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Autore: angel_deux    28/06/2020    5 recensioni
La prima volta che Brienne Tarth rivide il volto di Jaime Lannister dopo due anni fu in una foto tra le mani di Sansa Stark.
Beh, forse così era un po’ eccessiva. Ne aveva ancora una nella galleria del suo cellulare. Probabilmente era proprio quello il motivo per il quale continuava a rimandare l’acquisto di uno nuovo: scaricare nuovamente la foto sarebbe stato un atto intenzionale, ma continuava ad avere una in archivio era semplicemente un caso, no? Ma quello che aveva davanti gli occhi era nuovo, uno che non aveva mai visto in precedenza. Si sentiva come se fosse la prima volta che lo rivedesse da anni. Si era fatto crescere la barba e i suoi capelli biondi erano più lunghi di quanto ricordasse e gli arrivavano quasi a livello delle spalle.
“Cielo, guarda qui,” le disse Sansa. “Non posso credere che tornerà qui questa stagione. Non pensavo che sarebbe voluto tornare dopo aver perso la mano. Immagino che la nostra clientela sarà entusiasta di averlo qui.”
Francamente, nemmeno Brienne riusciva a credere che sarebbe tornato.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brienne di Tarth, Jaime Lannister
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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 I OFFER MYSELF TO YOU AGAIN

 

 

 

Jaime continuò a comportarsi in modo professionale dopo quella conversazione nelle stalle, ma vi era sempre della tensione ogni volta che interagiva con Margaery. La Tyrell probabilmente era un’attrice migliore di lui perché non sembrava che fosse cambiato qualcosa per lei. Aveva sempre un sorriso dipinto in volto e trascorreva la maggior parte del suo tempo facendo amicizia con Sansa, ma non evitava Jaime. Lo trattava come il falso fidanzato che doveva interpretare. Dal suo canto Brienne si nascondeva in disparte e cercava di rimanere il più lontana possibile.

Pensava continuamente a quella conversazione. Era certa che il suo cuore si fosse spezzato. O, comunque, rotto nuovamente. O, forse, non era mai guarito ed ora aveva una nuova ferita aperta.

Se lo era chiesto nei due anni trascorsi da quella cena disastrosa. Era successo di rado e con una specie di rifiuto disperato di accettarlo veramente, ma…

Ovviamente in tutto quel periodo, ad un certo punto, aveva dovuto riconoscere che forse si sbagliava. Se non avesse pensato che ci potesse essere una possibilità, non si sarebbe sentita così in colpa. Non sembrava possibile, quindi come poteva esserlo? Jaime Lannister era l’uomo più attraente che avesse mai incontrato. Era sempre stato affettuoso con lei quando erano amici perché si sentiva al sicuro, dato che non si sarebbe mai immaginata che un uomo come lui fosse sincero nell’ammettere il suo vero interesse per una donna come lei. Cersei aveva ragione quando le aveva detto che Jaime stava cercando qualcuno che lo amasse e che si sarebbe convinto di essere innamorato di lei e avrebbe iniziato ad immaginarsi nelle vesti di un eroe.

Cersei aveva ragione anche quando le aveva detto che, alla fine, Jaime sarebbe tornato da lei e che Brienne sarebbe rimasta di sasso e si sarebbe resa conto che era stata una vera sciocca a rinunciare a quella speranza segreta.

Cersei aveva ragione. Tutto quanto aveva senso. Tutto aveva molto più senso dell’idea assolutamente assurda che Jaime Lannister, tra tutte le persone che vi erano al mondo, potesse essere davvero innamorato di lei.

Ma… due anni le avevano dato tutto il tempo per considerare le varie alternative. Beh, in verità, soprattutto un’alternativa: Jaime aveva ragione e il discorso di Cersei era stato solamente un modo per vendicarsi di suo fratello per aver avuto il coraggio di dirle che provava dei sentimenti per un’altra donna.

Aveva ripercorso tutta quella storia così tante volte e avrebbe continuato sicuramente a farlo fino a quando non avrebbe ottenuto una risposta definitiva. Adesso, però, che aveva sentito quello che Jaime aveva detto a Margaery, si sentiva sempre più vicina alla verità.

Ripensava spesso, soprattutto in quel momento, a come lui se ne fosse andato via dal loro appartamento così all’improvviso quella sera. Aveva cercato di fargli capire che fosse innamorato di sua sorella e aveva allontanato il suo moncone quando aveva cercato di toccarla. Cosa lo aveva spinto a superare il limite? Era il disgusto che aveva sentito nella sua voce quando gli aveva ricordato che era stato coinvolto in una relazione incestuosa? Era la repulsione che aveva visto sul suo volto quando lo aveva allontanato? Non provava repulsione per il suo moncone e il disgusto per la sua relazione con Cersei era , ma era sepolto sotto tutto l’amore e la comprensione che provava per lui e il desiderio che fuggisse via da qualcosa che non era mai stato sano ed ora era diventato meno sano che mai. Era stata arrabbiata, disperata per mettere fine a quella che lui vedeva come una sua proiezione. Aveva voluto così tanto che fosse tutto vero e il fatto che avesse creduto che non lo fosse era davvero troppo doloroso.

Le insicurezze di Jaime erano diverse dalle sue e, dopo due anni, sapeva che lui aveva visto qualcosa sul suo volto. Aveva raccontato a Tyrion che lei non voleva avere nulla a che fare con lui. In quel momento pensava che stesse esagerando, ma forse non era così, vero? Pensava che lei volesse che se ne andasse. Smettila di essere così fottutamente gentile, aveva detto Jaime, lasciandola veramente confusa. Credeva che lei si e no lo tollerasse. Credeva che lei provasse pena per lui e per questo se ne era andato. E lei si era così infuriata per un piccolo malinteso da rifiutarsi di avere un dialogo con lui. Aveva deciso di lasciare l’appartamento. Ognuno di loro pensava di aver capito che cosa volesse l’altro. Ognuno di loro pensava di sapere che cosa ci fosse nel cuore dell’altro e hanno fatto delle scelte basandosi su quelle idee sbagliate che erano proliferate senza controllo in loro durante quei due anni.

Jaime avrebbe potuto mandarle un messaggio. Avrebbe potuto spiegarle il motivo per il quale era arrabbiato.

Brienne si rendeva conto che fossero entrambi da incolpare, ma era certa che avrebbe potuto annullare tutte le sue paure e insicurezze e gli avrebbe confessato i suoi sentimenti se avesse saputo che non avrebbe reagito disgustato. Che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe bloccata? Avrebbe aspettato che lui si spiegasse?

Era quasi certa di no. Anche lei sarebbe scappata via.

 

 

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Dopo aver ascoltato la conversazione di Jaime con Margaery e del modo rassegnato con cui parlava della loro precedente amicizia, Brienne dovette finalmente accettare che la parte di lei che si sentiva colpevole aveva sempre avuto ragione. Lui provava davvero qualcosa per lei. Era sincero. Era difficile dire se Cersei avesse ragione sull’origine di quei sentimenti, ma pensava anche che lui fosse almeno abbastanza cosciente che se le parole di lei fossero state quelle giuste, non avrebbe etichettato troppo il problema sentimenti profondi ora, dopo due anni.

