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Autore: Saeko_san    05/04/2020    4 recensioni
Un'ombra si risveglia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, qualche giorno dopo l'uccisione di un importante imprenditore della zona.
Un patto di collaborazione viene stretto tra l'ombra e una giovane ragazza, in cerca di vendetta.
| written between 2009 and 2010 |
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5:
Il Patto 
 
1 febbraio 2002. Venezia, Hotel “Universo e Nord”, piazzale della Ferrovia.
 
Un uomo alto, aristocratico, vestito di nero con un lungo cappotto soprabito, degli occhiali scuri e un capello elegante, altrettanto nero, con un semplice trolley blu scuro al suo seguito, entrò nella hall dell’albergo, camminando sicuro sulla moquette arancione del pavimento. Si fermò alla reception, dove un uomo calvo, basso, scuro di pelle e con un paio d’occhialetti sul naso gli diede il benvenuto.
 
-Buongiorno, signore. Ha prenotato?-.
-Sì, certo-.
-Mi vuol dire il suo nome?-.
-Cisano. Antonio Cisano-.
-Lei viene da Napoli, vero?-.
-Sì. Ho prenotato tre giorni fa-.
-Il 29 gennaio, giusto?-.
-Sì, esatto-.
-Dovrebbe pagare dieci euro di caparra per eventuali danni. È una specie di assicurazione-.
-Sì, lo so. Mi avevano avvertito-.
 
L’uomo in nero prese il suo portafoglio e ne tirò fuori una banconota rosa da dieci euro, ponendola poi delicatamente sul banco tirato a lucido della reception.
 
-Molto bene. Questa è la chiave della sua stanza- fece l’uomo calvo, prendendo da dietro di sé una pesante chiave di plastica con scritto in blu il numero 41.
 
Poi si volse al nuovo ospite, si sporse leggermente dal banco e indicò il corridoio alla sua destra, entro cui si vedevano delle scale e un ascensore illuminati da una luce fioca e giallognola che rifletteva la moquette chiara e le pareti scure.
 
-Salga le scale e giri a sinistra. Ci sono altre scale, sempre a sinistra. Le salga fino al primo piano. Vada a sinistra e sulla destra si ritroverà la sua stanza-.
-Grazie-.
 
Antonio Cisano prese la sua chiave e seguì alla lettera le istruzioni del receptionist. La camera era una doppia; si chiuse la porta alle spalle, posò il trolley sul letto e si voltò a guardarsi verso lo specchio appeso sopra la piccola scrivania, che aveva un vecchio televisore a tubo catodico poggiato sul piano del tavolo. Osservò bene il suo volto riflesso nello specchio.
In realtà lui non era partito da Napoli quella mattina, come poteva credere l’uomo calvo della hall. Semplicemente, era stata tutta una messinscena. Quella mattina lui era partito da Murano; gli ci era voluto poco ad arrivare in stazione, camuffarsi nel bagno pubblico e uscirne, con in mano un biglietto di sola andata per Venezia da Napoli, di un treno sul quale lui non era mai salito. Ora poteva attuare il suo piano.
 
***

Manes attese con impazienza che quei giorni prima di poter parlare con Lixa trascorressero, tanto sembravano interminabili. La mattina si svegliava e svegliava anche Paolo. Il ragazzo teneva nella stanza sempre qualcosa da mangiare, perché l’ombra la mattina sembrava particolarmente affamata e mangiava qualsiasi cosa le venisse offerto in maniera vorace. Il ragazzo gli forniva poi dei soldi, che Manes metteva nel cappotto rubato nella chiesa, prima di tornare ombra. Quando faceva la trasformazione Paolo rabbrividiva.
Gli aveva detto che lo vedeva diventare una nuvola di fumo nero entro cui i suoi abiti sembravano bruciare e che scompariva per un secondo, ricomparendo poi sotto forma di ombra subito dopo.
Ad ogni modo poi Manes usciva assieme a Paolo, nascondendosi nella sua ombra. Ma mentre il ragazzo rimaneva in chiesa, tra faccende e lezioni utili alla sua formazione, lui faceva delle passeggiate per Venezia, tenendo a memoria i vicoli che prendeva, i calli verso cui si dirigeva.
Cercava tra la gente Lixa, speranzoso di poterla incontrare, ma questo non succedeva mai; d’altronde la ragazza passava le sue mattinate a scuola e i pomeriggi a casa a studiare. Alla fine di ogni giornata Paolo e Manes parlavano di ciò che avevano fatto e Paolo rispondeva alle domande insistenti di Manes. Prendendo la forma di un ragazzino di tredici anni, aveva anche gli istinti di un ragazzino di tredici anni, tanto da tempestare Paolo di domande fino a quando non cadeva assonnato a terra, tornando ombra. E poi quei quattro giorni passarono.
E quel venerdì Lixa ricomparve in chiesa. Non che non ci fosse andata i pomeriggi precedenti. Ma appena finita la messa fuggiva via, si dileguava, non  senza prima aver salutato Paolo e Manes sotto forma di ombra da lontano. Ora quell’attesa era finita.
 
