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Autore: lmpaoli94    04/06/2020    2 recensioni
Vincenzo, giovane studente minorenne in attesa di diplomarsi all’ultimo anno di scuola superiore.
Michela, insegnante di storia di 40 anni piena di sogni e di speranze.
Si incontreranno in maniera molto improvvisa e si conosceranno meglio l’un l’altra.
Un rapporto che sfocerà in qualcosa di molto più grande di loro, spingendo le persone vicine a loro a dividerli per il loro bene comune.
Ma chi sarà a vincere?
La cattiveria delle persone o un amore sincero?
Un viaggio dentro gli occhi di due persone così diversi di età ma molto simili nei sogni.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Le 12:25.
Pochi minuti e Vincenzo l’avrebbe ancora rivista.
Non aveva intenzione di spingersi oltre, ma credeva che assicurarsi la fiducia di una professoressa potesse essere un’esperienza nuova per lui.
Mentre il professore di scienze stava per concludere la lezione, Francesco lo ridestò dai suoi pensieri domandandogli se avrebbero potuto pranzare insieme.
< Magari un’altra volta, Francesco. Devo andare subito a casa. >
< Davvero? Ti aspetta tua madre? >
< Sì. Devo andare a fare alcune commissioni con lei. >
< Capisco. Allora ci vediamo domani. >
< Sì, Francesco. >
Al suono della campanella, Vincenzo balzò dalla sua postazione per raggiungere immediatamente la sala professori.
Francesco, che aveva notato quel cambiamento repentino e improvviso, intravide negli occhi del suo amico che gli stava nascondendo qualcosa.
Infatti pensava che Vincenzo non era molto adatto a tener ei segreti, portandolo a farsi scoprire tutte le volte che ci aveva provato.
Ma quel momento era diverso e Francesco non aveva il tempo per indagare.
Una volta giunto dinanzi alla porta della sala dei professori, Vincenzo dovette imbattersi con il suo professore di matematica.
< Vincenzo, cosa ci fai qui? >
< Buongiorno, Professor Tripoli. Bella giornata, non trova? >
< Spero per te che siano molto migliori riaspetto all’anno scorso. Tre mesi fa ti ho graziato non rimandandoti, ma quest’anno se non ti metti sotto con lo studio, sarai certamente rimandato nella mia materia. Sono stato chiaro? >
< Professore, perché non capisce che la sua materia può essere davvero molto difficoltosa? >
< Allora vedi di prestare attenzione. Altrimenti ti consiglio un po’ di ripetizioni. Spero che in questi mesi tu non ti sia arrugginito, altrimenti per studiare il mio programma di quest’anno, dovrai ripassare quello dello scorso anno. E sarebbe un mucchio di roba per te. >
< Vedrò di fare il possibile e impegnarmi. >
< Lo spero… Allora, cosa ci fai qui? >
< Io? Niente. Sono solo venuto a salutarla. Tutto qui. >
< Certo… Non so cos’hai in mente, ma di sicuro non mi piacciono le tue bugie. >
< Ma io veramente… >
< Ti tengo d’occhio, Francesco. Non scordartelo. >
Dopo che il professore di matematica del ragazzo lasciò la stanza, Vincenzo tirò un sospiro di sollievo che sapeva di liberazione.
“Ci è davvero mancato poco.”
Solo la presenza della sua professoressa di storia potevano risollevargli il morale.
< Eccomi qui. Sono pronta > disse la giovane donna con tono sincero.
< Bene. Possiamo andare. >
 
 
Dopo che gli aveva fatto vedere lacune aule, la segreteria, l’aula magna e perfino la palestra, Vincenzo e la sua professoressa parlarono di alcune lacune durante i suoi studi passati.
< In storia non sono mai andato bene l’anno scorso a causa di un professore misogino che sapeva tutto lui. E per quanto riguarda la matematica, quella non l’ho mai capita.
Spero che con la sua materia possa essere tutto diverso. >
< Lo sarà, Francesco. Ti aiuterò in ogni momento in cui ne avrai bisogno? >
< Sul serio? Sarebbe disposta a… >
< Magari potresti venire qualche ora durante la settimana a casa mia. Così posso capire dove sei arrivato con il programma dell’anno scorso. >
< Stupendo. Sarebbe un’ottima idea. >
< Perfetto. Allora puoi venire quando vuoi. Basta che tu me lo faccia sapere un giorno prima. >
< Se per lei non è un problema mi piacerebbe venire domani. Oggi non posso perché devo andare a fare alcune spese con mia madre, ma domani ho il pomeriggio tutto libero. >
< Stupendo. Domani va benissimo. >
Mentre Vincenzo stava facendo di tutto per mantenere la sua eccitazione, il suo sguardo voglioso non passò inosservato alla bella professoressa.
