Storie originali > Introspettivo
Segui la storia  |       
Autore: alessandroago_94    29/06/2020    15 recensioni
Alex è un giovane uomo pieno di dubbi e di voglia di mettere in carreggiata la propria vita, che spesso gli appare senza senso. È infatti vittima di un’ossessione, quella riguardante una persona idealizzata, o forse un suo stesso personaggio inventato; il fantomatico G.
Alla ricerca costante di questa persona si aggiunge una ricerca interiore, quella riguardante sé stesso.
Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, l’agente James Barley, prossimo al pensionamento, si ritrova immischiato in una vicenda quasi assurda. Immerso in una società dell’orrore dove regnano bugie e disonestà, e dove sono solo i soldi a fare la differenza tra gli esseri umani, indagherà a riguardo di una clinica privata in cui si effettuano strani e proibiti esperimenti.
Le due vicende si intrecciano, anche se non si incontrano mai definitivamente. Possibile che anche questo racconto sia tutta una grande bugia? Un Limbo, appunto. Un Limbo dei Bugiardi. Un luogo immaginario in cui regnano solo le maschere.
Genere: Azione, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo dieci

CAPITOLO DIECI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ciò che è difficile attrae,

l’impossibile seduce,

ciò che è complicato spaventa”.

Paulo Coelho.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ci risiamo, cazzarola.

“Mi ami?”

E che cazzo…

“No” rispondo ad Alice, dopo l’ennesimo amplesso.

Mi rivesto con la solita fretta, distogliendo lo sguardo dai suoi occhi non appena si velano di lacrime dopo la mia rispostaccia.

“Ma, allora…”.

Sembra che voglia qualche altra parola da me, la pretende, ed io l’accontento.

“Ti ho solo scopata, io non ti amo. Cosa non ti è chiaro?”

Alla faccia del mio buon proposito di diventare una persona migliore.

Sono ancora giovane, io devo farcela. Ma non è colpa mia se sono così solo, se mi sento tale; so che sia Alice e sia Mario vengono da me solo per scopare, ma non appena troveranno un altro scopatore ecco che se ne andranno felici e contenti, senza nemmeno dirmi addio. Io non conto niente per loro, sono solo le ennesime persone che si presentano alla mia stazione e pretendono qualcosa. Li accontento finché mi va, poi sono sincero e per me diventano tutta carne da macello. Tanto se ne andranno presto dalla mia vita, in ogni caso.

Piange adesso, Alice; e non è che me ne freghi più di tanto. Ma, poi…

“Non ti rendi conto di quanto vali per me?” chiede, mentre si allunga a stringere forte le mie mani tra le sue.

Mi ritraggo.

Per un attimo, colto di sorpresa da quel gesto così carico d’intensità, mi viene da commuovermi. Tuttavia, mi rendo subito conto che, probabilmente, sono le stesse parole che riserva a tutti gli uomini.

 

Che quadro generale mi sono fatto di Alice? Indubbiamente che sia una malata. Sono scettico a riguardo del fatto che una cacciatrice così sia in grado di innamorarsi.

Ma… tutto ciò è frutto della mia immaginazione?

Davvero questa giovane donna dall’apparenza così per bene è così scatenata sotto quel punto di vista?

 

Torno alla realtà. A quel contatto che sto sciogliendo frettolosamente.

“Perché dovrei valere qualcosa per te?”

Riesco a rispondere solo tramite una domanda. Cioè, per carità, di certo Cupido spara frecce alla cazzo, però che questa ci abbia legato, proprio no, non ci credo manco se mi paga.

“Sei speciale, Alex, peccato che tu voglia nasconderti dietro a una maschera. Non fa per te comportarti da cattivo, hai un cuore grande e lo sai anche tu, per quello che fai per me”.

“Scoparti?”

Quasi rido, nel mio imperituro scetticismo. Lei resta impassibile.

“Non sai allora quanto si sta male. Un giorno ti prometto che te ne parlerò con calma, e ti racconterò quanto soffro. E quanto tu sia la cura a tutto questo”. E così dicendo, se ne va.

Alice, questa volta mi hai sorpreso. Resto per qualche istante a fissare la porta nel retro dalla quale si è appena defilata, riflettendo sulle sue parole, ma soprattutto su come me le ha gettate in faccia. È purtroppo vero che anche io ho un buco nero dentro, che mi distrugge pian piano, che mi fa soffrire e mi fa star male.

