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Autore: vale ronron    19/10/2019    1 recensioni
La storia narra di come Katniss ha preso consapevolezza di ciò che prova realmente per Peeta.
Testo tratto dal primo capitolo:
“vuoi una dichiarazione scritta?” gli chiese Katniss, con finto tono scocciato.
“non sarebbe male!!” rispose il ragazzo con un sorriso.
“io Katniss Everdeen, prometto di mangiare autonomamente, e di non trascurami, fino alla fine della tormenta!!” affermò in tono solenne.
“…fino alla fine della tormenta!?” ripeté divertito Peeta.
“eh sì, la mia scorta di focaccine e biscotti non durerà in eterno!!”
“mi sembra giusto!!” Katniss percepì la risata di Peeta e spontaneamente sorrise di ricambio.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come era prevedibile Katniss fu colta dagli incubi per tutta la notte tuttavia, più volte tentò di tranquillizzarsi e di riaddormentarsi e, anche se con fatica, ci riuscì.

Ma quella notte non era proprio destino che la ragazza dovesse dormire infatti, verso le tre del mattino un urlo disumano impregnato di disperazione riecheggiò nell’abitazione, ben presto il grido fu sostituito dai singhiozzi e dagli affanni della ragazza che contorcendosi fra le lenzuola, piangeva come non aveva mai fatto in vita sua, mentre si voltava disperatamente verso i lati del letto, cercando qualcosa che non avrebbe potuto trovare.

La ragazza era terribilmente turbata dal suo incubo e scossa dai suoi stessi singhiozzi, tremava come una foglia, copiose lacrime le scorrevano sul volto.

Katniss dovette concentrarsi per ricordarsi come respirare, e non appena ripristino un minimo di lucidità capì immediatamente di essere nel bel mezzo di un attacco di panico in piena regola.

Cercò di contare e di respirare profondamente, si ricordò che Prim le diceva sempre di fare così quando si faceva prendere dagli attacchi d’ansia.

Così contò e respirò ma non fu abbastanza, la scena che aveva sognato era troppo vivida nella sua mente o per meglio dire era troppo reale.

Capì che era tutto inutile e che stavolta contare e respirare profondamente non sarebbe servito a niente, così cercò di consolarsi parlando fra sé e sé.

Era una caratteristica dei pazzi parlare da soli, ma dall’altro canto sapeva già di essere una malata mentale, e poi aveva fatto ben cose peggiori nella sua vita.

“sta tranquilla era solo un incubo!!” si rincuorò parlando ad alta voce.

“non ce niente di cui preoccuparsi, lui sta bene !!”

“Peeta, sta bene, non devo preoccuparmi, non era reale!!”

“ciò che ho sognato era falso, lui è a casa sua, nel suo letto e sta bene, ha solo un po’ di raffreddore, non è mai morto nessuno per un raffreddore!!”.
 
…eppure, il sogno era così reale…

La ragazza aveva sognato di svegliarsi nel suo letto fra le braccia di Peeta, ma stavolta era diverso dalle altre volte, lei era perfettamente consapevole che le braccia che la stavano circondando fossero quelle del panettiere ma invece di trasmetterle il familiare calore che da sempre le avevano tramandato stavolta era come se fosse circondata dal gelo, anche il delizioso profumo di cannella e pane appena sfornato non accompagnarono il suo risveglio come le capitava sempre quando dormiva con Peeta, l’unica cosa che percepiva era un inusuale odore di morte, e freddo, tanto freddo.

Con un improvvisa inquietudine la ragazza si issò su un avambraccio  e con crescente orrore si sporse verso il viso di Peeta, ma quello che vide la sconvolse…

Il ragazzo che era sdraiato accanto a lei era Peeta, ma lui era…

“noooo, no, lui non è m...m…morto, Peeta sta bene!!”continuò a consolarsi scuotendo forte la testa, cercando di cancellare quella immagine orrenda dalla sua testa.

“non è terribilmente bianco, non ha le labbra viola, non ha la pelle fredda, lui non emana odore di morte!!”.

 “Peeta è vivo, sta bene, è a casa sua, non è qui con me, ma sta bene, ne sono sicura, magari avrà un po’ di febbre, sarà rimasto senza voce, sarà in balia della tosse, ma è vivo ed è questo l’importante!!” si ripeté la ragazza più volte per autoconvincersi e tranquillizzarsi.

