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Autore: EcateC    23/02/2020    5 recensioni
Vorrei raccontarvi una storia antica, forse già sentita, ma sempre riuscita e in ogni universo gradita.
Parla di due ragazzi nati in due famiglie avverse, diverse, che hanno combattuto una guerra tra luce e oscurità, senza timore né pietà, finche una di esse non è perita nel noto giorno di inizio maggio, sconfitta dal Prescelto e dal suo indomito coraggio. Ma una bambina si salvò, Delphini il mago oscuro la chiamò. Ella intraprese un viaggio temporale, per riscattare suo padre e ristabilire il suo ordine del male. Alla fine non ci riuscì, ma qualcuno di lei si invaghì.
A Harry Potter la cicatrice faceva di nuovo male, perché di Delphini e di Albus Severus vi voglio parlare...
Albus Severus Potter/Delphini Riddle; Post "The Cursed Child"
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Delphini Riddle, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Ciao, Delphi.

Riesci a sentirmi?

Sì, so che puoi sentirmi. Forse riesci perfino a vedermi.

Adesso ascoltami.

 

 

Delphini si arrotolò addosso la sciarpa di Serpeverde e rimase appoggiata con la schiena contro il muro, seduta per terra sul bagnato. Chiuse gli occhi e si sforzò di pensare ad altro.

Fuori, come al solito, imperversava il temporale. La pioggia gelida e pungente penetrava facilmente le fessure delle pareti rocciose e raggiungeva l’interno della sua cella, raffreddando il clima e rendendo il suolo poltiglioso.

Raccolse le gambe e attese nel suo angolino la fine della tempesta. Queste erano violente, ma non duravano mai a lungo. Il mare si quietava dopo poco meno di mezz’ora, ma quella mezz’ora di tuoni e burrasche poteva bastare per affondare anche un transatlantico.

 

Non puoi continuare a ignorarmi.

 

Delphi di nuovo si impose con la forza di pensare ad altro.

Non era facile distrarsi in una prigione come quella…

I prigionieri. Ecco, i prigionieri avevano applaudito ed esultato il giorno in cui l’avevano vista scortare da Harry Potter (“altro”, doveva pensare ad “altro”) e dagli altri Auror in quella maledetta cella.

Si erano illusi che lei fosse… Cosa? Una sorta di eroina della magia oscura? Un nuovo Voldemort che avrebbe sgominato le guardie, ucciso finalmente Harry Potter e liberato tutti i detenuti?

No, non era niente del genere. E loro dovevano essere rimasti molto delusi.

-Delphi, io conoscevo tuo padre!- le tornarono alla mente le parole di uno dei prigionieri -Era mio amico!-

-Non gli crederai, spero- le aveva risposto direttamente Harry Potter, sempre con quel tono simil divertito che le faceva saltare i nervi.

Delphini aprì gli occhi e strinse forte i pugni, per una ragione o per un’altra gli veniva in mente il suo nemico, colui che presto o tardi avrebbe dovuto affrontare e possibilmente uccidere.
L’idea la inquietava? Sì, moltissimo. Si sarebbe tirata indietro per questo? Giammai.

Lo avrebbe affrontato a testa alta, proprio come aveva lo fatto il giorno del suo processo, quando tutti la davano ormai per spacciata e a un passo dal cappio.

Doveva essere coraggiosa, forte e tenace, i suoi genitori lo meritavano.

Doveva diventare famosa, anzi famigerata, ed essere temuta e rispettata da tutto il mondo. Ecco cosa doveva fare e cosa la gente si aspettava che facesse.

Doveva diventare una nuova Voldemort e uccidere Harry Potter. E magari pure Albus Severus Potter.

Albus Severus Potter, ecco Albus Severus era… Un mistero.

Certo, era talmente goffo e impacciato che risultava buffo, tuttavia Delphi non lo comprendeva fino in fondo, era come se quel ragazzo indossasse una maschera e non fosse così cristallino come sembrava. Perché uno come lui era stato smistato in Serpeverde? Perché l’aveva aiutata? Perché si era dimostrato gentile? C’era qualcosa di contraddittorio in lui, che non quadrava. O la stava davvero fregando, magari stando in combutta con suo padre, oppure… Oppure cosa? Oppure era solo strano.

