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Autore: mattmary15    19/02/2020    1 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II
Processi

 

Lo sprazzo di azzurro che entra dalla finestra sembra suggerire una giornata soleggiata e senza vento. Sfoglia una pagina del libro svogliatamente. Si tocca con un dito la fronte, accavalla le gambe. Il testo è una raccolta di poesie di Baudlaire. Ce l’ha dal suo ritorno da Midgard.

“Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime,

Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino

piovono senza scelta il beneficio e il crimine,

e in questo ti si può apparentare al vino.

Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali

profumi come a sera un nembo repentino;

sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice

che disanima il prode e rincuora il bambino.

Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?

Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;

tu semini a casaccio le fortune e i disastri;

e governi su tutto, e di nulla t'affanni.

Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;

leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre,

pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio

ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre.

Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,

crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!

Quando si china e spasima l'amante sull'amata,

pare un morente che carezzi la sua tomba.

Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,

Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,

se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta

m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,

che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,

luce, profumo, musica, unico bene mio,

rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?”

Loki rilegge le ultime righe. Si versa un bicchiere di vino e lo sorseggia lentamente. Da quando è confinato in Asgard non fa che leggere e bere.

I suoi carcerieri non gli negano nulla. Persino la sprezzante Sif non può che guardarlo leggere e bere per ore e ore. Da quando è prigioniero, solo Thor ha avuto il permesso per entrare nelle sue stanze. Ora manca da diversi giorni. Se non ritorna entro il tramonto con le prove della sua innocenza, suo padre, no, non suo padre, Odino lo condannerà a morte. Quante volte ha già rischiato di morire nell’ultimo anno?

“Quando si china e spasima l’amante sull’amata, pare un morente che carezzi la sua tomba.”

Si alza e raggiunge la finestra. Ovviamente è chiusa. Non può sapere se davvero la giornata è calda e senza vento.

Tocca il vetro con un dito e l’aura gelida che si dipana dalla sua mano, lo raffredda  ricordandogli che lui non appartiene a quella landa calda e accogliente. Se non fosse cresciuto al sole di Asgard, la sua pelle sarebbe rimasta pallida e bluastra. Carezza la sua tomba, Loki.

Torna al libro, rilegge la poesia.

“Venga tu dall’inferno o dal cielo che importa se tu, fata di velluto, rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?” Sospira Loki e torna a sedersi. Sif gli rivolge uno sguardo severo.

“Spero che tu abbia finito il tuo libro, Loki, perché non ti resta molto tempo per farlo.” Loki sorride e suo malgrado, Sif lo trova bello.

“Non hai fiducia nel tuo principe quanta ne ho io, milady.”

“Stavolta neppure lo sconfinato affetto di Thor potrà salvarti!” La guerriera sparisce oltre l’ampio colonnato che perimetra il suo confino e lo lascia solo con i suoi pensieri. Anche se Thor dovesse convincere suo padre a non ucciderlo, che ne sarebbe comunque di lui? Fino a qualche tempo prima aveva un piano e i mezzi per realizzarlo. Dopo Ultron, invece, gli è rimasto solo un libro di poesie e una manciata d’ore per leggerlo un’ultima volta.

“Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri? Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni; tu semini a casaccio le fortune e i disastri; e governi su tutto, e di nulla t'affanni.”

Loki stavolta ride di se stesso. Ha seminato davvero fortune e disastri e di nulla s’è mai dato affanno. Eppure non ha governato su niente e ha finito per seguire, docile come un cane, il Destino.

Chiude il libro e con un gesto a mezz’aria, disegna una figura. La donna prende forma davanti a sé. I suoi occhi azzurri e i suoi capelli biondi paiono veri. E’ bella come una delle antiche valchirie ma è solo frutto della sua magia. Non batte alcun cuore sotto quei seni rotondi, né l’alito della vita si agita nel suo collo sinuoso. Loki muove la stessa mano che l’ha creata ed essa svanisce. Un gesto di stizza che non ha premura di mostrare ad alcuno. I suoi rimorsi o rimpianti che siano devono giacere in fondo al suo cuore nero. Di certo non darà a nessuno dei suoi aguzzini pretesto per compatirlo. L’unica che amava su Asgard è morta per salvare Jane. Un altro torto che in fondo gli ha fatto Thor.

