime.
“Zia Lexie!” Bill s’avvicinò frettolosamente, i capelli lunghi che coprivano in parte la cicatrice sul viso. “Sono così felice di vederti,” le disse, abbracciandola.
“E io di vedere te… eri poco più di un soldo di cacio l’ultima volta che ci siamo visti.”
“Non esageriamo… andavo già a Hogwarts,” le ricordò, mentre i suoi occhi azzurri s’illuminavano ai ricordi degli anni scolastici.
“Perdonami, con l’età si tende sempre ad essere troppo nostalgici…” disse Lexie, sorridendogli.
“Vorrei presentarti mia moglie Fleur,” aggiunse Bill, ricambiando il sorriso e venendo subito raggiunto dalla francese.
“Bill mi ha parlato così tonto di lei… enchanté,” sussurrò, tendendole la mano.
“E io non vedo l’ora di sapere tutto di te… spero vorrai darmi del tu,” ribatté Lexie, ammaliata dal sorriso direttole dalla Veela.
“Ne sarò feliscissima.”
Harry e Ginny fecero capolino dietro a Bill e Fleur: emozionati per via dell’incontro a lungo desiderato.
“L’ultima volta che ho visto voi eravate davvero due soldi di cacio,” mormorò Lexie con gli occhi lucidi. “Sono così dispiaciuta di essermi persa praticamente tutte le vostre vite, ma vi prometto che rimedierò… essendo la madrina di Ginny e la migliore amica della madre di Harry mi sarebbe spettato un posto importante nelle vostre vite, che spero mi vogliate concedere…”
Al sentir nominare la madre, anche gli occhi di Harry s’inumidirono: aveva finalmente l’occasione di conoscere un po’ meglio i genitori che avevano sacrificato tutto per lui. “È da quando ho visto tutte le vostre foto insieme che speravo di poter conoscere la ragazza che sembrava essere sempre accanto a mia madre in ogni momento importante…” le disse quindi, sorridendole.
“E io è da quando ho sentito parlare di Zia Lexie che sono impaziente d’incontrarti e di sapere tutto di te,” aggiunse Ginny.
“Te l’avranno detto tutti, lo so… ma hai davvero gli occhi di tua madre, Harry,” dichiarò Lexie, incantata dalle iridi smeraldine del giovane che le stava in piedi davanti al letto. 
Le labbra del Bambino Sopravvissuto si piegarono in un sorriso nostalgico. “Di solito tutti quanti rimarcano quanto sia somigliante a papà… Remus è stato tra i primi a ricordarmi che io e mamma avevamo gli stessi occhi,” confessò, rafforzando la presa sulla mano di Ginny.
“Fisicamente somigli sicuramente a James, ma in te non riesco a non vedere Lily…” rispose Lexie, ritrovando in Harry lo stesso modo di parlare dell’amica. “Posso abbracciarvi?” chiese poi la donna, venendo subito accontentata e sentendo che, pian piano, le cose si sarebbero sistemate.
 
Nell’atrio dell’ospedale intanto, Alistair Ashworth e suo padre Edward erano appena saliti sull’ascensore per raggiungere la stanza della donna, quando qualcuno s’infilò tra le porte che si stavano chiudendo, respirando affannosamente.
“Jones?” Al riconobbe subito la vecchia compagna di scuola, che stava tentando invano di riprendere fiato.
“Sei venuta a trovare Lexie?” le chiese poi.
L’Auror scosse la testa. “Magari più tardi, ora sono qui per visitare un familiare ricoverato al terzo piano…”
“È stato avvelenato?” chiese quindi Edward Ashworth.
 “Sfortunatamente sì, ma si è trattato di un avvelenamento accidentale e dovrebbe riprendersi presto…” spiegò la donna.
“Mi spiace tantissimo… ma non si tratta di una delle tue sorelle quindi?” continuò Al, mentre l’ascensore s’avvicinava al terzo piano.
“No, loro stanno bene.”
“Sono contento per loro…” disse il biondo, che aveva anche giocato contro Gwenog qualche volta. “Se volessi venire da Lexie si trova nella stanza 4023.”
“Passerò sicuramente,” rispose la donna, correndo fuori dall’ascensore e affannandosi a raggiungere la stanza in cui l’attendevano sua madre ed entrambe le sue sorelle.
 
