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Autore: santhy    18/04/2020    0 recensioni
Due genitori squattrinati, innamorati e litigiosi. Tre simpaticissimi figli. E Dilon (Walter) Ayres, una specie di fratello maggiore che vive con loro, appartato e pur partecipe con la sua eccezionale sensibilità. Piove dal cielo una grossa eredità. La famiglia rischia di essere del tutto scombinata. Dilon riporta serenità e risolve l'intricata vicenda d'amore del giovanissimo Dave. Romanzo brillante, romanticissimo.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 17


 
La serata per fortuna, cominciò abbastanza bene. Dedal faceva di tutto per rendersi simpatico. Era  così gentile ed amabile che Dave si chiedeva se quel pranzo spaventoso c’era stato sul serio, o se l’aveva solo sognato.

Mentre cenavano lo guardò: non gli sembrava vero di essere suo compagno… ma forse questa sensazione era normale per un ragazzo appena sposato, o lui era l’unico che aveva creduto di essere innamorato, e poi dopo qualche settimana, aveva scoperto di essersi sbagiato?

Non si era mai messo la fede. Era chiusa a chiave in un cassetto della sua stanza assieme ad altri oggetti della sua infanzia che custodiva gelosamente. Guardò la sua mano sinistra con un vago presentimento. Leo diceva sempre che oggi non si usa più portare la fede… Osservò il viso sorridente del suio amico. “È colpa tua” pensò. “Se non era per te, non avrei conosciuto Dedal.»

Gettò un’occhiata all’orologio che gli aveva regalato Muso nero. In quegli ultimi giorni non se n’era mai separato… Chissà perché, lo faceva sentire più sicuro. Erano le otto passate: fra poco sarebbe tornato Dilon.

Dave aveva chiesto per che ora era previsto l’arrivo del suo aereo e aveva calcolato che, anche se ci metteva una buona ora per venite in taxì dall’aereoporto, sarebbe arrivato a casa al più tardi alle otto e mezzo.
Si sentiva già più tranquillo, perché Dilon sarebbe stato vicino qualunque cosa fosse successa: ne era sicuro.

Gli venne in mente il giorno che avevano pranzato assieme in quella piccola locanda e provò una stretta al cuore ripensando all’espressione dei suoi occhi quando gli aveva detto: «Neanche tu riuscirai a farmi dire che… ti amo, Dave.»

«Ma mi ami… vero?», gli aveva chiesto Dave con voce tremente. Lui non aveva risposto, e forse non l’avrebbe fatto mai. Era così diverso, così al di sopra degli altri uomini. Non sarebbe mai stato capace di compiere un’azione meschina.
«Aires dovrebbe già essere qui», disse Mr. Dickinson.

«Sono solo le otto e dieci», fece Dave

«Forse ci sarà nebbia sulla Manica», osserv Leo, un po’ maligno. «Allora sì che Mr. Ayres farà tardi.»

«Oh, non dirlo neanche!», esclamò Mrs.Dickinson. «Porta sfortuna… e poi, oggi  era una splendida giornata. Sono sicura che non ci sarà nebbia da nessuna parte.»

«Ayres ha la pelle dura», commento suo marito.«Ne ha passate tante nella vita che se è rimasto zoppo è ancora poco… Si è trovato perfino in mezzo a in terremoto, ci vuol altro che un aereoplano per troncare la sua carriera.»

«Ma no! Si è trovato davvero in mezzo a un  terremoto?», chiese Leo.

«È successo in Giappone», rispose Mr. Dickinson. «Ce l’ha raccontato spesso.»

«Com’è emozionante!», mormorò Leo.  «Lo trovo un uomo così affascinante, e ora che so che ha avuto una vita avventurosa mi piace ancora di più.»

«Chissà lui come ne sarebbe felice!», ironizzò  Mr. Dickinson.

Dedal scoppiò a ridere, «Leo è molto gentile con i ragazzi: «Gli piaccioo tutti.»

«Perché non andiamo in salotto?» disse subito Mrs. Dickinson, notando la faccia scura di suo marito. «Vieni Leo.» 

Dave lanciò un’occhiata a Dedal, aveva paura di lasciarlo solo con suo padre. «Andiamo tutti», propose.

«Non dire sciocchezze, Dave», fece Mr. Dickinson. Voglio far due chiacchiere con Mr. Drytec, va pure con tua madre.»

Leo era già in salotto, «Sentiamo il telegiornale», suggerì accendendo l’orologio. «Così potremo vedere se c’è la nebbia.»

«Se c’è preferirei non saperlo», ribatté Mrs Dickinson.«Occhio non vede, cuore non duole.»      

Dave andò alla finestra, certo si era fatto buio più presto del solito. Era nebbia quell’ombra grigia che si scorgeva fra gli alberi.»

In quel momento  finì il telegiornale. «Siamo arrivati troppo tardi», disse Leo deluso, «ma possiamo sempre telefonare all’aereoporto…»   
  
«Non c’è bisogno di telefonare a nessuno, «lo interruppe Dave, innervosito,«Dilon sarà qui fra poco.»

