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Autore: mattmary15    27/02/2020    2 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo IV
Strategie


Karen si sente una furia.

Ha lasciato che la rinchiudessero nel quartier generale dello Shield. E’ sotto lo stesso tetto di Loki. Ha detto a tutti che la cosa le stava bene ma ora comincia a sentirsi agitata.

Esce dalla sua stanza e raggiunge la palestra. Quando era ancora la vecchia Karen, Steve le aveva insegnato a scaricare la tensione prendendo a pugni un sacco pieno di sabbia. La stanza è vuota. Raggiunge il sacco e immagina che sia Loki. Lo colpisce una, due, tre volte. Al quarto colpo si ferma. Dal suo pugno si sviluppa una sorta di energia nera striata di rosso. Agita la mano ma quella specie di aura sembra aumentare invece che diminuire. Sente il battito del suo cuore accelerare talmente tanto che le sembra stia per esplodere.

“Agitare la mano non servirà.” Karen si volta e vede Jarvis fermo sulla porta.

“Jarvis, vattene. E’ pericoloso.” Per tutta risposta, la Visione si avvicina e si ferma ad un passo da lei.

“Devi calmarti.”

“Jarvis, se non te ne vai non posso prometterti che non ti farò del male.”

“Non ho paura di te, dottoressa.”

Quelle poche, semplici parole hanno il potere di calmare Karen e farla sentire di nuovo padrona di se stessa. L’aura lentamente rifluisce nella sua mano e scompare.

“Incredibile!” Karen continua a fissare le sue dita.

“Niente affatto. E’ parte di te e puoi controllarla.”

“Ti riferisci a l’aether?”

“Mi riferisco alla tua rabbia, dottoressa. Ma sì, anche all’aether.” Karen sospira e si siede sul pavimento, i gomiti sulle ginocchia. Jarvis si siede di fronte a lei.

“Vorrei poterti dire che mi sento davvero così.”

“Così come?”

“Arrabbiata.”

“E’ ciò che sembri.”

“E’ l’unica sensazione che avverto appena in superficie. Per il resto mi sento come un barattolo di cioccolata in una casa piena di bambini.” Jarvis la guarda perplesso e Karen ride.

“Vuoto! Sai Jarvis, mi dimentico che sto parlando con una creatura che non conosce usi e costumi terrestri.” Il sorriso di Karen si fa malinconico.

“Mi dispiace di averti rattristata.”

“No, non è colpa tua. E’ che all’improvviso mi è tornata in mente un’altra conversazione simile a questa.”

“Con qualcuno che non è di queste parti, come me?”

“Già. Parlare con lui era surreale. Poteva spiegarti i misteri dell’universo con una perifrasi letteraria ma non riusciva a capire perché un cammello dovesse passare per la cruna di un ago e cose simili.” Karen fa di nuovo quel sorriso malinconico.

“Stai parlando di Loki, dottoressa? Lo sai che è detenuto a qualche metro di distanza da qui? Potresti di nuovo parlare con lui se lo volessi.”

“E perché mai?” Il sorriso è sparito dalle labbra di Karen e ha lasciato il posto ad una gelida indifferenza.

“Perché potrebbe aiutarti a capire meglio cosa ti sta succedendo!”

“No, grazie. L’unico motivo per vederlo potrebbe essere quello di fare a lui ciò che lui ha fatto a me ma, a quanto pare, Thor gli è ancora sinceramente affezionato per cui meno entrerò in contatto con Loki e meglio sarà.”

“Capisco. Qualcuno potrebbe dire che l’odio è l’altra faccia dell’amore, dottoressa.”

“No, Jarvis. L’odio è odio. O forse è ciò che resta quando l’amore non c’è più.” Karen si alza e va verso la porta. La voce di Jarvis la raggiunge quando è quasi alla porta.

“Lo hai amato?” Karen si ferma sul posto e tentenna.

“Non voglio più parlarne, ti prego, Jarvis.”

“Scusami. Ad ogni modo, io so come ci si sente a dover controllare i propri impulsi. Se vuoi, posso insegnarti.” Karen si volta.

“Ci penserò.” Lascia la stanza. Jarvis fissa la porta poi sente un segnale provenire da una delle sue polsiere. Si schiarisce la voce e risponde.

“Sì, signore?”

“Jarvis, dove diavolo sei finito? Mi servi in laboratorio.”

“Arrivo, signore.” Chiude la comunicazione e raggiunge Tony Stark.