Euphemia Rowle, la perfida strega che l’aveva cresciuta, lo avrebbe sicuramente apostrofato come “strano”. Per lei tutto ciò che era fuori dagli schemi era strambo, incomprensibile e, quindi, dispregiativo. Non sapeva accogliere la diversità nel giusto modo.
E aveva fatto pesare questa sua lacuna comportamentale anche a lei, la sua tutrice non si era mai risparmiata quanto a commenti offensivi.

“Sei troppo bianca e magra, sembri un osso.”

“Sei una bambina ma hai i capelli bianchi come una vecchia.”

E questo era niente.

Lo specchio era sempre stato un problema per lei. Delphi odiava il suo albinismo, avrebbe pagato qualsiasi cosa per avere i capelli neri come il carbone, tanto che, in un momento di particolare sconforto, si era spalmata in tutta la testa un intruglio a base di indigo, una particolare pianta tingente che prometteva di scurire i capelli. Solo che, invece di tingerle i capelli di nero, quella sostanza glieli aveva colorati di blu. Un blu cobalto quasi elettrico, che poi era virato in un azzurro imbarazzante dopo qualche lavaggio.

Quella era stata davvero un’esperienza traumatica ed Euphemia Rowle le aveva perfino riso in faccia. Fortunatamente, i capelli erano cresciuti e il residuo azzurrino era rimasto solo nelle lunghezze, ma si vedeva, e tanto anche.

 

Sei solo una codarda. So che hai paura.

 

Ma Delphi teneva gli occhi serrati. Le sue dita intrecciavano velocemente alcune ciocche di capelli, tanto per tenere le mani e il cervello impegnati.

Alla fine si era rassegnata a tenersi quegli orribili capelli bianchi e quegli occhi incolori, a metà tra il nero e il grigio pietra. Ma d’altronde il suo aspetto aveva del tutto perso di importanza, ora che era chiusa nella Prigione di Azkaban.

Tutto aveva perso di importanza.

Perfino lui, suo padre.

Forse era un bene che non l’avesse mai conosciuto, Salazar sa quanto lo avrebbe deluso, altrimenti. Non si sentiva alla sua altezza, e si era chiesta così tante volte il perché fosse al mondo che ormai aveva smesso di domandarselo. Possibile che Voldemort avesse avuto pietà di lei? Possibile che avesse desiderato una figlia?

-Vedrai, un giorno tornerà e ci spiegherà tutto- le aveva detto Rodolphus Lestrange, il giorno in cui le aveva rivelato le sue vere origini. A Delphini erano tremate le ginocchia.

D’altronde, non sarebbe stata la prima volta che Voldemort tornava alla ribalta dopo diversi anni di assenza. Delphini aveva letto tutto di lui, si era documentata con tutti i libri di storia e le biografie disponibili e aveva guardato ogni rara foto che lo ritraeva. C’erano solo foto di quando era giovane, ovviamente nessun giornalista si era mai avventurato nell’impresa di immortalare il Signore Oscuro degli anni novanta. C’erano giusto dei ritratti fatti con la magia, disegni e identikit fatti dagli Auror.

Di fotografie vere e proprie non ne esistevano, fatta eccezione per quelle di Tom Riddle durante l’età scolare, in gruppo con gli altri Serpeverde. E dopo che l’aveva visto, i dubbi di Delphi circa le sue origini si erano fatti ancor più ragionevoli. Come poteva esser figlia di un giovane così bello e aristocratico?

Anche sua madre, Bellatrix Lestrange, da giovane era stata bellissima. Mora, giunonica, con un bel seno… Praticamente, il suo opposto. E non sorrideva mai nelle foto. Teneva il mento alto, come a voler sfidare e mettere a disagio l’osservatore, e guardava dritto verso l’obiettivo. Però era bella, bellissima. Entrambi i suoi genitori erano stati bellissimi, Delphini aveva confrontato le loro foto e non poteva credere che da due maghi così belli e potenti fosse nata lei, che non era né l’uno né l’altro.

