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Autore: Circe    22/03/2020    3 recensioni
Il veleno del serpente ha effetti diversi a seconda delle persone che colpisce. Una sola cosa è certa: provoca incessantemente forte dolore e sofferenza ovunque si espanda. Quello di Lord Voldemort è un veleno potente e colpisce tutti i suoi più fedeli seguaci. Solo in una persona, quel dolore, non si scinde dall’amore.
Seguito de “Il maestro di arti oscure”.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Dal grimorio di Rabastan : “Perfetti insieme”


Dopo l’ormai lontano pomeriggio passato insieme, quello in cui avevamo fatto l’amore, non rividi più Bellatrix per molto tempo. La incontravo più che altro di sfuggita, quasi mai a casa, più spesso in occasione di incontri al Quartier Generale, sempre veloci apparizioni e puntuali sparizioni.
Questo a dimostrare, se mai ne avessi avuto bisogno, di quanto per me fosse stato vitale quel pomeriggio passato a fare l’amore insieme, mentre a lei non fosse importato praticamente niente.
In quei mesi avevo visto poco lei, ma avevo visto poco anche l’Oscuro Signore, forse immerso nelle sue magie, forse immerso in piacevoli attività proprio con Bella, o più probabilmente entrambe le cose, come si sentiva dire dalla maggior parte dei Mangiamorte, anche quelli più vicini al Signore Oscuro.
Mentre mi disturbava molto non avere contatti con lei, non avevo risentito nel non averne più con lui. Al contrario, quest’ultima situazione aveva indispettito e impensierito molto i compagni più stretti di Lord Voldemort.
Altri ancora, capeggiati da Alecto, si arrabbiavano e irrigidivano, non tanto per la sua latitanza tra noi, quanto perché questa latitanza era strettamente legata, a detta loro, al rapporto che aveva intrecciato con la sua allieva.
Insomma, i Mangiamorte si dividevano in due fazioni: una di esse lamentava il fatto che Lord Voldemort fosse troppo impegnato in una relazione e che Bellatrix gli fosse più vicina di tutti gli altri; l’altra fazione, invece, lamentava un eccessivo impegno dell’Oscuro Signore verso la magia oscura, ritenevano possibile che questa lo indebolisse oltre misura, che lo allontanasse dalle scalata al potere e dalle questioni care ai Purosangue.
Lord Voldemort era comunque e sempre al centro dei discorsi, bene o male otteneva un’importanza che cresceva ogni giorno di più. La nostra dipendenza da lui e dalle sue decisioni e comportamenti aumentava a dismisura, eravamo tutti di una stupidità e debolezza imbarazzanti, ma così era.
Anche io ero un debole, ma sfuggivo dal giudicarmi perché, mi dicevo, io stavo lì perché lì c’era Bella. In questo modo non dovevo pensare alla mia reale condizione.
Mi domandavo anche di mio fratello: cosa avesse in testa e a che gruppo appartenesse, ma lui era insondabile, non parlava molto né con me, né con altri.
Probabilmente, percependo questa situazione di stress e malcontento, il Signore Oscuro si era deciso a indire una riunione plenaria, abbandonando così la strategia di tenerci tutti a distanza e di comunicarci le cose in sedi e momenti separati. 
Così mi trovavo lì, in piedi, da solo, in quella grande stanza con un lungo tavolo al centro, in attesa che tutti noi arrivassimo puntuali per incontrarci.
Anche mio fratello era arrivato poco dopo di me, si era appoggiato al muro vicino alla finestra, senza dire nulla, o rivolgere la parola a nessuno. 
In quel periodo era quasi sempre inavvicinabile, nervoso, arrabbiato e scontroso, io sapevo bene il motivo per il quale stava soffrendo, immagino lo sapessimo tutti in realtà, ma non riuscivo a consolarlo e anche cercare di parlare con lui era praticamente impossibile. Inoltre, ne avevo già abbastanza di me stesso e del mio soffrire per lo stesso identico motivo: Bella.
