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Autore: Sia_    04/06/2020    4 recensioni
"Fred e George ci hanno offerto di provare il loro nuovo prodotto una mezz’oretta fa e abbiamo accettato tutti, però ci sembrava brutto lasciarti fuori dai giochi." dice Harry, confondendo le sue parole in un rumoroso sbadiglio.
"E cosa farebbe esattamente questa caramella?"
"Non lo sappiamo." si affretta a dire Ginny, innocentemente.
"Mi state dicendo che voi tre, coscientemente, avete ingerito un loro prodotto senza controllare cosa fosse o cosa facesse?" chiede a questo, tremendamente preoccupata, "Voi siete pazzi."
"Hermione, siamo grati del fatto che ritieni le nostre invenzioni prive di pericolo." commenta ironicamente George, passandosi una mano tra i capelli.
"Ma per provare che è tutto completamente sicuro… " Fred apre la bocca, facendo cadere velocemente una caramella in bocca e, tanto velocemente, la manda giù verso lo stomaco, "Abbiamo deciso di prenderla anche noi."
La sicurezza dei movimenti di Fred la stupisce e una piccola vocina nella parte più recondita del suo cervello comincia a dirle che forse, ma solamente forse, non è una cosa così… pericolosa.
La vista di Fred viene oscurata dalla mano di George, che le offre la stessa caramella di prima con un sorriso a trentadue denti, "Cosa ne dici allora?"
Oh, al diavolo.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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Oh, al diavolo - Capitolo ventidue


Hermione non dà troppo peso alle lamentele continue che Ron sta partorendo da dieci minuti: ha capito che vuole andare a letto, che è tardi, ma non è colpa sua se dei Serpeverde del sesto anno vagano nei corridoi senza permesso nel pieno della notte. Si passa una mano tra i capelli, mitigando anche lei uno sbadiglio contenuto. Quella giornata le è passata nelle ossa, sembra essere durata nello stesso tempo sia troppo, che troppo poco: complice probabilmente il suo incontro con Fred Weasley nella stanza delle Necessità, quell’incontro che l’ha resa vulnerabile. 

"La prossima volta che vedo un Serpeverde lo incenerisco."

"Sarebbe contro le regole, Ronald." gli ricorda con l’ultimo briciolo di forze che ha, entrando per prima nel passaggio dietro al dipinto. 

"Anche essere antipatici quanto i Serpeverdi è contro le regole." la segue in fretta, per questo la voce del giovane arriva dritta nelle sue orecchie, sembra essere sette volte amplificata, ma il suono si fa più flebile quando raggiunge uno spazio più aperto. 

"Di che regole stai parlando? Perché sono quasi certa che Hogwarts non dica niente a riguardo." Hermione si ferma appena all’entrata, dando le spalle al camino della stanza, una mano che va a fermarsi proprio sul fianco. Ron si perde ad osservare i giochi di ombre su quel braccio che spunta verso il lato. 

"Di quelle della vita, qualcuno dovrebbe insegnarli che essere simpatici come una scarpa in… "

"Ronald Weasley, non ti azzardare." Hermione alza un dito nella sua direzione. I due amici si guardano per un attimo con divertimento, forse perché sanno che alcune conversazioni devono andare così, ma poi assumono una espressione più preoccupata quando una lieve risata raggiunge le loro orecchie. 

"È solo Fred." la tranquillizza Ron, lanciando un’occhiata ai divani: il gemello li saluta con un veloce movimento della mano, chiudendo il libro che sta leggendo. Hermione, cercando velocemente di individuarne il titolo, si chiede scioccamente per quale dei loro prossimi prodotti il ragazzo stia facendo una ricerca. 

"Sono George." li istiga con un sorriso divertito, appoggiando il gomito alla testata del divano e girandosi verso di loro. 

"È troppo tardi per mettermi a litigare su chi tu dei due tu sia." Ron scuote il capo, allentando il nodo della cravatta con un paio di movimenti veloci, salendo i primi scalini del dormitorio, "Non fate troppo tardi." 

La breve risposta del più giovane Weasley concede abbastanza tempo ad Hermione per rendersi conto che quello che ha davanti è Fred, non ha nessun dubbio. Per questo incrocia le mani al petto, ignorando gli ultimi saluti che Ron pronuncia e si fissa sul gemello, "Non è bello mentire." sottolinea, avvicinandosi di qualche passo. Appoggia con fare stanco le mani sulla testata del divano, lasciandoci in mezzo il gomito di Fred.

