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Autore: Mercurionos    16/03/2020    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 12 – La Bella Addormentata a Castel N.I.S.B.A., Parte 2 – Anno 1, 37/42 Fruttidoro
 
“Quindi, hai capito?”
“Beh, più o meno sì…” Radish non si era ancora ristabilito dall’influenza quando, qualche giorno più tardi, Vegeta si fece finalmente vivo nel dormitorio.
“Però non mi è chiaro perché proprio tu avresti proposto di spiare Pump.” Tra il malato e l’abbattuto, Radish non aveva compreso le intenzioni del principe saiyan, a cui poco interessava lo stato in cui versava il compagno: “Sicuro che non c’è sotto altro, Vegeta?”
“Che diamine vai a pensare? Io penso solo alla preservazione della mia gente!”
Radish si alzò dal letto, strofinandosi incessantemente il naso: “Sarà, ma non capisco comunque il comportamento di Pump. Non mi sembrava fosse interessata in quel Banan.”
“A te non piacerebbe sapere il motivo di questa sua scelta?” Chiese Vegeta. Radish si fece paonazzo, e gli schioccò un’occhiata imbizzarrita: “Chi? Io? Perché? Sì! Cioè! Dipende! Checosavorrestiinsinuare?”
 
Vegeta sbuffò, tediato dal ridicolo comportamento giuggioloso di Radish. Si alzò, indossò l’armatura più piccola, tra le varie che possedeva, e si diresse verso la porta: “Piantala di fare il cretino. Se vuoi andiamo, altrimenti torno ad allenarmi.”
Radish scattò in piedi: “Dobbiamo seguirla!” Esclamò carico di energie. Vegeta lo fissò confuso, ma non meno annoiato di prima. Radish continuò la sua orazione: “È nostro preciso dovere proteggere l’ultima della nostra specie! Sia mai che le accada qualcosa! Dobbiamo seguirla, accudirla, e preservarla da ogni pericolo! Sì! Perché così deve comportarsi un vero saiyan! Noi siamo i più forti, i più valorosi, i più be- Vegeta?”
Ma il principe, nauseato dalle fesserie sparate dall’amico, aveva già preso il largo da un pezzo.
 
Vegeta stava flemmaticamente scendendo le scale della torre dei dormitori. Anche lui era stato sorpreso dalla scelta di Pump, ma non riusciva a comprenderne il motivo. Aveva forse esagerato qualche giorno prima, durante il combattimento con la ragazza, tanto da spingerla a cercare una nuova compagnia?
 
No, ovviamente no. Lui era il principe dei saiyan. La sua parola era legge, la sua opinione era verità. Vegeta si mise a ridere come un maniaco mentre scendeva le scale, poi, quando aveva finalmente smesso, Radish gli fece notare la sua presenza: “Piantala, che stai spaventando gli altri studenti.”
 
Abbastanza tesi, i due giovani saiyan si avviarono verso il centro della città, diretti alla loro ben nota gelateria. Ogni tanto un grugnito, flebile quanto una combo di 99 colpi su Budokai Tenkaichi 3, si fece largo nell’aria partendo dallo stomaco vuoto di Radish. Il ragazzo, che non si era ancora ripreso del tutto dalla malattia, non aveva potuto nemmeno mangiare un boccone quel giorno. “Fermati!” Vegeta si lanciò su Radish come nelle migliori fanfiction lemon-yaoi-ooc, sbattendolo violentemente nel pertugio tra due palazzi. “Ahia! Ma sei scemblblmmll!?” Il principino gli aveva già tappato la bocca con una mano. Grondante di lucenti perle di sudore, Vegeta spiava nella grande via del mercato, terrorizzato. Radish si piegò verso la strada e comprese lo spavento dell’amico.
 
