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Autore: UnGattoNelCappello    26/04/2020    1 recensioni
Kei realizza durante il suo secondo anno di liceo che probabilmente è innamorato di Yamaguchi da quando ha dieci anni. Per quanto incapace possa essere a gestire la situazione, Kei prega almeno di non esserlo tanto quanto Hinata e Kageyama. Ma a quanto pare, è proprio così. *TRADUZIONE*
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8

A ognuno il suo

 

 

“È stata una mossa da stronzi, quello che hai fatto a Yamaguchi,” dice Tsukishima. Kei si muove a disagio, per quanto riesce seduto su quella scomoda sedia.

“Cosa?” esala.

“Amico, sei serio?” chiede Tsukishima. Si gira e parla rivolto allo spazio alla sua sinistra come se ci fosse un pubblico appena fuori il campo visivo di Kei, “Fa sul serio?”

“Non volevo.”

“Oh. Non volevi. Beh, allora è tutto sistemato,” dice in tono spiritoso l’incombente figura, alzando una mano per ispezionarsi con noncuranza le unghie. Kei sobbalza quando lo vede sbattere i palmi delle mani contro un’invisibile superficie tra di loro. “Sei proprio cotto, eh?”

“Lo so,” ringhia Kei.

“Ma cosa più importante,” continua Tsukishima, “Lui è proprio cotto. Dio! Finalmente gli lanci un osso e glielo fai inseguire…”

Un orologio ticchetta da qualche parte dietro la parete d’ombre.

“…solo per farlo voltare indietro e vedere che è ancora dietro la tua schiena.”

“Metafore,” borbotta Kei con voce biascicata.

“Già,” risponde Tsukishima, indicando con un lungo, pallido dito verso la sua tempia. “Ce n’hai un bel po’ qui dentro.”

Kei si contorce. “Pensi che non lo sappia?”

“Penso che ci sono un sacco di cose che non sai.”

Una pausa. L’orologio invisibile ticchetta ancora. Kei si alza dalla sedia, le catene che lo tenevano legato scomparse.

“Ora, perché dovremmo fargli una cosa del genere? Lui è perfetto.” Continua a blaterare Tsukishima.

“Non è perfetto.”

“Oh?”

“No,” risponde Kei, “neanche lontanamente.”

Tsukishima lo fissa con occhi vacui. Kei sobbalza quando lancia la testa indietro in un improvviso scoppio di risate. Tsukishima si tiene i fianchi con enfasi prima di riprendersi. Alza le mani al volto oscurato per asciugarsi lacrime inesistenti. Guardandolo, Kei è colpito da una paura così intensa che potrebbe essere benissimo scambiata per uno shock elettrico.

“Ma ci si avvicina molto più di noi, huh?”

“Sì.”

“Seriamente, riesci a pensare a Tadashi per tipo, un secondo?”

“Io-”

La mano di Tsukishima sbatte di nuovo giù e Kei fa un passo indietro.

“No, idiota, non al bacio. E non al suo corpo quando lo guardi durante gli allenamenti o negli spogliatoi o quando fate i compiti o altro. Non a come lui sia più gentile verso degli estranei di come tu lo sia mai stato verso i tuoi amici più cari. Non ai suoi hobby o alle sue abitudini o al suo dannato sorriso.”

Kei ripete stupidamente, “Sorriso?”

“Non è quella la parola con la ‘S’ riferita a Tadashi a cui voglio che pensi adesso.”

Kei aggrotta le sopracciglia e si risiede sulla sedia che gli è stata data. Le catene ritornano.

“E no,” strilla Tsukishima, “neanche quella!”

“Dimmelo, maledizione,” ringhia Kei.

“Se io lo so, non dovresti saperlo anche tu, maledizione?” lo prende in giro Tsukishima, con un luccichio negli occhi.

Kei inspira. “…Sentimenti?” esala.

“Bingo!” esulta Tsukishima. “Sentimenti. Ok, quindi, immagina che tu – noi – quello che è – non abbia questo strano complesso solo-amici-o-la-mia-vita-è-finita…”

“Non è un complesso–”

“Non interrompere. Immagina se fossimo, per una volta, liberi dalla nostra abitudine di rimuginare su tutto e volessimo stare con Tadashi più di ogni altra cosa. E avessimo la possibilità di starci.”

Kei si strofinerebbe la mano sul viso per la frustrazione se non fosse legato. Invece, lascia andare un gemito dolorante. Tsukishima gli punta un dito contro.