No, se fosse stato onesto con Margaery— e lei ricordava ancora piuttosto bene il suono della sua voce quando si metteva sulla difensiva anche dopo due anni che non si erano visti, quindi era quasi certa che fosse stato onesto— allora lei avrebbe dovuto accettare che lui provasse dei sentimenti per lei in quel momento, come avrebbe dovuto accettare che quegli stessi sentimenti fossero spariti.

Era come se provasse un doloroso senso di fine, anche se in realtà non faceva male come si aspettava. C’era qualcosa di quasi liberatorio nel sapere che due anni prima, per proteggersi, aveva fatto la scelta sbagliata. Almeno ora non ne era più all’oscuro. Pensare di aver fatto un errore e sapere di aver fatto un errore erano due sentimenti molto diversi e il secondo dava proprio un senso di chiusura.

Sì, aveva preso la scelta sbagliata. Sì, aveva ferito l’uomo che amava. Il suo migliore amico. Sì, aveva deciso di proteggersi invece di fidarsi di lui e credere ai suoi sentimenti, ma non poteva tornare indietro e cambiare le cose.

Almeno adesso sapeva che, per un breve periodo, un uomo come Jaime Lannister l’aveva amata. Non era certamente abbastanza, ma meglio di niente.

 

 

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A quanto sembrava il gruppo Tyrell si trovava così bene a Austenland che Olenna Tyrell arrivò due giorni prima della fine del soggiorno per annunciare che avrebbe pagato per prolungarlo di un’altra settimana, anche per le ragazze che erano arrivate da sole. Gilly sembrò un po’ sopraffatta quando ricevette la notizia, ma, rossa in volto, concordò dopo che Jon propose che avrebbero potuto fare una passeggiata nei giardini —Brienne aveva saputo da Jon che Gilly adorava trascorrere il tempo con il giardiniere, Sam, e, visto che aveva un animo romantico, sperò che avrebbe approfittato della settimana aggiuntiva. Jeyne era in estasi e, mentre se ne stava aggrappata al braccio di Robb, esclamò che quelle due settimane era stato il periodo massimo che era stata lontana da sua madre, come se le fosse stata concessa una sospensione da un’esecuzione. Jaime sembrava leggermente esausto e Brienne dovette distogliere lo sguardo quando si rese conto di sentire il bisogno di guardarlo con commiserazione, come avrebbe fatto anni prima. Scambiarsi sguardi, occhiolini e piccole risate. Era così facile ricadere in quelle abitudini con lui, tranne per il fatto che per lui non era lo stesso.

Una volta che fu fatto l’annuncio e le clienti furono andate tutte a prepararsi, Catelyn si rivolse verso Brienne con un’espressione cupa dipinta in volto e quella che era la situazione reale venne finalmente compresa.

“Oh, merda,” disse Brienne, prendendo un lungo respiro. “Merda. Ok.”

“So che ti sto chiedendo molto,” si scusò Catelyn.

“No, va bene. Posso farcela a gestirlo,”

“Gestire cose?” Chiese Sansa.

“Il ballo,” spiegò Brienne, estraendo il cellulare dalla tasca della giacca. “Solitamente è l’ultimo giorno della vacanza. Ho già fatto quasi tutti gli ordini.” Si girò e scrutò la stanza, notando Sam che stava fingendo di guardare malinconicamente Gilly da fuori la finestra mentre passeggiava. “Sam,” disse, prendendolo alla sprovvista. “Ho bisogno che chiami il tuo fioraio. Potrebbe essere troppo tardi per un rimborso completo, ma…”

“Lo faccio io,” disse Jaime. Brienne rimase così sorpresa nell’udire la sua voce che smise di parlare. La stava fissando in un modo strano, come se si fosse appena ricordato chi fosse. “Io e Addam siamo amici. Parlerò io con lui.”

“Grazie, Jaime,” rispose, ancora leggermente sconvolta.

L’espressione sul volto dell’uomo vacillò leggermente.

“Se hai bisogno di altro, chiedi pure,” le disse, prima di chiudersi nuovamente in sé stesso e uscire dalla stanza.

Brienne impiegò qualche momento per riprendersi, ignorando l’espressione visibilmente preoccupata di Catelyn.

“Va bene,” disse. “Gendry. Potresti chiamare il catering…”

 

 

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Cancellare gli ordini per la festa che avrebbe dovuto esserci alla fine della permanenza a Austenland fu una grande impresa. Brienne non era mai stata molto brava ad essere ferma al telefono, ma riuscì a farsi garantire almeno un rimborso parziale per tutto, tranne il noleggio dei mobili. I Frey erano sempre stati dei venditori testardi e provavano una sorta di rancore nei confronti di Catelyn, quindi non si sorprese quando finsero di avere le mani legate. Aveva sottolineato che il catering era riuscito a ridarle parte della caparra e il cibo rischia di più di deperirsi rispetto a dei fottuti tavoli e sedie. Il proprietario, prevedibilmente, rimase impassibile.

Più tardi, mentre faceva la somma dei danni, quando arrivò a parlare di Frey, Catelyn la stoppò.

“Se ne è occupato Jaime,” le spiegò.

Ci volle uno sforzo sovrumano per non sembrare compiaciuta come desiderava, ma sorrise leggermente.

“Che cos’è successo?” Chiese Brienne.

“A nessuno di noi Walder Frey è molto simpatico,” rispose Catelyn. “Ma, per fortuna, a Westeros esiste una persona che Walder Frey pensa che valga la pensa stupire: Tywin Lannister. Jaime è riuscito ad ottenere un rimborso completo.”

Era stata una giornata lunga e impegnativa, piena di discussioni con le persone al telefono e di corse forsennate in giro, tanto che era riuscita a mettere a malapena qualcosa sotto i denti, quindi Brienne si perdonò quando, uscendo dall’ufficio di Catelyn, lasciò che qualche lacrima le rigasse le guance mentre si dirigeva verso la cucina.

Quando entrò nella stanza, trovò Arya e Gendry che si stavano prendendo in giro a vicenda e Jaime e Sansa che chiacchieravano intorno al tavolo. Tutti rimasero in silenzio quando varcò la soglia, quindi fece finta di prendere semplicemente qualcosa mentre saliva di corsa in camera, anche se aveva programmato di mettersi a sedere e rimpinzarsi di cibo per attenuare lo stress fino a quando non sarebbe stata più in grado di muoversi.

“Grazie per l’aiuto di oggi,” disse mentre usciva dalla porta, stringendo tra le mani un piattino con degli avanzi. Esitò qualche istante, per poi voltarsi in direzione di Jaime. L’uomo anche la stava guardando, ma non riuscì a leggere l’espressione dipinta sul suo viso. “Catelyn mi ha raccontato che hai parlato con Frey.” Jaime annuì. Brienne cercò d’ingoiare tutte le scuse che stavano per uscirle dalla bocca. “Sei stato una manna dal cielo,” invece disse.

Un angolo della bocca di Jaime si alzò, formando un mezzo sorriso.

 

 

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“Beh, va bene,” rispose Renly quando Brienne praticamente vomitò una quantità spropositata di parole per raccontare tutta la storia il mattino dopo mentre si stavano rilassando nella stanza che divideva con suo marito.

“Molto adulto,” concordò Loras. “Non credo che nessuna volta in cui ho rotto un’amicizia sia andata a finire così bene. Ci sono sempre state delle pugnalate alle spalle e odio silenzioso che hanno messo tutti i nostri amici in comune l’uno contro l’altro.”