Ci rifletto in continuazione, ma con le altre persone sì, indosso una maschera. Chi non lo fa, d’altronde? Meglio lasciar perdere…

 

È il turno di Mario.

Entra nel negozietto con viso tirato e stanco, totalmente neutrale. Quando fisso i miei occhi nei suoi, solo allora noto che cerca di non distoglierli. Cerca un contatto, ed io gliel’ho offerto.

Ordina dei prodotti ed io lo servo in silenzio, mentre avverto il suo sguardo fisso su di me. So che mi desidera, altrimenti non sarebbe mai venuto fin qui, snob com’è. Spero solo che non pretenda anche lui una prestazione, in modo particolare perché i miei stanno per venire a darmi il cambio e non è quindi il momento e il luogo ideale.

 

Se mi piace Mario? Uhm, è come per Alice.

Nì.

Sono corpi gradevoli, ottimi ripieghi per compensare ciò che non potrò mai avere. La figura distante di G ancora mi perseguita, è come uno spettro che riempie le mie giornate con la sua sola remota ombra.

 

Mario alla fine se ne va in fretta, dopo aver pagato con qualche spicciolo.

Se ne va in modo veramente neutro, salutando tra i denti come se fosse un cliente qualsiasi. Come se per me non fosse nessuno. Questa è la gente che dice di amarmi!

 

Torno al Mary’s House con un morale sgonfio quanto una gomma bucata da un mese. Non so cosa aspettarmi, non so di preciso cosa cercare o come insistere, e per la prima volta durante questo incarico mi ritrovo a essere un po’ confuso e intimidito.

La stessa infermiera che mi ha accolto durante la prima visita viene ad aprirmi, dopo che ho suonato alla porta.

“Buongiorno, signor agente. Prego, si accomodi” mi saluta con cordialità.

“La ringrazio”.

“Ancora qui per il caso Stradford?” mi chiede poi, aspettando che la porta si richiuda automaticamente dietro di me.

“Sì”.

Fa un cenno affermativo con il capo, poi scribacchia un istante sul tablet che ha sempre con sé.

“Tra qualche istante un componente dello staff medico verrà a dialogare con lei. Non so chi di preciso, abbiamo sempre tanto da fare, ma penso che non sia un problema. Li conosce già quasi tutti” si spiega, rialzando gli occhi dall’aggeggio tecnologico.

“Nessun problema” acconsento.

Faccio tuttavia appena in tempo a sedermi che appare il dottor Zayne, procedendo a passo molto svelto verso di me.

“Agente speciale Barley, che immenso piacere ricevere un’altra sua visita” saluta, porgendomi educatamente la mano, che stringo con prontezza. Al di là del velo di superficiale gentilezza sembra un po’ scocciato, e come dargli torto d’altronde.

“Piacere ricambiato” replico. “Immagino sia tornato qui per quella faccenda, di nuovo”.

“Certo, sì”.

“Immagino anche che non ci siano novità, altrimenti non si sarebbe presentato qui nuovamente con il solo distintivo e senza alcun mandato di arresto o di perquisizione”.

Per un solo istante resto pietrificato. Il medico mi ha raggelato, ha colpito abilmente nella piaga.

Inizio a capire che sta giocando con me, mi sta mettendo alla prova; sa che non ho ancora scoperto uno straccio di niente, e per questo si sente ormai in una posizione più privilegiata rispetto alla mia. O forse è solo ciò che vuole farmi credere, per scoraggiarmi ulteriormente.

“Le indagini sono a buon punto, ma naturalmente non posso scendere nei dettagli” rispondo, dopo aver esitato quell’istante di troppo che ha concesso al mio antagonista di prendersi qualche secondo di gloriosa superiorità. “Sono comunque tornato al fine di fare qualche altra domanda”.

Zayne allarga le mani.

“Tutto quello che desidera. Anzi, se me lo consente, farò molto di più; non importa se ha un mandato o meno, le permetterò di visitare la clinica, in modo da sfatare definitivamente ogni dubbio e da farle comprendere la realtà con cui abbiamo quotidianamente a che fare”.

“E’ molto gentile da parte sua” replico, cercando di mostrarmi strafottente e sicuro di me. Non come se quella fosse una sua concezione, bensì come se fosse un suo dovere. Non so se ci sono riuscito, poiché egli mi dà le spalle e accenna a seguirlo.