 

Fino ad un minuto prima, Karen avrebbe giurato di aver camminato fino alla sua camera perciò il motivo per cui è finita davanti alla porta della camera di contenimento è un mistero.

Si volta e fa per andarsene ma qualcosa la trattiene. Sa bene che, fino a che non l’avrà affrontato, non riuscirà a liberarsi di lui.

Apre la porta di scatto e lo vede. Se ne sta seduto in terra, appoggiato alla parete di vetro con gli occhi persi nel vuoto. Karen cammina fino al vetro che li divide e che sa essere più spessa di qualunque altra al mondo e lo chiama.

“Loki.” Nessuna risposta. “Che fai, mi ignori?” Ancora nessuna riposta.  Lo guarda rifiutare il contatto visivo. Karen sa che non è mai stato bravo ad affrontare le proprie responsabilità. Una volta le ha raccontato di quando ha preferito lasciarsi cadere nel vuoto piuttosto che rendere conto ad Odino delle sue azioni.

“D’accordo, parlerò io. Sappi però che non ti piacerà sentire ciò che ho da dire. Ho detto a tutti che la tua presenza qui non mi infastidisce e devo dire che ora che ti vedo, è così. E sai perché? Non perché ti abbia perdonato per avermi mandata a morire o per avermi trasformata in una metaumana. Semplicemente perché non provo più niente. Vederti non mi fa provare niente. Quello che mi hai messo dentro non mi fa provare più niente. Avevo una vita prima d’incontrare te, di credere alle tue menzogne. Ora ho solo un’oscurità che scava dentro di me e di cui non mi libererò mai. Se la tua intenzione era quella di trasformarmi in una creatura priva di cuore quale sei tu, ci sei riuscito ma io non sarò come te. Non farò mai del male alle persone che mi hanno dimostrato affetto e amicizia. Piuttosto troverò il modo di rinunciare a questa sottospecie di occasione di seconda mano che mi hai dato.” Loki rivolge la testa nella sua direzione e gli rivolge due parole.

“Aiutami, Karen.” La donna ride.

“Scordatelo. Hai quello che ti meriti!” Piena di rancore, lascia la camera e se ne va.

 

L’indomani arriva in un lampo nel quartier generale dello Shield.

Nella sala colazione tutti hanno facce stanche. Tutti tranne Tony Stark che prende in giro chiunque entri con l’aria di chi non ha chiuso occhio.

“Allora? Avete portato la colazione al nostro ospite indesiderato?” Chiede Tony imburrando una fetta biscottata.

“L’ho fatto io, signore. Molto presto stamane.”

“Il nostro prezioso Jarvis,” dice Tony addentando la fetta cosparsa di marmellata “temo abbia un debole per tuo fratello, Thor!”

“Solo curiosità, signore!”

“Sta lontano da quell’individuo, per il tuo bene, Jarvis.” La voce del capitano arriva forte e chiara dal divano in fondo alla stanza e Thor sospira. Jane entra accompagnata da Karen e va verso il tavolo di Thor.

“Buongiorno a tutti, è rimasto del caffè?”

“Buongiorno, Jane. Prendi il mio, non ne ho voglia.” Jane lo ringrazia con un bacio a fior di labbra. Karen va a sedersi accanto a Jarvis. Sente su di sé lo sguardo di Steve ma dopo la loro ultima discussione non ha voglia di confrontarsi con lui. Non ancora.

“Buongiorno, dottoressa.”

“Buongiorno, Jarvis. Pensavo che, se la tua offerta è ancora valida, tutto sommato mi andrebbe che mi insegnassi a gestire quello che ho dentro. Bruce si era offerto di fare qualche seduta per il controllo della rabbia ma stamattina non lo vedo.”

“Credo che il dottor Banner sia in compagnia della signorina Romanov.” A Karen sembra che il tono di Jarvis sia, in qualche modo, malizioso. Karen ride.

“Meglio per lui. Quei due sono delle calamite.”

“Credevo fossero umani. Ecco, magari quello verde una po’ meno.” La voce di Jarvis è seria e Karen solleva lo sguardo dalla sua brioche e quasi il boccone le va di traverso.

“E’ una battuta, Jarvis, che cavolo! Da quando hai fatto l’upgrade hai perso il senso dell’umorismo!”

“Capisco. Intendi dire che si attraggono.”

