Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: evil 65    14/01/2020    42 recensioni
È passato un anno da quando i Guardiani hanno sconfitto Pitch Black.
Jack Frost è ormai una Leggenda a tutti gli effetti, e cerca di bilanciare la sua nuova posizione di Guardiano del Divertimento con la vita di tutti i giorni.
Tuttavia, l’improvvisa apparizione di un vecchio che afferma di essere Padre Tempo segnerà una brusca e inattesa interruzione dal periodo di tranquillità: secondo l'uomo, Pitch Black sta costruendo un’arma abbastanza potente da far sprofondare l’intero universo in una nuova Dark Age.
C’è solo un piccolo dettaglio: Pitch Black è ancora intrappolato nel suo regno…
(Crossover tra Le 5 Leggende, Frozen, Dragon Trainer, Ribelle - The Brave e altre opere)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The War of Ice and Nightmares'
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Ecco qui un nuovissimo capitolo! Prima di cominciare a leggerlo, vi avverto che abbiamo cercato di ricreare l’accento russo di Nord, ecco perché i suoi dialoghi sono scritti in quel modo ( capirete di cosa parlo ).
Vi auguriamo una piacevole lettura…e aspettatevi una bella sorpresa ;)

 

Capitolo 1 - The Call

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“If happy lives a mile away
A couple steps is all it takes
If kindness lives in everyone
Then all it takes is standing up
Can't touch it, see it
But you can always feel it
The greatest things you'll ever know
Are invisible...”

Zara Larsson – Invisible
 
Track 3: https://www.youtube.com/watch?v=X9Hrq9dzNSs  

Il freddo dell’inverno era nell’aria. Gli ultimi gloriosi giorni d’autunno erano ormai terminati e gli alberi, fino a poco tempo prima ombreggiati d’oro, rosso e arancio, erano ora nudi scheletri stagliati sotto un cielo grigio. Aveva ricominciato a nevicare, ma i fiocchi che scendevano verso terra non erano larghi e soffici, bensì piccoli e duri cristalli pungenti.
Jack si accigliò, capendo che era rimasto nello stesso posto per troppo tempo. Ma non era colpa sua se Burgess gli piaceva tanto! Okay… forse un pochino, pensò divertito.
Fece roteare il bastone ricurvo di legno tenuto saldamente nella mano destra, e una folata di vento lo sollevò in aria.
La stagione stava cambiando, i campi grigi erano ricolmi di stoppie dopo la mietitura e ricoperti di neve. Mentre masticava gli ultimi resti di un cono gelato e rifletteva su quali bizzarri nascondigli potessero offrirgli riparo per la notte, superò la lunga serie di case fino alle baracche dei contadini che si trovavano lungo i confini della cittadina.
Faceva freddo, ma non ci fece caso. Era nato dal freddo, dopotutto, e in realtà uno spirito non soffriva di problemi del genere. Era immune persino alla fame, e difatti il gelato che si era concesso non era nulla più di un piacere. Amava sentirne il sapore e la freschezza sulla lingua.
A 318 anni di età, Jack Frost aveva ancora l’aspetto di un ragazzo nella sua tarda adolescenza.
I suoi corti capelli erano bianchi come neve appena caduta, perfettamente accoppiati con la sua pelle pallida e immacolata. Gli occhi, invece, avevano il colore del cielo durante una tempesta d’inverno.
Era un tipo molto malizioso e birichino, ma con un cuore puro come il cristallo, perfettamente in grado di usare la testa quando voleva. Ma appunto, solo quando voleva… per questo gli altri Guardiani restavano sbigottiti ogni qualvolta dimenticava il buonsenso ed escogitava l’ennesima bravata.
Dopo aver sorvolato la città, si sedette sul vagone di un treno merci diretto verso Salem’s Lot, che procedeva maestoso a quaranta chilometri l’ora: vagoni, file di auto in larga parte usate, autobotti, pianali e ripiani carichi di chissà quale sostanza pericolosa che, in caso di deragliamento, avrebbe scatenato incendi nelle pinete circostanti. A chiudere il convoglio c’era una carrozza arancione con a bordo un uomo in salopette, seduto su una sdraio e intento a leggere un tascabile fumando una sigaretta.
Mentre il treno procedeva spedito, Jack diede un’ultima occhiata alla cittadina.
 Burgess sembrava essere sopravvissuta all’ondata di megastore che aveva preso d’assalto le città più grandi dello stato.
C’era un Western Auto, ma era chiuso, con le vetrine tutte impolverate. Pigramente, lo spirito notò un minimarket, un emporio, una bottega che sembrava vendesse un po’ di tutto e un paio di saloni di bellezza. C’era anche un cinema con un cartello VENDESI O AFFITTASI sopra l’insegna luminosa, un negozio di ricambi d’auto e un piccolo ristorante italiano.
C’erano tre chiese, una metodista e le altre due affiliate a una qualche setta cristiana. Nei parcheggi che costeggiavano la fila dei negozi non c’era più di una decina di automobili o furgoni.
 I marciapiedi erano pressoché deserti.
Alle sue spalle, dove probabilmente la strada principale tornava ad essere una statale, c’era un altro passaggio a livello, un deposito e una fila di tettoie in alluminio che brillavano al sole. Oltre quelle costruzioni ricominciava la pineta, che ben presto divenne l’unico panorama visibile dal tetto del vagone.
Nel complesso, a Jack quella cittadina sembrava quasi uscita da una ballata country, una canzone intrisa di nostalgia, magari con la voce di George Strait.
A dire il vero, non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì. Dopotutto, c’erano molti altri posti che richiedevano i suoi talenti “ speciali”.
Ma quando si sentiva solo, spesso ignorava i suoi doveri come Guardiano del Divertimento e sgattaiolava fino a quella piccola cittadina del Maine per giocare con Jamie e i suoi amici.
Non che questo fosse un mancare al suo dovere. Diciamo che tendeva piuttosto a concentrarsi parecchio solo su di loro invece che sul resto del mondo, come avrebbe dovuto.
Inoltre, interagire attivamente con i mortali non era un’attività particolarmente diffusa rispetto alle altre Leggende. Ma non gliene importava granché e, almeno finora, nessuno dei suoi colleghi aveva posto alcun limite all’amicizia tra lui e i bambini di Burgress. Dopotutto, erano stati i suoi primi credenti, Nord e gli altri non erano certo rimasti sorpresi dallo scoprire che si era rapidamente affezionato a loro.
