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Autore: Roscoe24    12/04/2020    3 recensioni
“Non mettere alla prova la mia pazienza, Maryse. Ne ho poca. Molto poca.”
Maryse sospirò.
Era il suo ultimo tentativo, quello. Aveva provato di tutto, negli anni. Magie di ogni tipo, ma nemmeno l’Angelo aveva potuto aiutarla. La sua condizione era irreversibile. Tutti gliel’avevano detto, tranne il libro bianco.
Il Grimorio Proibito aveva detto che dove non arriva la magia angelica, arriva quella demoniaca.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane, Maryse Lightwood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Questa è la tua stanza.” Commentò Alec, quando Magnus aprì la porta della camera che avevano appena raggiunto.
La sua voce voleva suonare distaccata, ma non era sicuro di esserci riuscito pienamente. La verità era che la sua audacia si era già esaurita e non voleva che il suo minuscolo bacetto avesse fatto intendere qualcosa a Magnus che lui non era ancora disposto a vivere.
Improvvisamente avvertì i palmi delle mani sudare – ed era pienamente consapevole che anche Magnus se ne fosse accorto, dal momento che una delle sue mani era intrecciata a quella dello Stregone.
“È qui che mi piace guardare i film. Perché siamo qui per questo, Alexander. Guardare un film.”
Alec esalò tutta l’aria che aveva nei polmoni. “Sono strano, vero? Prima ti bacio e poi vado nel pallone.”
Perché glielo stava dicendo? Ah, sì, giusto, perché con Magnus non riusciva ad avere filtri! Dannazione!
Magnus gli rivolse un sorriso così tenero che Alec per un attimo pensò di esserselo immaginato. Quel sorriso non aveva niente a che fare con la persona che Magnus aveva voluto mostrare fino ad ora – qualcuno di egoista e brusco. Un sorriso del genere implicava bontà, gentilezza. Un sorriso simile era la conferma che Alec avesse ragione: in Magnus c’era dell’altro. Un lato che lui non mostrava agli altri.
“Sai che essere pronti a baciare una persona non implica per forza essere pronti a fare dell’altro, vero? È una cosa graduale. Deve esserci un certo grado di confidenza che ti spinge a sentirti pronto. Ci dev’essere fiducia, per riuscire a spogliarsi davanti ad un’altra persona.”
Alec batté le palpebre per qualche istante, immagazzinando quelle parole, assimilandole. “Per essere uno che dice di non provare sentimenti, questo discorso ne sembra decisamente pieno.”
Magnus fece un gesto vago con la mano che non stringeva quella di Alec ed entrò in camera sua, con Alec che lo seguiva.
“Ho avuto molti partner, Alexander. Ho imparato da loro a capire certe cose. Non le provavo direttamente, ma riuscivo a percepire i loro sentimenti. Io provavo solo… desiderio, e non si può propriamente definire un sentimento.”
Alec resistette all’impulso di sciogliere l’intreccio delle loro dita. L’idea di Magnus con qualcun altro lo infastidiva, ma ancora di più lo infastidiva l’idea che potesse pensare a lui come ad uno dei tanti.
Ma non seguì il suo primo istinto. Lasciò la mano esattamente dov’era e decise di assecondare Magnus, che sembrava in vena di aprirsi.
“Il desiderio è un’emozione. Dettata dall’istinto, ma pur sempre un’emozione. E per essere uno che le ripudia, sei stato in grado di capire un comportamento umano. Sei più di quello che credi di essere, Magnus, e non capisco perché non vuoi vederlo.”
Magnus abbozzò un sorriso amaro. “Vorrei davvero darti ragione, pasticcino. Ma mi sono guardato dentro tante di quelle volte…”
“Ma non l’hai mai fatto con i miei occhi.” Alec lasciò la sua mano solo per mettersi di fronte a lui e prendergli il viso tra le mani. “Io credo ci sia dell’altro, in te.”
“E come fai a dirlo?”
“Lo sento. È una cosa inspiegabile, assurda persino, ma lo sento dentro. Sei sfaccettato e dovresti darti una possibilità, Magnus.”
“Dammela tu, una possibilità.”
“Lo sto già facendo.”
“E come mi vedi? A parte bellissimo, è ovvio.”