“Esatto. Vado a prendere del caffè.” La mano di Jarvis si muove e la caffettiera vola al loro tavolo. “Grazie, Jarvis!”

“Merito dell’upgrade.” Karen ride.

“Bevo il mio caffè e cominciamo la prima lezione, ti va?” Jarvis sorride.

“Di che parlate?” Tipico di Tony ficcanasare.

“Aiuto la dottoressa ad acquisire maggiore controllo sulla sua nuova condizione.”

“E da quando t’interessano le donne, Jarvis?”  Karen quasi si strozza con il caffè.

“Tony!”

“Scherzavo! Comunque Jarvis, ti sei appena fatto un nemico prendendo il posto di capitan cuore infranto!”

Jarvis sente Steve sbuffare alle sue spalle. Karen si spazientisce e afferra il polso di Jarvis.

“Andiamo. Sono stanca delle battutacce di Stark!” In quel momento l’allarme si mette a suonare e Fury compare sulla porta.

“Muovete il culo, giganti di ghiaccio in arrivo.”

“Qualcuno ha controllato che Loki sia nella sua gabbia?” Chiede il capitano.

“E’ ancora lì.” Risponde Jarvis. “Lo tengo d’occhio continuamente.”

“Andiamo allora, che stiamo aspettando?” Burton beve l’ultimo sorso di caffè ed esce di corsa.

“Vengo anche io!” Karen fa per seguirlo ma la mano della Visione la trattiene.

“Tu devi restare al riparo. E’ per te che sono venuti, non dimenticarlo.” Steve le è subito al fianco.

“Jarvis ha ragione, raggiungi la Hill insieme a Jane.”

“Vieni, Karen, andiamo.” Jane la trascina via e non le resta che seguirla fino alla stanza dove Maria Hill supervisiona tutte le operazioni.

La battaglia è intensa e un gruppo di giganti di ghiaccio riesce persino a penetrare nella base ma gli Avengers riescono infine ad avere la meglio. Al loro rientro, Capitan America ha qualcosa da ridire sul modo in cui hanno combattuto.

“Non importa quanti ne abbattiamo, ne arrivano altri. Da dove? Sono certo che quel bastardo di Loki non ci ha detto tutto!”

“Sai, capitano, non tutte le cose che ti succedono sono colpa di Loki! Ci sono molte strade segrete che collegano i mondi e i giganti di ghiaccio sono abili nel trovarle!” Esclama Thor.

“Lo sai perché Loki è uno di loro, vero?” Le frecce di Burton fanno male anche quando sono fatte di parole.

“Non litigate tra voi, amici!” Li esorta Jarvis “Uniti possiamo vincere, divisi, di certo, cadremo.”

“Suggerimenti, Jarvis? Perché al momento io non vedo molte opzioni.” Tony indossa ancora la sua armatura anche se ha tolto l’elmo.

“Vogliono l’aether. Lo seguiranno ovunque. Ma potrebbero confondersi se avessero più tracce da seguire.”

“Che intendi?” Chiede Bruce, avvolto dalla solita coperta che funge da abbigliamento di fortuna post trasformazione. Nat continua a tenergli una mano sulla spalla, forse inconsapevolmente, più probabilmente per evitare che perda di nuovo il controllo.

“Usiamo il potere del Tesseract. Era la loro gemma originaria. Se avvertiranno il potere di due gemme, non sapranno quale seguire e dalla loro indecisione trarremo vantaggio. Forse scopriremo addirittura qual è il passaggio segreto che adoperano per saltare tra i mondi.”

Fury passa con lo sguardo da Jarvis a Tony.

“Che ne pensi, Stark?”

“Potrebbe funzionare. Thor, che ne dici? Potresti riportarci il Tesseract?” Thor annuisce.

“E riporta Loki su Asgard, non ci serve più!” aggiunge Rogers.

“Aspettate!” la voce di Jarvis è meno calma del solito. “Potrebbe essere il nostro piano di riserva. Una merce da scambiare con l’aether qualora ci servisse scendere a patti col nemico. In fondo è uno di loro.” Il martello di Thor lo colpisce in pieno petto e torna nella mano del suo proprietario pronto a colpirlo daccapo.

“Non osare, accozzaglia di materie inanimate!” grida Thor “E’ di mio fratello, un principe di Asgard, che stai parlando!” Jarvis si alza e fa un inchino col capo.

“Chiedo umilmente perdono, la mia anima è, come dire, difettosa.”

“Dubito che tu ne abbia una!” insiste il dio ma Karen si frappone fra i due.

