Le prime
lezioni di teatro risultarono pesanti e noiose quasi quanto
quelle
di storia della magia: nessuna improvvisazione era prevista e le ore
scorrevano nell’acquisire passivamente tecniche che
gli studenti non
avrebbero mai messo in pratica.
“Scusi
professoressa, ma non dovremmo esercitarci?”
Dolores
interruppe la sua spiegazione delle opere teatrali del mago italiano
Pirandello
per scoccare un’occhiataccia al ragazzo che aveva appena
parlato.
“Deve
alzare la mano per richiedere la parola, signor Potter! Ad ogni modo,
nei libri
di testo ci sono tutte le informazioni sufficienti per superare gli
esami...”
“Ma
come
faremo a prepararci per il musical?”
“La
preparazione per il musical avverrà in altre giornate e non
è destinata a
tutti. Cercare di preparare tutti voi a diventare artisti sarebbe solo
un vano
dispendio di energie... Anche se qualcosa mi dice che sarà
ehm... Dispendioso
insegnare a lei vista la sua insolenza. Si ricordi che io non l'ho mai
voluta
nello spettacolo e che questo privilegio può essere revocato
in ogni momento...”
“Ma io
veramente non volevo–”
“Basta
così Potter!” strillò Dolores con un
lampo di irritazione negli occhi, per poi
tornare a sorridere. “Basta così”
ripeté poi con un tono calmo, prima di
riprendere la lezione.
Quando
l'ora finalmente finì, Ron raccolse in fretta le sue cose
senza degnare di uno
sguardo i suoi migliori amici: un atteggiamento passivo aggressivo che
il rosso
aveva tenuto fin dall'annuncio del calice rosa.
“Ron,
aspetta!” lo chiamò Hermione rincorrendolo nel
corridoio, seguita a ruota da
Harry.
“Perché
dovrei aspettarvi, eh? Perché ora siete due divi del teatro
e i divi si fanno
attendere?”
Gli altri
due lo guardarono perplessi.
“Ma
che
stai dicendo?”
“Dico
che
ero l'unico a voler davvero far parte di quel musical e invece voi mi
avete
soffiato il posto da sotto al naso! Begli amici!”
“Ma
Ron,
io neanche volevo partecipare! Non ho fatto nessuna audizione e non ho
messo il
mio nome nel calice rosa!”
“E tu
ti
aspetti che io ci creda?” ribatté Weasley con
espressione autenticamente
furiosa e ancor di più delusa. “Volevo diventare
attore, non chiedevo tanto,
avrei venduto uno dei miei fratelli pur di fare Jean Valjean!”
In quel
momento uno dei suoi fratelli effettivamente gli passò
accanto in mezzo al
viavai degli studenti che si spostavano per cambiare aula.
“Spero
non starai pensando a me o Ginny - noi un posto nel musical lo abbiamo,
ma ti
vogliamo bene lo stesso anche se sei mediocre fratellino!”
Fred si
allontanò ridacchiando, lasciandosi dietro il Miseriaccia
del fratello
minore.
L’umore
di Ron non migliorò né quella sera né
il giorno dopo, anzi peggiorò quando a
colazione due gufi raggiunsero Harry e Hermione consegnando loro
l’orario della
prima prova ufficiale degli attori selezionati dal calice.
Harry, di
malumore a sua volta ma per motivi opposti, decise che era troppo
stanco per
cercare di farlo ragionare e si diresse direttamente a lezione di
Pozioni –
avrebbe voluto sperare in una mattinata tranquilla, dato che la lezione
extracurricolare del pomeriggio non prometteva nulla di buono, ma tre
anni con
Piton come insegnante gli suggerivano
l’improbabilità del pensiero.
Draco si
avviò,
accompagnato da Pansy, alle prove di teatro con un ghigno divertito
stampato
sul volto. A giudicare dalla scenata in Sala Grande e dalle voci che lo
avevano
raggiunto su un loro alterco durante l’ora di lezione, avere
la Umbridge e
Potter nella stessa stanza gli avrebbe regalato non poche soddisfazioni
e
risate.