Ma soprattutto, non poteva credere che due maghi come loro l’avessero concepita e messa al mondo.

Forse, non era così terribile come si riteneva. Forse, valeva anche lei qualcosa.

Quante volte Albus Potter l’aveva chiamata “Super Strega”?

-Delphini!- rimbombò di nuovo la voce esigente e fastidiosa nella sua testa.

-STA ZITTO, FOTTUTO BASTARDO!- sbottò lei, rabbiosa, senza più potersi trattenere -NON VOGLIO PARLARE CON TE! LO VUOI CAPIRE O NO?-

 

 

Dall’altra parte del mondo, Harry Potter aprì gli occhi verdi e fece l’atto di ripararsi le orecchie.

Ah, gli adolescenti.

-Non credo che tuo padre sarebbe felice, se ti sentisse parlare così- aggiunse, rinunciando all'impresa di parlarle.


 


 

 

-Why don’t you take another little piece of my heart!? Why don’t you take it and break it, and tear it all apart!- cantava Albus con le cuffie nelle orecchie, mentre cercava di riordinare la loro disordinatissima stanza.

-Albus, sto cercando di studiare- lo interruppe Scorpius, ma il giovane ovviamente non lo stette ad ascoltare.

-All I do is give and all you do is take! Baby why…-

Scorpius gli strappò gli auricolari dalle orecchie -Sto cercando di scrivere il tema che tu dopo copierai!- gli strillò contro -Puoi avere almeno la decenza di stare zitto?-

-Ma sto riordinando la camera- si difese con aria innocente, facendo mostra dei supposti progressi che aveva raggiunto.

-Per riordinare, intendi quell’ammasso di roba che hai appallottolato sopra il letto di Zabini?- gli domandò Scorpius -Perché sai, non si riordina così.-

-Almeno la roba non è più sparsa per terra, è già un passo avanti- esclamò Albus, diplomatico -A tal proposito, quei calzini che stai felicemente impuzzolentendo con i tuoi piedi, sono miei.-

Scorpius si guardò i piedi colorati -Ah, sì?-

-Sì, pure la maglia sarebbe mia, comunque.-

-Non è questo il punto- lo interruppe Malfoy, leggermente imbarazzato -Non puoi fingere di mettere in ordine mentre io mi sto rompendo la schiena sui libri. È crudele.-

-Va bene, allora me ne starò seduto qui, senza fare il minimo rumore, fingendo di non esistere.-

-Divertente, Al.-

Albus gli sorrise, ma senza smentirsi: si sedette sul letto a braccia conserte e una bacchetta di liquirizia tra le labbra. Ma resistette poco in silenzio, sì e no tre minuti di orologio. Il giovane Potter era un tipo loquace, avrebbe dialogato anche col muro.

-Scorp?-

-Hm.-

-Secondo te, Delphini riuscirebbe a uccidermi anche senza bacchetta?- gli chiese, un po' titubante -Tipo con lo sguardo o… Non so, con uno schiocco delle dita?-

Scorpius sollevò il capo e ci pensò su -Penso di sì- gli rispose, sincero -Senza offesa, ma credo che ucciderti sia piuttosto facile.-

Albus annuì e concordò con lui. Non si era mai sentito particolarmente forte.

-Perché me lo chiedi?- aggiunse l’altro.

-No, così- minimizzò il moro, a disagio -Curiosità.-

-Al?- lo chiamò Scorpius, sempre più preoccupato -L’hai vista di nuovo?-

-No, no. Non l’ho vista.-

-Sicuro?-

-Certo.-

Passarono altri cinque minuti di silenzio.

-Scorp?-

-Dimmi- scattò subito l’altro, alzando la testa dalla pergamena col fare ansioso di chi si aspetta il peggio.

-Cosa ne pensi di uno che, nel 2020, non sa chi sono i Beatles?- gli domandò Albus Severus, cercando di apparire disinvolto. Scorpius si rilassò, sorpreso.

-Penso che sia fuori dal mondo. Tutti sanno chi sono i Beatles- gli rispose, scrollando le spalle.

-Infatti, è quello che penso io- concordò l’altro, teso.