"Io non sto mentendo, sono George." le dice con un ghigno malandrino, tenendo stretto nella mano il libro. La fissa, il volto è segnato da una stanchezza eloquente eppure non accenna ad andare a letto: gli rimane davanti come un moscerino con la luce. 

"George non ha un neo qua." Hermione non ci pensa, forse perché è tardi, forse perché non ha voglia di pensarci e si accorge solo dopo che il suo indice è appoggiato al collo del gemello e ne può sentire i battiti sottopelle. Rimane un attimo in silenzio, cercando, trovando e poi scappando dallo sguardo indagatore del ragazzo, "Quindi sei Fred." la sua mano si sposta subito dopo, ma rimane appoggiata al divano. L’istinto all’oh, al diavolo è tornato a colpire, come un pugno nelle costole: le ha risvegliato tutto quello che sente per il gemello, ora ne è visibilmente più consapevole e non ci mette troppo ad arrossire sulle guance. 

"Per confonderti dovremmo cominciare ad utilizzare la Pozione Polisucco." il tono di voce del ragazzo è caldo, ride alla fine e illumina un po’ tutta la stanza. 

"Perché dovresti prenderti tanto disturbo per farmi diventare pazza?" Hermione di nuovo non pensa, sta solo immaginando con la mente i suoi urli, le loro risate, il suo piede che sbatte contro il pavimento arrabbiato. Immagina talmente tanto che non si accorge che Fred ha cambiato posizione e, adesso, in mezzo alle mani c’è il suo volto, non più il gomito. Ha il capo appoggiato allo schienale del divano e la sta guardando dal basso con un sorriso stampato sul viso, "Hermione." la richiama, osservando con divertimento l’espressione spaesata e sorpresa della giovane, "Sono sicuro che tu la sappia già la risposta." 

Scuote il capo immediatamente, i ricci solleticano le guance di Fred, che trattiene le risate. Una mano rimane ancorata al libro che tiene sulle ginocchia, la destra va a cercare la pelle di Hermione per accarezzarla con il pollice: la nota quell’incertezza negli occhi della strega, è proprio pura curiosità, "Quindi davvero non lo sai." si trova a sussurrare più a sé stesso che a lei, più a George che sta in camera qualche piano sopra che alla ragazza.

Non reagisce subito la strega, rimane a guardare il volto di Fred: sa che ogni secondo di silenzio in più è una palese confessione di quello che prova, perché forse le sue labbra si sono alzate in un sorriso, forse è arrossita e forse ha inclinato il volto verso la mano del ragazzo. Il tempo comincia ad andare a rilento, eppure, il ciuffo di capelli di Fred che si sposta dalla fronte va veloce, tremendamente veloce. E adesso lui è ancora più bello, più malandrino con quel ghigno sulle labbra. Il pollice di Fred è incandescente sulla sua pelle, riesce quasi a farle male, come a procurarle delle ustioni sul viso. Eppure non si scosta subito, ha quella innata paura che, spostandosi, finirebbe per perdere l’unica occasione che la vita le offre per essere accarezzata da quelle mani larghe, già adulte. 

Lo scoppio di un ceppo nel fuoco la distrae, gli occhi spostano la traiettoria, "Cosa non so?" torna in sé e stacca il contatto, facendo un paio di passi indietro: se c’è una cosa che odia profondamente è non sapere e, soprattutto, sapere di non sapere. 

Fred si alza dal divano, tiene il libro tra la mano e la coscia, aggrappandosi alla pietra fredda delle scale del dormitorio, "Che quando impazzisci, sei dannatamente carina." 

 

 

Quella notte Hermione non chiude occhio, perchè nel suo cervello rimbomba all’infinito quella parola di sei lettere. Si concede di soprassedere sull’avverbio, perché non ha le forze di rimuginare su un “dannatamente”. 

Gira il volto sul cuscino e con uno sguardo veloce osserva l’ora sull’orologio della camera: sono inspiegabilmente già le sei di mattina, sono passate come quei pomeriggi in cui si perde a leggere centinaia di pagine. Si tira su, le mani un po’ morenti al suo lato, mentre una ciocca di capelli le ricade divertita sul volto: quel giorno, non è un buon giorno. 