Lo lasciai dunque alla sua solitudine e mi guardai intorno nella stanza: eravamo ormai in molti già presenti e tutti in attesa, ormai era arrivata l’ora prestabilita per l’incontro.
Man mano che anche gli ultimi Mangimorte entrarono nella stanza, in coda ad essi, arrivarono anche Bella e Lord Voldemort.
Insieme.
Non sfuggì a nessuno, penso, il loro incedere tranquillo, fianco a fianco, parlando ogni tanto tra loro: gli altri attorno sembravano estranei.
Se il Signore Oscuro voleva provocare, se voleva ribadirci con forza che era lui il padrone di tutti noi, che era il capo e faceva di noi ciò che desiderava, se voleva ribadirci che ci trattava come più gli piaceva, senza preoccuparsi di lamentele e rimostranze da parte nostra, penso ci stesse riuscendo perfettamente bene.
Inoltre, più noi ci arrabbiavamo e ci inquietavamo per questo, più lui diventava forte e potente ai nostri occhi.
Alcuni Mangiamorte lo salutarono, chi con deferenza e chi con servilismo, alcuni presero posto al tavolo. 
Io mi fissai invece su Bella e Lord Voldemort, non li persi un attimo di vista dal momento in cui entrarono nella stanza.
Lui sempre bello, purtroppo. Magro, con la sua figura alta e slanciata, vestito tutto di nero, con abiti aderenti che poco si differenziavano da quelli babbani. 
Quella sua bellezza implacabile si rovinava però nel tempo, lentamente, e quel giorno appariva più sciupato del solito, scarno e coi lineamenti più duri. 
Entrò nella stanza con totale noncuranza, come se il suo unico pensiero fosse quello di parlare a Bellatrix, o forse così era parso a me, che mi rodevo di gelosia.
E poi c’era lei, la mia amata, sempre meravigliosa nei suoi abiti neri. Totalmente a suo agio a fianco del Signore Oscuro, al contrario di chiunque. Ognuno di noi, chi più chi meno, si sentiva in soggezione o addirittura in pericolo accanto a lui. Tutti mantenevamo una certa distanza, o deferenza.
Lei mai.
Non che non fosse anche lei deferente, anzi, ma ogni suo atteggiamento, ogni suo movimento e ogni suo sguardo lasciava trasparire il desiderio e l’ intimità che aveva nei suoi confronti.
Lui, del resto, dall’alto del suo carattere cupo e solitario, la provocava, la tormentava, giocava con lei, davanti a tutti noi, con parole e battute che continuamente lasciavano percepire il suo desiderio e bisogno di possesso nei confronti di lei, la sua voglia di sottometterla sempre. Era il suo gioco sessuale, probabilmente, che non si limitava a compiere quando erano in solitudine, o mentre facevano sesso insieme, ma doveva farlo spudoratamente anche davanti ai miei occhi gelosi e invidiosi. Forse provava piacere proprio a farlo davanti a tutti. 
Inoltre, la ascoltava, si consigliava con lei, cosa che lasciava spiazzati molti di noi e invidiosi gli altri.
Insomma, per un motivo o per un altro, era chiaro, non se ne separava mai.
Continuai a osservarli.
Mentre avanzavano verso il tavolo non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso, anche se mi feriva vederla al suo fianco.
Bella portava un abito scollato, ma aggraziato, ostentava un trucco bellissimo, ma anche eccessivo. Era piena di contraddizioni.
I due si guardavano parlando e non è che si sorridessero, questo no, ma condividevano un qualcosa di particolare, qualcosa che mi disturbava, che trovavo antipatico, stravagante e malato. 
Sembrava stessero giocando un gioco tutto loro, o solo suo di lui, dove tutti noi eravamo pedine mosse per divertimento sadico.
Proprio quando avevo immaginato si sarebbe seduta accanto a lui per la riunione, i due si separarono senza guardarsi, il Signore Oscuro si diresse a capotavola, Bella venne verso di noi al centro del tavolo.