Nappa stava allegramente passeggiando per il centro della città. Sfoggiando un sorriso a sessantaquattro denti (i dentisti lo odiano) sgusciava da una bancarella all’altra, da una vetrina a quella dopo. La cosa che però aveva maggiormente spaventato Vegeta non era il suo tutore, quanto il suo bagaglio: una grossa ma soprattutto piena borsa della spesa. E Vegeta sapeva bene cosa contenesse.
 
“Shcusha Veheta, mi hasci anhare?” Radish cominciava a perdere la capacità di assorbire ossigeno: “Qual è il problema? Anche se ci vede Nappa possiamo semplicemente salutarlo, no?” “Sta’ zitto! Se è qui, ed è la fine del mese, e ha ricevuto lo stipendio, e ha una borsa della spesa, e sta sorridendo, e no no no no no….”
“Si può sapere qual è il problema, principessa?”
 
Radish si zittì subito, lanciandosi le mani sulla bocca. Era morto. Questa volta il principe lo avrebbe ucciso sul serio, scaraventandolo con un cazzotto sulla Luna. Sì, quella della Terra. Ma Vegeta non reagì come previsto, e invece gli rispose: “Nappa sta facendo le compere… Per ME! Se è come accade ogni tanto, vuol dire che ha comprato qualche altro vestito, o qualche quaderno, o chissà cosa altro!”
“Sia mai che tu perda tempo divertendoti o studiando, non è vero?”
“Sì dannazione! Se quel matto mi ha comprato altri vestiti per uscire faccio saltare in aria l’appartamento!”
“Oh, cielo! Bisogna proprio lasciare agli autori di dojinshi il compito di darti vestiti differenti dalla undersuit…”
“Radish, se fai un altro riferimento alla cultura terrestre faccio saltare in aria TE.”
 
“Come facciamo allora? Fra qualche minuto Pump e Banan dovrebbero incontrarsi!” Vegeta guardò l’orologio sullo scouter: mancavano pressappoco cinque minuti, e Nappa aveva deciso di studiare a fondo la bancarella delle verdure, giocolando fin troppo allegramente con i brolioccoli e le kakarote. I ragazzi continuarono a guardarsi intorno, e non riuscivano a trovare una via di fuga, fino a quando Vegeta non notò l’insegna sull’edificio accanto al quale si erano rifugiati: era una boutique.
“Radish, vai di quattro… no, quattro metri e mezzo più in là?”
“Okaaay… Ma perché? Vegeta, cosa stai facendo? VEGETA NO!”
 
Troppo tardi. Un movimento fluido, elegante e potenzialmente molto sexy era scivolato nel corpo snello ma atletico del principe dei saiyan. E aveva abbattuto il muro del negozio accanto, con incredibile silenzio. Radish e Vegeta entrarono in uno dei camerini del negozio, e ne uscirono palesando una buona dose di imbarazzo. Quando il commesso, attirato dal rumore, guardò due bei ragazzi quasi adulti e molto ben cresciuti uscire imbarazzati dallo stesso camerino… Venne fulminato dallo sguardo iniettato di sangue di Vegeta, quindi sì voltò e tornò ai suoi doveri. I ragazzi si diressero dal lato opposto del negozio, e un altro muro venne abbattuto con stile. Poi attraversarono una salumeria, e poi ancora un rumorosissimo negozio di belve esotiche, troppo sporco e disordinato per essere in linea con le leggi per la tutela degli animali.
 
Quando finalmente erano usciti dal palazzo, dopo aver procurato ingenti danni alla struttura, un tossicchiante Radish pose a Vegeta una domanda dal complesso significato deontologico: “Scusami, ma non potevamo semplicemente volare oltre il palazzo? Oppure passare da dietro? O volare attorno al signor Nappa!?”
Vegeta lo osservò per un istante, ammutolendo. Fissò il terreno, silenzioso. Pensò per un attimo, poi alzò lo sguardo e si mise di nuovo in posa da “sfonda-muri”, ma con gli occhi puntati su Radish.
“Ok! Ok! Calmati, Vegeta! Sbrighiamoci a raggiungere Pump, piuttosto.”
 