“Scioccante,” rispose Renly, alzando gli occhi in maniera teatrale in direzione della donna. “Tyrell,” sussurrò.

Brienne sorrise, ma era chiaro che non lo stesse facendo con il cuore, quindi Loras e Renly si avvicinarono a lei. La conoscevano abbastanza bene per rendersene conto.

“Che succede?” Chiese Renly, punzecchiandola. “Che cosa c’è che non va? Dai, diccelo.”

Brienne si rese conto che le era particolarmente difficile parlare con lui perché la loro situazione era esattamente l’opposto di quella con Jaime. Aveva avuto una enorme cotta per Renly e questo aveva quasi rovinato la loro amicizia perché aveva iniziato a mantenere una certa distanza tra di loro, pensando che questo avrebbe potuto aiutare. Ovviamente lui se n’era a malapena reso conto. Erano stati amici, certo, ma non a quel livello a cui Brienne aveva immaginato potessero essere. Un giorno, però, si rese conto di essere andata semplicemente… oltre. Si preoccupava ancora per lui e ne era anche un po’ infatuata, ma quello era davvero difficile da smettere visto che era bello e affascinate. Ma non era più innamorata e non aveva neanche più una cotta.

Con Jaime, la distanza forzata non aveva assolutamente cambiato le cose. Lui era ancora troppo bello per lei. A volte era ancora spiritoso, con un certo briciolo di crudeltà, anche se non si rivolgeva mai a lei. Era ancora il miglior amico che lei avesse mai avuto. Ma lei non lo amava certamente di meno. Due anni non avevano cambiato quasi nulla.

“Penso,” rispose lei con attenzione. “Preferirei quasi che lui non fosse un adulto razionale. Io non lo sono. Sono brave a fingere di esserlo. Sono brava a farlo credere, ma non lo sono mai stata. Jaime è sempre stato così…”

“Odioso?” Chiese Renly.

Rumoroso, emotivamente parlando?” Cercò d’indovinare Loras.

“Non è capace di nascondere nulla,” rispose Brienne. “E’ sempre stato un libro aperto. Quindi quando mi ha guardata e ho visto che non c’era nulla nel suo sguardo e sembrava del tutto normale, mi sono resa conto che era così perché non provava nulla.”

“Ti è mai venuto in mente che forse è più bravo a nascondere i suoi sentimenti di quanto tu immagini?” Le chiese Loras.

Il suo tono era vagamente allusivo come quello che aveva utilizzato Margaery  quando aveva parlato con Jaime. Come se forse sapesse qualcosa riguardo a lui.

“No,” rispose, sebbene Loras avevesse ragione; Jaime era riuscito a mantenere segreta la sua relazione incestuosa per quasi tutta la vita. Naturalmente era capace di nascondere i suoi sentimenti quando voleva. “No, non è per questo. È ovvio.”

“Penso che è ovvio. È questo quello che ho detto,” brontolò Loras, agitando una mano verso di lei come se fosse una seccatura.

“Penso di sapere che cosa voglia dire,” spiegò Renly. “Com’è che si dice? Che l’indifferenza è l’opposto dell’amore? Mi sembra che sia qualcosa del genere. Se la odiasse, almeno sarebbe certa che ancora gli freghi qualcosa di lei.”

“Esatto,” rispose Brienne, sollevata. “Sì! Quando lui mi guarda in modo così inespressivo, mi fa solamente tornare alla memoria tutti gli errori che ho fatto.”

“E quando tu  guardi lui in modo inespressivo, che cosa credi che pensi?” Chiese Loras.

Brienne rimase sorpresa da quella domanda. Quando Loras faceva qualche domanda, solitamente significava che per lui la conversazione era terminata, ma, chiaramente, questa volta non era così. improvvisamente, le ricordò davvero tanto sua sorella. Aveva uno sguardo penetrante, quasi furbo. Considerò attentamente le parole che le aveva appena detto.

“Non lo so,” rispose.

“Infatti,” disse Loras, pazientemente. “Perché tu non sai che cosa sta pensando visto che non leggi la mente degli altri per professione.”

“Loras,” disse gentilmente Renly.

“Non sto cercando di essere cattivo,” spiegò Loras. “Ma dici che l’ultima volta il problema era che pensavi di conoscere i sentimenti di Jaime e ora stai dicendo di essere consapevole che si trattasse di un errore, ma lo stai facendo di nuovo. Proprio ora. Stai dando per scontato che sia indifferente perché finge di esserlo, ma quell’uomo è un Lannister, Brienne. Potrei anche pensare che sia un pallone gonfiato, ma ha dovuto letteralmente crescere all’interno della tana di un leone. In posti del genere impari a nascondere le tue emozioni molto presto quando cresci.”

 

 

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Brienne ripensò a quelle parole più tardi. Nel petto provò un misto di tristezza e dolore, perché non poté fare a meno di ricordare quando lei e Jaime erano amici e le sembrò impossibile che lui fosse capace di nascondere qualcosa. Sembrava sempre un libro aperto. Vivace. Lei era abituata a nascondersi dietro a spessi muri in modo che gli altri non pensassero che stesse superando il limite o non l’avrebbero derisa perché occupava troppo spazio o non l’avrebbero notata affatto. Jaime sembrava essere l’opposto e aveva pensato che, essendo ricco e ignaro dei problemi che affliggevano il resto delle persone, non aveva affatto questo tipo di problemi; aveva sempre ottenuto tutto facilmente nella vita, allora perché doveva nascondere qualcosa?

Ma aveva visto anche quella vulnerabilità che c’era in lui. Era leggermente nascosta, ma era comunque riuscita a vederla. L’aveva riconosciuta, quando si stavano conoscendo per la prima volta. Perché aveva creduto che fosse l’unica in grado di nascondersi? Ancora una volta, la sua mente andò al senso di sorpresa che aveva provato quando aveva capito di essere in grado di ferire gli altri senza dover far ricorso alla sua sola forza fisica. Era abituata ad essere lei quella che si sentiva ferita, veniva presa in giro e derisa. A volte dimenticava di dover fare spazio al dolore emotivo che provavano gli altri. Non lo faceva consapevolmente, solo… inconsapevolmente.

Loras aveva ragione. Non sapeva se questo la facesse sentire meglio o solamente più ansiosa, ma aveva iniziato a chiedersi quali fossero le vere emozioni che Jaime stava nascondendo dietro quella maschera d’indifferenza.

 

 

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Verso la fine della seconda settimana, proprio quando Brienne sembrò aver trovato una sorta di normalità dopo aver ricontattato tutti i fornitori, Sansa la raggiunse.

“Ho una domanda da farti,” disse dolcemente.

Sembrava così fuori posto lì nelle stalle. Probabilmente lo sarebbe sembrata anche senza indossare quegli abiti così delicati e ricamati. Le dispiaceva che l’orlo del vestito fosse cosparso di fieno, ma Sansa lo notò a malapena mentre si appoggiava al recinto accanto a lei per guardarla mentre si lavava le mani.

“Riguardo cosa?” Chiese Brienne, un po’ diffidente nei confronti di quel tono così eccessivamente innocente.

“Riguardo Jaime,” rispose la giovane.

Brienne fece del suo meglio per non irrigidirsi o sembrare sospettosa o sconvolta o qualcosa del genere.

“Che cosa vuoi sapere?”