Le future
umiliazioni dell’Idiota-Che-È-Sopravvissuto non
erano tuttavia l’unico motivo
per cui si sentiva soddisfatto. Draco godeva dello stare al centro
dell’attenzione e aveva una certa familiarità con
il teatro: l’aver ottenuto –
in virtù delle sue innegabili qualità –
la parte di Marius, protagonista
accanto a Valjean e Javert, lo riempiva d’orgoglio. Gli erano
arrivati commenti
indispettiti sull’assegnazione del ruolo senza che sostenesse
un provino, ma
aveva subito compreso che si trattava soltanto di poveri invidiosi e
non aveva
infierito più di tanto. Raggiunse la Stanza delle
Necessità e fu accolto da uno
stridulo “Potter!”.
Che anno
meraviglioso gli si prospettava.
“Ehm
ehm”
A quel
richiamo, che sarebbe stato normalmente ignorato, tutti i ragazzi si
zittirono
immediatamente e scattarono quasi sull'attenti. Non era infatti una
lezione
qualsiasi, ma l'inizio delle prove speciali del musical a cui avevano
avuto
accesso solo i fortunati prescelti dal calice rosa.
“Bene”
commentò Dolores, un pochino sorpresa lei stessa della
facilità con cui aveva richiamato
l'attenzione. “Per prima cosa, miei cari ragazzi, vi invito a
dimenticare tutto
quello che ho detto a lezione. Il teatro è essenzialmente
pratica, per cui non
è minimamente importante conoscere le teorie precedenti ma
solo buttarsi e
improvvisare, sentendo l'emozione che nasce dal vostro... Piccolo...
Tenero
cuore”.
“Ma
professoressa...”
“La
mano
Potter, devi alzare la mano, quante volte devo dirlo?”
Harry si
lanciò un'occhiata intorno, poi si arrese all'idea di alzare
la mano nonostante
l’esiguo numero di persone presenti.
“Dicevo,
a lezione ci ha detto esattamente il contrario. E io appunto le ho
chiesto come
avremmo fatto ad affrontare il mondo del teatro quindi...”
“Lei
ha
già parlato e io le ho già risposto!”
strillò la professoressa. “Ogni corso ha
le sue regole e io pretendo ordine! Un ordine che lei sta minando da
troppo
tempo... Mi chiedo se non sia il caso davvero di rimuoverla dato
che...”
Prima che
potesse finire la frase, il coordinatore dell'attività
alzò la mano in alto in
modo volutamente canzonatorio, tentando anche una parodia della finta
tossettina della professoressa.
“Scusi
se
la interrompo, ma Potter non si schioda proprio dal suo posto, casomai
è quel
raccomandato del signor Malfoy che non dovrebbe essere qui!”
Tra gli
studenti le risatine sovrastarono le proteste sdegnate di Draco e della
sua
amica Pansy.
“Il
signor Malfoy non è un raccomandato, solo caldamente
consigliato” ribatté
Dolores, con una leggera indecisione nella voce. “E comunque,
in merito alla
sua voce, il signor Malfoy ha perlomeno un pregio: sa quando non
usarla. Il
signor Potter non sa proprio quando stare zitto!”
“Neanche
lei...” borbottò Moody.
Dolores
lo fulminò con lo sguardo e strinse le mani a pugno, segno
che si stava irritando
davvero.
“Se mi
contraddirà un'altra volta sarò costretta a
cacciare via anche lei, oltre a
Potter ben inteso, altrimenti...”
Moody
scattò avanti e, con un’agilità del
tutto imprevista data la gamba di legno, si
parò esattamente di fronte alla professoressa facendola
trasalire.
“Altrimenti
cosa, bamboluccia rosa?”
Dolores
strinse le labbra e apparve per un attimo stupita da quella vicinanza
inattesa.
“Beh,
in
c-caso...” iniziò balbettando leggermente per poi
riprendere la sua consueta
spavalderia, “beh, lo vedrà ehm direttamente sulle
barricate cosa potrei farle!”
“Professoressa”
intervenne Pansy alzando la mano, “potremmo iniziare subito?
Forse il professore
si convincerà dell’abilità di Draco,
ascoltandolo!”
