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Autore: sihu    15/05/2020    3 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Non sempre tutto è perduto. A volte capita che un'autrice che non scrive da tempo immemore si pente, torna sui suoi passi e mette un punto alla sua creatura. 

Mancano ancora due capitoli, ma il più è fatto. Dare l'addio a questa storia è come separarsi da una vecchia amica. 

L’ADDIO

I ragazzi avevano festeggiato a lungo la chiusura del portale. Uno spettacolo degno dei malandrini, che aveva coinvolto in poco tempo l’intera casa di Grifondoro ed anche una gran parte del castello.

“Non sanno cosa sta succedendo, eppure festeggiano”

Aveva esclamato Regulus, scuotendo la testa incredulo per come quella che doveva essere una festa tra amici fosse degenerata così rapidamente.

“Inconsapevoli e felici” aveva sospirato Frank, svuotando il bicchiere che teneva in mano. Non era sicuro di quanti ne avesse bevuti, sicuramente diversi da come la stanza aveva iniziato a girare intorno a lui.

“Noi lo sappiamo, e per questo dobbiamo bere!” aveva aggiunto Ron, trascinando i ragazzi nella festa.

Anche i professori erano perplessi, eppure lasciavano correre.

“Non capisco cosa prenda a tutti quanti” aveva detto la McGranitt.

“Sono giovani Minerva, lasciamo che festeggino.”

Aveva risposto Lumacorno, cercando Lily Evans in mezzo ai ragazzi. Non l’aveva mai vista così felice.

“Sono d’accordo con te, Horace.” mormorò una voce alle spalle dei due insegnanti. 

“Silente?” 

Aveva sussultato la professoressa di Trasfigurazione, che decisamente non si aspettava l’arrivo dell’anziano mago.
“Ehi, c’è il preside!” aveva esclamato Lily, preoccupata. 

“Che cosa ci fa qui?”

Aveva chiesto Ginny, curiosa.
“Beh, mi chiedevo se qualcuno per caso avesse un ghiacciolo al limone.” 

Aveva risposto il mago, sorridendo. 

Mentre tutti celebravano la fine di un incubo, solo un uomo pareva non divertirsi.

Poco più in là uno stranito Sirius guardava i ragazzi divertirsi, tenendosi lontano sia da loro che dal resto del gruppo insegnanti.

Più passava il tempo e più pareva evidente che quella non era la vita che faceva per lui. Ogni mattina si alzava, deciso a provare a far funzionare le cose. Si impegnava con tutto se stesso, eppure gli sembrava di vivere una bolla. Guardava tutti vivere felici mentre dentro di lui c’era solo il vuoto. Persino Harry era sereno adesso, circondato da quell’affetto che gli era sempre mancato. L’unica nota stonata nella vita di tutti era lui. E, più passava il tempo il mago si rendeva conto che a lungo andare il suo cattivo umore e la sua depressione avrebbero reso Harry triste.

Non poteva permettersi di ferirlo, non dopo tutto quello che aveva passato. 

Quello di cui aveva bisogno, pensava Sirius buttando giù un bicchiere di whiskey, era una chiacchierata a quattr’occhi con il suo vecchio amico Remus. Lui lo avrebbe ascoltato, avrebbe capito e accettato la sua oscurità, e poi ne avrebbe riso. Gli avrebbe parlato dei lunghi anni da solo, oppure di quanto per anni, da solo, aveva considerato inutile la sua vita.

Però Remus era andato, morto. Come tutti gli altri. 

Quelli che rimanevano erano degli echi delle persone che lui aveva conosciuto. Delle versioni più giovani e felici che, con un po’ di fortuna, non sarebbero mai diventate le persone tristi e arrabbiate che lui aveva perso oppure visto morire.  

“Sirius?” 

Lo chiamò Harry, strappandolo ai suoi pensieri.

Sirius si voltò, Harry era lì al suo fianco. Improvvisamente più cupo e preoccupato.

“…”

Il mago restò in silenzio, mentre nella sua mente e nel suo cuore si faceva strada una decisione dolorosa ma non rimandabile.

“Cosa vuoi fare?”

Chiese Harry, allontanando il bicchiere dal suo padrino. Già altre volte lo aveva visto depresso e giù di morale, ma mai come ora. Avevano vinto, eppure una parte di Harry già sapeva che lo avrebbe perso. Proprio ora che era rientrato nella sua vita. 

“Questa non è la mia vita. Può essere la tua, ma non la mia.”

Disse Sirius, fissando il pavimento. Lo aveva detto con una voce triste, eppure serena. Con la determinazione di chi ci ha pensato a lungo ed ha preso una decisione. Difficile ma ormai definitiva.

“Certo che lo è, ti sono rimasto io.”

Saltò su Harry, mentre il suo peggiore timore diventava di colpo realtà. Sirius, il suo padrino, l’uomo che aveva amato come un padre, lo stava lasciando. 

“Ho combattuto tutta la mia vita, non ho costruito nulla.”