*
 
Nella tiepida serata di giugno, con il frinire delle cicale che riempiva l’aria, la famiglia Weasley al completo e Harry erano seduti sotto il portico, a godersi la reciproca compagnia.
“Percy, ti prego dimmi che hai finalmente invitato Audrey a un vero appuntamento,” dichiarò ad un certo punto George, interrompendo un discorso sulle possibilità che Kingsley sarebbe stato confermato Ministro della Magia.
Il fratello maggiore arrossì, rischiando di strozzarsi con il Whiskey Incendiario che stava bevendo, ma riuscendo comunque ad annuire impacciato. “In effetti usciremo domani…”
“Era ora!” commentò Charlie.
“È stata malata ed io sono stato molto occupato con Kingsley,” puntualizzò il terzogenito di casa.
“Sono contenta, tesoro,” rispose sua madre, stringendogli affettuosamente un avambraccio. “Sembra una così cara ragazza…”
“Cosa farete?” domandò Fleur, rintanata nell’abbraccio di Bill.
“Oh, la porterò fuori a cena in un ristorante giapponese, mi ha confessato di adorare il sushi… io non l’ho mai provato, ma spero di trovare qualcosa di mio gusto.”
“Cos’è il sushi?” s’informò Charlie, passandosi una mano tra i riccioli spettinati.
“È il piatto tipico della cugina giapponese: a base di riso, pesce crudo, alghe e verdure” rispose Harry — non che lo avesse mai assaggiato, ovviamente, ma si ricordava che una volta suo zio Vernon si era vantato di essere stato invitato in un esclusivissimo ristorante londinese da un cliente che aveva sborsato centinaia di sterline per la loro cena.
Charlie fece una smorfia. “Non sono così sicuro che mi interessi provarlo…”
“Disse il domatore di draghi” lo prese in giro la sorella.
“Con il pesce crudo potenzialmente potresti stare molto male,” gli diede manforte Molly.
“Credo che Percy faccia bene a portarla a mangiare qualcosa che lei ama, dimostra che l’ha ascoltata e si ricorda ciò che gli ha detto,” commentò Bill, sfiorando la nuca di Fleur con un lieve bacio.
“Un po’ come fesce Bill, che mi portò a manger la bouillabaisse in Provenza per festeggiare il primo mese da fidanzati,” aggiunse Fleur, sorridendo nostalgica al ricordo e incrociando lo sguardo innamorato del marito.
Molly sorrise, trovandosi a testimoniare l’amore che traspariva dagli sguardi dei due sposi, scacciando il ricordo di come aveva trattato la nuora nei primi tempi in cui aveva frequentato la loro casa. Il tempo leniva le ferite e Fleur non serbava alcun rancore nei suoi confronti, o in quelli di Ginny che era stata la sua spalla a quel tempo, ma se c’era una cosa che gli ultimi mesi le avevano insegnato era proprio che la vita era troppo breve per avere rimpianti.
“Avete già deciso cosa fare per il vostro primo anniversario di matrimonio?” domandò Arthur, che era stato in silenzio ad ascoltare i discorsi della sua famiglia fino a quel momento.
“Siamo riusciti a prenderci qualche giorno libero, quindi Fleur mi farà da cicerone a Parigi,” rispose il figlio, chiaramente impaziente all’idea.
“Oh, che bella idea!” s’entusiasmò Molly.
“Dovrai condividere tutti i dettagli,” disse invece Ginny. “Ho sempre voluto andarci…”
“Harry, prendi appunti” consigliò Bill, sorridendo al ragazzo.
“Sembra quasi incredibile che potremo organizzare appuntamenti, viaggi, festeggiare ricorrenze…” ribattè Harry, abbracciando con lo sguardo i Weasley — la sua famiglia.
Quasi tutti annuirono, persi nei propri pensieri.
“Chissà come si stanno divertendo Ron e Hermione in Australia…” aggiunse qualche attimo dopo Ginny.
“Sarà meglio per loro che ritornino carichi di souvenir,” borbottò Charlie.
Tutti sorrisero divertiti. “Ho detto loro che era uno dei sogni di Fred, poter vedere i canguri… spero che gli abbiano scattato almeno un paio di foto,” sussurrò George — il fantasma di un sorriso che gl’illuminava il volto lentigginoso.
“Sono certa che lo abbiano fatto o che lo faranno,” lo rassicurò la madre, sapendo quanto facesse fatica a parlare del gemello, ma convinta che non avrebbe potuto riprendersi se non l’avesse fatto.
“Stai pur certo che Hermione ti porterà almeno in libro sui canguri e sui legami che hanno con la magia…” aggiunse Harry, conoscendo la passione per l’apprendimento dell’amica di una vita.
“E ti porterà talmente tante foto da poterci fare un album,” dichiarò Ginny, strizzando l’occhio al fratello maggiore e strappandogli un altro sorriso.
 