< Grazie ancora per quello che lei sta facendo per me, professoressa Canini. >
< Quando non siamo in classe puoi chiamarmi Michela. Professoressa mi fa’ sentire così… vecchia. >
< Ahahah davvero? Ma è la sua professione. >
< Lo so. Ma in questo momento sto parlando in maniera amichevole con il primo studente che ho davvero conosciuto. >
< E gli altri miei compagni? Come ti sembrano, Michela? >
< Ancora non lo so. Ma il tuo amico Francesco non ha smesso di sbavarmi dietro per tutta la mia lezione. Crede che mi abbia guardato anche il sedere? >
Sentendo quella domanda, il mio imbarazzo fu molto chiaro.
< Ecco, io… non vorrei buttarmi a capofitto su questo argomento. >
< Certo che no. So che ti può imbarazzare molto. >
< Infatti. Ma devi capire che Francesco non è un cattivo ragazzo. Ha solo gli ormoni a mille. >
< Un amante delle ragazze? >
< Forse anche troppo. Non fa altro che parlarmi delle sue avventure passate. Vorrei farlo anch’io, ma non ho mai l’argomento adatto che potrebbe interessargli. Quindi mi limito ad ascoltarlo. >
< E’ un vero peccato che un giovane ragazzo come te non abbia con sé una giovane fidanzata. >
< Forse perché non ho ancora trovato quella giusta. >
< Sono convinta che con il tuo sorriso contagioso, riuscirai a spezzare molti cuori. >
< Ma io non voglio far soffrire nessuno! > protestò Vincenzo sorridente.
< Lo so. Ma ti dovrai guardare bene le spalle da loro. Noi donne sappiamo essere molto stronze quando vogliamo. >
< Ti prego di non farmici pensare… E comunque, lei mi pare molto differente rispetto alle altre ragazze che ho conosciuto… Insomma, per ora nessuna di loro si era mai azzardata a parlarmi per così tanto senza mai fuggire. >
< Da quello che posso intravedere, tu non hai molta fiducia in te stesso, Vincenzo… Forse io posso aiutarti anche con questo. >
< E’ anche una psicologa oltre che una professoressa di storia? >
< Faccio del mio meglio > rispose la donna senza mai perdere il suo sorriso < Adesso devo andare. Ci vediamo domani a casa mia, allora. Questo è il mio indirizzo. >
< Ok. Grazie ancora per tutto quello che stai facendo per me, Michela. >
< Non deludermi, Vincenzo. Penso di poter credere molto in te. >
Dicendo quelle parole che avevano un sentore di tristezza, Vincenzo stropicciò il foglietto con l’indirizzo della donna mentre le sue mani continuavano a sudare.
Domani sarebbe stata il suo momento di verità.
Aveva già capito che Michela era un’ottima persona fuori la scuola e avrebbe fatto di tutto per conoscerla meglio.
Anche fare cose che si sarebbe potuto pentire.
 
 
Pedalando in bicicletta verso la sua abitazione, Vincenzo vide che la giovane professoressa abitava in un condominio poco fuori città.
Suonando il citofono, la donna rispose subito.
< Sali pure. Sono al secondo piano. >
Mentre Vincenzo si sentiva come se gli potesse mancare il fiato, il suo cuore invece continuava a battere all’impazzata.
“Ci siamo.”
Mentre la professoressa lo stava aspettando sulla porta, un velo di entusiasmo si illuminò negli occhi della donna.
< Sono felice di constatare che sei arrivato puntuale > mormorò la donna con il suo solito sorriso contagioso < Molti studenti non possono dire lo stesso. >
< Mi sembrava il minimo dopo il suo invito. >
< Ti prego, Vincenzo. Niente preamboli quando siamo fuori da scuola. Come mi devi chiamare? >
< Michela. E non ti devo dare del lei. >
< Bene… Spero che per te non sia un problema. >
< No, certo che no. >
Dopo che lo aveva fatto accomodare in salotto, Michela gli domandò se poteva offrirgli qualcosa.
< Un bicchiere d’acqua. Dopo una lunga pedalata è quello che ci vuole. >
< Davvero? Ma tu dove stai? >
< A circa venti chilometri da qui. In un paesino sperduto tra le montagne di questo paese. >
< Capisco… Bene, mi vuoi dire dove siete arrivati tu e il tuo vecchio professore nel programma dell’anno scorso. >
< All’unità d’Italia. Mi ricordo come ci ha fatto due palle per la spiegazione. >
Senza rendersi conto di come aveva parlato, Vincenzo si scusò immediatamente.
