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Autore: Valerie    26/04/2020    4 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
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Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Happy Birthday to you!
 

-Buongiorno amica! – esclamò Susan spalancando le tende scure del baldacchino di Adia.
Sbatté un paio di volte le palpebre nel constatare che, però, la bionda non fosse nel suo letto.
Sue controllò di nuovo l’orologio per appurare che non si fosse svegliata troppo tardi.
Erano appena le 9.00 del mattino e la domenica non c’erano lezioni.
Bussò alla porta del bagno del suo dormitorio per vedere se l’amica fosse lì, ma nessuna risposta arrivò dal suo interno.
Aprì piano la porta e poté appurare che, effettivamente, il bagno fosse libero.
Decise di prepararsi in fretta, Adia poteva essere scesa prima di lei per fare colazione.
Si infilò sotto la doccia e si vestì in una decina di minuti. Niente lezioni, niente divisa, per quel giorno.
Il suo giorno.
Guardò gli abiti nell’armadio optando, infine, per una gonna a pieghe nera e una camicetta con dei dettagli rosa antico, che le si stringeva in vita, mettendo in leggero risalto la silhouette che andava prendendo via via più forma.
Infilò delle calze color carne, coprenti al punto giusto, e le decolleté con il cinturino che le piacevano tanto.
Si guardò allo specchio il tempo di mettersi un filo di mascara e del lucidalabbra.
‘Può andare’ pensò rimirando il suo riflesso.
Fece per aprire la porta del dormitorio quando notò che al suo polso destro mancava qualcosa.
-Il nastro della mamma – disse toccandosi il braccio.
Tornò indietro a frugare nella borsa dei libri. Lo trovò avvolto su sé stesso in una delle tasche dello zaino.
Provò a legarselo da sola ma senza riuscirci.
-Chiederò ad Adia di aiutarmi a metterlo – sentenziò infilando il nastro nella tasca della gonna e decidendo di scendere.
Appena si chiuse la porta alle spalle, notò che qualcosa nella Sala Comune non andava.
C’era un innaturale silenzio per essere una domenica mattina. Ma dov’erano tutti?
Fece qualche passo verso l’ingresso, stava per superare le poltrone e i divani posizionati davanti al camino quando una decina di teste spuntarono fuori all’improvviso.
-AUGURI! -  le sentì urlare all’unisono.
Susan sobbalzò tanto da fare un salto visibile a tutti.
-Sorpresa! – Adia le corse incontro ridendo, per l’espressione spaventata che aveva appena fatto.
-Volete uccidermi? Ma siete matti? – chiese lei portandosi una mano al cuore, ma ridendo di rimando.
Gli amici e i compagni del suo corso le si strinsero intorno in un unico abbraccio.
-Buon compleanno amica! – Adia la stritolò a sé – Ti voglio bene- le disse ancora tenendola stretta.
Susan ricambiò l’abbraccio con la stessa intensità.
-Immagino che dovrei ringraziarvi – fece poi verso gli altri -Quindi…grazie per lo spavento – disse portandosi una mano dietro la nuca e ridendo imbarazzata.
-Auguri sorellina – Eric le si avvicinò dandole un buffetto sulla fronte.
-Grazie, fratello – rispose lei avvinghiandosi al suo collo.
In un’altra occasione il ragazzo l’avrebbe sicuramente canzonata, ma quel giorno si lasciò andare ad un po’ di sano sentimentalismo.
A turno, Susan ringraziò tutti quelli che si erano organizzati per farle quella sorpresa.
In ultimo, un po’ in disparte, rimase Cedric. Sue lo trovò appoggiato al bracciolo del divano con le braccia incrociate al petto, intento a fissarla.
Il ragazzo, nel vederla rivolgergli lo sguardo, distese le labbra in un sorriso obliquo.
Sue sentì chiaramente le farfalle nel suo stomaco sbatacchiare le ali qua e là, proprio come quando aveva incrociato i suoi occhi per la prima volta a Diagon Alley, solo in modo molto più amplificato e intenso.
-Buon compleanno, piccola Sue- le disse piegando leggermente la testa di lato e staccandosi dal bracciolo del divano per andarle incontro.
Anche lei mosse qualche passo incerto verso di lui. Avrebbe dovuto abbracciarlo? Ringraziarlo a distanza? Stringergli la mano?
Erano a pochi centimetri l’uno dall’altra e lei ancora non aveva deciso cosa fare.
Fu lui a risolverle ogni dubbio allargando le braccia e cingendola a sé.
Susan poggiò istintivamente i palmi delle mani sul suo petto, mentre lui affondava il viso nei suoi capelli.
Profumava di buono. Aveva un odore che le ricordava vagamente quello dei fiori dell’Alisso (1), di cui il giardino di casa sua si riempiva dalla primavera fino agli albori dell’autunno. Profumava di miele.
Sue sentiva di tremare appena in quell’abbraccio e si chiese se anche Cedric se ne fosse accorto.
-Colazione? – Adia interruppe quel contatto che Susan avrebbe voluto non finisse mai.
-Sì- rispose lei schiarendosi la voce e portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre il ragazzo la liberava dalle sue braccia.
Gli rivolse un’ultima, fugace, occhiata sorridendo in modo grato e poi seguì l’amica fuori dalla sala comune.
 
