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Autore: Hiraedd    06/07/2020    2 recensioni
A volte capita che il Capitano Grifondoro si ritrovi tra le mani uno strano enigma chiamato Dorcas Meadowes, che in sei anni gli ha rivolto la parola tre volte al massimo, tutte nel giro dell’ultima settimana.
Può anche capitare che un Serpeverde solitario e innocuo inciampi in una maschera che non nasconde solo un volto, ma un mondo intero. Perchè Benjamin odia Caradoc Dearborn, sia chiaro, e quegli occhi dorati non gli fanno alcun effetto. Forse.
Oppure può succedere che il Caposcuola sia innamorato da anni della sorellina del proprio migliore amico, che ha perso la testa per un Auror di stanza in Polonia, e abbia una fottuta paura che Edgar lo scopra e lo torturi perché no, quelli che fa verso Amelia sono tutto fuorché casti pensieri d’amicizia.
Per fortuna, però, che c’è Hestia Jones, deputato diario segreto degli studenti del settimo anno, che tutto osserva nonostante, a conti fatti, non distolga nemmeno per un secondo lo sguardo dal suo adorato fidanzato, il Prefetto Sturgis Podmore.
*
Siamo ad Hogwarts, è l’autunno 1969 e la guerra è già più vicina di quanto non sembri.
*
Altri personaggi: Gideon Prewett, Kingsley Shacklebolt, Sturgis Podmore, Amelia e Edgar Bones.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Benjy Fenwick, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Fabian Prewett, Hestia Jones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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NOTE:
Scusate il ritardo, questo capitolo è stato molto difficile da scrivere e tra lavoro, tesi e vita privata ho avuto bisogno di una maggiore concentrazione perché l’ho scritto circa quattro volte ma mancava sempre qualcosa. La versione finale è molto diversa da come l’avevo pensata all’inizio, ma tutto sommato, comunque, questa versione mi piace molto, quindi spero possa piacere anche a voi. 
Il prossimo aggiornamento dovrebbe arrivare nei tempi canonici della settimana. Grazie mille per ogni recensione e messaggio, sono davvero apprezzati così come consigli e spunti!
Buona lettura!
 
 
 
 
 
CAPITOLO 25
 
 
 
 
 
 
 
 
 
<< Quindi tu ci abbandoni qui? >> chiese Dorcas ad Amelia all’uscita della Sala Grande.
 
Avevano appena finito di cenare e tutto il gruppo del settimo anno al completo, più Dorcas, si stava dirigendo a passo tranquillo verso l’ultimo incontro che il Club dei Duellanti avrebbe tenuto prima di Natale. Caradoc era il primo del gruppo, in testa al piccolo gregge, accompagnato a poca distanza dai due gemelli Prewett che – cosa per niente strana per loro – stavano discutendo animatamente riguardo a qualcosa che Fabian aveva detto ma che Gideon aveva pensato prima di lui. Dietro di loro, Sturgis e Kingsley chiacchieravano tranquillamente con Edgar. Ultime, Hestia e Dorcas si fermarono per salutare Amelia ai piedi della scalinata che portava ai piani superiori.
 
<< Devo ancora finire il tema di Erbologia da consegnare domani >> si scusò la ragazza con un sorriso malandrino << E poi, Benjy ha detto che non ci sarà nemmeno lui, e se non posso passare il tempo della riunione a torturare lui mi annoio, lo sapete benissimo >>.
 
Dorcas e Hestia ridacchiarono divertite.
 
<< Povero Benjamin >> disse Dorcas scuotendo la testa con fare rassegnato << Credo proprio che sia giunto al colmo del tempo che può passare con te >>.
 
Amelia e Benjamin, infatti, ormai erano insieme quasi ovunque: frequentavano insieme un sacco di lezioni e, in aggiunta, a causa del compito di Babbanologia che stavano preparando, passavano insieme anche un sacco di pomeriggi.
 
<< Io invece non posso lamentarmi, lui è una delizia da avere accanto >> ribatté Amelia con fare divertito.
 
Avevano stretto una strana sorta di amicizia, quei due, e infatti – per quanto divertita – Amelia non era stata sarcastica nella sua battuta: trovava seriamente divertente passare così tanto tempo con il Serpeverde. Era un bel cambiamento, rispetto alle solite persone da cui era circondata normalmente.
 
<< Ragazze, dobbiamo davvero andare >> si fermò ad avvisarle uno dei gemelli Prewett, più avanti, interrompendo momentaneamente la discussione con il fratello per avvicinarsi alle tre e avvertirle dell’orario.
 
<< Arriviamo! >> rispose Dorcas.
 
Amelia aspettò che la Corvonero – momentaneamente distratta da Fabian – tornasse a dedicarle la dovuta attenzione, poi le rivolse un sorriso sornione.
 