“Ho detto non interrompere. Dio, è così difficile? Comunque, immagina invece che sia stato lui a decidere che voi due – noi – potessimo essere solo amici. Amici e basta, okay.”

“Non voglio immaginarlo.”

Tsukishima lo guarda sbattendo gli occhi. “Perché?”

“Non lo so. Non voglio e basta,” mente Kei.

“Beh, fanculo allora. Sono io che dirigo questo show. Adesso immaginalo. Tu, dopo un’imbarazzante maratona di confessioni su quali parti del vostro corpo pensate quando vi fate le seghe, miracolosamente raccogli il coraggio di baciarlo. Lui te lo lascia fare. Ci sta, totalmente. Gli piaci un sacco, Kei. Riesci a capirlo.”

“Mnh,” grugnisce incomprensibilmente Kei.

Tsukishima continua con occhi spalancati, “Sta rispondendo in ogni modo in cui speravi che facesse. E poi la tua mano è sul suo cazzo. Beh, sopra un paio di strati di vestiti, ma l’intento è comunque lì.”

Kei inizia ad agitarsi. “E poi?” lo sollecita.

“‘E poi’?” ripete Tsukishima, alzando un sopracciglio. “Sai già cosa succede dopo. Lui si tira indietro come se tu avessi una malattia infettiva. Si mette quasi fuori gioco da solo sbattendo la testa sulla tua spalliera. Ti dice che ti ha lasciato andare troppo oltre e poi se ne va a masturbarsi nel tuo bagno; eh già, non ti lascia fare neanche quello per lui.”

“Perché se io–”

“Stai zitto. Non ho finito.”

“Okay,” risponde Kei, esausto.

“Torna indietro e si siede sul tuo letto e ti dice che voi due siete solo amici. Niente di più.”

“E niente di meno,” prova Kei.

“Che cosa?” ridacchia Tsukishima. “Questo dovrebbe farti sentire meglio?”

“So quanto Yamaguchi tenga alla nostra amicizia.”

Tsukishima fa un suono d’assenso. “E anche quanto noi ci teniamo.”

“E se permetto che quello cambi non saremmo mai più gli stessi. È per questo che non posso mandare tutto a puttane!” ruggisce Kei, buttandosi in avanti sulla sedia.

“Non c’è bisogno di gridarmi contro. Inoltre, non abbiamo finito di immaginare.”

“Ti prego…”

“Un’ultima cosa,” promette Tsukishima. La sua voce si abbassa quando continua, “Come ti sentiresti se lui avesse fatto tutto questo a te? Si chiama empatia. Potevi arrivarci, cazzo. Adesso rispondimi.”

Kei ci mette un minuto a riprendere il suo contegno. “Immagino che ne sarei devastato,” borbotta.

“Immagini? Immaginiamo?”

“Sarei distrutto. Saremmo distrutti,” risponde debolmente Kei. “Saremmo devastati.”

Tsukishima sorride con cattiveria. I suoi brillanti denti bianchi luccicano anche in assenza di luce.

“Esattamente,” dice con voce strascicata.

Kei si sveglia sudando.

 

_________

 

Per la tutta la settimana seguente, il sogno rimane attaccato al suo inconscio come carta moschicida.

“Sembri più pallido del solito,” nota Hinata prima di addentare il suo riso.

“Se possibile.”

“Chiudi la bocca.”

Hinata insiste con la bocca piena, “No, Kageyama ha ragione.”

“Sto bene. Ho lo stesso aspetto di sempre. Dov’è Yamaguchi?”

“Era qui quando sono arrivato. Ha detto che tornava subito,” dice Kageyama a Kei, “Ho immaginato che andasse a prendere te.”

Kei emette un suono neutrale in risposta e guarda il bento di Yamaguchi abbandonato sul tavolo accanto a lui. Le chiacchiere degli studenti nel cortile suonano rumorose alle sue orecchie. Yushin saluta Kageyama con la mano dall’altra parte del cortile e Hinata alza gli occhi al cielo. Kageyama lo saluta in modo esitante in risposta.

“Tienitelo nei pantaloni, Kageyama-kun,” sbuffa Hinata. Kei ridacchierebbe se ne avesse l’energia.

“Cosa?” grugnisce Kageyama.

“Ho detto ‘tieni d’occhio quelle peonie, Kageyama-kun’.”

“Quali peonie?”

“Siete due idioti,” dice Kei sbadigliando.

Hinata ispeziona l’area intorno a loro e si acciglia. “Il pranzo è quasi finito. Dovremmo andare a cercare Yama?”