***

Dopo la messa la ragazza andò a cercare Paolo. Lo trovò accanto al mausoleo che si trovava accanto alla tomba a forma di piramide di Canova, con una pezza in mano.
 
-Ciao, Paolo- disse, distraendolo dal suo lavoro di pulizia.
-Lixa. Ciao-.
 
Si passò una mano sulla fronte per detergersi qualche goccia di sudore.
 
-Come va?-.
-Bene. Stavo pulendo un po’ i muri di questo mausoleo. Devo accompagnarti da Manes o fai da sola?-.
-No, posso andare anche da sola. Volevo solo salutarti-.
-Bene. Mi fa piacere. Tieni-.
 
Paolo posò lo straccio che stava usando a terra e tirò fuori una scatolina. Lixa la prese e l’aprì: conteneva il bocciolo in miniatura di una rosa rossa, riprodotto in ogni particolare con il vetro raffinato di Murano. Chissà quanto doveva esser costata.
 
-Ti piace?-.
-Sì. È bellissima- disse Lixa, quasi senza fiato.
-Grazie- aggiunse, schioccandogli un bacio sulla guancia e poi correndo via, verso la sala del Capitolo.
 
Non vide Paolo che si sfiorava la guancia e che arrossiva, lusingato. Lixa arrivò velocemente davanti alla porta della stanza di Paolo. Si calmò, facendo un respiro profondo. Mise la scatolina con la rosa nella tasca del cappotto e bussò. Nessuno aprì, per cui posò la mano sulla maniglia e l’abbassò: la porta era aperta. Lixa entrò, dubbiosa, mentre subito dopo qualcosa le passò alle spalle. E davanti a lei, da una nuvola di fumo nero, comparve Manes.
 
-Sei arrivata prima di me!-.
-L’ho notato-.
-Paolo mi ha detto che eri arrivata e che stavi andando nella sua stanza e sono praticamente volato. Di cosa parliamo oggi?-.
-Paolo ti ha spiegato che cos’è il resto?-.
 
Un bel sorriso divertito illuminò il volto dell’ombra.
 
-Sì. Oggi parliamo di te?-.
-E va bene. Cosa vuoi sapere?-.
-Beh, per esempio, perché è da poco che vieni a pregare tutti i giorni in chiesa-.
-Perché è morto mio zio. Il 23 gennaio è morto mio zio, il mio unico parente-.
-Non ce l’avevi la mamma, o il papà?-.
-No. Sono morti entrambi. Cinque anni fa-.
-Quanti anni avevi cinque anni fa?-.
-Dieci-.
-Quindi ora ne hai quindici. Riguardo a età del corpo sei più grande tu di me-.
-Proprio così-.
-E di cosa sono morti?-.
-Stavano navigando tranquillamente nel Canal Grande con il nostro motoscafo. Poi un traghetto ha sbandato a causa di un malfunzionamento e ha tranciato in due la barca. I miei sono morti sul colpo. E io sono andata a vivere da mio zio-.
-Ma come mai preghi? Ho imparato attraverso i pensieri della gente che le persone pregano per i loro cari e per i loro problemi. Perdona la mia sfacciataggine, ma i tuoi genitori ormai sono morti. Pregare non ti aiuterà certo a riportarli indietro. Come non riporterà indietro tuo zio-.
Lixa assunse un’espressione molto seria in viso.
 
-Hai ragione. Ma io non prego per loro. Anzi, veramente anche per loro, per la loro pace nell’aldilà, ma io prego anche per potermi vendicare. Per poter trovare qualcuno che mi aiuti a trovare chi ha ucciso mio zio e che dunque mi aiuti a vendicarlo. Tutto qui-.
 
Manes la guardò dubbioso; attraverso i pensieri dei frati aveva imparato che non si prega mai per qualcosa di negativo come la vendetta, perché si tratta di un desiderio malvagio inesaudibile per la loro fede. Anche se poi, ascoltando alcuni pensieri meschini di qualche astante delle messe, aveva compreso che l’essere umano non sempre prestava fede in maniera coerente a ciò in cui credeva.
 
-E l’hai trovata questa persona?- chiese Manes, cominciando a capire.
-Credo di sì-.
-È Paolo?-.
-Perché hai pensato a lui?- chiese Lixa, arrossendo.
-Perché lo saluti con più vigore di quando saluti me-.
-E invece penso che tu possa darmi una mano-.
-Io?-.
-Certo. Essendo ombra, per te è più facile insinuarti tra la gente. Inoltre sai leggere nel pensiero. Saresti perfetto-.
-E poi come farei a uccidere la persona che ha ucciso tuo zio?-.
 
