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Autore: Darlene_    09/06/2020    7 recensioni
STORIA INTERATTIVA ISCRIZIONI APERTE
Nessuno esce vivo dall'arena.
James lo sa bene, perchè nonostante sia sopravvissuto ai giochi è costretto, ogni anno, a guidare due ragazzi verso la morte certa, perchè non c'è nulla che possa far vacillare il sistema... O forse sì? Alla vigilia dei 25 Hunger Games qualcosa spinge il giovane mentore a rompere le regole e giocare una guerra che mieterà più vittime di quante immagina.
Il Presidente Snow vacilla, temendo che il suo oscuro segreto venga finalmente svelato.
Ci sarà un vincitore?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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I due volti di Panem



Le radici del male





Capitolo II



 
 
 Capitol City
 
A meno di sette giorni dall’inizio dei giochi, l’eccitazione dei cittadini era palpabile: i biglietti per assistere alla sfilata dei carri erano esauriti da mesi e gli allibratori cominciavano a sondare il terreno per capire chi, fra i tanti appassionati, avrebbe provato interesse nello scommettere sui vincitori.
Quell’anno più degli altri gli strateghi sentivano la pressione del lavoro: per i venticinquesimi Hunger Games era necessaria un’arena ad effetto, con minacce in grado di tenere il pubblico con il fiato sospeso e, soprattutto, di soddisfare l’esigente Presidente che, proprio quel lunedì mattina si aggirava inquieto nelle sue stanze cercando di mettere a tacere la sua coscienza.
“Romolus smettila di tormentarti e vieni qui accanto a me.” Cercò di convincerlo sua moglie con voce suadente.  Erano da poco passate le dieci e sedeva con le gambe piegate sul loro letto con lenzuola di seta. “So a cosa stai pensando e ti assicuro che non c’era altro modo per mettere a tacere quel malcontento generale, se non con un’edizione straordinaria.”
Il Presidente si massaggiò la barba, come d’abitudine nelle situazioni critiche, ammirando il panorama dalla finestra. “Prendere dei bambini e lasciare che si uccidano nell’arena è già di per sé spietato, ma obbligare gli adulti dei loro distretti a scegliere i candidati per questi giochi mi sembra un’immensa crudeltà.” Bofonchiò più rivolto a se stesso che non alla consorte.
“Non vorrai mica sospendere tutto, vero caro?”
Quell’insinuazione lo spronò ad indossare la sua tipica maschera di indifferenza lasciando che i suoi sentimenti tornassero a nascondersi negli angoli più reconditi del suo cuore.
“Ovviamente no. Gli Hunger Games sono un male necessario e non permetterò a nessuno di eliminarli, vorrei solo…” Lasciò la frase in sospeso, sorseggiando il suo caffè, per poi abbottonarsi la giacca e posare un delicato bacio sulle labbra della moglie. “Ci vediamo questa sera. Se vedi Coriolanus ricordagli che pranziamo insieme.”
Lei annuì, osservando il marito uscire dalla stanza, quindi estrasse un portagioielli dal comodino; al suo interno Alyssa riposava tranquilla.


 
Distretto 1
 
Quando Connie Tidol sfidò apertamente Marble nella palestra dell’Accademia nessuno faceva particolare caso a loro: non era raro che i ragazzi si allenassero in coppia, ma dopo un paio di sferzate ognuno aveva interrotto le sue attività per assistere a quello che sarebbe diventato il duello del secolo. Le loro gambe scattavano ancor prima che chiunque avesse il tempo di prevedere la mossa successiva e i loro piedi seguivano una danza nota solo a loro. La diciottenne dai capelli castani non intendeva certo cimentarsi in uno scontro amichevole ed ogni sua stoccata pareva pensata per ferire. La spada a due lame volteggiava nell’aria e riuscì addirittura ad incidere il viso del giovane Marble che però seppe come riprendere il controllo. I rumore delle armi era l’unico suono percepibile, ogni respiro trattenuto in attesa di scoprire se Connie avrebbe avuto il coraggio, o l’incoscienza, di ferire il suo avversario e se lui, d’altro canto, sarebbe stato in grado di metterla a tappeto. Nessuno lo scoprì mai perché l’arrivo del professor Ketch fece disperdere la folla. I due combattenti non volevano cedere, ognuno convinto di essere il migliore.
“Tidol, Anderson, smettetela subito!” Urlò il docente, intromettendosi. “Avrete tempo per lottare quando sarete nell’arena, ma fino alla mietitura non vi permetterò di avvicinarvi nuovamente ad un’arma.”
I ragazzi provarono a protestare, ma lui non volle sentire scuse e con una mossa a sorpresa riuscì ad atterrare Connie, costringendola a lasciare la presa sulla spada. “Marble negli spogliatoi, per oggi hai finito.” Con una mano indicò la direzione da seguire e lo studente annuì, lanciando un ultimo sguardo di sfida alla sua compagna. Lei si sistemò la coda di cavallo e riprese con rabbia la spada.
“Anche tu sei dispensata dai tuoi allenamenti.”
Connie gli lanciò un’occhiata insofferente e rispose: “Sai benissimo che avrei potuto ucciderlo, ma non avevo nessuna intenzione di ferirlo, ci stavamo solo allenando.”
Ketch si asciugò qualche goccia di sudore con un fazzoletto candido, non del tutto immune al fascino della sua allieva. “Temo che tu sia diventata un po’ troppo spavalda da quando sei riuscita a battermi, ricorda che nell’arena non sarai l’unica a sapersi destreggiare con una spada.”
Lei annuì, svolgendo alcuni esercizi di rilassamento dei muscoli: sapeva che non sarebbe stato facile vincere i giochi, ma era sicura delle sue abilità.