Kei si alza. “Vado io.”

“Prendimi del latte,” gli grida dietro Kageyama.

“Col cavolo,” grida in risposta Kei.

Controlla nella loro classe vuota prima di uscire di nuovo. Stringe gli occhi contro la luce che filtra attraverso le sue lenti. Per quanto ne sa Kei, Yamaguchi non aveva niente da fare a pranzo oggi. Yamaguchi gli dice queste cose. Forse sta ricevendo una dichiarazione, pensa Kei pigramente mentre gira l’angolo che porta alla palestra di pallavolo, forse quella ragazza bionda si è finalmente fatta coraggio.

Kei si arresta quando quasi inciampa su di lui. Yamaguchi è seduto a terra contro la parete della palestra, le ginocchia contro il petto e la testa sotterrata nelle braccia. Kei inizia immediatamente a preoccuparsi. Dà voce al suo primo pensiero.

“Qualcuno ti ha fatto male?”

Yamaguchi alza di scatto la testa e guarda Kei sbattendo le palpebre. Ha gli occhi lucidi. Kei è in piedi davanti a lui, pensando che dovrebbe tirare Yamaguchi su o sedersi con lui. Non fa nessuna delle due cose.

“No?” risponde Yamaguchi confuso.

“Bene.”

Yamaguchi non dice niente.

“Il pranzo è quasi finito,” gli dice Kei.

“Lo so. Scusa.”

Kei si infila le mani in tasca. “Yamaguchi, devo dirti una cosa.”

Yamaguchi ha un’espressione quasi impaurita quando alza lo sguardo su di lui. Il cuore di Kei rimbomba nel suo petto e lui si inginocchia così da non incombere più sopra il ragazzo. Occhi color caramello si allargano nonostante la penetrante luce.

“No,” geme improvvisamente Yamaguchi, scuotendo la testa.

“Scusami?”

“Riguarda quella notte, vero?”

Un fuoco si accende crepitando nel petto di Kei.

“Sì,” risponde esitante.

“Non devi dire nien–”

“Tadashi. Mi dispiace.”

Yamaguchi sbatte i suoi occhi lucidi, non certo di cosa farsene di quella scusa così vaga. È la prima volta che l’ho mai detto? si chiede subito Kei. Lentamente, Yamaguchi inizia ad annuire. Kei ha un’egoista speranza che forse il suo sogno più recente lo lasci finalmente in pace. Non sembra riuscire a scrollarselo di dosso. Riesce a ricordare ogni più piccolo tormentante dettaglio, quasi come fosse un ricordo invece di un sogno. Ma forse le sue rudi scuse non sono abbastanza. Forse il senso di non colpa non diminuirà mai e Kei deve prepararsi a quell’evenienza.

Dovrebbe probabilmente dire qualcos’altro, ma non riesce a mettere insieme le giuste parole, tanto meno dargli voce. Le ginocchia iniziano a fargli male dalla posizione accucciata in cui si trova, così si trascina indietro per sedersi contro il muro accanto a Yamaguchi. Kei dà un colpetto con la spalla a quella del suo amico per riavere la sua attenzione.

“Perché stai piangendo?” chiede dolcemente.

Yamaguchi si morde in silenzio il labbro inferiore.

Kei prova di nuovo, “Che ci fai qui dietro?”

Yamaguchi trascina i talloni nella terra così da stendere le gambe davanti a lui. Sul suo grembo c’è qualcosa che Kei riconosce ma non vorrebbe. Arriccia il naso alla scatola di dolci a forma di cuore. Yamaguchi la prende e se la rigira nelle mani lentigginose.

“Ho ricevuto una dichiarazione da questa ragazza,” dice.

Kei si acciglia. “Stai piangendo perché qualcuno ti si è dichiarato?”

“Immagino di sì,” ammette Yamaguchi. “Non so davvero per quale motivo mi ha scombussolato.”

“Almeno che lei non ti abbia dato un pugno nello stomaco dopo la confessione, neanch’io lo so.”

Una timida risatina scappa dalla bocca di Yamaguchi e a quel suono Kei sente di poter finalmente respirare. Yamaguchi traccia pigramente con il dito il bellissimo fiocco argentato che adorna la scatola di cioccolatini. Kei si sporge per dargli di nuovo un colpetto con la spalla. Yamaguchi tira un filo e il fiocco si apre con grazia.

“Ne vuoi uno, Tsukki?” chiede Yamaguchi guardando i cioccolatini all’interno.

