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Autore: LazySoul    15/05/2020    4 recensioni
La storia è ambiantata al sesto anno.
I protagonisti indiscussi sono i pensieri e le emozioni provate da Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Pensieri che forse li porteranno ad avvicinarsi l'uno all'altra, oppure ad allontanarsi irrimediabilmente...
Estratto:
«Cosa vuoi ancora da me?», gli chiese: «L'umiliazione dell'ultima volta non è bastata?»
Ripensò a quello che gli aveva confessato sotto l'effetto del Veritaserum e le sue guance diventarono subito incandescenti per la rabbia e l'imbarazzo.
«Oh, Mezzosangue, pensi davvero che io mi possa accontentare di così poco?», mormorò lui, ora talmente vicino da farle percepire il suo odore.
E Hermione lo vide. Era lì, proprio davanti ai suoi occhi: il desiderio.
Malfoy la voleva.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
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56. Vigilia di Natale


 

 

Draco Lucius Malfoy, seduto alla scrivania della sua camera da letto aveva un'espressione impassibile in volto, mentre accarezzava il dorso di Mizar, il suo gufo reale.

La calma che mostrava esternamente però non rifletteva il suo profondo turbamento.

Aveva passato l'ultima mezz'ora a studiare un vecchio libro sugli incantesimi di memoria e le migliori tecniche da utilizzare per pasticciare con la propria mente o quella altrui.

Si era interessato all'argomento con l'intenzione di togliere dalla testa di Astoria Greengrass qualsiasi informazione relativa agli incontri tra lui ed Hermione a cui la ragazza aveva assistito.

Sfortunatamente si era dimenticato quanto fosse complesso utilizzare un Oblivion nel modo corretto e quante alte fossero le probabilità di rovinare irrimediabilmente il normale funzionamento del cervello e la possibilità di immagazzinare nuovi ricordi, se l'incantesimo fosse stato lanciato senza la giusta concentrazione.

Malfoy era consapevole di essere molto bravo a utilizzare l'Occlumazia e ad avere un buon controllo della sua mente, ma aveva paura di non avere ancora la conoscenza e la pratica necessaria per praticare un incantesimo complesso come l'Oblivion su Astoria Greengrass.

Il pensiero di danneggiarle permanentemente il cervello, lo turbava profondamente.

Per questo aveva deciso per il momento di accantonare l'idea e di concentrarsi a trovare un'altra soluzione per far stare zitta Astoria.

Un leggero bussare alla porta della sua camera lo distolse dai suoi pensieri e, voltato il capo verso l'uscio, disse: «Sì?»

Il volto pallido incorniciato dai fini capelli biondi di sua madre fece capolino dalla porta.

Narcissa Black in Malfoy aveva un aspetto più fragile del solito, mentre si appoggiava allo stipite e sorrideva appena a suo figlio. L'abito blu notte che indossava, metteva ancora di più in risalto la sua carnagione chiara e le lentiggini che le costellavano il petto e le braccia.

«Studi, tesoro?», chiese, osservando il volume aperto di fronte al ragazzo.

«Leggo», disse Draco, facendo spallucce. Solo in quel momento si rese conto che la madre stringeva tra le dita sottili quella che sembrava una lettera.

Narcissa abbassò lo sguardo, nascondendo al figlio la profonda paura e la rabbia, che provava in quel momento: «I nostri ospiti arriveranno per l'ora del tè», disse semplicemente, lisciandosi distrattamente l'abito impeccabile: «Sarà nostro dovere accoglierli in modo adeguato».

Calò il silenzio tra di loro.

Quello che Narcissa avrebbe voluto fare era prendere suo figlio e fuggire in capo al mondo, pur di tenerlo al sicuro, ma la consapevolezza che, ovunque avesse provato ad andare, il Signore Oscuro avrebbe trovato il modo di rintracciarli e far patire loro le più terribili torture, le impediva di agire.

La rabbia che provava la donna era dovuta all'impotenza, la paura invece al buon senso.

«Ti verrò a chiamare quando sarà quasi ora», disse lei, muovendo qualche passo verso Draco.

La madre accarezzò il volto di suo figlio, che amava più di se stessa e che non sapeva come aiutare nell'impossibile situazione in cui si trovavano.

«Devi essere forte, tesoro», disse osservando gli occhi chiari, così simili a quelli del marito, che la stavano guardando.

«Lo sarò, ti renderò fiera».

La donna distolse lo sguardo, tormentata.