 
Distretto 2
 
“Voglio un carotaggio qui” indicò un punto sulla mappa “ma prima si deve mettere l’area in sicurezza, temo che senza dei sostegni la roccia potrebbe cedere, perciò massima prudenza.”
I suoi operai annuirono, le facce sporche per il duro lavoro e le espressioni stanche dipinte sul viso. Il capo del cantiere gli pose una domanda, ma il suo sguardo catturò un particolare che gli fece dimenticare persino il lavoro: una macchia rossa e un vestito giallo, esattamente come quello indossato la mattina  da Ava. Trovò una scusa per allontanarsi e inseguì la macchia di colore. Raggiunse una zona in cui la montagna diveniva più scoscesa e le sporgenze coprivano gran parte della visuale, ma nonostante ciò riuscì ad individuare i capelli ramati e l’abito limone. Trattenne a stento un’esclamazione di sorpresa perché Julius Carver avrebbe potuto immaginare qualsiasi cosa, ma non si aspettava di certo di vedere la sua primogenita appartata con un minatore. Sorrise tra sé e sé, fiero che sua figlia non si facesse problemi ad abbattere le barriere sociali, quindi se ne andò per lasciar loro un po’ di intimità.
 
Emilius avrebbe voluto avvicinarsi alla ragazza sussurrandole parole dolci all’orecchio, ma quando vide la sua mano, sporca di polvere, accostarsi al viso ambrato di Ava provò ribrezzo per se stesso. Abbassò il braccio, portandolo lungo il fianco, il pugno stretto con rabbia. Stupita dalla sua reazione, la giovane gli si avvicinò e lui non poté fare a meno di restare incantato dai suoi magnetici occhi verdi.
“Cos’è che non va?” Domandò Ava preoccupata, allungando le dita affusolate per carezzargli i capelli corvini. Emilius si sottrasse a quel contatto, imbarazzato.
“Sono io a non andare.” Un sassolino parve aver catturato tutta la sua attenzione e cominciò a giocherellarci con la punta della scarpa. “Guardami!” Sollevò lo sguardo verso di lei. “Lavoro nelle miniere di grafite, torno a casa stanco e sporco e non sarò mai come quei ragazzi che frequentano l’Accademia e che passano ore davanti allo specchio per essere perfetti ai tuoi occhi. L’intero popolo maschile del distretto ti brama e tu invece perdi tempo con uno come me.”
Ava si avvicinò a lui, senza permettergli di scacciarla, e posò le dita sulle sue labbra, carezzandole con tenerezza, quindi lo baciò senza esitazioni, lasciandolo senza fiato.
“Non mi importa degli altri, io voglio solo te. Ti amo, Emilius Clark.”
 


 
Distretto 5
 
Da anni era stato abolito il coprifuoco, ma Benjamin non aveva nessuna intenzione di passeggiare per il distretto quando ormai il sole era calato perché con il buio i suoi peggiori incubi tornavano a tormentarlo. Lorraine non sapeva dei sogni che ogni tanto lo svegliavano nel cuore della notte madido di sudore, ma era consapevole che, da quando era tornato a casa dopo aver vinto i giochi, qualcosa in lui era cambiato. Gli prese la mano e quel contatto parve rilassarlo.
“Secondo te questa sera ci sarà la corrente?” Gli chiese la ragazza per distrarlo e lui scosse la testa rassegnato: il più delle volte erano le candele a scacciare le ombre del suo passato.
Lorraine pensò a Capitol City, cercando di immaginare come fosse e quali meraviglie serbasse, ma quello era un argomento che non doveva mai essere toccato, perciò si morse il labbro e tentò di trovare un argomento di conversazione più interessante. Stava giusto per raccontare al fratello ciò che era successo quella mattina a scuola quando, con la coda dell’occhio, intravide un ragazzo appoggiato contro un muro. Non le piaceva impicciarsi dei fatti altrui, ma le pareva che si trattasse di Kole Wheeler e si chiese cosa vorticasse nella sua folla testa per abbracciare una parete quando si accorse che, nascosto dal corpo del diciottenne, vi era un altro ragazzo.
 