A Kei non vanno, in realtà.

“Okay.”

Lui prende delicatamente uno dei dolci – la loro forma si abbina a quella della scatola dove risiedono – e lo posa sul palmo aperto di Kei. In lontananza, Kei sente delle familiari voci litiganti. Prega che i ragazzi del secondo anno rimangano lontani solo per un altro minuto; sente che questo momento con Yamaguchi è troppo prezioso per essere già interrotto.

Kei trattiene un sospiro quando Hinata gira l’angolo con Kageyama poco dietro di lui. La fortuna non l’ascolta mai. Le loro figure castano un’ombra sull’erba accanto a dove lui e Yamaguchi siedono. Kei gli lancia un’occhiataccia e morde il suo cioccolatino.

“Eccoli qua!” annuncia Hinata.

“Eccoci qua,” risponde amabilmente Yamaguchi.

“Hey,” dice Kageyama. “Ti abbiamo portato il tuo pranzo,” il bento di Yamaguchi penzola dalle dita dell’alzatore.

“Grazie, Kageyama.”

“Cioccolato?” dice Hinata con voce squillante quando vede la scatola nelle mani di Yamaguchi.

Yamaguchi alza gli occhi al cielo prima di darne uno ad entrambi. Kageyama guarda con aria grata il dolce tra le sue dita e Hinata mangia il suo in un solo morso. Come al solito, il rosso parla con la bocca ancora piena.

“Spero che tu non l’abbia fatta piangere dopo averla brutalmente rifiutata, Tsukishima.”

“Non ero io. È a Yamaguchi che si sono dichiarati.”

“Huh?” grugnisce Kageyama.

Hinata lecca il cioccolato sciolto dalle sue dita e traduce, “Che cosa hai risposto, Yamaguchi?”

Kei non aveva neanche pensato di chiederlo. Aveva solo stupidamente presunto di sapere la risposta.

“Credo che andremo al cinema insieme domenica,” dice timidamente Yamaguchi. Abbassa la testa e si strofina il collo con la mano libera.

Hinata lancia una veloce occhiata a Kei che Yamaguchi non nota. La nota a malapena Kei stesso; si sente come se fosse seduto sul fondo di una piscina. Si sente leggero, come se stesse galleggiando, prima di essere schiacciato sotto il peso di qualcosa a cui non sa dare un nome. Alza svogliatamente una mano al viso per controllare che gli occhiali non gli siano scivolati sul naso.

“Non l’avevi detto prima,” esala Kei.

“Non sapevo se ti importasse, Tsukki.”

Kei si volta dall’altra parte. Che cosa faccio per far pensare a Yamaguchi che non mi importa di queste cose? si chiede con un dolore al petto. Fa male come se avesse appena finito un giro di ricezioni a tuffo.

“Perché non dovrebbe?” chiede schiettamente.

Kageyama risponde, “Perché a te non importa delle ragazze.”

“E a te sì?” sbotta Kei, sentendosi improvvisamente aggressivo.

“Non ho detto questo. Ho semplicemente detto che a te non importa.”

“Ti stai zitto, Re? Non sai di cosa stai parlando. Come al solito.”

“Tsukki,” lo prega Yamaguchi. Kei incontra il suo sguardo e Yamaguchi quasi sobbalza.

“Che c’è?”

“Rilassati. Avrei dovuto dirtelo prima, okay?”

“Immagino di sì,” borbotta Kei.

Yamaguchi gli dà un leggero colpetto alla spalla e sorride in modo rassicurante. Non serve a nulla per migliorare il suo umore. Si sente come se fosse rinchiuso da ogni lato. Si sente ristretto, come se qualcuno gli avesse legato braccia e gambe. Il dolore nel suo petto continua pulsare.

Di fronte a loro, Hinata si sporge sull’erba e incrocia il suo braccio con quello di Kageyama.

“Amo Yamaguchi,” dice come un dato di fatto, “è tipo il ragazzo che sussurra agli Tsukishima.”

Kei non ha nessun diritto di essere arrabbiato con Yamaguchi, per questo o qualsiasi altro motivo. Se fosse abbastanza stupido o impulsivo, si sporgerebbe di lato in questo istante e bacerebbe le lentiggini di Yamaguchi – quelle che ha sulle spalle, le guance, i gomiti e due volte quelle sulle ginocchia perché sono le preferite di Kei – e l’appuntamento di domenica di Yamaguchi verrebbe dimenticato da entrambi. Immagina quello scenario nella sua testa mentre manda occhiatacce alla terra che Kageyama solleva distrattamente con le sue scarpe.