-Scusa…- le sussurrò la bionda uscendo dal passaggio segreto che conduceva ai sotterranei e prendendola sottobraccio -…ma mi sembrava un momento molto intimo e c’erano troppi sguardi indiscreti per i miei gusti-
Susan avvampò in volto -Intimo? Ma che dici? –
-Com’è stato? – le chiese di rimando l’amica.
Non c’era speranza, Adia era la regina della dissimulazione.
Susan sospirò -Non mi sarei più staccata da lì…- ammise chiudendo gli occhi, rievocando il contatto di qualche minuto prima.
-Come sta messo a pettorali? – incalzò l’altra con il suo pragmatismo.
-Adia! –
-Adesso non venirmi a dire che non ci hai fatto caso! – disse la bionda sbuffando.
-Beh…- tentennò Susan -…stavo pensando al suo profumo. Odora di miele- spiegò nel modo più innocente del mondo.
-Santo cielo, Sue! Dovresti pensare a come rotolarti in quelle braccia, non a che odore abbia! – la rimproverò l’amica.
Susan divenne, se possibile, ancora più rossa, e guardandosi le spalle, si appurò che nessuno avesse colto quell’affermazione.
 
***
 
Si ritrovò a fissare il piccolo vortice che si era formato nella sua tazza di latte, causato dal continuo girare del cucchiaino al suo interno.
Sembrava totalmente assente, Cedric, mentre Susan parlava.
-Sono stati così carini a farci compagnia lo scorso pomeriggio, che ho deciso di invitarli alla mia festa di compleanno- la ragazza stava mettendo al corrente lui, Eric e Vivian che aveva chiesto a Fred e George Weasley di unirsi ai festeggiamenti per i suoi quattordici anni, quel pomeriggio.
Adia sembrava super entusiasta della cosa, non faceva altro che blaterare cose come ‘Li aspetteremo davanti alla Sala Grande’ oppure ‘Finita la colazione andremo a comunicargli l’orario dell’appuntamento’ e altre frasi di questo genere.
Alzò lo sguardo dalla sua tazza di latte il tanto che bastava per sbirciare le espressioni sul volto di Susan.
Sorrideva serena mentre guardava l’amica gesticolare teatralmente nel definire assieme a lei il programma per il pomeriggio.
Era il suo compleanno, la piccola Sue compiva quattordici anni, le aveva fatto un regalo circa due settimane in anticipo e lui se ne stava lì, a capo chino, in un silenzio tombale e con un terribile fastidio che non sapeva spiegarsi bene da dove provenisse.
-Le darai il tuo regalo oggi? – Vivian gli fece quella domanda a bassa voce, avvicinandosi in modo circospetto.
Cedric sembrò pensarci un po’ su -Non lo so, troppa gente – rispose con disappunto -Devo rifletterci- concluse poi, cercando di usare un tono di noncuranza.
Vivian si soffermò su quel ‘troppa gente’ pronunciato con una punta di fastidio malcelata, sorridendo appena sotto i baffi.
La loro conversazione venne interrotta da un improvviso sbattere di ali qua e là dei diversi gufi che consegnavano la posta mattutina.
Un imponente barbagianni dalle piume bianche e grigie si era fermato davanti a Susan porgendole una lettera dal becco piccolo e aguzzo.
-Laufey! – esclamò la ragazza nel ritrovarsi il pennuto davanti.
-È il barbagianni di nostro padre – spiegò Eric verso l’amico e la fidanzata.
