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Autore: Mercurionos    01/06/2020    3 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 14 – La Leggenda dei Sette Esami, Parte 5 – Anno 1, 6/30 Frimaio
 
Il freddo sole invernale calò e sorse un’altra volta, e gli alunni del N.I.S.B.A. dovettero misurarsi con l’esaminazione orale di Scienze Militari. Uno ad uno entrarono nell’aula chiamati dal professor Gipeto, per l’occasione assistito da Sorbet, Appule e Nappa. Dopo aver scoperto chi fossero i membri della commissione, Vegeta alzò al cielo innumerevoli volte i suoi occhi neri. La squadra quattro non si lasciò sfuggire alcun commento sull’esame fino all’ora di pranzo quando, riuniti al tavolo con i loro soliti compagni, decisero di parlare dell’accaduto.
 
“A te cosa hanno chiesto, Radish?”
“Quella parte sull’uso delle armi come prima mossa, poi mi hanno chiesto se secondo me conveniva. Non sapevo cosa dire quindi ho argomentato un po’ fino a quanto non mi hanno interrotto. A te?”
“Contenimento danni ai mezzi di trasporto, poi tutti i tastini sui veicoli normali e cose così. Ho detto solo quelli che mi ricordavo ma mi hanno fatto uscire senza dire niente.”
“Oh, quella lì l’hanno fatta anche a me! – aggiunse Mirk, troppo stanca per sfoggiare il suo tipico fare allegro e spensierato – Si vede che gli piacciono le donne al volante, ai professori.”
Pump continuò il suo interrogatorio ficcanaso: “A te invece cos’hanno chiesto, Veggy?”
“Grxlfmblt.”
Mirk catapultò un ceffone sulla schiena di Vegeta, che di risposta rovesciò il contenuto della sua bocca sul povero Gladyolo. Questi però, che si era ormai abituato ai topos narrativi impiegati dall’autore, riuscì a bloccare il tutto con la telecinesi e a rovesciarlo sul piatto di Vegeta. Radish osservando la scena venne colpito da un leggero reflusso; Pump si limitò a guardare altrove con gli occhi chiusi e una smorfia che le attraversava la faccia.
 
“Cretina! Basta con ‘sti ceffoni!”
“Che, t’hanno preso a schiaffi anche oggi?”
“Sì, se proprio vuoi saperlo. La mia prima risposta era stata poco… ortodossa, e Gipeto mi ha tirato una sberla.”
Pump si riprese dal suo attimo di disgusto: “Cosa ti hanno chiesto, allora?”
“Le caratteristiche fondamentali della formazione di un soldato.”
“E cosa avresti risposto?”
“Non ho detto nulla. Ho banalmente sparato un colpo fuori dalla finestra e ho fatto saltare in aria il campo del club di combattimento della B, nient’altro.”
Radish si ricordò: ecco cos’era stato il boato che avevano sentito. E, proprio come immaginava tutto l’istituto, c’entrava con il principe dei saiyan. Vegeta si beccò un altro schiaffo da Mirk: “Piantala! Guarda che poi ho risposto come volevano loro e si sono pure complimentati!”
“Oh scusa, maestà! Da quando in qua ti piace la vita da studente modello dell’esercito imperiale, eh?”
 
La mente di Vegeta balzò al discorso che aveva fatto con Radish due giorni prima, e ammutolì. Il ragazzo si alzò, fece cenno ai suoi compagni di seguirlo e così se ne andarono dalla mensa. L’esame del giorno dopo sarebbe stato l’ultimo, senza considerare l’orale. I saiyan si misero a studiare insieme nella loro stanza fino a sera: dopotutto, avevano sempre la loro nomea da difendere, nonché una certa dose di invidia nei confronti di Gladyolo e Dylia, che affrontavano ogni esame come una passeggiata nel negozio di cuscini. Su Neo Freezer c’è proprio di tutto.
 
