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Autore: Valerie    22/04/2020    4 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
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Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Double Trouble
 
 
 
– Hai baciato o no Tom Caddinton? – le chiese Eric con un sorriso malizioso stampato sulla faccia.
 
Susan sapeva bene dove il fratello volesse arrivare a parare.
Immediatamente venne catapultata indietro di qualche mese, quando in estate, i fratelli Sanders erano andati in campeggio in Galles con una colonia di giovani maghi.
‘Vi divertirete sicuramente’ aveva deciso il padre, quando aveva comunicato ai propri figli la scelta di iscriverli al campeggio.
I due non protestarono affatto, amavano il Galles, poi qualsiasi altra cosa sarebbe stata di certo più divertente che rimanere lunghe ed interminabili giornate a Villa Sanders.
L’estate era al declino, solo le ultime due settimane di agosto li separavano dall’inizio della scuola. Tutti i loro amici erano partiti per le vacanze con le rispettive famiglie.
Andare in campeggio sembrò ai due fratelli una buona alternativa alla noia che li avrebbe altrimenti accompagnati in quei giorni.
Si ritrovarono così a montare delle tende in una foresta vicino Beddgelert, nella regione del Gwynedd.
I giorni passarono in fretta e Susan strinse amicizia con alcuni maghi e streghe che avevano su per giù la sua stessa età.
In particolare, Sue si ricordava di Tom Caddinton.
Tom era un ragazzo di diciassette anni, alto, dai capelli neri e gli occhi scuri. Aveva il viso leggermente squadrato, le labbra sottili e il naso lievemente pronunciato.
Non era il tipo di ragazzo che di primo impatto si potesse definire bello, però a Susan solleticava l’interesse.
In realtà aveva iniziato a guardarlo dal momento in cui lui le aveva riservato diverse attenzioni durante qualche escursione.
Una volta si era proposto di portarle lo zaino, vedendola affaticata da una salita un po’ più ripida delle altre, un’altra le aveva fatto compagnia durante il tragitto per arrivare ad un rifugio, essendo rimasta indietro rispetto al resto della compagnia.
Susan, inoltre, ben aveva ancora in mente l’ultima sera prima del rientro a Londra.
Era la notte dei falò.
Alcuni ragazzi si erano divisi in diversi gruppetti attorno a piccoli falò sparsi per tutto il campeggio, altri si erano sdraiati sul prato, più lontani dalle luci, con il naso all’insù, e gli occhi fissi sul cielo intenti a sorprendere la scia di qualche stella cadente.
Anche Sue desiderava guardare le stelle. Eric era seduto alla luce del fuoco, con altri ragazzi più grandi, mentre lei aveva preferito andarsi a sdraiare sugli umidi fili d’erba un po’ distante dal resto del gruppo.
Tom l’aveva raggiunta poco dopo. Avevano chiacchierato di quali sogni avrebbero voluto vedere realizzati, seduti sul terreno con le gambe incrociate, fino a che il ragazzo non si era avvicinato, tanto da darle un bacio.
Un semplice bacio a stampo.
Fu una cosa che Susan non poté prevedere, improvvisa e anche un po’ strana.
Tom cercò di farsi strada fra le labbra della ragazza, ma lei non poté fare a meno di tenerle ben serrate fra loro.
In lontananza i fischi di alcuni ragazzi li richiamarono alla realtà circostante.
Eric passò l’intero viaggio di ritorno a cercare di strapparle una vera e propria confessione, ma la sorella non si lasciò scappare neanche una virgola.
-Ma è stato un bacio vero? – continuò a chiederle per giorni.
Susan non aveva mai risposto.
 
