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Autore: Maqry    23/01/2020    7 recensioni
La vita non è una ballata, mio tesoro.
Un giorno potrai essere costretta ad apprendere questa realtà a tue spese.”

1- AryaxGendry
2- MissandeixJorah
3- RobbxTheon
4- DaenerysxJon
5- SansaxJon
Raccolta d'amore (?) in storie sparse, partecipante alla "Challenge delle sei coppie" indetta da GiuniaPalma/LadyPalma sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Arya Stark, Daenerys Targaryen, Missandei, Robb Stark, Sansa Stark
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest
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Ascolta i suoi occhi

Ascolta i suoi occhi

(MissandeixJorah)
 
 
 
 
 
 

“Ascolta il tuo Padrone.” 
La voce secca del maestro impartisce a oltranza quella lezione scandendo le sillabe con vigore, quasi voglia imprimerle a fondo, nelle ossa, nel cervello – nell’anima.
Questa sarà la sua essenza d’ora in avanti – è perentorio non lo scordi mai – e umilia più di qualsiasi marchio da schiava che avrebbe potuto deturparle la pelle: le hanno piegato l’intelletto ad apprendere i loro insegnamenti, hanno deciso come lo terrà occupato per ogni giorno che l’aspetta. Giorni di parole vuote e discorsi sterili, anni a parlare per loro.
“Devi capire anche quello che non dice, non avrà tempo da sprecare spiegando a una stupida schiava.”
 Missandei è una bambina dai grandi occhi liquidi e una mente sorprendentemente elastica, plasmata ora dopo ora per espandersi a inglobare il sapere scelto per lei, quanto più possibile, sempre più.
Impara l’Alto Valyriano e la Lingua Comune, uno e due e diciannove idiomi – è intelligente Missandei, lo hanno compreso subito gli schiavisti –, poi assimila anche la lezione finale. Osserva, scruta, scava nell’interlocutore per riferire messaggi come lo richieda la situazione, spiegando dove necessario, mostrando quello che gli altri non sono stati in grado di afferrare.
“Sii interprete, non semplice traduttrice: solo allora ti compreranno.”

Diligente, Missandei esegue gli ordini e affina l’udito della mente – per questo, poi, fa così male.
 
*
 
È nelle notti che si srotolano placide e molli sulla strada da Astapor a Yunkai che Missandei si ritrova sbattuta nei tumulti della vita, quella scoppiettante da donna libera a cui è concesso il lusso di amare ma non sempre quello di essere ricambiata – una schiava non avrebbe mai potuto, non avrebbe osato.
E così all’inizio vi si butta a capofitto e dimentica la lezione più importante: carpire le parole taciute. Inesperta, si crogiola tra le carezze di ser Jorah e i graffi sulla schiena, titubante e infinitamente fragile: è la prima volta che il morso pungente dell’amore la pungola e lei vi si abbandona – crede sia così che debba andare.
Di notte la tenda della Regina rifulge della seta dei cuscini e delle scintille riverberate dalle spade, ed è lì che Missandei sente la canzone, quella che le dischiude le orecchie e la fa tornare a udire.
A intonarla è la voce rauca e profonda di ser Barristan, una voce arrugginita e grondante malinconia, da vecchio cavaliere senza più terra che pizzica le note mentre affila la propria lama. È una canzone da taverna, dice, di quelle che accompagnano fiumi di birra e vino, da popolino eppure tanto cara anche nelle sale da ballo dei grandi castelli – una canzone dell’Occidente.
Missandei ricorda l’eco ovattata della madre che le sussurra sinfonie lontane e delicate, canti del Pacifico Popolo di Naath che narrano di alberi alti fino al cielo, spiagge candide e tripudi di farfalle: sono rassicuranti, le fanno ricordare quale sia il sapore dei frutti della sua isola e il colore degli occhi dei fratelli – la fanno stare bene.
Lo stesso non accade per la canzone di ser Barristan, con i suoi racconti di fiere e orsi che salvano fanciulle col miele nei capelli, di capre e sogni di cavalieri infranti nell’aria estiva. In un primo momento non dà peso a tali fantasticherie, ma poi si volta verso di lui, muto e impassibile sul proprio sgabello, solo gli occhi a tradirlo.
 
Diligente, Missandei ha eseguito gli ordini e affinato l’udito della mente, e ora ricomincia a usarlo – per questo fa così male.
 
