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Autore: Mercurionos    11/05/2020    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 14 – La Leggenda dei Sette Esami, Parte 2 – Anno 1, 6/30 Frimaio
 
La Degrane attraversò la stanza, si mise nel corridoio che separava i banchi in due gruppi e lo attraversò lentamente. Radish trattenne il respiro quando la vide passare accanto a lui, un momento che durò un’eternità. Le gambe del ragazzo si contrassero, sentì un forte dolore scivolargli lungo i polpacci; i gomiti premevano come punteruoli sul banco, rischiando di spezzarlo; il suo respiro frenò fino a svanire completamente. Poi la professoressa si fermò, unì le mani e cominciò a parlare, per la prima volta dopo quasi tre ore: “Monsieur Masamuné, c’è qualche problemon?”
Il ragazzo dal largo viso anfibio si raddrizzò sulla sedia con fare indifferente: “No scignora, ho riletto per la tersha volta l’eshame e pensho che scia tutto a poshto.”
“Magnifique! Che cosa aspetta a consegnare?”
“Possho? Non vorrei sci fosshero errori…”
“Brutto ranocchio secchione, bastardo mangia-insetti di merda!” Radish continuava ad elencare mentalmente insulti diretti al compagno, faticando a non farsene sfuggire alcuno. Poco dopo Masamune uscì dall’aula accompagnato da un leggero brusio proveniente dagli altri cadetti, e la professoressa tornò ad appoggiarsi al muro accanto le finestre.
 
Pump batté due volte un dito sul bordo del banco, poi annuì ancora una volta molto lentamente: aveva capito cosa servisse a Radish. Il ragazzo si preparò a leggere con la coda dell’occhio il suggerimento. Pump alzò la mano sinistra, la fece slittare sulla tempia come per grattarsi la testa, le sue minute dita si piegarono impercettibilmente e allora cominciavano a comporre la figura di una cifra quando indice e pollice finalmente si incontrarono. Radish vide uno zero svanire dalla mano di Pump quando questa cominciò a grattarsi la nuca. Zero. Radish aveva molto chiaramente chiesto: “Uno o due?” con i suoi gesti carichi di destrezza, ma la risposta non rientrava nei parametri prestabiliti. Guardò di nuovo l’orologio, ora mancavano meno di cinque minuti.
 
“Cosa faccio? – Radish sprofondò nuovamente nei suoi pensieri – Uno o due, e lei mi risponde zero. Cosa significa? Aspetta, c’entrano le tasse interplanetarie? No, l’accomandita non influisce su questa cosa… Freezer si dimette, Zarbon e Dodoria sono soci, ma non cambia il loro ruolo… Il consiglio chi sceglie come… Aspetta! Zero! Ho capito!” Il ragazzo si fiondò sul banco, praticamente appiccicato allo schermo, scrivendo a velocità sovrumana una risposta comprensibile nei pochi secondi che gli rimanevano.
“Che pirla! Dopotutto questa è una dittatura militare gestita da un sadico ometto in grado di estinguere specie intere starnutendo. Se Freezer si dimette, allora il manager resta comunque Freezer! Se il consiglio scegliesse qualcun altro sarebbero di sicuro giustiziati…”
Giusto il tempo di alzare la penna dal banco che vi apparì un avviso recante il messaggio “Tempo Scaduto” a caratteri cubitali. Radish si lasciò cadere sullo schienale della sedia e si voltò verso Pump: lei lo osservò con sguardo inquisitorio, così le rispose con un rapido gesto, mettendo a cerchio pollice e indice della mano destra. Pump sospirò ed anche lei si appoggiò esausta allo sgabello. Gli alunni della 1.A.0 cominciarono ad uscire dall’aula, ma i due saiyan riuscirono ad intercettare Vegeta prima ancora che potesse alzarsi dalla sua seggiola.
 
