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Autore: Mari Lace    16/04/2020    2 recensioni
Raccolta in cui confluiranno alcune storie partecipanti alla "Challenge pro Quarantena" indetta da Ile_W sul forum di EFP.
Le prime quattro sono flash, l'ultima una OS sulle 800 parole.
#1: L’aveva detto, che pictionary era una pessima idea. Non sa disegnare dal vivo e dovrebbe cavarsela a mano libera con paint? {19/3}
#2: "Più stretta è la gabbia e più bella è la libertà." {23/3} [Introspettivo]
#3: «Siamo allegri stamattina» gli sente dire – per fortuna non c’è vento. {27/3}
#4: Priscilla la imita, ma c’è una nota di tristezza nel suo sguardo. «Finirà mai?» domanda – non c’è bisogno che specifichi il soggetto. {31/3}
#5: Porgere volantini può essere spiacevole, a volte, anche se è per una buona causa.(...)
La signora annuisce, leggendo. «Sì, volevo partecipare! Cosa serve?»
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto bene!
Tutto bene?




Porgere volantini può essere spiacevole, a volte, anche se è per una buona causa.

Nonostante ciò, Aurora è motivata. Ferma accanto ai carrelli dove andranno raccolte le eventuali donazioni, accoglie i clienti del supermercato con un sorriso nascosto dalla mascherina e un pezzo di carta. «Buongiorno» mormora, e alcuni rispondono – altri no.

La maggior parte delle persone l’accetta senza porre domande: lo poggiano nel carrello, alcuni lo infilano in tasca, Aurora resta con il dubbio che abbiano compreso di che si tratti. Altri fanno domande, e lei è lieta di rispondere. Se ripensa alla prima volta che ha partecipato a una Colletta Alimentare… assegnata ai volantini proprio perché giovane e inesperta, mal sopportava quel ruolo! Non sapeva cosa dire, sperava nel silenzio. Oggi è completamente diverso. Ha varie collette alle spalle, ha partecipato attivamente alla preparazione e distribuzione dei pacchi. Sa davvero come funziona, ora, non perché gliel’abbia spiegato qualcuno ma perché l’ha vissuto in prima persona. È da sola all’ingresso del supermercato, ma sa ciò che fa e – nonostante il “timore” del rifiuto sia sempre sgradevole – si sente determinata.

Porge un volantino, poi un altro – una signora le viene incontro radiosa, si intuisce nonostante abbia la metà inferiore del volto coperta. Il sorriso traspare dagli occhi e da ogni suo minimo gesto, è contagioso. Aurora saluta, separa un nuovo foglio e si prepara a darlo.

La signora annuisce, leggendo. «Sì, volevo partecipare! Cosa serve?»

«Quello che vuole, signora – stiamo dando la precedenza ai prodotti per l’infanzia ma davvero va bene tutto».

«Perfetto».

Altre persone vengono e vanno, i carrelli iniziano a riempirsi. Smista la pasta in uno scatolone, i biscotti in un altro, per cominciare.

Nella tasca il cellulare vibra, ma tra lo sfilarsi i guanti e il resto non vale la pena di prenderlo per controllare quel che quasi sicuramente non è un messaggio importante. Annota mentalmente di verificare più tardi, magari mentre aggiorna il pastore[1] sulla situazione.

Uno dei dipendenti che controllano i clienti che entrano e escono le passa accanto, diretto all’interno, e le chiede se vuole un caffè. Nega, ringraziandolo. «Sicura?», insiste l’uomo. Conferma, vagamente dispiaciuta – non le piace il caffè, soprattutto non le va a stomaco vuoto, ma apprezza molto il pensiero.

La signora radiosa riappare, ben carica – le lascia due buste piene di generi vari. Aurora non sa che dire, se non «grazie», come fa con tutti – la carità non è mai dovuta ed è felice per ogni singolo dono, grata perfino anche se niente di tutto ciò che riceve è per lei, ma vedere tanta generosità spontanea la fa quasi commuovere. «Buona giornata!» augura con particolare entusiasmo.

La signora sorride ancora e ricambia il saluto.

Tra la distribuzione dei volantini e lo smistamento dei prodotti ricevuti, la mattinata vola. Non è stanca, ma inizia ad avere un po’ fame.

Sorride vedendo un bambino recuperare il volantino poggiato nel carrello dal padre per poi leggerlo. Sorride perché è bello che i più piccoli imparino la solidarietà, è bello se anche grazie a loro i genitori si fanno un po’ più coinvolti. Quando non molto tempo dopo il bambino torna da lei con un pacco di biscotti e una confezione di tonno, Aurora sorride ancora di più.

Le scatole si riempiono molto più rapidamente di quanto avessero previsto, così a metà mattinata manda un messaggio che è più una richiesta di soccorso e viene organizzato un prelievo parziale; il volontario che se ne occupa le lascia dei nuovi contenitori.

Aurora non sapeva cosa avrebbe trovato, dando la propria disponibilità. Non sapeva se a venirle incontro sarebbero stati clienti pieni di negatività e ansie, non si era nemmeno fermata realmente a pensarci – eppure, quando il turno si avvia alla conclusione si trova a pensare che non si aspettava tanto. Ha ricevuto vari sorrisi, nella giornata, e molte persone contente di poter dare una mano. Ha sentito una signora “sostituirla” nello spiegare alla madre il funzionamento dell’iniziativa, in un modo informale che lei non avrebbe usato ma che la colpisce con la sua bella verità: «uno mette una cosa, uno un’altra e così si aiuta chi è in difficoltà». Ha ringraziato molti e le si è scaldato il cuore sentendosi rispondere «grazie a voi per ciò che fate».

Sembrava che un periodo difficile dovesse precipitare tutto nel buio, ma dopo giorni di confinamento non è questo che ha trovato uscendo. L’ha sorpresa molta luce, invece.

Toglie la maglia dell’associazione e si allontana – ricevuto il cambio, conclude il turno. Torna alla macchina, portandosi una bella esperienza e la rafforzata consapevolezza che ritrova anche nello striscione arcobaleno che qualcuno ha appeso nel parcheggio del supermercato. “Andrà tutto bene”, recita – vuote parole per qualcuno, ora più che mai certezza per Aurora.

Nel buio della notte brillano le stelle.

 

 

 

 

NdA

Ciao a tutti voi giunti fino a qui! Grazie per aver letto

Mi piace il numero 5 e mi piace questa OS, non penso ci sia molto altro da dire sulla situazione corrente (non da me). Penso perciò di finire qui la raccolta – dato che la quarantena è ben lungi dal finire, tuttavia, non escludo di poter tornare con capitoli bonus più in là. Chissà. Al momento, comunque, la considero conclusa.

Spero che le mie parole abbiano potuto trasmettervi un po’ di speranza, o comunque avervi confortato un po’ in una situazione che, ne sono consapevole, per alcuni è ben più complicata o pesante di quanto non sia per me. Naturalmente anch’io ho delle “scomodità” e naturalmente non ho tutto rose e fiori, ma nel complesso mi considero decisamente fortunata. Se siete in difficoltà, vi mando un forte abbraccio e mi auguro che possiate trovare aiuto. Le altre storie della raccolta sono fittizie, quale più quale meno, ma questa OS è quasi completamente autobiografica. Questo per dire che c’è davvero chi in tutto ciò si sta impegnando per dare una mano agli altri. State attenti (e a casa), un abbraccio forte a tutti! Alla prossima,

Mari



[1] “Pastore” evangelico, in questa storia anche responsabile dell’associazione di raccolta e distribuzione pacchi alimentari.

  
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