Scosta le lenzuola con un sonoro sbuffo, preoccupandosi solo a ritroso del sonno delle proprie compagne di stanza, che fortunatamente non danno un minimo di cenno di risposta. Scuotendo i ricci, con uno sforzo titanico cerca di adattare gli occhi per trovare la bacchetta che ha lasciato sul comodino: fa luce e si alza per vestirsi. In punta di piedi, dopo essersi concessa trenta secondi di auto osservazione allo specchio, esce dalla camera con le scarpe nelle mani. Si appoggia alla parete del corridoio per mettersi i mocassini solo quando ha raggiunto l’imbocco delle scale e le scende velocemente, mentre un brivido le percorre la schiena: quel luogo, quel divano che sta fissando sembrano fare parte di un altro mondo. Stacca gli occhi a forza, uscendo dal quadro della Sala Comune e raggiungendo a passi leggeri la Stanza della Necessità. 

Sta attenta a non fare troppo rumore per i corridoi, chiudendosi le porte della grande sala alle spalle il più velocemente possibile. Non è la prima volta che entra da sola, ma è sempre una sensazione strana, nuova. Si piazza esattamente dove è stata il giorno prima, sedendosi a terra e guardando nello specchio con indecisione. 

Dannatamente carina

Le guance di Hermione si imporporano subito al suono di quella voce che le rimbomba nelle orecchie. Che Fred sia consapevole della sua presenza? Deglutisce, toccando la guancia che, dalla sera prima, è marchiata dal movimento del gemello. La sua mente comincia a viaggiare, viaggia troppo in quegli ultimi giorni ed immagina un mondo di cose che non sa nemmeno se si potrebbero avverare. Pensa talmente tanto che, dall’altra parte del castello, qualcuno si sveglia improvvisamente nel suo letto con il cuore che batte forse. E guardando l’orologio velocemente, che ora segna le sei e mezza di mattina, si mette a sorridere malandrino: Hermione Granger sta davvero impazzendo. Se la immagina nel suo letto a rimuginare su delle parole che non comprende, con le sue solite guance arrossate e i pugni serrati. 

Invece la strega è ancora seduta davanti allo specchio, le gambe conserte e il viso sporto verso il proprio riflesso: perché se Fred la trova carina, ci deve essere qualcosa sul suo volto di carino. Trattiene il respiro, concentrandosi sulla figura che vede davanti, ma più che un viso che non dorme da ventitré ore non riesce a vedere nient’altro. Si convince che, anche quello, è solo un semplice scherzo del gemello: gliene ha fatti tanti in passato, uno in più o uno in meno non fa una atroce differenza nella sua vita costellata di impicci. 

"Oh, avanti… " Hermione si guarda di lato, girandosi poi nella parte opposta, "Per forza è uno scherzo, Fred non potrebbe mai trovarmi dannatamente carina." Hermione non lo può sapere, probabilmente a saperlo quella bocca l’avrebbe tenuta chiusa, ma lo scandisce a chiare lettere il nome del gemello che, sdraiato sul letto con un ghigno, si sente cadere come se fosse un sogno. 

"Ahia." esclama, atterrando precipitosamente sulla pietra fredda e dura della Stanza delle Necessità, allarmando la giovane che si alza di scatto e cerca con occhi la fonte del rumore. Quando la trova, nota che il gemello è a terra e si sta massaggiando il fondo della schiena con un’espressione sia divertita che dolorante. 

"Mi hai fatto venire un infarto." sottolinea con le braccia conserte al petto, "Cosa ci fai qui? Perché sei per terra?" la sua mente comincia a viaggiare: lei che sa il mondo, questa volta non ha davvero tutte le risposte che le servono. Prende un bel respiro, mentre calcola il tempo che una persona può impiegare dai dormitori alla Stanza delle Necessità, immagina il suono dei piedi sulla pietra fredda, la porta che si apre alle sue spalle. E poi pensa che quello è impossibile, che Fred non può esserle spuntato dietro le spalle senza fare neanche un minimo rumore. Lo guarda meglio, credendo di essere finalmente riuscita ad addormentarsi. 

Esiste la magia, questo è ovvio, ci sono almeno cinque incantesimi che servono a silenziare la propria presenza, Hermione potrebbe citarli senza nessun problema anche a quell’ora della mattina, ma il gemello non ha in mano la sua bacchetta e, nota, il suo pigiama non ha tasche che potrebbero contenerla. 

Fred la osserva, ben consapevole che il cervello della giovane sta pensando, lo vede quasi fumare e si dimentica completamente della botta che ha preso, "Hermione, sei davvero speciale." riesce a dire tra una boccata d’aria e l’altra, tenendosi la pancia con una mano. Non sa se lo diverte di più il viso corrucciato della strega, la serie di domande che lo hanno bombardato al suo arrivo o la situazione in generale.  