Cedric vide Susan aprirsi in un grande sorriso nel prendere la lettera dal becco del gufo e riservandogli un grattino sulla piccola testolina in segno di gratitudine.
L’attenzione di Sue si spostò poi sulla scrittura allungata ed elegante di suo padre, che il ragazzo riusciva ad intravedere anche dal retro del foglio.
Tornando a guardare il viso della ragazza che aveva di fronte, intento a cercare di carpirne i pensieri e le emozioni inespresse, Cedric notò che Susan iniziava ad avere gli occhi lucidi.
Occhi che permisero alle lacrime di cadere silenziose, in un contenimento che le conferiva un’aria così fiera quando, dalla busta della lettera, tirò fuori anche una piccola foto leggermente sbiadita.
Il ragazzo riconobbe la signora Eve Rendell, la madre dei suoi amici, immortalata in un sorriso perenne, mentre, accanto al marito e ad un Eric bambino, teneva in braccio un piccolo fagottino che Cedric intuì essere Sue.
Alla vista delle lacrime della castana, il ragazzo venne catapultato indietro di un paio di anni, quando, in ricorrenza della morte della mamma, Susan si era stretta in un abbraccio al fratello.
Ricordava bene quell’episodio. Era una ventosa giornata di febbraio, il 27 per l’esattezza. Sue era sparita dalla circolazione per tutto il pomeriggio, dopo le lezioni nessuno l’aveva più vista.
-Vuoi che andiamo a cercarla? – aveva chiesto ad Eric, con tono preoccupato.
-No…vedrai che fra poco rientrerà- rispose l’amico in un sospiro -Oggi è l’anniversario della morte di nostra madre- disse a mo’ di spiegazione.
La aspettarono entrambi seduti davanti al camino acceso, quando ormai tutti si stavano ritirando nelle proprie stanze. Eric seduto sul divano e Cedric poggiato sul bracciolo della poltrona.
Quando Susan rientrò, il fuoco del camino si era quasi esaurito del tutto. Il ragazzo dai capelli chiari scattò in piedi alla vista della piccola Sue, ma non mosse un passo, notando che l’amico non si era minimamente scomposto.
Eric era rimasto a guadarla intensamente, avrebbe potuto tranquillamente rimproverarla per essere sparita e per non aver fatto più presente a nessuno dove fosse andata a finire ma, nonostante tutto, scelse di riservarle un sorriso accogliente.
-Vuoi venire un po’ qui? – le aveva chiesto indicandole lo spazio fra le sue braccia.
L’allora undicenne ragazzina annuì appena, andandosi ad accoccolare nell’abbraccio fraterno.
Cedric la vide chiaramente scossa da dei singhiozzi silenziosi e da un pianto composto e contenuto. Lo stesso che le vedeva ostentare in quel momento, stretta fra le braccia dell’amica di sempre e baciata fra i capelli da Eric.
C’era qualcosa in lei che, nonostante il dolore, non le permetteva di andare in frantumi, una sorta di fierezza mista a mitezza che la rendeva forte come quei piccoli alberi che non si spezzano, benché il vento arrivi a piegarli in modo estremo.
E lei si lasciava piegare, perché per Susan, piegarsi, non era segno di debolezza. Ma questo lui lo avrebbe capito solo molto tempo dopo.
  
