Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Brin    01/08/2009    4 recensioni
In un mondo in cui i vampiri sono la razza dominante e l’umanità è il loro territorio di caccia, la vendetta spinge Cora verso le braccia delle stesse creature che lei e il resto degli esseri umani uccidono per difesa. Una storia di faide antiche, legami ossessivi, tradizioni sanguinarie, passioni, desideri, vendette e tormenti.
[STORIA SOSPESA!]
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

I know it and I feel it

Just as well as you do, Honey

It's not our fault if death's in love with us oh oh

 

H.I.M – Death is in love with us

 

 

 

 

 

1.

Genesi

 

 

 

 

 

Vampiri: una minaccia palpabile. Reale.

La gente ha paura, e ne ha tutte le ragioni. Non è sicuro aggirarsi in città dopo il tramonto, specialmente se si è soli: non puoi sapere dove si nascondono. Non puoi vederli, non puoi sentirli. Se loro decidono che tu non puoi avvertire la loro presenza, stai pur certo che sarai morto ancor prima di poterti accorgere che qualcuno sta bevendo il tuo sangue.

Il coprifuoco è relativamente utile: i vampiri non si avvicinano alle abitazioni a meno che non sia strettamente indispensabile. Non è il loro ambiente, e un territorio ostile può nascondere trappole insidiose. Del resto non avrebbero neppure bisogno di spingersi a tanto, dal momento che le strade sono piene di incoscienti. E di prostitute, spacciatori, tassisti e netturbini, anche. E poi, ovviamente, di cacciatori.

Il giorno è il regno degli esseri umani, ma quando cala il tramonto i vampiri diventano i signori. C’è chi rischia e oltrepassa i confini del loro territorio, e solitamente è così disperato da non potersi permettere di cercare un altro lavoro. O semplicemente non può farlo, e sfida a scacchi la sorte. In palio, c’è la vita.

Poi ci sono quelli che violano le regole e mettono piede fuori di casa a tarda notte, il più delle volte per farsi belli con gli amici. Prove di coraggio, le chiamano. O di stupidità, dipende dai punti di vista.

Infine ci sono i cacciatori. Squadre di vigilanza addestrate da scuole sorte quando i vampiri sono usciti allo scoperto.

Di queste creature non si sa molto: sia la loro cultura che la loro origine sono presso che sconosciute. L’unica cosa realmente importante è la loro pericolosità, e tanto basta.

Non serve conoscere altro.

 

 

*

 

 

Quella sera faceva freddo, più del solito.

Una coltre di nubi nascondeva le stelle e la luna non era altro che un pallido fantasma, un alone sfuggente coperto dalle nuvole. Chiunque avesse alzato il naso, non avrebbe visto altro che un cielo spento. Morto, esattamente come le creature che camminavano assieme a loro; assieme ai vivi.

Era per quelle bestie che erano lì, quella sera. Una delle tante che passavano all’aperto, avvolti nelle loro giacche, con i nasi intorpiditi sprofondati nelle sciarpe. Avevano un vitale bisogno di qualcosa di caldo da bere, qualcosa di così fumante da poter riscaldare la pelle dei loro volti con il solo vapore. Avevano bisogno di un posto caldo dove poter risposare e lasciarsi prendere dal sonno senza preoccupazioni. Avevano bisogno di tante cose i cacciatori, ma il loro lavoro non gliene permetteva nessuna, ed era questa la cosa che più di tutte irritava Cora.

«Odio l’inverno» borbottò, calciando un ciottolo verso la strada. Amava lamentarsi, ma ormai i suoi compagni di squadra si erano così abituati da non farci neppure più caso.

Era una cacciatrice da diversi anni, e le notti che aveva passato a fare ronde non le avrebbe neppure potute contare. All’inizio non le era stato facile abituarsi ai ritmi massacranti della scuola: formarsi per ottenere il diploma di cacciatore voleva dire rinunciare a coltivare una vita sociale soddisfacente, allenare con costanza il fisico e la mente per essere sempre efficienti, rispettare le regole rigide imposte dal regolamento. In sintesi, essere cacciatore voleva dire impegno, disciplina e sacrificio.

Cora era riuscita ad affrontare tutto questo aggrappandosi alla sua motivazione, che le aveva permesso di stringere i denti e di continuare.

Non era stato semplice resistere alla fatica di quella vita che lei stessa si era scelta, ma quando lo stress l’assaliva e intaccava la sua tenacia, le era sufficiente ripensare a Jodie. Era un metodo infallibile per scacciare qualunque ripensamento.