Continuò Sirius, fissando Harry negli occhi. Quegli occhi così simili a quelli di Lily, in quel viso così uguale a quello di James.

Per tanti anni erano stati solo loro, lui e James. Pane e burro, culo e camicia. Dove andava uno c’era l’altro. Poi James era morto e il suo mondo era diventato buio. La sua vita si era fermata.

In quel tempo era andata diversamente. Il se stesso di quel tempo aveva la possibilità di non perdere il suo James. Ma lui no. In quel mondo per lui non c’era più niente. Solo Harry, che però doveva andare avanti ed essere felice. Senza di lui, il suo umore nero e la sua depressione.

“Fallo per me. Resta per me.”

Implorò Harry, sapendo che però non sarebbe servito a niente.

Sirius sospirò. 

“Non credi che sia un poco egoista da parte tua, Harry? Non mi merito forse anche io un lieto fine.”

Chiese l’uomo, sorridendo tristemente.

“Qui puoi averlo.”

Ribatté Harry, mentre delle calde lacrime gli solcavano il viso. L’ennesimo addio. Di colpo Harry si sentì piccolo e indifeso. Solo. 

“No, non qui. Vedrò te e Ginny, Hermione e Ron. Persino me stesso con la donna che amavo e che ho visto morire. Vedrò voi crescere e formarvi una famiglia. La famiglia che avrei voluto avere, ma non potrò mai voltare pagina.”

Disse Sirius, stringendo Harry a sè. 

“Cosa mi vuoi chiedere?”

Disse alla fine Harry, scegliendo con cura le parole. Sirius lo fissò a lungo, sapeva che gli stava chiedendo tanto, eppure doveva farlo. Non poteva scappare nel cuore della notte senza essere sicuro che tra loro fosse tutto a posto. 

“Lasciami andare, solo questo. Ti prego Harry.”

Lo pregò Sirius. Ed alla fine Harry annuì. L’uomo sorrise, lo strinse a sé ancora un po’. Poi sciolse l’abbraccio e semplicemente sparì. Harry improvvisamente si ritrovò solo, e di colpo si sentì stanco. 

“Ragazzo, è andato via?” 

Chiese Silente, portandosi al fianco del moro. Harry Potter annuì.

“Non so come dirlo agli altri.”

Disse il ragazzo, senza alzare la testa dal pavimento. Non voleva fare capire al vecchio preside quanto stesse soffrendo.

“Ha fatto bene, questo non era un posto adatto a lui.”

Rispose il vecchio preside, scegliendo con cura le parole. Conosceva bene il giovane Sirius, ed era riuscito a trovare traccia di lui in quell’uomo così provato dalla vita. Tuttavia, quello non era posto per lui. Doveva andare avanti, trovare la sua strada, senza guardare al passato.

“Che ne sarà di lui?”

Chiese Harry, gli lucidi e pieni di lacrime.

“Se conosco abbastanza Sirius, avremo sue notizie.”

Disse il vecchio preside, sparendo con la stessa discrezione con cui era arrivato.

***

Come Harry aveva previsto i Malandrini e gli altri ragazzi non avevano preso bene la notizia. Ron ed Hermione guardavano il loro amico, chiedendosi cosa fare o cosa dire per farlo stare meglio. Si ricordavano quanto avesse sofferto Harry dopo che aveva perso Sirius al ministero. Averlo perso una seconda volta, ora che lo aveva appena ritrovato, doveva essere terribile. Alla fine ci pensò Ginny. La ragazza andò da lui e lo baciò. Forte, decisa, passionale come era lei.

“Ne abbiamo passante tante. Supereremo anche questa” disse solo. Harry annuì, felice di non essere solo.

Il più indignato di tutti era Sirius. Nonostante ci avesse provato non riusciva proprio a capire quella decisione. Come poteva il suo futuro io essere così distante dalla persona che era adesso? Come poteva essere così egoista.

Remus guardava l’amico, senza però dire niente. Per la prima volta, forse da sempre, era rimasto senza parole. Regulus alla fine aveva preso il fratello da parte.

“È tutto ok.” aveva ringhiato il maggiore dei due fratelli. Regulus aveva sospirato ed aveva scosso la testa.

“Non è tutto ok. Sei arrabbiato.” Aveva aggiunto, calmo. 

“Come ha potuto andarsene e lasciare Harry? È stato egoista!”

Aveva ringhiato allora Sirius. 

“Al contrario, ha pensato a se stesso. Harry starà bene.”

Lo rassicurò Regulus. Negli occhi di quell’uomo, così uguali a quelli di suo fratello, aveva visto tanta tristezza. Non c’era quella luce di speranza che invece brillava in quelli della persona che aveva di fronte.

Stare un po’ da solo gli avrebbe fatto bene. Harry avrebbe capito.
Se c’era una cosa che sapeva di sicuro su quel ragazzo era che poteva sopportare qualsiasi cosa. Aveva dovuto affrontare situazioni impossibili, che avrebbero spaventato chiunque, eppure lui aveva avuto la forza di andare avanti. E lo aveva salvato, riportandolo sulla giusta strada.