***
 
Alla fine, si erano dati appuntamento davanti all’entrata della Sala Grande.
I gemelli Weasley, appena arrivati, nell’attesa di Susan e Adia, si erano messi a parlare con il cercatore Tassorosso della stagione di Quidditch.
Si erano trovati a discutere sul fatto che non sapevano ancora se il torneo sarebbe stato sospeso oppure no. Qualcosa ad Hogwarts non stava andando come doveva. Erano iniziate ad accadere cose strane nelle ultime settimane, a partire dalla gatta del signor Gazza, ritrovata pietrificata in un corridoio (2). Accanto a lei, sul muro, era stata riportata una scritta con un liquido rosso, apparentemente sangue, recitante una frase inquietante e minacciosa rivolta ai nemici di un famigerato erede.
Le voci di corridoio volevano che il fantomatico erede di cui si parlava fosse una sorta di successore di uno dei quattro capi fondatori della scuola, Salazar Serpeverde. Le leggende che lo riguardavano risultavano alquanto terrificanti solo a pensarle.
La più temibile era quella relativa a una fantomatica camera dei segreti in cui sembrava dimorasse un antico mostro, un basilisco, in grado di uccidere con lo sguardo, chiunque incontrasse i suoi occhi e sguinzagliato per epurare la scuola da tutti i nati babbani.
La professoressa McGanitt, però, li aveva rassicurati, affermando che la scuola fosse stata perlustrata da cima a fondo e che né della camera, né della bestia, vi era mai stata trovata alcuna traccia.
 
-Scusate il ritardo! – Susan e Adia arrivarono di corsa.
Cedric notò immediatamente, mentre si incamminavano verso l’uscita, che la gonna di Sue, si era alzata leggermente in vita, probabilmente per il passo svelto e spedito tenuto dalle ragazze per arrivare da loro più in fretta possibile, lasciando scoperta una manciata di centimetri della parte superiore delle sue gambe. A giudicare dallo sguardo puntato leggermente verso il basso, nella direzione di Susan, di quello che doveva essere George, non era stato l’unico ad accorgersene.
Serrò la mascella al comparire di una strana sensazione all’altezza della bocca dello stomaco, come un qualcosa che gli saliva dalle viscere e gli contraeva i muscoli dell’addome in un una morsa quasi dolorosa.
Continuò ad osservare il volto del rosso, anche dopo che il ragazzo distolse lo sguardo dal punto incriminato, fino a quando Sue, probabilmente accortasi della cosa, non si tirò giù la gonna con un gesto della mano.
La vide guardarsi intorno con fare circospetto, nella speranza che nessuno si fosse accorto di niente, lievemente rossa in viso.
Quando capì che stava per voltarsi anche verso di lui, spostò apparentemente l’attenzione su Eric che stava raccontando qualcosa a cui non aveva minimamente prestato ascolto, volendo evitarle l’imbarazzo che, sicuramente, avrebbe provato nel capire che lui aveva visto tutta la scena, cosce scoperte comprese.
 
***

-Salve Madama Rosmerta – Eric salutò la proprietaria dei Tre Manici di Scopa entrando nel pub -Abbiamo prenotato per sette, al nome di Susan Sanders- continuò il ragazzo.
-Sì, certo, vi ho riservato posto in fondo al locale – fece la donna, indicando un tavolo all’angolo vicino al camino animato da una dolce fiammella e facendogli cenno di seguirla.
-Posso avere del Rum di Ribes Rosso? – chiese speranzosa Adia alla donna quando si presentò per l’ordinazione.
-Qui siete tutti minorenni- la locandiera inarcò un sopracciglio assumendo un’espressione alquanto severa -Per voi solo Burrobirra e Acquaviola- sentenziò con un tono che non ammetteva repliche.
-Però, ci vai giù pesante! – esclamò Fred in direzione di Adia –Mi piace! – ammiccò alla bionda.
La ragazza prese istintivamente la mano di Susan, sotto al tavolo, e la strinse così tanto da farle male.
-Ahi! – fece a denti stretti la castana.
-Hai sentito anche tu?! – sussurrò con un tono emozionato l’altra, continuando a guardare il gemello, in quel momento distratto dal fratello, con occhi sognanti.
-Per me una Burrobirra bollente- disse Eric verso la proprietaria del pub.
-Anche per me- affermarono Fred e George insieme.
-Ne aggiunga un’altra, per favore- si accodò Cedric.
-Io prenderei un’Acquaviola, invece- Vivian interruppe la catena.
-Scelgo anch’io lo stesso- si decise Susan.
-Una tristissima Burrobirra fredda per me, grazie – disse Adia sconfortata.
Madama Rosmerta finì di prendere l’ordinazione tirando una linea dritta sotto la lista di bevande
-Cinque minuti e saranno qui- sentenziò prima di allontanarsi fra i tavoli.
 