Il rumore della pesante porta di legno che si apre lo lascia immobile. Fandral e i suoi compagni sono sulla soglia.

“Avanti, principe, è giunta l’ora. Il tuo processo sta per iniziare.”

“Avrò addirittura un processo? Credevo avessero già pronunciato la sentenza da un pezzo!” Loki allarga le braccia e indossa la sua maschera più arrogante.

“Asgard ha le sue leggi.”

“Dovrebbe importarmene ora?”                                                                         

“In effetti, no. Il re di Asgard però le farà rispettare comunque.”

Loki si lascia incatenare polsi e caviglie. E’ umiliante? Non più che sottostare al giudizio di Odino. Si lascia condurre fino all’ampia sala del trono. Il padre degli dei impugna la sua lancia e lo guarda dall’alto del suo trono.

Tutte le famiglie più nobili di Asgard sono radunate in semicerchio attorno a lui. Loki applaude.

“Bello spettacolo avete messo in scena oggi. Mia madre ne sarebbe colpita.” Lo dice solo per ferire Odino, per riaprire lo squarcio mai sanato dalla morte di Frigga.

“Tua madre ha avuto la buona sorte di non assistere ai tuoi scempi.” Loki guarda il pavimento e sogghigna.

“Anche la sua morte vuoi imputare a me?”

“Non della sua morte sei responsabile ma di aver disonorato la sua vita, quanto fece per crescerti come figlio di Asgard.” Loki stringe i pugni e Sif estrae la sua lama.

“Io non sono figlio di Asgard. Tu commettesti l’errore di credere che una tigre potesse crescere in mezzo ai gatti.”

“Non osare!” urla Odino facendo battere la lancia sul marmo vivo. L’aria si carica di elettricità ma non per la furia del padre degli dei. Thor appare sull’uscio impugnando Mjolnir.

“Padre! Frena la tua collera e dimmi che sono giunto prima che su mio fratello cadano colpe non sue!” Loki si volta a guardare Thor, lo sguardo per la prima volta realmente smarrito.

“Sono invero poche le colpe che potrei non attribuire a Loki!”

“Eppure quella per cui vuoi condannarlo a morte, egli non l’ha commessa.” Thor avanza fino ad essere spalla contro spalla con Loki.  Prosegue poi fino ad inginocchiarsi innanzi ad Odino, tende una mano e lascia che suo padre l’afferri. In quel momento il ricordo di Thor che interroga l’umana chiamata Karen Miller compare nell’aria davanti a tutti. La donna sta ritta innanzi a Thor e parla con indifferenza.

“Loki mi ha parlato quando ero alla Stark tower. Mi ha detto che il suo scettro era fondamentale per fermare Ultron e io gli ho creduto. Ha aperto il bifrost per portarmi a Shangai. Mi ha detto cosa fare per recuperare lo scettro ma non era lì. Non fisicamente. Non so se questo basterà a tuo padre per risparmiargli la vita. Quando Ultron ha fatto irruzione nel laboratorio, Loki non era là. Credevo che, se mi fossi trovata in difficoltà, sarebbe venuto per me. Per salvarmi. Come sai, non l’ha fatto. Sarò lieta di sapere che tuo padre non ha cambiato parere e ha fatto eseguire la sentenza ma non sarà una delle mie bugie a far cadere la sua testa.”

L’immagine sparisce così com’era apparsa. Un mormorio si alza dalla folla dei presenti. Odino si alza in piedi e il brusio s’interrompe di colpo.

“Non so quale sentimento ti consenta d’insistere a voler considerare recuperabile la sorte di chi ti misi accanto come fratello. Forse hai ereditato la forza d’animo di tua madre, Thor. Ad ogni modo anche se è mio personale parere che egli non vedrà mai una vera redenzione, mi attengo alle leggi di Asgard e, poiché è provato che non ha violato il confino, non verrà giustiziato. Riportatelo alla prigione!”