“Semplicemente… sembra un uomo eccezionale. Una brava persona.”

“Lo è.” Rispose di riflesso, rimanendo quasi sulla difensiva. Cercò di tenere a bada tutto l’imbarazzo che stava provando. “Perché?”

“Perché non sei più sua amica se è un brava persona?” Chiese Sansa. Brienne sospirò e, infine, si voltò, guardando la sua amica con una diffidenza che non avrebbe mai voluto provare. Perché voleva saperlo? Perché glielo stava chiedendo? Improvvisamente si sentì in trappola, ferita e, cosa quasi assurda, abbandonata. La ragazza doveva aver visto la riluttanza riflessa sul suo viso, perché disse, “Te lo chiedo perché sei una delle persone migliori che conosco e, se non ti piace qualcuno, di solito hai sempre un’ottima ragione per farlo.”

“E’ una lunga storia,” rispose Brienne. “Ma non è nulla a che fare con il tipo di persona che lui è. Jaime è… si porta dietro più fardelli di chiunque io abbia mai incontrato. Ci sono diverse questioni che lo rendono… complicato. È difficile preoccuparsene. Forse non difficile, semplicemente… pericoloso. Io, invece, ho scelto di proteggere me stessa.”

“Oh,” rispose Sansa, appoggiandosi al recinto mentre continuava a meditarci su. “Mi spiace. Non pensavo si trattasse di qualcosa di così doloroso.”

“Non lo è,” insistette Brienne. Quindi si corresse, “Ormai ci sono abituata. Veramente. Non è più così doloroso.”

“Quindi, è davvero così carino come sembra?”

“Sansa…” sospirò Brienne. Si morse il labbro, cercando di pensare bene a che cosa dire, perché, davvero, non sapeva come rispondere senza sembrare gelosa. Anche se la sua amica questo non poteva saperlo e, comunque, sarebbe stata davvero gentile con lei e non sapeva se questo potesse anche essere peggio. “Semplicemente, fa attenzione,” disse. “Penso che sia un po’ grande per te. Non credo che tua madre approverebbe, soprattutto per i suoi fardelli.”

Sansa ridacchiò, allungando la mano per dare qualche pacca di conforto sull’avambraccio dell’amica.

“Oh, Brienne,” disse, alzando gli occhi al cielo.

Quindi andò via, lasciando Brienne leggermente sorpresa e stupefatta.

 

 

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Meno di un’ora dopo, Brienne venne informata da Pod che Catelyn voleva parlare nel suo ufficio. Immaginò che la conversazione avrebbe avuto come argomento la cotta sconsiderata che la figlia della sua datrice di lavoro sembrava avere per il suo ex coinquilino.

Quando entrò nel suo ufficio, si rese conto che Catelyn aveva preparato il tè per entrambe e se ne stava seduta sorseggiando dalla sua tazza.

“Brienne,” disse l’altra donna con attenzione. “So che questa è una situazione davvero delicata, per questo motivo volevo parlarti prima di prendere un’ulteriore decisione, ma… ti senti a tuo agio?”

“Che cosa?” Chiese Brienne sorpresa. “A mio agio con cosa?”

“Jaime Lannister,” rispose Catelyn.

Brienne non voleva dire nulla senza essere certa che dietro ci fosse Sansa, quindi cercò di fingere di non sapere di che cosa stesse parlando. Non era certa fosse una buona idea.

“Cosa vuoi sapere di Jaime?” chiese.

“So che non ti ho consultata per decidere se farlo tornare e ho sentito che… avrei dovuto parlarne con te. Ho pensato che sarebbe andato tutto bene, ma ultimamente ti ho vista distante e sono preoccupata che le mie decisioni ti abbiano resa infelice. Quindi, prima di rinnovare il suo contratto per tutto il resto della stagione, volevo confrontarmi con te.”

“E’ il tuo migliore attore,” le ricordò Brienne, scioccata dal fatto che Catelyn lo stesse persino suggerendo.

“Eppure in questi due anni siamo andati alla grande anche senza di lui. Mi interessa di più garantire la serenità alla mia dipendente leale. E sì, Brienne, considero tra loro anche i miei figli.” Catelyn sorrise leggermente, intuendo che l’altra donna si sentisse sopraffatta. “Non mi perdonerebbe mai per avertelo detto, quindi tienilo segreto nel caso voi due tornerete nuovamente a parlare, ma è stato lui a ricordarmi che avrei dovuto pensarci bene. Nel caso, può trovare qualcos’altro. Basta che tu dica una parola. Se vuoi che lui se ne vada…”

“No,” rispose Brienne. “No. Grazie. Io… ti sono grata per avermelo chiesto, ma no. Va tutto bene. Sto bene.”

“Ne sei sicura?”

“Sì. Non penso che… è tutto diverso ora. Parliamo a malapena. Ci guardiamo a malapena. Siamo andati entrambi avanti. Non è piacevole, ma… posso sopportarlo.”

Catelyn sorrise tristemente, prendendo un sorso di tè mentre pensava a che cosa dire.

“Due anni fa,” iniziò a dire. “Ho parlato con te nel vostro appartamento. Ti ho detto che pensavo di aver percepito un po’ di attaccamento da parte di Jaime per te e tu mi hai raccontato della conversazione che avevi avuto con sua sorella. Mi hai detto che aveva bisogno di affetto da parte di chiunque e che aveva iniziato a proiettare questo suo bisogno su di te. Sembravi molto incerta e ti ho detto di proteggerti. Di fare la scelta giusta per te stessa. A giudicare dal modo in cui la vostra amicizia è finita così improvvisamente, ho sempre pensato che fosse esattamente quello che era successo. Avrei voluto dirti che ero orgogliosa di te per aver fatto la scelta giusta, anche se faceva male.”

Brienne sorrise. Avere l’approvazione di Catelyn una volta per lei avrebbe significato il mondo e, in un certo senso, era ancora così. Le faceva piacere sentire che fosse orgogliosa di lei. Le faceva piacere sentire che aveva fatto la scelta giusta. Ma…

“Non credo di aver scelto quello che fosse giusto per me,” ammise. “Penso di aver scelto di percorrere la strada più sicura. Quella a cui ero abituata. Non credevo che Jaime si preoccupasse veramente di me. Come avrei potuto crederlo? Nessuno si era mai preoccupato per me prima. Non come ha fatto lui. Cersei mi aveva preparata per quello che sarebbe successo, ma non sono certa che gli avrei creduto anche se non avessi parlato con lei. Ero abituata a pensare di essere troppo brutta per essere amata.”

“Oh, Brienne,” sospirò Catelyn,  ma Brienne scosse la testa.