“Eccola. Ora vedi di non sfondare altre pareti.”
“Piantala. Stai zitto. Nasconditi. Capellone.”
Abili come dei ninja darkettoni, i due saiyan, ultimi gloriosi rappresentanti della loro stirpe, utilizzarono tutte le loro abilità per celarsi agli occhi dei mortali nella troppo affollata via del centro città. E si nascosero così bene che li avrebbero visti dei ciechi. Vegeta si era nascosto dietro alla lavagnetta esposta di fronte ad una rosticceria, quindi sopra la dicitura “Pranzo di lavoro solo 500 crediti (inclusa bevanda e partitina a strip poker)” spuntava la sua regale corona di capelli a punta. Radish invece si era piazzato dietro una colonnina pubblicitaria, ma se da una parte spuntavano a malapena i suoi occhi e la fronte, dall’altra compariva la poco compatta chioma in puro stile porcospino amante del gel per capelli.
 
Pump alzò di scatto lo sguardo. Un ragazzone, felice come se Natale, Pasqua e il compleanno di sua maestà la regina cadessero tutti quel giorno, si avvicinò a lei, e la salutò con un ampio sorriso. Radish tese le orecchie quanto più poteva, ma non servì a nulla. Vegeta si era già annoiato: aveva rubato il menu della rosticceria da uno dei tavolini, e stava avidamente sfogliandone le pagine, con crescente entusiasmo. E bava.
 
Banan indicò la gelateria, fece qualche domanda alla ragazza che lo accompagnava, e sparì nel negozio. Radish si irrigidì, facendosi piccolo tentando di raccogliere la sua lunga schiera di capelli. Vegeta continuava ad ammirare le costine di bisontorso. Fu così che non notarono un fatto parecchio importante: Pump si era accorta di loro. Principalmente dell’idiota nascosto malamente dietro una lavagna pieghevole, la cui presenza le aveva fatto intuire che Radish probabilmente non sarebbe stato distante. Per un attimo si chiese se fosse più felice della presenza dell’uno o dell’altro, ma venne interrotta da un gradevole profumo.
 
“Eccolo qua, un cono gusto fragolàgola e stinco.”
“Oh, grazie mille! Tu cosa hai preso, Banan?”
“Ah, è il mio gusto preferito! Sai cos’è?”
“Mmmh… non saprei. Astraniglia? Gelatiglio? Camion?”
“No, Banana.”
“Ah.”
 
Radish fece un cenno a Vegeta, tastandosi le orecchie per chiedere se almeno lui potesse sentire qualcosa. Risvegliato dal torpore gastronomico, il principe alzò seccato la testa e guardò verso la gelateria, come se stesse cercando qualcosa. E quel qualcosa lo trovò. Vegeta cominciò a gesticolare con le dita, come se stesse pizzicando l’aria. Radish lo fissò curioso, anche un po’ spaventato, ma principalmente curioso.
 
L’aria si scosse tra le dita di Vegeta, fino ad intorpidirsi. Un piccolo dischetto di energia si formò nel palmo del ragazzo e, prima che potesse essere fermato da Radish, venne scagliato verso il giustamente disattento Banan. Silente come un gufo di Namecc, il dischetto sfrecciò verso la sedia del malcapitato ragazzo, tranciandone una gamba. (Come, non avete mai visto un gufo di Namecc? Ma si vedono nello sfondo del capitolo 249 del manga, nel volume 21! Sono proprio lì, vicino alla vignetta in cui Vegeta uccide Kiwi. Oh cavolo, è uno spoiler? No che non è uno spoiler, praticamente tutti gli alunni dell’Accademia crepano su Namecc. Tranne un tal Cranberry, a quanto pare. Lui torna in vita, non lo sapete? Ma sì, perché tecnicamente è stato ucciso da Zarbon… Ora mi sto dilungando un po’ troppo.)
 
