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Autore: Lost In Donbass    16/02/2020    0 recensioni
Eleanora è selvaggia, distrutta, è una marionetta persa nel suo inferno.
Demian soffre di stress post traumatico, e quando dice che vuole morire non lo dice per scherzo.
Denis è un eroe generazionale, ma nasconde segreti che non sono per tutti.
Yurij è la disperazione allo stato puro.
Sono angeli dell'underground siberiano, si incontrano, si amano, si lasciano, in un'escalation di distruzione, alcol, pastiglie, sesso, musica e letteratura russa. Sono arrabbiati, sono violenti, sono persi, sono distrutti.
Sono i mostri dai quali le madri vi tengono a distanza.
Sono i ragazzi di Krasnojarsk, e questo gioco al massacro è appena cominciato.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Threesome | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO NOVE: THE CURTAIN HAS FALLEN

So let the first snow fall and bury me under 6 feet of regret
You've got your trophy now leave me to my hate with no regrets
I am the deepest shade of Jaded
This is a love song, a threnody for these years of worthless waste
And now my hatred's all I fucking have left
[Motionless In White – Puppets (The First Snow)]

 

Erano passati tre mesi da quella notte, e Demian aveva capito che non avrebbe potuto continuare a vivere così. Sarebbe scappato di nuovo in Europa, lontano dalla Siberia. Forse sarebbe tornato in Ucraina, forse sarebbe andato a Berlino, a Londra, magari a Parigi. Ma non poteva rimanere in Russia. Non dopo quello che era successo, non dopo essere finiti macellati dalle grinfie smaltate di Eleanora, non dopo tutto quello. Era stato tutto uno sbaglio enorme, e se ne rendeva conto solo in quel momento a conti fatti. Si passò una mano tra i capelli corvini e istintivamente prese tra la sua la mano di Yurij. Erano seduti sul divano, in silenzio, perché in quel maledetto dopo i silenzi erano aumentati esponenzialmente. Non erano più riusciti a fare l'amore. Non erano più riusciti nemmeno a guardarsi propriamente negli occhi. Era caduto tutto a pezzi e loro erano le vittime sacrificali di una dea bastarda che se li era divorati vivi.

-Dyoma, come stai?- sussurrò Yurij, la voce sfibrata dai sonniferi di cui si imbottiva per combattere gli incubi e la depressione che ormai lo consumavano.

-Voglio andarmene, Yura.- Demian lo guardò di sottecchi, portandosi la sua mano tatuata alle labbra e baciando ogni singolo dito per ricordarsi di essere vivo – Il senso di colpa, amore, il senso di colpa mi distrugge.

-Non è stata colpa tua.

-Avremmo potuto salvarlo.

Yurij lo abbracciò, posandogli la testa nell'incavo della spalla e Demian gli accarezzò la schiena ossuta, pensando a lui e ai suoi occhi ambrati. Lo sapevano entrambi, che forse quel ragazzo era segnato da un dolore più assurdo, ma non potevano fare a meno di pensare che se fossero riusciti a opporsi, forse Denis non sarebbe morto. Demian si svegliava di notte urlando, i bambini del Donbass sovrapposti al viso angoloso di Denis, lo schiocco del mitragliatore contro le strilla in ucraino. Non dormiva più bene, tormentato dagli incubi delle vite spezzate per colpa sua. Aveva seriamente meditato di andarsene anche lui da quel mondo, ma era stato l'amore per Yurij a tenerlo ancorato alla terra. Quel mostro di Eleanora avrebbe vinto su tutta la linea se anche lui e Yurij fossero spariti. Tanto valeva vivere col senso di colpa, ma vivere, vivere e scappare lontano a cercare di ricostruirsi una vita sulle macerie della prima.

-Andiamo via, Dyoma.- mormorò Yurij – Andiamo via da Krasnojarsk. Non c'è più niente qui per noi. Torniamo a Kiev.

-Dobbiamo farlo.- asserì Demian, alzando lo sguardo e guardando Yurij negli occhi per la prima volta dopo mesi. I suoi occhi grigi erano offuscati da lacrime mai piante, il dolore sordo si era ancorato come un cancro dal quale liberarsi era diventato impossibile. Se non lo avesse portato via in fretta dalla Siberia, probabilmente avrebbe perso anche lui e quello, quello non lo poteva accettare – Ti salverò, almeno te, amore mio.