La sera successiva, con il cuore che gli rimbombava nelle orecchie minacciando di saltargli fuori dal petto, Percy si trovava davanti alla porta della deliziosa casa a schiera che Audrey divideva con la sua amica Sally, alla disperata ricerca del coraggio Grifondoro che gli serviva per decidersi a suonare il campanello.
“Sono un disastro” borbottò tra sé e sé, deglutendo affannosamente e stringendo la scatola di muffin ai mirtilli fatti da sua madre come se ne andasse della sua stessa vita. Si spinse gli occhiali sul naso, cercando di darsi un contegno ed era in procinto di suonare finalmente alla porta, quando essa venne aperta da una stupita Sally Davies. “Percy?” domandò l’ex Corvonero, inarcando le sopracciglia chiare.
“Ciao, Sally… io, ehm, io, ecco…” scosse la testa, traendo un respiro profondo.
“So bene che devi uscire con Audrey… entra pure, io sono invitata a cena dai miei…” gli sorrise e, subito dietro di lei, il ragazzo intravide Audrey che lo stava guardando sorridendo e la bolla asfissiante che sembrava averlo inglobato fino a pochi istanti prima si sgonfiò, lasciandolo libero di respirare e di rispondere al sorriso genuino di Audrey.
 
La cena a base di pesce crudo gli era sorprendentemente piaciuta e, passeggiando con Audrey nel centro della metropoli inglese, Percy era intendo ad ascoltare aneddoti sulla sua infanzia e sul periodo della scuola — periodo in cui purtroppo i due non si erano mai incontrati assiduamente, nonostante la sua lunga frequentazione con Penelope: sua compagna di casa. Audrey gli stava giusto raccontando del sogno di prendere qualche giorno di vacanza e andare a visitare la Normandia, dove si trova l’isolotto tidale di Mont Saint-Michel, prima che l’estate finisca.
“Dovremmo andarci insieme” le propose all’improvviso, arrestando la loro passeggiata e ritrovandosi a guardare i suoi occhi verdi, le cui pagliuzze dorate sembravano brillare alla luce dei lampioni. Aveva parlato senza riflettere e, solo in un secondo momento, vorrebbe mordersi la lingua e poter tornare indietro. Si ritrovò senza il tempo di dire nulla in merito però, perché le iridi smeraldine di Audrey s’illuminarono di gioia e la ragazza gli saltò in braccio, baciandolo con impeto. “Davvero ti piacerebbe?” gli chiese, quando le loro bocche sono separate solamente da una manciata di centimetri e il suo profumo di peonia inebria ogni cellula del corpo di Percy.
“Farei qualsiasi cosa che ti faccia sorridere così” le rispose sinceramente, pregando che le sue orecchie non abbiano assunto il colore dei pomodori coltivati da sua madre in giardino. Audrey si dimostrò però totalmente disinteressata al colore delle sue orecchie, stringendolo di nuovo e sorridendogli estasiata. “Ti ci sono voluti mesi per chiedermi di uscire e sono stata io a baciarti dopo quella serata a casa tua… chi avrebbe mai immaginato che mi avresti proposto un viaggio insieme così velocemente?”
Percy scrollò spalle. “Abbiamo imparato a nostre spese che la vita è troppo breve per perdere tempo in inutili convenevoli… un discorsetto con la mia famiglia ieri sera me lo ha giusto ricordato…”
“Allora sono molto grata alla tua famiglia” commentò lei, sorridendogli dolcemente. “Mi avevano già fatto un’ottima prima impressione che non posso che confermare…”
Percy valutò che non ci fosse risposta migliore che un bacio ed è quello che fa, prima di riprendere la mano di Audrey nella propria e proseguire nella passeggiata. Quando più tardi la ragazza lo invita a fermarsi da lei, non esita un solo istante a chiudersi la porta di casa alle spalle e a seguirla sul divano dove, sorseggiando un ottimo idromele, continuano a scambiarsi le storie del loro passato, insieme ai sogni ed ai desideri riguardanti il loro futuro finendo col rimanere a parlare fino al sorgere del sole del mattino successivo. Dopo una notte del genere, Percy è più che convinto che si sta innamorando di Audrey Lavall e prova una gioia che non aveva più provato da quando se n’era andato dalla Tana sbattendo la porta – abbandonando come un vigliacco la sua famiglia. Sa bene che dovrà raccontare ad Audrey anche questa parte oscura del suo passato, per poter sperare di gettare le basi di un solido futuro con lei, e salutandola all’ascensore dopo colazione non riesce a smettere di sorridere pensando al sorriso della ragazza e al sapore dei suoi baci.
 
*
 
Dopo che l’argomento era stato sollevato ad una cena di famiglia, Ginny e Harry non avevano esitato ad offrirsi per aiutare George a sistemare l’appartamento sopra il negozio; il gemello sopravvissuto sapeva che non ce l’avrebbe fatta da solo ed era estremamente riconoscente alla sorellina e al ragazzo che era ormai diventato parte integrante della sua famiglia. Quel martedì di fine giugno quindi, Charlie ed i signori Weasley avrebbero sistemato gli ultimi dettagli all’interno dei Tiri Vispi, mentre George, la sorella e Harry si sarebbero occupati del piano superiore. Un rapido movimento di bacchetta fu sufficiente a spalancare la porta dell’appartamento che aveva condiviso con l’altra metà della sua anima, le quattro mura sgangherate che avevano adorato sin dal primo istante ed in cui George non era sicuro che avrebbe mai potuto fare ritorno. Il ragazzo raggiunse la stanza del fratello, aprendo la porta con una riverenza mai usata quando Fred era in vita e trovandosi a corto di fiato quando i suoi occhi abbracciarono le quattro mura che erano state il regno di suo fratello. S’avvicinò con lentezza alla parete dietro al letto, quella su cui campeggiava lo stendardo di Grifondoro, accanto al logo del loro negozio creato mentre erano ancora semplici studenti con la testa piena di sogni. Il comodino era ancora ingombro di pergamene zeppe di appunti scarabocchiati riguardanti nuove idee per il negozio, di libri sugli incantesimi e di qualche vecchia copia di fumetti che risalivano alla loro infanzia. Recuperò uno dei libricini polverosi e lo sfogliò distrattamente, facendo scivolare fuori un’istantanea magica che cadde sul pavimento. George si chinò a raccoglierla, girandola con cura e sentendo gli occhi diventare lucidi alla vista dei protagonisti dello scatto: era stata Alicia a insistere tanto per scattarla e, in quel momento, il ragazzo era estremamente grato all’ex compagna di scuola.