-Perché? C’è qualcuno che non li conosce?-

-No, nessuno- mentì Albus, tirando nervosamente una gelatina con le dita -Ma tuo padre li conosce?-

-Li avrà sentiti nominare, forse. Non che gliel’abbia mai chiesto, però. Sai, i Beatles sono dei babbani e il binomio Malfoy-babbani non forma mai una combinazione vincente.-

Ma Albus aveva già smesso di ascoltarlo.

-Voldemort secondo te li conosceva?- chiese infatti, beccandosi un’occhiata incredula e stravolta dall’amico.

-È solo per sapere, sante lumache, non ti si può chiedere niente!- esclamò allora, per correggere il tiro.

-Aspetta…- Scorpius lo afferrò per un braccio -Al, cosa mi stai nascondendo? Prima mi arrivi a colazione con un nodo Windsor e ora mi chiedi cose strane su Voldemort e i Beatles…-

-Ma niente, vai tranquillo- esclamò velocemente -Scrivi pure il mio tema, io vado a farmi un giretto giù.-

-Non ti faccio più copiare se non mi dici la verità, Albus!-

Ma Albus si rimise le cuffiette nelle orecchie, accese la musica con la magia e scese in Sala Comune. C’erano ancora molti ragazzi svegli, il coprifuoco che imponeva il rientro in dormitorio scattava infatti alle 22:30.

-Ciao, Albus- lo salutò Marlena, sedendosi nella poltrona di fianco alla sua -Cosa stai ascoltando?-

-I Queen- le rispose lui, abbassando il volume.

-Mi passi una cuffietta?-

-Ehm, scusa ma una è rotta, funziona solo quella di destra- mentì, pur di non dargliela.

-Peccato. Hai saputo che Polly Chapman ci ha provato con tuo fratello?-

-No, non lo sapevo…- le rispose, cercando di non sollevare gli occhi al cielo.

-Davvero non lo sapevi? Ma se non si parla d’altro!-

No, scendere in sala comune non era stata una buona idea. Uno non poteva nemmeno ascoltare la musica in pace che veniva uno scocciatore a socializzare.

-Ma secondo te, Polly ha qualche possibilità con J.Si.?- continuò a blaterare lei, inopportuna -Perché Sarah, quella del quinto anno di Tassorosso, ha detto che…-

-Senti, scusami, ma queste cose… Non ci sono tanto dentro- la interruppe Albus, a disagio -Non ho idea di chi sia Sarah e non so nemmeno se mio fratello è vivo, quindi davvero, lascia perdere.-

Lei rise, smorfiosa. Albus la guardò perplesso, per lui non c’era niente da ridere -Ora torno in camera, magari aiuto Scorp con il tema- esclamò, alzandosi in piedi.

-Al?-

Il suddetto si voltò verso di lei, arruffandosi i capelli.

-Io non ti ritengo colpevole per la faccenda di Delphini Diggory- gli sorrise Marlena -Sei stato molto coraggioso.-

Al nome della prigioniera, Albus Severus si sentì arrossire.

-Grazie…- esclamò, sorridendo appena -E comunque lei non si chiama Diggory.-

-E come si chiama?-

Lui ci pensò su, ma si rese conto di non saperlo con certezza.

-Non lo so. Quando la vedo, glielo chiedo- le sorrise. Marlena ridacchiò, senza immaginare che il compagno dicesse sul serio.

 



L’ultima volta che Hermione aveva messo piede a Malfoy Manor, era stata torturata brutalmente da Bellatrix Lestrange. Per cui si può immaginare cosa provò, quando solcò il viale sontuoso e signorile dei Malfoy per la seconda volta. Le venne quasi un attacco di nausea. Draco Malfoy l’accolse quasi subito ma fortunatamente parve non farci caso. Continuava a ribadire che in casa sua non c’era nessuna Passaporta, che la loro idea era insensata e che era stupito di lei, che l’aveva sempre ritenuta una persona responsabile, matura e quanto di più adeguato per innervosirla.

Il rigido Serpeverde, che stava sempre in punta di forchetta, era sorprendentemente un chiacchierone come Albus.