Lei, per tutta risposta, alza un sopracciglio verso l’alto, indice della sua palese confusione, "Aiutami ad alzarmi." le dice per smorzare la tensione, allungandole una mano. Hermione scuote il capo, lanciando i suoi fitti pensieri nella parte più recondita della mente, e incastra le sue dita con quelle del ragazzo per tirarlo in piedi. Non ha tempo per rendersi conto che il ragazzo che ha davanti è in effetti quello che la sera prima le ha fatto quel complimento che le ha impedito di dormire, il suo cervello riesce solo a focalizzarsi sulle piccole cose adesso, una per volta. 

"Sei in pigiama." riesce ad esternare finalmente a voce alta, il tono è insicuro, contiene un pizzico di imbarazzo: non sa nemmeno per cosa, visto è tutta l’estate che vede Fred in pigiama per la casa. Eppure, in quella circostanza, le fa strano quella presenza. 

"Avevo voglia di sgranchirmi le gambe e non ci ho fatto caso." il gemello inventa la peggior bugia della sua vita e scuote la spalle, stiracchiandosi. Un dolore pungente gli percuote il corpo, ma preso sparisce, lasciando l’ombra di un ghigno malandrino sul volto, "Tu che ci fai qui?"

Hermione non risponde, ma è come se Fred sentisse ogni sua parola, forse perché diventa dello stesso colore dello stendardo di Grifondoro, "Lavanda russa nel sonno." si affretta poi a dire come scusa, distogliendo lo sguardo, cercando il mantello che ha lasciato sul terreno, "Comunque è il caso che ti accompagni in Sala Comune: se ti trovassero conciato così per i corridoi di prima mattina sarebbe un problema." 

"Pensi che se mi trovassero conciato così, con te, sarebbe meglio? Decisamente innocente." commenta Fred, grattandosi il braccio. Hermione sbatte gli occhi, le ritorna tutto alla mente come una doccia fredda: che problemi affliggono il gemello per utilizzare sempre la coppia avverbio-aggettivo ogni volta che le parla? Deglutisce, sorvolando sulla questione perché, probabilmente, lui non se ne è nemmeno accorto. 

"Te lo dimentichi sempre?" gli chiede con il tono più innocente possibile, sistemando il mantello sull’avambraccio e sorridendo appena, "Sono un Prefetto." 

"E questo esattamente come potrebbe tornarci utile?" Fred alza un sopracciglio divertito, aprendole la porta, facendola uscire per prima. 

"Da Prefetto che sono, ho una certa autorità." dice, scrollando il capo con fare naturale. Sta cercando di mostrare le sue qualità, ma presto si ricorda che quello Fred non lo trova interessante, lui che è il contrario delle regole e del buon costume. 

"Davvero credi che se Gazza ci trovasse per i corridoi prima delle sette, insieme, ci lascerebbe andare perché sei una Prefetto?" Fred infatti non perde tempo e la pizzica subito nell’orgoglio, notando le guance della giovane che si imporporano. 

"Non è bel piano, vero?" chiede Hermione con un breve sorriso, perdendo tutta la spavalderia con cui si è inconsciamente riempita. Si ferma improvvisamente nel corridoio, facendo scivolare il braccio con il mantello verso il fianco. 

Fred lascia scappare una risata, prendendola per l’avambraccio libero e tirandola in un cunicolo, "Gazza, ogni mattina, gira i corridoi con degli schemi: ancora qualche passo e saremmo finiti dritti dritti nelle sue grinfie" Hermione osserva la mano del gemello avvinghiata alla sua pelle e non può non pensare che, ultimamente, è una cosa che accade troppo spesso, "E prima che tu me lo chieda, glieli ho rubati qualche anno fa per uscire indisturbato e, no, non me ne pento."

Cominciano a camminare più veloce nello lo sbocco del corridoio e Hermione, presa da una certa curiosità e da una certa urgenza di uscire da quella situazione imbarazzante, lo supera di qualche passo per uscire prima, nel tentativo di prendere aria e di capire dove diavolo quella scorciatoia sbocchi. Fred si accorge subito che il braccio della giovane sfugge alla sua presa, il cuore gli cade un po’ nel petto. Il palmo della mano diventa immediatamente più fresco, l'aria che respira è meno pesante. La osserva da dietro, la coda che Hermione si è fatta quella mattina continua ad ondulargli davanti agli occhi e va a passo con un rumore di sottofondo piuttosto pungente. 