“E dai, non fate i preziosi!” esclamò l’australiana, roteando vistosamente gli occhi. “Dobbiamo pur conservare una prova di questa serata, no? Chi potrebbe mai credere che voi zoticoni avreste preso parte ad un ballo ufficiale a Hogwarts?”
“Io non faccio il prezioso, Aussie,” ridacchiò Fred. “È solo che non voglio far sfigurare voialtri…” ghignò, incrociando le braccia.
“Davvero divertente!” ribatté Lee.
“Devo per caso rammentarti che siamo gemelli omozigoti?” intervenne George, attirando l’attenzione del fratello.
“E io devo ricordare a te che, chiaramente, io sono il più affascinante dei due?” rispose Fred, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso impertinente.
“Mi permetto di dissentire sul fascino,” sbuffò Lee. “Vi ricordo che nelle mie vene scorre sangue caraibico…”
“E nelle mie pregiato sangue scozzese,” aggiunse Cormac.
“Sarebbe meglio se fosse whiskey,” lo rimbeccò Fred, beccandosi una manata dal compagno di casa.
“Sarai il più affascinante, ma io sono il più in forma,” ghignò George, inarcando le sopracciglia.
“Ricordatemi perché ho accettato il suo invito?!” borbottò spazientita Angelina ad Alicia, Katie e Leanne.
“Perché sai che ti divertirai,” le rispose Alicia. “Fred adora fare il rompiscatole, ma è anche molto dolce ed è un bravo ballerino…”
“Certi giorni faceva impazzire Ollie,” aggiunse la Bell, pensando al fidanzato lontano.
“Ohi! Volete darvi una mossa, ragazze!” le richiamò Fred, mentre Lee afferrava uno studente del terzo anno e gli ficcava la macchina fotografica in mano.
“Arriviamo, arriviamo,” li rassicurò Leanne. Gli otto amici si avvicinarono l’uno all’altro, senza davvero mettersi in posa: Katie prese a sistemare i capelli biondi di Cormac, che sbuffava solo fintamente infastidito, Lee e Fred erano impegnati a spintonarsi a vicenda, mentre Alicia e Leanne ridevano e tentavano di non farli uscire dallo scatto, lui e Angelina scuotevano la testa divertiti dal commento che lui aveva appena borbottato a mezza voce. “E lui sarebbe quello più affascinante, eh?!”
  