Per un attimo gli era sembrato di avere di fronte Lucius; parole simili le aveva sentite pronunciare da suo marito più volte nel corso della loro vita coniugale, ma udirle uscire dalle labbra di suo figlio in un giorno simile, le fece provare una profonda angoscia.

Narcissa tornò verso la porta della camera: «Verrò prima delle cinque a chiamarti», disse, lanciando un'ultima occhiata colma di tristezza al figlio, prima di chiudersi l'uscio alle spalle.

Draco cercò di scacciare l'adrenalina e la paura che gli scorrevano nelle vene, muovendo alcuni passi per la stanza. Sapeva che il terrore che provava era irrazionale, sapeva che non aveva nulla di cui preoccuparsi, perché era certo che tutto sarebbe andato bene.

Quello che più lo terrorizzava — oltre alla consapevolezza che a breve si sarebbe trovato nella stessa stanza del Signore Oscuro — era il dolore che sapeva avrebbe provato nel ricevere il Marchio Nero.

Ma non si sarebbe tirato indietro, non quando aveva la possibilità di rendere i suoi genitori fieri.

Camminando nervosamente per la stanza, lo sguardo finì col cadergli sul suo baule aperto, dal quale, oltre a qualche indumento, faceva bella mostra di sé un pacchetto dall'aspetto semplice, ma dall'incarto raffinato, che aveva richiesto esplicitamente al proprietario della Cartoleria Scrivenshaft, quando aveva acquistato quel regalo.

L'aveva comprato per Hermione prima del loro litigio, quando ancora gli sembrava di vivere in un bellissimo sogno pieno di luce. 

Era da qualche giorno che non riusciva a decidere se Evanescere semplicemente quel dono, o inviarlo come regalo d'addio alla persona per cui era stato acquistato.

Osservò Mizar che, appollaiato sulla sua scrivania, sembrava sonnecchiare e poi spostò lo sguardo alla finestra che dava sul giardino, dove leggeri fiocchi di neve danzavano sospinti dal vento.

Strinse forte le mani a pugno, pensieroso, per qualche secondo.

Voleva che Hermione avesse qualcosa di suo, qualcosa che le avrebbe per sempre ricordato quel breve periodo della loro vita, che avevano passato a lanciarsi sguardi furtivi e a cercarsi di nascosto. 

Forse era egoistico quel suo desiderio di rimanere con lei, nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, il più a lungo possibile, ma non gli importava in quel momento.

Non gli importava mentre sgomberava la scrivania per scriverle un breve biglietto da accompagnare al regalo, non gli importava mentre inseriva il biglietto in una busta e chiudeva quest'ultima con il sigillo in ceralacca, non gli importava mentre legava il tutto alla gamba di Mizar, che si era intanto svegliato dal pisolino.

«Portalo a Hermione Granger, non so come farai a trovarla, ma provaci», disse al gufo reale, recuperando un pezzo di carne essiccata dal barattolo di snack per gufi che aveva sulla scrivania, deciso a incentivare Mizar a portare a destinazione il pacchetto e la lettera che gli erano stati affidati.

Osservò con attenzione il modo quasi feroce in cui il gufo reale spiccò il volo, quando gli aprì la finestra.

Mai come allora, Draco Malfoy desiderò avere a sua volta le ali e la possibilità di fuggire.

All'improvviso il peso di ciò che stava per succedere lo schiacciò, e si rese conto di quanto fosse inerme di fronte al destino che gli si presentava di fronte.

Non aveva mai veramente avuto una scelta.

Il leggero bussare alla porta gli fece battere forte il cuore in petto.

Si affrettò a chiudere la finestra della camera e gettò una veloce occhiata allo specchio, studiando il suo riflesso.

Quando la madre aprì la porta, a Draco tremavano le dita delle mani.

«Severus è già sotto che aspetta, a breve arriveranno gli altri», lo informò Narcissa, estraendo dalla tasca una piccola fiala: «Ti ho portato della pozione Anti-Dolore, in caso...»

«Non posso, madre, devo rimanere lucido», disse quelle parole non perché desiderasse dimostrare il proprio valore, non era uno stupido Grifondoro, ma perché non voleva essere troppo debole da non riuscire a schermare i propri pensieri al Signore Oscuro, una volta che la procedura fosse iniziata, e rischiare quindi di svelare qualcosa che doveva rimanere un segreto.

Hermione e i suoi sentimenti per lei dovevano rimanere un segreto.

Uscì dalla stanza con passi nervosi, seguito dalla madre.

Severus Piton attendeva entrambi nel Salone degli Scacchi, la stanza dove Narcissa era solita prender il tè con alcune signore dell'alta società magica. 