“lui non è morto nel mio letto, non è morto abbracciandomi, è tutto falso, non è successo davvero, era solo un incubo, devo stare tranquilla!!”.

La ragazza si mormorò quelle parole per tutta la restante notte finché poco dopo l’alba, raggomitolata su sé stessa, si riaddormentò sfinita, cadendo in un sogno senza sogni o nel suo caso senza incubi.

Quando si svegliò, Katniss, non riuscì a capire che ora fosse, perché a causa della tormenta di neve il cielo era sempre scuro, dal rumore del vento la ragazza tuttavia, intuii che la tempesta anziché calmarsi nel corso della notte era peggiorata, il vento infatti era così forte che faceva tremolare le finestre.

La ragazza era scossa da copiosi brividi, una parte di essi erano dovuti al freddo ma l’altra parte senza alcun’ombra di dubbio erano dovuti all’incubo che Katniss non aveva per niente dimenticato, anzi.

La ghiandaia si alzò dal letto trascinandosi con sé la coperta e strisciando i piedi sul pavimento andò in cucina.

Lì poté finalmente scoprire che ora fosse.

Rimase non poco sconvolta quando scoprì che già da un bel po’ di tempo era passata l’ora di pranzo.

Aveva dormito per tutta la mattina, e adesso erano le prime ore del pomeriggio.

Non avrebbe dovuto dormire così tanto, avrebbe dovuto svegliarsi presto per poterlo chiamare…per poter accertarsi che Peeta stesse bene e invece si era addormentata…

In un batter d’occhio la rabbia che stava provando per sé stessa fu sostituita da un dubbio esistenziale.

E se Peeta avesse chiamato… e se lei non avesse sentito lo squillo del telefono.

Lui stesso ieri le aveva proposto di risentirsi il giorno dopo ma effettivamente non aveva specificato l’ora in cui l’avrebbe chiamata.
E se avesse già chiamato, e se si fosse sentito male e magari l’avesse chiamata per chiederle aiuto, e se adesso fosse troppo tardi!!…

“basta Katniss!!” si rimproverò la ragazza, sospirando profondamente.

Si guardò intorno con un peso al cuore, e alla fine il suo sguardo non poté che cadere sul telefono appeso alla parete.
“ce solo un modo per sapere se ha chiamato e se sta bene!!” disse fra sé ad alta voce, dirigendosi quasi correndo verso il telefono.

Un bip, due bip, tre bip, quattro bip, cinque bip...

Una serie infinita di bip e nessuna risposta.

La ragazza inghiottì il groppo che le si formò in gola.

Con la mano tremante e ripetendosi mentalmente di stare tranquilla riagganciò il telefono e tentò di chiamare una seconda volta.

Un bip, due bip, tre bip, quattro bip, cinque bip….

Nessuna risposta.

“…ok…sta tranquilla Katniss, magari è in bagno, o forse dorme e non sente il telefono, non ce bisogno di andare nel panico, su, aggancia il telefono e ritenta di nuovo, magari questa volta ti risponderà!!”.

Un bip, due bip, tre bip…

…Katniss non aspettò altri bip.

Corse in camera, indossò in fretta e furia gli stivali e i vestiti più pesanti che avesse, poi afferrò uno zaino gli mise dentro tutti i farmaci che la madre era solita dare a lei e a Prim quando avevamo la febbre e la tosse, dopodiché correndo più veloce della luce andò nel ripostiglio e prese una lunga corda e una pala, fatto ciò si recò in camera sua.

Arrivata nella sua stanza legò un’estremità della corda ad uno dei piedi del suo letto, poi appoggiò quest’ultimo nella parete, proprio sotto la finestra.

Si mise lo zaino sulle spalle, dopodiché prese con la mano sinistra la pala mentre con la destra afferrò la corda, lungo quest’ultima fece dei nodi per usarli come appiglio durante la sua discesa disperata.

E bene sì!!

Katniss si stava davvero per buttare giù da una finestra.

Ma era l’unico modo che la ragazza avevesse a disposizione per raggiungere il panettiere.

“ok...sto per lanciarmi giù da una finestra, ma ho una corda, andrà tutto bene!!” si disse ad alta voce per farsi coraggio.

Non appena Katniss aprì la finestra una fortissima raffica di vento la colpì così violentemente, da buttarla per terra.

La ragazza imprecò, cercando di rialzarsi, ma la tempesta era troppo forte, e la neve spinta dal vento incominciò ad entrare dentro la stanza.