<< Quindi che sta succedendo qui? >> domandò con quel sottile tono pettegolo che usava spesso per parlottare con le altre ragazze di Tassorosso.
 
Dorcas, da parte sua, avvampò. Dalla parte opposta, Hestia le rivolse uno sguardo oltraggiato, come se non si fosse aspettata tanta sfrontatezza – nemmeno non l’avesse mai conosciuta! -, e poi le intimò di tacere con una gomitata ben assestata nelle costole.
 
<< Arriviamo >> si intromise alla fine la Corvonero più grande, rivolta a Fabian. Poi si voltò verso di loro e, come se non fosse successo nulla, la salutò in maniera spedita << Adesso dobbiamo andare, Meli. Ci vediamo domani >>.
 
Amelia dovette trattenere le risate vedendo un’imbarazzata Dorcas Meadowes venire trascinata via da una speditissima Hestia Jones.
 
 
*
 
 
<< Non sono sicura che questa riunione del club mi piaccia >> disse in tono convinto Hestia Jones, bacchetta dimenticata nella tasca del mantello.
 
Era seduta praticamente in equilibrio sul bordo di una delle molte sedie disposte in giro per la stanza, e aveva davanti Dorcas, seduta su un’altra sedia a un metro di distanza da lei e altrettanto in tensione.
 
<< Non mi stupisce la cosa, è stata un’idea di Kingsley >> ribattè Caradoc Dearborn, seduto alle sue spalle su una sedia posizionata invece di fronte a Fabian.
 
La stanza era cosparsa di sedie disposte a coppie – una di fronte all’altra – in modo che gli occupanti potessero guardarsi in faccia. Nessuno tra i presenti aveva la bacchetta in mano e, mentre qualche studente stava cercando di concentrarsi per tentare l’esercizio illustrato precedentemente da Kingsley e Sturgis, la stragrande maggioranza degli occupanti era impegnata a lamentarsi dell’inutilità del tempo speso in quel modo.
 
<< Quanto ancora dovremo guardarci romanticamente negli occhi a vicenda? >> chiese infatti Edgar con quel tono che sempre usava quando voleva farti capire che era l’ora di finirla, ma senza risultare scortese. Sembrava averne l’anima piena di quell’esercizio.
 
<< Non è che io stia esattamente facendo i salti dall’entusiasmo, Bones >> rispose stizzita Cinthia Rosier, che era seduta nella sedia dirimpetto a quella di Edgar e che aveva una smorfia delusa dipinta sul volto avvenente.
 
Kingsley Shacklebolt era una persona naturalmente ottimista, ma questa volta dovette proprio ammettere di aver sbagliato target con un esercizio del genere. Sturgis, di cui va detto essere addirittura più ottimista di lui, stava ancora cercando vanamente di spronare gli studenti a tentare di portare a termine l’esercizio. Certo, aveva notato Shacklebolt, perfino Sturgis sembrava essersi rassegnato all’idea di evitare le coppie composte da Serpeverde, che lo avevano già mandato al diavolo un paio di volte con termini davvero poco gentili.
 
Quando Sturgis, un po’ abbattuto dal fallimento dell’esercizio, si avvicinò alla propria ragazza e a Dorcas, Kingsley vide Hestia dare in un sorriso dispiaciuto.
 
<< Non è che sia un esercizio inutile >> la sentì giustificarsi con tono gentile << Ma è difficile capire se si stanno compiendo passi in avanti quando il tuo avversario non testa la tua resistenza con la bacchetta! >>.
 
Kingsley poteva dire di aver capito il punto.
 
Insieme a Sturgis, e stimolati da diverse richieste di vari membri del Club, avevano deciso di approcciare come tema da portare avanti per parte dell’anno la Legilimanzia e l’Occlumanzia. Insieme al Professor Mathison, che insegnava Difesa contro le Arti Oscure, avevano elaborato un piano per gli incontri in modo da approcciare il tema gradualmente e sotto la supervisione di qualcuno che ne sapeva più di loro.
 
Questo detto, sebbene il tema avesse inizialmente suscitato grande entusiasmo – specie dal momento che due branche della magia avanzate quando lo erano la Legilimanzia e l’Occlumanzia non venivano insegnate a scuola – dopo aver tentato qualche esercizio di concentrazione, la maggioranza degli studenti aveva iniziato a lamentarsi più o meno a gran voce a causa della mancanza dell’azione tipica degli incontri del Club dei Duellanti.
 
Quindi adesso si trovavano a quel punto, con molti studenti annoiati e l’entusiasmo di tutti sotto zero.
 
<< Ti prego, King >> sentì sbuffare Gideon da un punto imprecisato alle sue spalle << Fai finire questa tortura >>.
 
Quando si voltò, lo vide seduto di fronte a Antonin Dolohov e con, alle spalle, Thorfinn Rowle. Sconsolato, Kingsley si voltò e prese posto più o meno al centro dell’aula.
 