“Si ma..”

Aveva iniziato ad obiettare Sirius, subito fermato dal fratello.

“Sirius, non importa. Non sei tu, è un’altra persona.”

Aveva risposto Regulus, intuendo il tormento del fratello. 

“Una persona che potrei essere io tra qualche anno.”

Disse alla fine Sirius, dando voce a quello che era il suo tormento.

“Ti piace quella persona?”

Aveva chiesto allora il minore. Sirius aveva scosso la testa.

Quella versione di se stesso, così cupa e tormentata, non gli piaceva. Non gli piaceva quello che era diventato e tanto meno quello che aveva dovuto subire, o le persone che aveva perso. 

“No, per niente.”

Aveva soffiato Sirius, confuso da tutti quei pensieri.

“E allora non essere quella persona. Diventa un’altra persona.”

Sirius fissò suo fratello e capì che aveva ragione. Lui aveva Zhoana, gli amici. A quell’altro cosa era rimasto? Nulla. 

“Proprio a me doveva toccare un fratello saggio?”

Aveva chiesto alla fine Sirius, sorridendo. Se qualcuno gli avesse detto, solo qualche anno prima, che avrebbe chiarito con suo fratello e sarebbe stato insieme a lui a parlare di sentimenti e del futuro, probabilmente avrebbe riso. Eppure eccoli lì, uniti e vicini. I due fratelli che per tanto tempo non erano stati.

“Scemo..”

Ringhiò Regulus, spingendo il fratello verso una birra.

Lily guardava i due ragazzi, sorridendo. Aveva odiato Sirius con tutta se stessa per anni. Poi aveva capito di avere sbagliato. Di avere giudicato quei ragazzi con occhi troppo severi. In pochi mesi erano successe tante cose, eppure erano ancora tutti lì. Più uniti di prima. E Harry aveva regalato loro una possibilità. Dovevano ancora lottare, e molto. Ma ora avevano la possibilità di cambiare le cose. Di fare sul serio la differenza.

James non aveva detto nulla. Era rimasto il silenzio, poi aveva preso Harry da parte.

“Tu come stai?” gli aveva chiesto.

“Mi sento orfano. Di nuovo” aveva risposto Harry. James aveva sospirato ed aveva abbassato la testa.

“Io lo capisco, sai?” aveva detto James, sorprendendo il figlio. “Una volta, tanto tempo fa, ho perso una persona che amavo profondamente. È una ferita che non si rimargina. Che ti porti dentro sempre.”

Aveva detto James.
“E poi?” aveva chiesto Harry. 

“Poi ho conosciuto Sirius. Lui ha riempito il vuoto che aveva lasciato la morte di mio fratello.”

Harry finalmente capì.

“Perdere il mio gemello è stato tragico, un dolore inimmaginabile e insensato. Ma perdere Sirius sarebbe peggio.” 

Disse James alla fine. Harry lo abbracciò.
Aveva perso Sirius ma aveva guadagnato tanto altro.

***

Tempo dopo, a Londra, una figura avanzava nel buio con il capo coperto. Arrivo alla porta e la spinse, entrando in una stanza che puzzava di chiuso e di umidità.

“Padre?”

Aveva chiesto, smarrito. L’uomo nel letto aveva sobbalzato un attimo, chiedendosi se era la febbre a dargli quell’allucinazione. Al suo capezzale c’era suo figlio Sirius, il maggiore, eppure nei tratti del suo viso c’era qualcosa di strano. Di sbagliato. Era invecchiato. Un uomo solo, triste, e provato dagli anni e dai troppi lutti.

“Sirius?”

Chiese il vecchio nel letto, richiudendo gli occhi. Chiunque fosse quell’uomo, era l’unico figlio che avrebbe visto. Ed era molto di più di quello che meritava.

“Sei venuto a salutarmi sul letto di morte?”

Continuò il vecchio. Sirius sospirò e si toccò il viso, sorprendendosi di sentirlo umido. Stava piangendo. Chissà perché poi. L’uomo nel letto non meritava la sua pietà, eppure lui era lì, e piangeva come un bambino per la morte di quel padre che aveva odiato con tutte le sue forze.
“Avrei voluto urlarti contro tutto il mio risentimento, eppure non ci riesco”.

Disse Sirius, lasciandosi cadere seduto sulla sedia rossa accanto al letto del padre. 

Il vecchio sospirò. Quanto aveva sbagliato con i suoi ragazzi?

“Perchè se lo facessi, diventeresti come me. Tu però sei diverso, per te c’è ancora una speranza.”

Aggiunse l’uomo con un filo di voce. Poteva sentire le forze che lo abbandonavano. 

“Addio padre.”

Mormorò Sirius, lasciando la stanza senza sentire le ultime parole del genitore. 

“Addio figliolo, ho mandato via te e Regulus perchè non diventaste come me..”

  
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