E lei era del tutto sicura di ciò che voleva fare della sua vita, nonostante fosse ugualmente convinta che la lamentela fine a se stessa rientrasse in pieno nella rosa dei diritti di qualunque cacciatore.

Erano usciti al tramonto quella sera, come ogni volta che prestavano servizio. Amber, al fianco di Cora, camminava puntellando la punta della spada –l’arma più comunemente utilizzata dai cacciatori- contro l’asfalto. Come lei, era avvolta in un giaccone caldo ma non troppo lungo né eccessivamente stretto, una giusta misura che la lasciasse libera di muoversi senza costrizioni.

Come da regolamento, entrambe portavano i capelli raccolti in uno chignon, e l’unico espediente consentito per proteggere le orecchie dal freddo era un misero cappellino di lana.

L’unico che sembrava non farsi problemi ad infrangere le regole era il fratello di Cora, Ice. Più grande di lei di due anni, era sempre stato incline alle sregolatezze.

La gente tendeva a classificarlo come alternativo, e del resto non poteva certo passare per una persona qualunque: rasta, vestiti larghi e Kefiah perennemente al collo, Ice si distingueva per il numero incalcolabile di braccialetti  che indossava e per un rapporto del tutto particolare con le armi, la sua più grande passione.

Un amore viscerale che la loro madre non aveva mai visto di buon occhio, e che superava perfino quello per le ragazze. Non che a Ice non piacessero le donne, anzi… Aveva la tendenza a far sua l’ottica dell’amore universale.

Ho tanto amore da dare, ripeteva ogni volta che usciva con una ragazza diversa.

E ogni volta, Cora annuiva e lasciava che lui si comportasse come desiderava. Non approvava il suo comportamento, ma ciò che pensava lo teneva semplicemente per sé. Imposizione del principio che regolava i rapporti tra fratelli: “vivi e lascia vivere”.

Il problema di Ice, era che a ventisette anni non era ancora riuscito a innamorarsi.

E, nonostante la baldanza con cui passava di letto in letto, Cora era sicura che ne avesse un gran bisogno.

«Stasera non c’è molto movimento…» Amber sbuffò, distraendola dai suoi pensieri. Niente movimento voleva dire niente lavoro. Niente lavoro voleva dire noia.

Ed era sorprendente come si sperasse in un incontro con qualche vampiro, pur di salvare la serata.

«Scommetto che se andiamo al parchetto troviamo qualche drogato» osservò Ice.

«Lo sai che i vampiri non li guardano neanche di striscio. Piuttosto, che ne dite di andare a cercare un chiosco? Avrei voglia di un bel panino carico di wurstel e salse di tutti i tipi!» propose Cora. Lo stomaco le gorgogliava, e se dovevano impegnare il tempo in qualche modo allora potevano regalarsi tranquillamente un quarto d’ora di riposo per riempire la pancia.

Peccato che suo fratello non sembrava disposto a concederglielo: lo intuiva dall’espressione disgustata che gli leggeva in viso, palesemente canzonatoria.

«Ma se hai mangiato prima di uscire?! Fai proprio schifo!»

«Meglio fare il bis di cibo che il bis di canne, fattone…»

Ice stava per ribattere con un insulto, una prassi nelle loro schermaglie scherzose, quando Amber lo zittì all’improvviso con un cenno della mano.

Aveva chiaramente sentito qualcosa, un rumore sospetto che a Cora non piacque per niente. Continuarono a camminare, chiacchierando senza fare troppo rumore, attenti a ciò che si poteva nascondere nelle zone in cui la luce dei lampioni non arrivava.

E quando li videro, Cora sapeva già che quei sei ragazzi che si stavano avvicinando non erano umani.

I loro volti, illuminati dalla luce artificiale, erano bellissimi come solo l’immortalità sapeva renderli. Bellissimi e dannati.

Erano vampiri, e si facevano sempre più vicini.

Quello in testa al gruppo – dallo sguardo impudente e magnetico- la guardava con insistenza. Sorrideva; un sorriso ambiguo che non prometteva nulla di buono.

«Tu guarda che novità! Cacciatori in ronda dopo il tramonto…» uno degli altri vampiri si fece avanti, con le mani calate nelle tasche dei jeans. Il suo atteggiamento espansivo e confidenziale accese un campanello d’allarme nella testa di Cora.

«Non un passo di più, vampiro» gli intimò, puntandogli contro la punta della spada. «Fossi in te abbasserei quell’affare…» era l’altro vampiro, quello che aveva notato per primo. Il suo volto era serio. Pericolosamente serio.