Ma la cosa più sorprendente fu rivedere gli ambienti interni di Malfoy Manor. Se all’esterno sembrava il solito, imponente maniero, all’interno era completamente cambiato. L’arredamento era più sobrio e moderno, alcune stanze erano state restaurate e nel complesso risultava davvero un altro posto. Non c’erano più i ritratti giganteschi, i candelieri d’oro, i tappeti pregiati  e i troni imbottiti che Hermione aveva notato a diciassette anni. E poi non c’erano più elfi domestichi affamati e schiavizzati in ogni dove. Restava comunque l’esatto opposto rispetto alla Tana di suo marito, però non le dava più l’impressione di essere un posto oscuro e minaccioso.

Lo stesso Draco Malfoy non era più oscuro e minaccioso.

-Eccoci nella mia umile dimora, Granger- la disincantò, facendole strada verso la sala principale  -Vuoi darmi il cappotto?-

-Sei serio?- chiese lei, stupita da tanta cortesia.

-No, scherzavo- le rispose, beffardo -Non voglio riempire casa mia di pulci.-

-Ecco, ora sì che ci siamo- lo freddò lei -Mettiamoci al lavoro, Malfoy, non voglio stare qui un secondo di più. Quali erano le stanze che Voldemort frequentava maggiormente?-

-Ti ci conduco- le porse la mano per smaterializzarsi. Hermione guardò quella mano pallida e tesa verso di lei con severità e poi guardò lui, male, senza fare un movimento.

-Non ti fidi?-

-No, per niente- gli rispose con tono ovvio.

-Dovrai farlo, però- continuò lui, senza distogliere lo sguardo -O forse hai paura di me?-

-Paura di te? Ti credi così pericoloso? O forse dimentichi che io sono un’Auror e che Harry e tutto il Dipartimento Applicazione lavorano per me? Basta solo un mio cenno per farli materializzare tutti qui- lo sfidò con voce dura e sottile, afferrandogli forte la mano tesa -Sei tu quello che deve avere paura, non io.-

Draco la guardò negli occhi, con un mezzo ghigno. Erano attenti, inquieti e arrabbiati, in poche parole riflettevano tutte le emozioni che lei provava quando stava con lui.

-Sono stata chiara?- lo incalzò duramente, visto che lui, per qualche ragione, esitava.

-Chiarissima.-

-Bene. Allora andiamo.-

Costui obbedì e come atterrarono nella nuova stanza, Hermione lo lasciò subito andare e l’oltrepassò. Si guardò intorno, quel posto era buio e vuoto, ma spazioso. C’erano dei lenzuoli bianchi che celavano una mobilia scarsa e minimale, ragnatele in ogni dove, finestre serrate e odore di chiuso.

-Qui non c’è niente…- mormorò Draco, ma lei lo ignorò.

-Lumus- esclamò infatti, accendendo la punta della bacchetta e iniziando a guardarsi intorno. Sollevò i lenzuoli con la magia, mostrando un divano logoro e una cassettiera antica.

-Non c’è nulla qui, Granger.-

-Lo scrupolo non è mai troppo. E comunque è Granger Weasley-

Draco alzò gli occhi al cielo, annoiato.

-Mi togli una curiosità, Granger Weasley?- le disse, seguendo i suoi passi -Perché hai voluto mantenere il tuo cognome?-

-Perché sono fiera delle mie origini- gli rispose prontamente lei, senza smettere di cercare -Che tu ci creda o no.-

Malfoy fece un sorriso nervoso. Ogni risposta era una frecciatina rivolta a lui.

-L’orgoglio in effetti è un concetto molto relativo. Anche il mio cane è orgoglioso quando cattura un fagiano.-

Hermione alzò gli occhi al cielo e fece un sospiro infastidito. Doveva mantenere la calma, era il Ministro della Magia, non poteva sul serio schiantare Draco Malfoy a casa sua.

-E dimmi un’altra cosa, Granger Weasley. Cosa diavolo ci trovi in Ronald Weasley, Sinceramente? Potrei capire San Potter che è l’eroe del villaggio, ma quel tizio…-

-E tu cosa ci trovavi in Pansy Parkinson?- gli rispose Hermione, a tono.