Alec abbozzò un sorriso e con un gesto istintivo, come se lo facesse da tutta la vita, sfiorò il naso di Magnus con il proprio. Non si rese nemmeno conto di averlo fatto, fino a quando non lesse un piccolo lampo di stupore nel viso dello Stregone.
“Ti vedo un po’ smorfioso, e vanitoso.” Alec abbozzò un sorriso scherzoso, “Ma anche gentile e…tormentato. Soffri per qualcosa, ma non so per cosa, e ti impegni a nascondere tutto ciò che potrebbe renderti vulnerabile.”
Magnus lo guardò per un attimo negli occhi. Si concesse un unico, breve, attimo in cui potersi perdere dentro quegli occhi bellissimi, così estremamente familiari, sebbene estranei.
Era un ossimoro. Era la magia, che rendeva tutto questo possibile.
Il destino li aveva legati ancora prima che Alec venisse al mondo. E aveva fatto in modo che si incontrassero, che si conoscessero.
E alla magia non serve tempo, alla magia serve solo un istante. L’attimo. L’esatto secondo in cui due anime destinate a trovarsi e ad amarsi si incontrano e le loro vite si intrecciano per sempre. Le loro difese si abbassano e l’unica cosa che possono fare è arrendersi a quelle forze più grandi di loro che hanno voluto unirli.
Magnus sapeva che era destinato ad innamorarsi del ragazzo che adesso aveva di fronte.
La magia l’aveva scritto, il destino l’aveva scelto.
E sebbene non fosse mai stato un tipo ligio alle regole, sentiva in cuor suo che innamorarsi di Alec non sarebbe stato difficile, che con ogni probabilità l’avrebbe fatto in ogni caso – con o senza la benedizione del Fato.
“Hai le idee molto chiare, vedo.”
“E tu stai evitando il discorso. Lo capisco. Non dobbiamo parlarne, se non vuoi.”
“Non vorrei.”
Non era ancora pronto a dirgli tutta la verità – su sé stesso e su loro due.
Alec annuì e abbassò le mani dal viso di Magnus. Rimase a guardarlo qualche secondo, prima di distogliere lo sguardo e guardarsi intorno. La camera di Magnus era gigantesca e molto pittoresca, con un grosso letto che troneggiava nella stanza, pieno zeppo di cuscini di ogni dimensione, e un’enorme cabina armadio che Isabelle gli avrebbe invidiato tantissimo. Ad una delle pareti era appeso un quadro che raffigurava Magnus seduto sul suo trono, lo sguardo fisso in avanti e l’espressione fiera, gli occhi da gatto che risaltavano in mezzo ai colori scuri del dipinto. Alec si chiese se fosse stato creato da un artista o se fosse opera della magia di Magnus. Ma quando i suoi occhi tornarono su Magnus, notò nel viso dell’uomo un’espressione particolare, qualcosa che gli fece domandare anzi: “Che c’è?”
Magnus sorrise. Il modo in cui Alec si guardava in giro rendeva quella stanza, a cui Magnus era abituato da quattro secoli, come nuova. Il suo modo di osservare ciò che lo circondava dava a tutto una sfumatura diversa, come se anche Magnus riuscisse a vederla per la prima volta.
Lo Stregone aveva girato il mondo ed era convinto che ormai non esistesse più niente che potesse stupirlo o che lui stesso non conoscesse. Guardando Alec, capì che si sbagliava. E provò l’impellente desiderio di portarlo a fare un giro del mondo solo per fargli vedere le sue meraviglie e poterle guardare di nuovo con i suoi occhi, sotto una luce nuova.
Magari, con il tempo, Magnus sarebbe riuscito a guardare anche sé stesso sotto ad una luce nuova, magari alla fine sarebbe davvero riuscito a guardarsi nello stesso modo in cui lo guardava Alec.
“Niente.”
“Dimmelo, Magnus.”
“Ho detto niente.” Ripeté lo Stregone, un sorriso a tirargli le labbra, mentre avvicinava il viso a quello di Alec. Gli posizionò una mano sulla guancia, mentre l’altra andava ad appoggiarsi dietro al suo collo. Accarezzò i capelli sulla nuca, corvini e arricciati. Erano morbidi. “Non insistere, zucchero.” Lo Stregone ridusse ulteriormente la già minima distanza che c’era tra di loro e appoggiò le sue labbra su quelle di Alec. Il Cacciatore sussultò, ma lo lasciò fare. Si tirò indietro solamente quando sentì Magnus aprire la propria bocca.