Fandral si avvicina per afferrare le catene di Loki ma Thor le prende per primo. Sorride il dio del tuono e cerca il sollievo sul volto del fratello. Tutto ciò che trova è una maschera di cera carica d’astio. Una volta soli nelle stanze di Loki, Thor lo libera dalle catene e scarica la sua frustrazione.

“E’ questo il ringraziamento per averti salvato dal giudizio di nostro padre?”

“Non te lo avevo chiesto.”

“Pensavi che avrei lasciato che ti giustiziasse?”

“E perché no? Non era quello che desideravano tutti?”

“Nostra madre non lo avrebbe mai consentito.”

“E’ morta se mai lo avessi scordato!” Thor lo afferra per il bavero della camicia.

“Come potrei scordarlo? E’ proprio per questo che non posso accettare che un altro pezzo della mia famiglia mi venga strappato allo stesso modo.”

“Io non sono la tua famiglia.”

“Sì che lo sei. Non fingere che non t’importi. Puoi darla a bere a tutti ma non a me!”

“Ma fammi il piacere, Thor! Ho sempre disposto di te a mio piacimento!”

“Sì, come no! Come hai disposto di Karen, vero? Come facevi a sapere che si sarebbe risvegliata?” Loki stavolta incassa il colpo, abbassa lo sguardo e fa un passo indietro.

“Intuito.”

“Si è trattato molto più che d’intuito. So come Karen si è salvata da Ultron. E a salvarla sei stato tu!”

“Stai farneticando.” Loki da le spalle al fratello e si sistema i capelli.

“Quando hai finto di morire nello scontro contro Malekit, ti sei impossessato dell’aether, vero?”

“Non so di cosa tu stia parlando.”

“Loki, Karen ha gli stessi sintomi di Jane quando fu posseduta dall’aether. L’unico modo in cui Karen può essere entrata in contatto con l’aether è attraverso te.”

“Te lo ripeto. Non so di cosa tu stia parlando. Ora, dato che hai gentilmente ottenuto di farmi rinchiudere di nuovo qui, gradirei usufruire dell’unica cosa positiva della mia condizione.”

“E sarebbe?”

“L’isolamento, fratello.”

“Loki, hai capito cosa ho detto? Karen è nelle stesse condizioni in cui era Jane prima che la liberassimo dall’aether. Rischia di morire.” Loki si siede, prende la raccolta di Baudelaire e la apre ad una pagina specifica.

“Forse sei tu a non aver capito. La cosa non mi riguarda.”

“Loki, dannazione! Lei ha deciso di salvarti la vita. Non potresti almeno ricambiare il favore?”

“No. E comunque sarebbe impossibile. Karen è già morta. E’ l’aether a tenerla in vita. Se le sei affezionato non dovresti dirglielo, men che meno provare a salvarla. La uccideresti. Non ho altri consigli per proteggere colei cui non dispiacerebbe vedere la mia testa rotolare.” Lo sconforto di Thor è direttamente proporzionale all’indifferenza di Loki. Il dio del tuono lascia il fratello al suo agognato isolamento.

Rimasto solo, Loki legge a voce alta.

“Torcia, vola al tuo lume la falena accecata, crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!”

Il libro prende improvvisamente fuoco e Loki lo lancia nel vuoto. Può mentire a Thor, ai suoi guerrieri e persino ad Odino. Non può mentire a se stesso. L’immagine di Karen che esala l’ultimo respiro tra le sue braccia lo costringe a lasciarsi cadere lungo la parete, la testa fra le mani.

 

Karen si risveglia in una camera vuota fatta di vetro. La riconosce subito. E’ la camera speciale creata da Fury per contenere Hulk.

“Bruce, se mi senti, puoi venire a parlare con me e a dirmi che è successo? Perché sono rinchiusa qui?”

Una porta si apre e Bruce cammina fino alla camera di vetro.

“Mi dispiace, Karen ma la tua condizione impone prudenza. Se non ci fosse stato Thor, forse mi avresti ucciso. O forse Hulk ti avrebbe restituito la violenza che hai scagliato contro di me e sarei stato io ad ucciderti. In entrambi i casi è opportuno che qualcosa ci divida al momento.”

“Sono desolata, Banner.”