Non c’era alcuna traccia di ironia o di sarcasmo in quelle parole taglienti.

Era un animale pronto ad attaccare.

«Che ne pensi Santiago? Se portiamo alla Domina uno di questi cacciatori, dici che vinciamo il Sabbath?» gli domandò un altro vampiro e Santiago –l’esemplare più influente del gruppo, ormai era chiaro- sogghignò. Un ghigno che venne interpretato come una dichiarazione di guerra.

«Può darsi.»

Cora non aspettò un minuto di più. Ruotò velocemente su se stessa, e la spada seguì il movimento del suo corpo con precisione. Il colpo andò immediatamente a segno, e il corpo del vampiro contro cui aveva puntato l’arma si accasciò a terra. La testa, invece, rotolò per alcuni metri.

Ma non fu che l’inizio.

 

 

*

 

 

Dalla strada provenivano versi animaleschi e bestiali, capaci di far accapponare la pelle a chiunque li sentisse. E la visione di quel groviglio di corpi che lottavano, ciascuno per la propria sopravvivenza… Uno spettacolo raccapricciante e lei, Cora, vi era dentro fino al collo.

Non era stata una buona caccia, quella.

Si era scatenato il caos dopo che aveva decapitato il primo vampiro. Quelle creature erano veloci, agili nell’evitare le lame che vorticavano fendendo l’aria e furbe abbastanza da utilizzare a loro favore l’istinto da predatore.

Li stavano sopraffacendo.

Cora si era ritrovata Santiago addosso, e dopo una lotta breve ma intensa lui era riuscito a disarmarla. Aveva sentito Ice gridare il suo nome, e l’istante successivo una fitta acuta alla spalla l’aveva costretta  a gridare.

E ora era lì, immobilizzata contro il corpo massiccio di Santiago che le premeva sulla schiena e con i suoi denti conficcati in profondità nella carne. Lo sentiva fremere contro di lei, reso folle dall’eccitazione che il gusto del sangue gli provocava.

E lei tirava, spingeva, scalciava… Qualunque cosa, pur di fuggire a quelle fauci che l’avrebbero sicuramente uccisa.

«CazzocazzoCAZZO

A mala pena si accorse del panico nella voce di Ice.

Fuggi!

Era un istinto primordiale troppo forte.

Un grido che non poteva ignorare.

Fuggi!

Non si poteva arrendere.

«LASCIA STARE MIA SORELLA, STRONZO!»

All’improvviso Santiago la spinse da parte, e Cora inciampò goffamente a terra, debole e dolorante. Solo in quel momento, non più alla mercé del vampiro, avvertì il dolore pulsante alla spalla, profondo e intenso.

Ice si era lanciato a difenderla, e stava combattendo contro il vampiro come una furia. I suoi colpi erano veloci, rabbiosi, carichi di aggressività. Troppa, perché Ice potesse combattere con sufficiente lucidità.

Amber, poco più in là, era appena riuscita a decapitare un altro vampiro, per ritrovarsi poi a combattere con gli altri due esemplari.

Cora si fece forza e si rimise in piedi, cercando di ignorare il dolore che le faceva pulsare la spalla. Quando raccolse la spada, però, una nuova ondata di dolore la trafisse e gemette di dolore e disperazione.

Doveva fare qualcosa, qualunque cosa, o non sarebbero riusciti ad uscire vivi da quella situazione che stava peggiorando di minuto in minuto.

Si lanciò all’attacco in un ultimo gesto disperato reggendo la spada con incertezza, il sangue che le inzuppava gli abiti, quando improvvisamente dalla strada sbucarono due uomini e una donna, di una bellezza così raffinata da far male al cuore.

Erano inequivocabilmente vampiri. Li vide correre veloci verso la sua direzione.

Verso Amber.

All’improvviso l’orrore l’assalì e l’immagine della sua amica, esanime sotto le fauci di cinque creature in caccia, le attraversò la mente e le raggelò il sangue.

«AMBER!»

Amber si voltò. Fu una frazione di secondo, così veloce che né lei né Cora si resero subito conto di cosa stava accadendo. Quei tre i vampiri aggredirono gli altri due, allontanandoli dalla cacciatrice: un’azione inaspettata, che lasciò Cora interdetta.