<< Bene, diciamo che questo esercizio può essere finito qui per questa riunione. Ricordatevi però che è un esercizio importante in vista degli incontri del Club dopo Natale, quindi durante le vacanze cercate di ritagliarvi del tempo a casa per esercitarvi >> un gran coro sarcastico si levò specialmente dalla parte Serpeverde dell’aula. Kingsley fece finta di nulla << Adesso, mantenendo le coppie che abbiamo deciso per quest’incontro, ci eserciteremo sull’incantesimo scudo in maniera non verbale. Cinque coppie a turno, ogni turno durerà cinque minuti e Sturgis terrà il tempo >>.
 
Nell’aula si sentì tirare un sospiro generale, e in men che non si dica le sedie vennero spostate e impilate in un angolo.
 
Ci sarebbe stato da lavorare.
 
 
*
 
 
<< Questo secondo me lo sbaglia >> mormorò Sturgis, seduto accanto a Hestia vicino al caminetto.
 
<< Si, questo si >> gli diede manforte Edgar, seduto lì vicino accanto a lui.
 
<< Si deve concentrare, c’è poco da fare >> disse allora Fabian, in piedi vicino a Dorcas.
 
<< Ci riuscirebbe, a concentrarsi >> esclamò Caradoc Dearborn stizzito, voltandosi verso di loro con fare inviperito << Se solo chiudeste quelle bocche larghe che vi ritrovate! >>.
 
Proprio in quel momento, mentre era voltato verso il gruppo intento a maledirli, fu investito da un incantesimo di ostacolo che lo fece inciampare su sé stesso e finire a terra. Dal momento che diverse coppie si stavano allenando nello stesso momento, la cosa finì per passare quasi inosservata. Quando si rialzò, non li degnò di uno sguardo e si voltò con tutta la grazia possibile verso il proprio sfidante. Trevor Williams era un Tassorosso del sesto anno, e al momento lo stava guardando con un sorriso impacciato, come a scusarsi.
 
Hestia Jones, seduta sul pavimento e con la schiena al muro tra il suo fidanzato e Dorcas Meadowes, ormai era abituata a quei simpatici siparietti all’interno del gruppo.
 
La festa di Edgar, decise, aveva aiutato a ridistendere l’atmosfera che – negli ultimi tempi – si era fatta un po’ pesante. C’era ancora qualcosa di irrisolto tra Sturgis e Caradoc ma, nel corso dell’ultima settimana, i momenti come quello appena passato – in cui tutti insieme ridevano e spesso ai danni di Caradoc, che si prestava un po’ come giullare – erano almeno ripresi.
 
<< Dobbiamo vederci, durante le vacanze natalizie >> disse la ragazza rivolta verso Dorcas, approfittando del fatto che Sturgis fosse occupato a chiacchierare con gli altri e che nessuno stesse prestando loro attenzione.
 
Dorcas sorrise in modo incerto.
 
<< In realtà… >> mormorò abbassando lo sguardo. Poi solo un silenzio imbarazzato.
 
Hestia si voltò ad osservarla, stupita da quell’improvvisa incertezza. Al contrario di ciò che si sarebbe pensato di primo acchito, Dorcas non era una persona timida. Le cose le faceva e le pensava in silenzio, senza sbandierare niente troppo in giro, eppure aveva sempre una certa sicurezza, ad accompagnare ogni gesto misurato.
 
Quell’incertezza fu un segnale di allarme.
 
<< Se non vuoi non dobbiamo per forza >> le disse allora, cercando di non mostrare segni di sconforto.
 
Aveva altri amici, d’altronde. Certo, ci aveva sperato, era inutile negarlo, ma non poteva pretendere che dopo pochi mesi l’altra ragazza – che di fama si sapeva essere solitaria e poco incline alla compagnia – l’accettasse senza remore. Forse non sarebbero mai nemmeno arrivate a quel livello, si disse. Non avrebbe dovuto prendersela, nel caso.
 
Si accorse però che non prenderla sul personale non le riusciva così naturalmente.
 
<< Hestia, amore, va tutto bene? >> chiese Sturgis voltandosi dopo aver detto qualcosa a Edgar.
 
Lei si voltò verso il suo ragazzo e si stampò un sorriso in volto.
 
<< Certo >> esclamò.
 
Hestia sentì che Dorcas, vicino a lei, si era irrigidita. Quasi cedette nel voltarsi verso l’altra ragazza, ma all’improvviso Kingsley, che aveva passato il tempo girovagando per controllare i duelli, alzò la voce.
 
<< Bene basta così, questo turno è finito, il prossimo >>.
 
 
*
 
 
Negli ultimi mesi per Fabian gli incontri del Club dei Duellanti erano diventati uno degli appuntamenti preferiti di tutta la settimana. L’altro era l’allenamento di Quidditch della sua squadra perché, ehi, il Quidditch difficilmente si batte.
 