Non era stato un bacio vero e proprio. Di quelli che si danno i fidanzati innamorati…con la lingua!
Uno di quei baci che tanto avrebbe sognato ricevere da Cedric.
Cedric.
Cedric che stava seduto davanti a lei con le sopracciglia leggermente inarcate.
Era stupore quello?
-Sei davvero inopportuno- sentì dire a Vivian in direzione di suo fratello.
Lei lo avrebbe apostrofato in un modo molto meno diplomatico.
Sentiva l’imbarazzo arrivarle fino alla punta dei capelli, era divisa fra la vergogna di affermare che effettivamente quello no, non era stato un vero e proprio bacio e l’orgoglio di dimostrare che, invece, anche lei aveva finalmente fatto quella esperienza, soprattutto al cercatore della squadra di Tassorosso.
Si tormentò uno dei boccoli fra l’indice e il medio della mano destra, mordendosi l’interno della guancia, come era solita fare nei momenti di tensione.
Poi guardò la punta della bacchetta di suo fratello. Se solo avesse azzardato a dire una bugia quella cosa le avrebbe spruzzato addosso il liquido verdastro e puzzolente che tanto la disgustava.
Sarebbe stata un’umiliazione ancora più grande, non avrebbe potuto sopportarlo!
-No, è stato solo un bacio a stampo…- confessò in un sussurro, puntando gli occhi sul tappeto rosso.
-Lo immaginavo- disse suo fratello, sventolando la mano a mezzaria, con l’intento di sminuire l’episodio.
 
Al turno successivo, Susan avrebbe tanto voluto vendicarsi, ma usò al fratello una misericordia che davvero non meritava.
Fra una risata e un imbarazzo giunse quasi la mezzanotte.
-Ehi, mancano tre minuti! – esclamò Cedric guardando il grande orologio appeso sulla cappa del camino acceso.
Tutti si voltarono a guardare le lancette che scandivano il tempo sul quadrante.
-Mettiamo le giacche, forza! – incalzò Eric alzandosi da terra.
I ragazzi infilarono in fretta i soprabiti ed uscirono all’esterno della dependance.
Villa Sanders aveva un carattere rustico, immersa nelle campagne inglesi, distante circa 80 Km da Londra.
Vantava una posizione davvero invidiabile. Rappresentava l’apice di un’alta collinetta, da cui si potevano ben mirare tutte le altre tenute sottostanti. Già nelle semplici sere forniva una vista mozzafiato con le luci accese nelle case che andavano ad illuminare gli angoli bui della vallata.
Quella notte però, allo scoccare della ventiquattresima ora, l’aria si accese di migliaia di scintille.
Lampi di luce colorata illuminavano i campi tutti intorno.
Adia, notò Susan, si era sdraiata a terra, fatica come faceva a rimanere in piedi, mentre Eric, con una mossa audace, di cui la sorella non lo avrebbe ritenuto capace, aveva preso la mano di Vivian, conducendola un po’ in disparte, con l’intenzione di non dare nell’occhio.
 
***
 
Cedric guardò Susan per un attimo, i fuochi d’artificio proiettavano sul suo viso decine di colori.
Incuriosito seguì la direzione del suo sguardo, finendo per notare anche lui il comportamento sospetto dell’amico.
-Forse ce la fa- le disse in un sussurro, avvicinandosi al suo orecchio con fare complice, accennando con un movimento del capo ad Eric e a Vivian.
-L’ho minacciato di dargli del fesso per tutta la vita se non si dichiara entro la fine della serata- ammise Sue, guardando Cedric con un sorriso.
-Però…sembra tu l’abbia convinto- continuò lui, sorridendo di rimando.
Tornarono a guardare i fuochi.
-Quindi, questo Tom? – le chiese d’un tratto il ragazzo.
Susan sobbalzò visibilmente. Cedric la vide puntare gli occhi verso il basso e portarsi istintivamente una ciocca di capelli ondulati fra le dita.
La scrutò meglio di come non aveva ancora fatto durante la serata.
I capelli erano sciolti, sul viso aveva messo un filo di trucco, cosa che amava usare spesso da qualche mese a quella parte.
Sulle spalle aveva una giacca nera di tweed che, suppose il ragazzo, fosse stata scelta più per estetica che non per riparare veramente dal freddo. Sotto indossava un vestitino di raso blu a tinta unita che le fasciava il corpo e le arrivava a metà coscia, le gambe erano a malapena coperte da delle calze nere trasparenti, mentre ai piedi indossava delle decolleté col tacco e il cinturino all’altezza della caviglia.
Con le divise della scuola non gli era mai capitato di vedere Susan indossare abiti del genere.
Non che ce ne fosse mai stata l’occasione, però neanche durante le gite ad Hogsmeade l’aveva mai notata vestire in modo così femminile.
-Non c’è nulla da sapere su questo Tom – rispose infine Susan, continuando a guardare i fuochi d’artificio e calcando sulle ultime due parole.
-Deve essere stato davvero deludente quel bacio allora- sentenziò Cedric.
Sue si voltò di scatto verso di lui.
-Vuole essere un’offesa? – Susan si mise sulla difensiva.
Il ragazzo la guardò perplesso, poi strabuzzò gli occhi, colpito dal significato di quella frase.
-No, certo che no! – si affrettò a dire – Non mi permetterei mai di elargire giudizi…sulla…tua abilità nel baciare…qualcuno- disse bofonchiando una scusa, assumendo un’aria talmente imbarazzata che a Sue venne quasi da ridere.
-Intendevo dire…- cercò di proseguire Cedric, riprendendo una parvenza più tranquilla   -…che lui non è stato un granché-
La ragazza lo guardò intensamente, un lampo di luce attraversò i suoi occhi castani – Quindi sei nella posizione di poter elargire giudizi sulla sua abilità di baciatore – constatò con un sorriso malizioso, che Cedric le vedeva sfoderare raramente nelle piccole guerre con il fratello.
-Beh…sì…potrei cavarmela- disse lui passandosi una mano fra i capelli, ostentando di proposito l’aria da gradasso.
Risero, tornando a guardare i fuochi d’artificio che piano piano andavano scemando.
Non lo disse Cedric, nemmeno a sé stesso, però una piccola parte di lui si sentì sollevata nel realizzare che questo famigerato Tom fosse sparito dalla circolazione.
 