Non impiegarono molto tempo per bloccare i loro movimenti. Con un paio di mosse precise ridussero i loro avversari inermi, bloccati in una forte presa che gli rendeva impossibile qualunque movimento. Poi uno di loro – alto, dai capelli neri e gli occhi viola- si fece avanti, verso Ice e il vampiro contro cui stava ancora combattendo.

«Allora, Santiago… che vuoi fare?»

Santiago accennò un sorrisetto di circostanza, e schivò un affondo che gli sfilò a pochi centimetri dal braccio. «Non penso di essere nelle condizioni di chiacchierare con te di quello che voglio o non voglio fare, Axel…»

In quell’istante Ice fece per caricare un altro colpo di spada, ma Axel gli afferrò il polso.

«Lasciami, vampiro» sibilò furioso il ragazzo, ma lui non ne rimase affatto turbato: la sua espressione rimase impassibile, rigida.

«Direi che può bastare, cacciatore.» 

Ice non replicò. Guardò Cora, e dal suo sguardo capì che la sorella era pronta ad agire. Non sapeva cosa aspettarsi da quei vampiri, e a dirla tutta non gli era mai successo di ricevere aiuto proprio dalle stesse creature che cacciava.

Non riusciva a capire come si sarebbe evoluta la situazione, ma era maledettamente ovvio che le loro vite erano appese ad un filo.

Forse temporeggiare era la soluzione migliore.

Forse uno di loro sarebbe riuscito ad inventarsi un espediente per andarsene illesi, con la testa ben salda al collo, sani e salvi. Forse…

«Si può sapere che intenzioni avete? Siete tutti vampiri, no?» 

Santiago storse il naso, infastidito.

«Non accomunarmi con loro»

«Questo dovrei essere io a dirlo» Axel lasciò libero il polso di Ice, ma non si mosse. Gli rimase accanto, forse per controllare che non facesse mosse azzardate. «Andatevene.»

«Non è il tuo territorio, Axel…»  Santiago gli rivolse un sogghigno provocatorio.

«Non lo è, ma ci siete pericolosamente vicini…»

Cora lanciò un’occhiata ad Amber, che si strinse nelle spalle. Sembrava sempre più chiaro che tra i due gruppi di vampiri non ci fossero buoni rapporti, ma questo non migliorava certo la loro situazione.

Forse, se avessero iniziato una lotta tra vampiri, loro avrebbero avuto la possibilità di fuggire, approfittando della loro distrazione.

Improvvisamente avvertì un rumore in lontananza, un ritmo sempre più vicino. Passi. Qualcuno stava correndo nella loro direzione, qualcuno che sembrava aver fretta.

Pochi istanti dopo, spuntò sulla strada una ragazza: era giovane, ad occhio e croce dell’età di Cora. I capelli scarmigliati le arrivavano alle spalle, e i grandi occhi verdi scrutavano la scena con apprensione. Non aveva nulla della bellezza seducente dei vampiri, né la loro perfezione.

Era umana.

Cora provò una fitta al cuore.

«Va’ via» cercò di sussurrarle, ma la ragazza non si accorse di lei: le sue attenzioni erano tutte per uno dei vampiri.

«… Axel…»

«Cloe, che ci fai qui?! Ti avevo detto di non seguirmi, vattene!» le fece cenno di allontanarsi, decisamente contrariato. Santiago, invece, annusò l’aria con fare piuttosto interessato.

«Ma bene… Indovino: lei è il tuo ghoul?» domandò indicando Cloe, la ragazza appena arrivata. Axel scoprì i denti con aria minacciosa.

«Gira al largo, Santiago.»

«Altrimenti che mi fai? Sai bene che non puoi farmi del male…» il vampiro sogghignò, sempre più provocatorio.

«Lei fa parte del clan: se tocchi lei, tocchi tutti noi. Hai il coraggio di venir meno al patto?»

Santiago sorrise, ambiguo. Non rispose.

Arretrò di un paio di passi, le mani lungo i fianchi e uno sguardo calcolatore che allarmò Cora. Con un cenno del capo indicò i due compagni, ancora intrappolati nella stretta degli altri due vampiri.

«Digli di lasciarli, e ti prometto che ce ne andiamo.»

Axel guardò per qualche istante Santiago, assorto. Poi annuì.

«Lasciateli andare.»

I suoi compagni ubbidirono, e come promesso da Santiago il gruppo cominciò ad allontanarsi.