-Allora Sanders, come ci si sente ad avere un anno in più? – chiese George a Susan portando il boccale di Burrobirra alle labbra.
-Beh, tecnicamente è solo un giorno in più- rispose lei facendo roteare il liquido viola all’interno del suo bicchiere da cocktail.
-Non denigrare un solo giorno, nanerottola- la canzonò lui -Può sempre fare la differenza! –
-Come mi hai chiamata, scusa? – lo rimbeccò lei inorgoglita, inarcando un sopracciglio, ma mantenendo il sorriso.
-Non che tu sia una spilungona- precisò il rosso.
Susan era di fatto la più bassa di tutta la compagnia. Adia la superava di circa cinque centimetri.
Vivian era una sorta di Venere, oltremodo bella e con le gambe lunghe e snelle, Eric e Cedric erano più alti di almeno quindici centimetri.
La cosa non le era mai pesata troppo, in realtà, andava fiera del suo metro e cinquantotto.
Aveva sempre sognato, forse per quello non accusava quei centimetri in meno, di avere accanto a lei un ragazzo decisamente più alto, da baciare in punta di piedi.
Casualmente, Cedric rispettava perfettamente questo canone.
Si girò verso di lui, sorprendendolo a guardarla. Avrebbe dovuto scostare lo sguardo imbarazzata, ma il sorriso del ragazzo la incatenò a sé qualche secondo di più.
Sostenne il suo sguardo, benché sentisse le guance andare a fuoco. Cos’era? Una sfida?
Passarono una manciata di istanti, ma a Susan bastarono per metterle lo stomaco a soqquadro, poi Eric richiamò l’attenzione dell’amico e lei poté tornare a respirare.
Un po’ si vergognava di quelle emozioni, tutte le volte che venivano a galla. Continuava a sentirsi la bambina che ad undici anni lo aveva incontrato per la prima volta.
Inevitabilmente, riportò alla mente le parole che la sua migliore amica le aveva rivolto l’anno prima: ‘Perché non glielo dici?’
Giammai.
Scosse leggermente la testa.
Era fermamente convinta, infatti, che un ragazzo, se veramente interessato, facesse da sé il primo passo, e Cedric aveva tutte le carte in regola per poterlo fare. Nel caso in cui avesse voluto.
Non si sarebbe esposta, per nessun motivo al mondo, ad un’umiliazione.
 
-Comunque noi abbiamo un regalo per te- esordì Vivian con un ampio sorriso sul viso dopo un po’ di tempo, rivolgendosi a Susan.
La ragazza dai capelli viola fece un cenno verso Madama Rosmerta, dietro al bancone.
La donna si presentò poco dopo con una grande scatola infiocchettata da un nastro rosso che presentava tanti forellini sparsi qua e là su tutti i lati.
Quando la poggiò sul bancone, tutti notarono che si muoveva appena.
-Ma cosa…? – fece Sue incuriosita.
-Io direi che tu debba aprirlo in fretta- disse Adia all’amica.
Susan non se lo fece ripetere due volte, così sciolse il fiocco e scoperchiò la scatola cautamente.
Dal fondo del cartone fece capolino un dolcissimo cucciolo di Crup (3).
-Oh, mio Dio! – esclamò la ragazza prendendo in braccio l’animaletto -Ma dove lo avete preso? Non serve la patente per tenerne uno? – chiese incredula a Vivian e al fratello.
-Hagrid ci ha dato una mano – confessò Adia, grattandosi la nuca con la mano.
-Sì, è l’unico sopravvissuto della sua cucciolata- disse Eric -Hagrid lo ha fatto crescere in compagnia di Thor fino a che ha potuto. Era disperato, perché sarebbe stato costretto a darlo ad un allevamento per cani da guardia se non avesse trovato una sistemazione per lui. Se solo lo avessi visto tu, so che ti saresti battuta perché questo non avvenisse. Allora abbiamo contattato papà. Lui ha pensato alla parte burocratica e noi lo abbiamo adottato- concluse il ragazzo con espressione soddisfatta.
Sue non poteva credere ai propri occhi, aveva sempre avuto un debole per i Crup, ma il pensiero di alimentare il business della loro vendita da parte degli allevamenti l’aveva sempre infastidita e bloccata.
-Lo chiamerò Loki! – esclamò avvicinando il suo viso a quello del cucciolo che aveva in braccio -Perché è cresciuto con Thor- fece per dare un bacio sul musino dell’animaletto, ma lui l’anticipò leccandole e sbavandole la guancia.
 