Il principe dei saiyan si trovò impossibilitato ad alzarsi. Guardò inespressivo i suoi compagni poi fece per aprir bocca e chieder loro di scansarsi, ma venne interrotto. Pump alzò rapidamente la mano e la scagliò sulla faccia di Vegeta. Un forte rumore schioccò dalla guancia del principe e attraversò l’aula ormai vuota, abbandonata dagli altri studenti, tanto provati dall’esame quanto affamati.
Radish si era congelato sul posto, rigido come una scultura di puro marmo. Non solo era stupito dal folle e suicida gesto di Pump, ma lo atterriva il pensiero della risposta del principe. Risposta che tardò ad arrivare, anzi: non arrivò proprio.
Vegeta stette qualche istante con il capo voltato, masticando il fievole dolore infertogli. Quando decise di voltarsi incontrò soltanto un agghiacciante sguardo provenire dagli occhi della ragazza che sbuffò, si voltò, e uscì dalla stanza.
 
Vegeta prese a massaggiarsi insistentemente la guancia non per il dolore quanto per la inequivocabile sensazione di disagio. Radish manteneva la sua posa statuaria mentre esaminava minuziosamente ogni gesto di Vegeta: era necessario prepararsi al peggio, il ragazzo avrebbe potuto tranquillamente vaporizzare la cittadina. Ma Vegeta si alzò, indossò lo scouter e si diresse verso la porta spintonando l’altro ragazzo.
 
L’indomani, Radish si svegliò confuso quanto il giorno prima. Si alzò e guardò il letto di Pump: vuoto. Vegeta era ancora arrotolato nella sua coperta. I tre non si erano scambiati una singola parola dopo l’esame di economia, Pump si era limitata a lanciare in faccia ai suoi compagni di stanza un cuscino ciascuno, indicare severamente il letto a castello costringendoli ad andare a dormire e infine a spegnere la luce. La ragazza era rimasta profondamente offesa dal comportamento arrogante di Vegeta, che negli ultimi tempi era effettivamente peggiorato: sempre più spesso si era allontanato senza dire niente a nessuno, sempre più spesso le sue risposte secche e distaccate sembravano mirare a denigrare e sbeffeggiare i suoi interlocutori. Radish aveva ormai perso il conto di quante volte il principe avesse avuto “di meglio da fare” che studiare, passare del tempo o anche allenarsi con i suoi compagni.
 
Lavato, vestito, poi pronto ad uscire, Radish stava per aprire la porta quando si fermò sull’uscio. Si girò e guardò verso il letto di Vegeta: era nella stessa identica posizione di prima.
“Io vado, vieni anche tu, Vegeta?”
“…Vai avanti, ci vediamo in classe.”
Come immaginava, il principino era sveglio. L’austero e superbo Vegeta non era il tipo da far traspirare le proprie emozioni. E a quanto pare non era nemmeno né grado di controllarle né di comprenderle, eccetto quando si fosse trattato di pura e cieca rabbia.
Dopo una silenziosa e solitaria colazione, Radish entrò nella altrettanto quieta 1.A.0.. Quando si sedette al suo posto, voltò la testa verso Pump: era china sulle sue mani, con i gomiti puntati sul banco. Non appena lo notò, la ragazza si assestò composta sulla sua sedia, poi gli sorrise tranquilla. Radish sospirò sollevato: perlomeno lui non era bersagliato dall’astio della ragazza. Vegeta invece restava tranquillo al suo posto, immobile e inamovibile fissava con sguardo vacuo il muro di fronte a sé. Nemmeno quando entrò Nappa nell’aula e Gladyolo chiese ai presenti di alzarsi per il saluto, Vegeta non reagì.
 
Così iniziò l’esame di Etica dello Sterminio. Domande su domande si impilavano su innumerevoli esempi di conquiste di pianeti all’orlo dell’universo, fondamenti di trattati, burotica basilare, comportamenti verso le minoranze seguiti dalla sempreverde domanda: “Quale di questi tre soggetti è più conveniente giustiziare in modo da esemplificare il modus operandi dell’annessione all’Impero? Si motivi esaurientemente la risposta eccetto se vengono scelti tutti e tre i soggetti.” Nonostante fosse alimentata da una inesauribile proliferazione di terrore e soppressioni, l’Impero Militare di Freezer funzionava come una macchina ben oliata, pronta a scoppiare non appena lo stesso Freezer non sarebbe più stato in grado di contenere tutto quel potere con la sua insormontabile presenza.
 
