Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: mikyintheclouds    25/04/2020    1 recensioni
Lily, James e tutti i loro compagni stanno per iniziare il sesto anno ad Hogwarts, ma un evento improvviso, inaspettato e molto triste sconvolge l'estate di tutti, in particolare quella di James.
Questo, quindi, lo porta a maturare e Lily, che l'aveva sempre accusato di essere un bambino, inizia a vederlo con occhi diversi, inizia a considerarlo un uomo, forse il suo uomo.
Tra la guerra, la resistenza, i compiti e i piccoli grandi drammi di Hogwarts, vi propongo una storia James/Lily, in cui sono presenti ovviamente anche i Malandrini, le amiche di Lily e gli altri personaggi che tanto amiamo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lily Evans raggiunse i sotterranei con una boccia di vetro in mano. All’interno di questa c’erano pochi centimetri d’acqua cristallina e sulla superficie del liquido galleggiava il petalo giallo di un giglio.
Rabbrividendo leggermente per il freddo, bussò alla porta dell’ufficio del Professor Lumacorno, bene attenta a non far cadere la boccia. Non ottenne alcuna risposta, quindi provò di nuovo, ma non udì alcun suono provenire dall’ufficio. Evidentemente il Professore doveva già trovarsi a pranzo.
Rifletté per un momento, poi scrollò le spalle e decise comunque di entrare. Diede un leggero colpetto con la bacchetta alla serratura, che si aprì all’istante. Sorrise, pensando che stava davvero facendo passi avanti con gli incantesimi non verbali ed entrò nell’ufficio del suo professore preferito.
Da quando era stata avvelenata alla sua festa, Lumacorno non si comportava più come una volta con lei. Si sentiva in colpa, per questo era diventato schivo, freddo e non osava nemmeno guardarla negli occhi. A Lily dispiaceva questa situazione; mai come in quel momento, infatti, avrebbe voluto che le cose fossero il più normale possibili, almeno per quanto concerneva le lezioni.
Voleva tornare a parlare con il professore, suo mentore, voleva confrontarsi con lui, eseguire nuove pozioni e mostrargliele. Le mancava quel rapporto.
Aveva, quindi, pensato ad un modo per far sorridere il professore, per fargli capire che da parte sua era tutto a posto e che non lo incolpava di nulla.
Lasciò la boccia sulla scrivania, estrasse una pergamena dalla borsa e appuntò un paio di righe che avrebbero accompagnato il regalo.
Si soffermò un secondo a guardare la sua opera, poi uscì, imbacuccandosi per bene nel mantello.
 
Stava richiudendo la porta, quando si imbatté in Severus Piton che, probabilmente, stava a sua volta cercando Lumacorno.
Nel vederla Severus rimase impalato. Il suo cuore mancò un battito. Era bella, molto, e le mancava.
“Lily…” Cominciò, ma venne subito interrotto dalla ragazza che con voce dura e fredda disse: “Buongiorno Piton. Lumacorno non c’è, se lo stavi cercando. Buona giornata.” E fece per andarsene, risoluta, quando il ragazzo la trattenne per un braccio.
“Lily, ti prego.”
“Non abbiamo niente da dirci tu ed io, Severus. Tu l’hai voluto. Smettila di assillarmi.” Scosse il braccio per liberarsi dalla debole presa del ragazzo e cominciò a correre per i corridoi dei sotterranei con gli occhi che presto le si riempirono di lacrime di rabbia. Come osava rivolgersi a lei? Come osava parlarle? Perché ancora la cercava dopo quello che le aveva detto? Voleva tornare ad essere suo amico? Avrebbe dovuto pensarci due volte prima di insultarla in quel modo.
Sapeva che, in fondo, lui le voleva ancora bene. Lo poteva vedere dai suoi occhi quando durante le lezioni i loro sguardi per qualche frazione di secondo s’incrociavano e lei capiva che lui la stava fissando da un pezzo. Allora anche lei si soffermava per qualche secondo a guardarlo, poi distoglieva lo sguardo, seccata.
Gli mancava, non poteva negarlo, ma le cose non si sarebbero mai sistemate. Lui aveva scelto loro, il buio, le tenebre, l’oscurità, i Mangiamorte. L’aveva tradita, l’aveva offesa e umiliata. Niente sarebbe mai tornato come prima. Non dopo che ogni giorno Voldemort e i suoi leccapiedi Mangiamorte facevano sparire, torturavano ed uccidevano Babbani, Nati Babbani e Maghi che non cedevano alle tenebre.