-Cosa c’entra Pansy?-

-C’entra- esclamò lei -Non stavate insieme a Hogwarts?-

-No, affatto- le rispose Draco -Lei forse lo avrebbe voluto, ma per me era solo un’amica. Sai, non era abbastanza bella…- fece un sorriso a mezz’asta -E neanche abbastanza bionda-

Hermione assunse un’espressione disgustata e si alzò in piedi -Vedi quanto siamo diversi noi due? A me non è mai importato nulla dell’aspetto fisico e tu invece ne fai una questione fondamentale. Siamo proprio agli antipodi, Malfoy.-

-Perché, per te cosa è importante?-

-Ci sono mille cose più importanti- gli rispose, fredda -E francamente non è questo né il luogo né il momento per parlarne.-

-Come vuoi. E comunque scherzavo- precisò Draco, stanco -So che ci sono cose più importanti.-

-Scusa ma ne dubito.- 

-Non dubitarne- la rassicurò, distogliendo lo sguardo -Non avrei sposato Astoria, altrimenti.-

Hermione smise di lavorare per pochi istanti, ma poi riprese -Ma Astoria era bellissima- gli ricordò con nonchalance -E molto bionda.-

-Lo era, sì- annuì, incupito dalla tristezza -Ma ciò che mi colpì di lei fu altro, fu soprattutto la sua… Fiducia, nei miei confronti. Ha visto in me qualcosa che non sapevo nemmeno io di avere. Stare con lei mi ha cambiato molto.-

Hermione non gli rispose, si limitò a guardarlo con la coda dell’occhio.

-La sua assenza si sente immensamente.-

-Mi dispiace.-

-È passato. Comunque- Draco cambiò prontamente discorso -Come sta tua figlia Daisy?-

-Rosie, vorrai dire- lo corresse lei, un po' a disagio.

-Sì, insomma… Lei.-

-Bene, perché?- gli chiese Hermione, sempre con il sospetto a indurirle il tono di voce.

-Curiosità, suppongo- borbottò Draco -Ti ha mai parlato di Scorpius?-

-Non particolarmente- gli domandò subito, inquieta -Perché? Avrebbe dovuto?-

Draco si schiarì la voce, indeciso se continuare o meno. Astrattamente parlarle sarebbe stata una mossa intelligente, perché così anche Hermione avrebbe potuto monitorare la figlia più da vicino. Concretamente, però, dire a Hermione Granger che Scorpius si era preso una cotta per sua figlia era imbarazzante e pure un po' umiliante. Terribile.

-Malfoy?- lo richiamò Hermione -Perché avrebbe dovuto? C'è qualcosa che non va?-

-No, non vorrei mai che…- esitò alla ricerca di una scusa, imbarazzato -Sai, a quell’età si è così stupidi, si fanno delle sciocchezze.-

-Mia figlia per fortuna è molto matura- gli rispose lei, sostenuta -Non è il tipo che commette delle sciocchezze. E se anche fosse, perché dovrebbero riguardare Scorpius?-

-Infatti non lo riguarda- mentì - Anche mio figlio ha i piedi per terra.-

Hermione si fermò e lo guardò con aria malfidata.

-C’è qualcosa che non so, Malfoy?- lo interrogò socchiudendo gli occhi, attenta.

-No- mentì lui, cercando di mostrarsi convincente -Tenere nascosto qualcosa a te credo sia impossibile.-
Il sospetto di Hermione, a quel punto, si evolse in certezza. Era vero, tenere nascosto qualcosa a lei era un'impresa impossibile. Un po' come accadeva con sua zia Bellatrix.

-Cosa è successo?- gli chiese infatti con voce dura, mettendosi a braccia conserte.

-Niente…-

-Dimmelo- lo minacciò con lo sguardo, profondamente preoccupata per la figlia -Adesso.-

Malfoy sospirò e alzò gli occhi al cielo -Granger, per Salazar, ti ho detto che non c’è niente di cui preoccuparsi.-

-Dimmelo- sollevò la bacchetta, indignata e soprattutto preoccupata per la figlia. Malfoy la guardò, sgomento. Ecco cosa succedeva a essere gentili con i Grifondoro -pensava, infastidito, -succedeva che ti ritrovi con una bacchetta puntata allo stomaco in meno di dieci minuti!