“Aspetta.” Disse, e Magnus abbassò le mani, sciogliendo ogni contatto.
“Non vuoi che lo faccia?”
Alec avvampò repentinamente e guardò altrove per qualche istante. Si morse prima il labbro inferiore e successivamente l’interno delle guance, poi si decise a guardare di nuovo Magnus.
“Voglio che tu lo faccia, ma io… io non so farlo.”
Magnus sorrise. C’era una purezza in Alexander, qualcosa che lo rendeva estremamente… raro. In lui c’era qualcosa che Magnus non aveva mai visto, qualcosa che suscitava il suo interesse a livello molecolare. Qualcosa che faceva battere il suo cuore, come se avesse appena scoperto una nuova terra e lui fosse l’unico abitante di quella meravigliosa landa sconosciuta a chiunque, se non a lui.
“Posso farti vedere come si fa.”
Alec annuì. Il rossore che albergava ancora sulle sue guance rendeva Magnus particolarmente impaziente di baciarlo, ma decise di fare con calma. Sospettava che Alec non avesse molta esperienza, dal modo pudico in cui aveva appoggiato le sue labbra sulle proprie, ma non sospettava di essere il suo primo bacio in assoluto. Doveva essere bellissimo.
Di certo, non avrebbe permesso a nessuno di dire che Magnus Bane fosse un cattivo baciatore.
“Vieni qui,” sussurrò e Alec fece un passo verso di lui, riducendo a zero la distanza che li separava.
Guardò il viso di Magnus e trattenne il respiro. Non aveva idea di cosa dovesse fare, ma sapeva solo che qualsiasi cosa sarebbe successa era quello che voleva. Era stranissimo, surreale quasi, quanto desiderasse baciare quell’uomo. Non aveva mai baciato nessuno, e nessuno, prima d’ora, gli aveva fatto provare un desiderio tanto viscerale. Sentì il suo cuore martellargli nel petto, veloce e indomabile. Ormai sentiva solamente lui. Solo il suo cuore. Non ascoltava più il suo cervello, semplicemente perché non aveva voglia di sentire qualcosa che in quel momento non voleva sentire. In quel momento voleva solo assecondare il suo cuore e quella curiosità che aveva sempre silenziosamente albergato in esso che gli aveva sempre fatto domandare cosa si prova ad essere baciati da qualcuno da cui si è attratti davvero, qualcuno che suscita in noi dei sentimenti.
“E ora?” Sussurrò Alec, la gola secca.
Magnus posizionò le mani come qualche istante prima: una sulla guancia di Alec e l’altra dietro la nuca.
Non rispose alla domanda di Alec, semplicemente si sporse verso di lui e appoggiò le labbra sulle sue. Gliele sfiorò in un bacio delicato e poi in un altro, tutti contatti che Alec ricambiò, fino a quando non si rilassò abbastanza da sorridere tra un bacio e l’altro. Su quell’onda di tranquillità, il Nephilim appoggiò le mani sui fianchi di Magnus, il quale annuì come per fargli capire che andava bene.
“Sei più rilassato?”
“Sì.”
“Bene.” Magnus appoggiò di nuovo le labbra su quelle di Alec, ma questa volta non fu un semplice contatto, appoggiò le labbra su quelle del Nephilim con più urgenza, abbandonando la delicatezza iniziale per lasciare spazio alla decisione. Magnus sapeva esattamente cosa voleva e come farlo, di conseguenza spronò Alec ad aprire le sue labbra e infiltrò la lingua dentro la bocca dell’altro. Alec sussultò, ma non si ritrasse. Cercò di imitare Magnus il più possibile e di seguire una vocina dentro di sé che gli suggeriva cosa fare. Non aveva mai baciato nessuno ed era terrorizzato di farlo male, ma Magnus emise un mugolio che gli fece pensare che, in fondo, tanto male non doveva andare.
Alec non poteva crederci. Stava dando il suo primo bacio.
Ad un ragazzo.
All’Inferno.
E la cosa gli piaceva più di quanto avrebbe mai immaginato, nonostante il contesto. Di nuovo, la consapevolezza che non ci fosse niente di razionale in tutto questo lo invase, ma ancora una volta, la scacciò. Non voleva pensare a nient’altro, in questo momento, che non fosse la bocca di Magnus sulla propria, il modo in cui le loro labbra si scontravano alla perfezione e come le loro lingue si intrecciassero, complici.