La sua copia della foto era in un album, ma Fred l’aveva sempre voluta usare come segnalibro – in modo da ricordarsi di quella serata assolutamente perfetta, prima che Voldemort diventasse l’unico argomento di conversazione e la loro preoccupazione più grande. Ripensò alle serate passate con quegli stessi amici negli ultimi tempi e sorrise, ringraziando la perseveranza di Angelina, che era venuta a prenderlo di persona e non aveva accettato un no come risposta. Avrebbe dovuto invitarla almeno fuori a pranzo, o a cena, per ringraziarla come si doveva, per sdebitarsi almeno in parte e per aggiornarsi sugli allenamenti delle Harpies… gli sarebbe piaciuto andare a vederla giocare dal vivo, pensò osservando i loro stessi adolescenti che ridacchiavano ancora ed ancora in quello scatto nella sala comune di Grifondoro, a pochi minuti dall’inizio del Ballo del Ceppo.
“George, sei lì dentro?” la voce di Ginny risuonò nell’appartamento assolato ed il ragazzo si riscosse, senza smettere di stringere quella foto e la normalità che aveva considerato una certezza, ma che ora non aveva più.
“Sì, sono qui,” rispose, tentando di usare un tono allegro.
Pochi attimi dopo Ginny e Harry lo raggiunsero e, quando la ragazza si accorse di cosa George tenesse stretto tra le dita, l’abbracciò.
“Ogni volta che credo di aver fatto un passo avanti, poi mi sembra subito di averne fatti dieci indietro…” ammise con incertezza.
“È lo stesso anche per me,” ribattè Ginny.
“Per tutti,” aggiunse Harry, scuotendo la testa.
“Vorrei riuscire a venirne fuori, sento di dover fare il massimo… anche per lui, ma… non so se ce la farò…”
“Stai facendo del tuo meglio, Georgie,” lo rassicurò Ginny, usando il nomignolo con cui la madre lo chiamava da bambino — quello che solo Fred era autorizzato ad utilizzare.
“Non sembra abbastanza…” rispose, spaurito.
“Lo sarà,” lo confortò la sorella.
“Vorrei fosse più semplice,” si riscoprì a dire, ammettendo le sue paure.
“Lo vorremmo anche noi,” sussurrò Harry, stringendogli affettuosamente una spalla.
“Grazie di essere qui.”
“Non potremmo essere da nessun’altra parte,” disse con fermezza Ginny, mostrandosi quanto mai simile alla madre.
 
*
 
Dopo aver aggiornato Harry, Ginny e il resto della famiglia Weasley sul ritrovamento dei Granger e solo dopo aver ottenuto l’ok da Campbell e dal suo capo, oltre che da Kingsley in persona, Hermione e Ron accettarono la proposta dei genitori di lei di passare qualche giorno godendosi la selvaggia natura australiana.

“Vi capirei, se preferiste fermarvi qui… non so nemmeno se abbia senso tornare in Inghilterra per voi, visto che vi siete creati una bella vita qui… io potrei sempre organizzarmi per, beh… per venire a trovarvi e…” aveva mormorato Hermione, quando la pizza era diventata fredda e sua madre aveva proposto di passare al dolce.
“Non dirlo nemmeno per scherzo, tesoro! Abbiamo già perso quasi un anno della tua vita e non ci teniamo a rimanere indietro ancora,” ribatté fermamente suo padre, mentre la moglie al suo fianco annuiva convinta.