No, Severus era il passato e davanti a lei c’era solo la luce.
 
Lily rallentò la corsa, si fermò accanto ad una statua ed emise lunghi respiri per calmarsi. Si asciugò nervosamente le lacrime e stava per incamminarsi verso la Sala Grande dove l’attendeva un ottimo pranzetto, quando sentì dei passi che rimbombavano nel corridoio, e che inequivocabilmente si stavano avvicinando a lei. Pensando che si trattasse ancora di Piton, si nascose dietro alla statua per evitarlo. Sentì i passi farsi sempre più vicini, raggiungere il punto in cui si trovava e passare oltre. Lasciò andare un respiro che nemmeno si era accorta di aver trattenuto, poi, curiosa, dal suo nascondiglio spiò la figura che l’aveva appena superata per vedere chi fosse.
Si sarebbe potuta aspettare di vedere chiunque, ma non lui.
Con quella camminata fiera, le spalle larghe e il busto ben eretto, i folti capelli neri e riccioli, non poteva essere altri che Sirius Black.
Ma che diamine stava facendo nei sotterranei? Da solo per giunta?
Era raro, infatti, che non fosse insieme a Potter, a qualcun altro dei Malandrini o, da qualche mese a quella parte, a Marlene.
Che stesse tramando qualcosa?
‘Razza di idiota.’ Pensò Lily. ‘Ti sei beccato una punizione giusto un paio di giorni fa che non hai nemmeno ancora scontato e già te ne vai in giro a fare altri danni? Ma cosa dice il cervello a lui e a quell’idiota del suo amico Potter? Perché non riescono a stare fuori dai guai?’
Lo fece avanzare di qualche metro, poi, silenziosamente, Lily uscì dal suo nascondiglio e lo seguì.
‘Quanto vorrei avere il Mantello dell’Invisibilità di Potter in questo momento.’ Pensò, inseguendo Black.
Lo vide girare l’angolo e affrettò il passo per non perderlo di vista. Mantenendo il suo corpo dietro al muro, sporse cautamente la testa per vedere dove fosse finito quell’impiastro del suo compagno e lo vide fermo davanti all’entrata della Sala Comune dei Serpeverde.
‘Ma cosa diamine sta facendo?’ Pensò. ‘Per tutte le barbe di Merlino, non dirmi che tradisce Marlene con una Serpeverde!’ Poi rifletté un momento e scosse la testa. ‘No. Sarà anche un idiota, ma non tradirebbe mai Marlene con una Sepreverde. Spero per lui, almeno, altrimenti gli spacco il setto nasale!’
Sempre nascosta dietro il muro, sentì altri passi avvicinarsi a lei e, lesta, si spostò dietro ad un arazzo che le consentiva un’ancor migliore visuale su Black, anche se non poteva vedere l’entrata della Sala Comune.
Poco dopo, scoprì il proprietario di quei passi e vide che si trattava di Severus che, al pari di lei, aveva avuto poca fortuna con il Professor Lumacorno e aveva deciso di tornare indietro.
Lily guardò prima Back, poi Piton, poi di nuovo Black e pregò con tutto il cuore che quei due imbecilli non iniziassero a litigare.
 
Piton girò l’angolo e vide Black fuori dalla propria Sala Comune. Si irrigidì per un attimo; era inevitabile che provasse un misto di odio e paura ogni volta che si trovava lui o uno dei Malandrini nei paraggi dati i loro trascorsi, ma questa volta Black era solo e lui sapeva che avrebbe potuto affrontarlo, qualunque cosa avesse in mente di fargli quell’arrogante Malandrino.
Sirius sentì dei passi e si girò nella direzione di quel suono, incrociando lo sguardo fermo di Piton.
“Mocciosus.” Disse dopo averlo fissato per qualche secondo.
“Black.” Rispose Piton. “Temo che tu sia sul piano sbagliato. Se non vado errato, infatti, la Sala Comune dei Grifondoro si trova in una torre, mentre questi sono i sotterranei.”
“Ma non mi dire, non l’avevo intuito dal freddo e dall’odore di fogna. Che mente brillante hai, Mocciosus. È per questo che Voldemort ti ha scelto?”
“Come osi pronunciare il nome del Signore Oscuro, traditore del tuo sangue? Ti consiglio di andartene, non sei il benvenuto qui.”