Così Jack era venuto lì anche oggi: a costruire fortini, a fare a palle di neve e a giocare a “Guardie e Ladri” con Jamie e la sua banda di giovani promesse, fino a quando il sole non aveva cominciato a scomparire dietro alle montagne che circondavano la vallata.
Ad un tratto, perso nei propri pensieri, casualmente spostò lo sguardo verso il cielo terso sopra di lui. Allora la vide.
Una brillante, luminosa scia di eterea luce magenta e verde irradiava la volta celeste, propagandosi da un punto apparentemente vicino quanto lontano. L’aurora boreale si era miracolosamente manifestata dal lontano Polo Nord nei cieli di Burgess.
Di fronte ad un tale spettacolo, chiunque si sarebbe fermato ad osservare a bocca aperta, e tuttavia la gente della città continuava come nulla fosse a svolgere le proprie faccende, come se il miracoloso fenomeno non esistesse. Questo perché quel prodigio non poteva essere scorto da coloro il cui cuore si era ormai dimenticato della capacità di vedere l’essenziale invisibile agli occhi.
Tuttavia, per quanto bellissimo, Jack Frost sapeva che quel fenomeno non era portatore di buone notizie: si trattava, infatti, del richiamo di convocazione dei Guardiani dell’Infanzia da parte del loro leader, Nicholas Saint Nord, meglio conosciuto in tutto il mondo come Babbo Natale o Santa Claus.
E quando Nord convocava tutti i Guardiani, questo significava solo una cosa: guai in vista.
Senza perdere un altro istante, lo Spirito dell’Inverno si raddrizzò in perfetto equilibrio sul cornicione e, una volta terminato il gelato, sollevò il bastone.
<< Vento! >> esclamò, << Portami al Polo Nord! >>
Ed ecco che si librò in volo, prontamente avvolto dal vento sollevatosi forte e fischiante per accompagnare la sua scia fino all’incontaminato e glaciale continente. Un viaggio lunghissimo e faticoso, certo, ma uno spirito non aveva la stessa percezione della fatica di un umano, specialmente per quanto riguardava gli spostamenti in varie parti del globo.
Ed eccola lì, situata sopra un immenso ghiacciaio tra le montagne, splendente di oro e luci, la scintillante reggia del Polo Nord, il rifugio segreto di Babbo Natale, il sogno proibito di tutti i bambini del mondo. E dello stesso Jack Frost, che più volte aveva tentato di intrufolarvisi, per poi venire prontamente ricacciato indietro dai due burberi yeti che si trovavano - come ogni giorno - a guardia della grande porta d’ingresso, subito raggiunta dal Guardiano del Divertimento.
Sì, perché il vero segreto del Polo Nord, oltre alle meraviglie che conteneva, era questo: non erano gli elfi, come si pensava, a costruire i giocattoli e a occuparsi del rifugio, bensì dei possenti omoni baffuti e pelosi, grandi, grossi e capaci d’incutere timore anche nell’animo più temerario.
Nonostante l’aspetto spaventoso, tuttavia, erano tra le creature più gentili del pianeta… se non li si faceva arrabbiare, ovviamente. E Jack aveva imparato a proprie spese che uno yeti arrabbiato rovina sempre la giornata.
<< Ehilà, Phil! >> salutò lo Spirito << Bob! Come va? >>
Adesso che era un Guardiano la situazione tra loro si era stabilizzata…più o meno. 
I due omoni sbuffarono e uno di loro, Phil, aprì la bocca sepolta dietro i lunghi baffoni, esprimendosi in un idioma gorgogliante e rumoroso, incomprensibile a qualunque orecchio umano.
<< Sì, lo so, ho visto il segnale >> replicò Frost, cupo. << Nord e gli altri sono già nella sala del globo? >>
L’altro yeti, Bob, rispose con un altro verso e annuì, dopodiché entrambi lo esortarono ad andare, prodigandosi per spalancare l’immenso portone alle loro spalle.
Non c’era tempo da perdere, perciò lo Spirito dell’Inverno si slanciò in volo appena ebbe messo piede nel rifugio, in modo da raggiungere la sua meta più in fretta possibile.
Nel mentre, attorno a lui, si stagliavano corridoi, portoni, stanze in oro e in legno, dove i numerosi yeti erano intenti nel loro lavoro di costruzione di magnifici e colorati giocattoli, molti dei quali sembravano aver preso vita volteggiando nell’aria e liberando luci colorate di gioia e meraviglia: treni a vapore, mongolfiere simili a meduse, aerei volanti, bambole e bamboli capaci di camminare e parlare...c’era di tutto e di più.
Ad affiancare gli yeti vi erano gli elfi : piccole creature alte quanto una mano, interamente ricoperte di una tutina rossa completa di buffo cappello a punta provvisto di campanellino.
Erano tanto adorabili quanto stupidi e ingenui, e uno di loro fu più che felice di dimostrarlo quando iniziò a masticare una pallina colorata come fosse un gustoso confetto.
Già, non sempre le leggende erano veritiere: come già detto, erano gli yeti a costruire i giocattoli per i bambini di tutto il mondo, mentre gli elfi… beh, si limitavano ad alimentare le dicerie e a bearsi nella convinzione di essere autori di tutte quelle meraviglie.
Oramai Jack ci aveva fatto l’abitudine a tutte quelle stranezze, e in quel momento aveva cose molto più importanti di cui preoccuparsi.
Finalmente raggiunse il gigantesco portone che racchiudeva la cosiddetta Sala del Globo, il luogo più importante all’interno del Polo Nord.
Il cosiddetto Globo era un gigantesco mappamondo posto sul centro laterale della stanza, dotato di un insolito meccanismo: i piccoli puntini luminosi sparsi sulla superficie delle terre dipinte, infatti, non erano altro che la rappresentazione di ogni singolo bambino la cui fede nelle Leggende era sempre accesa, proprio come un faro di luce.
L’enorme stanza rettangolare in legno, circondata da tende rosse e un camino scoppiettante, era completamente deserta.
Jack si guardò intorno e camminò lentamente fino centro della stanza.
<< C’è nessuno? >> chiamò incerto. << Nord? Ragazzi? >>
Istintivamente, si avvicinò al grande globo e lo esaminò, preoccupato. Non poteva immaginare altro motivo per cui lo avessero convocato se non il fatto che i bambini fossero in pericolo: era compito esplicito dei Guardiani proteggerli, dopotutto.
Ma le luci sul mappamondo luccicavano tranquille, senza il minimo vacillare.
“ Che diavolo sta succedendo?” si domandò, un po’ innervosito.