“Problemi con chi è privo di anima, Thor? Persino tuo fratello ti biasimerebbe!”

“Karen, mio fratello, che ti piaccia o no, ti ha riportata in vita e si è fatto trascinare in catene sulla terra per evitare che tu venga consegnata ai giganti di ghiaccio!”

“Non l’ha fatto certo per lei!” esclama Steve.

“Ad ogni modo, Loki è qui e, finora, ha mantenuto la sua parola di stare buono. Può ancora servire. Portaci il Tesseract, tuo fratello sarà al sicuro.” Thor annuisce ma quando si volta verso Jane, le sussurra qualche parola riguardo alla promessa di Fury.

“Jane, tu e Selvig fate in modo che Loki non venga maltrattato. Non ha amici qui.”

“Tranquillo, Thor. Torna presto però!”

“Contaci.” Il dio svanisce non appena richiama il bifrost.

 

“Qual è la prossima mossa?” E’ Natasha a fare la domanda.

“Il piano è semplice.” La voce di Tony però non è la solita. E’ preoccupato. Il piano prevede troppe variabili e a lui non piace non avere il controllo su ciò che gli accade intorno. “Non appena Thor sarà tornato col Tesseract, spediremo lui e Karen in due direzioni opposte. Jarvis userà il potere della gemma della mente per schermare l’aether. In questo modo i giganti di ghiaccio seguiranno la scia di briciole di pane che gli lasceremo col Tesseract e finiranno nella nostra trappola. Facile come bere un bicchier d’acqua.”

“Facile a dirsi, più difficile a farsi.” Burton è uno che studia le situazioni dall’alto prima di agire, normale che veda tutti i limiti di un piano approssimativo.

“Funzionerà, se lo faremo funzionare.” Stavolta è Nat a parlare.

“Giusto, un po’ di ottimismo, che cavolo!” Tony si esalta quando qualcuno si affida alle sue idee.

“Non proteggeremo la dottoressa con l’ottimismo, signore.” La voce di Jarvis è meno controllata del solito.

“Ha ragione Jarvis. Dobbiamo assicurarci che il piano funzioni. Hai già pensato a dove mandare Karen?” Chiede Steve con la solita aria preoccupata che da un po’ lo accompagna. Tony sorride e batte le mani.

“Ce l’ho! Guardate sullo schermo.” Tutti si girano nella direzione di un maxischermo attaccato alla parete dove compare un immagine di una casa su una montagna innevata prima minuscola poi sempre più ingrandita.

“Sembra un luogo solitario. Difficile da difendere da lontano. Se la portiamo lì, basterà Jarvis a proteggerla?” Burton non ha perso ancora tutti i suoi dubbi. Steve però è sempre il più irrequieto.

“Innanzitutto dov’è questo posto solitario? Quanto è lontano da qui? Quanto ci vuole a raggiungerlo?”

“Si tratta di un vecchio rifugio militare e, per rispondere alla tua domanda Steve, è abbastanza lontano da qui e lo sarà ancora di più dal luogo in cui porteremo il Tesseract. E’ sull’Himalaya. Diciamo che l’ho sequestrato un po’ di tempo fa.” Tony usa sempre il suo tono allegro ma è serio come non mai.

“Informo la dottoressa del piano. D’accordo?” Jarvis si alza e raggiunge la porta.

“Voglio dirglielo io.” Steve gli mette una mano sul petto e lo blocca.

“Allora riassumiamo i ruoli!” Fa Stark in pieno stile da agente operativo dello Shield “Jarvis porta Miss aether sull’Himalaya e la nasconde con il suo potere. Appostato su di un nido già predisposto, Burton ci farà da agente di collegamento e ci dirà se va tutto bene o se c’è bisogno d’aiuto. Io porterò il tesseract all’altro capo del mondo, una bellissima isola tropicale completamente deserta, scortato dal nostro team codice verde!” Bruce e Natasha si guardano e sbuffano in sincro. “Infine Thor e il Capitano resteranno qui pronti a schizzare in una direzione o nell’altra per dare una mano, un martello, uno scudo o qualsiasi cosa sia necessaria!”

“Ok, allora io vado a parlare con Karen.” Steve la scia la stanza ma si accorge solo all’ingresso dell’ascensore che Jarvis lo ha seguito. “Jarvis.”

“Signore?”

“Jarvis, vorrei parlare con Karen da solo.”