“Tremo di paura!” Ribatté Sirius, portando la mano alla bacchetta che teneva in una delle pieghe del mantello, pronto ad agire se Piton avesse fatto qualche passo falso.
Proprio in quel momento, però, dalla Sala Comune dei Serpeverde uscì colui che Sirius stava aspettando, suo fratello Regulus.
Regulus rimase per un momento immobile; non si sarebbe aspettato di trovare Sirius lì. Di solito, infatti, si ignoravano ed erano persino rare le occasioni in cui si fossero scambiati una parola.
“Fratello.” Lo salutò freddamente Sirius, quando lo vide.
“Non sono più tuo fratello.” Rispose Regulus, riprendendosi dalla sorpresa e guardando male Sirius. “Che cosa ci fai qui? I bravi Grifondoro come te dovrebbero starsene alla larga dai sotterranei.” Riprese, vedendo che Sirius non accennava a spostarsi da dove si trovava.
“Penso proprio che dobbiamo fare un discorsetto, tu ed io.” Ribatté Sirius, ignorando quello che aveva appena detto il fratello.
“Ma davvero? E di cosa dovremmo parlare?”
“Forse del fatto che sei diventato uno di loro? O preferisci prima dirmi perché hai stregato Lily Evans alla festa di Halloween? Poteva morire, razza di idiota!” Disse Sirius, alzando la voce man mano che parlava.
A quelle parole, il cuore di Lily, che era ancora nascosta dietro all’arazzo, si fermò per un istante, poi riprese a battere sempre più veloce. ‘Lui?!’ Pensò. Gli occhi le si riempirono di lacrime e il respiro cominciò a farsi sempre più corto, ma cercò di non farsi prendere dal panico. ‘Stai calma, Lily. Respira.’ Cominciò a ripetersi come un mantra.
“Sentiamo, Black, come saresti venuto in possesso di una simile informazione?” S’intromise Piton, avvicinandosi ai due fratelli.
“Stanne fuori, Mocciosus, la questione non ti riguarda. Per il momento, almeno. James è a conoscenza di questa faccenda e sa benissimo che tu sapevi quello che volevano fare alla Evans.”
Al sentire quelle parole, il cuore di Lily mancò nuovamente un battito. Potter sapeva? E come? Aveva indagato? Stava ancora una volta cercando di proteggerla? Perché?
Le stesse parole, invece, riportarono Piton a quel giorno dell’anno precedente in riva al Lago Nero, quando aveva cercato di proteggere Lily. Era convinto da sempre che quell’idiota fosse davvero innamorato della sua amica, anche se lei lo negava ogni volta che lui provava a tirare in ballo l’argomento. Ora Potter stava di nuovo cercando di proteggere Lily. Sapeva che sarebbe venuto a cercarlo, prima o dopo, sapeva che, presto o tardi, quel maiale arrogante di Potter avrebbe cercato di renderlo lo zimbello di Hogwarts ancora una volta. Doveva prepararsi, doveva batterlo, questa volta. Strinse più forte il libro di Pozioni Avanzate che teneva in mano, oltrepassò i due ragazzi, soffermando per un secondo di più lo sguardo su Sirius ed entrò nella propria Sala Comune.
“Quella non è nient’altro che una schifosa Nata Babbana con il sangue sporco. Perché tu e Potter continuate ad insultare il nome dei maghi e a proteggerla?” Riprese Regulus, una volta che Piton se ne fu andato.
Sirius impugnò rapido la bacchetta e la puntò dritta al petto del fratello.
“Non. Dire. Mai. Più. Una. Cosa. Simile. In. Mia. Presenza.” Scandì con una voce roca, profonda e carica di odio che fece trasalire Lily, ancora nascosta dietro all’arazzo.
Non aveva mai visto Black così arrabbiato e non aveva mai visto Black difenderla. Di solito era quello che rideva degli scherzi che Potter le faceva, ma era evidente come i due suoi compagni fossero cambiati dopo l’estate precedente. Finalmente, pian piano, stava cominciando a vedere tutti quei pregi che Marlene aveva sempre sostenuto che i due ragazzi avessero.
“Altrimenti?” Lo sfidò Regulus.
“Altrimenti non importa che tu sia mio fratello, io dovrò mettermi contro di te. Io ti dovrò combattere. Ti prego Regulus, ti prego di ascoltarmi. Sei ancora in tempo. Vattene. Non unirti a loro. Tu non sei questo, tu sei meglio di così. Io lo so, sono tuo fratello.”