Yurij sospirò e gli accarezzò il viso con mani tremanti.

-Non so come siamo finiti all'inferno, amore.

-Non lo so nemmeno io, ma ormai è arrivato il momento di tentare la fuga. Londra, Berlino, Parigi, Stoccolma: va bene tutto, ma scappiamo da qui.

I due uomini si accoccolarono uno contro l'altro, come due gatti senza casa, come due bambini spaventati e fissarono la neve che turbinava fuori dalla finestra. Anche la notte in cui era morto Denis c'era una tempesta di neve che infuriava sulla città. Yurij non avrebbe mai dimenticato l'urlo della madre del ragazzo, il suo precipitarsi fuori di casa e sorreggere la donna semisvenuta. Il vedere Denis riverso sul letto, in un lago di sangue e vomito. Era nudo, e c'erano delle rose sparpagliate sul pavimento. Yurij aveva guardato con orrore il computer acceso, dove girava il video di quella notte. Non poteva credere che l'ultima cosa che Denis avesse deciso di guardare fosse stato quello sporco menage à trois. Era già morto quando avevano chiamato l'ambulanza, ma Yurij era stato rapido a far sparire il video prima dell'arrivo di qualcuno. Le rose e il corpo ossuto del ragazzo erano ricoperti di vomito quasi secco e di sangue, tanto sangue che sgorgava dai polsi tagliati. Era stato uno spettacolo raccapricciante e Yurij ne era ancora tormentato, perché quel ragazzino non doveva morire così. Non doveva finire vittima di loro, dei diavoli della Siberia. Aveva solo vent'anni, dannazione. Era solo un bambino finito in un gioco più grande di lui.

-Dyoma … perché abbiamo lasciato morire Denis?

-Non lo so, Yura. Siamo stati troppo deboli. Noi. Lui, che non era scappato. È stato tutto un maledetto sbaglio.

Rimasero in silenzio a lungo, ascoltando i rispettivi respiri pesanti, persi nei loro cupi pensieri. C'era Yurij, che desiderava solamente lasciarsi alle spalle tutti i loro errori, l'immagine di Denis riverso nel sangue, le sue paure ancestrali, l'odore di Eleanora dal corpo. C'era Demian, che voleva smetterla di vivere nei sensi di colpa di morti in guerre nelle quali si trovava continuamente coinvolto, che voleva una vendetta per Denis, che voleva morta la ragazza che li aveva trascinati nell'oscurità. C'erano due uomini, due amanti, due diavoli, due angeli caduti che speravano di salvarsi dalla perdizione delle anime dove erano sprofondati. Quel balletto maledetto doveva avere fine. Un ultimo salto, un ultimo inchino, un'ultima rosa e poi addio, per sempre, il sipario sarebbe dovuto calare nel bagno di applausi per una nuova Petrouska.

 

Yurij era chino sulla tomba di Denis, con in mano un mazzo di rose rosse e la fascia arancione che aveva indosso la prima volta che si erano conosciuti. Accarezzò delicatamente la fotografia di quel ragazzo bellissimo e anoressico che sorrideva dolcemente e trattenne un singhiozzo.

-Ciao, Denisoch’ka.- sussurrò, sostituendo i fiori marciti con quelli nuovi e sistemando la lucina – Volevo dirti che questa sarà l'ultima volta che vengo a trovarti. Io e Demian ce ne andiamo via. Non sappiamo ancora dove ma … abbiamo bisogno di cambiare aria. E tu … oh, tesoro, mi dispiace così tanto.

Era sera, e faceva un freddo infernale, ma Yurij non lo sentiva mentre accarezzava metodicamente la tomba gelida.