“Ho preparato la macchina per le radiazioni gamma. Vogliamo fare un altro tentativo?”

“Sì.”

“Sdraiati pure sul pavimento. Io penserò al resto.”

Karen si stende con le braccia lungo i fianchi. Non fa in tempo a chiudere gli occhi che una luce rossa si accende e una sirena suona in modo allarmante.

“Che succede Banner?”

“Intrusi.” Bruce la lascia sola mentre Karen si guarda intorno spaesata. Improvvisamente un sussulto. Silenzio e un altro sussulto ancora. Qualcosa colpisce la stanza di vetro senza mandarla in frantumi poi una nuvola di polvere impedisce a Karen di vedere cosa è entrato nel laboratorio. Lei crede che sia Hulk. E’ normale pensare che se degli intrusi sono penetrati nel laboratorio, Banner si sia trasformato per proteggerlo.

Eppure quando cala la polvere e una figura gigantesca emerge da essa, il colore del gigante non è il verde. La creatura, di una tonalità scura di blu, la guarda ansimando. Dalle sue labbra emerge uno sbuffo di fumo come se il suo alito fosse gelido. E abbigliato come un guerriero e lei non ha mai visto nulla di simile. La creatura solleva una specie di arma e Karen rimane immobile. E’ terrorizzata ma anche stavolta è come se il terrore non fosse un’emozione reale. L’avverte a malapena. Il colpo che segue non frantuma il vetro e costringe il gigante blu a colpire di nuovo la parete di materiale infrangibile.

Quando pare che stia per cedere, il gigante è tirato indietro da Hulk che ha già abbattuto diversi guerrieri vestiti come lui. Purtroppo per lui, pare che gli intrusi siano più del previsto. Uno di loro distrugge la camera di vetro e Karen si protegge il viso dalle schegge.

“Scappa!” è il grido di Hulk ma Karen sa che non può andare da nessuna parte. Nonostante ciò, il mostro davanti a lei finisce a terra colpito da qualcosa simile a un razzo o a un proiettile.

“Prego, tesoro! Non disturbarti a ringraziarmi!” Karen sa a chi appartiene quella voce e anche quella potenza di fuoco che adesso sta abbattendo i guerrieri blu uno ad uno.

“Stark!”

“Al vostro servizio, signora! Certo, se mi aveste avvisato che eri sveglia, sarei potuto venire con fiori e cioccolatini, si dice così, giusto? Ma a quanto pare non sono più tanto gradito da queste parti!”

Ora i guerrieri blu battono in ritirata e Hulk lascia il proprio posto a Banner.

“Grazie, Tony. Sei arrivato giusto in tempo.”

“Non certo perché mi hai chiamato tu!”

“Non cominciare.”

“Cominciare? Cominciare cosa?”

“La storia che ce l’abbiamo tutti con te. Sappi che non funziona.”

“Tu, tu ce l’hai con me, Banner. Forse Jarvis non ce l’ha con me e Clint. Capitan ghiacciolo sì, il bel fusto forse no e neanche Nat. No, Nat ce l’ha con me di sicuro.”

“Tony, calmati. Nessuno ce l’ha con te. Forse Steve. Magari Thor è un po’ risentito. Nulla che non si possa risolvere parlando.”

“Parlando? Non mi avete neppure fatto sapere che Karen si è svegliata!”

“Lo hai saputo. Altrimenti non saresti qui.”

“Me lo ha detto Jarvis. Cioè Jarvis si è collegato alla rete ospedaliera del tuo laboratorio e ha scoperto che i valori vitali di Karen erano cambiati. Ne ho dedotto che si fosse svegliata.”

“Tu stavi spiando il mio laboratorio?”

“Spiare è una parola grossa. Monitorando, stavo monitorando Karen.”

“Poi ti chiedi perché ce l’abbiamo con te?” Stark incrocia le braccia e ride.

“Quindi ce l’avete con me!”

“Tony, falla finita! Lo sai che intendo dire. Tu fai sempre quello che ti passa per la testa senza pensare alle conseguenze che le tue azioni possono avere sugli altri.”

“Non fare il melodrammatico, Banner. Vi ho salvati o no?”