“Ti ho già detto che Tu. Non. Sei. Mio. Fratello.” Scandì Regulus con lo stesso identico tono di voce che aveva utilizzato Sirius pochi minuti prima.
“È tardi, ormai, Sirius. Sono uno di loro e ne vado fiero. Tu, piuttosto, dovresti smetterla di proteggere quella feccia e decidere una volta per tutte da che parte stare. Mamma e papà ti accetterebbero nuovamente in casa, se dimostrassi loro un po’ di lealtà.”
Sirius rimase in silenzio per qualche istante, dopo aver udito quelle parole. Abbassò la testa e ritrasse la bacchetta. Emise una lugubre risata simile al latrato di un cane, poi alzò la testa e puntò gli occhi grigi in quelli molto simili del fratello e, in un sussurro che Lily faticò ad udire, disse: “L’ho già fatto. Ho già deciso. Tempo fa, ancora prima di scappare di casa. Io ho scelto e sempre sceglierò la luce. Ho deciso che combatterò te e chiunque altro si metta sulla via della luce con l’intenzione di trasformarla in ombra. Hai ragione, non sono più tuo fratello.”
Lo guardò per un’ultima volta, con gli occhi lucidi e rivide loro stessi quando erano dei semplici bambini. Quante cose erano cambiate, quante cose non sarebbero mai più state le stesse.
Si girò e se ne andò, la testa sempre alta, il busto sempre eretto e lo sguardo fiero, come quello di un vero Grifondoro.
 
Regulus rimase a fissare il fratello che si allontanava, poi rientrò nella propria Sala Comune.
Lily era ancora dietro all’arazzo, basita, e non osava uscire da quel nascondiglio. Lasciarlo, infatti, sarebbe stato come ammettere che quello che era appena accaduto fosse stato effettivamente reale, sarebbe stato come ammettere che quello che aveva udito corrispondesse alla verità.
Aveva paura di quella verità.
Lei era stata stregata da Regulus Black, e a questo punto anche da due altri studenti Serpeverde molto probabilmente, e aveva rischiato di morire affinché loro dimostrassero… cosa? Di essere degni di poter essere i fidi servitori di un essere vigliacco e spregevole?
Era disgustata e al tempo stesso terrorizzata. Se per quei tre codardi mascherati era stato così facile avvicinarsi a lei e farle del male in un posto sicuro quale era Hogwarts, addirittura all’interno dell’ufficio di uno dei professori, non osava pensare a cosa avrebbero potuto fare ad un ragazzino del primo anno che si stava appena approcciando alla magia o ad un Babbano indifeso.
All’improvviso si sentì soffocare. Aveva bisogno di aria, di correre, di liberarsi da quei pensieri e, dopo una rapida occhiata per assicurarsi di essere sola, uscì dal suo nascondiglio e si incamminò verso le scale, dapprima con passo malfermo, poi sempre più di fretta, fino a che si mise a correre.
La fame le era completamente passata e non aveva nemmeno voglia di vedere le sue amiche in quel momento. Voleva restare sola, quindi corse e salì le scale fino a che non arrivò alla torre di Astronomia.
Aprì la porta che conduceva alla balconata che usavano come osservatorio e respirò l’aria fredda e frizzante di fine novembre che la fece calmare un po’.
Si incamminò verso il parapetto, quando con la coda dell’occhio notò una figura proprio appoggiata alla ringhiera. Anche da distante, anche con la poca luce di quel periodo dell’anno, anche se l’aveva solo intravisto, non aveva alcun dubbio su chi fosse.
Le sue certezze vennero confermate dal rumore di un flebile battito di ali vicino al suo orecchio; si girò, infatti, e davanti a lei vide svolazzare un Boccino d’Oro. Non era mai stata una grande amante del Quidditch, ma quella piccola quanto fondamentale pallina dorata l’aveva sempre affascinata.
Allungò la mano e lasciò che le sue dita si chiudessero attorno al freddo metallo. Sentì le fragili ali richiudersi e aprì la mano per osservare la particolare conformazione di quella pallina, prima di riportarla all’illegittimo proprietario (Potter, infatti, si era impossessato del Boccino l’anno precedente, fregandosene come al solito delle regole che imponevano di restituire la pallina alla fine della partita). La fece rotolare sul palmo, poi uno strano segno, come un graffio sulla liscia superficie attirò la sua attenzione. Possibile che Potter avesse lasciato che si rovinasse? D’accordo che ci giocava più di quanto avrebbe dovuto, ma amava troppo quella pallina per lasciare che si graffiasse. Avvicinò lo sguardo e notò con sorpresa che non era rovinata, ma che erano due lettere volontariamente incise: ‘L.E.’.