Alec sentì un calore profondo all’altezza dello stomaco, che gli salì fino al cuore, che cominciò a martellargli fortissimo in petto.
Ma dei due, quello che più rimase stupito, fu Magnus.
La sua secolare esperienza si stava sgretolando sotto la stretta impacciata, ma decisa, delle mani di Alec sui suoi fianchi. Tutta la sua freddezza esemplare stava venendo distrutta dal modo che aveva quel ragazzo di baciarlo. La sua inesperienza si percepiva, ma nonostante tutto, era il miglior bacio che Magnus avesse mai ricevuto. Alec stava seguendo un istinto che andava a mescolarsi con il suo carattere altruista – e tutto questo lo portava a dare a Magnus un’importanza che nessuno gli aveva mai dato, anche semplicemente attraverso un bacio. Alec si stava impegnando non per fare bella figura, ma per fare in modo che il bacio piacesse a Magnus nello stesso modo in cui, evidentemente, stava piacendo a lui.
Il suo cuore aveva cominciato a battere, come se fosse stato risvegliato da un sonno secolare, e ad ogni battito, era come se venisse sfondata una parte di quella parete dura e rocciosa che aveva da sempre circondato il suo cuore spinoso.
Alec, con un semplice bacio, stava liberando Magnus da tutta l’aridità emotiva che l’aveva sempre attanagliato.
Lo stava liberando da sé stesso, senza nemmeno rendersene conto.
Ed era una sensazione a cui Magnus non era abituato, ma anzi che esserne spaventato, se ne sentì attratto, come una calamita fortissima a cui è impossibile resistere.
Magnus si appiccicò al corpo di Alec come se ne dispendesse la sua stessa vita, perché averlo vicino calmava la sua anima irruenta e tormentata. Una delle sue mani lasciò il viso del Nephilim, piazzandosi sulla sua schiena. Lo tirò a sé con impeto, tanto che Alec sussultò, ma ancora, non si allontanò. Si lasciò stringere e più lo spazio tra di loro diminuiva, più Magnus sentiva crescere in sé la forza di quei sentimenti che non avevano mai abitato nel suo cuore fino a quel momento. Era come se tutta la magia del mondo, come se tutta la bellezza e l’amore del mondo, fossero racchiusi dentro a quel ragazzo, e più Magnus lo tirava a sé, più lo avvicinava, più riusciva a venire a contatto con tutte quelle sensazioni. Il cuore di Alec era un cofanetto intoccato ricolmo di ricchezze che Magnus non aveva mai conosciuto. E ora che ce l’aveva a portata di mano – e di cuore – non voleva più lasciarlo andare.
Fu in quell’esatto momento che realizzò quanta importanza aveva Alec, quanto fondamentale era destinato a diventare per la sua esistenza.
Ed era sicuro che l’avrebbe tenuto con sé per sempre.
Fu Alec a staccarsi per primo, costretto dalla mancanza d’ossigeno, e Magnus soffrì quella breve separazione più di quanto si sarebbe mai aspettato.
Alec appoggiò la fronte a quella dello Stregone. Aveva le labbra lucide, gonfie, e i capelli in disordine, ma non era mai stato più bello di adesso, con un sorriso ampio e luminoso che gli apriva il viso e gli saliva fino agli occhi.
“Wow, è stato…”
“Meraviglioso.” Concluse Magnus per lui, perché era vero. Era stato il miglior bacio della sua vita.
Alec annuì. Aveva il fiatone, notò Magnus, e per una frazione di secondo lo Stregone si domandò se anche lui stesse cercando in ogni modo di calmare il proprio cuore impazzito.
“E perfetto.” Sussurrò Alec, e incatenò i suoi occhi a quelli di Magnus. Era il primo in assoluto che non li guardava come se fossero qualcosa di malvagio, qualcosa di cui avere paura.
Magnus si trovò a sorridere, compiaciuto per le parole di Alec, ma anche per il modo in cui riusciva a vedersi riflesso nelle sue iridi – quasi come se non fosse cattivo, quasi come se non fosse solo un demone.
“Niente potrebbe essere più vero.”