Kole non si accorse di Lorraine e probabilmente anche se l’avesse vista non l’avrebbe riconosciuta perché frequentava una classe inferiore rispetto alla sua e soprattutto perché per lui non rappresentava una persona particolarmente interessante. Ciò che invece reputava molto più avvincente era il fiato caldo di Jack sul suo collo, mentre facevano l’amore. Si incontravano sempre in qualche strano luogo poco frequentato e trascorrevano i pochi momenti felici della loro esistenza. Kole strinse le mani intorno alla schiena del fidanzato, mordendogli giocosamente il collo. Jack emise un grugnito di piacere e con destrezza gli abbassò la zip dei pantaloni.
“Ti amo.” Gli sussurrò all’orecchio, dopo aver percorso la linea della mandibola con la punta del naso. A quelle parole il cuore di Kole parve fermarsi, mentre la parola tradimento risuonava nella sua mente. Tentò in ogni modo di scacciarla, ma il suo segreto non voleva saperne di restare tale e le sue labbra avrebbero voluto dischiudersi per raccontargli la verità, invece che riempirlo di baci. Perciò posò le mani sul torace del compagno, consapevole che i muscoli che guizzavano sotto i suoi palmi avrebbero potuto trovarsi appiccicati al suo corpo, e con un gesto che richiese estrema forza di volontà si discostò da Jack. Richiuse la patta dei pantaloni con un gesto secco e cercò di reprimere l’eccitazione al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere.
“Cosa stai facendo?” Sibilò l’altro alquanto indispettito: aveva atteso quel momento a lungo e non intendeva rinunciarvi.
Kole si scostò una ciocca di capelli dal viso e con rammarico inventò una scusa per potersi allontanare in fretta in furia, mentre la sua mente gli ricordava che ancora una volta aveva mentito all’unica persona che amasse veramente.
 
Distretto 7
 
Nonostante il suo metro e sessanta scarso, Abigail emanava un’aura di superiorità che metteva sempre a tacere chi le stava intorno. Quella mattina sfoggiava un vestito blu e un’aria agguerrita sul viso. Attraversò la mensa a passo deciso e con altrettanta sicurezza sbatté il vassoio del pranzo sul tavolo di Samuel Ivrasil. Subito serpeggiò un moto di sorpresa e tutti gli alunni presenti nella mensa cominciarono a sussurrarsi confidenze. Il ragazzo sollevò gli occhi al cielo, prevedendo l’arrivo di una qualche scocciatura e ruminò l’ultima foglia di insalata solo per il piacere di far attendere Abigail. Negli ultimi mesi si era abituato a pranzare da solo e quel giorno avrebbe sicuramente preferito mantenere quella consuetudine, ma lei aveva altri progetti. Gelò con lo sguardo tutti i curiosi, che improvvisamente ritrovarono interesse per il bollito stopposo.
“Ivrasil credo che tu sappia benissimo perché sono qui.” Annunciò come se non ci fosse nulla di più scontato al mondo. Il giovane non comprese e sollevò le sopracciglia.
“Vuoi davvero fingere che non saremo i due candidati per la mietitura?” Lo incalzò nuovamente.
Lui si strinse nelle spalle, posando la schiena contro la sedia ed incrociando le braccia davanti al petto. “Ciò che credo non ti riguarda e non ho sicuramente intenzione di parlarne con te.”
La giovane si scostò i capelli e prese un’abbondante forchettata di verdura. “Guardati intorno.” Diete un’occhiata generale alla sala per rendere la sua esclamazione più plateale. “Solo qualche tempo fa eri circondato di amici ed ora fingono di non conoscerti, io sono l’unica con cui puoi aprirti, soprattutto considerando che le nostre vite sono destinate ad intrecciarsi.”
Samuel strinse i pugni per scacciare la rabbia, ma effettivamente quelle frasi avevano un fondo di verità: i suoi compagni di divertimenti lo ignoravano e nel distretto chiunque lo guardava con sospetto. Quella mattina una ragazza si era avvicinata a lui e, con una risata di scherno, gli aveva domandato quale sarebbe stato l’obiettivo del suo prossimo furto, perciò valutò che almeno Abigail era onesta e non intendeva prendersi gioco di lui.






Ciao a tutti, eccomi un po' meno in ritardo rispetto alla scorsa pubblicazione. So che attendete con ansia le mietiture e vi assicuro che anche io non vedo l'ora di scriverle, ma mi sembrava giusto creare quello che chiamo "capitolo di transizione" in cui cominciare ad entrare in confidenza con alcuni tributi. Attualmente siamo a meno di una settimana dai giochi e per certi personaggi era necessario mostrare alcuni eventi antecedenti alla mietitura. Non preoccupatevi se i vostri tributi non sono ancora presenti, nel corso della storia ci saranno svariati capitoli di transizione per presentare al meglio ogni partecipante. Dal prossimo capitolo (che non ho ancora idea di quando riuscirò a terminare) ci saranno le mietiture. 

Avviso importante: 
Non ho le schede dei tributi maschi del 3, del 6 e dell'8 e della femmina del 9, non so se non mi siano stati inviati o se sia io ad averli persi nella marea di messaggi che mi sono arrivati, perciò per favore inviatemi le schede entro tre giorni a partire da ooggi, altrimenti creerò io stessa quei personaggi. 

Avviso importante bis: 
Mi mancano i tributi maschi del distretto 10, 11 e 12 chi li vuole prenotare (anche chi ha già altri tributi, ma ho bisogno delle schede entro tre giorni per poter procedere con le mietiture).
 
  
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