Dopo tre ore, l’esame era finito; Radish alzò il capo, esausto. Sentendo dei colpi sulla spalla, si voltò.
“Com’è andata?” gli chiese tranquilla Pump.
“Oh… Niente male, credo. Chi hai detto di giustiziare alla domanda… Quella lì?”
“Ah sì, credo fosse meglio fare fuori l’adulto, il lavoratore.”
“Uff, che culo. Anche io.”
“Vabbè, basta parlare di ‘sto esame. Andiamo a mangiare.”
“Sì, chiamo Veg…” Radish si bloccò e non finì di porre la sua domanda. Pump aveva già abbassato lo sguardo.
 
“Allora, andiamo a mangiare?”
Radish si voltò di scatto. Vegeta si era avvicinato a loro e non lo aveva notato. Strano, ormai il ragazzo si era abituato a percepire l’avvicinamento dell’incrollabile istinto omicida del principe. Pump rialzò il capo e raddrizzò la schiena per sembrare più alta, atteggiamento che giovava molto agli interlocutori del principe dei saiyan: era più comodo vedere la sua stempiatura. A Vegeta però questo piaceva ben poco, così abbassò il tono della voce: “Cosa c’è? Ho fame, andiamo.”
“Sei veramente un cretino.” Sviperò Pump verso il ragazzo.
“Ma… Si può sapere cos’hai? Ringraziami che ieri non ti ho vaporizzato.”
“Se vuoi ti picchio di nuovo.”
“Vorrei proprio vederti provare, mocciosa.”
Radish non sapeva come reagire. Avrebbe dovuto mettersi tra i due, ma le gambe gli tremavano al pensiero di gettarsi nello scontro tra due saiyan tanto arrabbiati per motivi che non comprendeva tanto bene. Per sua fortuna, intervenne una quarta figura.
 
Nappa si avvicinò al cupo terzetto: “Allora, Vegeta. Come mai ieri ti sei allontanato senza i tuoi compagni?”
Vegeta fece un passo indietro, inconsapevole del fatto che Nappa potesse aver intuito il problema. Poi ragionò un attimo e scagliò un’occhiata furiosa verso Radish. Questi però non reagì, e fissò Vegeta con fare tranquillo, consapevole di aver fatto la cosa giusta. Il principe si sentiva circondato, ma non fuggì. Non si era mai sentito imprigionato da persone che non doveva considerare nemici.
“Allora, Veggetta? Vuoi giustificarti?” lo attaccò nuovamente Pump, ma Radish la zittì con uno sguardo severo. La giovane rimase paralizzata dalla calma pacatezza degli occhi di Radish, perle nere rilucenti nella debole luce filtrata dalle finestre dell’aula.
 
Calò il silenzio. Nappa non si mosse e aspettava una risposta dal suo protetto. Vegeta era già da tempo in grado di badare a sé stesso, ma il suo comportamento non si era mai addetto all’ultimo erede della stirpe dei saiyan. L’arroganza e la rabbia avevano sempre soverchiato gli ideali di forza e onore che il principe avrebbe dovuto incarnare. Come suo tutore, Nappa non poteva evitare un continuo tentativo di raddrizzare l’animo contorto del ragazzo. Dopotutto era ancora giovane, confuso, circondato da un sistema che non nutriva alcun rispetto per il suo retaggio, ma prima di tutto ciò Vegeta non era mai stato in grado di accettare una vita simile, né era in grado di essere sincero con sé stesso. Però questa volta non era fuggito. In silenzio, i saiyan aspettarono una risposta dal principe.
 