Draco provò una dolorosa stretta allo stomaco al ricordo dell'ultima volta che aveva giocato a scacchi magici, in una stanza molto simile a quella, con Hermione.

Riuscì facilmente a schermare i propri pensieri e le emozioni che provava, nascondendo il tutto dietro alla sua solita espressione arrogante.

«Professore» disse Draco, in segno di saluto nei confronti dell'uomo che, in piedi, sembrava essere distratto dalla lettura dei dorsi dei libri messi in mostra in un'antica libreria in mogano.

«Draco, ti trovo bene», disse Severus, spostando gli occhi scuri sul volto del ragazzo, per poi spostarli nuovamente sui tomi: «Immagino non dovremo attendere molto, il Signore Oscuro è conosciuto per la sua puntualità».

Il pendolo antico appeso alla parete del corridoio suonò le cinque del pomeriggio.

Narcissa prese posto sul divano color tabacco, sistemandosi il vestito come d'abitudine, Draco invece rimase in piedi a osservare l'uomo che voleva rubargli la gloria.

«Desideri qualcosa da bere, Severus?», chiese la padrona di casa, allungandosi verso la campanella sul tavolino basso di fronte a lei: «Posso chiedere agli elfi domestici di...»

«Non c'è bisogno di scomodarsi, Narcissa; non ho sete».

Un rumore all'ingresso e poi un rumore di passi in avvicinamento, annunciò l'arrivo di un nuovo ospite.

Bellatrix Lestrage mise piede nel salotto degli scacchi accompagnata da un piccolo elfo, i capelli sciolti le incorniciavano il volto come una criniera e gli occhi folli scrutarono con avidità i visi nella stanza.

«Sta arrivando», disse semplicemente, con un enorme sorriso sulle labbra e i denti gialli e affilati in bella mostra.

Quando giunse un altro rumore dall'ingresso, Narcissa si alzò, avviandosi ad accogliere i nuovi ospiti.

Quando Peter Minus e il Signore Oscuro entrarono, accompagnati dalla padrona di casa, nel Salotto degli Scacchi, a Draco sudava la fronte e brividi gli percorrevano la schiena.

La mano di Severus si appoggiò sulla spalla del giovane Malfoy, nel tentativo di infondergli la forza che necessitava per superare quella terribile prova.

«Accoglienza spettacolare, Narcissa», disse Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, spostando i suoi occhi rossi sui presenti: «Vedo che ci siamo tutti».

Lo sguardo del Signore Oscuro si posò su Draco, come era successo mille volte nei suoi incubi, e il ragazzo provò il forte desiderio di fuggire.

Il Signore Oscuro estrasse la bacchetta, avvicinandosi al giovane Malfoy con passi lenti; sembrava voler aumentare l'attesa, l'agonia e l'impazienza dei presenti.

«Mostrami il braccio, ragazzo».

Draco Malfoy rese impenetrabili i muri che circondavano e proteggevano la sua mente poi, nascondendo, per quanto gli fu possibile, il tremito delle sue dita, sollevò la manica della camicia bianca che indossava, mostrando l'avambraccio sinistro.

«Quest'oggi Draco Lucius Malfoy ti trovi di fronte a me per giurarmi fedeltà e io ho intenzione di premiare la tua dedizione donandoti il simbolo, che ti distinguerà per sempre dalla massa, come un mio alleato. Il Marchio Nero sarà per te motivo di vanto, sarà il mezzo attraverso il quale potrò chiamarti a me, per compiere le nobili battaglie che porteranno a un nuovo inizio nel Mondo Magico», le dita fredde del Signore Oscuro afferrarono il polso del ragazzo, mentre la mano che impugnava la bacchetta si sollevava in aria: «Accetti tu, Draco Lucius Malfoy, questo dono?»

Il ragazzo annuì: «Accetto», riuscì a dire, con la voce che gli tremava per la paura.

Sul volto del Signore Oscuro si formò un sorriso inquietante, mentre abbassava la bacchetta e la appoggiava sull'avambraccio pallido, percorso dalle vene azzurrastre, del ragazzo.

Un forte dolore spinse Draco a mordersi con forza il labbro inferiore, tanto da farlo sanguinare.

Sentiva la pelle del suo braccio andare a fuoco, mentre dalla bacchetta del Signore Oscuro fuoriusciva dell'inchiostro che, lentamente, iniziava a prendere una forma nota sulla pelle pallida del ragazzo.

La mano di Severus non abbandonò la spalla del suo miglior studente, mentre gli occhi di Narcissa, lucidi e colmi di orrore, osservavano la scena da oltre le spalle del Signore Oscuro.