Sorbet parve proprio godere del disagio che il suo esame procurò ai suoi studenti. Le domande non erano troppo complicate, quanto più… bizzarre. Il modo peculiare di esprimersi di Sorbet, le locuzioni che era solito usare, i termini ridicoli impiegati nella pianificazione strategica… Più che un esame di un’accademia militare pareva un compito di inglese. E siamo in Dragon Ball, dove ovunque tu vada nel cosmo (nel futuro, in universi paralleli, in casa di Dio o anche nei crossover con altri manga) si parla il caro vecchio giapponese. Tranne che su Namecc. Quei bastardi verdi fanno gli hipster e parlano un loro complicato idioma ugro-finnica, quando sanno benissimo parlare la lingua che parlano tutti. Poi ovvio che vengono fuori capolavori come “Takkarapto pop Polunga poppilitto paro”. E poi vengono anche a dirti che “Polunga” significa “Dio dei Sogni” (o “dell’Amore”, grazie Mediaset), ma in quale cavolo di lingua?
 
Il resto della giornata passò molto rapidamente vista la poca energia rimasta agli studenti: pranzo, studio, cena, letto. Anche i più diligenti nello studio non aspettavano altro che la fine del periodo di esami dato l’immenso carico di stress. Finalmente arrivò l’alba del 22 frimaio. Esame orale di Scienze Strategiche, corridoio della sezione A. Duecentoquaranta cadetti di età, specie, provenienze e talenti differenti, tutti accalcati in un solo passaggio. Al suono della campanella, Sorbet si fece avanti e si piazzò a mezz’aria di fronte all’ingresso della 1.A.0., diede un rapido tocco allo scouter e annunciò l’inizio dell’esame: “Ci siete tutti, ci mancherebbe altro. Oggi con me ci saranno la professoressa Degrane del corso di Economia, il professor Malaka di Tecnologie e il professor Gipeto, come ieri. Oggi svolgeremo le interrogazioni in ordine inverso. Sì è così, signorina Mirk, la smetta di fare quelle scene e le risparmi per quando il suo esame sarà finito. Signor Bueno, cominciamo.”
 
Bueno si fece avanti visibilmente intimorito dalla situazione. Poco dopo uscì dall’aula, leggermente sconvolto ma abbozzò un sorriso a Dylia e Gladyolo. Seguirono uno ad uno gli altri alunni della classe più prestigiosa dell’accademia, fino a quando toccò a Pump. Sorbet uscì dall’aula e cominciò a ridacchiare quando vide il suo nome sullo scouter: “Bene bene, cominciamo con i saiyan. Venga, per piacere.”
Tutti i presenti se ne accorsero: l’esame era praticamente già iniziato in corridoio. Sorbet non si era nemmeno sprecato di chiamare la sua alunna per nome, tanto che la aveva abbinata istantaneamente ai suoi due compagni della stessa progenie. Ma la ragazza non si lasciò intimorire da quell’atteggiamento irrispettoso e entrò nell’aula a testa alta, con la coda saldamente attorcigliata attorno alla vita. Radish e Vegeta si lasciarono sfuggire simultaneamente un sospiro, e con un reciproco cenno del capo si tranquillizzarono. Quando Pump uscì si limitò ad alzare un pollice verso l’alto: i suoi compagni ne furono parecchio sollevati, ma Radish venne istantaneamente richiamato dal professore. Entrò, poi uscì anche lui: si mise a saltare per aria dalla gioia e andò a battere le mani a Pump. Nonostante i metodi bruschi di Sorbet, l’intenso studio dei saiyan non poteva essere ignorato dalla commissione.
 
Più tardi venne anche il turno di Vegeta. Dopo che Mirk fu uscita dall’aula, esibendosi in esagerati gesti teatrali, tanto che cominciò a scambiarsi qualche attacco con Radish e Pump, Vegeta restò in attesa sull’uscio. Nessuno venne a chiamarlo. Poi però si sentì tuonare una voce: “Allora Vegeta, vuole degnarci della sua presenza?”
Vegeta tentò di reprimere i suoi pensieri e di sotterrarli in profondità prima che varcassero le sue labbra: “Lurido bastardo, perché non sei venuto a chiamarmi. È il mio turno, piccolo, misero, rancido ghiacciolo bluastro.”
Il principe entrò nella classe: come due giorni prima, quattro professori si erano seduti nei banchi della prima fila. Vegeta andò a posizionarsi di fronte alla lavagna che credeva essere spenta, ma quella si accese di colpo. Senza perdere troppo tempo, Sorbet pose subito la sua domanda al ragazzo: “Allora, ci spieghi un po’ le battaglie di annientamento.”
 