“Va tutto bene,” rispose. “Penso di aver compreso meglio le cose ora. Immagino che sia possibile che Cersei avesse ragione e che Jaime fosse troppo orgoglioso per ammetterlo, ma… non lo so. Ora mi guardo indietro e ricordo quanto fosse nervoso e il modo in cui io l’ho respinto. Credo che, se fossi stata abbastanza coraggiosa da correre il rischio… non lo so. Anche se probabilmente alla fine mi avrebbe lasciata, tornando in sé e trovando qualcun’altra, una più bella. Almeno avrei fatto quello che volevo fare. Avrei preso un rischio in modo da essere orgogliosa di me stessa. Non si può essere orgogliosi di se stessi quando si scappa via, nemmeno quando si pensa di farlo per una buona ragione. Lo amavo. Forse non ho mai smesso di farlo, ma ormai non lo conosco più. È un estraneo e questa è solamente colpa mia. Avrei dovuto combattere di più. Contro Cersei ho i miei dubbi che avrei potuto vincere, ma avrei potuto combattere, se non altro, per la sua amicizia. Pensavo che fosse imbarazzato e mi evitasse, quindi mi sono arrabbiata e ho smesso di cercare di capirlo. Ormai sono trascorsi due anni e vi è uno spazio nel mio cuore ancora occupato da lui e non vi è nessun altro posto dove spostarlo. Proteggermi potrebbe essere sembrata una scelta coraggiosa dall’esterno, ma non è così. Avevo troppa paura di fidarmi di lui e ho rovinato tutto.”

Catelyn sospirò e si sporse in avanti sulla scrivania per afferrare la mano dell’altra donna.

“Mi spiace, Brienne,” disse.

Brienne si rifiutò di scoppiare a piangere.

“Adesso è finita,” spiegò. “Siamo persone diverse. Si tratta semplicemente di… un rimpianto, suppongo. Sono abbastanza fortunata di non averne troppi. Uno o due non mi uccideranno.”

 

 

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Quando si avvicinò alla porta dell’ufficio, si rese conto che Catelyn non aveva detto nulla riguardante Sansa. Beh, se la ragazza non aveva detto nulla a sua madre, non sarebbe stata certamente lei a farlo. Aprì la porta e… vide Jaime. Stava aspettando dall’altra parte del corridoio e la fissava.

Sentì il suo viso arrossire velocemente e cercò nel volto dell’uomo qualche indizio che le facesse capire che aveva ascoltato la conversazione. Il suo sguardo era vuoto come sempre, forse con un cenno di sorpresa nel vederla, ma distolse rapidamente gli occhi.

Il respiro di Brienne si fece più lento. Bene. Non aveva udito nulla.

Si affrettò a superarlo con un rapido cenno di riconoscimento del capo, che probabilmente lui non aveva notato visto che aveva gli occhi fissi sui propri piedi. Mantenne un passo sostenuto e costante, cercando di respirare sempre con la stessa frequenza. Fu solo quando girò l’angolo e si diresse verso le scale che si permise di prendere un sospiro di sollievo. Grazie al cielo non ci ha sentite.

Scendendo le scale, passò accanto a Sansa e Margaery, che si stavano sussurrando l’un l’altra qualcosa in una nicchietta accanto alla finestra. Margaery si voltò e sussultò quando la vide, arrossendo leggermente. Ridacchiò, facendole un segno di saluto, a cui Brienne rispose annuendo nel modo più adeguato che in quel momento riuscisse a gestire. Si girò un’altra volta indietro e vide Margaery che lanciava nuovamente un’occhiata al corridoio, come se stesse cercando Jaime. Sansa mise una mano sul braccio dell’altra ragazza e lo scosse per attirare la sua attenzione, facendo sentire Brienne ancora più leggera. Doveva essere Margaery a provare dei sentimenti per Jaime. Dopo tutto, già si conoscevano e sembravano fatti l’uno per l’altra. Probabilmente Sansa era solamente preoccupata per la persona a cui era più affezionata e voleva sapere come fosse Jaime al di fuori di quel gioco di ruolo. Quindi si sentì ancor più sollevata. Erano giorni che non si sentiva così libera.

Quel senso di leggerezza continuò quando si diresse verso la sala da ballo per assicurarsi che Gendry, Lommy e gli altri fossero a buon punto con le decorazioni. Sarebbe stato più semplice sopportare il pensiero di Jaime insieme a Margaery, soprattutto perché non avrebbe dovuta vederla tutti i giorni. Se si fosse trattato di Sansa, probabilmente sarebbe stato più difficile. Avrebbe dovuto trovare un modo per sopportarlo e cercare di stare lontana da loro quando erano insieme. O forse, invece, sarebbe scappata via ed avrebbe iniziato ad evitare anche Sansa, preferendo ancora una volta proteggere il proprio cuore. Avrebbe allontanato per la seconda volta una persona così cara per lei, ferendola per evitare il più possibile di soffrire lei stessa.

I preparativi nella sala da ballo procedevano bene. A lei erano sempre piaciute le decorazioni per quel genere di eventi. Ogni anno, l’ultima sera in cui gli ospiti soggiornavano in struttura, Catelyn organizzava un enorme ballo. Invitava tutti gli amici dei suoi figli e le compagnie di teatro della città e tutti si vestivano con abiti d’epoca e ballavano tra loro. Tutti loro facevano quasi da scenografia in modo da lasciare spazio alle ospiti accompagnate dall’uomo che le aveva corteggiate per tutta la settimana. Comunque a lei era sempre piaciuto far parte della scenografia. Non partecipava sempre a tutti i balli, ma a volte era costretta a farlo, soprattutto se, all’ultimo minuto, vi era carenza di partecipanti. L’ultimo anno in cui Jaime aveva lavorato lì, era stata presentata agli ospiti come una cugina un po’ sciocca di Ms. Stark e lui aveva provato in tutti i modi a ballare con lei. Continuava a ripeterle che la cliente che gli era stata assegnata si divertiva a danzare con tutti gli uomini disponibili e cui lui voleva ballare con qualcuno con cui desiderasse veramente farlo. Non gli interessava che lei lo avrebbe sovrastato e che sarebbe sembrata ridicola con quell’abito troppo corto. Le fece i complimenti per come ballava, che poteva collocarsi benissimo ad un livello medio, e per il suo aspetto, che non era di certo il peggiore. Improvvisamente iniziò a capire come si sentivano le donne quando ricevevano un complimento. Come ci si sentiva a credere, almeno per qualche ora, che un uomo così bello ti desiderasse.

Fu solamente dopo che aveva perso la mano che si era resa conto di amarlo, ma, sicuramente, provava qualcosa per lui già in quel momento. Ricordava come le battesse forte il cuore quando lui la guardava. Ricordava come gli occhi di lui brillavano di allegria mentre scherzavano, chiacchieravano o ballavano insieme fino a quando lei non ci fece più caso, godendosi semplicemente la sua compagnia. Come aveva fatto a non rendersi conto di essere innamorata di lui già da allora?

Una volta che si fu assicurata che la sala da ballo fosse in buone mani, si diresse verso le scuderie, felice di scoprire che Hodor e Podrick, in sua assenza, si fossero presi cura di tutto quanto. Avrebbe potuto rientrare in casa ed aiutare i ragazzi con le decorazioni, ma preferì prendersi qualche minuto solo per sé stessa, quindi sellò la sua cavalla preferita.

Il sole stava iniziando a tramontare quando partì, ma il cielo si annuvolò mentre cavalcava. Non che la cosa le dispiacesse. Il vento contro la sua pelle la faceva sentire bene, come se fosse lontana da tutto il resto del mondo. Anche quando iniziò a piovigginare, non voleva in alcun modo tornare indietro, anche se sapeva perfettamente che fosse meglio farlo. L’uniforme che stava indossando avrebbe dovuto metterla anche l’indomani, probabilmente, e non voleva certamente che si sporcasse tutta.