Hermione annuì — non reputandosi in grado di rispondere in modo coerente, limitandosi ad un lieve sorriso e ad uno scambio di sguardi con Ron.
“Non riesco a credere che siate stati in giro da soli per tutti quei mesi…” sussurrò Kathleen in tono ammirato. “Io sarei stata spaventata a morte,” aggiunse dopo una piccola pausa.
“Lo eravamo anche noi,” dichiarò Hermione, mentre al suo fianco Ron annuiva — trovandosi a ripensare ad uno dei momenti più bui della sua vita, ancora tormentato dal ricordo di aver abbandonato i suoi amici in un momento così critico.
“Pensate che possiamo rimandare di qualche giorno il rientro in patria o dovete fare ritorno subito?” aveva domandato Paul, mettendo in un unico cartone i resti della pizza.
Ron fece spallucce, spiando la reazione di Hermione.
“Che avevate in mente?” domandò quindi la strega.
“Un giro tra le bellezze australiane prima del ritorno a casa…”
“Sembra una fantastica idea,” acconsentì Hermione. “Che ne dici?” chiese poi al ragazzo.
Il rosso annuì. “Harry dice che le selezioni per essere ammessi all’Accademia saranno il 6 luglio, quindi abbiamo tutto il tempo…”
“Accademia?” s’informò la madre di Hermione.
 “Ron e Harry sono stati invitati alle selezioni per entrare a far parte dell’Accademia Auror dal nuovo Ministro della magia in persona,” spiegò Hermione.
“Davvero? Congratulazioni,” s’entusiasmò Paul.
Il ragazzo annuì di nuovo, arrossendo. “Anche Hermione era stata invitata, ovviamente,” aggiunse poi, convogliando le attenzioni dei genitori sulla figlia.
“E cosa aspettavi a dircelo, tesoro?”
Hermione incrociò lo sguardo orgoglioso del padre e quello fiero, ma meravigliato della madre. “Non ve l’avevo ancora detto perché non ho accettato la proposta di Kingsley. Tornerò a Hogwarts per frequentare il settimo anno, prendere i M.A.G.O. e poi dedicarmi ai diritti delle creature che sono state bistrattate per anni nel mondo magico,” spiegò la ragazza.
I suoi genitori si scambiarono uno sguardo d’intesa: ecco la ragazza che conoscevano. “Mi sembra un’idea meravigliosa,” commentò sua madre, sorridendole.
“Ci renderai sicuramente orgogliosi,” aggiunse il padre.
“Lo spero,” rispose lei, sorridendo con loro.
“Non sarebbe Hermione se non tornasse a scuola, facendo del suo meglio per prendere il massimo in tutti i suoi 10 M.A.G.O.,” commentò Ron, sorridendo nel vedere le gote di Hermione colorarsi di rosa.
La ragazza scosse la testa, fingendosi solo apparentemente infastidita.
“Lo sai che io e Harry non saremmo mai riusciti a prendere 7 G.U.F.O. a testa senza il tuo aiuto ed il tuo ricordarci costantemente di studiare, vero?”
Lei scosse la testa, facendo un gesto vago con la mano. “Dovevate solo essere spronati…”
“E potremo provare a diventare Auror, grazie a te.”
Le iridi dei due ragazzi s’incontrarono nuovamente, portando i coniugi Granger a sentirsi quasi di troppo.
“Direi che bisogna festeggiare con qualcosa di più forte del the” dichiarò Paul qualche istante dopo, entrando in casa e riapparendo con una bottiglia di champagne e quattro calici.