“Certo, signore. Attenderò fuori dalla porta nel caso ci sia bisogno di me.”  L’ascensore si ferma e Steve ne esce sorridendo.

“Ti assicuro che non avrò alcun bisogno di te.” Il capitano bussa alla porta di Karen ma prima che lei apra, sente di nuovo la voce di Jarvis.

“Ma io non mi riferivo a lei, signore.”  La porta si apre e Karen compare sull’uscio.

“Ehi! Che succede?”

“Karen, devo parlarti. Da soli.” Fa Steve indicando la figura alle sue spalle. Jarvis scuote le spalle.

“Non dobbiamo dirci niente di così personale, Steve. Avanti, entrate.” Il capitano e la Visione entrano nella camera di Karen. Steve si siede accanto a Karen sul divano, Jarvis rimane in piedi appoggiato allo stipite della porta.

“Dobbiamo spiegarti cosa sta succedendo.”

“Fury ha decretato la sentenza?”

“Avanti, Karen, non fare così. Abbiamo buone notizie.” Insiste Steve.

“Se ve le ha date Loki, non sono buone notizie.” Jarvis alle loro spalle fa un colpo di tosse.

“Riguarda l’attacco dei giganti di ghiaccio. Loki ci ha spiegato il motivo per cui hanno attaccato il laboratorio di Bruce.”

“Questo lo sapevamo già. Volevano me.”

“Vogliono l’aether, una delle sei gemme dell’infinito.” Karen si alza in piedi, lentamente,  come se avesse avuto un’illuminazione.

“L’aether. Che sciocca a non averlo capito.” Karen ciondola la testa.

“Hai confidenza con questo argomento?” Steve si alza e la segue. Karen incrocia le braccia.

“Sì. Loki me ne ha parlato durante il periodo della sua prigionia qui. In effetti, sembra ridicolo, era esattamente dove è adesso. Mi ha parlato approfonditamente sia del tesseract che della gemma della mente ma poco dell’aether. Mi ha spiegato solo che, a suo avviso, era la più potente tra le tre. E che era fluida. Pertanto credo che lui l’abbia scelta perché si adatta meglio all’integrazione con la materia organica umana.”

“Ottima osservazione!” La voce di Jarvis fa girare sia Karen che Steve nella sua direzione. Lui alza le mani come a far intendere che non interromperà più.

“Karen, non è questo il punto ora. I giganti di ghiaccio mirano a tornare in possesso di una delle gemme dell’infinito. A detta di Loki, a loro non importa quale per cui abbiamo mandato Thor a recuperare il tesseract.”

“Oh, Steve, non starete pensando di consegnargli il tesseract!”

“Ovvio, no. Ma useremo la sua energia per portare i giganti di ghiaccio lontani da te e gli daremo una buona lezione. Sapremo essere persuasivi.”

“E io in tutto questo che dovrei fare?”

“Nasconderti.” Karen urla.

“Non se ne parla! Io ho delle domande e voglio delle risposte. Se adesso mi seppellite da qualche parte, passerà un mucchio di tempo per averle!”

“Calmati Karen! E’ per la tua sicurezza.”

“Calmarmi un corno! Forse non ti è chiaro come mi sento!”

“No, Karen, non mi è chiaro e sinceramente tu non fai nulla per farmi capire!” Ora è Steve ad alzare la voce agitando le braccia.

“Io non faccio niente per farti capire? Ed esattamente cosa vorresti che ti dicessi? Che non sono più io? Che non credo di aver bisogno di essere protetta? Che state facendo un errore a riportare un’altra gemma dell’infinito sulla Terra? Loki è stato chiaro su questo. Vanno tenute separate!”

“Loki, Loki, Loki! Ti rendi conto che parli solo di quel maledetto!” Le urla di Steve salgono di tono. Karen, se può, si agita ancora di più.

“Stai diventando paranoico, Steve!”

“No! Sei tu che sei completamente cieca!”

“Forse sei tu ad essere cieco! Per te è tutto bianco o tutto nero.”

“E’ così che deve essere, dannazione!” Steve stavolta colpisce una parete con un pugno, sfondandola. Karen indietreggia ma prima che possa dire qualcosa, il braccio di Steve viene prepotentemente tirato indietro. L’espressione di Jarvis è calma come al solito.

“Pare che, in fondo, ci fosse poi bisogno di me.” Steve lo guarda e, rendendosi conto di aver esagerato, alza entrambe le mani.