 

 

 ******************************

 

 

Quando tornò nelle scuderie, il sole era veramente tramontato e stava piovendo copiosamente. Ridacchiò quando si rese conto che la giumenta era davvero impaziente di tornare nel suo box. Quindi tolse il cappotto da sopra il suo costume e lo appese ad asciugare, per poi concedersi qualche momento per strofinare la cavalla, mormorandole parole di conforto e ringraziandola per la bella cavalcata.

Quando finalmente fu pronta per andar via, uscì dal box solo per scoprire che Jaime era oltre la porta della stalla. Indossava ancora il suo ridicolissimo costume ed era bagnato fradicio. Brienne lo fissò. Se avesse tremato un po’ meno, poteva benissimo trattarsi dell’inizio di qualche sordida fantasia, ma no, era tutto vero. Lui era lì. Le sue labbra erano leggermente blu.

“Che cosa stai facendo?” Gli chiese incredula.

Si allungò in modo da infilare la mano nel cesto degli asciugamani puliti, ne afferrò uno e corse verso di lui per avvolgerglielo intorno.

“Ti stavo cercando,” le rispose.

Non era esattamente la prima cosa che le diceva in due anni, ma, in un certo senso, era come se lo  fosse. Il modo in cui la stava guardando… fu costretta a distogliere lo sguardo. Si strofinò le mani sopra le braccia, ma si sentì quasi subito una sciocca, quindi avvolse l’uomo con la coperta e indietreggiò di qualche passo.

“Sono andata a fare una cavalcata,” spiegò.

“Lo vedo,” rispose Jaime.

Brienne abbassò lo sguardo sulla sua camicetta bianca e vide come si era attaccata alla sua pelle. Ricordava come la sua canottiera bianca aveva messo bene in mostra il suo reggiseno con quella stupida fantasia la prima volta che si erano incontrati, quindi questa situazione le sembrava davvero azzeccata. Alzò gli occhi al cielo e lui sorrise. Andava quasi tutto bene.

“Di cosa hai bisogno?”

Il sorriso sul volto di Jaime scomparì lentamente. Continuava a guardarla mentre sembrava che stesse cercando di trovare le parole giuste per dirle ciò di cui aveva bisogno.

“Ti ho sentita,” rispose infine.

Brienne chiuse gli occhi

“Oh,”

“Nell’ufficio di Cat.”

“Sì, lo avevo capito,” disse lei, aprendo nuovamente gli occhi.

Jaime si era fatto più vicino e la stava guardando dal basso.

“Pensavo che mi odiassi,” spiegò l’uomo.

Brienne aggrottò maggiormente le sopracciglia.

“Che cosa? Perché avrei dovuto odiarti?”

“Quando ti ho detto che ti amavo…”

“Jaime…”

“Ho provato ad accarezzarti il volto e tu…”

“Non era per la mano, Jaime,” insistette lei.

“Beh, buono a sapersi, ma pensavo che si trattasse di qualcosa di più di quello che ti ho raccontato su me e Cersei.”

Brienne annuì, quasi sollevata di sapere quale fosse stata la causa che lo aveva portato ad allontanarsi in quel modo.

“L’unica cosa che volevo dire era che non credevo che tu potessi essere innamorato di me,” spiegò.

“Adesso lo so. Ti ho sentita all’interno dell’ufficio di Cat e… tutto quanto aveva senso. Pensavo che tu fossi… pensavo di averti disgustata e che ti eri bloccata solamente perché ti dispiaceva per me.”

No!” Insistette Brienne. “Cielo! Ecco perché avresti dovuto rispondere al telefono! Ti avrei spiegato tutto quanto.”

“E avrei pensato che si trattasse solamente di un gesto di pietà nei confronti del tuo povero amico mutilato che si era innamorato di una persona che lo riteneva disgustoso,” rispose Jaime ironico. Ridacchiò leggermente. Era ancora molto vicino. “Pensavo che due anni fossero un tempo piuttosto lungo. Pensavo che, rivedendoti, mi sarei accorto che era sparito tutto quanto. Tutta la brama e il desiderio. Sono stato un fottuto idiota. Ti ho rivista ed è stato come se qualcuno mi avesse appena dato un pugno in pieno petto.”

“Hai fatto davvero un ottimo lavoro nel nasconderlo,” disse Brienne.

Riuscì a malapena a credere a quello che aveva ascoltato, ma voleva smettere di non fidarsi di lui. Non dopo tutto il dolore che aveva causato l’ultima volta.

“Davvero? Mi sembrava di affogare.”

“Pensavo che fossi andato avanti. Pensavo di aver rovinato tutto quanto. Ero certa che non fosse rimasto nessun sentimento per me dentro di te, se non l’indifferenza.”

“L’ho desiderato. Non sai quante volte ho voluto smettere di preoccuparmi per te, ma non ci sono mai riuscito. Tutte le notti che tu ho sognata. Tutte quelle volte che ti ho quasi mandato un messaggio, solamente per sapere come stavi. Invece ho convinto Tyrion a farlo. Continuava a dirmi che mi sbagliavo, che a te importava di me, ma lui quella sera non c’era. Non aveva visto il tuo volto. Non aveva visto quello che io credevo di aver visto nella tua espressione. Non sarei mai dovuto tornare qui, ma volevo vederti di nuovo. Ho cercato di fare un elenco di motivi per i quali fosse giusto che tornassi, perché desiderassi farlo, ma tutti sapevano che eri tu il vero motivo. Anche Tyrion e Cat. Tutti quanti. Non ho parlato con Cersei per oltre due anni, Brienne. Ho scambiato con lei solamente qualche frase di cortesia quando ci siamo incontrati a qualche evento. Non è cambiato nulla per me. Ti amo come non ho mai fatto prima e non so proprio cosa fare perché tu mi creda.”

“Io ti credo.” Non vi aveva mai pensato prima, ma, ora che quelle parole avevano lasciato la sua bocca, si era resa conto che si trattava della verità. “Ti credo e ti amo tanto quanto ti amavo due anni fa.”

Jaime non ebbe bisogno di altre rassicurazioni. Annullò la distanza tra di loro e si alzò sulla punta dei piedi, in modo da poterla baciare. Le sue labbra e la sua pelle erano fredde, ma Brienne portò comunque le mani sopra le sue guance e approfondì quel bacio. L’uomo sorrise e lei era quasi certa di star facendo la stessa cosa quando lui si sbilanciò e la fece andare a sbattere con la schiena contro il muro alle sue spalle. Ridacchiò quando lui si rifiutò di spezzare quel bacio, seguendo i movimenti che faceva con la testa tanto da lasciar cadere la coperta pur di afferrarla per la camicia.

“Jaime!” Ridacchiò la donna, avvolgendo le braccia intorno al corpo di lui. “Hai davvero bisogno di tornare dentro.”

“Solo se verrai nella mia stanza,” rispose lui.

Brienne non poté fare a meno di rimanere senza parole. Era così vicino a lei e la stava guardando. Le guance di lui erano leggermente arrossate e i suoi occhi erano spalancati e pieni di speranza. Non aveva mai sperato o anche semplicemente immaginato qualcosa di simile a quello che stava realmente accadendo.

“Va bene,” rispose, senza quasi fiato.

In quel momento, si udì un suono ovattato provenire da sopra le loro teste. Era come una specie di cigolio. Jaime non sembrava averlo sentito, visto che provò a baciarla nuovamente, afferrandole la mascella mentre lei alzava lo sguardo, socchiudendo gli occhi. Non era passato molto tempo dall’ultima volta che era stata lei ad utilizzare il soppalco come nascondiglio.