Kei bacerebbe e bacerebbe e bacerebbe Yamaguchi e i due non sentirebbero neanche l’acuta reazione di Hinata sopra i loro battiti martellanti. Kei non avrebbe bisogno di dire niente, non è vero? Il pensiero di mettere in parole ciò che ha nella mente è terrificante. Sicuramente, fallirebbe nel provarci. Non è bravo con le parole. Dopo diciassette anni, lo ha accettato. Ma forse ci proverebbe per Yamaguchi.

Ha letto da qualche parte un po’ di tempo fa di come le persone si disinnamorano per le stesse ragioni per cui si erano inizialmente innamorati. Riesce a pensare a una vasta gamma di ragioni per cui ama Yamaguchi. Non riesce a immaginare neanche uno solo di quegli ammirabili tratti guastarsi con il tempo. Kei, d’altro canto, non ha la più pallida idea di cosa possa piacere tanto a Yamaguchi di lui, neanche lontanamente. Non l’ha mai davvero capito. L’ha sempre accettato senza farsi domande, come se lo meritasse.

Che cosa arrogante, pensa aspramente Kei di sé stesso.

Se non riesce a pensare a nessuna delle qualità che lo renderebbero meritevole di Yamaguchi adesso, cosa succederebbe nel futuro per far smettere a Yamaguchi di amarlo? La sua onestà diventerebbe brutale, tagliente (non è già così?). La sua maturità lo farebbe invecchiare prematuramente. Il suo silenzio si tradurrebbe in freddezza.

E Yamaguchi non merita questo.

Kei si stringe forte le mani in grembo e per la prima volte nella sua vita, desidera sinceramente essere qualcun altro – qualcuno di migliore in tutti sensi del termine. Guarda le sue nocche diventare bianche.

“Tsukki? Tsukki, la campanella.”

Kei si ricompone e fissa davanti a sé per notare che Hinata e Kageyama se ne sono già andati. Yamaguchi è in piedi di fronte a lui con la testa piegata di lato, illuminato alle spalle dal sole. Kei fissa pieno di meraviglia quello spettacolo per un minuto prima di alzarsi riluttante.

Yamaguchi chiacchiera al suo fianco mentre camminano verso la loro classe. Kei non sta ascoltando, di nuovo impegnato nella sua impresa di identificare i suoi buoni tratti. È difficile analizzarsi da soli, Kei lo sa, ma è normale che sia così difficile? Mette il suo cervello sotto sopra per il resto della lezione seguente. Si è anche preparato a scrivere una lista, ‘QUALITÀ’ scritto a lettere chiare in cima a una pagina bianca. Appoggia la matita sulla prima riga. Si morde delicatamente il labbro per la concentrazione.

Il foglio è ancora bianco alla fine delle lezioni.

 

_______

 

Kei si infila le cuffie tornando a casa quella sera. I piccoli litigi di Hinata e Kageyama non gli danno più fastidio, li trova anche divertenti qualche volta (cosa che ha detto confidenzialmente solo a Yamaguchi), ma questa sera gli fanno stridere le orecchie. La sua mano si stringe e si rilassa distrattamente intorno alla cinghia della sua borsa di pallavolo. Con la coda dell’occhio, vede l’alzatore lasciare il gruppo agitando la mano poco dopo Sakanoshita. La playlist di Kei finisce ma lui non fa alcuna mossa per metterne un’altra. Nell’assenza di musica, sente la voce soffocata di Yamaguchi provenire da dove lui e Hinata stanno camminando qualche passo dietro di lui.

“Shouyou, posso chiederti una cosa?”

La sua voce suona timida e lo stomaco di Kei fa una capovolta.

“Sì, certo.”

“È un po’ imbarazzante, mi sa.”

Kei continua a guardare fisso davanti a sé. Come se voi due non aveste parlato di cose imbarazzanti prima, pensa.

“Ne dubito. Che c’è?”

“Beh.” Yamaguchi fa una pausa. “Hinata, a te piacciono le ragazze, no?”

Hinata sembra confuso quando risponde, “Sì?”

“Ma ti piacciono anche i ragazzi, giusto?” chiede Yamaguchi.

Kei alza un sopracciglio e si chiede perché Yamaguchi gli sta chiedendo queste cose quando entrambi già sanno che sono vere. Tre paia di scarpe colpiscono l’asfalto nel breve silenzio che precede la risposta di Hinata.