***
 
-…an-
-…usan –
-…Susan! – una spazientita Adia cercava di richiamare l’amica dal regno dei dormienti.
-Susan, per favore, svegliati! Se non ti alzi entro tre minuti rischieremo di fare tardi alla lezione di Pozioni e io non ho nessuna voglia di far perdere punti alla nostra casa, proprio adesso che siamo allo stesso posto dei Corvonero –
In tutta risposta l’amica infilò la testa sotto il cuscino, infastidita dal suono della sua voce e dalla luce che prepotente penetrava fra le pesanti tende del suo letto a baldacchino.
Erano passati altri due mesi da quel Capodanno a Villa Sanders, la vita scolastica aveva ripreso a scorrere a pieni ritmi e gli impegni di studio costringevano Susan a rimanere alzata, a volte, anche fino a tardi.
Si alzò dal letto con un terribile mal di testa, aveva dormito poco e male.
Si vestì con le prime cose che le capitarono a tiro e, passandosi velocemente una mano fra i capelli per sistemare qualche boccolo ribelle, uscì dal suo dormitorio.
Alla fine, Adia non l’aveva aspettata.
Diede una rapida occhiata all’orologio appeso alla parete della Sala Comune giusto per accertarsi che non avrebbe fatto in tempo a fare colazione neanche quella mattina.
 
Arrivò puntuale a lezione solo perché l’aula di Pozioni e la sua Sala Comune si trovano entrambe nei sotterranei della scuola.
Si sedette accanto all’amica che le aveva lasciato il posto libero vicino a sé.
Prestò poca attenzione alla spiegazione di Piton quella mattina, combattendo continuamente con il sonno che le opprimeva le palpebre.
 
-Sanders, la prossima volta che ti vedo sonnecchiare sul banco, tolgo 20 punti a Tassorosso- la minacciò il professore di Pozioni, passandole accanto, mentre infilava i libri nella borsa a tracolla prima di andare via.
 
-Deve stimarti almeno un po’ per non averne tolti 50 direttamente questa mattina – constatò Adia camminandole a fianco, dirigendosi con lei alla torre di Astronomia.
 