Bruce si rilassa e mette entrambe le mani sui fianchi dichiarando la resa e sorridendo. Karen guarda il laboratorio pieno di macerie e pezzi di vetro. Uno strano senso di dejavù le dà una vertigine. Guarda il pavimento e rivede se stessa distesa in una pozza di sangue. Non le fa impressione ricordare la sua morte ma il fatto di non provare terrore nel ripensare a quel momento.

“Signorina Miller è ancora con noi?” Tony ha dismesso l’armatura e ora le si rivolge con un’espressione che è tutto programma.

“Venite, tutti e due. Andiamo di sotto. Non so bene chi fossero quelle creature ma è chiaro che qui non è più un posto sicuro, dobbiamo andarcene.”

“Andiamo alla Stark Tower. Lì Jarvis ha un ottimo sistema di difesa. Saremo al sicuro.”

“No. Fury è stato chiaro. Possiamo stare per conto nostro fino a che non si verifichino situazioni di emergenza e un’invasione aliena è esattamente ciò che io definisco un’emergenza. Andiamo alla base dello Shield.”

“Credi che lei sia più sicura lì? Perché non ci vuole un dottorato in fisica quantistica per capire che quei giganti di ghiaccio cercavano Karen.”

“Per questo sarà più al sicuro allo Shield.” Banner ne sembra certo.

“Allo Shield la chiuderanno in laboratorio!” insiste Stark ma Karen sa che non è reale preoccupazione per lei quella che emerge dalla sua voce quanto piuttosto fastidio per il fatto che non sarà lui a poter studiare quello che le è capitato e che Banner ancora non gli ha detto. Sa anche che il reale motivo per cui è capitato al laboratorio proprio nel mezzo dell’attacco di quei mostri è che deve aver scoperto che adesso ha qualcosa di diverso.

“Se sono io ad essere in pericolo, decido io cosa è meglio per me.” La voce di Karen risulta decisa al punto che i due uomini smettono di discutere.

“Allora parla, bambina, dove si va?”

“Da Steve.”  Tony ride.

“Alla fine, state sempre tutti dalla parte di capitan ghiacciolo!”

 

Nat lo ha saputo per prima. Dell’attacco al laboratorio di Bruce. Nonostante i suoi sentimenti contrastanti nei confronti del morigerato dottor Banner le suggeriscano continuamente di stargli quanto più lontano possibile, ha quasi costretto Clint a portarla subito all’ospedale.

Si è calmata solo quando ha saputo che sia Bruce che Karen e Tony stanno già raggiungendo la base operativa. Eppure proprio non capisce perché non riesce a liberarsi di quel sentimento che ormai è nato dentro di lei. Sa che ogni volta che ha provato a fidarsi di qualcuno in vita sua, è stata tradita. Sa anche che Bruce si considera una sorta di maledizione per le persone che frequenta e che, nonostante si sia aperta con lui più che con qualsiasi altro, lui ha deciso sempre e comunque di lasciarla e rifugiarsi dalla sua adorata Betty. Quel pensiero la manda in bestia. Il rumore del jet privato di Stark la scuote.

“Benvenuti, signori. Fury vi aspetta.”

“Non avevamo dubbi, mia bella!” Nat si volta e colpisce Stark al volto.

“Questo è per Ultron, bugiardo!”

“Visto? Vi avevo detto o no che era ancora un po’ risentita con me?” Tony incassa il colpo con la solita eleganza. Bruce invece sente il cazzotto anche se non l’ha ricevuto. Nat si comporta in quel modo soprattutto per come lui l’ha lasciata l’ultima volta. Andarsene era di per sé già una colpa grave ma farsi ritrovare a casa di Betty Ross è stato imperdonabile. Eppure la vedova nera fa l’indifferente. Gli ha dato persino un bacio quando è stata all’ospedale l’ultima volta. Per distrarsi da quei pensieri dà un’occhiata a Karen che non sembra né turbata per l’accaduto, né agitata per l’imminente incontro con tutti i suoi ex compagni. Chissà se lei ci sta pensando. Se sta pensando al fatto che dovrà incontrarli per la prima volta dopo che ha seguito Loki nel suo tentativo di recuperare il suo scettro.