“Già.”

“Già,” ripete Yamaguchi in tono pensieroso.

“Hey, hai l’aria preoccupata, Yamaguchi,” nota Hinata e Kei resiste all’impulso di girarsi per verificare quell’affermazione. “Ti senti bene?”

“Sì, sì. Sto bene.”

“Perché me l’hai chiesto, comunque?”

“Perché penso di sentire le stesse cose, sai, riguardo i ragazzi e le ragazze. Cioè, sento le stesse cose per entrambi.”

Kei non ha bisogno di guardarlo per sapere che Yamaguchi si sta strofinando il collo ansiosamente. Il suo respiro diventa corto contro la sua volontà e il suo viso è caldo nonostante la fredda aria notturna. Kei corruga le sopracciglia.

Non è sicuro del perché non l’abbia considerato prima; la prospettiva che Yamaguchi sia attratto sia dai ragazzi che dalle ragazze. Dopotutto, non è ovvio a questo punto? Kei non ha mai immaginato in particolare che a Yamaguchi piacessero i ragazzi in quel senso. Kei aveva egoisticamente pensato che forse era solo lui da cui Yamaguchi si trovava attratto. Pensava fosse una coincidenza. Pensava che lui fosse un’eccezione.

Che cosa ridicola per Kei pensare che lui fosse speciale.

Kei pensava di essere semplicemente lui, il fatto che lui fosse lo Tsukki di Yamaguchi, ad attrarre Yamaguchi – niente a che vedere con il suo genere. Si sente preso alla sprovvista e non capisce il perché. Un’irragionevole sensazione di tradimento lo attacca agli estremi della sua mente. Yamaguchi è attratto anche da altri ragazzi? Ragazzi della loro classe, forse? Pensa mai, di notte, a qualcuno della squadra di pallavolo di Karasuno? Trova bello qualcuno di loro? Kei non riesce a sopportare il pensiero. Realizza di avere i denti serrati soltanto quando iniziano a fargli male. Rilassando la mascella, si sforza di continuare ad ascoltare la sommessa conversazione di Yamaguchi e Hinata.

Dice a sé stesso che non origlierebbe se non fosse assolutamente essenziale.

“Beh, certo!” squittisce Hinata. “L’avevo capito, in un certo senso.”

“Davvero?”

“Da quello che mi hai raccontato, voglio dire.”

Kei sente l’improvviso bisogno di conoscere ogni singola conversazione che Yamaguchi e Hinata abbiano mai avuto in sua assenza.

“Ah. Hinata?”

“Cosa?”

“È – è normale?” chiede esitante Yamaguchi.

“Cosa è normale?”

“Che mi piacciono entrambi.”

Hinata chiede, “Sia i ragazzi che le ragazze?”

“Sì…”

C’è un suono di tessuto sfregato; Hinata sta alzando le spalle.

“Non so. Forse Tsukishima lo sa. Lui è intelligente.”

Yamaguchi sbuffa una risata. “Tsukki sa un sacco di cose, ma probabilmente non questo.”

Kei si sente leggermente offeso anche se Yamaguchi è senza dubbio esatto nella sua supposizione.

“Oh,” dice Hinata, perdendo entusiasmo. “Beh, sai una cosa, Yama?”

“Hm?”

“Se non fosse normale, quali sono le probabilità che sia tu che io proviamo le stesse cose?” chiede con convinzione Hinata.

Se Kei conosce Yamaguchi bene come pensa, dopo quella frase fa un gran sorriso.

“Questa è un’ottima osservazione.”

“Davvero?”

“Sì. Sai, Hinata, sei proprio un buon amico.”

Kei si mette le cuffie intorno al collo solo qualche minuto dopo, quando Hinata li saluta imboccando la sua strada di casa. La sua bicicletta lancia un bagliore d’arrivederci sotto le luci della strada. Kei riprende a camminare quando Yamaguchi lo raggiunge. Iniziano immediatamente ad avanzare con la stessa andatura, cosa facile dopo anni e anni di esperienza.

Kei pensa alla lista vuota che sembra bruciare un buco nel suo zaino e contro la pelle della sua schiena. Sicuramente Yamaguchi potrebbe trovare un mucchio di ragazzi la cui lista di qualità riempirebbe l’interno quaderno. Potrebbe anche trovare tantissime ragazze che soddisferebbero senza dubbio quello standard. Yamaguchi ha così tante opzioni, e improvvisamente Kei si sente come un pensiero dimenticato.

 

  
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