Bellatrix Lestrange rise sguaiatamente, gettando il capo all'indietro e, quello che un tempo era stato Tom Orvoloson Riddle, sorrise soddisfatto: tutto stava andando secondo i suoi piani.

 

A chilometri di distanza, Mizar, stava planando su una casa a schiera nella periferia di Londra, dal cui camino usciva fumo e odore di biscotti appena sfornati.

Il gufo reale si appollaiò fuori da una delle finestre illuminate dall'interno e batté con il becco sul vetro, cercando di attirare l'attenzione degli occupanti della casa.

«Hermione, c'è un gufo per te!», disse la signora Granger, mentre aiutava il marito a informare una teglia di biscotti nel forno.

Hermione scese dalle scale di corsa, rischiando di cadere.

Indossava semplici e comodi abiti babbani e tra le mani aveva un libro.

Si bloccò alla vista di quel gufo dall'aspetto fin troppo familiare e per qualche istante lo fissò da qualche metro di distanza, con il cuore che le batteva forte in gola.

Il gufo reale di Draco era impossibile da non riconoscere.

Prese un profondo respiro e sussurrò a mezza voce: «Coraggio, Hermione, andrà tutto bene», prima di aprire la finestra, permettendo a Mizar si porgerle la zampa a cui erano legati il pacchetto e la lettera.

«Ma che bel gufo!», esclamò il signor Granger, avvicinandosi con le mani sporche di glassa, per sbirciare ciò che il rapace aveva con sé: «Un regalo di Natale in anticipo?»

«Sembrerebbe di sì», disse la ragazza, stringendo tra le mani il pacchetto e la lettera.

«Amore, ho bisogno di te per la glassa!», chiamò Jane dalla cucina, attirando l'attenzione del marito.

«Arrivo, cara!»

Hermione ebbe giusto il tempo di sfiorare il piumaggio del gufo, prima che quest'ultimo spiccasse il volo e scomparisse nel cielo ormai scuro.

«Torno a studiare, poi vengo ad aiutarvi», disse Hermione ai genitori, sorridendo alla vista del naso del padre, sul quale c'era della glassa azzurra.

«Va bene, cara», disse Jane, distratta dai biscotti.

La ragazza raggiunse camera sua in pochi secondi e, appena si fu chiusa la porta alle spalle, aprì con impazienza la lettera, rompendo il sigillo.

 

Hermione,

So che questo regalo non cambierà niente, ma l'ho comprato tempo fa pensando a te e non mi sembra giusto tenerlo. 

Buon Natale,

Draco Lucius Malfoy

 

Senza pensarci, si sedette sul letto, gli occhi che le pizzicavano e le dita che le tremavano appena.

La tradizione le imponeva di aspettare la mattina di Natale per aprire il regalo, ma decise di fare uno strappo alla regola e di rompere subito la carta che avvolgeva quel pacchetto.

«Non ci credo», sussurrò, gli occhi leggermente sbarrati dalla sorpresa.

Dentro alla confezione che stringeva tra le mani c'erano una piuma Feder nera, dal tipico aspetto raffinato, una boccetta d'inchiostro multicolore e un barattolo di polvere di Fata, utile per profumare le lettere o i libri.

Hermione rilesse il biglietto. Possibile che Draco le avesse comprato quel regalo prima del loro litigio nella Cartoleria Scrivenshaft?

Stringendosi la confezione e la lettera al petto, la ragazza si acciambellò sul letto, lasciando che timide e calde lacrime le bagnassero il volto.

Ciò che la tormentava era la consapevolezza che, malgrado il rimpianto e il dolore che provava in quel momento, malgrado il desiderio che aveva di sentire le braccia di Draco stringerla in un abbraccio, il ragazzo aveva ragione: quel regalo non avrebbe cambiato nulla.

 

 

 

***

Buona sera popolo di EFP!

Eccoci alla fine del capitolo!

Approfitto di questo spazio per specificare un paio di cose:

1. Non ho trovato nulla relativo a come viene effettivamente posto il Marchio Nero sull'avambraccio dei Mangiamorte, né come si svolge questo rito, quindi quello che avete letto qui sopra è completamente inventato da me, compreso il discorso di Voldemort.

2. La polvere di Fata che profuma le lettere e i libri è anche quella frutto della mia immaginazione.

Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate tempo e voglia di farmi sapere cosa ne pensate!

Per chi fosse interessato mi può trovare anche su Instagram (il nome dell'account è lazysoul_efp)

Vi auguro una buona serata!

Un bacio,

LazySoul

 
 
  
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