Cora non aveva capito molto: non conosceva il patto che avevano menzionato, né comprendeva il motivo della loro rivalità. Aveva colto però qualcosa di strano nell’atteggiamento del vampiro chiamato Santiago, uno sguardo calcolatore tipico di chi medita di venir meno alla parola data. E l’altro, Axel…

Guardò la ragazza umana che faceva parte della sua combriccola, sconcertata. Non riusciva a credere che potessero esistere esseri umani che stessero dalla parte di vampiri.

Ice e Amber le furono subito accanto. Il fratello le esaminò con preoccupazione il braccio ferito.

«Andiamo via da qui. Subito.»

Ma Cora non rispose. Non riusciva a distogliere lo sguardo da Axel, che se ne stava lì, a guardarla a sua volta. Uno sguardo intenso, profondo, che le procurò dei brividi freddi lungo la schiena.

«Fossi in te farei come dice il ragazzo. L’odore del sangue che esce da una ferita aperta può arrivare anche ad un chilometro di distanza, e nella settimana del Sangue girare nelle tue condizioni è più che mai sbagliato.»

Era stata la vampira a parlare.  Anche lei, come tutti quelli della sua razza, era di una bellezza abbagliante. Il suo volto aveva lineamenti delicati e aggraziati, i capelli biondi pettinati in morbidi boccoli le ricadevano sulle spalle e la facevano sembrare una bambola, gli occhi azzurri erano grandi e brillanti.

Cora rimase stordita.

Non capiva il motivo dello strano comportamento di quei tre vampiri: perché non li attaccavano? Perché erano arrivati addirittura ad aiutarli? La presenza di quella ragazza umana ghoul, l’aveva chiamata Santiago?- rendeva la situazione ancora più assurda.

«La… la notte del Sabbath?» fu tutto quello che riuscì a farfugliare nel turbine di pensieri che l’avvolgeva.

«Siete cacciatori e non conoscete la notte del Sabbath?» era stato il terzo vampiro a parlare. Alto, capelli neri e occhi dello stesso colore, si muoveva come se fosse un aristocratico. Trasudava eleganza con ogni singolo movimento.

Accanto a lui, Cora si sentì la creatura più volgare del mondo.

«Cora…» era Ice. La guardava con insistenza. Voleva andarsene, esattamente come lei.

Lei, che voleva allontanarsi da quelle creature che non comprendeva e che avevano scombussolato tutte le sue sicurezze. Lei, che desiderava mettere a tacere il fastidioso senso di disagio che la attanagliava da quando quei tre avevano preso le loro difese.

Lei, che si sentiva fuori posto in quel momento, inesperta e impreparata.

Andarsene sarebbe stato fonte di grandissimo sollievo.

Annuì.

«Torniamo a casa.»

Si allontanarono senza nessuna parola di commiato, nessun arrivederci. Si lasciarono alle spalle quei tre vampiri, nel silenzio della notte.

Nessuno di loro parlò, e forse andava bene così: Cora non era dell’umore adatto per commentare ciò che era successo. I pensieri non le davano tregua, e un peso spiacevole le chiudeva lo stomaco.

Non poteva fare a meno di riflettere, dopo gli avvenimenti appena accaduti.

Prima di allora non le era mai apparso così palese: nonostante le convinzioni su cui i cacciatori basavano la propria vita e la propria guerra, era evidente che non conoscevano affatto il nemico.

Non sapevano nulla riguardo ai vampiri.

E, cosa ancora più allarmante, non possedevano i mezzi per ipotizzare quali sarebbero state le conseguenze che la loro ostinata ignoranza avrebbe portato.

 

 

 

 

 

 

­­­­­­­­­­­­­­­____________________________________________________

 

 

 

Dunque… noticina veloce veloce.

Non so quanti di voi abbiano letto le mie storie. È da parecchio tempo che non pubblico originali lunghe, e un paio di anni fa avevo lasciata interrotta proprio su EFP una storia omonima a questa che state leggendo.

Sì, insomma, si chiamava Slayer’s Vampires.

Stessi personaggi, vicende più o meno simili.

Era una storia a cui ero parecchio affezionata, e proprio per questo ho voluto riprenderla in mano, ripensarla in maniera più matura cambiando anche avvenimenti sostanziali e ridisegnando alcuni legami tra i personaggi. In definitiva, non so quanti di voi avessero letto la precedente versione di Slayer’s, ma se sono tra i lettori che mi stanno leggendo in questo momento, beh, mi piacerebbe molto sapere la loro opinione su questa “edizione” riveduta e corretta.

E ovviamente anche i commenti dei nuovi arrivati sono bene accetti, ci mancherebbe! XD

 

A presto con il prossimo capitolo

 

 

Brin

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Brin