*
 
Quando la Madre dei Draghi si ritira per riposare, sogni di fuoco e sangue o di porte rosse e alberi di limone, capita ancora che si attardino. Missandei, da quando ha letto oltre la cotta, dentro la canzone, ha capito quanto si senta solo, attratto dal suo corpo sinuoso e bisognoso di ristoro dopo giornate di polvere e sabbia – e le sta bene, ha realizzato, cerca anche lei conforto, solo vorrebbe…
Lui la sfiora con le grandi mani callose – mani da cavaliere o da orso? – e lascia scivolare la spallina dell’abito impalpabile che la fascia. La ragazza ricambia il gesto sbottonando il farsetto di pelle con ricamato lo stemma della sua casata – un orso, di nuovo.
Ser Jorah affonda la mano tra i suoi ricci scuri – niente miele, per lei –, sciogliendole le treccine, tirandoli appena mentre cerca la sua nuca per attrarla a sé, fronte contro fronte mentre bevono l’uno i respiri dell’altra.
Missandei si chiede, mentre espone il collo vellutato al suo tocco, se gli orsi possano amare anche le farfalle, non solo le fanciulle – non serve la salvi come nella canzone, lo ha già fatto Daenerys Nata dalla Tempesta.
A volte ci spera e così socchiude gli occhi per non dover leggere la chiara risposta riflessa nel ghiaccio dell’uomo, ma è fin troppo intelligente per poter credere alle proprie illusioni a lungo – per quanto si sforzi le è impossibile non ascoltare, ora che ha ripreso a farlo.
Gli orsi possono inseguire le farfalle, rincorrerle per afferrarle e giocarci. Sfregano il pelo ruvido contro le loro tremule ali, arricciano un’antenna attorno agli artigli, soffiano via la polverina che le fa volare – null’altro.
L’amore è una ballata di fanciulle e principesse, riservato alle regine che nei capelli hanno intrecci d’argento e d’oro e nelle vene sangue di drago: è questo che urlano le dita del cavaliere veloci a riallacciare la cintura, dopo.
Se non fosse stata addestrata a capire, se fosse una falena… forse Missandei gli svolazzerebbe sempre più vicino fino a bruciarsi il cuore e la possibilità di spiccare il volo. Ma è una farfalla di Naath, dall’acume tagliente che scandaglia in profondità, così si avvede in tempo della fiamma che sfrigola seducente e si impone di non farsi tarpare le ali – può ancora volare lontano.
Ben presto la fiaccola ardente dei suoi baci diviene solo caldo tepore a tenerle compagnia nella notte, tra la sabbia che si insinua nelle pieghe della pelle e la stanchezza della marcia.
 
Quando si innamora di nuovo, a Meereen, ser Jorah è ormai solo un piacevole ricordo del passato, intessuto di carne e ringhi d’orso e farfalle nello stomaco. Eppure quando lo rivede i suoi occhi cantano la stessa storia di un tempo – non smetteranno mai di cantarla fino all’ultimo respiro che esalerà (ma questo ancora non può saperlo).
Missandei lo sbircia di soppiatto e sa di averlo spogliato con lo stesso sguardo, per questo lo comprende e compatisce – ma ora non fa più male.
 
 
 
 
 
 
NdA
Credo di essere la più sorpresa, probabilmente, riguardo al pairing scelto questa volta, il quale partecipa alla challenge come coppia crack perché temo proprio di non riuscire a fare di meglio su questo versante. Non so se sia plausibile o se qualcuno possa trovarlo interessante da leggere (io per prima non credo lo farei – o forse ora sì, giusto per sapere come sia stato affrontato altrove), ma per riuscire a scrivere qualcosa di decente mi serviva una coppia che si incastrasse in terreni a me noti e i primi a venirmi in mente sono stati loro due uniti a The bear and the maiden fair (che ser Barristan effettivamente cita un paio di volte), nonché la scena di Missandei che fa da interprete per i Buoni Padroni e Dany, aggiungendo deduzioni e commenti per i primi (forse è solo nei libri a farlo, ma, di nuovo, la terza stagione l’ho vista mezza vita fa) e “parafrasando” le risposte per la seconda. Per gli occhi di ser Jorah ho dato per scontato che siano come quelli di Iain (ho letto la saga una volta sola, questi dettagli mi sono sfuggiti e a dire il vero non so nemmeno se venga mai citato il colore dei suoi occhi – come sempre mi pongo problemi forse irrilevanti).
Devo ammettere che mi sono particolarmente divertita a sperimentare scenari così lontani dalla mia comfort-zone e spero che il risultato sia stato di vostro gradimento.
Grazie di cuore per aver letto e a presto!

   
 
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