***
 
Sulla strada del ritorno tutti erano rapiti dalla dolcezza del cucciolo di Crup che, quasi ne fosse consapevole, si esibiva in movimenti buffi e divertenti.
-Sei felice? – chiese Cedric avvicinandosi a Susan, accennando al regalo che aveva appena ricevuto.
-Moltissimo! – esclamò la ragazza con gli occhi che quasi le brillavano.
-Adesso te lo rubo- fece George, prendendo l’animaletto al volo e correndo via.
-Ehi! Quello è mio! – fece di rimando Sue, inseguendolo ridendo.
Il cercatore Tassorosso pensò che fosse una gioia per il cuore vederla serena in quel modo. Non seppe dirsi da quando aveva iniziato ad avere così a cuore la felicità di Susan, ma era successo.
Si ritrovò ad invidiare la naturalezza con cui George Weasley giocava con lei in quel momento, guardandoli da lontano.
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Adia che poco distante da lui chiedeva all’altro gemello -Che dici, tuo fratello ha intenzione di chiedere a Susan di uscire? –
Alzò un sopracciglio e si morse un labbro, pur non girandosi a guardare i due, per non dare nell’occhio.
-No, non credo- fece perplesso il rosso -Non per nulla, Susan è una gran bella ragazza, ma George ha un debole per Angelina Johnson, una delle cacciatrici della nostra squadra di Quidditch-
-Ah…- Adia sembrava quasi delusa da quella rivelazione, constatò Cedric.
Lui non poteva sapere la reale motivazione della delusione della bionda. Come non poteva immaginare che la domanda da lei fatta era stata attentamente posta perché lui sentisse tutto.
-Io sono libero, però- continuò il gemello e al cercatore Tassorosso sembrò che si stesse per proporre al posto del fratello.
-Quindi se vuoi, potremmo uscire io e te, la prossima volta-  
 Il silenzio.
Era la prima volta in assoluto che Cedric vedeva Adia non rispondere prontamente a qualcosa.
Rise sotto ai baffi, notando l’espressione allibita della ragazza.
In effetti, il gemello si propose, ma non nei confronti di Susan.
E lui si sentì incredibilmente leggero come una piuma.
 
