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Autore: Mercurionos    09/03/2020    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 12 – La Bella Addormentata a Castel N.I.S.B.A., Parte 1 – Anno 1, 37/42 Fruttidoro
 
“Dai, impegnati un minimo di più…”
“Anf… Anf…”
Un ragazzo e una ragazza, di circa la stessa età e statura, stavano alzando nubi di polvere nella frenesia del loro scontro. Nessuno dei due voleva librarsi in aria, né scagliare un singolo colpo di energia. E, a quanto potesse sembrare ad uno spettatore qualsiasi, non avevano nemmeno intenzione di mandare a segno né pugno né calcio. Ma questo forse non era l’intento della dinamica coppia.
“Potresti… Uff… Passare anche all’attacco, Veggy… Ack, la gola!”
“Sì, certo. Come se potessi avere qualche speranza, mocciosa.”
“Smettila di chiamarmi mocciosa!” Pump attaccò il terreno di fronte a sé, mirando con le gambe al collo del principe dei saiyan. Lo mancò, ancora e ancora.
“Visto? Non riesci neanche ad avvicinarti a me! Almeno con Radish l’allenamento si fa più divertente…”
Pump si fermò, grondante di sudore: “Allora vai ad allenarti con lui, no?”
“Guarda, volentieri. Se non avesse l'influenza la tua obiezione avrebbe senso. Ma tanto…”
“TANTO cosa, vostra altezza?”
“TANTO siete entrambi deboli.”
 
“Oh! Chiedo scusa, potentissimo Vegeta Quarto! Quanto mi RAMMARICO dei nostri miseri livelli di combattimento!”
“Visto che sei ottusa? Tu sei semplicemente troppo gentile, e Radish è un debole! Siete dei fallimenti come Saiyan.”
“Radish non è un debole! Non è soltanto uno stronzo colossale come te!” La ragazza cominciò a tremare, piegandosi sempre più in avanti con i pugni stretti accanto ai fianchi.
“E infatti è e sarà sempre un debole, patetico, scarto dell’orgoglioso popolo Saiyan! Potrà anche piacere a te, ma feccia è e feccia resta!”
 
Un’esplosione di fulmini, in un singolo istante, fece mutare lo sguardo arrogante di Vegeta. Pump si era circondata di aura, sprizzante in modo energico e disordinato; i capelli si liberarono dai vincoli della gravità, i tendini si contrassero nervosi, e le pupille si ritrassero piene di ira. Vegeta era sorpreso, quasi… Spaventato? No, alla sua giovane avversaria non importava. Ora il suo unico impulso era di far male a Vegeta. Magari rompergli il suo bel nasino con una testata! Oppure tagliargli i capelli, e disegnargli dei baffi completamente fuori luogo, come quelli di Nappa! Oppure ancora… Di denigrarlo. Vedere quella particolare espressione di stupore, come se una bella bionda dagli occhi di ghiaccio stesse per spezzagli un braccio dopo l’altro, quella sì che era una vera goduria.
 
Pump allargò la propria postura, portando entrambe le mani a sinistra del volto.
Vegeta capì. E non gli piacque per nulla: “No… Ti ho detto che non devi…”
“STA’ ZITTO! Questo attacco è figo e lo faccio quante volte voglio! Galick… Cannon!”
 
Un lampo purpureo si abbatté sull’arida terra. Gli altri studenti si voltarono di scatto, allarmati dall’improvvisa esplosione di luce. Vegeta perlomeno li aveva abituati a situazioni del genere. Il fascio di energia mirò alla testa del ragazzo, che con scarso impegno lo ribatté sul suolo, come se stesse scacciando una mosca. Ancora altra polvere venne scagliata in aria, ma solo per poco: quando Vegeta si accorse di avere di fronte a sé il pugno teso di Pump non aveva già più il tempo di scansarlo, e lo ricevette in pieno. Vegeta cadde, emettendo un gemito sommesso. E la terra si macchiò di rosso. Si alzò e, passandosi una mano sul volto, vide il suo guanto annerirsi con il proprio sangue. Pump ebbe soltanto il tempo di stupirsi della propria azione e di vedere Vegeta voltarsi verso di lei.
 
Una frazione di secondo lunghissima si esaurì di fronte agli occhi della giovane, che scivolò sulle proprie ginocchia, terrorizzata. L’attacco repentino di Vegeta trovò un bersaglio prima del previsto, per fortuna. Due penne bianche, morbide come il cotone ma rigide come l’acciaio avevano frenato l’impeto del ragazzo, i cui occhi rilucevano di istinto omicida. Lo sguardo severo e minaccioso di Gipeto fece indietreggiare il principe, che lasciò il campo di addestramento volando verso la città.
 