Ebbe appena il tempo di terminare quel pensiero, quando all’improvviso una voce profonda gridò a pieni polmoni: << SORPRESA! >>
Lo Spirito dell’Inverno sobbalzò e si girò di scatto, in tempo per udire un potente squillo di trombe squarciare l’aria e veder comparire innanzi a lui dai vari angoli della sala i suoi migliori amici nonché colleghi e compagni, i Guardiani dell’Infanzia.
Al centro c’era il già nominato Nicholas Saint Nord, Babbo Natale, l’indiscusso padrone di casa: un uomo alto, tarchiato, dalla lunga barba bianca, due grandi e profondi occhi blu, e un paio di sontuosi tatuaggi – uno per ogni braccio - recanti la scritta “NAUGHTY” e  “NICE”.
Alla sua destra c’era Dentolina, la Fatina del Dentino, dai vispi occhi rosa, metà umana e metà colibrì, come dimostravano le grandi ali ronzanti che la sostenevano a un metro da terra e il corpo snello interamente ricoperto da piume multicolore.
Accanto alla fata torreggiava E. Aster Calmoniglio, il Coniglietto di Pasqua: un coniglio alto ben due metri dal pelo azzurro e dal corpo muscoloso, dotato del temperamento di un vero guerriero.
Infine, alla sua sinistra, c’era Sandman, amichevolmente detto Sandy, l’Omino del Sonno: un ometto molto basso, rotondo, dall’aria apparentemente calma e accomodante, interamente d’oro e dai buffi capelli appuntiti.
Assieme ai Quattro Guardiani c’erano un infoltito gruppo di yeti e di elfi festanti. In effetti, a dirla tutta nessuno dei presenti sembrava per nulla turbato. Tutti sorridevano gioiosi, mentre, come dal nulla, tende rosse si ritiravano sostituite da grandi stendardi blu con il simbolo di un fiocco di neve: in un angolo, in uno scoppio dorato apparvero quelli che erano evidenti pacchetti regalo, mentre dalla porta della stanza sopraggiunsero due yeti trasportando con tanto di funi una grande statua di ghiaccio rappresentante il Quinto Guardiano.
Quest’ultimo, esterrefatto, fissò ad uno ad uno i presenti e poi le mirabolanti decorazioni apparse dal nulla con gli occhi sgranati, l’espressione di chi davvero non stava affatto comprendendo la situazione nel complesso.
<< Ma… ma… >> balbettò, << Ragazzi? Ma che succede!? Io credevo… >>
<< AH! >> esclamò Nicholas Nord, allargando le possenti braccia. << Ti dico io cosa succede! Succede che oggi è anniversario di tua entrata nel corpo di Guardiani! >>
<< Il mio anniversario? >>
<< Sì, amico >> disse Calmoniglio, avvicinandosi con un balzo e posandogli  una zampa sulla spalla.<< Sei diventato un Guardiano esattamente due notti dopo Pasqua...e si dà il caso che proprio oggi ricada il giorno in cui hai fatto il tuo giuramento. >>
<< E quindi noi ora festeggia te! >> replicò Nord << È stata mia idea attivare luci per convocarti e dare noi tempo di preparare tutto per farti sorpresa! >>
<< Ed è riuscita bene, a quanto pare! >> esclamò Dentolina, abbracciandolo con tanto slancio da farlo praticamente girare. Poi, gli rivolse il suo miglior sorriso splendente e disse: << Buon anniversario, Jack! >>
A quelle parole, Sandy agitò le manine paffute davanti a sé, raccogliendo nei palmi la sua magica sabbia dorata, dal potere di plasmare praticamente qualsiasi cosa: con un rapido gesto, la scagliò in aria, e questa esplose letteralmente in luminosi fuochi d’artificio e coriandoli scintillanti, avvolgendo interamente la sala di un’aura di magica gioia e letizia. Un po’ di sabbia cadde sulla statua di ghiaccio raffigurante Jack Frost, e subito una luce blu e oro si sprigionò da essa, trasformando i coriandoli in una nevicata.
Jack rimase a bocca aperta di fronte a quel prodigio realizzato palesemente in suo onore, poi si girò a guardare i suoi amici con aria stupefatta.
Sapere che avevano realizzato tutto questo per lui, per festeggiarlo, per dimostrare quanto gli volessero bene e quanto fossero contenti di averlo con loro… gli riempì il cuore di pura commozione.
Certo, ormai era da quasi un anno che li considerava una seconda famiglia… ma in quel momento era come se li sentisse davvero una parte di sé.
<< Io non so che dire, ragazzi… >> mormorò dopo qualche istante. << Grazie… grazie davvero. >>
<< Ah! Sciocchezze! >> esclamò Nord, con fare sbrigativo. << Tu non ha ancora visto niente! Puoi ringraziare noi dopo che tu avere passato miglior giorno in tua esistenza immortale! Musica! >>
A quelle parole, gli yeti fecero spuntare come per magia una serie di strumenti musicali che Jack riconobbe essere tipici delle ballate popolari della Russia. Aveva avuto modo di vederli all’opera, dopotutto, durante i suoi trecento anni di immortalità, e anche di imparare i loro nomi: balalaika, fisarmonica, tamburo, flauto traverso, tamburello e gusli.
Subito i massicci bestioni iniziarono a suonare con sapienza, riempiendo l’aria di un connubio di suoni tutti diversi tra loro, eppure allo stesso tempo capaci di formare un ritmo incalzante e armonico.
Il primo a scatenarsi fu Nord, seguito da altri yeti privi di strumento e dagli elfi: era incredibile osservare quanta energia e forza ci fosse in quell’imponente, adorabile vecchio dalla risata contagiosa.
Presto gli elfi si ritrovarono  a danzare perfino in aria, in coppia con le fatine dei denti, le inseparabili colleghe di Dentolina: grazie alla forza delle loro ali e della loro magia si librarono su portando con loro i propri partner.
Non mancarono riprese da parte della loro regina sul contegno e la dignità, ma alla fine l’allegria e la voglia di scatenarsi furono talmente potenti da spingerla in un continuo, scatenato piroettare aereo e terreno. Anche Sandman si unì alla Fata e a Claus, e come lo fece, altre scintille luminose di sabbia si sprigionarono nell’aria, formando le figure di ballerini trascinati a loro volta in quella festosa attività.
Gli unici a non scatenarsi furono Jack e Calmoniglio: non che non fossero contagiati da quell’aura di assoluta gioia, semplicemente non erano dei grandi amanti dei balli, perciò preferirono rimanere in piedi ad osservare i propri amici intenti a scatenarsi.