Alec arrossì, ma non distolse lo sguardo. Si morse il labbro inferiore, quasi come se stesse ponderando se chiedere o meno qualcosa a Magnus – e lo Stregone, che aveva abbastanza esperienza, sapeva che la domanda che si stava arrotolando sulla lingua di Alec era: sono stato abbastanza bravo?
E Dio, se lo era stato.
Per questo lo baciò di nuovo e si lasciò baciare, e ancora, ancora, e ancora, fino a quando non sentì i polmoni bruciare in cerca di ossigeno. E li avrebbe volentieri ignorati, pur di continuare a sentire il sapore di Alec sulla sua bocca. Li avrebbe lasciati andare a fuoco, se questo gli permetteva di non staccarsi da Alexander mai più – che diventasse pure lui, la sua unica fonte di ossigeno.
Ma furono costretti di nuovo a separarsi – e quando Magnus sporse il viso verso quello di Alec, lui gli lasciò un delicato bacio a stampo.
“Resta qui, stanotte.” Gli sussurrò Magnus, “Non dobbiamo fare niente, voglio solo… che tu stia vicino a me.”
Alec si stupì della facilità con cui le parole gli scivolarono fuori dalle labbra. “Certo.” E si stupì ancora di più quando realizzò che non gli avrebbe mai negato niente.
Era troppo presto.
Niente aveva senso.
Eppure per Alec l’aveva.
Non si era mai sentito più vivo di adesso. Non si era mai sentito così sé stesso come quando si trovava tra le braccia solide di Magnus.
E, ancora, non si era mai sentito in pace con sé stesso come quando Magnus lo baciava.




Decisero di cenare in camera di Magnus, che aveva fatto comparire del pollo fritto dal nulla. Se ne stavano seduti a gambe incrociate sul pavimento cosparso di cuscini, i soliti che Alec aveva visto sul letto dello Stregone appena era entrato.
“Come funziona esattamente?”
Magnus staccò un pezzo di pollo fritto con un’eleganza che Alec pensò non fosse umana. Nessuno risulta così bello anche quando addenta una coscia di pollo.
“Cosa?”
“Quando fai comparire le cose.”
“Oh, dipende. In genere prendo le cose dai negozi.”
Alec inclinò la testa di lato e aggrottò le sopracciglia. “Quindi sei un furfante?”
Furfante? Siamo tornati nel 1700? Già che ci sei perché non mi accusi di essere un manigoldo?”
Alec gli riservò un’occhiata tagliente, ma fu tradito dal sorriso che aprì involontariamente le sue labbra. Magnus notò due fossette comparirgli sulle guance. Erano adorabili.
“Sai che voglio dire.”
“Mi stai chiedendo se sono un ladro, Alexander?”
“Parole tue, non mie.”
“Già, se fossero tue parleresti come un granduca medievale.”
“Tecnicamente i titoli di granduca sono stati assegnati a partire dal 1570, più o meno, mentre il Medioevo è finito nel 1492, quindi non credo la tua accusa sia fondata. Anzi, credo proprio sia storicamente errata.” Alec afferrò una coscia di pollo fritta e ci diede un morso, facendo attenzione a non sporcare troppo in giro. Quando ingoiò il suo boccone e riportò la sua attenzione su Magnus, questi lo stava osservando con un sorriso sulle labbra e un’espressione divertita.
“Che c’è?” Domandò in preda al panico, convinto di avere la faccia sporca.
“Niente,” Magnus fece spallucce, “Sei solo carino quando fai il saccente.”
Alec alzò un sopracciglio. “Mi hai offeso e fatto un complimento nello stesso momento?”
“Ci vuole talento anche per cose simili, non credi?”
Alec arrossì e guardò altrove. Si morse l’interno delle guance e riportò la sua attenzione su Magnus. “Non mi hai ancora risposto.”
Lo Stregone si pulì le mani con uno dei tanti tovaglioli che aveva fatto comparire. “No, non sono un ladro. A volte creo le cose con la mia magia, a volte le prendo dai negozi, ma lascio quasi sempre dei soldi. Tipo lo shopping online.”
Alec sorrise per il paragone e annuì, evitando di fargli notare che quasi sempre non è sempre e che in parte, quello, poteva essere un comportamento da furfanti.
“La nostra cena, ad esempio, viene direttamente da KFC.”
“E credi che se ne siano mai accorti?”