***
 
Susan arrivò all’ora di pranzo con un vuoto allo stomaco pari alla portata di un buco nero.
-Se non mangio qualcosa immediatamente, svengo- affermò sedendosi al loro tavolo in Sala Grande.
Sbadigliò sonoramente, portandosi una mano alla bocca.
-Ore piccole? – la voce di suo fratello le giunse da dietro le spalle.
Sue si girò appena in tempo per vedere Vivian allontanarsi da lui e salutarla con la mano.
Alla fine, ce l’aveva fatta. La notte di Capodanno Eric aveva baciato la ragazza che gli piaceva da ormai oltre tre anni!
Da lì si erano fidanzati.
Sue si poggiò le dita sulle tempie per massaggiarle.
-Fossero almeno per qualcosa di interessante…- rispose Adia al suo posto.
Susan strabuzzò gli occhi, imbarazzata dall’allusione che la bionda aveva appena fatto.
-Ok, sono cose che non voglio sapere…- bofonchiò Eric tossendo infastidito.
-Cos’è che non vuoi sapere? – chiese Cedric che arrivava solo in quel momento.
- Se Susan fa le ore piccole con qualcuno- rispose tempestivamente quella che da lì a poco sarebbe stata l’amica senza una gamba di Sue.
-Ma che diavolo dici?! – le ringhiò la castana dandole un calcio su uno stinco sotto al tavolo.
Cedric rimase col bicchiere di succo di zucca che aveva appena preso in mano, a mezz’aria.
-Mia sorella non fa le ore piccole proprio con nessuno – sentenziò il fratello, non ammettendo repliche – Giusto…? – fece poi verso Susan per essere rassicurato.
- Certo che n…ma che domande sono?! – si spazientì d’un tratto la ragazza, ritrovatasi al centro di una discussione totalmente imbarazzante e senza senso.
-Toh…del cibo! – esclamò Cedric alzando di un’ottava la propria voce, vedendo materializzarsi dello stufato di carne nei loro piatti.
Era decisamente meglio cambiare discorso.
 
***
 
-Devo dare più retta a mio padre – si disse Cedric entrando nell’ennesimo negozio e riportando alla mente le parole del suo vecchio: ‘Se una donna ti chiede di accompagnarla a fare delle compere, fingiti morto!’
Vivian lo aveva supplicato di accompagnarla ad Hogsmeade per aiutarla a fare un regalo ad Eric in vista del loro terzo mese di fidanzamento.
‘Si tratta di fare toccata e fuga, tanto già so cosa prendere’ gli aveva spergiurato valicando il portone di Hogwarts.
Il problema, in effetti, non risultò il regalo, ma tutte le altre cose che Vivian si fermò a guardare e provare in almeno cinque negozi diversi dopo essere uscita con il pacchettino per Eric da una piccola gioielleria.
Cedric si mise seduto su di un puff in pelle, mentre l’amica si provava l’ennesimo vestito nel camerino.
Una coppia di ragazzi interruppe il suo filo di pensieri.
-Come mi sta? – chiese la ragazza a quello che doveva essere il proprio fidanzato.
Indossava un cardigan di cachemire color rosa antico che al giocatore di Tassorosso sembrava facesse terribilmente a cazzotti col la sua carnagione.
‘A qualcun altro piacerebbe molto’ rifletté fra sé e sé.
-Fra un paio di settimane sarà il compleanno di Susan – la voce di Vivian lo portò a girarsi verso di lei, evocando il nome della ragazza a cui lui aveva appena accennato un pensiero.
Aveva aperto la tendina del camerino e stava per uscire.
Era vero, il 21 di Marzo sarebbe stato il compleanno della piccola Sue, di lì a poco avrebbe compiuto 14 anni.
Fu allora che Cedric tornò a guardare il cardigan rosa antico, che a quella ragazza non donava affatto, con un interesse tutto nuovo.
 
-Hai intenzione di darglielo il giorno del suo compleanno? - gli chiese d’un tratto Vivian mentre si incamminavano sulla strada del ritorno, alludendo all’indumento che Cedric portava nella busta di carta.
-Sì- rispose – Eric ti ha raccontato la storia della bacchetta di Susan? – le chiese poi lui di rimando.
-Sì, è una storia davvero singolare. Ha un non so che di misterioso ed emozionante insieme- rispose Vivian.
Cedric annuì per poi continuare –Il rosa antico è il colore preferito di Sue – disse – e Il nastro che chiude la scatola della bacchetta è di un colore molto simile a quello di questo cardigan. Susan è molto affezionata a quel nastro, una volta si è lasciata sfuggire che non lo lascia mai. Lo porta spesso con sé, piegato nella borsa o stretto al polso come un braccialetto. A volte ci si lega anche i capelli-
Vivian sorrise.
Constatò, fra sé e sé, che Cedric aveva fatto caso ad un sacco di particolari che un occhio femminile come il suo non era stato in grado di cogliere.
-Perché non le chiedi di venire ad Hogsmeade uno di questi fine settimana? – gli chiese a bruciapelo.
Il ragazzo sobbalzò appena – A chi? – chiese disorientato.
-A Susan – rispose con ovvietà l’amica.
- No…non c’è bisogno, troverò il modo di darle il regalo anche a scuola – disse lui con un’alzata di spalle.
Vivian non riuscì a capire se l’amico non avesse davvero colto il significato di quel suo ‘Perché non le chiedi di uscire?’ o se le avesse dato una risposta del genere solo per eludere il sottinteso che quella domanda portava con sé.
 