-Pare, e sottolineo pare, che Scorpius sia… come dire…- esitò, guardando altrove -Ben propenso nei suoi confronti.-

Hermione sgranò gli occhi -Cosa intendi con ben propenso?- gli domandò, pur avendo inteso perfettamente.

-Però questo era all’inizio dell’anno!- si affrettò a precisare Malfoy, ovviamente senza risponderle -A quest’ora potrebbe già avere cambiato idea. Sai come succede a quell'età, no? Un giorno ti piace Merlino, un altro ti piace Morgana. È normale.-

-Tuo figlio ha una cotta per Rosie?-

-Granger, ti prego. Non esagerare.-

Hermione era davvero sgomenta. Si era preoccupata perché fermamente convinta che Scorpius e Rosie si fossero schiantati a vicenda, che Rosie ora fosse in infermeria con un osso rotto e che Scorpius avesse iniziato a bullizzarla e a farla soffrire tremendamente come aveva sofferto lei. Non si sarebbe mai immaginata questo.

-Poi ripeto, è stato all’inizio dell’anno- continuò Malfoy, pentito e a disagio -Adesso magari potrebbe avere cambiato idea.-

Ma Hermione non si preoccupò nemmeno di ascoltarlo, ma almeno aveva abbassato la bacchetta.

-Non è possibile, non ci credo!- esclamò infatti, esterrefatta, con le mani sulla bocca perché le veniva da ridere -Tuo figlio…? Davvero?-

-Non c’è niente da ridere.-

-Oh, sì, invece. È esilarante- esclamò Hermione, incredula -Tu hai passato tutti gli anni di Hogwarts a bullizzarmi e a farmi sentire uno schifo e ora mi vieni a dire che tuo figlio…? Oh, per tutte le cavallette- scosse la testa, divertita -Sembra un romanzo.-

-Sì, del terrore- concordò lui, rigido -Ascolta, Granger, te l’ho detto solo perché così anche tu possa contribuire a stroncare sul nascere eventuali situazioni incresciose.-

-Incresciose?- ripeté lei, smettendo di sorridere -Perché, Rosie sarebbe incresciosa?-

-Non ho detto che Rosie è incresciosa. Ho detto che loro due insieme…-

-Cosa?- lo sfidò, indignata -Sentiamo.-

Malfoy la guardò negli occhi, confuso -Come cosa?-

-No, continua. Dove vuoi arrivare?- gli chiese, polemica -Vuoi dire che Scorpius è troppo biondo e purosangue per stare con mia figlia? È questo che vuoi dire?-

Lui tacque, ma era chiaro che la risposta era affermativa, che lui lo pensava.

Lei scosse la testa -Sei sempre il solito. Aveva ragione Harry, doveva venire lui- terminò, offesa e dispiaciuta -Io me ne vado.-

-Aspetta…- Malfoy le afferrò un braccio -Aspetta un attimo.-

-Toglimi le mani di dosso.-

-Non era questo che volevo dire- cercò di spiegarle, in difficoltà -Ascolta, tu… Io non avevo davvero una bassa opinione di te. Ero indottrinato e ripetevo quello che mi veniva insegnato a casa, però…-

-Però cosa, Malfoy?- gli chiese lei con un filo di voce, sempre arrabbiata -Non lo pensavi? Ti dispiace?-

-Però avevo gli occhi per vedere, e vedevo che tu eri una strega a tutti gli effetti, perfino più dotata di me- ammise, abbassando e poi rialzando lo sguardo -Tutti lo vedevamo.-

-Oh, questo è incredibile- esclamò Hermione con la voce incrinata, dandogli le spalle.

-Non così tanto- la raggiunse Draco -Si cresce, si migliora, si diventa maturi… E comunque, ho già detto a Scorpius che per me va bene.-

Lei si voltò e lo guardò con gli occhi lucidi, senza poter credere alle sue orecchie.