< Non ti preoccupare. Conosco molto bene il tuo vecchio professore. È stato docente all’università dove io avevo studiato. >
< Davvero? Non l’avrei mai detto. >
< Già. Talvolta il mondo è davvero piccolo, non credi? >
< Forse anche troppo. >
Mentre Vincenzo non riusciva a staccare gli occhi di dosso da lei, Michela iniziava a spiegare con tale naturalezza che il ragazzo la considerò disarmante.
Sentire parlare lei era come un vortice di emozioni che arrivavano dritti al cuore e al suo cervello.
Essendo ancora una donna giovane, sapeva davvero colpire uno studente con le sue parole.
Oppure quel turbinio che Vincenzo sentiva dentro di sé era un amore che stava sbocciando a sua insaputa?
Solo con il tempo l’avrebbe davvero capito.
 
 
Dopo che si erano presi una pausa dopo uno ripasso di due ore, Vincenzo non poté trattenersi nel sapere di più sulla sua professoressa.
< Allora Michela, come sei capitata in questa piccola cittadina a nord della Toscana? >
< Ecco, ancora non riesco a spiegarmelo… Insomma, sono originaria delle Marche e precisamente di Ascoli Piceno. Ma l’amore di questa ragione mi ha portato a trasferirmi più di venti anni fa’ e a studiare all’università di Pisa.
Dopo anni passati sui banchi di scuola facendo molti master, sono riuscita a coronare il mio sogno d’amore di diventare una professoressa a tutti gli effetti.
Certo, i primi anni non erano stai affatto facili per me a causa della precarietà e di non riuscire a trovare una scuola dove rimanere più di un anno.
Spero che molto presto riuscirò ad avere un contratto a tempo indeterminato in modo che mi possa trasferire per sempre in un solito posto. La vita nomade non fa’ più per me. >
< Comprendo i tuoi desideri, Michela. Anch’io ti auguro il meglio. Te lo meriti. >
< Ti ringrazio. Sei davvero gentile. >
Adesso per Vincenzo era venuto il momento di sapere se aveva un fidanzato oppure no e se aveva in corso qualche altro legame sentimentale.
< Tu cosa mi racconti? >
< Non c’è molto da dire sul mio conto > cominciò a dire il ragazzo < HO diciassette anni, vivo ancora con i miei genitori e ho un amico che non si fa nessuna premura nel sottolineare una bella donna. Ecco, questa è la mia attuale esistenza. >
< Ahahah davvero interessante > rispose la donna divertita.
< So che non dovrei domandartelo, ma non hai nessuno accanto a te in cui possa rimanerti accanto nei momenti difficili? Insomma, trasferirsi in una nuova città potrebbe essere sempre un problema, ma se lo fai in compagnia di un fidanzato o… >
< Non ho nessun legame sentimentale se è questo che volevi sapere, Vincenzo > mormorò la donna mordendosi il labbro < Con i mei spostamenti non posso permettermelo. >
< Ma forse in un futuro… >
< Ti prego, Vincenzo. Non voglio parlare di questo. Scusa. >
Vedendo il suo sorriso spento e la sua tristezza prendere il sopravvento, Vincenzo si scusò per essere stato così curioso.
< Non ti preoccupare. Mi fa molto piacere parlare con te. >
< Anche per me. >
Spostando il suo sguardo verso l’orologio, Vincenzo vide che erano le sei passate.
< Accidenti, devo andare a casa! >
Riprendendo le poche cose che aveva portato, Michela non comprendeva il motivo di tanta fretta.
< Ho promesso a mia madre che l’avrei aiutata in casa e devo essere di ritorno prima delle sette, altrimenti chi la sente? >
< Vuoi che ti accompagni? Con la mia auto facciamo molto prima. >
< No, ti ringrazio. Ho la mia bicicletta e non posso lasciarla qui… Magari se tornerò qui da te per nuove ripetizioni, potremmo organizzarci diversamente. >
< Certo. Mi sembra un’ottima idea. >
< Splendido. Grazie ancora per tutto, Michela. >
< Grazie a te per essere venuto. Ci rivediamo a scuola > disse infine la donna prima di richiudere la porta d’ingresso e tirare un sospiro profondo mentre non faceva altro che pensare a quel ragazzo.
   
 
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