‘Ma che cos’…’ Cominciò a pensare Lily, quando fu interrotta dal suono di una voce che ben conosceva.
“Evans.” Esclamò James, sorpreso di vederla lì.
“Potter.” Ribatté lei, a quel punto completamente sicura delle sue iniziali certezze.
“Cosa ci fai qui? Non sei a pranzo?” Domandò il ragazzo. Erano giorni che non si parlavano, prima per via di quello che era successo in Sala Grande, poi per il non voluto attacco ai danni della ragazza, e doveva ammettere che le era mancata da morire.
“Potrei farti la stessa domanda. A proposito, hai perso questo.” Rispose Lily, restituendogli il Boccino.
“Grazie.” Disse lui, prendendolo. Le loro mani si sfiorarono per una frazione di secondo, ma fu sufficiente perché entrambi sentissero qualcosa che assomigliava molto ad una scossa.
“Ma non l’avevo perso. Gli stavo facendo fare un piccolo volo.” Riprese James, notando con piacere che Lily era leggermente arrossita quando le loro dita si erano sfiorate.
‘O forse è solo per via del freddo.’ Pensò, poi, tristemente.
“Ho capito. È per questo che se qua, allora? Per lasciare che il Boccino si prenda la sua dose d’aria giornaliera?” Domandò Lily ridacchiando.
“No.” Rispose James, ricambiando la risata. “Avevo bisogno di pensare.”
“Senti, senti. James Potter che pensa. Questa si che è una novità.”
“Davvero simpatica, Evans.” Replicò lui, mettendo il boccino in tasca e incamminandosi nuovamente verso la ringhiera, alla quale si appoggiò.
Lily lo seguì e si appoggiò a sua volta al parapetto. Nonostante indossassero entrambi gli spessi mantelli con cui abitualmente giravano in quel periodo dell’anno, Lily poteva sentire le loro braccia talmente vicine da toccarsi e percepiva il calore che il corpo di Potter emanava.
“È davvero bellissimo, non trovi?” Domandò lui, dopo qualche minuto di silenzio.
“Cosa?” Chiese a sua volta lei.
“Questo posto.” Rispose lui, come se fosse ovvio.
Lily non ci faceva caso da un po’ di tempo, come non ci si accorge delle cose che si hanno sempre sotto gli occhi, ma, effettivamente, da quella torre si aveva una visuale su una parte del castello, sui prati e sul Lago Nero, nel quale si riflettevano le montagne che proteggevano Hogwarts. Nonostante il pallido sole di quella giornata fredda e uggiosa di fine novembre, quel luogo aveva sempre un’aura che Lily non aveva mai percepito da nessun’altra parte.
“Già.” Ammise Lily. “Hai proprio ragione, è bellissimo.”
“E sarà ancora più bello quando nevicherà, fra pochi giorni.” Se ne uscì James dopo altri minuti di silenzio. “Lo senti questo profumo nell’aria? Scommetto una Burrobirra che prima della fine del mese sarà tutto imbiancato.”
Lily prese una grande boccata d’aria, concentrandosi sul profumo che aveva e, ancora una volta, dovette ammettere che Potter aveva ragione. L’aria profumava di neve e, in effetti, era anche strano che a fine novembre non avesse ancora nevicato ad Hogwarts.
“Non mi hai detto come mai sei venuta fin quassù.” Riprese James, cambiando argomento.
Lily si prese qualche minuto prima di rispondere, non era del tutto sicura di quello che avrebbe voluto dirgli, ma poi decise che aveva bisogno lei stessa di risposte e Potter avrebbe, forse, potuto fornirgliene qualcuna.
Si girò verso di lui, lo guardò fisso negli occhi e disse: “Volevo smettere di pensare, liberarmi da certi pensieri, ma credo, invece, che sia meglio affrontarli. Merito delle risposte. Tu capiti a proposito, in effetti, perché puoi darmi quelle risposte.”
“Di cosa stai parlando?”
“So tutto, Potter. So che lo sai. Come hai fatto? E ti è mai passato per il cervello di dirmelo? Cosa pensavi di fare? Affrontarli per difendermi? Non pensi che sia in grado di farlo da sola? Non pensi che avrei voluto essere la prima ad essere informata?” Cominciò a blaterare, alzando di un tono la voca ad ogni domanda.