Erano partiti il giorno successivo, con la jeep che i Granger avevano acquistato una volta raggiunta l’Australia, e avevano esplorato la costa che divideva Sydney da Brisbane e dalla Gold Coast: visitando una zona pittoresca ed assolutamente diversa dai panorami inglesi a cui i due ragazzi erano abituati. Dall’altra parte del mondo si respirava profumo di libertà, gli spazi si estendevano a perdita d’occhio ed i tramonti erano suggestivi e straordinari — senza saperlo, Kathleen e Paul avevano proposto ai due ragazzi proprio quello di cui avevano bisogno, per riprendersi dall’anno passato e ricaricarsi prima del ritorno in patria. Dopo aver raggiunto Brisbane ed esplorato il centro, la zona del South Bank, i suoi giardini botanici ed i musei più famosi, i quattro avevano deciso di dedicare un paio di giorni al relax in spiaggia, provando anche a cimentarsi con il surf —nonostante le titubanze di Ron sullo stare in bilico su una tavola in mezzo alle onde. Hermione era risultata la più brava del gruppo, con sua somma felicità, e le foto scattate da Paul avrebbero reso ancor più indelebili quei momenti.
Dopo aver fatto ritorno a Sydney, i Granger sentendo Ron accennare alla ragazza di non aver ancora visto i canguri, come George gli aveva raccomandato, proposero di passare qualche altro giorno esplorando un’area diversa dell’Australia: volarono quindi a Melbourne e da lì affittarono un’auto per percorrere la Great Ocean Road, con destinazione finale Kangaroo Island. Ancora una volta, i due ragazzi riempirono i propri occhi di meraviglia alla vista di simili panorami mozzafiato e si promisero a vicenda di tornare a visitare il vasto paese oceanico. Osservandoli mentre guardavano l’oceano, mormorando tra loro, immersi in un mondo di cui sembravano essere gli unici presenti, a Paul sfuggì una lacrima solitaria: la sua bambina era ormai praticamente un’adulta. “Quando credi che ci confesseranno del rapporto che li lega?” chiese alla moglie, stringendo la mano della donna nella propria.
“Quando saranno pronti,” lo rassicurò lei. “Sono convinta che si tratti di qualcosa di nuovo, qualcosa che stanno ancora comprendendo loro stessi…”
“Credo che lui sia il ragazzo giusto per la nostra Hermione,” commentò ancora Paul, sorridendo nel vedere i capelli della figlia svolazzare nella brezza marina.
“Oh sì, su quello non ci sono dubbi…” acconsentì lei. “Significa che ti comporterai in modo maturo quando ce lo diranno?”
Paul scosse la testa. “Ovvio che no! Si tratta pur sempre della mia unica figlia… potrò almeno far soffrire un po’ il suo ragazzo, no?” Fu il torno della moglie di scuotere la testa, ritrovandosi a pensare che gli uomini non sarebbero mai cambiati, in fondo.
 