Quando Banan si accorse di non essere più seduto diritto sulla propria sedia, era troppo tardi. Nella scivolata, fece cascare in terra il gelato che teneva in mano e vi crollò addosso con il viso. Banan, con la faccia piena di Banana, si rialzò di scatto imbarazzato come non lo era mai stato. Scambiò una rapida occhiata con Pump, che cominciò a ridere di gusto. Il ragazzo la prese bene, e cominciò anche lui a ridacchiare per disperdere la tensione che si era creata, ma di certo non poteva immaginare che la ragazza sapeva perfettamente cosa fosse successo. Era anche abbastanza difficile ignorare l’esplosiva risata di Radish, che con poco successo era riuscito a trattenere la propria reazione. Curiosamente, anche Vegeta stava ridendo divertito.
 
L’appuntamento con inaspettato contorno di spionaggio continuò nel tiepido pomeriggio, costantemente minacciato da molteplici atti di terrorismo escogitati dal nobile e serissimo principe dei saiyan.
Se la coppietta di studenti entrava in un negozio di vestiti, Banan veniva istantaneamente bersagliato da altissime pile di camicie, paia di pantaloni che parevano apparire spontaneamente dal soffitto del negozio, come se piovesse, e da un cospicuo quantitativo di mutandine. La marea di intimo femminile in cui si ritrovò a sguazzare il povero ragazzo spinse i commessi ad informarsi dal loro superiore, il quale rispose alle loro domande dicendo che il negozio, a tutti gli effetti, non vendeva alcun tipo di mutanda. I commessi si interrogarono con un vicendevole sguardo, alzarono le spalle e si misero a raccattare quante più varianti di slip potessero raccogliere dal pavimento.
 
Mentre Pump e Banan passeggiavano per strada, accadeva talvolta, e con talvolta si intende almeno ogni cinque minuti, che un cartello pubblicitario, un vaso, una signora che passava di lì per caso mentre faceva la spesa, oppure anche una cesta di frutta piena di vegetali dal guscio acuminato cadessero dall’alto dei cieli verso il malcapitato ragazzo dalla pelle azzurra. Senza farsi notare troppo, Pump riuscì a dare alcuni “spintoni strategici” al suo accompagnatore, in modo da limitare i danni alla sua persona.
 
Banan propose quindi di dirigersi verso il parco posto in centro alla città, dove le minacce sarebbero forse state più rare e più naturali. Ovviamente si sbagliava. Pump non sprecò alcuna parola sui due individui perditempo che avevano deciso di seguirli saltando dalla chioma di un albero all’altra, come se si stessero allenando per diventare i prossimi hokage. Ghiande, foglie, insetti e scoiattoli cadevano molto più copiosamente del solito dalle alte piante del parco cittadino. E, curiosamente, cadevano tutti su Banan, senza mai lambire la sempre più divertita Pump.
 
Note dell’Autore:
Certe volte mi sento simile a Toriyama. Non fraintendetemi, non oserei compararmi al Maestro nel talento creativo, ma nelle cretinate che riesco ad inventare. Vi ricordate quella scena bella alla fine del capitolo 9, quando appare dal nulla Freezer, scritta abbastanza bene? Era figa, bella tesa, vero? Beh, eccovi la tipica situazione in cui Pilaf direbbe: “Non capisci la levatura morale ed intellettuale che l’Autore vuole conferire almeno in apparenza a questo manga?” (Capitolo 19 di Dragon Ball). Spero di avervi fatto ridere almeno un pochino.
 
I gufi di Namecc non esistono. In verità sono dei crostacei.
 
Come finirà l’appuntamento tra Pump e Banan? Perché ho un brutto presentimento, come se volessi concludere con una nota dolente il capitolo? Non perdetevi assolutamente il finale!

 
   
 
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