“Che cosa succede?” Chiese Jaime.

La sua voce era soffocata contro la gola di lei mentre cercava d’interpretare il motivo della sua disattenzione.

“C’è qualcuno di sopra,” rispose Brienne.

Vi fu qualche attimo di silenzio, seguito da una risatina familiare.

“Non fermatevi per colpa nostra,” disse Margaery Tyrell.

“Dannazione,” mormorò Jaime, allontanandosi riluttante da Brienne mentre lei allungava la mano verso la scala per dare una controllata al soppalco.

Margaery e Sansa le stavano sorridendo e avevano entrambe i capelli scompigliati e le labbra gonfie per i baci scambiati. Sansa sembra sentirsi leggermente in colpa, ma Margaery la stava guardando con orgoglio, appoggiandosi sui gomiti mentre sollevava le sopracciglia.

“Allora… uh,” cercò di dire Sansa. “Ho raccontato a Margaery la storia del cliente segreto… tipo… subito e… uh. Mi ha chiesto di uscire e… ci siamo messe insieme…e… oh cielo!

“Abbiamo cercato di prepararti,” aggiunse Margaery felicemente.

“Sì, esatto,” ammise Sansa.

“Avevamo elaborato anche un piano elaborato per convincere Jaime a fare la sua mossa al ballo. A quanto pare non ce n’è bisogno. Sei andata a farti un giro sotto la pioggia e sei tornata tutta gocciolante e sexy e anche Jaime era tutto gocciolante e sexy…”

“Sì, grazie. Era presente quando è successo,” sottolineò Brienne con impazienza. “Non riesco ancora a capire. Sansa, perché…?”

“Mamma mi ha raccontato qualcosa su voi due e continuavi a dire cose come oh, eravamo coinquilini con uno sguardo così tormentato dipinto in faccia! Sai che non riesco a resistere a questo genere di cose, Brienne! Aveva a che fare con un mistero una storia d’amore!”

E, fortunatamente per lei,  grazie alla grande boccaccia di Tyrion, avevo molte informazioni in più. Quindi abbiamo iniziato a preparare il nostro complotto e a scopare. Onestamente, abbiamo principalmente scopato. Forse saremmo riuscite a inventarci qualcosa per voi due più velocemente se fossimo state in grado di tenere le mani a posto, ma è andata così.”

“Come se fossimo in Genitori in trappola,” disse Jaime dal piano di sotto, portandosi le mani sui fianchi.

“Beh, sì,” ammise Sansa. “E’ esattamente quello che abbiamo detto anche noi.”

“Eccetto che voi non siete I nostri genitori e non siamo sicuramente sorelle,” sottolineò Margaery. “Anche se qualche persona non avrebbe comunque problemi.”

Jaime sospirò pesantemente al piano di sotto e Brienne si voltò verso di lui con sguardo triste.

“Mi dispiace davvero tanto,” disse piano Sansa, cercando di sembrare il più innocente possibile.

“Sì, lo vedo,” rispose Brienne.

“Stavamo cercando di facilitare il vero amore,” spiegò alterata Margaery.

“Stavate scopando in una stalla,” gridò Jaime.

“Anche mamma era coinvolta,” disse Sansa.

 

 

 ******************************

 

 

“So che sei arrabbiata con loro,” disse Jaime, goffamente, mentre si asciugava i capelli con un asciugamano.

Brienne non riusciva a smettere di guardarlo. Sembrava fare ancora un po’ di fatica a svolgere le azioni quotidiane con una mano sola, ma era molto più coordinato di prima. Si sentiva quasi in colpa per aver perso così tanto, un misto tra profonda tristezza e malinconia per non essergli stata accanto.

“Sono semplicemente un po’ seccata,” ammise.

Era ormai da un po’ che indossava i suoi comodi pantaloni di flanella e una canottiera, sentendosi contemporaneamente esposta e a suo agio nel grande letto di Jaime. Sarebbe scoppiato uno scandalo enorme se fossero stati scoperti, ma lui aveva chiuso la porta a chiave e, per ogni evenienza aveva puntato una sedia contro il pomello della porta come se fossero in un film. Nessuno dei due si fidava che Margaery, per amor del dramma, non inviasse qualcuno a disturbarli e, a quel punto della settimana, nessuno dei due voleva scrivere una qualche stupida sottotrama su un amore infedele.

“Dovremmo almeno consolarci del fatto che non ne avevamo bisogno,” notò Jaime, cadendo a pancia in giù sopra le coperte accanto a lei, senza maglietta e ancora gocciolando a causa della doccia che aveva appena fatto.

Brienne allungò una mano, perché ora aveva il permesso di farlo, e tracciò il contorno familiare della sua mascella con le dita. L’uomo chiuse gli occhi e si appoggiò contro di lei. Inclinò la testa e le baciò il palmo. Non sapeva il motivo, ma Brienne voleva davvero scoppiare a piangere.

“Io invece penso che ne avessimo bisogno,” sottolineò lei.  “Sansa ha detto che anche Cat era coinvolta. Deve aver fatto in modo che tu fossi fuori dalla sua porta mentre noi stavamo parlando. Mi avresti detto qualcosa se non avessi sentito quella conversazione?”

“Oh, sicuramente,” rispose Jaime. Lei lo guardò dubbiosa, quindi scoppiò a ridere. “Ero davvero vicino dal farlo. Probabilmente lo avrei fatto per le ultime due settimane della stagione.”

Brienne era tentata di chiamarlo bugiardo, ma, anche se stava scherzando, sembrava troppo presto per quello. Invece, si sporse in avanti e lo baciò. Lui ricambiò il gesto entusiasta e sorridendo contro le sue labbra. Lei gli aveva detto che voleva procedere con calma, almeno sul piano fisico, ma questo non le dispiaceva.

Brienne afferrò il suo moncone e lui smise di baciarla, rimanendo a fissarla.

“Penso che dovremmo trovare un modo per iniziare a fidarci l’uno dell’altra,” spiegò.

Quindi iniziò a baciargli il polso, per poi passare sopra il tessuto cicatriziale.

Jaime non riuscì proprio a nascondere le sue emozioni.

“Non dubiterò mai più di te,” disse, come se fosse il gentiluomo che interpretava ogni volta.

Brienne sentì dentro di sé crescere una sensazione di pace.

“E io non dubiterò mai più di te,” promise.

Sapeva, però, che quello non era il genere di cose che lei poteva davvero promettere. Nel corso degli anni erano stati troppi i motivi per i quali doveva diffidare anche dalle persone a cui voleva bene. Ma quella era comunque una promessa che voleva fare e quei due anni di distanza da Jaime l’avevano fatto capire che qualche volta doveva comunque provarci.

 

 

 ******************************

 

 

Brienne certamente avrebbe dovuto saperlo che Jaime avrebbe provato a fare qualcosa di assurdo.

Anche mentre questo stava accedendo, anche se si sentiva mortificata, aveva continuato a pensare Avrei dovuto immaginarlo. E lei… beh, si sentiva mortificata, ma si sentiva anche molto sollevata per due motivi diversi, perché le sarebbe servito da promemoria e perché era la prova che lui ancora la conosceva bene. Perché, seriamente, quello era esattamente quello che Jaime avrebbe fatto.