L’aria era gelida ma fu proprio quell’aria a ricordare alla ragazza il sogno della sera prima…

… il corpo pallido e gelido di Peeta…

Senza alcun ripensamento prese un respiro profondo e legandosi per sicurezza l’altra estremità della corda intorno al fianco si issò a fatica sul davanzale della finestra e piano piano, oscillando pericolosamente a causa delle raffiche di vento scese giù lungo la parete, aiutandosi con i piedi.

Sorprendentemente, raggiunse terra velocemente, a quanto pare le previsioni di lei e Peeta si erano avverate, durante la notte aveva nevicato così tanto che la neve aveva raggiunto quasi le finestre della loro camera.

Non appena appoggiò i piedi sulla superficie profondò nella neve fresca quasi fino alla testa, per fortuna non aveva mai lasciato la presa sulla corda e questo fu l’unica cosa che le permise di non andare nel panico.

La neve la ricopriva fin sopra al naso.

La discesa della ragazza oltre che dalla sua presa sulla corda era stata fermata anche dalla miracolosa lastra di ghiaccio che si era formata sotto gli strati freschi di neve.

Con non poca fatica Katniss si arrampicò sulla corda fino ad altezza bacino, dopodiché iniziò, con una tremenda fatica dovuta sia alla troppa neve che all’eccessivo vento, a farsi strada con l’aiuto della pala.

Camminando pian piano sulla lastra di giacchio favorita dal fatto che la neve fosse ancora morbida raggiunse il centro del viale, e ciò le permise di intravedere, anche se con fatica, la casa di Peeta.

La vista della villa del ragazzo le trasmise maggiore forza così assicurandosi che fosse ancora legata alla corda lentamente si avvicinò sempre più alla casa del ragazzo, fin quando la raggiunse.

Le raffiche di vento la spingevano verso altre direzioni ma per fortuna sia la corda che la neve sui cui era sprofondata le impedivano di volare via.

Proprio come le sue, anche il portone d’ingresso e le finestre del piano terra di casa di Peeta erano completamante sepolte da metri di neve, così la ragazza si fece strada fino ad una delle finestre del piano superiore.

La ragazza non era mai entrata nella casa di Peeta, ma sapeva per certo che quella era la finestra della camera da letto di Peeta.

Posizionatasi sotto la finestra potette, con orrore, confermare il suo timore, il davanzale della finestra era più alto rispetto a lei, c’era più di un metro e mezzo di dislivello, la lastra di ghiaccio la faceva scivolare e la neve fresca a ridosso della parete non avrebbe retto il suo peso, non sarebbe mai riuscita a saltare fin là su senza un appiglio solido su cui far presa.

Incominciò ad andare nel panico, intorno era piano di nebbia, le uniche cose che vedeva erano giganteschi agglomerati di fiocchi di neve, a stento riusciva a vedere la finestra, inoltre il freddo le stava annebbiando la testa e il vento e la neve le davano terribilmente fastidio agli occhi.

Oramai, presa dalla disperazione iniziò a chiamare, a gran voce, Peeta.

Ma fu un gesto stupido, con il frastuono della tormenta non l’avrebbe mai sentita.

Proprio quando si stava pera arrendere, all’improvviso, sii ricordo di un particolare importante.

Le case dei vincitori erano tutte uguali ed erano arredate e decorate allo stesso modo, ai lati di ogni casa c’erano dei cipressi ornamentali, Katniss, infatti ne aveva uno proprio vicino alla finestra della sua camera da letto.

Si prese di coraggio e si appoggiò al muro sotto la finestra, percorse un tratto di parete fin quando non si scontrò, all’improvviso, contro una fronda di un albero.

La ragazza sorrise vittoriosa, e attaccandosi la pala ad una delle spalline dello zaino, tenendo ben salda con le mani la corda che le era avanzata, si issò sul tronco del cipresso poggiando i piedi sui corti rami.

Non fu facile salire, i rami erano scivolosi a causa della neve e l’albero oscillava paurosamente a causa del forte vento, ma lei fin da bambina era stata una professionista nello scalare gli alberi, quindi non si fece scoraggiare.

Arrivati all’altezza della finestra si accorse che era un po’ lontana da essa così decise di salire fino a quando trovò la grondaia.