***
 
Arrivati davanti alle scale principali, la comitiva di amici si sciolse, Eric si propose per accompagnare Vivian alla Torre Ovest, Fred e George si congedarono per raggiungere la Sala Comune dei Grifondoro, mentre Adia, Susan e Cedric si diressero verso i Sotterranei.
La bionda era diventata una sorta di radiolina, non faceva altro che ripetere all’amica che Fred Weasley le aveva chiesto di uscire, poco le importava che anche Cedric fosse lì ad ascoltare il suo sproloquio.
-Bene, vado a vedere cosa mettermi per l’appuntamento! – sentenziò Adia entrando nella loro Sala Comune.
-Adesso? – le chiese sconvolta Susan.
-Sì, adesso! – rispose l’altra -Devo prepararmi psicologicamente! – aggiunse puntandosi gli indici sulle tempie.
-Ma…- Sue provò a controbattere qualcosa, che la bionda ignorò totalmente.
I due la videro salire le scale, per poi riscenderle velocemente.
-Loki viene con me! – fece prendendo il cucciolo di Crup fra le braccia dell’amica -Ho bisogno di sostegno morale- spiegò per poi tornarsene verso il loro dormitorio.
Ammesso che quella potesse essere ritenuta una spiegazione.
Susan sbatté le palpebre più volte, interdetta e profondamente perplessa.
-Puoi aspettarmi un secondo qui? – Cedric la scosse dallo stato di semi-shock -Torno subito-
-Certo…sì…- rispose lei, per poi vederlo sparire dietro la porta del dormitorio che condivideva con Eric e altri due ragazzi del loro anno.
Si era appena messa seduta sul divano, che il ragazzo era già di ritorno, percorrendo velocemente le scale. Portava una busta color carta da zucchero fra le mani.
-Questo è per te – le disse semplicemente, porgendole quello che aveva tutta l’aria di essere un regalo.
-Per…me? – Susan era evidentemente stupita. Prese il pacchetto dalle mani del ragazzo, mentre le sue tremolavano appena.
-Scartalo- la esortò Cedric, prendendo posto sul divano, accanto a lei.
Susan deglutì vistosamente. Non aveva memoria di un altro momento in cui erano stati più vicini di così, a parte il caldo contatto che avevano avuto quella mattina.
I pantaloni del ragazzo sfregavano contro la sua gamba destra, la spalla di lui premeva contro la sua e i suoi occhi verdi erano posati sul suo viso, mentre lei era intenta a scartare quel pacchetto.
Riuscì a rompere la carta non senza difficoltà, per via del tremolio e dell’imbarazzo che, inesorabile, stava prendendo possesso del suo corpo.
Vi trovò all’interno un morbidissimo cardigan di cachemire, di un color rosa antico che le risaltò subito all’occhio.
-Ced, è bellissimo…io…grazie…- riuscì a dire in modo sconnesso, tornando a guardare il ragazzo.
-Ti piace sul serio? – era esitazione quella che Susan percepiva nella sua voce?
-Sì, certo, non dovevi…- provò a dire ancora lei, ma lui la interruppe.
-Appena ne ho visto il colore ho pensato che ti sarebbe piaciuto, mi ricordava il nastro che porti spesso al polso o fra i capelli…- le confessò.
-Il nastro della mamma…- rifletté Susan ad alta voce, portando la mano nella tasca della gonna e tirandone fuori il nastro di organza. Nel frastuono generale aveva dimenticato di aiutarsi a farselo legare al braccio.
-Potresti aiutarmi? – chiese allora a Cedric, porgendogli il pezzo di stoffa e successivamente il braccio destro.
Il ragazzo annuì serio, facendo scivolare l’organza sul suo polso magro, arrotolandolo un paio di volte e realizzando un semplice fiocco per tenerlo fermo.
Avrebbe giurato di aver percepito dei brividi da parte di Susan mentre le sfiorava la pelle.
Sue si alzò quel tanto che bastava per infilarsi il cardigan che le aveva appena regalato.
-Come sto? – gli chiese roteando su sé stessa.
Indugiò qualche secondo sul suo corpo e subito gli tornarono alla mente le parole che Fred Weasley aveva rivolto ad Adia solo qualche ora prima.
‘Susan è una gran bella ragazza’.
Lo era. Lo era davvero.
Cercò di combattere contro i suoi stessi pensieri, ma quella volta a poco valse. La camicetta che indossava le metteva in risalto la vita stretta, mentre le fasciava la linea morbida delle spalle e quella poco sotto il seno. La gonna a pieghe seguiva la naturale curva dei fianchi che piano si stavano allargando, prendendo la forma del bacino di una donna, proseguendo giù per le gambe dritte.
La guardò in viso, quel viso che tante altre volte aveva visto, ma mai vi si era soffermato così.
Gli occhi di Susan erano limpidi e tradivano un’emozione che probabilmente faceva fatica a contenere.
Le labbra non troppo carnose si muovevano nervose, mentre era intenta a mordicchiarsi l’interno della guancia.
-Stai benissimo- sospirò con voce bassa.
 
