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Autore: aurora giacomini    04/02/2020    1 recensioni
ATTENZIONE: Questa è la seconda parte di "Per un Bacio" la storia segue un ordine temporale preciso.
Dal Testo:
"Ciao, Amico Lettore,
Uh? Cos'è quella faccia? Cos'è, ti eri dimenticato di me? Mi spezzi il cuore...
Quanti anni sono passati....? Fammi pensare... è l'Ottobre 2029... nove anni... wow...!
Ah, ora capisco cos'è quell'espressione... pensavi forse che non sarei rimasta ad osservare chi, fra i mille passanti, avrebbe infine raccolto il mio quaderno...?"
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Per un Bacio'
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3

Merito di Morire?

 

 

Il foglio volante finiva con quel: 'L'assecondo: “grazie”.'

Sulla base di ciò, mischierò i ricordi con l'interpretazione, abbi pazienza se alcune cose risulteranno sballate.

Non dirmi che sei di nuovo sorpreso o a disagio... ho detto che non ho ancora finito con te... stai buono... per favore. Lo dico e lo ripeto: non ho la benché minima intenzione di nuocerti, quindi, da bravo, stai calmo...

Riprendiamo.... okay?

Tanto lo so che vuoi sapere... ormai ho capito come funzioni.

 

Mi sorride di nuovo, un sorriso sincero ma vuoto.

“Stavo andando all'appuntamento con, penso, qualcuno interessato al mio caso...” le dico quando, terminato col labbro, si concentra sullo zigomo scorticato e dolorosamente pulsante.

“Uno psichiatra?” Chiede.

Beh... direi... ma forse non era così scontato....? Non lo so.

“Sì. Finalmente qualcuno si ricorda che esisto...” dico.

“Io non mi dimentico mai di te.” Afferma, il suo tono è talmente risoluto che mi mette a disagio... che cosa significa?

“Davvero?” Le domando, il sorriso, che m'increspa il viso, mi regala un nota di dolore sulla parte sinistra.

“Certo.” Annuisce.

“Questo mi fa sentire meno sola...” confesso. Non m'importa se mente o meno... non m'importa. Certo, non ti nascondo che, da quando sono qui dentro, le interazioni umane hanno avuto un'impennata... ma... boh... non lo so se va bene, non l'ho ancora capito.

Rose si limita a sorridere, mi piace il suo sorriso... mi piacciono le rughe che le si formano ai lati della bocca, sul quel mare di morbido ebano che è la sua pelle...

“Pensi che io meriti di morire?” Le chiedo, cogliendoci entrambe di sorpresa.

“E questo cosa centra?” Questa volta mantiene l'attenzione sulla cute lesa.

Già... cosa centra? Ma... con cosa poi? Era meglio chiedere: 'e questa da dove esce?' O cose così, insomma...

“Ho ucciso una ragazza...” sussurro.

Rimane in silenzio, talmente a lungo che comincio a pensare di non averlo detto a voce, ma poi: “hai ucciso più di una ragazza...” il suo tono è incolore.

M'irrigidisco, “no... è stato il Licantropo... sono stati quei tre idioti ed Eleonora... io, dal canto mio... forse, potevo scegliere di morire per salvare Eleonora... questa è la mia colpa... oltre al fatto che l'ho uccisa...” mi blocco, “ma non volevo farlo... non ero padrona del mio corpo...”

“Va tutto bene... è finita.” Finalmente mi guarda, mi guarda ma non mi vede... come tutti...

“Non trattarmi così... non sono matta... per favore...” mi sento male, sento che il lettino potrebbe ingoiarmi, ma solo dopo avermi masticata... dopo avermi triturata... ma forse mi sputerebbe...?

 

Ma che cazzo dico?!

Ignorami...

Faccio una pausa, dopo completo la lettera...

 

 

“Va tutto bene, Esmeralda... stai pagando per le tue colpe. Okay?” Mi domanda, posandomi una mano sul ginocchio.

Il mio cervello smette di funzionare: il sangue si concentra più a sud... molto più a sud...

Ma dura poco, troppo poco...

“Quindi non merito di morire...?” Le domando, dimenticando di nuovo il mio sesso ormai umido.

Eleonora non mi scatenava spesso istinti bassi... quasi mai, invero... ma Rose... Rose tira fuori la bestia che ho dentro... probabilmente è una questione di maturità.

“La morte potrebbe essere una liberazione... e, perdona la franchezza, non penso che tu dovresti essere libera, non ancora.”