Per lo Spirito dell’Inverno la visione della sua famiglia in quello stato valeva più di tutto l’oro del mondo.
In più, era contento di scoprire di avere qualcosa in comune con il Coniglietto di Pasqua: i rapporti tra di loro, in fondo, non erano mai stati rosei a causa dalla bufera di neve scatenata da Jack la domenica di Pasqua del ‘68, ma dopo la sconfitta di Pitch Black e il grande aiuto fornito dal Quinto Guardiano, i due erano diventati grandi amici… anche se naturalmente punzecchiamenti e frecciatine tra loro non mancavano mai.
<< Anche tu in panchina, Coda di Cotone? >> esordì Frost, sfoderando il suo miglior sorriso impertinente.
<< Senti chi parla >> ribattè caldamente il Coniglio Pasquale. << Pensavo fossi un tipo da feste sfrenate. >>
<< Sono il Guardiano del Divertimento, non della gente impazzita che volteggia, è diverso. >>
<< Ammettilo, però, non ti aspettavi tutto questo unicamente per te. >>
Jack alzò gli occhi al cielo, ma alla fine annuì, sincero. << In più di trecento anni…beh, lo ammetto, nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me. >>
<< Siamo solo all’inizio, amico! Aspetta ad uscirtene con queste frasi di circostanza. >>
<< Calmoniglio, dico sul serio… >>
<< Frost, andiamo, scherzavo. Se non ti conoscessi, direi che in questo momento sembri più il Guardiano del “Mi Sono Preso Un Colpo Da Cui Non Mi Riprenderò Più”. >>
Il Coniglio gli rifilò un’amichevole gomitata lungo la spalla, ed entrambi scoppiarono a ridere vivacemente; si persero qualche istante a guardare nuovamente i loro amici intenti a ballare.
Calmoniglio lanciò un’occhiata all’albino, prima di rompere nuovamente il silenzio.
<< Allora… sta andando alla grande tra te e Dente, vero? >>
<< Tra me e Dente? >>
<< Amico, non vi eravate messi insieme circa… l’anno scorso? >>
<< Ah! >> esclamò Jack, spalancando le palpebre. << No, in realtà no… ci siamo lasciati. Non fraintendermi, mi piace ancora molto, ma, ecco… non in quel senso, e lo abbiamo capito entrambi. Così abbiamo preferito restare amici. Profondi amici. È stato facilissimo, nessuno dei due ci è rimasto male. Il che è un bene, perché so che tra gli umani queste cose non sono sempre così semplici >>
<< Già, a proposito di umani… >> esordì Calmoniglio, scrollando le spalle. << Passi parecchio tempo tra di loro, specialmente a Burgess con il fratellino della piccola succhia-pollice. Ci mancava solo che lasciassi l’inverno ad aprile un’altra volta,  anche peggio di quella domenica del ‘68! >>
Jack ridacchiò. << Paura di gelarti il pelo, Coda di Cotone? >>
<< Ooh, ancora non hai imparato che è meglio evitare di sfidare un coniglio? >>
Una scintilla divertita passò negli occhi verdi del Coniglietto di Pasqua, ma poi tornò serio.
 << Guarda che lo abbiamo notato tutti. Dente in primis. Per cui… sei sicuro che vada tutto bene? >> chiese con tono preoccupato.
Il Quinto Guardiano scrollò le spalle. << Mi viene… naturale, recarmi lì. È il luogo in cui sono nato e rinato, Calmoniglio. È letteralmente le mie radici. È molto importante per me. E Jamie… mi ricorda tantissimo mia sorella Emma. Io… non voglio dimenticare chi ero… >>
<< Ma non dovresti nemmeno dimenticare chi sei ora. >>
Frost fece girovagare lo sguardo in tutta la sala del globo, su Calmoniglio e gli altri Guardiani, e infine sul lucernario situato lungo il soffitto di legno: una finestra sul cielo limpido, al cui centro, bianca e tonda, si trovava la Luna.
Per quanto Jack ne sapesse, l’Uomo nella Luna, o Manny, era lo spirito supremo, colui che aveva scelto ciascuno dei Guardiani e donato loro i poteri e i loro compiti. Incluso lui.
Ma rispetto agli altri Guardiani, Jack all’inizio non aveva alcun ricordo della vita precedente, in cui era stato un ragazzino di nome Jackson Overland che aveva salvato la sorella minore Emma dall’annegare in un lago ghiacciato. Solo dopo  Jack aveva compreso perché la Luna non gli aveva mai rivelato nulla nulla: voleva che trovasse da solo il proprio percorso, che crescesse, che arrivasse a comprendere da solo qual era il suo “centro”, ciò che lo rendeva speciale.
E Jack l’aveva capito: il suo centro era il divertimento. Lui era Jack Frost. La Quinta Leggenda, il Guardiano del Divertimento.
Mentre formulava quei pensieri, tornò a guardare Calmoniglio.
<< Non potrò mai dimenticare chi sono ora. Lui mi ha messo qui per un motivo >> accennò a Manny. << Ora lo so. E non lo scorderò mai più. Così come non intendo scordare la mia nuova famiglia. >>
Il Coniglio Pasquale sorrise di fronte a quelle parole, e gli rifilò una pacca sulla spalla. << Adesso ti riconosco, amico. >>
A quel punto non ci fu più spazio per i dubbi e le insicurezze, ma solo per il divertimento. E quale modo migliore per divertirsi ad una festa, se non tramite dei giochi di gruppo? Naturalmente l’idea venne dallo stesso Guardiano del Divertimento, prontamente supportato da Babbo Natale.
In poco tempo i due coinvolsero gli amici in nuove, bizzarre versioni dei giochi normalmente conosciuti dagli esseri umani, ispirati ad essi e modificati per richiamare ciascuno delle Cinque Leggende:
Dai il bastone a Jack Frost, ispirato ad attacca la coda all’asino, dove a turno ci si bendava e si prendeva il bastone dello Spirito dell’Inverno per cercare di metterlo in mano all’unico individuo non bendato presente nella stanza, il quale doveva restare rigorosamente con la mano tesa.
Tiro alla frusta, una piccola modifica di tiro alla fune, dal momento che al posto della fune si utilizzava una frusta dorata creata con la magica sabbia di Sandman.
 “Un, due, tre, dente!”, chiara modifica di “un, due, tre, stai là”. A guidare il gioco, stando alla parete con gli occhi coperti, Jack aveva insistito dovesse esserci sempre Dentolina. Questo per rendere il tutto più difficile, dal momento che la Fata era talmente veloce a girarsi da scorgere perfino i movimenti dei denti dei giocatori che tentavano di avanzare senza essere beccati.