Moody
roteò l’occhio artificiale. “Parkinson,
hai mai sentito Malfoy cantare?”
La
ragazza avvampò. “N-no, ma sono certa che
è bravissimo!”
“Naturalmente
lo sono” dichiarò il diretto interessato, muovendo
un passo in avanti. “Ho
studiato musica fin da quando ero piccolo, con precettori di altissimo
livello.
Diversamente da Potter”.
“Ecco,
ben detto!” esclamò la Umbridge riprendendosi.
“Inizieremo ehm ehm con degli
esercizi per schiarirsi la gola. Dividetevi in tre gruppi –
con ordine! –, sono
certa che Draco saprà mostrare ai suoi compagni come fare.
Lei crede di esserne
in grado?” domandò, scrutando scettica Alastor.
“Naturalmente”
replicò questo con uno sbuffo. “Ma pensavo fosse
importante che i ragazzi
seguissero il loro piccolo, tenero cuore”
aggiunse con un ghigno
provocatorio.
“Non
testi oltre la mia pazienza, Moody”.
Dolores
si voltò verso il gruppo per riprendere il filo del discorso
ma sobbalzò sul
posto quando si ritrovò davanti una figura inaspettata con
gli occhi spalancati
e i capelli chiarissimi.
“Anche
voi fate parte del gruppo, non è forse
così?” constatò semplicemente Luna con
voce sognante. “Visto che siete solo in due e gli altri
gruppi sono già
formati, posso fare gli esercizi insieme a voi professori! Del resto,
dovrò
interpretare la figlia del professor Moody, quindi sarebbe importante
cominciare a cantare insieme!”
Fu Moody
il primo a riprendersi e a ridacchiare con ironia, forse pensando che
la logica
non era così sbagliata in fondo: lui aveva un occhio pazzo e
gli era stata
assegnata come finta figlia una pazza.
“Signorina
Lovegood, non farò nessun esercizio vocale di preparazione
in quanto non ne ho
bisogno” rispose la professoressa, cominciando nel frattempo
a scrutare i
gruppi che si erano formati. “Ecco, in realtà i
gruppi sono sproporzionati: si
metta insieme al signor Malfoy e alla signorina Parkinson e... Per
Salazar,
siete in troppi qui: vediamo, Paciock vieni qui... Tu ti unirai a
Malfoy,
Parkinson e Lovegood”.
Quando
finalmente i tre gruppi furono in egual numero, la professoressa
creò con la
bacchetta tre flussi di magia a forma di gomitolo e ne
posizionò uno al centro
di ogni gruppo.
“Cominciate
a cantare – semplici vocalizzi per il momento andranno bene.
Cercate di
rispettare ordini precisi e di non accavallarvi per piacere. Se la
magia rimane
di colore rosa significa che va tutto bene, se diventa invece nera
significa
che state stonando. Ehm spero per voi che questo non succeda”.
Una volta
assegnato il compito, si sedette su una sedia e si mise ad osservare
con un
sorriso – molto precario – la situazione, pronta a
intervenire in qualsiasi
momento.
“Com’è
andata?” domandò Zabini ai due compagni, quando
finalmente lo raggiunsero al
tavolo Serpeverde. La cena era già iniziata da almeno
mezz’ora, ma Draco e
Pansy non erano gli unici ritardatari: insieme a loro si
riversò in Sala Grande
pressoché l’intero gruppo di attori scelti,
Dolores Umbridge e Alastor Moody
inclusi.
“Male”
sputò Pansy, sedendoglisi accanto.
Blaise
sussultò, sentendo la sua voce roca. Inarcò un
sopracciglio. “Avete cantato
tutto il pomeriggio o cosa? E perché sembri avercela con
Malfoy?”
Draco
scrollò le spalle indifferente. Si versò del
succo di zucca e lo bevve quasi
d’un sorso, tornando subito a riempire il bicchiere. Qualcosa
suggerì a Blaise
che Pansy non fosse l’unica a corto di voce.
La ragazza
sbuffò drammaticamente, accigliandosi. “Avresti
dovuto vederlo! Tutto il tempo
a fissare Lunatica, è stata una cosa francamente
ridicola”.