Non mi piace quello che ha detto, non mi piace per nulla... mi da fastidio, mi fa incazzare!

Ma ha ragione...

“Mi piace quando mi parli così... come se fossimo alla pari...”

Toglie la mano, ma ormai non cambia nulla: il mio cervello rivuole tutto il nutrimento possibile.

“Noi siamo alla pari, magari in modo non convenzionale, ma lo siamo.” Sorride.

Non vuol dire nulla, lo sappiamo entrambe... ma va bene così...

“Va bene, grazie...”

Sto per dire qualcos'altro, sicuramente stavo per farlo, ma la porta scorrevole si apre.

Il donnone ci guarda, esita prima di parlare: sta tastando il terreno, vuole capire se ho parlato.

“Rosemary, ci siamo? Il Professor Grandi non ha tempo da buttare!” Dice, quando si convince che ho tenuto la bocca chiusa.

Mi ero praticamente, no, totalmente dimenticata di lui.

“Ho fatto, Graziella.” Le dice Rose, poi torna sul mio viso, “ci vediamo, magari senza che tu sanguini.” Mi strizza l'occhio.

“Grazie per tutto, infermeria Rosemary.” Uso questa formalità solo per il donnone: non voglio che lei sappia che sto bene con Rose...

Il rumore delle mie catene, sembra ora assordante e fuori luogo in quel silenzio carico di cose pensate e non dette... tre cervelli agitati, tre cervelli diversi, molto differenti tra loro.

 

Seguo il donnone in silenzio, respiro persino più piano (anche se fa male comunque), temendo che il minimo sospiro possa scatenare ancora la sua ira. Ovviamente non ho detto nulla a Rose del mio povero costato, ragione in più per non fare arrabbiare di nuovo la cosa che, un tempo, ne sono certa, fosse una donna... una bella donna.

“Di qua.” Il donnone svolta ancora, questa volta in un ala di cui, sinceramente, ignoravo l'esistenza.

A momenti mi si ferma il cuore: sul fondo del nuovo corridoio c'è un ascensore...!

Sono quasi sicura di averti già spiegato perché li odio... ci sono rimasta bloccata da bambina... anzi, ti scrissi esattamente: 'centoventi secondi sufficienti ad istallare per sempre in me la paura per essi...' eh, se non avessi un'ottima memoria, come pensi farei a continuare la mia testimonianza? Controlla pure, se vuoi.

E ora? Cosa diavolo faccio?!

Sento il panico che sale... pochi metri, solo pochi maledetti metri!

Bum... bum... bum... il sangue che, impetuoso scorre, mi assorda... bum... bum...bum... colpi di cannone, altroché...

Dante style... svengo.

 

“Hey, bella addormentata...” una voce mi costringe a riemergere.

“Non mi chiamo Aurora...” replico, sono infastidita perché, se non ricordo male, sono le stesse parole che mi disse Alessia, dopo che svenni... dopo che scontrai Eleonora... manca solo qualche 'cazzo' qua e là...

“Qualcuno si è svegliato col piede sbagliato...” ma Rose sorride: il mio tono, le mie parole, persino le mie intenzioni non possono toccarla... non sono nulla per lei.

“Scusami...” lo dico per me stessa, poiché, lo ripeto: per lei non sono nulla.

“Non riesci proprio a starmi lontana, eh?” Incrocia le braccia al petto, ma continua a sorridermi.

Faccio di no con la testa, “pare proprio così...”

“Cosa è successo...?”

Bugia o verità...? La scelta fra le due implica qualche cambiamento...? Non ne ho idea...

Cosa ci ricavo a svelarle la mia fobia per gli ascensori? Magari potrebbe parlare con qualcuno e aiutarmi...?

Bah, vada per la bugia.

“Non ne ho idea... mi è venuto un capogiro, poi è diventato tutto nero...” le dico.

“Ho pensato che potresti aver sbattuto la testa più forte del previsto,” dice, dandomi le spalle per, boh, prendere o fare qualcosa sulla sua scrivania. “Ma la tac non rivela danni, vedi?” Si volta e mi mostra una lastra del mio cranio... come se ci potessi capire qualcosa...

“La mia testa ha quella forma?” Le chiedo. In realtà non ci vedo nulla di strano, mi piacerebbe studiarla con maggior cura, ma non ho voglia di fare la persona normale... questo è un lusso che solo qui posso concedermi.

Ride, “è piccolina.”

Come prego? Ma scelgo di rimanere in silenzio.