“Prego, mi segua”.

 

Quello che vedo dà i brividi.

Sembra un lager, questa clinica.

Minuscole stanzette dalle sembianze di una cella sono disseminate per tutto il pian terreno, l’una a fianco dell’altra, illuminate da finestrelle da bagno posizionate ben lontano dalla portata delle mani dei pazienti.

Il primo uomo che scorgo è un signore di mezza età legato su una sedia.

“Dio mio” sussulto, al cospetto di così tanta violenza.

“So che può sembrare bestiale, ma è per il suo bene. Esclusivamente per quello” dice Zayne, notando il mio disappunto. Si allunga a sfiorare il polso nudo dell’uomo, che inizia subito a lanciare grida lancinanti.

“Se stesse slegato, si morderebbe. Si farebbe tanto male, fino a provocarsi lesioni molto gravi; forse si mangerebbe anche da solo, non ci è dato conoscere la profondità della sua follia. Tuttavia è qui con noi e i nostri metodi gli fanno bene”.

Udendo le strida acute, un’infermiera giunge di gran fretta e ci allontana con un sol gesto risoluto.

“Perdoni il personale, agente. Il nostro è un compito delicato e serve sangue freddo” notando il mio silenzio, prosegue, “se si sta chiedendo se è in regola tutto questo, be’, le dico che lo Stato ci ha concesso un permesso speciale per portare avanti le nostre cure. Che fanno bene, ripeto, tanto bene”.

Continuo a seguire il dottore, fintanto che incrociamo altri pazienti, tutti imbragati dalle camicie di forza. Gridano, gemono; sembra di essere in un altro mondo.

“Se mi libero, mi ammazzo” grida un giovane dagli occhi sgranati, ed io mi ritraggo. Vorrei solo andarmene da qui.

Zayne mi sfiora un braccio e mi indica di tornare indietro.

“Oh, immagino sia troppo forte per lei. Ma adesso capisce perché in questa clinica le condizioni sono proibitive. Chi arriva qui di solito piomba frettolosamente, sbattuto da qualche altro centro medico, e la maggior parte è così folle da volersi togliere la vita”.

Colgo il chiaro riferimento al caso Stradford, anche se sono in soggezione.

Mi riaccompagna indietro senza che io abbia la forza per fiatare, ma prima il medico ha una sorpresa per me. Accenna verso una stanzetta impregnata dall’intenso odore di disinfettante, e quando mi affaccio noto Morrow, lo psicoanalista, seduto al cospetto di un paziente che mi volge le spalle.

Si tratta di una donna che piange sommessamente.

Il dottore le pone domande sul suo passato in un modo perentorio e glaciale, mentre la signora grida e si dispera.

“Serve polso per un posto come questo” sussurra Zayne al mio orecchio, poi mi afferra delicatamente per un braccio e mi fa retrocedere di nuovo.

Una volta tornati nella calma zona d’accoglienza, il vasto atrio dove finora sono stato accolto, l’uomo mi rivolge il primo freddo sorriso e mi pone la mano destra da stringere, in segno di commiato.

“Come vede, abbiamo molto da fare. Lei torni a fare il suo lavoro e dorma sonni tranquilli, agente. Su quel caso non c’è nulla da aggiungere, l’ha visto anche lei che matti che ci mandano. Se uno di essi s’ammazza, poco importa se era un senatore o meno; nessuno ne ha causa”. E mi congeda così, lasciandomi di ghiaccio.

A passi lenti me ne vado, abbandono quella clinica degli orrori dopo aver ingoiato ogni rospo possibile. Alla fine sono stato sconfitto, non ho proprio più niente da aggiungere.

Torno alla mia volante e mi metto alla guida; per oggi basta, torno a casa dai miei. Ma domattina vado di corsa a far archiviare questo caso, che evidentemente non ha davvero più nulla da aggiungere.

Oppure sono io che sono un codardo facilmente impressionabile?

Be’, allora non è il mio lavoro. Meglio tornare a sfogliare scartoffie in ufficio, anche se mi dispiace che qualcuno abbia risposto fiducia in me e che io non ne sia stato all’altezza.

Mi dispiace, ma alla mia età penso di saper prendere una decisione precisa.

   
 
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: alessandroago_94