Gipeto si voltò verso la ragazza raggomitolata a terra, ancora con lo sguardo fisso e vitreo: “Alzati.”
Pump si alzò, guardando la seria espressione del professore, che stava ripulendosi le piume dalla polvere. “Siete sospesi dal club.”
Pump alzò lo sguardo, più rammaricata che stupita: “Ma, io..:”
“Silenzio. Ora vai a farti una doccia, e non fatevi vedere fino a quando il vostro compagno non sarà guarito.” Pump abbassò la testa e si voltò, diretta verso i dormitori, ma venne nuovamente ripresa dall’istruttore: “Un’ultima cosa. Bellissima, l’esecuzione di quell’ultimo attacco.” I due si scambiarono uno sguardo, senza mostrare alcun tipo di emozione. Pump si rigirò, e continuò a camminare.
 
L’acqua scorreva lenta lungo il corpo di Pump, piano scendeva dai folti capelli verso i suoi piedi, lambendo le piccole ferite che si procurava ogni giorno. La chiara pelle non era attraversata da una singola cicatrice, e ne era felice, ma notò come le sue mani non erano rimaste morbide come il resto della sua figura. Spense il getto d’acqua e si guardò, le sue tenui forme risplendevano nella debole luce elettrica del bagno. Avvolgendosi in un ampio asciugamano, come se fosse una grande coperta, si asciugò poi passò una mano sulla testa, fino a quando la sua pettinatura non le parve più o meno accettabile.
 
Uscì nella camera e guardò Radish sommerso nelle coperte. Passarono dei minuti, ma lei stette sulla piccola sedia ad osservarlo, vedere come respirava, come ogni tanto muoveva gli occhi nel sonno. Si avvicinò a lui, e gli passò una mano sulla fronte: era ancora molto, troppo calda. Prese un piccolo asciugamano dal bagno, lo inzuppò di acqua fredda e lo piegò, posandolo sulla fronte di Radish. Pump quasi si spaventò quando vide che il ragazzo divenne ancora più rosso di prima, ma poi ripensò a Vegeta. Un misto di rabbia e disgusto si mischiarono sulle sue labbra, e non poté più voltarsi verso Radish. Aprì la porta, e scomparve nel corridoio. Chissà quanto tempo sarebbe passato prima che la giovane saiyan si fosse accorta di essere coperta soltanto da un asciugamano.
 
Appena sentì la porta richiudersi, Radish balzò giù dal letto. Ansimando vistosamente, tentò di scacciare il violento rossore sul suo volto stringendosi le guance tra le mani, e raccolse il piccolo asciugamano dalla propria fronte. Felice e confuso guardò verso la porta, interrogandosi sul peculiare comportamento dell’amica, ma la malattia ebbe la meglio, e lo ritrascinò tossicchiando nella confortevolezza del suo letto.
 
Il giorno dopo, Pump decise di attraversare il distretto dei negozi, anche se da sola. Per la prima volta si accorse di quanto tempo le occupava il club di combattimento, e di quanta gente si era trasferita nella nuova capitale dell’impero. Pochi mesi prima la presenza dell’accademia era l’unico punto focale della città, ma ora questa era cresciuta a dismisura, riempita di nuova vita. I mercati erano sempre pieni e attivi, attraversati dalle molteplici specie residenti sul pianeta. A quanto pare erano da poco cominciati i lavori di costruzione di altri centri abitati in altre zone del pianeta, con lo scopo di rendere Neo Freezer un vero paradiso: piccole ma prosperose città circondate da zone agricole, intervallate da enormi spazi lasciati a foreste e pianure incontaminate, sarebbero state il fiore all’occhiello dell’Impero Galattico.
 
Gli alti palazzi d’alabastro brillavano nella luminosa giornata di inizio autunno, scaldando le vie sottostanti come degli immensi specchi. La soluzione più gettonata pareva essere offerta da un negozietto al centro della via maestra: il gelato. Il gelato allo sgnarficolo era particolarmente buono, in quel periodo dell’anno. Pump si mise una mano in tasca, frugando alla ricerca di qualche spicciolo, e ne trovò a sufficienza per quattro porzioni di gelato. “Peccato”, pensò.
 
Uscita dal localino, stracarica di gelato, si accorse di avere lo sguardo di qualcuno puntato su di lei. Un suo compagno la stava fissando dall’interno della gelateria. Lo guardò, lo riconobbe, e gli sorrise, sbrodolandosi due vagonate di gelato in faccia, in puro stile “valanga estiva a lastroni”. Rapidissima, si ripulì il volto (con la manica sinistra, per la gioia della lavatrice) e salutò il compagno.
 
