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Autore: AngelCruelty    17/03/2020    4 recensioni
"Storia partecipante alla Challenge pro Quarantena indetta da Ile_W nel forum di EFP"
Dopo il "vissero felici e contenti" delle nostre amate fiabe non c'è un vero punto fermo.
L'oscurità non muore, non svanisce, ma continua ad aggirarsi nel buio della notte.
Prendono forma pensieri oscuri di vendetta, nell'ombra...
Ogni giorno: una flash fic.
Ogni flash: un villain.
Ps. Alcune flash potrebbero essere Crossover tra diversi film Disney (verrà segnalato prima del testo).
Pps. La maggior parte delle storie saranno ambientate a DOPO la storia narrata dai film (il primo, i sequel non li ho visti!)
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Promt di (Ile_W): A vuole correre fuori di casa per un'emergenza, ma essendo in pericolo B deve fermarlo/a
Personaggio: Capitan Uncino – Peter Pan

Povero, vecchio, Capitano

Uncino si chinò per indossare le sue scarpe, madido di sudore: era così da mesi, ormai.
Sempre nervoso, sempre chiuso in quella baracca costruita in fretta e furia da Spugna con qualche chiodo di fortuna e assi di legno fissate storte. A malapena si reggeva in piedi, con quelle palafitte mezze marce e piene di alghe appiccicose. E soprattutto: faceva caldo.
Non avrebbero potuto trovare un luogo peggiore di quella palude puzzolente e asfissiante come rifugio sicuro. L’aria stagnante sapeva di chiuso, anche all’aperto. Ma dopo essere scappati per giorni dal coccodrillo erano riusciti a seminarlo proprio lì, in quel posto dimenticato dalle fate. E proprio questo dettaglio poteva tornar loro utile.
Se ne stavano lì, a tramare per ottenere vendetta, silenziosi e pazienti come mai prima.
Peter pan e i bambini sperduti si sarebbero dimenticati di loro, li avrebbero dati per morti. E invece, quando loro avrebbero finalmente abbassato la guardia, Uncino e il suo fedele compagno Spugna avrebbero colpito più forte di prima!
Una mosca ronzò nell’orecchio del Capitano senza nave, e improvvisamente scattò in piedi e gridò come un ossesso: “Spugnaaaaaaaaa!”
“Cosa c’è, Capitano?” domandò l’altro, arrivando dall’angolo che era stato adibito come ‘sua camera’.
“Basta! Pronti o no, colpiremo stanotte!” sentenziò l’uomo, fuori di sé dalla rabbia.
I suoi occhi spiritati immobilizzarono il povero mozzo, che iniziò a balbettare: “Ma… Signore, non abbiamo ancora trovato il resto della ciurma, e… ecco…”
“Nessun ma! Non passerò in questa palude un solo istante in più!” decise Uncino, stanco del fetore e dei capelli crespi.
“Si, Signore. D’accordo Signore.” Annuì Spugna, che fino a quel momento aveva subito da solo l’ira del Capitano. Magari in quel modo, l’avrebbe focalizzata sui suoi veri nemici e lui sarebbe stato lasciato un po’ in pace.
Uncino scostò la tenda che fungeva da portone della casa-zattera, e fece per gettarsi con urgenza dentro la barchetta che li aveva condotti fin lì.
Ma il suo amico vide qualcosa che lo mise in allarme: “No! Fermo!” lo avvertì, per poi indicare tremante qualcosa in lontananza.
Uncino cercò di aguzzare lo sguardo invano, ma tutto in quel posto era disgustosamente verde: verdi gli alberi e la vegetazione, verde il lago, verde il coccodrillo che avanzava lentamente verso di loro… Uncino non lo vide subito, ma sentì quell’odioso ticchettio e capì che poteva provenire solo da lui: l’unico essere che odiava quanto Peter Pan.
L’uomo richiuse di scatto la tenda, come se potesse proteggerli davvero, e d’impulso abbracciò Spugna. Entrambi presero a tremare come foglie: “Resteremo in questa palude per sempre!” piagnucolò il povero, vecchio, Capitano.
  
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