Banner l’ha curata per più di un mese e ha avuto modo di razionalizzare le cose, Steve si è fatto guidare dall’affetto e Tony al momento pare più interessato al risvolto scientifico della sua resurrezione.

Diverso sarà l’atteggiamento di Thor, di Clint, di Nat e soprattutto di Fury. Le perdoneranno la sua collaborazione col dio degli inganni? Improbabile. Nessuna buona azione resta impunita, ha detto una volta Loki stesso.

Quando Nat li fa accomodare in una sala rotonda, Fury è già seduto al tavolo semicircolare. Thor è in piedi a braccia incrociate. Steve fa rotolare sul tavolo una pallina di gomma da una mano all’altra. Clint invece se ne sta seduto su uno sgabello in un angolo della stanza.

“Buongiorno a tutti, ai belli, ai brutti ma soprattutto agli arrabbiati dato che mi sembrano la maggior parte!”

“Non è il caso di scherzarci su, Stark. Sedetevi.” E’ la risposta di Fury che non ammette repliche. Karen sa che quell’ordine è soprattutto per lei e si accomoda proprio di fronte a Fury. Bruce la segue a ruota mentre Nat rimane sulla porta.

“Prendere tutto troppo sul serio non risolverà meglio la cosa.” Tony come al solito non accetta di farsi mettere alle corde.

“Risolverla in qualsiasi modo basterebbe, Stark, ed è quello che intendo fare con l’aiuto della dottoressa Miller proprio adesso.”

“Vacci piano, Fury, ha appena subito un’aggressione. Hai intenzione di mettere su un processo? Perché qui vedo il giudice,” dice Tony indicando Fury, “la giuria” indicando Clint, Nat e Steve “ e l’accusa,” indicando Thor “ma a questo punto difenderò io l’imputata.”

“Nessuno vuole fare un processo a Karen.” La voce di Steve non suona particolarmente sincera. “E ti ricordo che sei stato tu a dire che ci aveva traditi per passare dalla parte di Loki.” Karen guarda Tony con un ghigno sulle labbra.

“Tradito?”

“Non ho mai usato questa parola, cara. Ho sempre sostenuto che Loki ti avesse plagiata!” Karen si ferma a soppesare le parole del miliardario. E’ davvero così? Loki l’ha usata per raggiungere i suoi scopi? Niente di autentico è accaduto fra loro?

“Concentriamoci sulle cose importanti. Cosa è successo al laboratorio?” Anche Fury vuole sapere solo questo. Sono tutti interessati a conoscere la verità sull’eventuale coinvolgimento di Loki.

“Me lo ha già chiesto Thor e gli ho risposto. Quando Ultron mi ha sparato, Loki non era là. Non avete pensato che se ci fosse stato si sarebbe portato via lo scettro?”

“E combattere contro Ultron? Il vigliacco ha mandato te ma non si sarebbe mai cimentato in uno scontro diretto con un simile avversario!” Steve è risoluto.

“Non capisco a cosa serve tutto questo. Abbiamo già appurato che Loki non è mai stato fisicamente al laboratorio.” Picca tutti, seccato, Thor.

“Ci sono le sue immagini sullo schermo.” Steve si alza, è nervoso.

“Per quello potrei avere io la spiegazione.” Bruce si sfila gli occhiali. “Credo che le telecamere abbiano registrato una sorta di impronta di Loki. Il segno lasciato dalla sua magia. E’ una teoria che ho elaborato mentre Karen era in coma. Ritengo che, alla luce di quanto Thor sta per dirvi, sia stato Loki a ‘cambiare’ Karen e il segno di questo sortilegio sia stato registrato dai sensori del laboratorio.” Tutti adesso guardano Thor.

“Devo dirlo davanti a lei?” Karen rimane spiazzata ancora una volta dalla sensibilità del dio asgardiano. In effetti Thor è tanto ingenuo quanto Loki è smaliziato. Sono davvero cresciuti assieme?

“Parla, Thor. Se mi riguarda, devo sapere.”