Aveva già intuito cosa Lixa voleva fosse fatto.
 
-In che senso?-.
-Che io non so uccidere-.
-Ah- in effetti Lixa non aveva pensato a questo.
-Beh, magari ci penseremo sul momento. O impareremo da qualche parte. Saresti disposto ad aiutarmi?-.
-No-.
 
***

-… Saresti disposto ad aiutarmi?-.
-No-.
 
La risposta di Manes era stata secca, una di quelle che non ammettevano replica. Provava un senso si repulsione verso la vendetta.
“Eppure è da lì che sono nato”.
Perché questo pensiero? Lui era stato semplicemente svegliato dall’odore del sangue secco. Perché quel pensiero?
 
-Ti prego. Aiutami- lo pregò tuttavia Lixa.
 
Manes fissò il suo sguardo azzurro-dorato sul suo viso: i suoi occhi color cioccolato erano umidi. Lixa era caduta in un pozzo profondo e oscuro, da cui era difficile uscire, perché l’odio riesce a rimanere vivo per secoli, più a lungo e più ostinato della serenità, perché l’essere umano aveva il tormento segnato nell’anima: doveva aiutarla, ma l’idea di uccidere qualcuno lo ripugnava davvero. Doveva esserci uno scambio equivalente per poter fare una cosa del genere.
 
-Ci sarà qualcosa che desideri tantissimo- disse allora Lixa, come se gli avesse letto nel pensiero.
 
Manes ci pensò.
Tornare da sua madre; tornare solo anima della chiesa, senza che nessun pensiero umano lo venisse a cercare; smettere di essere un’ombra; questo voleva più di ogni altra cosa.
 
-Saresti disposta addirittura a fare un patto con me per vendicarti? Con me, che sono un’ombra? Forse anche l’ombra del diavolo, invece che di questa chiesa?-.
-Sì. Cosa ti serve?-.
 
Non aveva esitato nemmeno un secondo, segno che aveva già preso in considerazione una possibilità del genere.
 
-Tornare da mia madre. Nel quadro-.
-Che cosa?-.
-È l’unica cosa per la quale sarei disposto a fare ciò che mi chiedi. Io trovo l’assassino di tuo zio e lo uccido. Tu in cambio trovi il modo per potermi far entrare nel quadro e quindi ricongiungermi a mia madre-.
 
Manes vide un lampo di stizza incerta passare negli occhi di Lixa. Non detestava lui, ma la sua richiesta impossibile ed era una cosa della quale lui era perfettamente cosciente. Ma improvvisamente i suoi occhi si illuminarono di una nuova luce e lei sorrise.
 
-Ci stai?- chiese allora Manes, tendendo la mano.
-Sì. Ci sto-.
 
Strinse la mano dell’ombra. Poi entrambi si rilassarono.
E sorrisero mesti.
 
-Siamo entrambi entrati in una faccenda molto torbida- commentò Manes.
-Lo so- convenne Lixa –Ma ormai non possiamo tirarci indietro-.























Note di Saeko:
ben arrivati a chiunque mi abbia letto sino a qui! Con questo capitolo leggermente più breve rispetto ai precedenti, siamo finalmente arrivati all'accordo tra Manes e Lixa, su cui si fonderà il resto della storia. Il capitolo in sé per sé è semplice, ma nemmeno al momento della prima stesura mi convinse molto, un po' vuoi perché non essendo né credente né frequentante non conosco bene nello specifico i dettami della chiesa, figuriamoci di quella francescana (anche se, vista e studiata la vita di Francesco d'Assisi, mi sono potuta fare un'idea), un po' vuoi perché la protagonista ha comunque 15 anni, quindi è in quell'età in cui non si sa bene da che parte si sta, come si vuole ragionare, come si può reagire a eventi violenti - il pensiero della vendetta e dell'uccidere qualcuno sono un concetti difficili da sposare con l'età rappresentata, in cui per'altro difficilmente si ha una vera e propria cognizione di quel che si dice.
Quindi non so, sono un pochino perplessa, tutt'ora.
Una piccola curiosità che vi lascio riguarda l'hotel a inizio capitolo, quello in cui alloggia Cisano: è lo stesso in cui ho alloggiato io nel lontano 2009, quando ho visitato Venezia per la seconda volta.

A questo punto lascio un piccolo ringraziamento a alessandroago_94 che mi sta leggendo con costanza e lascia sempre un commento per farmi sapere la sua in merito a quanto scrivo.

Detto ciò, grazie ancora per essere giunti sino alla fine dei miei sproloqui, dovremmo vederci venerdì prossimo.

Saeko's out!
 
  
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