Ruba bandiera divenne ruba il boomerang, in quanto si scelse di utilizzare uno dei boomerang di Calmoniglio per fare la bandiera; ed infine si terminò con il limbo… realizzato niente meno che con le affilatissime spade di Nord a fare da asta.
Poi sopraggiunse il momento di consegnare i regali.
Il primo a farsi avanti fu Calmoniglio, con un pacchetto rettangolare molto sottile stretto nelle zampe: scartandolo, Jack scoprì un boomerang palesemente fatto di ghiaccio magico, dai bordi taglienti come rasoi.
Lo Spirito dell’Inverno lo prese in mano con delicatezza, osservandolo brillare alla luce.
<< Wow… >>
<< L’hai detto, amico >> ridacchiò Calmoniglio, poi indicò Nord con la spalla.<< Alla lavorazione e alla realizzazione ci ha pensato lui. Ma l’idea è stata mia, e la sua specialità sta tutta nella magia che vi ho lanciato. >>
Il Coniglio Pasquale invitò lo spirito a sollevare l’oggetto e a prendere la mira.
<< Questo boomerang funziona letteralmente con la forza della Speranza. Ogni volta che lo lancerai, non mancherai mai il bersaglio e tornerà sempre da te, se riporrai sempre fede e speranza nella tua vittoria. In altre parole, non importa quanto il bersaglio possa essere lontano, o quanto il tuo tiro possa essere un disastro… se speri, se ci credi, non ti deluderà mai. >>
Jack studiò la superficie levigata del ghiaccio, sfiorandola appena con le dita. Poi rivolse un sorrisetto al mammifero. << Ma così sono tutti bravi ad usare i boomerang, Coda di Cotone. >>
<< Ah-ah-ah. Ti piacerebbe. La mia è pura abilità naturale, tu non riusciresti a centrare niente che sia più al di là del tuo naso, ecco perché ti serve questa magia >> disse l’altro, con un roteare degli occhi.
Stavolta fu il turno di Frost nel tirargli una gomitata, poi entrambi si strinsero la mano piegando ciascuno il braccio e stringendo l’uno la spalla dell’altro, in un gesto d’amicizia e d’affetto. Dopodiché, Calmoniglio si spostò di lato per far posto all’Omino del Sonno.
Sandy rivolse il suo luminoso sorriso al Quinto Guardiano, quindi sollevò le mani a coppa nella sua direzione: nei due palmi sorreggeva un sacchetto di tela scura legato da un laccetto di cuoio.
Jack poggiò il bastone a terra e accolse a sua volta l’oggetto tra le proprie mani libere; ad un cenno di Sandman, prese il laccetto tra il pollice e l’indice, tirandolo appena, quel tanto che bastava per allentare l’apertura e dare una piccola sbirciatina al suo interno: subito una piccola luce dorata scaturì dal nero della tela, rivelando un concentrato di granuli dorati scintillanti. Non c’era alcun dubbio, quella era un bel po’ di sabbia magica dell’Omino del Sonno, offerta da quest’ultimo in regalo all’amico spirito, perché potesse bearsi dei più bei sogni e desideri il cui unico limite era la propria mente. Perché, si sapeva, nei sogni si entrava sempre in un mondo interamente proprio.
Un sorriso si formò sulle labbra di Frost.
<< Grazie, Sandy >> disse con affetto.
Fu poi il turno di Dentolina: accompagnata da due delle proprie fedeli fatine, recava in mano una scatola di legno variopinto. Quando la pose nelle mani dell’albino, lo guardò dritto negli occhi.
<< Questa è ciò che ho battezzato “scatola dei ricordi” >> disse la Fata. << È intrisa della più potente delle mie magie. Se, mentre la tieni aperta, chiudi gli occhi e pensi con forza ad uno qualsiasi dei tuoi ricordi più felici, la scatola lo imbriglierà al proprio interno, pronta a mostrartelo nuovamente ogni volta che tu lo vorrai. I ricordi sono la nostra identità. Sono ciò che ci rendono quello che siamo e saremo. Per questo è molto importante non perderli mai… e per questo è bello riviverli e bearci di ciò che ci hanno lasciato. Buon anniversario, Jack. >>
Jack studiò ammirato i ricami di piume di cui la scatola era composta, poi alzò lo sguardo verso l’amica, gli occhi umidi: era rimasto davvero commosso, allietato e colpito dalle parole della fata.
Aveva un rapporto speciale con ciascuno dei Guardiani, e Dentolina non faceva eccezione: dopotutto, era colei che l’aveva indirizzato verso la scoperta dei propri ricordi – no, della propria identità – e che aveva creduto in lui sin da subito. Certo, questo per merito dell’iniziale cotta che nutriva per lui, in seguito ricambiata. Tuttavia, anche quando avevano capito di non essere fatti l’uno per l’altra…beh, il loro affetto non si era incrinato nel minimo.
Entrambi si volevano bene ed entrambi credevano profondamente l’uno nell’altra. E sarebbe rimasto per sempre così… non solo un ricordo felice, persistente nella memoria di entrambi, ma un qualcosa di costante.
Infine la Fata del Dentino svolazzò di lato per lasciare il posto alla figura di Nicholas Nord. Gli occhi color del cielo del Guardiano delle Meraviglie si specchiarono in quelli del Guardiano del Divertimento.
<< Jack, vieni con me >> disse seriamente.
Si erano menzionati finora i ricordi, e a Jack parve davvero di perdersi in un ricordo, quando udì la voce del vecchio chiamarlo nello stesso modo in cui lo chiamò un anno fa, quando mise per la prima volta piede al Polo Nord. Senza una parola, lo Spirito dell’Inverno riprese in mano il proprio bastone di legno e seguì l’uomo per i corridoi: aveva già intuito dove lo stesse portando.
In poco tempo raggiunsero quello che a tutti gli effetti era l’ufficio di Babbo Natale, dove quest’ultimo teneva i progetti per i propri giocattoli, dove ne fabbricava un primo campione e dove li testava. Ma era anche la sua stanza, difatti era provvista di letto, libri e tutti i suoi oggetti personali.
Come già detto, Jack l’aveva già visitata l’anno scorso, e a dirla tutta, era stato anche uno dei momenti più importanti della propria vita, perché Nord gli aveva spiegato in che modo il mistico Uomo della Luna sceglieva i Guardiani dell’Infanzia, cioè a partire dal loro già nominato “centro”, la qualità che più li aveva distinti quando erano mortali e che veniva considerata un emblema da proteggere in tutti i bambini del mondo. Era ciò che li rendeva dei Guardiani.