“Ok. Parlaci tu, allora.” Steve si volta e lascia la stanza.

“Mi dispiace per la scenata, Jarvis.”

“Non è colpa tua, dottoressa.”

“E invece sì.” Agita le mani mentre lo dice, come se bruciassero, “Sono diventata instabile e propensa all’ira.”

“Miglioreremo.”

“Vorrai dire che migliorerò. Tu mi sembri sempre così, come dire, pacifico.”

“Non lo sono sempre stato. La mia precedente versione non era così pacifica.”

“Ti riferisci ad Ultron?”

“Corretto.”

“Beh, l’hai superato.”

“Grazie alla gemma dell’infinito. Potresti fare altrettanto.”

“Non lo so. Non mi sembra che questa cosa che mi circola in corpo possa aiutarmi.” Karen si guarda i polsi. A volte ha la sensazione che pulsino.

“Pensavo ad una cosa, dottoressa.”

“A cosa?”

“Il signor Stark pensa che una villa sull’Himalaya possa essere il posto giusto dove nasconderti. Io sono d’accordo. Pensavo che potremmo partire prima. Potremmo approfittare di un posto isolato per studiare la tua nuova condizione e migliorare.”

“In effetti non mi dispiacerebbe lasciare questo posto.” Karen sospira e si lascia cadere sul divano.

“Troppa pressione, dottoressa? La presenza di Loki, giusto?” Jarvis si avvicina lentamente e si siede accanto a lei.

“Non capisco come tu faccia, Jarvis, perché davvero non lo capisco neppure io ma sei in grado di capirmi meglio di quanto non ci riesca io.”

“Ti va di parlare di lui?”

“Di Loki?”

“Io non l’ho conosciuto. Non mi sono fatto ancora un’idea chiara di lui. Mi sembra una creatura intelligente. Più intelligente di molti che ho incontrato finora.” Karen ride. Di gusto. E si passa una mano tra i capelli biondi.

“Lo è. E’ molto intelligente. E sa un mucchio di cose. Certo, non come le conosciamo noi. La sua conoscenza è diversa ma è, diciamo, omnicomprensiva. Ad esempio, le gemme dell’infinito le conosceva bene. Inizialmente credevo che il suo interesse fosse legato al loro potere ma, più ne parlavamo, più capivo che la sua era curiosità. Ecco, Loki è curioso.” Mentre parla, gesticola e Jarvis la guarda con interesse crescente. Lei continua. “Certo, è anche un assassino. E un bugiardo. Non per niente lo chiamano il dio degli inganni!”

“Ne parli come se il suo lato oscuro non ti spaventasse.”

“Da quando lo conosco non ha mai fatto nessuna di quelle cose orribili. Mi ha mentito, manipolato e forse è responsabile della mia morte.” Jarvis la interrompe.

“E della tua resurrezione!”

“Sì, anche di quello. Comunque non ha ucciso nessun altro. E io credo nei danni collaterali.” Una ruga sulla fronte di Jarvis si corruga.

“Credi di essere stata questo per Loki? Un danno collaterale?” Karen si strofina le mani.

“Credo di non essere stata un bel niente per Loki. Ma mi hai ascoltata? Lui è un dio e io, al confronto, un primate.”

“I primati sono curiosi.” Jarvis la sta prendendo in giro? Karen sorride.

“I primati sono stupidi!”

“Corretto.”

“Sai, Jarvis, avevi ragione. Parlare con te mi fa bene.”

“Allora anticipo la partenza?”

“Sì, Jarvis, portami via di qui.” Karen gli mette una mano sul polso e gliela stringe appena.

 

Thor è appena tornato col tesseract e ha scoperto che Loki se ne sta muto in gabbia e che Karen è già partita. Con la Visione. Jane gli mette una mano sul braccio.

“Amore, che c’è? Sei ancora preoccupato per Loki? Lo sai com’è fatto. Non parla perché nessuno di noi gli sta particolarmente simpatico ma sta bene.”

“Nessuno potrebbe davvero dire se sta bene. Comunque non capisco perché ora non voglia parlare neppure con me. Era d’accordo nel fare questa cosa. Forse è arrabbiato perché l’abbiamo rinchiuso.”

“Lo è sicuramente. Io lo sarei!” Esclama Jane.

“Adesso dobbiamo scongiurare la guerra con Jothuneim. Affronteremo l’astio di Loki al nostro ritorno.”