***
  
-Hai deciso cosa vuoi fare il giorno del tuo compleanno? – le chiese Adia d’un tratto.
Le due ragazze si erano sdraiate sul prato, approfittando di quel timido sole che preannunciava l’imminente arrivo della primavera.
Avevano steso i rispettivi mantelli sul terreno e vi si erano abbandonate sopra, poggiando le borse con i libri poco distanti.
-No…- ammise Susan, girandosi a pancia sotto.
-Ragazza, manca meno di una settimana, parliamo di questa domenica! Quando ti deciderai? -la rimproverò l’amica.
Susan sbuffò appena, strappando qualche filo d’erba dal terreno.
-Che ne dici di andare ai Tre manici di sco…OH MIO DIO! – Adia si interruppe così bruscamente, che Susan sobbalzò visibilmente, voltando lo sguardo nella stessa direzione dell’amica.
Circa un centinaio di metri da loro se ne stava la coppia di gemelli più famosa di Hogwarts.
Gli occhi della castana tornarono a guardare la bionda in modo perplesso.
L’amica aveva la bocca leggermente socchiusa e le pupille dilatate.
-Santo cielo Adia, contieniti! – la rimbeccò lei – Non sapevo ti piacessero i gemelli Weasley – continuò poi.
L’altra sembrò non sentirla affatto.
Susan aveva imparato, ormai, che Adia si impegnava profondamente nell’ignorarla quando le faceva una qualche sorta di rimprovero.
In tutta risposta, l’amica si alzò da dove si trovava e, sbracciando per ottenere l’attenzione dei due gemelli, li chiamò a gran voce
-Ehi, ragazzi! – urlò per farsi sentire – Vi va di unirvi a noi? –
-Ma che cavolo fai?! – Susan strabuzzò gli occhi, saltando a sedere.
- Sono un vero schianto – fu l’unica motivazione che le diede in risposta.
Susan non poteva credere alle proprie orecchie e alla propria vista. Adia era di una sfacciataggine che a lei non sarebbe mai venuta l’idea neanche di sfiorare nella sua intera vita.
Avvampò in viso per l’atteggiamento dell’amica.
I giovani Grifondoro si avvicinarono ben volentieri, a giudicare dai sorrisi vispi che conservavano sui loro volti.
Mentre camminavano verso di loro, Sue poté notare quanto fossero alti. Il fisico asciutto si mal celava sotto le camice bianche che indossavano senza i maglioni. I fasci di muscoli delle spalle, delle braccia e del petto erano testimoni di diverse ore di allenamento come battitori nella squadra di Quidditch di Grifondoro.
-Ciao ragazze – fecero quasi in coro.
Susan balbettò un ‘ciao’ appena pronunciato. Si sentiva terribilmente in imbarazzo.
Adia, invece, perfettamente a suo agio e con una certa euforia che celava poco o niente, fece accomodare i ragazzi accanto a loro e passò alle presentazioni.
Quello che risultava essere George si sedette vicino alla bionda, mentre, ad esclusione, quello che doveva essere Fred si sedette accanto a lei.
In quello spazio striminzito rappresentato dal suo mantello.
Susan pensò seriamente che, al culmine di quei sette anni, avrebbe finito per uccidere beceramente la sua migliore amica.
 