Fu un attimo e la vidi accanto a me.
Prima salutò mio fratello, gli mise un braccio attorno alla vita e gli si avvicinò per un bacio sulla guancia che, più freddo e di circostanza, non poteva essere.
Rod stette al gioco, di ghiaccio anche lui, le cinse la vita e la baciò sulla guancia opposta. Poi però, vidi che la trattenne e spostò i suoi baci sul collo. Fu un gesto apparentemente istintivo, ma si percepiva un’intimità particolare fra i due, fui certo che Rod lo stesse facendo di proposito.
Infatti non fu ignorato.
Bella lasciò fare per un po’ poi si allontanò. Vidi sul collo, e sul seno, i lividi che le lasciava il suo Signore, mio fratello baciava dove aveva appena morso quell’altro.
Già, quell’altro…
Mi voltai verso la zona del capotavola, non mi sfuggì lo sguardo fisso del Signore Oscuro nella loro direzione, fu un attimo, una frazione di secondo, un lampo glaciale usciva da quegli occhi di fuoco.
Io rimasi impietrito, non me lo aspettavo. Fui l’unico ad accorgermene, forse addirittura lo immaginai soltanto.
Nel momento in cui i Signori Lestrange si erano salutati, il Signore Oscuro li aveva guardati fissamente, solo per un attimo, ma li aveva guardati in modo particolare.
Tanto che rimasi stranito.
Mi distrasse da questi miei pensieri sentire Bella al mio fianco, mi mise una mano sulla spalla per farmi voltare verso di lei, allora mi girai e la salutai con garbo, ma non feci altro.
Avrei tanto voluto baciarla, o fare qualcosa che ci facesse guardare dal Signore Oscuro nello stesso modo in cui l’aveva guardata mentre salutava mio fratello Rod, avrei desiderato tanto che rivolgesse anche a me quello sguardo… di cosa? Di gelosia? 
Chissà cosa gli passava per la testa. 
Negli ultimi tempi Lord Voldemort era cambiato, non era un cambiamento palese, ma io l’avevo notato. Fisicamente era solo più magro, ma gli occhi parlavano da soli: più rossi, cupi e inquietanti del solito, ogni volta che ti guardavano sembravano scrutarti nel profondo come quelli di una bestia selvatica, impaurita e affamata. Era affamato di segreti, di debolezze e di paure del tuo animo, le cercava entrando nella tua mente e se ne serviva al momento giusto per comandare ed esercitare il suo enorme potere su di te.
Non solo: era diventato anche più instabile, più incline agli sbalzi di umore, si faceva maggiormente trasportare dalla rabbia, che in realtà nascondeva la paura, scattava per un nonnulla.
Altrettante volte era invece più tranquillo e rilassato, non si scomponeva per niente, sembrava non vederti e non considerarti nemmeno. Non sapevi dunque mai come prenderlo, si viveva nel dubbio e nella paura di irritarlo.
Tutti… tranne lei… lei sapeva sempre come prenderlo e capiva subito quando era nervoso e quando tranquillo. Se anche veniva ripresa o rimproverata, le bastava dire con la sua voce più sensuale “Scusatemi, mio maestro.” e tutto tornava a posto.
Lui stranamente si acquietava e non insisteva ad ammonire ulteriormente colei che era stata per tanto tempo semplicemente la sua ragazzina… e che ora sembrava fosse diventata la sua donna in tutto e per tutto.
E come dargli torto?
Bella era sempre attenta a lui, dimostrava un’affettuosità e un senso di protezione che, conoscendola come tutti la conoscevamo, nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere in lei.
Sicuramente questo a lui piaceva, lo lusingava.
Mentre la mia mente vagava su queste riflessioni, la riunione iniziò e, lentamente, ci sedemmo tutti. Bella si mise al centro tra me e Rod, ma non chiacchierammo molto. 