Non riusciva ad immaginare altro motivo per cui Claus l’avesse trascinato nuovamente lì se non per consegnargli il proprio regalo, ma non capiva per quale motivo proprio lì e non nella sala grande come tutti gli altri Guardiani. O si trattava di una delle tipiche eccentricità di Nord… oppure aveva in mente per lui qualcosa di molto speciale.
Nord raggiunse uno dei propri scaffali e prese fra le dita una matriosca, simulando l’atto di tirarla giù. Invece la piegò solamente in avanti, perché era in realtà una leva in grado di sbloccare un meccanismo segreto: come dal nulla, una porta scorrevole si azionò e rivelò una parte della stanza che Jack non aveva mai visto prima di allora.
Si trattava di una parete completamente coperta da un telo rosso ricamato in oro; Babbo Natale fece cenno all’albino di avvicinarsi a lui. Quando quest’ultimo gli fu di fianco, aveva una vivida espressione stupefatta e interrogativa al tempo stesso.
<< Guarda >> gli rispose il Guardiano delle Meraviglie, invitandolo con un cenno del capo.
Jack aveva intuito immediatamente cosa gli stava dicendo di fare, quindi poggiò il bastone di fianco al telo. Fissò ancora il vecchio per qualche istante, incerto, ma quest’ultimo gli fece un altro cenno incoraggiante: allora allungò entrambe le mani a stringere la seta e la calò giù.
Gli si stagliò innanzi quello che pareva un incrocio tra un nodoso albero cavo alto quanto la parete, una scaffaliera e una cornice in legno intarsiato: era piena di numerose nicchie intagliate nel legno e scavate ad arco una sotto l’altra, ciascuna contenente delle matriosche.
Quelle lungo la prima nicchia fu in grado di riconoscerle subito: erano loro, le Cinque Leggende.
Nella nicchia di sotto si stagliavano numerose matriosche di un vivace rosso e blu, raffiguranti persone imbottite di cappelli e cappotti molto pesanti: tra di loro spiccava in particolare quella di una bimbetta paffutella, bionda e dagli occhi azzurri. Avendo girato a lungo il mondo durante la sua vita immortale, Jack ebbe modo di riconoscerli: si trattava di un gruppo di Sami, una popolazione indigena nordica appartenente alla regione della Lapponia.
Accanto ai Sami c’erano altre tre matriosche completamente diverse: una di loro era senza dubbio Nord, ma appariva molto diverso dall’uomo attuale: era più arruffato di capelli, privo di tatuaggi, con degli abiti semplici. Era più umano, ecco come sembrava.
Alla sua sinistra c’era una donna dai capelli biondo cenere, lunghi e folti, vestita linda, pulita e impeccabile come una maestra d’asilo. Ma forse l’individuo più particolare era il ragazzo di fianco a lei: un postino, a giudicare dagli abiti e dal cappello blu, dagli arruffati capelli biondi, allampanato, occhi lievemente sporgenti e le gote rosse.
Infine nell’ultima nicchia c’era un’ultima coppia di matriosche: un Nicholas Nord palesemente molto più giovane per via della barba, dei capelli e dei baffi davvero corti e neri come il carbone. Al suo fianco stava una donna ancora più giovane, dall’aria materna e gentile.
<< Questa… è mia famiglia. >>
Lo sguardo di Babbo Natale si unì a quello del Quinto Guardiano nell’osservare quella sorta di piccolo tempio.
<< Devi sapere, Jack, che io sono stato primo fra tutti ad essere scelto da Uomo nella Luna. Ma, come ben sai grazie a Dentolina, anch’io come te ero altra persona. Ero essere umano, una volta. Nicholas Nord è sempre stato mio nome, ma gente e amici hanno conosciuto me principalmente come Claus. Abbreviazione di Nicholas! >>
 Si concesse una risatina.<< Soprattutto… così mi conosceva lei. >>
Le tozze dita del Primo Guardiano accarezzarono dolcemente la matriosca della donna al fianco del Claus giovane.
<< Lei è mia Lydia. Vivevamo insieme su isola sperduta di circolo polare artico, Smeerensburg, in casa da me costruita in punto di bosco che lei adorava. Ma non intendevamo restare soli a lungo! Volevamo figli. Tanti adorabili bambini zampettanti. Così abbiamo provato, e aspettato. E mentre aspettavamo, io cominciai a fare ciò che poi divenne mio talento naturale: fabbricare meravigliosi giocattoli che io vedevo materializzarsi di fronte a miei occhi osservando semplice pezzo di legno. Tutto vivido nella mia mente, con mie mani e miei attrezzi per portarli alla realtà. Tanti, tanti giocattoli, tutti per rendere felici miei tanto attesi bimbi! >>
Una profonda ombra di tristezza calò sul viso del Guardiano delle Meraviglie.
<< Ma per quanto io e Lydia provassimo e aspettassimo, non vennero mai. Finché un giorno lei cadde malata, e io rinchiusi me stesso in dolore. >>
Jack sentì un forte groppo alla gola. Istintivamente poggiò il palmo destro sul grosso avambraccio dell’amico, in un gesto di conforto e profonda partecipazione empatica.
Nord tirò su col naso, abbozzando un sorriso; il suo sguardo si perse ad osservare le matriosche del postino e della maestra.