“La trovo adorabile.” Aggiunge, senza abbassare il negativo del mio cervello.

Voglio essere lasciata sola...

“Non mi dici nulla?” Chiede, cercando di muovermi ad un dialogo che solo una di noi vuole sostenere.

Pensa a qualcosa di stupido... qualcosa da matta... vi ucciderò tutti? No... meglio di no... troppo violento.... ah, trovato!

Mi volto verso di lei e le sorrido, “anche oggi si scopa domani.” Dico, tornando immediatamente seria.

“Come?” Il suo sorriso s'incrina.

Ma io mi limito a fissarla... sono circondata da matti... ormai ho imparato a farlo...

“Va bene, ti lascio dormire... mi dispiace, ma devi stare legata.”

Oh, non posso mica avere una mood positiva e ben disposta 24h su 7d, eh... sono un essere umano.

Se ne va, ed io mi chiedo se, stare sola con i miei demoni, lontano dalla mia piccola, letteralmente, finestra sul mondo, fosse realmente ciò che volevo... ma ora non ha più nessuna importanza... mi convinco che volevo stare sola...

Voglio piangere per il dolore fisico e mentale che provo.

Non è la prima volta che vengo picchiata qua dentro... non sarà neppure l'ultima... ma mi fa sentire piccola e indifesa... sbagliata. Soprattutto se penso che potrei, facilmente, davvero ucciderli tutti... soprattutto se penso che, alla fine, essere picchiata mi piace... perché me lo merito... merito di soffrire...

Merito di soffrire... ma non di morire... nella morte c'è pace? Davvero non merito che mi sia rubata la luce?

Davvero penso che continuando a scervellarmi troverò una risposta? Forse non cerco una risposta... forse, molto semplicemente, il caos della mia mente è meno sconclusionato del mondo che mi circonda... chissà...?

Voglio piangere, ma i miei occhi rimangono asciutti... cos'è questo strano sortilegio?

Muovendomi, al massimo che i lacci a polsi e caviglie mi consentono, mi dimeno, cercando di usare i muscoli dell'addome, quelli del costato dolorante...

Penso che il verso che mi sfugge, in qualche modo, sia quello di quando un ratto viene investito... vedo le stelle, ma i miei occhi rimangono secchi.

Ma non voglio che a farmi piangere siano i miei demoni... sono troppo fragile ora... non voglio... non voglio!

Mi dimeno fino a quando il dolore non diventa straziante... forse sto rischiando di farmi davvero male... ma a chi importerebbe...? Forse riuscirei persino a forarmi un polmone... una morte un po' dolorosa, presumo... ma... no... no... non merito di morire... devo soffrire...

Urlo, consapevole che, nessuno a parte me, ascolterà il grido... ho detto ascolterà... non: sentirà...

E ora rido, rido perché realizzo che, incredibilmente, quel dolore che mi terrorizzava tanto, ora sia meglio di quello mentale... come sono arrivata a questo punto...?

E sia, allora... e sia...

Mi costringo a tornare indietro...

Con gli occhi della memoria, rivedo il corpo straziato della Prof di ginnastica... quei suoi bellissimi occhi blu, ora spenti e ciechi... le sue mani, strette in un pugno che, son sicura, non è mai stato sferrato... no, erano chiusi perché stava cercando di tenersi la sua vita... forse la sua anima... ma quella le è scivolata via dalle dita... le stesse dita che, solo poche ora prima della sua morte, mi tenevano la nuca contro il suo addome... così protettive, calde e materne...

E' morta perché io sono viva... e no, non credo che, anche potendo, darei la mia vita per la sua... no, non perché devo soffrire... ma perché sono egoista...

Il suo ventre esposto... il suo sangue... posso ricordare la sensazione di gelo, quando mi ci sono inzuppata le ginocchia... ne ricordo l'odore... ricordo il terrore, il disgusto e il senso di colpa, per quel disgusto...

Cos'è....? Cos'è quel bagliore verde...? Si sta lentamente affievolendo... perché?

Perché ho portato la notte sui verdi occhi di Eleonora... l'ho uccisa...

Basta, ti prego basta...! Basta!
Basta!!!

Gemo, rischio di strozzarmi con i miei stessi rantoli, con la mia stessa saliva... col mio stesso vomito... urlo, grido e mi dispero... ma oramai sono prigioniera dei miei demoni...

Ma non sono morta... non quella notte... non in quel manicomio...

L'erba cattiva è difficile da uccidere.

  
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