-Io … non avrei mai voluto che finisse così. Quando ti ho visto per la prima volta, con la tua bellezza anoressica, con il tuo accento ucraino, con i tuoi occhi splendidi, pensavo che avresti dovuto meritare il mondo. Eri così dolce, Denisoch’ka, tesoro. Non ti chiedo perché l'hai fatto, lo so il motivo, e mi odio per non esserti stato accanto, per non averti aiutato a scappare dalla Siberia prima che tu decidessi di morire. Hey, cucciolo, mi ascolti? Sei stato forte, quando eri qui, ma non è stata colpa tua. Sei finito in un gioco al massacro dove nessuno ne è uscito davvero vincitore. Sì, forse lei. Forse Elya ha vinto, ma io, te, Dyoma, noi tre abbiamo perso qualunque cosa. Tu più di tutti. Ascoltami, tesoro, serberò per sempre nel mio cuore il tuo ricordo. I tuoi occhi splendidi, il tuo sorriso spezzato, la tua voce dolce, il tuo corpo da efebo, i tuoi drammi, la tua storia, le tue paure. Non mi dimenticherò mai di te, Denisoch’ka delle steppe. Eri un cosacco, bambino mio, eri un eroe ma a volte anche gli eroi crollano a pezzi e mi sento così tanto in colpa di non essere stato con te in quel momento. Dovevi sentirti così solo, piccolo mio, cucciolo spaventato da tutto. Io e Demian ti amiamo ancora. Dovunque andremo, dovunque tenteremo di fuggire, porteremo con te il tuo ricordo, il tuo odore, la tua voce. Sei tornato dagli angeli, bellissimo ragazzo. Sei un angelo, dopotutto. Spero che adesso tu sia di nuovo in Ucraina, nella terra dei tuoi padri. Ti voglio bene, Denis, splendore. Perdonami per tutto quello che ti ho fatto.

Baciò la lapide fredda e lasciò una singola lacrima cadere e bagnare le rose scarlatte che cominciavano a sporcarsi di neve. Si rialzò, tremando, lanciò un ultimo sguardo alla foto di quel ragazzo meraviglioso e si voltò, senza voltarsi indietro. Quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto la tomba di Denis, quello era il suo ultimo addio. Per un attimo, gli venne voglia di tornare indietro, ma si trattenne e uscì dal cimitero.

-Addio, bambino mio.- sussurrò al cielo, e alcune lacrime gli ferirono le guance mentre si avviava verso casa, lasciandosi alle spalle la tomba di un innocente che non sapeva ballare e che era stato scaraventato giù dal palcoscenico.

 

-Sei venuta.

Demian guardò Eleanora, sempre più bella, sempre più mefistolefica, togliersi la pelliccia e sorridergli con quei suoi sorrisi liquidi.

-E' tanto che non ci vediamo, Dyoma. Dal funerale di Denis, mi sembra.

-Non dire il suo nome.

Eleanora rise e gli si avvicinò, ancheggiando sui tacchi vertiginosi. Lui non faticò a ricordare come aveva fatto a cadere nelle sue trame. Lei era il diavolo incarnato, la bellezza fatta persona, la perdizione fatta donna. Era una rusalka, ed era stata la loro fine. Si chiese se fosse la regina delle Villi, che li aveva costretti a una danza che cominciava a mietere vittime innocenti.

-Ti ricordo che sono stata io a portarlo a te, Demian. Il fatto che lui abbia preferito morire non fa di me un'assassina. Ha scelto la sua strada.- Eleanora sorrise, posandogli le mani eburnee sulle spalle. Demian tremò sotto il suo tocco leggero, sotto quegli artigli che gli sfioravano la pelle. C'era stato un tempo nel quale non aveva potuto fare a meno di lei, un tempo nel quale pensava che sarebbe morto per quella ragazza stupenda. Ma adesso no. Adesso la odiava. Dopo quella notte infernale, che ancora sognava, dannazione, che ancora risentiva sulla pelle, dopo tutto quello non poteva fare a meno di provare disgusto nei suoi confronti.

-Cosa vuoi ancora da noi, Eleanora?

-Volere? Io? Nulla, tesoro. Siete sempre stati voi che volevate qualcosa da me, che desideravate disperatamente possedermi, amarmi, toccarmi. Io mi sono concessa a voi in un gioco che non sapevate controllare. È finito in tragedia, ma non per colpa mia. Dovevate rendervi conto prima di non essere in grado di giocare.

Demian la sentì ridere, con la sua risata splendida e trascendentale, quella di un angelo caduto, quella di una marionetta superstite all'incendio. Si chiese se forse non fosse che loro erano stupide marionette e lei un burattinaio malvagio che aveva tagliato i fili del povero Denisoch’ka. La odiava, e si odiava per non essere ancora in grado di dominare l'attrazione naturale che aveva per lei. Contro la sua volontà, le strinse un fianco e si inebriò del suo profumo.

-Hai ballato?