<< Finché un giorno non conobbi un goffo, imbranato, viziato e presuntuoso giovanotto di nome Jesper. A causa di sua negligenza come postino, venne confinato a Smeerensburg da suo padre per riscuotere almeno 6000 lettere in due anni: se fosse riuscito, suo padre avrebbe riaccolto lui in famiglia, altrimenti l’avrebbe mollato per la strada. E fu davvero per lui un compito veramente arduo! Smeerensburg era centro di faida tra clan familiari di Krum e Ellingboe: tutti si odiavano talmente tanto da farsi dispetti e zuffe da mattina a sera. Mai in loro vita avrebbero potuto scambiarsi tra loro lettere! Jesper però non si arrese, e nella sua disperata e ostinata testardaggine si spinse in folto di bosco e incontrò me. Come ben tu sai, sono sempre stato uomo grande e grosso…capace di incutere timore anche in anima più coraggiosa! Il povero Jesper si prese tale spavento da fuggire a gambe levate! Nel farlo, perse disegno di bambino che aveva tentato invano di convincere a spedire in lettera. Io lo trovai e rimasi profondamente colpito da esso, perché rappresentava un povero bambino intrappolato dentro sua casa! Così, contro ogni buonsenso, spinto da chissà quale remoto sentimento, presi uno dei tanti giocattoli, acchiappai un riluttante e terrorizzato Jesper e lo costrinsi a consegnare giocattolo incartato a bambino. Sapessi quale gioia provai quando vidi la contentezza nei suoi occhi quando provò suo regalo! E quella gioia inconsapevolmente contagiò anche lo stesso Jesper. Quello fu solo l’inizio. Ben presto tutti bambini di Smeerensburg, sperando di ricevere giocattolo, spedirono tante, tante lettere, e così ogni notte io e Jesper ci recavamo a consegnarli, e bambini iniziarono a compiere atti di bontà sperando di ricevere così i regali. Ma ben presto…rimasero talmente assuefatti da divenire buoni semplicemente perché era giusto esserlo, perché erano davvero felici, e contagiarono perfino adulti iracondi e bellicosi! Questo perché mio motto era veritiero, ovvero “Un atto di bontà corrisponde sempre ad altro atto di bontà” >> continuò l’uomo, arricciando ambe le braccia in un sorriso nostalgico.
<< E Jesper stesso se ne rese conto, perché si impegnò talmente tanto per aiutare me, bambini, sua futura moglie Alva e gentile comunità Sami che voleva aiutarci in nostra impresa…da affezionarsi a noi tutti. Così, quando la verità venne a galla per merito dei capiclan di Krum e Ellingboe, che speravano di liberarsi di lui e metterci uni contro altri perché non sopportavano la pace da noi creata, Jesper raccontò a suo padre verità e scelse di restare. Dimostrò suo buon cuore tentando di salvare giocattoli da loro grinfie, e così infine io lo perdonai. Nostra attività si espanse in tutto mondo, portando gioia e felicità ovunque, divenendo storia e leggenda che ora tutti esseri umani conosce come Santa Claus. Ma, come ben sai, io ero ancora essere umano. Quando mia ora giunse, il vento venne a prendere me per portare me da Lydia. Così almeno credetti io. Scoprii ben presto che mie azioni compiute dopo morte di mia moglie avevano colpito persona molto, molto speciale. Fu così che conobbi mio vecchio amico Manny e divenni Guardiano. >>
<< E… >>
Jack cercò di trattenere la forte emozione provocatagli da quella storia. << E Lydia? >>
<< So per certo che si trova dove ora si trova anche tua sorellina, e che entrambe sono molto contente di noi e di quello che siamo diventati. Penso a lei ogni giorno e sono triste, ma anche felice, perché ciò che sono mi permette di tenere il suo ricordo vivo al punto che a volte mi sembra che non se ne sia mai davvero andata. >>
Nord poggiò la sua grande mano lungo la spalla dell’albino.
<< Tu ha ricordato me un po’ Jesper, prima volta che incontrai te. Avete in comune fatto che, da egoista e scapestrato quale eri e credevi di essere, hai invece rivelato di possedere grande cuore. Cuore di vero Guardiano. Non c’è stato per me onore più grande, in questo stesso giorno che noi ora celebra, assistere a tuo giuramento. E adesso non c’è per me onore più grande, più orgoglio e felicità che darti mio dono… o forse sarebbe meglio dire farti mia proposta. Ora più che mai, ma anche quando vidi tuo sorriso e guardai tuoi occhi, quel giorno, non ebbi alcun dubbio: sei davvero speciale, Jack Frost. E più che mai sei degno. >>
Lo Spirito dell’Inverno strabuzzò gli occhi, commosso sinceramente da quelle parole ma confuso in particolare da quell’ultima frase.
 << Degno di cosa? >> domandò perplesso.
<< Di molte cose, se noi vuole essere più precisi. Degno di fiducia, di amicizia, di essere Guardiano. Di essere parte mia famiglia e di mio centro… oh, Šostakóvič, andiamo sodi al dritto! >>
Nord estrasse dal panciotto una miniatura e gliela mostrò: rappresentava la vettura di legno che non era altro che la slitta del Natale, priva di renne. Ma come Jack notò immediatamente, aveva un qualcosa di diverso: il sedile principale era diviso in due posti ben precisi, uno di velluto rosso e l’altro di velluto blu, e avevano persino due targhette in oro.
Strinse appena gli occhi per guardare meglio, e fu così che poté leggere i nomi scintillanti incisi nel legno: “Claus”, recitava il sedile rosso… e “Jack”, recitava invece quello blu.
<< Vuoi tu, Jack Frost… >> recitò Nicholas Nord, mettendo su un tono solenne e fermo, << divenire il mio primo, ufficiale assistente? Vuoi tu aiutare me a portare gioia e felicità ai bambini una notte l’anno, divenire mio messaggero e più fidato amico e consigliere? >>
A quel punto, un’espressione di comprensione e completo shock si fece largo sul viso immortale del Quinto Guardiano. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca in completa sorpresa.
Quanto tornò a guardare in volto il suo interlocutore, si ritrovò incapace di proferire parola.
Non riusciva a crederci. Si era aspettato di tutto, ma questo…
Assistente di Babbo Natale. Lui, Jack Frost, lo Spirito dell’Inverno, il Guardiano del Divertimento, la Quinta Leggenda. Gli sembrava di trovarsi dentro un sogno e un incubo al tempo stesso.
Si costrinse a prendere un respiro profondo per frenare il rapido battito del suo cuore. Era assai raro che uno spirito potesse provare quelle forti sensazioni fisiche, ma non impossibile: non erano dei manichini senz’anima dopotutto, semplicemente dipendeva da quanto forte fosse l’emozione provata.
E in quel mentre un potente dissidio interiore prese vita nel cuore del giovane spirito: da una parte l’orgoglio e l’entusiasmo, che lo incitavano ad accettare per imbarcarsi nella migliore delle avventure, forse la più magica e divertente della sua lunga vita.
Non aveva certo tentato più volte di intrufolarsi al Polo Nord per niente, dopotutto. Anzi, probabilmente un anno fa avrebbe accettato quella proposta senza pensarci due volte, più per gusto, incurante dei doveri e delle responsabilità che comportava. Oppure avrebbe rifiutato proprio per non farsene carico. O magari avrebbe prima accettato fino a quando non si fosse annoiato, per poi piantare tutto in asso.
Ma Nord aveva ragione. Non era più il ragazzino irresponsabile, immaturo ed egoista di un tempo: ora comprendeva appieno l’importanza del compito quale l’amico voleva incaricarlo. Non sarebbe stato una passeggiata, né un gioco. Non completamente.