“È semplicissimo. Si mira al nemico, si dice ‘Big Bang Attack’ e il gioco è fatto, l’esercito nemico è stato annientato.” Quanto avrebbe voluto dire quelle parole, Vegeta. Quanto anche avrebbe voluto dare una dimostrazione pratica alla commissione usando Sorbet come bersaglio. Le sue tempie parvero scoppiare, rosse e gonfie da non poter essere ignorate. Ma Vegeta resistette: si raddrizzò, si voltò verso lo schermo alle sue spalle e con ampi e rapidi gesti cominciò a disegnare frecce e figure. Poi cominciò a parlare: “Come dice OVVIAMENTE il nome, lo scopo di questa battaglia è di distruggere completamente la forza nemica in un solo scontro, concentrando tutte le energie del proprio esercito in una sola azione. L’esercito Imperiale è uno dei pochi nel cosmo a potersi permettere una battaglia di annientamento, considerati i rischi, i costi e gli interventi politici richiesti. Altri eserciti non possono permettersi questa eccessiva… esposizione al pericolo. Inoltre non sono abbastanza grandi. Fino ad ora sono stati usati principalmente tre stratagemmi per le conquiste tramite battaglia di annientamento: la sorpresa, la concentrazione delle forze militari in un solo punto strategico oppure l’accerchiamento tattico delle forze nemiche e la preventiva distruzione dei reparti più problematici.” Vegeta continuò per un paio di minuti ad elencare i pregi e i difetti delle battaglie di annientamento, le varie sfaccettature di una guerra incentrata su una singola battaglia e le conseguenze di una vittoria. La sua spiegazione venne però interrotta da un’ulteriore domanda da parte di Sorbet.
 
“Quale di queste tattiche è stata utilizzata per il pianeta Vegeta?”
 

 
Vegeta pietrificò.
 
No.
 
Non poteva aver sentito quelle parole.
 
Però… Non poteva essersele nemmeno immaginate.
 
I sensi del principe si annebbiarono, confusi, desiderosi di violenza. Sorbet lo stava fissando con la mano piegata accanto al volto, come se si aspettasse una risposta semplice e immediata. Vegeta non poté far altro che immaginarsi mentre spezzava il collo al professore, staccandogli la testa di netto. Tutto ciò che voleva al momento era vedere del sangue sgorgare a fiotti dal minuscolo corpo di quella misera forma di vita che si trovava davanti. Una luce sinistra cominciò a brillare negli occhi di Vegeta, un brillio dorato che avrebbe procurato infarti anche ai guerrieri più feroci e spietati. Cosa poteva conoscere della presa del pianeta Vegeta? Per quanto ne sapeva, nemmeno Sorbet si sarebbe potuto ricordare di quell’evento, non gli era mai stato detto quando di preciso era avvenuto.
 
Sorbet sfoggiava un sorriso maligno e sadico quando Vegeta alzò lo sguardo, un’occhiata agghiacciante e tagliente che sarebbe stata capace di uccidere, avesse potuto raggiungere l’uomo. Ma l’infinita ira di Vegeta venne distratta da un particolare che non avrebbe potuto trascurare.
Seduto accanto a Sorbet, Gipeto si stava visibilmente scomponendo: le sue bianche ed eleganti piume parevano disordinate, rigide lame arruffate verso l’alto; gli occhi nascosti dal becco ricurvo somigliavano più a fiamme divampanti che a piccole biglie nerastre. Vegeta si convinse di aver immaginato la scena, ma gli era parso di vedere una luce assassina animare gli occhi dell’uomo-uccello.
Con tutte le forze che gli erano rimaste, Vegeta tentò di riacquisire la propria compostezza, così rispose alla domanda che gli era stata posta a denti stretti: “Non lo so. Non credo sia una buona idea affrontare i saiyan con una battaglia di annientamento. Come può ben immaginare… ci sarebbero troppe perdite.”
 
Gipeto scattò in piedi, rovesciando la sedia su cui era seduto: aveva riacquistato uno sguardo pacato e disinteressato e le sue piume erano tornate adagiate sul suo esile corpo rapace: “È stato eccellente, signor Vegeta. Può andare.”
Vegeta non se lo fece ripetere due volte e si fiondò fuori dall’aula. Una volta chiusa la porta alle sue spalle, fu sicuro di sentire Gipeto accanirsi su Sorbet in modo decisamente poco elegante, decisamente inaspettato conoscendo il carattere composto del professore piumato.
 