“So quello che ti è successo. E’ già capitato a Jane. Di entrare in contatto con l’aether. E’ una delle gemme dell’infinito ma assume forma fluida. Credevamo di averla messa al sicuro ma di sicuro a questo punto c’è solo che l’aveva Loki. E’ l’unico del mio mondo che è entrato in contatto con l’aether e che può averlo trasmesso a te.”

“E, ammesso che lo abbia fatto, è questo che mi ha riportata in vita?” Karen lo chiede di getto.

“Rispondo io alla domanda. Sì. Se può mantenerti in vita in via definitiva? Non lo so. C’è solo una persona a cui possiamo fare questa domanda.” Bruce infila di nuovo gli occhiali, consapevole di aver toccato il tasto dolente per tutti.

“E’ pericolosa?” Fury si rivolge a Thor direttamente consapevole che questa è l’unica altra domanda a non essere ancora stata posta.

“Per rispondere alla tua domanda, Banner, Loki dice che l’aether è l’unica cosa che può tenere in vita Karen. E per rispondere alla tua, Fury, l’aether ha un potere immenso e, a quanto ne so, è indistruttibile.”

“Allora giochiamo col fuoco, stavolta!” fa Tony addentando una mela presa dal centrotavola.

“Aspetta un attimo, Thor, che significa ‘Loki dice’? Gli hai parlato?” Karen incalza il dio.

“Ieri.”

“E ti ha spiegato perché lo ha fatto?” La voce della ragazza non esprime nessuna emozione.

“Non parla. Mio padre lo ha rinchiuso nuovamente e non fa altro che leggere i suoi maledetti libri. Mi ha solo intimato di non provare a separarti dall’aether perché moriresti. Non ho motivo di ritenere che menta su questo.”

“Insomma, Karen è come Jarvis adesso? Un’incarnazione di una delle pietre dell’infinito!” Tony sembra entusiasta e Bruce ha l’impressione che la guardi come guardava il primo prototipo di Ultron.

“Se le cose stanno così, signorina Miller, da questo momento lei resterà qui. Non possiamo consentire che un’arma tanto pericolosa se ne vada in giro per New York.”

“Visto, Banner? Che ti avevo detto?” esclama Stark allargando le braccia.

“Fury, ti ricordo che Karen è una persona!” Fa Steve alzandosi. Il comandante dello Shield si rivolge direttamente a Thor.

“Non hai risposto alla mia domanda, Thor. Lei” dice indicando Karen “è pericolosa?” Il dio guarda il pavimento e poi Steve e poi ancora il pavimento. E’ evidente che vorrebbe essere in qualsiasi altra parte dell’universo tranne che in quella stanza. Karen mette le mani ben piantate sul tavolo e si alza.

“Non c’è bisogno che risponda Thor. Il solo fatto che Bruce mi abbia considerata un pericolo e che Loki abbia suggerito al fratello di non tentare di separarmi dall’aether indicano esattamente la stessa cosa: io sono pericolosa. Rimarrò volentieri qui ma non accetterò di essere sottoposta ad alcun genere di esperimento. Se mi obbligherete, scopriremo davvero se sono pericolosa.” Fury sorride amaramente.

“Dobbiamo ringraziare Loki anche per questo, temo. Agente Romanov, accompagna la signorina Miller nel suo nuovo alloggio.” Karen si volta senza guardare nessuno ma, prima di lasciare la stanza, si volta e si rivolge a Fury.

“Se non ricordo male, mi hai assegnato tu l’incarico di studiare lo scettro di Loki e di carpirgli informazioni. Hai lasciato che lo avvicinassi per sapere qualcosa di più sui suoi piani. Quando ho avuto a che fare con Loki almeno sapevo di avere a che fare col dio degli inganni.” Non appena la porta si chiude dietro Karen, nella stanza si scatena l’inferno.

“Che la ragazza avesse carattere si sapeva, ma stavolta ha dato il meglio di sé! Non è una che la manda a dire, vero Fury?”

“Stark, abbi il buongusto di stare zitto. Sai bene che tutto questo è necessario!”

“Era necessario rinchiuderla?” chiede Rogers.

“E’ più prudente per tutti.” Ammette Banner.