Stava arrivando una macchiana: Dave la osservò attentamente in tensiome, mentre veniva avanti nella penombra. “Sarà Muso nero?” pensò, col fiato sospeso, ma l’auto non si fermò e scomparve dopo un attimo, e lui si allontanò bruscamente dalla finestra.

«Potevamo mandare qualcuno a prenderlo», stava dicendo Mrs. Dickinson. «Non so perché non mi è venuto in mente prima, per Walter sarebbe stato molto più comodo che prendere un tassì Dave! Perché non ci ha pensato?»

«Forse siamo ancora in tempo,» fece Leo. «Posso telefonare e chiedere a che ora dovrebbe arrivare l’aereo, o se è già arrivato. Se ha ritardato, perché non andiamo tutti all’aeroporto? Sarebbe così divertente…»

«Non voglio che telefoni,» sbottò Dave.

Sua madre lo guardò sorpresa. «Ma caro, non sarebbe simpatico fare come dice Leo?  Non credi che a Walter farebbe piacere trovarci tutti ad aspettarlo?»

«Vado a chiedere a Mr. Dickinson cosa ne pensa», disse subito Leo e se ne andò senza sentire il loro parere.

«Perché lo lasci fare?», chiese Dave a sua madre appena restarono soli. «Fa sempre di testa sua, e io non voglio andare, è proprio una stupidaggine… Leo mi dà ai nervi qualche volta.»

Mrs. Dickinson sospirò e poi, con una voce che tradiva un certo sollievo, soggiunse: «Lunedì torna a casa sua. Che ne diresti di fare un viaggio, Dave? Io, te e papà. Potremmo andare nel sud della Francia… non ti piacerebbe? Vedrò se si può organizzare.»

Dave si sforzò di ridere. «Odio il sud della Francia. Perché non vai con papà? Io starò benissimo a casa». Ma già era inutile fare progetti… forse Dedal in quello stesso istante stava dicendo a suo padre quella cosa che avrebbe cambiato tutto il corso della sua vita.

«Penso che a papà non interessi andare solo con me,» rispose Mrs. Dickinson. «Però sarebbe Bello! Come un’altra luna di miele.»

Dave si voltò di scatto e reatò un attimo in silenzio. «Dove siete andati in luna di miele, mamma?», chiese poi.

Mrs. Dickinson  si mise a ridere. «Be’, vedi, non avevamo soldi, e così siamo andati a stare in una pensione molto economica sulla costa meridionale.»

«Ed eravate felici?»

«È stata la settimana più felice della mia vita, Dave!»

Dave la guardò. «Allora i soldi non hanno poi una grande importanza, no?»

Sua madre aveva un’aria un po’ perplessa, «In un certo senso penso di sì. Fa piacere avere tutto quello che ti occorre, e la macchina… ma certo col denaro non si può comprare tutto.»

«Non si può comprare la felicità. Oh, vorrei che non fossimo mai diventati ricchi, vorrei…»

«Non mi pare che ci sia da augurarselo, caro,» disse sua madre con filosofia.
«soprattutto se speri che i tuoi desideri si avverino.»

In quel momento arrivò Leo, com Dedal e Mr. Dickinson.

«Abbiamo telefonato all’aereoporto,» annunciò Leo, «ma ci hanno detto soltanto che l’aereo non è ancora arrivato e che c’è nebbia sulla Manica,» soggiunse, guardando Dave.

«Perché diavolo la gente non si accontenta di andare in treno?» Brontolò Mr. Dickinson. «Penso che Ayres avesse più buon senso. Quando io ero ragazzo…»

«Ma Rich, caro, è passato molto tempo», lo interruppe sua moglie gentilmente.

«Oggi tutti vanno in aereo», disse Dedal. Si avvicinò a Dave. «Ho portato dei dischi nuovi, vuoi sentirli?»

«Oh, sì fece Leo, estasiato, «balliamo. Possiamo ballare, Mrs. Dickinson?» Si precipitè verso i dischi senza aspettare la risposta

Dedal toccò la mano fredda di Dave e sussurrò: «Felice?»

Ma lui non lo ascoltava nemmeno, e non rispose. Era tutto preso da un solo pensiero, sa un’unica ansia.

«Non ho ancora parlato con tuo padre», mormorò Dedal. Ma anche stavolta Dave non lo sentì.

Dedal andò a prendere il contenitore all’ingresso, e Ms Dichinson osservò, un p’ sospettoso: «Che c’è, Dave? Avrai detto sì e no qualche parola in tutta serata… Strano.»

«Sono stato ad ascoltare gli altri educatamente», ribatté lui con uno sforzo.

Dedal tornò , e dopo un po’ la stanza fu piena di musica assordante», chiese a Dave. Gli cinse la vita col braccio, guidandolo verso la pista improvvisata.

Mr. Dickinson si avvicinò a Leo con un mezzo inchino. «Posso avere l’onore?»