Radish rabbrividì. Non si aspettò di certo una risposta particolarmente logorroica da parte di Vegeta quando gli chiese come fosse andata, ma che tentasse di ucciderlo proprio non avrebbe potuto immaginarlo. Vegeta si era scagliato su di lui, andando ad impattare a folle velocità sul muro accanto alla testa di Radish. Per fortuna la scuola era stata progettata per resistere ad eventi ancora più traumatici. Vegeta guardò bieco negli occhi il compagno e, senza dire alcuna parola, se ne andò dall’istituto.
 
Il principe non si fece più vedere fino al giorno successivo, quando vennero annunciati i risultati. Gli alunni, riuniti nelle loro aule, aspettavano trepidanti che i risultati venissero pubblicati sui grandi schermi. Poi accadde: di colpo le lavagne si accesero e, ordinati su una semplice tabella, vennero mostrati i nomi di tutti gli studenti e i loro voti definitivi. Quello che prima era un semplice brusio mutò in un forte clamore, che attraversò tutto l’istituto. Radish e Mirk, come anche i membri più rumorosi della 1.A.0., esplosero in un grido disperato quando scoprirono di non dover rimediare ad alcuna insufficienza. Vegeta e Pump si limitarono a lasciarsi cadere sulle loro sedie, mentre i soggetti più tranquilli, come Gladyolo, Frida e Dylia, risposero alla pubblicazione con un semplice sorriso compiaciuto. Sorriso che svanì in fretta dalle loro labbra quando Mirk propose di pestare quelli che avevano preso i voti più alti.
 
La giornata terminò in fretta con le raccomandazioni dei professori riguardo il periodo di chiusura della scuola, poi andarono tutti a godersi un benmeritato pranzo. Prima che potesse sedersi al tavolo, Gladyolo venne intercettato da Radish e Mirk, che piantarono due pugni perfettamente sincronizzati in pancia al ragazzo. Il saiyan si congratulò con lui con quanto più sarcasmo possibile: “Bravo, eh! Voti pieni in tutti i corsi!” Il pranzo procedette con tranquillità e, data la compostezza di Vegeta, nessuno volle chiedere chiarimenti riguardo quanto fosse accaduto il giorno precedente. La giornata terminò come tante altre, tra chiacchiericci e aspri commenti sulla capigliatura di Vegeta e per qualche giorno soltanto, gli ultimi saiyan riuscirono finalmente a riposare.
 
Note dell’Autore:
Ascoltare la musica di Yoko Shimomura mentre si scrive è… un’esperienza particolare. Riesco a scrivere pagine intere senza accorgermene e, nel caso mi venga una buona idea, talvolta mi vengono i brividi e un po’ mi spavento. Spero di aver coinvolto altrettanto efficacemente i lettori. L’interrogazione di Vegeta in verità si sarebbe dovuta concludere in modo più rilassato e divertente, però… “Magna Insomnia”! Cercatela, è ambrosia per le mie orecchie di pianista e scrittore.
 
In origine questo capitolo sarebbe stato composto da tre parti, l’ultima avrebbe concluso l’anno e mi avrebbe dato tempo di lavorare a capitoli secondari minori per portare avanti il lavoro, però… è diventato il più lungo di tutti! Non mi aspettavo di certo di riuscire a scrivere tanto e perlomeno non l’ho riempito di punti morti. Inoltre, le parti 4 e 5 di questo capitolo sono state scritte tutte e due il 26 marzo 2020 in un raptus di creatività. Sì, ho sonno. In pratica ripeterei le note dell’autore della parte precedente quindi… Bene così.
 
A questo punto la prima parte (SU SEI aiuto) della storia finirà nel capitolo 15, poi… vedrete. Cosa accadrà nell’ultimo capitolo del primo anno? L’autore avrà la decenza di farlo corto? Spero proprio di sì! La prima parte della storia giunge a conclusione! I saluti e gli addii: iniziano le vacanze invernali! Non perdetevelo assolutamente.
 
   
 
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