Tirò un lungo sospiro, stringendo appena le dita sul bastone, riluttante e combattuto. Infine si decise a parlare.
<< Nord, io... non posso. >>
<< Non puoi o semplice fatto è che non ti senti affatto pronto, ragazzo? >> replicò il Primo Guardiano, accarezzandosi la lunga barba mentre lo fissava dritto negli occhi.
D’istinto, Jack cercò di schermarsi ostentando disinvoltura. Con un’acrobazia si poggiò il bastone sulle spalle e mise su il suo miglior sorriso ammiccante.
<< Ma che dici! È forse l’onore più grande che potessi mai farmi, il regalo migliore che potessi mai ricevere… e la scelta più assurda che potessi fare! >>
<< Jack… >>
<< Pensavo mi conoscessi, io sono tutto… palle di neve e piaceri, bufere gelide, “chiuso per neve”… >>
<< Jack! >>
Il tono di Nord si era fatto serio e profondo, e interruppe senza mezzi termini quel fiume di parole abilmente orchestrato. Il giovane tacque, così l’altro decise di proseguire.
<< Non c’è nulla di male ad ammettere ad altri e se stessi di non sentirsi pronti. Nessuno di noi Guardiani era pronto a suoi inizi, e stesso valeva per te quando scopristi che Uomo nella Luna aveva scelto te. Io capisco perfettamente tue sensazioni, e sappi che mia proposta non necessita affatto di risposta immediata. Diamine, sono uno spirito, posso aspettare anche prossima Era Glaciale! Oggi è tuo anniversario e tu meriti di avere testa solo per tuo centro, ovvero divertimento! Quando avrai capito cosa desideri davvero, avrai guardato dentro te… tu troverai me qui, ad attendere te e tua decisione >> terminò con un sorriso rassicurante.
Stavolta Jack non rispose. Si lanciò in avanti e strinse l’amico – no, il suo mentore – in un abbraccio.
Nicholas Nord rimase per qualche istante impalato sul posto, completamente colto di sorpresa…ma poi avvolse il giovane fra le possenti braccia, sentendo i propri occhi inumidirsi.
Non lo aveva mai confessato esplicitamente, nemmeno a se stesso, ma in tutta la sua eternità di Guardiano  Jack Frost era presto divenuto per lui la cosa più simile al figlio tanto desiderato e mai avuto. E quel rifiuto almeno iniziale relativo alla sua proposta gli aveva dimostrato quanto fosse profondamente cambiato e quanto fosse effettivamente degno.
Era davvero molto fiero di lui.
Per un po’ i due rimasero abbracciati, poi Nord si allontanò con fare pimpante e un sonoro patpat sulla spalla dell’albino.
<< Via, via, ora! Basta smacchi e smancerie! È arrivato momento più importante di giorno! Quello di torta! Torna da altri, aspettate me lì… farò ciò in cui sono più bravo al mondo. Farò voi… meravigliare! >>
 
                                                                                                                                   * * * 

Un minuto dopo Jack era di nuovo nella sala del globo assieme al resto dei Guardiani dell’Infanzia, agli elfi e agli yeti. Tutti attendevano, impazienti ed eccitati.
Finalmente il grande portone si spalancò ad uno squillo di tromba, e ne uscirono fuori Nord e un gruppo di yeti sorreggenti un largo piatto sopra il quale torreggiava una torta di tre piani di pasta sfoglia, contornata di panna, ricoperta di glassa azzurra, confetti bianchi a forma di fiocchi di neve e ghirigori di cioccolato: sulla cima si stagliavano un esercito di sottili candeline a righe azzurre e bianche accese.
Ad un cenno del loro capo, gli yeti poggiarono il dolce lungo un tavolo di legno cui Jack si era posizionato dietro, mentre tutti coloro in grado di parlare si sistemarono intorno, iniziando a cantare : << Perché è un bravo ragazzo, perché è un bravo ragazzo, perché è un bravo ragazzo… nessuno lo può negar! >>
<< Be’, la lista dei cattivi avrebbe da dire qualcosa in merito >> ribatté il festeggiato con un sorrisetto, scatenando di rimando l’ilarità generale.
<< Ciancio alle bande! >> esclamò Nord a fine risata, sollevando le braccia con fare entusiasta.<< Avanti, Jack! Soffia! >>
Emozionato, lo Spirito dell’Inverno si avvicinò alla torta, prese un respiro profondo e si preparò a soffiare. Non ne ebbe la possibilità.
Un lampo azzurro illuminò la stanza, seguito da un sibilo assordante che riecheggiò per tutta la lunghezza del complesso.
Il gruppo di Guardiani raccolti non ebbe nemmeno il tempo di prendere le armi per affrontare la possibile minaccia. Un forte vento si sollevò dal centro del pavimento, arruffando il pelo degli yeti, sollevando fogli, decorazioni e pure alcuni elfi.
Un altro guizzo di luce…e poi, qualcosa cadde proprio sopra la torta, schizzando glassa, panna e confetti in ogni direzione.
Jack e il resto delle Leggende rimasero a bocca aperta per la sorpresa, gli occhi puntati sulla figura di un vecchio vestito con gli abiti più strani che lo Spirito dell’Inverno avesse mai visto.
Aveva una lunga barba grigia e arruffata, un paio di sopracciglia cespugliose e ella mano destra reggeva un bastone dall’aspetto bizzarro. Al guardiano ricordò vagamente le molte raffigurazioni di Gandalf il Grigio che aveva visto nei romanzi di J.R.R Tolkien. 
<< Beh… >> commentò Jack, dopo qualche attimo di silenzio. << Come regalo è senz’altro originale >>.
 



Boom! Com’era? Fatecelo sapere in una recensione!
Se siete fan dell’animazione, immagino che abbiate notato una certa somiglianza tra il passato di Nord e la trama di una pellicola ben specifica : Klaus, film Netflix uscito quest’anno che narra le origini del mito di Babbo Natale.
È stata un’idea della mia associata quella di incorporare tale storia nella fic e farla diventare il passato effettivo del Nord cinematografico, rendendo il film stesso un prequel a tutti gli effetti de Le 5 Leggende.
Ho subito accettato questa svolta, soprattutto perché Klaus è rapidamente diventato uno dei miei film animati preferiti in assoluto.
Tuttavia, questo non significa che non utilizzeremo il background del Nord cartaceo, più avanti. In fondo, il multi-verso è vasto…
  
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