“Prudente per chi?” Insiste Stark “Jarvis incarna la gemma della conoscenza e non mi sembra che sia pericoloso. Anzi! Ha adoperato più volte il potere della gemma a nostro favore. Perché Karen non può fare altrettanto?”

“Il potere dell’aether è malvagio. E’ stato creato per oscurare la luce nei Mondi.” Si sente di dover aggiungere Thor.

“Non è questo il punto.” La voce di Burton fa girare tutti nella sua direzione. Quando Occhio di falco è certo che tutti gli stiano prestando la massima attenzione, continua. “Il punto è che a dare l’aether a Karen è stato Loki. Dobbiamo credere che lo abbia fatto per salvarle la vita? Sono certo che il suo scopo è un altro. Non credo che la vita di Karen gli interessi davvero. Non dimenticate che l’ha usata per fuggire dai laboratori.”

“Si ma ci è anche ritornato nei laboratori.” La voce di Bruce ha un’inclinazione più decisa del solito.

“Che stai cercando di dire, professore?” chiede Fury diretto. Bruce si sfila gli occhiali.

“Che Loki nutre un certo interesse nei confronti di Karen. E’ vero che l’ha ingannata per uscire dalla sua prigione dello Shield ma si è fatto trovare al suo posto quando la scoperta della sua fuga avrebbe messo Karen in difficoltà. Poi è senz’altro vero che l’ha mandata a Shangai per riprendere lo scettro ma l’ha riportata in vita. Perché lo avrebbe fatto?” Thor stringe un pugno.

“Loki ha tante colpe ma credo che sia rimasto colpito dalla morte di Karen. Sinceramente!”

“Non userei la parola ‘sinceramente’ con riferimento a Loki neppure sotto tortura!” alza la voce Steve che comincia a stancarsi dell’intera conversazione.

“A quanto pare, hai un avversario in amore, caro capitano!” ridacchia Stark.

“Loki è una bestia, un assassino, è incapace di amare!”

“Bada a come parli, Rogers! E’ sempre mio fratello!”

“Se te ne senti responsabile, allora fa in modo di mantenere la promessa che mi hai già fatto!”

“Mantengo la parola data, capitano!”

“Vi ricordo che state litigando per colpa di Fury!” Tony si diverte a gettare benzina sul fuoco.

“Stiamo litigando per colpa di Loki!” Chiarisce Steve.

“Secondo Karen è lo stesso!” Alle parole di Tony, Fury sogghigna.

“Tony, ora basta! Cerchiamo di darci tutti una calmata. State dimenticando che delle creature aliene hanno distrutto il mio laboratorio.” Banner cerca disperatamente di fare ordine.

“A tal proposito” interviene Fury “Thor ha riconosciuto quelle creature.” Thor si rabbuia ma sputa comunque il rospo.

“Ad attaccarvi sono stati i figli dei giganti di ghiaccio.”

“Giganti di ghiaccio?” Chiede Steve.

“Sono gli abitanti di Jothuneim.”

“Dove ho già sentito questo nome?” fa Tony sorridendo maliziosamente.

“E’ il luogo natio del nostro affezionatissimo Loki.” Nessuno controbatte più e Fury ottiene di avere l’ultima parola.


NdA:
Buonasera a tutti.
Eccomi qui a presentare questa impresa.
Ed è davvero un'impresa, almeno per la sottoscritta.
Questa storia nasce dal mio amore viscerale per Loki e doveva essere una minilong. Per questo parte dagli eventi di Age of Ultron e non dal famigerato principio.
Scrivendo è diventato un poema e ha finito di coinvolgere nella storia di Loki e Karen tutti i personaggi dei MCU.
Chiedo scusa sin da subito se alcune premesse (soprattutto quelle che riguardano le gemme dell'infinito) sembreranno un po' astruse ai più esperti di voi.
A mia discolpa posso dire che alcune parti sono state scritte prima di Infinity War.
Posso solo dire che amo e rispetto questi personaggi alla follia, pertanto spero di aver reso un buon servizio ad ognuno di loro e di averli mantenuti, nei limiti del possibile IC.
Buona lettura e grazie a tutti per essere arrivati sin qui.
Mary.

  
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