“No. Quando fanno i conti, l’ammontare dei soldi corrisponde alla mancanza di merce, quindi è come se l’avessero venduta.”
“Astuto.”
“Grazie, zuccherino.”
Alec arrossì, ma non disse niente. Continuò a mangiare in silenzio e ad osservare Magnus di tanto in tanto, che invece non lasciava mai la sua figura.
Aveva così tante domande, in testa: perché tra di loro stava andando in questo modo, se lui sentiva le stesse cose che sentiva lui, e nel caso se le aveva mai provate prima.
Ma soprattutto, secondo lui c’era una spiegazione a tutto questo?
Avrebbe voluto tempestarlo di domande, ma aveva l’impressione che così facendo avrebbe rovinato quell’attimo… dopo tutto, quella cena era la cosa più simile ad un primo appuntamento che stesse vivendo e non voleva che si tramutasse in qualcosa di spiacevole.
Alec era certo di avere tutto il tempo per poter fare chiarimenti con Magnus di tutta questa faccenda.
“A cosa pensi?” domandò Magnus, scrutandolo con i suoi brillanti occhi dorati. Avevano una sfumatura smeraldina che li rendeva ancora più particolari di quanto non li rendesse la pupilla verticale.
“A quale film vorresti guardare.” gli disse, evitando volutamente i discorsi che gli erano venuti in mente.
Magnus si prese una pausa, quasi stesse ponderando se credergli o no. Aveva l’impressione che ci fosse altro, ma non insistette, dal momento che lui era il primo che si era tenuto certe cose per sé.
“Decidi tu.”
“Sono un Nephilim, Magnus. La mia conoscenza cinematografica è quasi pari a zero.”
“Il che è una vera tristezza, zucchero, lasciatelo dire.”
Alec roteò gli occhi al cielo. “Allora illuminami e istruiscimi, grande esperto.”
“Stai usando un tono sarcastico, dolcezza?”
“Sono colpito dal tuo acume, Magnus.” Continuò il Nephilim – e Magnus, che di norma tendeva a trovare il sarcasmo irritante e fastidioso, in Alec lo trova… stimolante. Il Nephilim non aveva paura di lui. Non provava timore nei suoi confronti a tal punto da lasciarsi andare al sarcasmo.
E se suo padre gli aveva sempre insegnato che un re per essere ritenuto tale deve essere temuto, in un certo senso era contento che Alec non lo temesse. Nessuno è sincero con te, se ha paura che tu possa ucciderlo. Tenderà sempre a volerti compiacere, pur di salvaguardare la vita.
Con Alec era diverso, lui sembrava… sincero. Ogni sua reazione era spontanea, che fosse rispondere ad un suo bacio, o che fosse pungerlo con il suo sarcasmo.
Magnus accantonò il suo cibo, posizionandolo su un piatto che aveva fatto comparire dal nulla, e si posizionò carponi per avanzare verso Alec, che dal canto suo si immobilizzò sul posto. Il suo modo di accantonare il cibo non fu aggraziato come quello di Magnus, più che altro perché lo Stregone lo stava guardando in un modo che aveva appena fatto dimenticare ad Alec come funziona correttamente un sistema nervoso umano e, in generale, un cervello.
Magnus gattonò verso di lui e si fermò a due centimetri dal suo viso. Alec sentiva la gola secca e il cuore a mille.
“Sei un insolente, Alexander.” Continuò a guardarlo. I suoi occhi felini percorsero il viso del Nephilim e Alec, sotto quello sguardo scrutatore, si sentì vulnerabile come mai si era sentito in vita sua, ma al contrario di quanto si sarebbe mai aspettato, non provò l’istinto di ritirarsi, o fuggire.
Voleva restare esattamente dov’era, curioso di vedere dove tutta quella situazione l’avrebbe portato.
Voleva assecondare quel brivido e quel fremito che si erano impossessati di lui e che adesso stavano percorrendo tutta la sua colonna vertebrale.
Era sicuro che fossero i suoi ormoni a fargli provare una cosa simile – perché per quanto assurdo potesse sembrare, Magnus lo attraeva a livello molecolare, come nessuno mai aveva fatto.
Aveva notato la bellezza di altri ragazzi, prima di lui, sebbene l’avesse fatto in modo discreto e solamente per attimi brevi, tutti comportamenti volti a non farsi scoprire, troppo timoroso che uno sguardo più prolungato avrebbe fatto capire la verità a chi lo circondava.