Io la guardai a lungo mentre sentivo il Signore Oscuro che iniziava a parlare. Durante quella riunione, avrei desiderato chiederle perché mi ignorava, perché si comportava come se nulla fosse accaduto tra noi, ma conoscevo già la risposta, ce l’avevo davanti: Lord Voldemort.
Perché sempre lui? Cosa aveva lui che io non avevo? 
Lo ascoltavo a stento, ero troppo distratto dai miei pensieri e dalla vicinanza di Bella.
Comunque non disse molto, fece parlare soprattutto i Mangiamorte, li faceva esporre situazioni, preoccupazioni e vittorie più o meno personali. Espose proposte e soluzioni, diede indicazioni su cosa fare e come agire, compiti e scadenze da rispettare.
Non fu aggressivo con nessuno, non dimostrò troppe pretese per i risultati che non arrivavano, pur incutendo timore verso chi aveva fallito qualche obiettivo.
Essendo una persona molto intelligente e razionale, sapeva bene come parlare e come gestire i suoi Mangiamorte, aveva un fascino a cui nessuno sapeva, o voleva resistere. 
Anche i seguaci più vecchi di lui, o coloro che più si erano preoccupati e lamentati delle sue assenze e problemi, sembravano rincuorati da quell’atteggiamento apparentemente più comprensivo, erano tranquilli e obbedienti. 
Nessuno pensò che stesse semplicemente studiandoci e valutando i comportamenti e le reazioni.
In sua presenza nessuno ebbe comunque il coraggio di esporre i dubbi e le domande che invece si facevano quando eravamo soli. Sicuramente per la paura che avevano di lui, ma anche perché l’Oscuro Signore li manipolava con grande intelligenza. 
Bella non parlò mai, lui non la chiamò mai in causa su niente e quasi non si rivolsero uno sguardo.
Lui, che parlava a tutti con lo stesso interesse, o così faceva sembrare, la osservava tanto quanto osservava gli altri. 
O quasi.
Lei lo ascoltava, ma si guardava anche spesso intorno, guardava tutti noi, non era chiaro a cosa si interessasse realmente. Non sembrava voler mai incrociare lo sguardo del suo maestro, cosa che successe solo pochissime volte.
Ero così attento e così geloso, che non mi sfuggirono quel paio di sguardi particolari tra i due, era così forte l’elettricità che emanavano, che mi sembrò di poterla toccare.
O era la mia immaginazione?
Guardai Bella in entrambi i momenti: era assolutamente normale esteriormente, ma mi sembrò che quasi non respirasse per quei pochi istanti, tanta era l’emozione e l’attrazione.
Sembrava che il suo corpo fremesse sotto lo sguardo di lui, incapace di trattenersi dal rispondere a quel desiderio dirompente.
Ero sicuro perché le guardavo il seno e non solo percepivo come respirava, ma vedevo anche i suoi capezzoli ingrossarsi, la pelle tendersi e prendere colore, le mani che sfioravano le scapole mentre si accarezzava con un tocco leggero e guardavo ancora i lividi. Erano sul collo, ma continuavano come tanti piccoli e grandi ematomi sulla pelle, e continuavano molto più in basso di quanto il vestito lasciasse intravedere.
Mi facevano impazzire quei lividi. 
Spostavo lo sguardo su Lord Voldemort a capotavola e li immaginavo mentre facevano l’amore insieme, mentre lui le succhiava il collo, le spalle, il seno, le succhiava i capezzoli e la penetrava e la possedeva tutta. 
E lei godeva, godeva tantissimo, perché lo amava talmente tanto, che non poteva che essere così.
Ero certo. 
Chissà cosa le faceva lui, il suo Signore, il suo maestro, per farla godere così tanto, ma così tanto che lei ne era travolta e stravolta e a noi altri poveracci, non ci vedeva neanche.
Chissà cosa le faceva lui, che io non sapevo fare e che probabilmente non avrei mai saputo fare.