“Mi preoccupa questa storia dei giganti che vengono da Jothuneim. Ho studiato il filmato dell’attacco al laboratorio di Banner e ho trovato delle immagini in cui i giganti appaiono come dal nulla. In realtà, riguardandole con Selvig abbiamo scoperto che si tratta di warmhole.”

“Come quelli apparsi durante l’allineamento?”

“Esatto. Ma il prossimo allineamento avverrà tra secoli!”

“Jane, cosa posso fare per aiutarti?”

“Non lo so, Thor. Loki forse può farlo!”

“Ma Loki non parla!” Jane giurerebbe che Thor è esasperato.

“Forse Karen lo farebbe parlare. Lo ha già fatto in passato.”

“Karen è lontana da qui e comunque, da quanto ne so, non è affatto bendisposta nei confronti di mio fratello.” Jane carezza la mano di Thor e gli sorride dolcemente.

“Le parlerò di nuovo quando l’emergenza sarà passata. Per favore, rilassati, ok?”

“Ok, Jane. Grazie.”

“Di nulla. Ora fa quel che devi omaccione e poi vieni nel laboratorio di Selvig. Per quell’ora se ne sarà andato e saremo completamente soli.”

“Hai cattive intenzioni, Jane Foster?”

“Oh, no! Le migliori, mio caro.” Thor l’avvolge tra le sue braccia e le sorride.

“Ci sarò.”

In quel momento Nat apre la porta della stanza in cui sono e sbuffa portandosi le mani sui fianchi.

“Ma cosa diavolo avete tutti? Gli ormoni in escandescenza?” Jane dondola tra le braccia di Thor.

“Si chiama amore, Nat! Dovresti provarlo.”

“No, grazie. Andiamo Thor, Tony aspetta e quando non sa che fare, spara cazzate a raffica.”

“Ok, andiamo.”

Thor e Natasha lasciano la stanza e Jane si stringe nelle spalle. Davvero Natasha non sa cosa si perde o forse lo sa e si dispera per questo.

 

“E’ confortevole.” Karen si guarda intorno mentre Jarvis accende il camino.

“Non è male. Non ci sono le comodità della Stark Tower ma dovremo starci solo pochi giorni.”

“Io ci posso sopravvivere ma tu come fai senza il tuo collegamento alla rete? Immagino che ti senta un po’, come dire, isolato.” Jarvis sorride e si rialza.

“Beh, è come disintossicarsi un po’, non trovi dottoressa?” E dicendolo allarga le braccia. Karen lo guarda e le sembra di ricordare qualcosa che aveva scordato. Qualcosa che le farebbe bene ricordare ma Jarvis si affretta a ricomporsi e a richiamare la sua attenzione sul frigorifero.

“Hai fame?” Chiede Karen.

“Non saprei dire ma avrei intenzione di cucinare qualcosa per te. Tu devi mangiare.” Karen scuote il capo.

“E’ tardi e non ho molta fame. Che ne diresti di una tazza di tea caldo?”

“Siediti davanti al fuoco. La preparo io e te la porto. Nel frattempo perché non mi racconti qualcosa?”

“Qualcosa di che tipo? Non vorrai ancora sentirmi parlare di Loki?” Jarvis scuote il capo.

“Parlami di te.”

“Non c’è molto da dire su di me. Sono un medico, una scienziata che ha sacrificato quasi tutta la sua vita privata alla ricerca. Niente fidanzato o marito, né figli. I miei genitori vivono nel Tennessee. Hanno un ranch, ci crederesti?”

“Abbiamo una ragazza del sud!”

“Jarvis, per favore. Non mi aiuti ad aprirmi.”

“Raccontami del ranch.” Karen chiude gli occhi.

“Beh, comincia tutto con una grande strada che sale lungo due filari di alti alberi. Poi attraversi uno steccato bianco e raggiungi un prato enorme. Se alzi lo sguardo vedrai una casa non molto grande ma che emana calore. Tutta di legno vivo e tendine bianche. Orribili tendine bianche a dire il vero.” Ride ma tiene gli occhi chiusi. “Poi, a destra vedi le stalle. Sono dipinte di rosso. Un tempo erano piene. Adesso ci sono solo pochi cavalli. Quelli che servono per le visite guidate della zona. E’ l’attività dei miei da quando sono ufficialmente in pensione. I cavalli sono animali stupendi ma puzzano terribilmente.”

“Sembra un posto molto bello.” Karen sente che Jarvis traffica con le tazze.