Si sciolse la corda dal corpo e la fece passare due volte intorto al tronco del cipresso, incastrandola fra i rami, poi riprese l’estremità della corda e si arrampicò ulteriormente fino al livello del tetto, sapeva che era una pazzia, ma l’unico modo che aveva per raggiungere la finestra era salire sopra il soffitto.

Con un salto si gettò sopra il tetto, sprofondò sulla neve che si era accumulata su di esso e per chissà quale miracolo invece di scivolare si incastrò, fra la neve, come un tappo di sughero in una bottiglia di vetro.

Piano piano strisciò lungo il tetto, cercando di mantenere una linea retta, e quando pensò di essere più o meno sopra la finestra di Peeta iniziò a sporgersi verso al cornicione.

Sporgendo la testa riuscì a vedere la grondaia, e pregando che essa la reggesse, slacciò  di nuovo la corda dalla sua vita  e passò più volte la fune intorno alla grondaia, dopodiché  attorcigliandosi la corda attorno al corpo, girò su se stessa e pian piano rilasciando la corda  lentamente e facendo un azzardato affidamento sulla grondaia iniziò a scendere con cautela.

La grondaia iniziò ad emettere inquietanti rumori e oscillazioni preoccupanti, ma ormai mancava poco e inoltre Katniss si consolava col fatto che anche se la grondaia non avesse retto il suo peso, il cipresso le avrebbe attutito la caduta, visto che per precauzione aveva legato la corda attorno ad esso.

La fune a disposizione oramai era quasi terminata.

Quando ormai sembrava che la grondaia stesse cedendo Katniss appoggiò trionfante un piede sul davanzale della finestra.

La ragazza si sorprese che fosse così largo, così incuriosita appoggiò anche l’altro piede e sbriciando sotto notò con orrore che una delle veneziane era aperta e l’altra chiusa.

La ragazza si inchinò lentamente e con terrore si accorse che anche la finestra a vetri era aperta.

“ti prego, fa che mi sia sbagliata e che questa non sia la camera da letto di Peeta!!” pregò la ragazza a qualsiasi divinità la stesse ascoltando in quell’istante.

Non credeva possibile che il ragazzo avesse commesso la pazzia di dormire con la finestra aperta con una tormenta in atto.

“se ha dormito con la finestra aperta giuro su Dio che, se è ancora vivo, lo ucciderò io personalmente, altro che missione di salvataggio!!” imprecò furiosa, mentre sedendosi con fatica sul davanzale, introdusse le gambe dentro la stanza di Peeta e sciogliendosi la corda dai fianchi si introdusse dentro la stanza.

Il pavimento della camera era quasi tutto innevato, e l’aria al suo interno era gelida.

Proprio al centro della stanza vi era un letto matrimoniale con sopra delle coperte ammucchiate, persino il letto era ricoperto da un consistente strato di neve.

Con timore e con crescente terrore percorse un passò incerto verso il letto.

“Peeta!!” sussurrò con voce strozzata.

Katniss incominciò a temere che il suo sogno si fosse realizzato…

Un rumore la fece sobbalzare.

Il vento della tormenta aveva fatto sbattere la veneziana facendo spaventare la ragazza.

“Peeta!!” esclamò Katniss con più vigore mentre con crescente timore si diresse verso il letto.

Ci saltò su sperando e pregando di non trovare il ragazzo sdraiato sotto la coltre di coperte e neve.

Con gran sollievo la ragazza constato che il letto era vuoto. E dopo aver ringraziato il cielo e tutte le sue divinità si domando dove diavolo fosse finito Peeta.

Scesa dal letto, chiuse la finestra e si mise alla ricerca del panettiere.

Lo chiamò a gran voce ma non ricevette alcuna risposta.

Si incamminò lungo il corridoio del piano superiore, finché non vide un fascio di luce uscire da una porta socchiusa.

Prima di raggiungere la porta un odore intenso di vernice la travolse.

La ragazza intuì che quella fosse la stanza della Pittura, Peeta gliene aveva parlato.

Quella era il luogo dove si rifugiava quando dopo un incubo vari dubbi e paure si insinuavano in lui, così per estraniarli ed elaborarli lui li dipingeva sulla tela.

Katniss era abbastanza certa che Peeta non avrebbe voluto che lei ci entrasse in quella stanza ma lei aveva bisogno di assicurarsi che lui stesse bene, così senza alcun tentennamento raggiunse la porta a la aprì del tutto.
  
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