Dimenticandosi del braccio della strega, si interessa a quest’ultimo suono  e, capitone la provenienza, si sporge per tirare la giovane indietro, nascondendola nell’ombra, per evitare che Gazza la noti. La stringe in un abbraccio, la schiena aderisce perfettamente al petto del ragazzo. La sua mano sinistra si appoggia al mantello che la giovane tiene ripiegato sull’avambraccio, quella destra è andata a coprirle le labbra, per paura che si metta ad urlare. Invece Hermione sembra rilassarsi in quella presa, la bocca si distende quasi in un sorriso. 

Lo sguardo di Fred cade sulla base del collo della giovane, che raramente ha avuto la possibilità di vedere, perché tiene sempre i capelli sciolti. Sorride malandrino, respirando vicino alla sua pelle e osservando una leggera pelle d’oca comparirle sulla schiena. Avrebbe voglia di passarle un dito su quella zona scoperta, osservare la sua reazione corporea, ma ferma la mano giusto in tempo: è troppo presto per farsi schiantare da Hermione. 

La giovane si accorge di quel respiro sempre più vicino, torna ad irrigidirsi, ma si sforza di non emettere suono: l’aria che l'ha raggiunta è incandescente, ma appena smette di venire a contatto con la pelle, questa diventa come di ghiaccio: talmente fredda che Hermione non vede l’ora di sentire il prossimo soffio del gemello. Arriva subito, è sempre più vicino: ancora un paio di respiri e a toccarla saranno le labbra di Fred. Chiude gli occhi, si lascia completamente andare in quella presa, come un cubetto di ghiaccio che si scioglie al sole. 

Non arriva nessun bacio, il gemello si ferma giusto in tempo per evitare che accada, "Non hai mai un briciolo di pazienza." le fa notare alla fine con un sussurro, recuperandole la mano e tornando a camminare velocemente nel corridoio. 

"Sei stato tu a dirmi che l’avremmo incontrato nell’altra direzione." sottolinea Hermione, cercando di fermare il battito del suo cuore: l'avrebbe voluto, si sarebbe girata in quelle braccia e l'avrebbe baciato, l'avrebbe finalmente baciato. 

"Potrei essermi sbagliato, non so esattamente che ore siano." le confessa con una scrollata di spalle, lasciandole andare la mano ora che sono quasi giunti davanti al ritratto della Signora Grassa, "Vado a cambiarmi, ci rivediamo a colazione." le dice, esortandola a scendere in Sala Grande, perché l’orologio di Hogwarts sta risuonando per i corridoi ad annunciare che finalmente sono arrivate le sette. 

"Fred." lo richiama lei con sincera curiosità e si sente un po’ stupida a non averci pensato prima, "Hai per caso un sensore che ti fa sapere dove sono? Mi compari sempre intorno… " dice più a sé stessa che a lui, che sorride trattenendo l’ennesima risata: si è dimenticata della caramella? La osserva ancora qualche secondo in silenzio, l’angolo della bocca gli si alza facendo comparire una piccola fossetta sulla guancia. Hermione gliela fissa come incantata, sicura di volerla toccare con l’indice: è sempre stata lì? Quella mattina sembra luccicare di una luce tutta nuova. 

Un tonfo al cuore le impone di smetterla di scappare, perché potrebbe, in determinate circostanze, sentire ogni sfumatura di quella pelle: deve solo mandare giù l’enorme gozzo che ha nella gola e parlare con franchezza. Sposta lo sguardo verso gli occhi del giovane, prendendo un grosso respiro. Oh, al diavolo.

"F… " è un sussurro il suo, si ferma subito perché la voce del gemello sovrasta la sua e non ha il coraggio di andare avanti davvero. 

"I capelli legati, ti stanno bene." Fred imita la forma di un boccolo con un dito, prima di scomparire dietro il dipinto, lasciando Hermione con più di una domanda senza risposta. 

 

Eccoci qui! 
Arriva finalmente un aggiornamento che ho adorato scrivere, perché siamo su quella linea in cui tutto è permesso e imbarazzante e io amo questa fase. Fred che la stuzzica ed Hermione che si scoglie come un cubetto di ghiaccio, ecco cosa amo. Io voglio ringraziare tutti, la scrittura è una cosa che mi sta aiutando molto in questo periodo e senza il supporto che sto ricevendo non scriverei così tanto, non sarei sempre alla tastiera a partorire nuove idee e i miei Fred ed Hermione non sarebbero mai arrivati qui, avrei già concluso la storia tempo prima. Questo percorso, lo amo molto di più. Grazie, davvero grazie mille,
Sia ❤
   
 
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