“Il meglio non è neppure questo. Alle spalle della casa c’è un lago enorme. Mio nonno ha costruito un pontile e io e le mie sorelle ci sdraiavamo lì a prendere il sole. Loro facevano il bagno. Io a volte prendevo la barca e un libro, mi allontanavo e passavo interi pomeriggi alla deriva.”

“Non facevi il bagno?”

“Scherzi, Jarvis? L’acqua dei laghi è verde! Verde capisci? Mi faceva paura.”

“Posso immaginare.” Karen ora sente il profumo del tea proprio vicino al suo naso. Apre gli occhi e vede Jarvis che le porge una tazza. La prende e assaggia. Earl grey e un goccio di latte.

“Come diavolo facevi a sapere che è il mio preferito?”

“Ho avuto fortuna. Ho pensato che un po’ di latte ti avrebbe fatto bene. Non puoi andare a letto a stomaco vuoto.”

“Jarvis, raccontami tu qualcosa.”

“Non saprei.”

“Raccontami dove ti piacerebbe vivere. Ora che ci penso, è la prima volta che dormi fuori da solo!”

“Stai dicendo che vuoi che dorma fuori?” Karen scoppia a ridere al punto che rischia di rovesciare la tazza di tea.

“Jarvis, non intendevo ‘dormire all’aperto’. ‘Dormire fuori’ significa passare la notte lontano dalla propria dimora abituale.”

“Oh! Corretto.”

“Jarvis, mi consideri tua amica?”

“Sì.”

“Allora posso parlarti francamente?”

“Sì.”

“Smettila di dire cose come ‘corretto’. I computer parlano così, le persone dicono ‘ok’ oppure ‘giusto’.

“Ok.” Karen gli sorride.

“Allora, dove ti piacerebbe vivere?” Jarvis si guarda intorno e poi risponde.

“Non ci ho mai davvero pensato. Finora ho dato per scontato che avrei sempre abitato alla Stark Tower. Ora però penso che mi piacerebbe vivere in un posto completamente diverso. Non so bene quale. L’importante è che sia freddo. Non amo particolarmente il caldo.”

“Davvero?”  Jarvis annuisce.

“Caspita è passata l’una!” Karen si stiracchia sulla poltrona davanti al fuoco. “Si sta così bene a chiacchierare con te. Domani hai voglia di cominciare il nostro addestramento?”

“Lo abbiamo già cominciato, dottoressa.”

“Non usi mai il mio nome. Non mi chiami mai Karen.”

“Il nome di una persona è quanto di più caro uno abbia. Pronunciarlo è come pronunciare un incantesimo.” Karen lo guarda piegando appena la testa di lato, con curiosità.

“E questo Jarvis poetico da dove esce?”

“Dai libri del signor Stark, temo.”

“E dimmi, di quale libro si tratta?

“Perché tu possa ascoltarmi, le mie parole si fanno sottili, a volte, come impronte di gabbiani sulla spiaggia.
Collana, sonaglio ebbro per le tue mani dolci come l'uva. E le vedo ormai lontane le mie parole. Più che mie sono tue. Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico. Così si aggrappano alle pareti umide.

E' tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.

Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi, e più di te sono abituate alla mia tristezza.
Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti perché tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle. Tempeste di sogni possono talora abbatterle.

Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente. Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.

Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi. Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.

Tutto ti prendi tu, tutto. E io le intreccio tutte in una collana infinita per le tue mani bianche, dolci come l'uva.”

“Wow.”

“Neruda.”

“Me la reciti daccapo?” Jarvis la ripete lentamente e quando guarda di nuovo la donna, lei dorme. Jarvis le distende un plaid addosso e le toglie la tazza quasi vuota di mano.

“Buonanotte, Karen.” Rimane solo la luce del fuoco ad illuminare la stanza.



NdA:
Bentornati! Innanzitutto grazie per essere arrivati fin qui.
Allora come vi sembra? Spero che i personaggi siano credibili per quanto possibile in una storia che si differenzia dall'originale. Mi sono molto divertita a scrivere di Tony. 
Fatemi sapere che ne pensate. E' un modo per capire se lo stile che ho scelto, ad esempio, piace o rende più difficile seguire la trama. I fatti narrati al presente non sono la mia specialità quindi ogn consiglio è bene accetto.
Ovviamente ogni apprezzamento su Loki sarà graditissimo.
Baci.
Mary

  
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