“Ero teso.”
Sopraccigli si inarcarono, mascelle caddero verso il terreno e la collettività universale crollò in una spirale di totale incomprensione. Ciò non significa assolutamente nulla, ma era proprio così che si sentirono Pump e Radish.
Nappa cominciò a singhiozzare, fino a quando non riuscì a trattenere la sua usuale tonante risata. Pump e Radish si scambiarono una confusa occhiata sorpresa, poi anche i loro diaframmi cominciarono a contrarsi incontrollati.
“Smettetela! Non pensate che vi chieda scusa per una fesseria simile!” Vegeta indietreggiò, turbato dalla reazione degli altri saiyan, che smisero di ridere all’unisono. Pump gli si avvicinò, ancora sfoggiante una postura alquanto presuntuosa, ma accompagnata da un tenue sorriso divertito: “Lo sappiamo bene, altezza. Però puoi anche smetterla di atteggiarti come un lupo solitario, cretino.”
“Smettila di chiamarmi cretino!” Gridò Vegeta battendo la mano su un banco.
Radish si accostò all’amica: “Tu eri soltanto teso? Per l’esame? Di Economia?”
“Sì! E allora, c’è qualche problema?”
“Non so Vegeta – intervenne Nappa – diglielo tu. Sei tu che li hai lasciati indietro, no?”
“Che palle! Ho capito, va bene?”
 
Vegeta incrociò le braccia e si avviò verso l’uscita dell’aula, grugnendo in continuazione. Radish scambiò un sorriso con Pump e si gettarono all’inseguimento del principe che, notando il rapido avvicinamento dei suoi compagni, cominciò ad aumentare progressivamente la sua velocità di camminata. Nappa restò ad osservare i suoi protetti per qualche attimo, poi tornò ai suoi doveri di insegnante.
 
Il giorno seguente, gli studenti del N.I.S.B.A. dovettero misurarsi con il difficilissimo esame finale del corso di Sopravvivenza in Ostili Situazioni. In verità si sarebbe trattato dell’esame più semplice, tanto semplice che non sarebbe stato necessario studiare per nemmeno un minuto, ma letteralmente nessuno era mai stato attento durante le spiegazioni. Quando si è in grado di volare, spesso anche in grado di sparare sfere di energia esplosive dai palmi delle mani, il concetto di “sopravvivenza” sembra quasi tautologico. E proprio per questo motivo poco dopo l’inizio dell’esame Radish si stava contorcendo animatamente sul banco, Pump esaminava con attenzione la struttura delle luci appese al soffitto e Vegeta era quasi completamente piegato sul banco di Mirk, che a sua volta prestava particolare attenzione al banco alla sua destra, occupato da Dylia.
 
Quando Gladyolo terminò di rispondere alle domande del compito e uscì dall’aula, approssimativamente due ore prima dello scadere del tempo, si sentì bersagliato da qualche dozzina di sguardi feroci e assassini, così accelerò il passo. La classe si svuotò molto lentamente, finché allo scadere del tempo non erano rimasti che dieci studenti. Mogi e provati, i saiyan pranzarono in fretta e poco dopo si lasciarono cadere sui propri letti. Avevano svolto solo tre esami, e mancavano ancora otto giorni al termine delle loro sofferenze da studenti.
 
Note dell’Autore:
La Diramix S.R.L. mi odia. E odia il mio portafoglio. Prima mi fa ordinare tutte le carte mancanti dell’ultima collezione di Dragon Ball Super, poi fa uscire un album su tutta la serie Z. Come faccio a resistere, considerando che ho ancora un raccoglitore della ormai leggendaria Serie Oro delle vecchie Lamincard a cui mancano solo tre carte?!? Dannato C-19…
 
Ho scritto questo capitolo lo stesso giorno che mi sono laureato. Seduto al tavolo. Di casa mia. Già. Yeah. Almeno avrò una storia divertente (manco tanto a dire la verità) da raccontare ai miei figli.

 
   
 
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