*
 
Venerdì 26 giugno 1998, dopo essere stati in viaggio per quasi un giorno intero, Ron, Hermione e i signori Granger atterrarono all’aeroporto di Heathrow; ad attenderli c’erano Harry e Ginny, accompagnati da Arthur che aveva avuto in prestito un’auto ministeriale per poterli condurre alla loro villetta londinese situata nella zona di Kensington.
Un lungo abbraccio tra i quattro amici sancì la riunione del gruppo; durante il viaggio poi, mentre Arthur ed i signori Granger parlavano della meravigliosa invenzione che erano gli aeroplani, Hermione e Ron aggiornarono Harry e Ginny su quanto visto in Australia, fantasticando su un viaggio a quattro per l’estate successiva.

 


Nota dell’autrice:
Finalmente torno a dedicarmi a questa storia che, tra le long che ho in corso, è quella che sta andando più per le lunghe e me ne dispiace molto. Devo dire che ho ben chiaro dove voglio andare con la storia e voglio cercare di concluderla il prima possibile, per evitare di farvi dimenticare quello che sta accadendo ai personaggi con pause troppo lunghe tra un capitolo e l’altro.
In questo capitolo ho fatto il punto di tutte le situazioni “in sospeso”, per qualche strana ragione tutti i personaggi sembrano in procinto di andare in viaggio in Francia, la colpa è dei 4 meravigliosi giorni che ho trascorso a luglio in Provenza, oltre che della smodata voglia di tornare a Parigi e di visitare finalmente Normandia e Bretagna…
Che ne dite del risveglio di Lexie e del suo primo approccio con Harry? Ci tenevo particolarmente al loro incontro e spero che sia stato di vostro gradimento, ho intenzione di farli parlare insieme una volta che lei sarà finalmente dimessa. Chissà invece chi stava andando a trovare l’Auror Jones al San Mungo? Si accettano scommesse… Per quanto riguarda Percy e Audrey, mi sto divertendo parecchio con loro due, anche se a breve dovremo toccare argomenti spinosi che mostreranno il lato più criticabile del carattere di Percy. Per quanto riguarda George e Angelina sto proseguendo per gradi, perché mi sembra il modo migliore; Bill e Fleur invece celebreranno a breve il loro primo anniversario e ci sarà anche occasione di pianificare il futuro. Harry e Ginny, così come Ron e Hermione, proseguono nella maturazione l’uno accanto all’altra, ma a breve le coppie si separeranno: le ragazze di ritorno a Hogwarts e i ragazzi all’accademia. Nel prossimo capitolo Lexie prenderà parte a una grande festa di bentornato alla Tana, incontreremo gli altri candidati Auror, organizzeremo un piccolo viaggio con amici, rivedremo insieme George e Angelina, oltre che Audrey e Percy. Come vi accennavo conto di aggiornare molto presto, perché ci tengo a portare a termine la storia.
Buona settimana a tutti!
   
 
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