Draco
tossicchiò. “Ti ho detto di finirla con le
sciocchezze, Parkinson” disse
lapidario. La sua voce era quasi normale, notò Zabini.
“Dovremo duettare,
volevo capire se fosse alla mia altezza. Tutto qui”.
Un ghigno
malandrino si fece strada sul volto di Blaise. Malfoy interessato a
Lovegood?
Suonava interessante. C’era del potenziale per prenderlo in
giro a vita. “E
allora, lo è?” chiese con finta nonchalance.
Pansy, fumante di rabbia, si era
gettata sull’arrosto dopo aver borbottato un paio di commenti
cattivi ai danni
della biondina di Corvonero.
“Non
canta male” replicò Malfoy, dopo un attimo di
riflessione. Poi ghignò malevolo.
“Sicuramente meglio di Potter, avresti dovuto vedere la
faccia della Umbridge
nel vedere il suo gomitolo rosa annerirsi. Esilarante”.
“Per
poco
quello scemo di Paciock non faceva annerire il nostro, di
gomitolo” rimarcò
Pansy, lanciando un’occhiata torva al Grifondoro
dall’altra parte della Sala.
“Perché è stato scelto, comunque? Non
so se sia più ridicolo dover cantare con
lui o con Lovegood”.
“Piantala,
Parkinson, Malfoy ha detto che è brava”.
Il calcio
che gli arrivò sotto al tavolo in tutta risposta
riuscì soltanto ad acuire il
suo ghigno.
“Chissà,
magari Eponine soccomberà al fascino di Enjolras
lasciando lo sciocco Marius alla sua
Cosette”.
Anche tra
i Grifondoro l'inizio delle lezioni teatrali era l'argomento principale
e –
complice la presenza di Harry Potter nel gruppetto dei Prescelti
– alla
conversazione sembrava voler partecipare l'intera tavolata.
“È
stato
bellissimo, non c'è che dire!” esclamò
Hermione, controbilanciando la tenue
reazione di Harry. “E smettila di fare il modesto, se il
calice rosa ti ha
scelto ci dev'essere una ragione!”
L'unico
in disparte scelse proprio quel momento per sbuffare.
“Certo,
lui è il Prescelto, solo io sono l'unico a non essere preso!
E mica è giusto,
già sei famoso di tuo, potevi lasciare un po' di spazio
anche a me. E tu,
Hermione, non sei meglio di lui. Begli amici!”
Ginny
roteò gli occhi al cielo e si allontanò dal
fratello per non sentire la sua
ennesima lamentela. Si sedette invece accanto a Neville e solo in quel
momento
sembrò ricordarsi che in effetti mentre lei cantava insieme
a Hermione, Harry e
Fred, lui era stato costretto a unirsi al gruppo di Malfoy.
“Come
è
andata con le serpi?”
Neville
alzò lo sguardo dal suo piatto e quasi sobbalzò
nel sentirsi rivolgere
inaspettatamente la parola.
“Oh,
bene, molto bene!” esclamò poi in gran fretta.
La
ragazza sollevò un sopracciglio e gli scoccò
un'occhiata perplessa.
“In
che
senso tutto bene? Sei finito con quell'idiota di Malfoy, la stronza
della
Parkinson e Lunatica Lovegood!”
“Beh,
ecco, ehm... Non è andata male... Lei non è
così male” si ritrovò a dire quasi
senza rendersene conto.
Ginny era
ancora sospettosa ma sulle labbra si aprì un sorriso
– il sorriso di chi crede
di aver capito tutto e invece non ha capito niente.
“Lei?
Ti
riferisci a Luna? È strana ma posso capirlo... È
carina in fondo. Non c'è nulla
di male se ti piace e...”
NdA
Promettiamo solennemente che nessun Harry è stato maltrattato durante la stesura di questo capitolo! Forse.
Le lezioni di teatro sono finalmente iniziate, come vi sono sembrate? Ve le aspettavate così o avevate in mente qualcosa di diverso?
Fateci sapere!
Un saluto,
Nargilli Rosa