***
 
La tensione di Sue si sciolse un po’ alla volta, saggiando in prima persona la simpatia di quei due ragazzi che l’intera Hogwarts decantava.
Susan li aveva visti, qualche volta durante le partite del torneo di Quidditch o a lezione. Non condividevano mai gli stessi orari, però poteva capitare di incrociarli nelle aule o per i corridoi durante i cambi dell’ora.
-Tu sei figlia unica? – chiese George ad Adia, allacciandosi al discorso che avevano appena fatto sulla loro numerosa famiglia.
-No, ho un fratello più piccolo, ha nove anni – rispose lei – Si chiama Oliver. Fra un paio di anni sarà qui anche lui – concluse.
-Tu anche hai un fratello, giusto? – chiese invece Fred a Susan.
-Sì, Eric è nella nostra stessa casa – disse indicando lei e la sua compagna.
-Avere i fratelli nella stessa casa di appartenenza è una vera scocciatura – sentenziò il rosso
-Sì, hai sempre occhi indiscreti che guardano tutto quello che fai- lo spalleggiò il gemello.
-Noto che questo non ferma le vostre scorribande, però – puntualizzò Susan ridendo.
-Ci vogliono una certa destrezza, una buona dose di complicità e un’ingente quantità di furbizia, Sanders- ammiccò Fred guardandola negli occhi.
 
-Noi andiamo – sentenziò Geaorge alzandosi da vicino ad Adia, dopo una decina di minuti -Ma ci farebbe piacere ricambiare il piacevole tempo passato insieme – continuò Fred, come se la sua, fosse il naturale prosieguo della frase del fratello.
-Che ne dite di fare un’uscita ad Hogsmeade il prossimo fine settimana? – concluse il primo.
-Sarebbe perfetto! – esclamò Adia entusiasta.
Susan la fulminò con lo sguardo, come a volerle ricordare che stava dimenticando qualcosa di molto importante.
Per nulla scoraggiata, la bionda colse la palla al balzo.
-Stavamo organizzando qualcosa per il compleanno di Susan- continuò sorridendo -Perché non venite anche voi? –
Alla castana mancò un nulla perché non le venisse una crisi isterica.
I gemelli risposero in coro dicendo che gli sembrava un’idea DAVVERO fantastica, prima di salutarle con la promessa di aggiornarsi per quell’appuntamento.
 
***
 
-Come ti è venuto in mente? – Susan era altamente scioccata.
-Perché cosa c’è che non va? – le chiese Adia di rimando.
La bionda camminava a passo talmente svelto, che Susan doveva quasi correre per starle dietro, mentre si dirigevano verso i sotterranei per tornare in sala comune.
-Non lo so cosa c’è che non va, però la cosa mi mette agitazione! – rispose l’amica esasperata.
Adia si bloccò di colpo, tanto che Sue le andò a sbattere contro.
-Susan – l’amica la guardò seriamente negli occhi –Tu non te ne rendi ancora conto, ma ti sto dando una mano grandissima-
-Adia! – si spazientì lei -Ci saranno anche mio fratello, Vivian…e Cedric! – pronunciò il nome del ragazzo a bassa voce, guardandosi bene intorno per evitare brutti inconvenienti.
La bionda le strine le mani intorno alle spalle
-Appunto! – le rispose lei, sgranando gli occhi e scuotendola leggermente.
 
 
 
 




 Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!
Eccoci con un nuovo capitolo!
Devo confessarvi che l’ho trovato davvero divertente! Non so quale impressione faccia a voi, ma io sto adorando Adia.
Avrei voluto anche io un’amica come lei in adolescenza, una sempre con la risposta pronta, audace ed intraprendente. Insomma, una di quelle che effettivamente ti sprona a dinamizzarti un po’!
Per affinità caratteriale devo dire che, invece, mi ritrovo molto più vicina a Susan.
Quando avevo la sua età anche io ero altamente timida ed impacciata!
Spero, comunque, che questo nuovo capitolo di transizione vi sia piaciuto. Mi auguro di riuscire a mettermi a scrivere il prossimo in tempi brevi.
Lo definisco di transizione perché mi serve per creare quel giusto crescendo di eventi per giustificare quello che avverrà dopo, rendendolo più plausibile e coerente.
Per qualsiasi svista o incongruenza interna alla trama fatemi sapere. Così come per dubbi o perplessità.
Un particolare saluto va alla mia cara Well_Hellsong che mi segue e consiglia (Spero tu abbia apprezzato il tributo ai gemelli Weasley che, so, adori.) <3 Grazie <3
Se il nuovo chap vi è piaciuto lasciate un commentino: fareste felice un’autrice vanitosa XD
Vi abbraccio forte!
_Val_
   
 
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