Dave si muoveva meccanicamente, quasi senza avvertire la vicinanza di Dedal, e anche se sembrava calmo in realtà era tormentato dall’ansia. Chissà se avrebbe più rivisto Muso nero, l’uomo che amava più di chiunque altro… A un tratto si sentì terribilmente solo e disperato.

«Tuo padre è stato molto gentile stasera», fece Dedal.

Dave lo guardò con i suoi occhi scuri quasi senza vederlo.«Come dici?»

«Ho detto che tuo padre  è stato molto gentile.»

«Oh.»

«Domani potremmo andare assieme a dirglierlo…»

La musica si interruppe con un suono stridulo. «Che bel ritmo!», esclamò Mrs. Dickinson. «È così orecchiabile!»

«Chiedi a mia madre se vuol ballare», sussurrò Dave a Dedal, toccandogli il braccio.

Uscì piano dalla stanza e si fermò un attimo nell’ingresso, guardandosi attorno sperduto. Poi si avviò in punta di piedi verso lo studio di Muso nero. Era buio e accese la luce. Guardò gli oggetti familiari che ora, senza di lui gli sembravano privi di vita.

Si sentiva ancora il fragore della musica proveniente dal salotto. Dave rabbrividì e si lasciò cadere debolmente sulla poltrona di Didol. Gli altri ballavano spensierati, e forse Didol a quest’ora era morto, forse se n’era andato per sempre senza neppure salutarlo, senza dirgli quello che lui voleva sapere, più di qualsiasi altra cosa al mondo. L’amava? A volte ne era sicuro, ma poi si chiedeva come poteva amare uno che aveva tradito se stesso e il suo amore per lui. Restò lì seduto, aggrappato ai braccioli della poltrona, paralizzato al pensiero di non vederlo più. Chiuse gli occhi, ripensando al suo volto, al caldo sorriso che a tratti lo illuminavano, ai suoi occhi azzurri.

Da qualche parte un orologio batté le nove, e in quel momento qualcuno aprì la porta dello studio. Dave si alzò in piedi di scatto, sperando per un attimo che fosse Muso nero, ma si trovò davanti Dedal.

Lui gli si avvicinò con un sorrisetto baldanzoso. «Finalmente!», disse, e prima che lui potesse muoversi o impedirglielo, l’aveva preso fra le braccia. «Leo mi ha detto dove poterti trovarti», gli sussurrò.

Dave cercò di liberarsi colpendolo sul petto con le mani. «Lasciami andare.»

Dedal arrossì, infuriato, e lo afferrò per i polsi. «Che ti succede? Sembri un animale selvatico, una belva. Ne ho abbastanza di questa commedia. Un mese fa non cercavi di evitarmi, eh? E come ti piaceva farti toccare e toccare il mio membro e segarci negli angoli nascosti. Non dovevo correrti dietro, allora.» Con la mano libera lo costrinse ad alzarela testa, ma alla vista del suo pallore i suoi occhi si addolcirono, e gli disse in tono più gentile: «Non comportarti come un piccolo stupido, Dave. I miei baci ti piacevano… ma forse ti sei dimenticato che io posso essere un ottimo amante. Lascia che te lo insegni di nuovo. Si chino verso di lui, ma Dave cercò di tirarsi indietro il più possibile. «Lasciami andare», gridò fra i singhiozzi, «lasciami andare. Preferirei morire piuttosto che farmi baciare ancora da te.»

Lui diventò ancora più rosso, e per un attimo lo fissò incredulo, ma poi controllò, imponendosi di restare calmo. «Sei stanco e sconvolto, e non voglio tormentarti, vedrai, ora si aggiustano le cose tutti sarà diverso. Ti ricordi come eravamp felici assieme? Ti ricordi l’ultima sera che…»

«Non voglio ricordarmelo,» gridò Dave. «Mi vergogno di quello che mi hai fatto fare. Me lo hai messo in bocca e senza avvertirmi  mi sei venuto dentro. Vorrei poterlo cancellare dalla memoria, vorrei non averti mai conosciuto…»

«Però ti era piaciuto.»

«No, invece. L’ho fatto per farti contento. Io lo voglio fare solo per amore.»

Dedal lo lasciò andare con tale violenza che quasi lo fece cadere.«Ora vado a cercasre tuo padre e gli dico la verità. Per quanto mi riguarda, prima gliela dico è meglio è.»

«Digliela!», urlò Dave coi pugni stretti. «Tanto non cambierà niente. Nessuno potrà farmi vivere con te, nessuno…»

«Ah no?», fece Dedal, ridacchiando in modo odioso. «Comunque se vuoi la tua libertà, pagherai per averla, ragazzo mio, te l’assicuro.»

Dave stava per avvicinarglisi, ma poi si fermò. «Benissimo», disse con calma, «diglielo ora, non m’importa.»

Si guardarono un attimo in silenzio, e poi Dedal osservò amaramente: «E tu saresti quel ragazzo che piangeva quando ci siamo lasciati, solo un mese fa.»

«Quel ragazzo non ero io, quando sono tornato a casa  ci ho rifletutto sopra e mi ero fatto schifo. Ero stato abbagliato dai miei stessi sentimenti, non avevo mai conosciuto un ragazzo che mi diceva di volermi bene e desiderava sposarmi», rispose lui guardandolo negli occhi.

D’impulso, Dedal gli tese la mano. «Non possiamo provare ancora? Non è troppo tardi, sei il mio compagno, io ti amo.»

«Davvero?», chiese lui, scosso dai singhiozzi. «Mi dispiace, perché io non ti ho mai amato, Dedal… ho solo creduto di amarti.»

Lui raddrizzò le spalle, cercando di prendere la sua aria baldanzosa. «Benissimo, allora ti prendo in parola e lo dico a tuo padre.»

Dave sorrise debolmente fra le lacrime. «Diglielo, non ho più paura, ti aspetto qui.»

Lo guardò disorientato e per la prima volta lo vedeva come un uomo non più come un ragazzo ingenuo e sentimentale che si era lasciato facilmente attrarre da lui. Si voltò con un’alzata di spalle, e stava per uscire quando la porta si spalancò ed entrò Mr. Dickinson.

Li guardò sbalordito. «Che diavolo…»

Dedal infilò un dito nel colletto della camicia,  come se si sentisse soffocare.

«Diglielo,» fece Dave con voce flebile, apppoggiandosi con la mano allo schienale della poltrona.

«Che cosa dovrebbe dirmi? Sentiamo», sbottò suo padre. «Cosa sono tutti questi misteri, e perché voi due, invece di stare in salotto, siete qui nella stanza di Ayres?», guardò Dedal. «Allora, caro signore, cos’hai da dire? Vuol decidersi a parlare, o ha perso la lingua?»

Dedal si schiarì la gola. Signore, devo dirle che suo figlio  ed io ci siamo sposati un mese fa… a Parigi.»

Dickinson lo fissò sconcertato. Aprì due volte la bocca senza riuscire a parlare, e finalmente sbottò: «Dannato bugiardo! Sposato con mio figlio! È impazzito? Ma guarda… Dave! Hai sentito cosa dice questo tipo, eh?»

«È vero», rispose Dave.

«Cosa?», urlò suo padre. Sembrava  che stesse per venirgli un colpo. «Vorresti dirmi che sei sposato con questo bellimbusto, con questo damerino coi capelli lunghi? Ma siete impazziti tutti e due?

Si avvicin a Dedal, minaccioso. «Fuori di qui, lei e le sue frottole. Fuori da casa mia, chiaro? Ho capito che tipo era fin dalla prima occhiata, e se non se ne va immediatamente, la  butto fuori io.»

Mrs. Dickinson entrò a precipizio, agitata. «Cosa succede? Richy caro perché ridi in questo modo?»

«Questo bellinbusto ha avuto la faccia tosta di dirmi che lui e Dave si sono sposati a Parigi un mese fa», rispose suo marito con rabbua. «Sposati, hai capito? È tutta colpa tua. Hai rovinato tutti i tuoi figli, e questo è il risultato.»

«Sposati?», strillò Mrs. Dickinson. «Oh, Dave…» Si lasciò cadere su una sedia, nascondendosi il viso fra le mani.

«Fuori di qui»,  urlò Mr. Dickinson, «fuori e si porti dietro pure Dave, non voglio più saperne  di lui. Non mettete più piede a casa mia.»

«Richy, ti prego», singhiozzò sua moglie, «Non gridare così… sentiranno tutti.»

«Tanto meglio!», fece lui. «Che lo sappiano tutti. Ecco il risultato di averlo mandato a Parigi, te l’avevo detto. Da ragazza tu sei forse andata a Parigi a studiare? E io, ci sono andato?»

Camminava su e giù per la stanza prendendosela con tutto quello che gli capitava a tiro. «Aspetta che venga Walter, sentirai cosa dirà… È stato sempre contrario a Parigi, lui, e a questo modo assurdo di concepire l’istruzione. Quando saprà quello che è successo…

Si udì un leggero rumore in direzione della porta. «Be’, eccomi qua», disse Muso Nero con calma.

Era lì tranquillo che guardava con i suoi occhi azzurri illuminati da un lieve sorriso. Nessuno parlò. «Spero di non disturbare… ma questa non è la mia stanza?»

«Dilon!» gridò Dave, felice, scoppiando in un pianto dirotto, e scappò via passandogli accanto.»

Mrs. Dickinson balzò in piedi.

«Resta dove sei» gli ordinò il suo marito.

«No», fece Muso nero, lasciala andare.» Poi chiuse piano la porta. Ora erano rimasti solo loro tre. «Cos’è che dovrei sapere?», chiese con calma, guardando Dedal.

«Oh», rispose Mr. Dickinson, «soltanto che Dave ha fatto proprio la parte dello stupido sposando questo tipo. Devo dire che sospettavo qualcosa del genere», soggiunse, anche se non era affatto vero. «Comunque, visto che dei miei pareri se n’è infischiato, d’ora in avanti me ne lavo le mani.» Si girò verso Dedal. «È il suo compagno, se lo prenda e lo mantenga, se può! Non voglio saperne di voi due. Potete fare i bagagli e andatevene, siamo intesi?»

Drytec era impallidito. «Ma signore…»

«Non mi chiami signore», urlò Mr. Dickinson. «Ho preso la mia decisione e non la cambio. Fuori di casa stasera, tutti e due!», e con un gesto teatrale andò verso la porta. Ma Muso nero lo fermò. «Un momento… A quanto pare tu hai creduto subito a questa storia, senza preoccuparti di scoprire quanto c’è di vero.»

«Dannazione!», sbottò Mr. Dickinson.

«È inutile gridare», disse Didol. «Se ti siedi lì tranquillo, e mi ascolti, forse potrò fare un po’ di luce su questa faccenda.»

Mr. Dickinson  lo guardò storto. «Va bene. Avanti, sentiamo.»

«È ridicolo perdere il tempo così» intervenne Dedal. «Io e Dave siamo sposati, e se lei vuole che ce ne andiamo…»

Muso neso lo fissò. «Lei non è sposato con Dave» dichiarò con voce rauca.

Mr. Dickinson aprì la bocca per parlare, ma poi si lasciò cadere su una sedia.

«Siete tutti matti, pazzi da legare. Questo tipo mi dice che è sposato con Dave, e tu dici di no. Ma tu che diavolo centri, Walter, e come fai a sapere…»

«Sono andato a Parigi proprio per scoprire come stavano le cose in realtà»
rispose Muso nero, un po’ stanco. «E ci sono riuscito. Dave non è sposato, perché in Francia non esiste ancora il matrimonio tra persone dello stesso sesso. E poi per un altro motivo, quindi la cerimonia era completamente illegale, e probabilmente Drytec lo sapeva.»

Dedal gli si avvicinò. «Come osa dire questo!»

«Lo dico e posso provarlo» ribatté Muso nero senza scomporsi. «Quando mi imbarco in un’impresa, sto attento a non commettere errori. Ho consultato le autorità legali, e tutto è stato esaminato accuratamente nei minimi particolari. Se vuol dare un’occhiata a questi documenti che ho portato con me. Questo è il secondo motivo che dimostra che Dave non è sposato.»

«È assolutamente falso!» gridò Dedal coi pugni stretti. «Se lei non fosse invalido…»

«Oh, non si preoccupi» fece Didol con una risata di scherno. «Non sarà questo a impedirmi di darle un fracco di botte… e questo probabilmente non sarà la prima volta che le prende. Forse non c’è bisogno che glielo ricordi, ma l’estate scosa, quando era sulla Costa Azzurra…» S’nterruppe, perché Drytec stava protestando. «Benissimo non dirò altro, a patto che lei lasci questa casa stasera, e domani avrò il piacere di venirle a farle visita col mio avvocato.» Si frugò in tasca per cercare la pipa. «Lasci che le dia un consiglio: non cerchi di scappare, potrebber trovarsi in una situazione molto spiacevole. Io so dove è alloggiato, e se ha buon senso resterà lì finché non mi sarò assicurato che per legge lei non ha assolutamente nessun diritto da esigere dal figlio di Mr. Dickinson.

Mentre parlava si riempiva la pipa con la massima calma, senza neanche guardarlo. «Penso che non ci sia altro da aggiungere.»

«Ma che sciocchezze!» disse Dedal, cercando di apparire sicuro di sé. «Io e Dave siamo sposati. La sfido a dimostrare il contrario. È tutto perfettamente legale, e se le sono antipatico…»

Muso nero alzò gli occhi. «Mi risulta che npn sia stasto legalizzato il matrimonio  tra persone dello stesso sesso e non mi risulta che in Francia sia legale per un uomo avere due matrimoni.»

Mr. Dickinson si risvegliò improvvisamente. «Cosa? Due matrimoni? Maledetto il mondo, questo ce lo deve spiegare.» Si alzò in piedi con fare inperioso. «Chiama la polizia, Ayres! Se quest’uomo è bigamo…»

Ma Didol gli passò davanti e aprì la porta, voltandosi a guardare Dedal. «Fuori.»

Dedal uscì mogio mogio, senza dire neanche una parola.

Muso nero si lasciò cadere su una sedia, era un po’ stanco. «Be’, ecco fatto.
Penso che quel tipo non ci disturberà più, ma se dovesse…»

«Come lo lasci andare via così! Ha ammesso che è un bigamo, e lasci che se la cavi a buon mercato… Sei matto, Walter!»

«Se vuoi uno scandalo, richiamalo.»

Mr. Dickinson diede un calcio a una sedia. «Insomma, questa è casa mia o è casa tua? Se è tua dillo, che mi tolgo di mezzo! Scusami, sai, ma sei stato proprio impertinente a immischiarti così in questa faccenda, facendomi fare la figura del perfetto idiota di fronte a quel bellimbusto! Sono o non sono il padre del ragazzo? Eppure sono stato tenuto all’oscuro di tutto… Devo dire che non ci vedo chiro in questa storia.

«Ti sarei grato se la smettessi di gridare» disse Dilon. «Sono un po’ stanco, domani ti darò tutte le soiegazioni che vuoi, e se non ti fidi di me dopo tutti questi anni, mi spiace, ma non so proprio cosa farci.

L’altro lo fissò per un attimo, piuttosto commosso. «Sei proprio una brava persona, Ayres. Purtroppo ce ne sono poche persone come te al mondo.» Gli poso una mano sulla spalla. «Bevi qualcosa?»

«Muso nero si mise a ridere. «No, grazie, ma penso che a te non farà male.»

«Mi ci vuole qualcosa di forte», fece Mr, Dickinson senza decidersi ad andare. «E così l’hai sempre saputo… Immagino che Dave , come al solito, si sarà confidato con te.

«Domani ti dirò tutto.»

«Mah! Be’, vado a bere qualcosa.»

Mr. Dickinson aveva la spiacevole sensazione che Dilon avesse avuto la meglio. In salotto trovò sua moglie in lacrime, seduta accanto al caminetto. Leo era in piedi vicino a le, piuttosto a disagio, e quando lui entrò gli lanciò un’ochiata supplichevole. «Continua a piangere» disse. «Dave è chiuso a chiave nella sua stanza. E…»

«Ci lasci soli», taglio corto lui, e quando Leo se ne fu andato chiese a sua moglie.

«Si puo sapere perché piangi?»

Lei lo guardò con gli occhi pieni. «Piango perché sono infelice. Sei proprio un bruto, egoista e insensibile. Hai cacciato di casa tuo figlio solo perché ha fatto come noi, e si è sposato senza dirlo a nessuno. La vita è proprio orribile… vorrei che tua sorella non ci avesse mai lasciato quei dannati soldi. A che cosa sono serviti? Siamo qui, in una casa che non piace a nessuno dei due, e ogni giorno che passa ci comportiamo sempre più come estranei. Non mi chiedi mai di uscire con te, nessuno penserebbe che sono tua moglie. Eh, sì, forse  preferiresti stare con Leo è più giovane e sa prenderlo in bocca bene, e ti fa godere anche se è un maschio. Mentre non vuoi che tuo figlio vada con un maschio. Dave ha sposato l’uomo che ama.»

«Non lo ama, e non è sposato. Quel tipo è un bigamo, o per lo meno, così dice Ayres… chiediglielo. E perché poi dovrei preferire quel stupidello a te? Ti assicuro che mi annoia, con quelle sue chiacchiere idiote. Vuoi  che io alla mia età mi metta con un stupido ragazzino viziato? Non ha proprio niente, guarda è vuoto come una zucca. Non far la stupida, cara.»

Guardò sua moglie con occhi diversi, e l’espressione sconvolta del suo viso ridestò qualcosa nel suo cuore che da molto tempo non provava più. Altro che graziosa! Era raro trovare una dona così attraente, alla sua età, e poi neanche lui era più tanto giovane, in fondo.

Si chinò verso di lei e le prese la mano. «Andiamocene via» disse con voce più dolce. «Quando questa maledetta storia sarà chiarita, potremmo andare nel sud della Francia, eh? Oppure in un altro posto, se preferisci… io e te soli. Ti insegnerò come farlo con la boca. Che ne dici?»

«Come sei stupido Richy!», fece lei, con gli occhi che le brillavano. «Ma dobbiamo proprio andare nel sud della Francia?» Poi gli chiese, ansiosa: «È proprio vero che Dave non è sposato con quell’orribile uomo?»

«Come, orribile! Non ti piaceva, con quei bei capelli lunghi?»

«Non mi è mai piaciuto. Ho sempre sentito che c’era qualcosa di… strano in lui. Sarà stato il mio istinto di donna.» Appoggiò la mano di lui sulla sua guancia morbida, sospirando felice. «Sei sicuro che è vero quello che hai detto di Dave?

«Ayres, dice di sì.»

«Allora se lo dice lui, dev’essere proprio così.» Gli lasciò la mano e si alzò. «Vado a vedere come sta Dave, povero caro, era sconvolto …Richy, pensi che Mr. Drytec gli piaccia, nonostanre tutto?»

«Se fosse così stupido, non potrebbe essere mio figlio.»

Sua moglie si alzò in punta di piedi e lo baciò sulla guancia sorridendo. «Spero che tu abbia ragione, anzi, sarà proprio come dici tu.»

La porta della stanza di Dave non era chiusa a chiave, e quando sua madre entrò lui era seduto sulla sponda del letto, col volto arrossato rigato di lacrime.

«Caro», disse Mrs. Dickinson sedendosi accanto a lui, «va tutto bene. Tuo padre non è più arrabbiato, e Mr. Drytec se n’è andato. Tu non sei sposato con lui.

Appena tutto sarà chiarito faremo un bel viaggio, e vedrai che saremo di nuovo felici… Almeno, così ha detto Ayres», soggiunse senza un apparente nesso logico.

«Ayres?»

«Sì, tuo padre dice che Ayres sa bene quello che è successo, è per questo che è andato a Parigi… quell’orribile di Mr. Drytec se n’è andato, e non dovrai vederlo mai più.»

«Orribile?»,  fece Dave con una risatina. «Ma non ti piaceva?»

«Be’, a dir la verità, sì. È straordinario come si può cambiare, no? Ma ora non mi piace per niente, e a chi potrebbe piacere un bigamo? L’ha detto Ayres che lo è.
Dave si sentì mancare. Non disse niente, ma chiuse gli occhi. Non era sposato. Non osava crederci. Eppure se lo aveva detto Muso nero…

Sua madre gli sfioerò la guancia con la mano. «Sei così pallido… perché non vai a letto e cerchi di dormire? Anche Ayres dev’essere stanco. Meno male che è sano e salvo. Caro, sono così contenta che tu non sia veramente sposato. Be’ me ne vado…»

Dave si voltò di scatto e nascose il viso sulla sua spalla. «Sono stato proprio uno stupido.»

«Caro», disse sua madre piano, dandogli un bacio sui capelli, «siamo tutti stupidi, a volte. Ma forse è necessario esserlo, per diventare saggi»

Dave le promise che sarebbe andato a dormire, invece, quando rimase solo, non si spogliò. Era vero che non era sposato con Dedal? Gli sembrava quasi impossibile e perfino troppo facile, dopo tutto quello che aveva passato…

Eppure, se l’aveva detto Muso nero, doveva essere vero. Avrebbe voluto sentirlo da lui, ma aveva paura di andarci, e si vergogognava.

Udì la voce di Leo sul pianerottolo e si alzò di scatto  per chiudere la porta a chiave. Non si sentiva proprio di sopportarlo e quando il suo amico lo chiamò piano non rispose.Da qualche parte un orologio batté le undici.

Dave non si decideva a muoversi. Moriva dalla voglia, di andare da Didol ma qualcosa glielo impediva. Finalmente si alzò, con un gesto automatico si tolse l’orologio e lo posò con cura sulla sua tavola da toletta, ripensando commosso il giorno del suo compleanno, quando lui glielo aveva regalato.

Poi, lentamente, andò ad aprire la porta. Sul pianerottolo era buio, ma al piano di sotto qualcuno doveva essere ancora alzato, perchè s’intravvedeva il bagliore della luce dell’ingresso. Sarà stato certamente Didol. Di solito era l’ultimo ad andarea letto, lui. Il cuore gli batteva così forte che gli pareva quasi di sentirne i battiti nel silenzio. Scese le scale pianissimo, ma davanti alla porta chiusa dello studio fu di nuovo preso dalla paura, e stava già per tornare indietro quando la porta si aprì dall’interno e si trovò davanti Muso nero.

Non sembrava sorpreso di vederlo, ma non gli disse niente.

«Sono venuto a darti la buonanotte… Didol», balbettò Dave.

Lui si scostò per lasciarlo passare, e chiuse la porta. «E allora?» chiese.

Ma lui non sapeva cosa dire, e restarono in un profondo silenzio. «Va tutto bene, Dave», fece lui alla fine.

Dave alzò gli occhi per guardarlo in faccia. «É… vero? La mamma mi ha detto…»

 «Verissimo.»

«Ma…»

«Non non chiedermi niente», lo interruppe lui gentilmente. «Sei libero, questo è l’importante.»

Dave voltò il viso dall’altra parte. «Mi disprezzi molto? Mi odi… Didol?»

«Come potrei odiarti?»

Per un attino Dave non riuscì a frenare il tremito delle labbra. «E non hai… altro da dirmi?»

«Nient’altro, Dave.»

«Oh!» Era deluso, ma era proprio inutile cercare ad ogni costo di fargli dire che l’amava. «Non capisco come hai fatto a sapere… Come sei riuscito a scoprire tutto?» gli chiese dopo un po’.

«Volere è potere, Dave.»

«Già… Allora… Oh, Didol, è vero! E io sono proprio libero, sul serio?»

«Assolutamente libero, questo è l’importante.»

«Si?», fece lui debolmente. «Non so come ringraziarti per quello che hai fatto, Didol. Non ne sarò mai capace, non so neanche da che parte cominciare.»

«Non provarci nemmeno, caro.»

Dave non riusciva a trovare le parole adatte per esprimere quello che provava. Voltò la testa dall’altra  per non far vedere che piangeva.

Lui restò zitto e a un tratto Dave, d’impulso, si aggrappò alle su spalle con le mani che tremavano.

«Didol, ti prego, dillo, dì che non è cambiato nulla e che … mi ami lo stesso.»

Lui cercò di allontanarlo, ma poi restò così, con le mani abbandonate sulle sue, Dave mormorò: «Ma no… non lo dirai. Oh Dilon, lo sento che mi vuoi lo sento che giù sei eccitato senti il mio  è durissimo. I nostri corpi si desiderano.»

La mano di Didol non si mosse. «Ti stancherai presto di me, Dave» disse lui con voce roca, senza guardarlo. «Sono troppo vecchio e noioso…»

«Non sei vecchio, e io ti amo, Didol, lo sai, più di chiunque altro al mondo. Ti ho amato sempre… sempre.»

Lui chinò la testa per guardarlo. «Eppure poco tempo fa pensavi di amare qualcun altro.»

«Ma tu hai sempre saputo che non lo amavo. Dedal, comincio a baciarmi in macchina con la lingua e cominciò a toccarmi da sopra i pantaloni il membro: era durissimo. Mi sbottonò i pantaloni e appena lo prese in mano io venni. Non avevo mai goduto cosi. In quel momento  gli dissi che lo amavo.»

«Sei solo un bambino» fece lui turbato, dopo un attimo che sembrò interminabile.Non sarebbe giusto. Non capisci cosa vorrebbe dire essere legato a me per tutta la vita… Ho ben poco denaro e sono zoppo e… non vado a ballare.»

«Ballare!» dusse Dave ridendo. «Oh, Dilon. Che importanza ha?»

«Forse ora non ne ha, ma più tardi…» Lo allontanò delicatamente. «Non posso, Dave, non sarebbe giusto verso di te. Sei solo un bambino, hai diciotto anni… io il doppio…»

«Ne ho quasi diciannove» protesò Dave, disperato.

Muso nero si appoggiò alla mensola del caminetto senza dir niente, voltandosi in modo da nascondere l’espressione del volto.

Dave restò a guardarlo un attimo e poi disse, con una voce che tradiva la sua sofferenza: «Non ho mai… vissuto con Dedal, se è questo che pensi.  Gli ho solo fatto qualche sega, e lui uguale. Lo voleva farlo orale, ma mi faceva schifo prenderlo in bocca. Solo la prima volta a tradimento. Niente penetrazione l’avremmo dovuto farla qui in Inghilterra. Ma qui ormai non lo amavo più e mi faceva solo rebrezzo stare insieme a lui. Neppure una sega.»

Ma con un gesto improvviso Dilon lo fece subito tacere. Lentamente Dave gli si avvicinò e con molta dolcezza gli cinse il collo con le braccia, appoggiando il viso sul suo petto. «Caro», mormorò con voce rotta, «ormai cìè un legame troppo forte tra noi, e non possiamo farci nulla, né tu né io.

Sentì che lui si irrigidiva sotto le sue carezze, e per un attimo ebbe paura di essere sconfitto e allora decise coraggiosamente di allungare il braccio e con la mano andò ad accarezzare il membro di Dilon.

«Lo vedi che mi desideri è durissimo. A te mi dono tutto  e ti faccio ogni cosa, non mi fai schifo, ti adoro.»

Imptovvisamente Dilon  se lo strinse forte.

«Allora… mi ami?» chiese Dave, guardandolo negli occhi.

«Sì… per sempre, per tutta la mia vita.» e cominciò a baciarlo e per la prima volta gli toccò il membro di sua spontanea volontà.

 
Nessuno dei due si accorse che la porta si apriva, Richard Dickinson restò a guardarli impietrito. Aprì la porta per dire: «Che diavolo…», ma poi la richiuse e si allontanò pian piano, con un’espressione stranamente comprensiva.

Salì le scale in punta di piedi, e mentre passava davanti alla stanza di Leo, la porta si aprì e il ragazzo fece capolino. «Mr. Dickinson venga la faccio divertire un po’. Ma Richard, impassibile, gli lanciò un’occhiata di disapprovazione.
«Era a letto Dave?» Chiese sua moglie ansiosa. Era stata lei a suggerirgli di andare da suo figlio per tranquillizzarlo.

«No» rispose Mr Dickinson, con la faccia scura.

Sua moglie si rizzò a sedere sul letto. «E dov’era, allora? Oh, Richard, non gli sarà mica successo qualcosa! Dici che è scappato, o che ha fatto qualche stupidaggine?»

Lui la guardò, un po’ turbato dalla sua avvenenza… Chissà quanti soldi aveva buttato in quella camicia da notte guarnita di pizzo… però le stava proprio bene, doveva riconoscerlo.

«Ma no che non è scappato…» rispose compiaciuto, «e per quanto ne so io, non ha fatto neache delle stupidaggini. È di sotto da Walter, col suo amato Muso nero: si baciano e si toccano, insomma si desiderano.»

 
Mrs. Dickinson si appoggiò ai cuscini con un sospiro di sollievo.  «Ah! Se è con lui è al sicuro, e non c’è più da preoccuparsi.»

«Tesoro sei sempre più bella.»

Lei gli sbottonò i pantaloni, lo prese in mano, lo aveva duro. «Voglio provare anche io, amore.» E lo mise in bocca.

 
 
 
FINE

   
 
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