Catelyn le aveva detto che quell’anno c’era bisogno che anche lei partecipasse al ballo, anche se le avrebbe fatto indossare un bel cappotto blu scuro con delle belle rifiniture bianche e dei pantaloni kaki che a Brienne piaceva molto. Il cappotto, le aveva rivelato Catelyn, era stato appositamente studiato da Sansa per lei, in modo che avrebbe potuto interpretare lo Stalliere di Winterfell. Ovviamente questo non era propriamente un titolo o una parte che lei era solita interpretare.

Ancora un volta, avrebbe potuto fare delle obiezioni, ma non lo fece. Forse Jaime era la causa di questo, perché aveva utilizzato ogni momento che avevano a disposizione per compensare la mancanza di comunicazione tra di loro in quegli ultimi due anni e aveva trovato ogni opportunità e scusa per spingerla da parte, baciandola e raccontandole come stava andando la sua giornata, trovando ogni volta un angolo buio della tenuta che lei non sapeva neanche che esistesse.

Quando la festa iniziò, sembrava tutto normale. Brienne se ne stava da una parte con Sam, che continuava a fissare Gilly mentre ballava con Jon. Robb e Jeyne sembravano avere una conversazione estremamente seria vicino alla biblioteca, il che significava che presto lui si sarebbe dichiarato. Loras e Renly stavano ballando con due donne diverse mentre si scambiavano sguardi e cercavano di non scoppiare a ridere. Jaime e Margaery stavano ballando e chiacchierando, mentre Sansa e Theon se ne stavano l’uno accanto all’altra, mangiucchiando e dando l’apparenza che stessero facendo commenti sulla danza degli altri partecipanti. Catelyn troneggiava su tutti loro, con un aspetto bello e solenne mentre si trovava accanto a Olenna Tyrell, che per l’evento aveva indossato anche lei il costume e sembrava trovarsi molto a suo agio nel ruolo dell’Ospite d’Onore.

All’improvviso, Sam le diede una gomitata sul fianco.

“Uhm? Brienne? Questo era nel programma?”

Brienne alzò lo sguardo, anche se era praticamente certa che si trattava di qualcosa che aveva a che fare con Jaime.

In un primo momento ebbe qualche problema a capire che cosa stesse accadendo. Margaery e Jaime sembrava che stessero litigando, ma non si riusciva a sentire cosa stessero dicendo. Dal modo come parlavano, sembrava quasi di assistere a un cartone animato. C’erano tanti movimenti con le mani e sussurri aspri. Sembrò che Margaery stesse cercando di baciarlo e che Jaime si stesse allontanando. Le altre persone avevano iniziato a notarlo. Brienne guardò in direzione di Catelyn e notò che aveva un’espressione divertita mentre li osservava. Attirò la sua attenzione e il sorriso sul suo volto diventò ancora più ampio. In quel momento dei campanelli di allarme iniziarono a suonare nella mente di Brienne.

“Io lo uccido,” decise.

“Uh oh,” rispose Sam, alzando un dito.

Brienne spostò lo sguardo e vide Jaime che si avvicinava verso di lei. Margaery stava fingendo di singhiozzare. Sansa si mise al suo fianco e l’abbracciò. Il sorriso di Jaime diventò sempre più ampio quando notò lo sguardo d’avvertimento sul viso della donna.

“Lady Brienne,” disse.

“Stalliere Brienne,” lo corresse. “Che cazzo stai facendo?”

“Che linguaggio poco appropriato per una lady,” rispose Jaime con un sorriso compiaciuto mentre fingeva di essere scontento. “Forse è per questo che non riesco a smettere di pensarvi.”

In quel momento avevano tutti gli occhi su di loro. La gran parte di loro era confusa. Alcuni sembravano essere deliziati. Sam stava battendo piano le mani, sembrando così leggero mentre rimbalzava sulle punte dei piedi come un bambino. Brienne si sentì improvvisamente confusa, come se si fosse separata dal suo corpo. Che cosa pensava esattamente di fare? Avevano ammesso di amarsi l’un l’altra. Avevano anche deciso di concedersi un’occasione. Non era certamente una persona che chiedeva grandi gesti come quello. Ovviamente li aveva desiderati, ma questo non significava che ne avesse bisogno.

“Che cosa stai facendo?” Chiese dolcemente.

Jaime le sorrise semplicemente.

“Nelle ultime settimane, mentre stavo corteggiando Miss Tyrell, tutto quello a cui riuscivo a pensare eravate voi e le estati che abbiamo condiviso qui anni fa, prima che fossimo separati dal nostro ceto e situazione sociale.”

“Questo è ridicolo,” rispose Brienne.

“Ma non ho mai smesso di prendermi cura di voi. Non ho mai smesso di amarvi. Anche il vostro tocco più innocente mentre sellavi il mio cavallo per me…”

“Io ti ucciderò.”

“… è stato abbastanza per riportarmi ai giorni più innocenti. In passato ho dato troppa importanza a quello che la mia famiglia pensava di me, di noi, e credo che voi abbiate fatto la stessa cosa.” Jaime inarcò un sopracciglio, guardandola. Brienne alzò gli occhi al cielo e lui, uscendo leggermente dal personaggio, soffocò una risata. “So che la mia famiglia e quella di Miss Tyrell si aspettano che io faccia il mio dovere chiedendole la sua mano. In questo modo uniremo le nostre famiglie, ma non sono mai stato una creatura molto razionale. Sono una creatura fatta d’amore e ti amo.”

Jaime si mise in ginocchio e Brienne trascorse qualche momento di panico totale. Che cosa cazzo stava facendo? Ma la mise subito a suo agio con un piccolo sorriso. La guardò nuovamente negli occhi. Ti fidi di me? Le chiese con lo sguardo. Lei annuì.

La scatola che Jaime tirò fuori dalla sua tasca era più grande di quella per un anello e questo la mise a suo agio, anche se si sentiva ancora tesa per la confusione nella sua mente e per la sensazione che provava nell’avere tutti gli occhi su do lei. Fortunatamente non si trattava di tutti i presenti alla festa, ma vi erano tutti quelli che si trovavano nelle loro immediate vicinanze e lei si chiese cosa riuscissero a vedere. Le persone esterne alla struttura sicuramente stavano pensando che si trattasse di parte della sceneggiatura. Ma i loro colleghi, quelli che conoscevano ormai da tempo lei e Jaime, cosa stavano pensando? Guardavano entrambi e vedevano qualcosa di impossibile in loro? O, per loro che li conoscevano meglio, la lora storia aveva senso?

Jaime aprì la scatolina e Brienne ridacchiò, sorpresa nel vedere che cosa ci fosse all’interno. Gli occhi le si riempirono di lacrime, consapevole che sarebbe stata molto imbarazzata per quella situazione più tardi.

Sulla superficie in seta color avorio c’era una chiave malconcia, quella con la stampa leopardata viola che lui le aveva preso per scherzo anni prima.

“Torna a casa, Brienne. Per favore,” disse Jaime.

Le sorrise, troppo felice per essere riuscito a farcela.

Brienne prese la chiave dalla scatola e la strinse tra le dita. Era qualcosa di familiare e dovette ammettere che le era mancata.

“Sì,” rispose.

Mentre la sua vista si annebbiava a causa delle lacrime che le riempirono gli occhi, rimase ancora una volta colpita dalla forza del sorriso di Jaime.

   
 
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