“Ehi! Ciao, Banan!”
“Ah ah… C-ciao Pppppump.”
“Cosa ci fai da queste parti? Hanno soppresso il club di cucina?”
“Eh? Ah! Sì. No scusa, no. A quanto pare tre giorni fa qualcuno ha fatto saltare in aria un forno e tutta l’aula è ancora piena di impasto.”
Nessuno precisò nulla sull’accaduto, ma sia Pump, sia Banan, che quel signore che passava accanto a loro in quel momento (sì, proprio lei signore; ora vada a casa e non si faccia troppe domande, siamo in una fanfiction seria e rispettabile, dopotutto), tutti seppero che la colpa era di un certo ragazzino stempiato che asseriva di essere il principe di una razza sull’orlo dell’estinzione.
“Oh, che peccato. E quando potete riprendere?”
“Forse già domani. Oggi dovrebbebbero ultimare le ripparazioni.”
“Bene, bene…”
“Sì, bene…”
“Eh già…”
“Già.”
“…”
 
Imbarazzo. Molto, ma molto imbarazzo. Si era creata la tipica tensione del tipo “ora faccio scoppiare una guerra nucleare se la prossima cosa che dici riguarda le mutande di mia madre”. E invece accadde molto di peggio.
“Sssenti, Pump…”
“Eh? Scusa, stavo ricordando le prime cento cifre di Pi greco. Ehi, ti sei mai chiesto perché si chiama Pi greco? Cosa cavolo è un greco?”
“No, ecco, io, volevo, chiedere, a, te, se, forse, nel, fine, ecco, nel, fine, settimana, sì, tu, forse, per, caso, hai, ecco…”
“Banan scusami, ma non sto capendo niente.”
“Volevochiedertisepercasonelfinesettimanaavessidegliimpegniesetiandavadiuscireconme”
“…Eh?”
 
Banan si contrasse fino a diventare un parallelepipedo. Con i capelli.
“Tu. Per caso. Fine settimana. Impegni?”
“Io… Eh…” Pump stava per scoppiare a ridere, ma le pareva un po’ troppo insensibile.
“Ti andrebbebbebbe… Di uscire insieme?”
 
Il ragazzo assunse una colorazione violacea, come se stesse per deflagrare in una miriade di coriandoli surriscaldati. Nel mentre Pump elaborò la domanda, valutando la possibilità attentamente, analizzando ogni minimo dettaglio che avrebbe potuto sfuggirle. Un miliardesimo di picosecondo dopo aveva la sua risposta. Un NO netto, secco, malvagio e crudele, spietato e disinteressato. Poi però guardò oltre la spalla di Banan, e incrociò lo sguardo di un suo carissimo ed amatissimo amico.
 
Vegeta, seduto ad un tavolino proprio di fronte al negozietto, stava gustando un gigantesco gelato gusto astraniglia e zampone, quando i suoi occhi incrociarono quello di Pump. Il tempo rallentò sino a fermarsi. Vegeta continuava ad esibire la sua tenera espressione da pesce lesso, ma Pump cominciò a pensare, a pensare così intensamente che il rombo prodotto dagli ingranaggi nel suo cervello potesse essere scambiato per un temporale in avvicinamento. Uno stretto, inquietante e sadico sorriso le attraversò il volto. Si raddrizzò, il viso intriso d’oscurità, riempì i polmoni d’aria e rispose pacata a Banan. Pacata quanto lo schianto di un meteorite.
“CERTO BANAN, SAREI FELICISSIMA DI USCIRE CON TE AD UN APPUNTAMENTO IL 42 DI QUESTO MESE ALLE QUINDICI IN PUNTO DI FRONTE A QUESTO LOCALE.”
Banan si fece ancor più simile ad un poligono mentre sentì queste parole. Non seppe come rispondere, e si limitò ad osservare leggermente spaventato il sorriso fin troppo allegro di Pump, stortando lentamente la testa verso una spalla. Alla ragazza però non interessava. Spostò di nuovo lo sguardo oltre il povero ragazzo poliedrico, e vide che il suo piano era andato a buon fine.
 
Vegeta, piegato in avanti come una tavola di legno spezzata, aveva riversato una quantità industriale di gelato sul tavolo, per terra, sul muro, sul cameriere, su Freezer che passava di lì per caso non più tanto convinto di aver fatto bene a risparmiare la vita a quel piccolo saiyan, con uno sputacchio degno di un vulcano. C’era chi Freezer avrebbe ammazzato per molto meno. Ad esempio se lo salutavi dandogli del tappo. Ah, e lo sapevate che Vegeta ha un fratello e che Broly ora è canonico? Sì? Lo ripeto soltanto per accertarmi di essere in linea con il comportamento a dir poco singhiozzoso della Toei.
 


Note dell’Autore:
Rileggendo la storia, mi sono accorto che uno dei topos ricorrenti nella mia narrazione è la “risposta a sputo” di alcuni personaggi quando accade qualcosa di inaspettato. Per quanto sia banale come idea, tento di… “differenziare” gli sputi, fino a quando non mi divertono abbastanza. Quando rido io stesso delle battute che scrivo, capisco che è ora di andare a letto.
 
Tarble tornerà mai sui nostri schermi? Banan riuscirà a conquistare il cuore della giovane saiyan? Quali sostanze assume l’autore? Nessuna? Che delusione! Non perdetevi assolutamente il seguito del capitolo! La fiorente rosa dell’amore sboccerà per Pump?

 
   
 
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