-Ho fatto il solo di ballo più squisito che puoi immaginare. Il pubblico era in deliquio. Un gioco di sangue, rose, e musica classica. Mi guidavano gli spiriti, ero diventata Petrouska, ho consumato le anime ignare degli spettatori e me ne sono ubriacata con una danza dannata e sensuale. Grondavano fame, gli occhi di quegli innocenti.

-Tu uccidi, Eleanora.

-Io non uccido, Dyoma. Io invito a ballare con me, e nessuno, nessuno, sa reggere il mio ritmo indiavolato. Nessuno è abbastanza scaltro, coraggioso, geniale per potermi tenere testa e far stramazzare morta al suolo me. Invito molti a danzare. Nessuno è all'altezza.

Si guardarono nel profondo degli occhi, viola e ghiaccio, e si girarono in tondo, sempre tenendosi le mani, rotearono in un inizio di ballo per quella casa maledetta dove si era consumato l'orrore. Lui la fissava, e si imprimeva nella mente ogni singola sfumatura della sua bellezza demoniaca. Lei lo guardava, e si beava della distruzione in cui lo aveva lasciato. La neve turbinava, fuori dalla finestra.

-Mi vuoi ancora una volta, Demian?- mormorò lei, accarezzandogli il petto – Desideri un'ultima danza prima che cali il sipario?

E lui rimase di stucco, perché voleva ballare ancora, voleva averla un'ultima volta, ma contemporaneamente la voleva nel sangue, la voleva morta e sepolta, voleva la vendetta per quell'angelo disperato di Denis. Cosa farai, Demian, soldato, eroe del Donbass? Darai un'ultima volta te stesso alla rusalka dai capelli candidi o scapperai lontano mille miglia dalle sue grinfie?

Le accarezzò il viso, sfiorandogli le labbra col pollice, le stesse labbra che conosceva alla perfezione. Scese a toccarle il collo, le spalle, il fianco, i capelli, il seno. La toccò tutta un'ultima volta, guardando i suoi occhi colmi di desiderio, sentendo la sua voce mormorare qualcosa che non riusciva a intendere. Poi, poi la spinse lontano da sé.

Lei inciampò all'indietro e rise, recuperando l'equilibrio.

-Cosa c'è, cosacco? Non ce la fai? Non mi vuoi più?

-Scompari dalle nostre vite, Elya.

-Ma se mi volete, se mi anelate, se …

-Ti ho detto, scompari.

Lui si voltò, e aveva la pistola in mano. La sua pistola, quella che per anni aveva rischiato di prendersi la sua vita, ora lui la puntava nuovamente verso di lei, come era successo mesi prima. Questa volta, però, non tremava. Era concentrato, era in guerra. Era pronto alla vendetta.

-Dyoma, Dyoma, mio adorato Dyoma. Vuoi veramente farlo?- Eleanora rise e sbatté le lunghe ciglia – Sei davvero convinto di voler chiudere qui il balletto?

-Deve calare il sipario una volta per tutte. Hai già ricevuto abbastanza fiori, abbastanza applausi.

Lei dondolò, muovendo la lunga coda di capelli bianchi. Era meravigliosa.

-E questa volta ti senti pronto? Allora va bene, cosacco, fallo. Sparami. Uccidimi. Vendicati. Ma ricordati che il balletto non finisce qui. Il sipario non si chiude mai del tutto, il pubblico vuole di più, vuole sempre di più. E ti renderai conto che tu non riuscirai mai a soddisfarlo.

-Eleanora …

-Spara, Demian. Ti sfido. Un'ultima giravolta, un ultimo salto. Sei in grado di farlo, cosacco?

Lei sorrideva, aveva gli occhi liquidi, completamente liquidi e lui si sentiva annichilito da quella bellezza, da quel diavolo, da tutto. Tremava, disperatamente. Ma il sipario doveva calare. Doveva chiudersi. Il pubblico doveva tornare a casa. Sarebbe stato lui l'ultimo ballerino che avrebbero visto. Strinse i denti.

-Addio, Eleanora.

-Addio, Dyoma, mio Dyoma. Avanti, che aspetti?

Demian chiuse gli occhi. Li riaprì.

Sparò.

 

Конец - THE END

Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, seguito e recensito, spero che la storia vi sia piaciuta come è piaciuto a me scriverla. Scusate se è stata così corta ma non sono un'amante delle storie lunghe.
Un bacio e grazie ancora, Eleanora mi mancherà!
Charlie xx

 

  
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