***
 
-Stai benissimo- un sussurro basso, sospirato, che le provocò un brivido lungo tutta la schiena.
A Susan sembrò che il ragazzo avesse pronunciato quelle parole quasi fossero l’ammissione di una colpa, con espressione rammaricata.
Non riusciva a capire. Tentava di leggere fra le righe quello che stava succedendo, ma non ci riusciva.
Forse non stava succedendo proprio niente, ed era solo lei a desiderare ardentemente che qualcosa accadesse.
Avrebbe potuto provare, rischiare, come Adia le aveva suggerito tante volte di fare.
Eppure, non riuscì ad arrivare a quel compromesso con sé stessa. No, non voleva essere lei a fare il primo passo.
-Grazie- si limitò a dire -Mi piace molto e si abbina perfettamente al mio nastro-
Non poté non notare, nel pronunciare quelle parole, che Cedric aveva avuto un pensiero davvero dolce e attento nei suoi confronti.
Avrebbe voluto abbandonarsi all’idea di lui che la guardava mentre lei non se ne accorgeva, di lui che la scrutava, la osservava, che la seguiva con gli occhi quando si spostava da una parte all’altra, ma dovette combattere contro la fantasia che avrebbe volentieri preso il volo. Era meglio rimanere con i piedi ben piantati a terra.
 
***
 
Alla fine, si erano salutati con un semplice -Buonanotte- e Cedric l’aveva vista allontanarsi con il cardigan rosa ancora addosso.
Se ne stava lì, sdraiato sul suo letto a pancia in su, incapace di prendere sonno.
Qualche pensiero strisciava nei bassifondi della sua irrazionalità e lui non riusciva a focalizzarlo per bene e a dargli voce.
C’era stato qualcosa, nel soffermarsi ad osservare Susan poco prima, che lo aveva fatto sentire in colpa.
L’aveva guardata, avrebbe osato dire desiderata.
Forse era quello il problema, i suoi ormoni.
Aveva posato gli occhi sul corpo di Susan e l’aveva trovata irresistibilmente desiderabile, come mai gli era capitato fino a quel momento con qualche altra ragazza.
Si passò una mano sul viso con fare esasperato.
Avrebbe dovuto parlare con Vivian. Per quanto la cosa lo imbarazzasse terribilmente, avrebbe dovuto condividerla con qualcuno.
Si voltò quel minimo per guardare il suo migliore amico addormentato nel letto a fianco.
In quel frangente, Eric gli sembrava la persona decisamente meno adatta.
 
 
 
Cattura  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(1) Alisso (Alyssum maritima)
Bellissima pianta erbacea ed annuale, appartenente alla famiglia delle Cruciferae
I fiori hanno un buon profumo, delicato e gradevole, paragonabile all'odore del miele con gradazioni di colore dal bianco al lilla.
 
 (2) Secondo i miei calcoli, dovremmo essere nel 1992. Quindi Harry, Ron ed Hermione dovrebbero frequentare il loro secondo anno ed essere alle prese con la Camera dei Segreti, mentre Fred e George dovrebbero frequentare il loro quarto anno, come Adia e Susan. Infine, Cedric, Vivian ed Eric frequenterebbero l’anno dei G.U.F.O., ossia il quinto.
 
(3)Creatura magica, molto simile ad un cane. Assomiglia a un Jack Russel Terrier ma ha la coda biforcuta.
 

Angolo dell’autrice:
Eccoci con un nuovo capitolo. Finito in anticipo, oltre ogni mia previsione!
L’ho letto e riletto non so quante volte, ormai lo conosco a memoria. Solo che per effettuare una buona correzione dovrei abbandonarlo per qualche giorno e rivederlo poi.
Ma non riesco XD
Oltre alle postille messe sopra volevo solo aggiungere, per chi lo avesse notato, che per dare il nome al barbagianni del padre di Susan ed Eric e al piccolo Crup (Laufey e Loki), mi sono ispirata al mondo della mitologia norrena a cui si rifà anche parte della cinematografia dell’universo Marvel.
Detto questo, volevo ringraziare chi continua a leggere questa storia, in particolare volevo dedicare un dolce pensiero a Wall_Hellsong, cara amica di penna e preziosa lettrice di questa modestissima FF e a Nebula216 che ha inserito la storia fra le seguite e le ricordate.
Grazie <3
Vi abbraccio forte,
_Val_
   
 
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