Questo pensiero mi ossessionava sempre di più. Più pensavo e più mi veniva un groppo alla gola.
Guardavo lui e poi guardavo lei, se la osservavo bene potevo percepire quanto lo amava e lo desiderava anche lì, in quel momento. 
Vedevo quanto lei ora facesse finta di nulla, si fingeva attenta, ma non desiderava altro che chiudersi in quella stanza con lui e farsi sbattere in continuazione. 
Quante volte lo facevano?
Dove stavano? In piedi, o sul letto, sul divano, per terra… non lo so, la mia mente vagheggiava sul dove, sul come. 
La mia testa esplodeva, non sentivo assolutamente più nulla delle parole di quella riunione, notai che il Signore Oscuro si era rivolto per un attimo dalla nostra parte, ma non ci badai, non feci altro che guardare fissamente lei al mio fianco. 
Nemmeno Rod disse nulla, sentii che rispose lei per noi, il suo solito “Sì, mio Signore.”
Avevo sotto gli occhi quanto era languida, piacevolmente sottomessa, ci provava proprio piacere a stare sottomessa a lui. 
Bella, che con chiunque sapeva essere dura e prepotente, egoista e volitiva, orgogliosa e irraggiungibile, che non si piegava mai a nessuno e se mai piegava tutti alla sua volontà, davanti a lui cambiava profondamente. 
Il suo animo più nascosto, il suo animo più intimo di donna, chiedeva con bisogno e infinito desiderio un uomo più adulto, più forte, la cui volontà era di molto superiore alla sua. Solo a lui si sottometteva, si abbandonava senza remore, si lasciava andare con tutto il piacere che sapeva esprimere.
Una donna così forte poteva desiderare solo un uomo ancora più forte, dovevo capirlo.
Da lui si sentiva protetta e guidata, si sentiva valorizzata in tutto il suo potenziale, cosa avrei potuto saper valorizzare io, di lei, che sono infinitamente più fragile e sciocco?
Lui le faceva sentire tutta la sua forza, la sua potenza, la sua superiorità, lui era capace di travolgerla, solo lui, maledizione, era capace di ciò, la sua mente, il suo carattere, la sua magia, tutto era di una forza violenta e prorompente e lei si scioglieva davanti a tutto questo.
Sembrava fatto per domarla e dominarla esattamente come piaceva a lei.
Lo faceva ogni attimo della sua vita e lo faceva, sicuramente, in ogni attimo della loro vita sessuale. In ogni gesto, in ogni stretta, in ogni spinta, in ogni parola, sconcia, sporca, violenta, che le sussurrava con quella voce di serpente.  
Lei sicuramente provava un piacere forte e sfrenato, un piacere che solo lui riusciva a darle.
Ciò che era successo tra Bella e me non era nemmeno un pallido ricordo nella mente di lei, era un atto sbiadito e incolore a confronto con la passione e la perversione di Lord Voldemort.
Ero così distrutto dai miei stessi pensieri che ebbi paura mi scendessero le lacrime davanti a tutti.
Continuai comunque a guardare verso di lei: ormai al termine di quell’incontro si era concentrata di più su Lord Voldemort.
Ora era ancora più palese come ogni parola e movimento del suo maestro le faceva effetto: lo leggevo dallo sbattere delle sue palpebre, dai suoi respiri, dall’inquietudine dei suoi movimenti, dalle dita che si arrotolavano sui capelli e del mordersi le labbra.
Aveva il desiderio nello sguardo, anzi, l’amore.
La volevo e la amavo da quando era una ragazzina di scuola, ora era più che mai irraggiungibile a causa del suo Signore.
Mi resi conto più che mai che io facevo parte di quella schiera di Mangiamorte, forse i più stupidi, che si inquietavano e si arrabbiavano perché infondo, quei due, nonostante le apparenze, nonostante l’Oscuro Signore stesso, che sembrava totalmente incapace di amare, loro due erano perfetti insieme, tanto da suscitare invidie e gelosie attorno.
   
 
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