All’inizio, si era iscritto al Club dei Duellanti principalmente a causa degli inviti di Sturgis, che il Club lo organizzava, e per l’idea in sé di prendere familiarità con i duelli prima di tentare l’entrata nell’Accademia Auror. Con il passare delle riunioni, però, incontro dopo incontro si era lui stesso reso conto che oltre a concedergli una modalità di sfogo dallo stress settimanale, l’appuntamento gli dava un’ottima occasione di studio di una persona in particolare.
 
Guardò Dorcas Meadowes prendere posto davanti a Hestia per l’esercitazione nell’incantesimo scudo non verbale, la bacchetta ben salda alla mano. La ragazza aveva qualcosa di strano, decise Fabian: notò infatti la postura particolarmente rigida e ne osservò il profilo attento quando la vide spostare l’attenzione su Hestia per indirizzarle un cenno con il capo.
 
Dorcas aveva un modo tutto suo di guardarti, e nel periodo trascorso più o meno insieme nei mesi precedenti – un periodo fatto di casuali incontri nei corridoi e piccoli momenti ritagliati quasi per coincidenza dopo pranzo – Fabian si era reso conto che nessuno sguardo della Meadowes era mai distratto. Dorcas guardava invece di parlare, e il suo era uno sguardo da cui non ci si poteva – e nello specifico lui non voleva mai – sottrarsi.
 
Adesso, però, davanti a Hestia in attesa del duello, la ragazza più giovane sembrava intenzionata a non rivolgere lo sguardo all’amica se non per brevi istanti, tenendolo fisso quasi ininterrottamente sul pavimento
 
<< Hestia è strana >> gli disse, vicino a lui in piedi, Sturgis.
 
Si accorse subito che anche quello era vero: non c’era persona più trasparente di Hestia Jones nei confronti delle proprie emozioni, e questo lo sapevano tutti a Hogwarts. E in quel momento, bacchetta alla mano, Hestia Jones era il ritratto più o meno sputato dello sconforto.
 
<< Sai se è successo qualcosa? Di norma vanno molto d’accordo >> rispose lui, indicando le due ragazze.
 
Sturgis sbuffò.
 
<< Molto d’accordo? Sono come mano e bacchetta, quelle due, ormai >>.
 
Fabian ridacchiò, voltandosi a guardare l’amico.
 
<< Non sarà mica gelosia, quella che sento! >>.
 
Podmore si unì alla risata, che si dissolse poi in un lungo silenzio interessato. Nella stanza, il nuovo turno dei duelli ormai era iniziato e i due seguirono interessati i primi tentativi delle due ragazze. Essendo un’esercitazione sugli incantesimi non verbali, come duello il loro non era esattamente entusiasmante da seguire.
 
<< Sono contento, comunque >> mormorò alla fine il Corvonero, spezzando il silenzio.
 
Fabian si voltò nuovamente a guardare Sturgis, perplesso.
 
<< Contento che Hestia sia strana? >> domandò. Allo sguardo divertito di Sturgis rispose alzando gli occhi al cielo: si, lui era piuttosto lento con questo genere di ragionamenti. Non è che potevano essere tutti cervelloni, in quella scuola.
 
<< Nah, i problemi se li risolverà. Hestia è una forte >> minimizzò Sturgis << Sono contento che abbia Dorcas, con lei. Era l’ora che trovasse qualcuno del genere >>.
 
<< Immagino di si >> mormorò in risposta.
 
<< E lei è una brava ragazza >>.
 
Fabian assottigliò gli occhi rivolgendo all’amico uno sguardo di tralice.
 
<< Certo che lo è >> rispose come guardingo.
 
<< Intelligente, anche >>.
 
<< Mhphm >>.
 
<< Ha anche un buon senso dell’umorismo, è simpatica >>.
 
Vide Sturgis strizzare le labbra, quasi a reprimere un sorriso. Poi si rese conto, come in un lampo, che l’amico lo stava prendendo in giro.
 
<< Stai cercando di farmi capire che approvi? >> domandò stuzzicato.
 
Sturgis a quel punto voltò la testa per guardarsi alle spalle. Appoggiato al muro, insieme a Caradoc, anche Gideon stava assistendo al duello di Hestia e Dorcas, e non sembrava particolarmente impressionato.
 
<< Certo che approvo, la Meadowes è una forte >> rispose alla fine Sturgis, voltandosi di nuovo verso di lui << Vedrai che prima o poi ce ne renderemo conto proprio tutti >>.
 
 
*
 
 
Quando Kingsley Shacklebolt decretò la fine di quella strana riunione del Club dei duellanti, Dorcas si voltò verso Hestia, nuovamente seduta vicino a lei.
 
<< