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Autore: 404    22/04/2020    3 recensioni
Due tipi di ragazze frequentano i calciatori, quelle che vedono il ragazzo dietro la divisa, quelle che vedono il calciatore. A lui era toccata la ragazza che vede lo stereotipo del calciatore…
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. BERLINO
 
Karl aprì gli occhi, si mosse lentamente nel letto della sua camera d’albergo. Non gli era chiaro se aveva solo sognato o era accaduto veramente. Era accaduto! Ma come poteva essere accaduto? Non sapeva nemmeno se era più corretto dire che si era portato a letto Laura, o se Laura si era portata a letto lui. Ok era stato il miglior sesso della sua vita, ma questo non cambiava nulla. Fra loro non poteva esserci nulla, nulla di sentimentale. Si mise a guardarla, maledizione se era bella, molto bella.
Laura si mosse, sembrava in pieno conflitto con se stessa per non aprire gli occhio. Era l’occasione di Karl per voltarsi, per fingere che non la stava ammirando. Lui, così abituato agli scatti felini, eppure perse l’occasione quasi ipnotizzato. La vide stiracchiarsi e portare un braccio piegato sul viso, per poi spostarlo lievemente scoprendo un occhio aperto.
 
Dopo la giornata e la nottata ad Amburgo, Karl aveva raggiunto Berlino. Con la scusa di far visita a un ex compagno del liceo, poteva dare un’occhiata a una delle università più rinomate della Germania e fare dei paragoni utili. Questo aveva detto al padre. Ma in realtà era il contrario. Non che avesse bisogno di una scusa per andare a trovare un amico, ma l’idea di poter già prendere una decisione e iscriversi al semestre estivo, così da non perdere l’intero anno come voleva, gli avevano evitato ulteriori polemiche. Aveva prenotato nello stesso albergo di un altro ex compagno che studiava a Heidelberg, lì per una conferenza. Era stato fortunato a trovare una camera, erano rimaste giusto un paio di singole. L’albergo era vicino al luogo della conferenza e ospitava un matrimonio con molti invitati da fuori.
 
“Buon giorno Karl” anche se assonnata, ormai Laura era sveglia, era in città per la conferenza e si erano incontrati in un locale studentesco.
“Buon…giorno…”
“Laura!”
“Lo so, certo!” Karl non incarnava lo stereotipo del calciatore ricco e famoso, non gli piaceva passare per quello che non era, ma non si fissava solitamente se qualcuno si faceva un’idea sbagliata, eppure con lei gli dava particolarmente fastidio.
Sorrise, distolse lo sguardo un istante, per poi andare ad appoggiare le mani e il mento su di lui, poco sotto il torace “Che ne dici di giugno?”
“Giugno?”
“Dopo la fine del campionato”
“...”
“Preferirei maggio? Poi dovremmo aspettare per partire”
“Per partire?”
“Per la luna di miele!”
Karl spalancò gli occhi “Come?”
“Be’ siamo stati a letto quindi ci sposiamo!”
“Ma che...” lo aveva detto con così tanta naturalezza, che Karl non sapeva proprio cosa pensare. Era assurdo, non poteva essere vero, eppure sembrava così convinta “...senti andiamo è... tu...insomma mica eri...insomma lo avevi già fatto quindi...”
“Ma non avevo mai dormito prima. E di sicuro non era mai capitato in queste circostanze. Una concomitanza di circostanze addirittura. In una notte di luna al primo quarto crescente, durante un matrimonio...non importa se non eravamo fra gli invitati, si è tenuto qui.”
“Ma...”
“È un’antica e ancora vincolante tradizione del Liechtenhaus! È una promessa di matrimonio” divenne molto seria “Non vorrai tirarti indietro? Guarda che attira molte disgrazie...e poi i miei parenti non ti darebbero pace! Anzi difenderebbero il mio onore...”
La fissava senza sapere che dire, Karl cercò di farfugliare ancora qualcosa, mentre quegli occhi penetranti erano fissi su di lui. Ed eccola scoppiare a ridere!
“Tu mi…stavi prendendo in giro!”
“E tu…” si alzò e si mise seduta dandogli le spalle “…devi stare più attento, passando da una ragazza all’altra prima o poi potrebbe capitarti una svitata.”
“Tu hai un’idea molto distorta di me” Karl si tirò su piegando le gambe e appoggiando i polsi sulle ginocchia “La luna di miele è esclusa, ma posso sempre portarti a cena”
“Abbiamo già cenato insieme”
“Ieri non conta, non eravamo nemmeno allo stesso tavolo”
 
Laura afferrò il suo abito, blu oltremare con motivi e scritte nere. Si alzò, dando le spalle a Karl. La vide infilarlo dalla testa. Guardò la stoffa scendere morbida, con l’irreale impressione che avvenisse a rallentatore. Seguì le mani di Laura mentre se lo sistemavano sui fianchi, anche se non ce n’era affatto bisogno. Il tutto mentre quei capelli ondeggiavano in modo quasi ipnotico. 
Finalmente si girò, ma era evidente che stava cercando qualcosa, lui non proferì parola. Era incantato da lei, tanto da non voler spezzare quel momento e la voce nella sua testa era sempre più fievole nel dirgli “mai”, ma non era ancora pronto ad accettare che non fosse per il sesso. Che in tutti quei piccoli incontri qualcosa in lui aveva fatto click.
Laura recuperò dal pavimento le calze e dal termosifone il reggiseno, come fosse finito appeso lì poi!
Staccò dalle calze qualcosa, che infilò ai piedi.
“Che c’è?” Laura ruppe il silenzio notandone l’espressione perplessa “Con quegli stivali, metto sempre anche i calzini”
Karl sorrise, le coprivano solo i piedi e non la rendevano meno sexy. Anzi quella schiettezza stava aumentando la carica che si era accesa quando si era alzata.
“Ma le calze e il reggiseno?”
Gli sorrise “Qui!” e li ficcò nella sua borsa “La mia camera è dietro l’angolo, in fondo al corridoio.” mise gli stivali “Non vale la pena indossarli visto che intendo buttarmi in doccia subito...” si guardò ancora in giro “...sempre che una delle mie amiche non stia già occupando il bagno, ma sono appena le quattro, dubito siano già rientrate”
Karl per un attimo si chiese se sarebbero finiti a letto se non avessero alloggiato nello stesso posto, sullo stesso piano. Se le sue amiche non avessero preferito andare, non ricordava nemmeno dove. Se il suo amico non avesse avuto la stanza al piano di sotto.
“Karl...”
“Sì?!”
“Hai qualche idea su dove possono essere finiti i miei slip?”
Forse non avrebbe dovuto chiederlo, perché nella mente di Karl partirono inesorabili i flash di quello che avevano fatto.
“Nessuna?” insistette riportandolo al presente
“Aspetta” e dopo aver mosso i piedi, fece apparire gli slip da sotto le lenzuola.
Una volta nella mano di Laura, rimase ferma qualche istante, con l’espressione di chi sta valutando il da farsi “Vabbè tanto per fare il corridoio” e mise anche quelli nella borsa “Be’, ciao Karl!”
“Ehi ma la nostra cena?”
“È un po’ presto per la cena...o tardi a seconda dei punti di vista” si diresse verso Karl dandogli l’illusione di volere un altro bacio, invece afferrò gli occhiali sul comodino “Per un pelo. Ma tanto, tempo due minuti, sarei tornata indietro” poté quasi avvertirne la delusione “Colazione!”
“Come?”
“Ci vediamo a colazione...forse allo stesso tavolo...forse non sei così male come pensavo...forse”
Laura si diresse alla porta sentendosi fantastica, come in un film. Aveva detto la cosa giusta al momento giusto. Quel ragazzo era diverso dall’idea che si era fatta guardandolo in tv. Era diverso dalla prima impressione che le aveva dato, e pure dalla seconda. L’aveva emozionata, era stata bene. Non aveva preventivato di andarci a letto, era capitato. Si era sentita a suo agio, cosa alquanto strana. La prima volta con un ragazzo è sempre particolare, e per lei era piena di ansie. Farsi vedere nuda, fare o non fare qualcosa. Cosa penserà, come andrà. Ma con Karl no. Non si era nemmeno chiusa in bagno per darsi una sistemata e far sparire i calzini.
Karl si era spostato rimanendo sul letto, per poterla guardare fino all’ultimo istante. L’idea che non portasse nulla sotto a quel vestito, come la stoffa l’accarezzava nei punti più intimi, gli dava una strana sensazione.
Prese il cappotto e aprì la porta con dentro quelle emozioni, quella forza, quell’orgoglio verso se stessa. Mise fuori solo un piede e di scatto tornò dentro, richiudendo frettolosamente, facendo attenzione a non sbattere per non fare rumore.
“Ma che fai?” Karl non riusciva a capire quell’improvviso gesto e quell’espressione completamente diversa da pochi istanti prima.
“Niente, niente...” riaprì la porta, giusto uno spiraglio e si mise a guardare ancora. La richiuse e mise la catenella 
“Ma...”
“Se mi vedesse e non riuscissi a chiudere per tempo...”
“Ma chi?”
“Il mio ex!” e riaprì quel piccolo spiraglio.
Tutta la sicurezza ostentata era svanita. Anche la preoccupazione e la precauzione della catenella non parevano appartenere alla ragazza che era con lui fino a un istante prima. Però si incastravano bene con la ragazza che lo aveva beccato ai loro vari incontri casuali.
Già, erano sempre stati incontri casuali e inaspettati. Mai una volta era andato in un luogo immaginando di trovarla. Anche quando l’aveva conosciuta era finito in quell’ala dell’Università per un imprevisto.
“Non ti facevo il tipo che si nasconde così da un ex. O forse non vuoi farti vedere uscire dalla stanza di un ragazzo?”
“Ma figurati! Solo non ho voglia. Cioè non ho mai voglia di discuterci, ma lo faccio, solo che questa volta proprio...non ho voglia!” a parte l’ora e la stanchezza, non voleva nemmeno farsi rovinare quella bella nottata, ma questo non intendeva dirlo a Karl.
“Perché ti sei messa così?”
Visto che la fessura era molto vicina alla parete, Laura aveva assunto una strana posizione per guardare fuori.
“Per evitare che mi veda, così c’è meno che potrebbe notate”
“Sei un po’ paranoica... e anche...” Karl lasciò il letto, era nudo e non prese minimamente in considerazione di afferrare un indumento, nemmeno uno degli asciugamani sulla poltroncina. Il corpo di Laura era dietro la porta, con il viso che cercava di guardare da quella piccola fessura. A momenti l’allargava, si sporgeva appena, per poi indietreggiare.
 
Laura si sentì afferrare “Ma che...” le mani di Karl andarono dal sedere all’addome e al seno. Poi le prese cappotto e borsa che teneva fra le mani facendoli finire a terra. Era rimasta in quella posizione, verso la porta, col cuore che aumentava il suo battito.
Le afferrò il vestito dalle spalle e, allargandolo un po’, lo fece scendere fino ai gomiti. Laura sentì la bocca di Karl sul collo, sulla spalla. Le mani le arrivarono sul seno, mentre il suo ex passava vicino alla porta.
Lo vide chiaramente attraverso quello spiraglio. La bocca di Karl era nuovamente sul suo collo, dietro l’orecchio, poi sul lobo. Laura, nonostante il rischio, chiuse gli occhi un istante. Si stava lasciando trasportare molto velocemente, forse per il ricordo ancora caldo sulla sua pelle.
Karl le strinse un seno e prese a massaggiare l’altro e venne attraversata da un fremito interno. Aveva la pelle d’oca e un calore improvviso che si diramava dal basso, concentrato in quel punto dove desiderava scendesse, ma non accennava a farlo. Si chiese come fosse possibile. Aveva ancora la sensazione di dove si era inoltrato quella notte. Era stata ampliamente appagata, come poteva volerlo ancora e così presto?! Si accorse solo in quel momento che il suo respiro aveva cambiato ritmo.
Riaprì gli occhi, ed eccolo ancora il suo ex. Lui guardava altrove. Camminando su e giù in quel corridoio a elle, non si era accorto di quella porta un po’ aperta, che si chiuse proprio mentre si stava voltando in quella direzione, in concomitanza alle mani di Karl che riafferravano il vestito.
Lo fece scendere ancora, cosa che portò Laura a lasciare l’appoggio sulla porta, perché potesse oltrepassare le braccia. Lui però lo stava accompagnando così lentamente da provocarle un formicolio, una contrazione.
Come superò l’ombelico, sentì la voce calda di Karl proprio vicino all’orecchio “C’è qualche tradizione vincolante facendo questo?”
Lei sorrise e l’abito le oltrepasso il sedere e via giù, attraverso le gambe.
Tutto ciò che Laura indossava ora, erano gli occhiali e gli stivali, nient’altro.
Si sentì accarezzare la schiena, una natica, il ventre. Bocca e lingua ancora sulla spalla, poi denti, ma non in profondità evitandole segni.
Attendeva da un istante all’altro che Karl scendesse ancora, che l’accarezzasse, che andasse oltre ancora, con decisione, come aveva fatto quando avevano varcato quella soglia, ma niente. La stava facendo diventare impaziente. Così allungò il braccio andando a cercare lui. Trovò la parte bassa degli addominali, un bel toccare, ma non era quella la sua meta e scese.
Gli procurò un sussulto dopo alcuni movimenti, che erano passati dal delicato al deciso, nonostante la posizione non particolarmente comoda. Karl non si aspettava che lo facesse ma non aveva nulla in contrario anzi. E più lui giocava col le dita e con la bocca, più avvertiva la presa salda. Stava per perdere il controllo, ma non poteva permetterlo, doveva rallentare.
“Laura ma...” allontanò la testa senza staccare le mani “...dove si trova il Liechtenhaus?”
“Nel dvd!”
“Che?”
Si voltò verso di lui, lasciando la presa “Non esiste!” è lo baciò con grande passione.
Laura sentì la schiena contro la porta, ma mentre portava le mani sulle natiche di Karl, lui le afferrò i polsi e anche quelli finirono contro il legno.
Stavolta la bocca di Karl andò direttamente sul seno. Mentre la lingua giocava su di lei, facendola annaspare.
Voleva sollevarla e prenderla così, contro la porta, dando libero sfogo e quelle sensazioni che stava trattenendo. Invece iniziò a scendere, liberandole i polsi solo quando con la bocca raggiunse l’ombelico. Mentre giocava lì con la lingua, Laura stinse le mani e inarcò per qualche istante la schiena, avvertendo un misto fra solletico e piacere. Come Karl scese ancora, lei si appoggiò sulle sue spalle, sentendo le dita dei piedi contrarsi e desiderando di sbarazzarsi di quegli stivali.
Era ormai vicina a ottenere quello che non aveva chiesto, quello che aveva avuto poco prima di addormentarsi. Lui, intuendolo, si fermò. La guardò dal basso, ma solo quando intercettò il suo sguardo contrariato, si rimise in piedi. La sollevò e la portò sul letto, mentre l’abito restava là, accanto alla porta.
“Toglimeli!” gli ordinò, riferendosi ovviamente agli stivali
“No, tienili!”
“Ho detto: toglimeli”
Karl non credeva possibile potersi eccitare ancora di più di quanto non lo fosse già, invece quella decisione, quella fermezza, quasi con un filo di rabbia perché non aveva subito obbedito gli diedero un’ulteriore scarica di adrenalina.
Gli stivali caddero quasi con un tonfo e sfogare i lori istinti divenne un’esigenza più forte di ogni razionalità.
 
                                                                                
 
  
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