“Ancora non capisco, Evans…”
“Black, Mulciber e Avery, Potter! So che sono stati loro a farmi del male alla festa di Halloween, ho sentito prima per caso Sirius che chiedeva spiegazioni a riguardo a suo fratello. Da quanto tempo lo sapete e perché non me lo avete detto? Mi credete un agnellino indifeso? So come affrontare i bulli, ho dovuto impararlo per sopravvivere a te!” Sputò, poi, arrabbiata, con il viso rosso e le lacrime che scendevano copiose e incontrollate dai suoi occhi verdi smeraldo.
James si sentì male al sentire quelle parole. Davvero Evans stava paragonando i suoi scherzi idioti a quello che le avevano fatto quei tre Mangiamorte? E poi, maledizione! Perché era venuta a saperlo? Non voleva saperla in pericolo, accidenti! Insomma, era inevitabile che prima o poi la verità sarebbe saltata fuori, ma prima voleva pensare ad un modo per evitare che le facessero ancora del male (a lei o ad altri Nati Babbani), voleva in qualche maniera veder soffrire quei bruti che l’avevano messa in pericolo, vederli puniti e voleva proteggerla senza che lei lo sapesse.
Non rispose, non sapeva nemmeno cosa dire, ma decise di non abbassare lo sguardo. Non era quello il momento, né il luogo per le spiegazioni.
Era chiaro che Evans fosse sconvolta, che avesse bisogno di urlare e piangere. Si sarebbe fatto prendere a pugni da lei, se questo avesse potuto aiutarla. Oppure, avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte a sé per sussurrarle ‘Stai tranquilla, amore mio. Andrà tutto bene’. Invece rimase fermo immobile a guardarla. Anche senza contatto fisico, lei doveva sapere che lui c’era e ci sarebbe stato.
“Perché te ne stai lì fermo? Perché non parli? Perché non mi spieghi cosa sta succedendo? Perché, Potter? Perché?” Riprese ad urlare Lily, scandendo ogni domanda con una spinta con le mani sul petto di James che si ritrovò ad arretrare di qualche passo fino a che non finì nuovamente contro la ringhiera e dovette fermarsi.
Ciò che non si fermava, tuttavia, erano i flebili pugni che Lily continuava ad assestargli e le lacrime che scendevano inarrestabili dai suoi occhi.
James decise che non avrebbe più sopportato un solo secondo di vederla così (quei tre smidollati avrebbero pagato anche per questo) e, con un gesto rapido delle braccia, afferrò gentilmente Lily per i polsi in modo da bloccarle le mani, l’attirò a sé e la abbracciò stretta.
Lily all’inizio si dimenò, cercò di liberarsi, mentre pensava ‘Ma cosa sta facendo questo idiota?’, poi però i suoi sforzi diminuirono mentre la stretta di Potter restava salda e il suo corpo e il calore che emanava erano così invitanti che si abbandonò completamente a quell’abbraccio, ancora sconvolta, ancora singhiozzante, ma, per la prima volta da tempo, al sicuro.
“Hai ragione.” Le sussurrò dolcemente all’orecchio James. “Hai il diritto di sapere. Ma non qui e non ora. La prossima uscita ad Hogsmade è programmata per il primo dicembre. Ti va se ci andiamo insieme e ti racconto come stanno le cose? Con anche gli altri, ovviamente. Non devi uscire solo con me, so che non lo faresti.”
Quelle parole colpirono profondamente Lily. Per una volta, la prima in realtà, da quando avevano avuto il permesso di frequentare Hogsmade, Potter non la stava tormentando per chiederle di uscire. Finalmente rispettava la sua volontà e la voleva vedere in compagnia per spiegarle ciò che stava accadendo.
‘Cosa diamine è successo a questo ragazzo?’ Pensò Lily, piacevolmente sorpresa.
Odiava ammetterlo a sé stessa, ma quel nuovo James le stava piacendo sempre di più.
Non avendo ancora ricevuto risposta, James si chinò ancora di più su di lei, per essere più vicino all’orecchio e, facendole venire i brividi lungo la spina dorsale, le sussurrò: “Allora? Cosa rispondi?”
Lily non aprì bocca, ma, ancora con la testa appoggiata al suo petto e il corpo saldamente premuto a quello del ragazzo, annuì.


Ciao! Eccomi qui! Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere =)

Baci
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: mikyintheclouds