-Tanto, cosa possiamo fare noi genitori? Se impediamo loro di vedersi, otteniamo l'effetto opposto. Funziona così, lo sappiamo- sdrammatizzò, accennandole un sorriso che non venne ricambiato -Ma stai bene?-

-No, è che… Forse non hai idea di quello che mi hai fatto passare. Mi hai fatto soffrire immensamente- gli rispose lei, trattenendo con forza le lacrime -In un modo che non puoi neanche immaginare.-

-Io… Mi dispiace- sussurrò Draco, colpito dalla sua reazione -Granger, ero un ragazzino. I ragazzini non capiscono niente, dai, è risaputo.-

-Anche io ero una ragazzina, però- gli rispose sostenuta, asciugandosi le lacrime -E sai, quando ti senti dire da un coetaneo che sei brutta, a quell’età ci credi.-

-Non ho mai detto che eri brutta- le rispose lui, a disagio.

Hermione lo fulminò con lo sguardo.

-L’ho detto?- esclamò lui, nervoso -Beh, non lo pensavo.-

-Oh, risparmia il fiato- lo zittì bruscamente, aprendo i cassetti dell’unico mobile lì presente. Una cassettiera antica e di legno pregiato, intarsiato da motivi di magia.

Vedete, Draco Malfoy non era esattamente un tipo d'uomo che passava inosservato. Biondo, alto e slanciato, ben vestito, sempre con un profumo elegante e artigianale che lasciava la scia… No, decisamente non passava in osservato. Anzi, spiccava per fascino in modo quasi eccessivo. Certo, a Hermione non importavano quelle sciocchezze. Erano altre le cose che la colpivano. Ma quando il ragazzo più bello della scuola, per quanto stronzo, viziato, stupido e bastardo, ti prende di mira e ti dice che fai schifo, tu sei segnata a vita.

-Comunque non mi hai ancora risposto- le fece notare Draco, abbassandosi in ginocchio com’era lei -Cosa ci trovi in Weasley?-

“Non lo so” pensò Hermione di getto, mentre continuava  - o meglio fingeva - di cercare nei cassetti.

-Lui è… È simpatico e gentile, a differenza tua.-

-Un vero affare, insomma- scherzò lui, beffardo.

-E poi non si ferma alle apparenze.-

-Fa male a non fermarsi alla apparenze, con una moglie come te- le confessò Draco. Hermione sussultò e guardò dritto davanti a sé.

-Malfoy- sussurrò, arrossendo -Se ti senti in colpa per quello che hai fatto, ti prego, lascia perdere. Non è questa la strada.-

-Sai, c’è una cosa che tu davvero non hai mai notato- le disse, guardandola negli occhi -Io mi ero accorto che tu eri una ragazza già dal primo anno.-

-Cosa vuoi dire con questo?-


 











Note
Ciao amici... Che dite di questo capitolo? Vi è piaciuto? :) 
Ho voluto dare un senso ai capelli argentati e azzurri di Delphini, immaginando che lei ha usato l'indigo, che è una vera tinta colorante (bluastra e naturale) usata per scurire ulteriormente i capelli già scuri. Un po come l'henne... Però se viene spalmata sui capelli biondi o, peggio, bianchi, il risultato è blu-azzurro molto acceso! Perfetto per la nostra Delphi!
Scommetto ch le parole nell'incipit del capitolo credevate fossero di Voldi, vero? E invece no, era Harry Potter, che ha iniziato a comunicare (o meglio a TENTARE di comunicare) con Delphi, con tutte le conseguenze del caso. Nel prossimo capitolo Delphi e Albus avranno modo di interagire e pure Draco ed Hermione... Lo so che molti dei miei lettori potteriani non amano la dramione, ma il tema del chiarimento in età adulta mi è sempre stato molto a cuore.  E poi io non ho fatto altro che riprendere un tema già espresso in The Cursed Child, dove è chiaro che Scorpius ha una cotta per Rosie e dove Draco ha fatto una battuta particolarmente maliziosa verso Hermione (del tipo "Hermione Granger mi dà degli ordini? La cosa mi piace"...) Fanservice a go go, lo so, ma non posso dire di non averlo apprezzato ;)

 
   
 
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