Ma adesso… adesso non c’era nessuno a guardarlo, a giudicarlo. Adesso poteva osservare la bellezza di Magnus per tutto il tempo che voleva. Poteva lasciarsi guardare. Poteva lasciare libero sfogo al suo cuore, ai suoi desideri.
Era paradossale quanto si sentisse se stesso e, soprattutto, libero, in un luogo come l’Inferno. E come, invece, si fosse sentito in trappola all’Istituto, in mezzo alla sua gente – se si escludono ovviamente i suoi fratelli.
E probabilmente, sebbene fosse una cosa quasi scontata da dire, un pensiero simile era la conferma che non importava dove si fosse, ma con chi si fosse – e anche se conosceva Magnus da pochissimo, sentiva dentro di sé che era legato a quell’uomo a livello primordiale.
“Me l’hai già detto.” Gli rispose, quando fu sicuro che la sua voce non sarebbe uscita tremolante.
Magnus sorrise, prima di mordersi un angolo del labbro inferiore. “Vero, e di norma è una caratteristica che non sopporto. Ma se si tratta di te… diventa interessante.” Magnus alzò una mano e con l’indice percorse la guancia di Alec, scendendo a tracciare il perimetro della mascella, fino ad accarezzare il collo. Arrivò fino alle clavicole e scese, sempre di più, fino al petto. Era un contatto delicato, leggero, fatto solamente con un indice e, soprattutto, sopra alla stoffa del maglione che Alec stava indossando, eppure… il Nephilim aveva l’impressione di star andando a fuoco. Aveva il respiro accelerato e ogni molecola presente nel suo organismo stava fremendo per quel contatto. Era come se ogni parte di sé si stesse sentendo attratta da quella semplice carezza e volesse fondersi con essa.
Nessuno l’aveva mai accarezzato in quel modo, come se avesse voluto sedurlo, e onestamente non aveva mai pensato che avrebbe vissuto un’esperienza simile, rassegnato all’idea che non avrebbe mai confessato la verità e, di conseguenza, avrebbe passato la vita in solitudine.
“Vorrei farti conoscere un sacco di cose, farti vedere tantissime cose. Il mondo dovrebbe essere tuo, lo sai?”
Alec sentì il cuore salirgli in gola. Nessuno gli aveva mai detto una cosa così carina, e quando Magnus gli parlava in quel modo, sorprendentemente sincero, e con un tono vocale che sembrava ricoperto di glassa, Alec diventava come burro al sole.
“Tutto quello che vuoi, dovrebbe essere tuo.” Magnus sussurrò quelle parole, che arrivarono direttamente al cuore scalpitante di Alec. Cercò gli occhi dello Stregone, impiantandoci i suoi. Magnus lo guardava come se lo stesse scoprendo per la prima volta ogni volta che le loro iridi si incrociavano – e in cuor suo Alec sapeva che per lui valeva la stessa cosa. Guardare negli occhi di Magnus, significava leggerci qualcosa di nuovo ogni volta, qualcosa di sempre sorprendente. Ed era bellissimo.
I suoi occhi erano belli non solo per la loro particolare forma, o il loro peculiare colore, ma per ciò che erano in grado di trasmettere, di fargli provare.
Alec si sporse verso di lui e appoggiò le labbra sulle sue. Avrebbe voluto dirgli che era lui che voleva, contro ogni razionalità, contro ogni senso, voleva Magnus. Ma Alec non era un ragazzo di molte parole. Non sapeva come fare a gestirle e riteneva che spesso fossero oggetto di fraintendimento.
Così baciò Magnus. E avvicinò il viso al suo, solamente per circondargli il collo con le braccia e tirarlo a sé con così tanto impeto che Magnus, sorpreso, gli finì addosso.
Alec si trovò sdraiato tra i cuscini e il corpo di Magnus, ma non gli interessava. Si trovò persino a divaricare un po’ le gambe per fare in modo che Magnus fosse più comodo tra di esse e sopra di lui.
Il suo corpo trasmetteva un calore che accendeva Alec di un fuoco nuovo e sconosciuto, piacevole come una scossa di adrenalina.
Magnus mugugnò e lasciò che Alec lo baciasse e lo baciò a sua volta. Si sostenne sui gomiti per non schiacciarlo, mentre con le mani andava a scompigliare i suoi capelli corvini. Erano morbidi e si arricciavano sulle punte in un modo adorabile.
Alexander era adorabile e bellissimo. La cosa più pura che la sua esistenza dannata avesse mai sfiorato. Era prezioso e Magnus voleva imparare a maneggiarlo alla perfezione, senza rischiare di danneggiare niente di quella perfetta opera d’arte.
“Ci dobbiamo fermare.” Sussurrò, gli occhi chiusi e la fronte appoggiata a quella di Alec. Il fatto che lui fosse bellissimo e sotto di lui rendeva il suo autocontrollo meno ferreo di quanto già fosse normalmente. Diciamo che lo andava a distruggere proprio. E il colpo di grazia arrivò quando riaprì gli occhi e vide Alec con le labbra gonfie di baci, i capelli scompigliati e il respiro affannato.
Era una visione.
Qualcosa che rendeva i pensieri di Magnus parecchio impuri.
“Ho sbagliato qualcosa?”
Magnus sorrise davanti a tanta genuina spontaneità. “Assolutamente no, zucchero. Proprio perché non hai fatto niente di sbagliato ti chiedo gentilmente di fermarci. Ho paura che non riuscirei più a resisterti, poi, e non voglio affrettare nulla.”
Alec si sollevò, mettendosi a sedere, e Magnus con lui, ritrovandosi seduto a gambe aperte sul bacino del Nephilim. Non che fosse una posa meno tentatrice, si ritrovò a riflettere lo Stregone, ma poteva controllarsi.
Non era un animale, dopotutto.
“Sei premuroso.” Affermò Alec, come se fosse una verità confutata, ormai. In realtà quella parola entrò nelle corde di Magnus più in profondità di quanto si sarebbe mai aspettato.
Premuroso, implicava preoccuparsi di qualcun altro, occuparsi di qualcun altro. E lui non l’aveva mai fatto. Lui non era mai stato così. Premura era un concetto che implicava altruismo, un’idea che per Magnus era sempre stata profondamente estraneo.
Ma per Alec… per lui voleva esserlo. Voleva metterlo prima di tutto, persino prima di se stesso.
“Per te, sì.” Gli baciò il naso e Alec lo arricciò d’istinto. “Guardiamo un film, adesso.”
“Sceglilo tu. Sorprendimi.”
Magnus gli rivolse un sorriso e gli baciò la fronte, prima di alzarsi in piedi. Alec rimase seduto a terra qualche secondo, prima di alzarsi a sua volta.
Si guardarono per un attimo, sorridendosi. E Magnus, in quel sorriso, ci lesse tutta la normalità di una vita che non gli era mai appartenuta, ma della quale, improvvisamente, sentiva la mancanza.
Si sentì normale, si sentì umano.
E la cosa gli piacque da morire.






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Ciao a tutti! Sono tornata dopo un po’ d’assenza, ma devo confessarvi che in questo periodo l’ispirazione va e viene – perciò le cose stanno andando un po’ a rilento, sia per questa storia che per un’altra che ho interrotto per scrivere questa, ma che conto di riprendere in mano il prima possibile.
In questo capitolo non succedono grandi cose, ma volevo che avessero un momento fluff tutto loro, prima che la situazione esterna piombasse su di loro di nuovo.
Avevo detto che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo, o che al massimo ce ne sarebbe stato un altro oltre a questo, ma non credo sarà così. Penso che forse potrebbero venire fuori altri due capitoli, ma trattandosi di me – un tantino disorganizzata e a tratti disordinata – potrebbe non essere così XD
Dipende da quante idee mi vengono al momento mentre scrivo in aggiunta a quelle che di base ho in testa per costruire la storia.
Comunque, bando alle ciance. Se ne avete voglia, mi farebbe piacere cosa ne pensate di questo capitolo, se vi è piaciuto, se i personaggi sono abbastanza IC oppure no, insomma tutto quello che volete!!
Ringrazio immensamente chiunque legga la storia, la recensisca o l’abbia messa tra le seguite/preferite/ricordate – sinceramente non pensavo che potesse piacere abbastanza e mi rende felice vedere i numeri che crescono, di tanto in tanto <3
Vi auguro una Buona Pasqua e spero che voi e i vostri cari stiate bene. Vi mando un grosso abbraccio!
A presto <3 
   
 
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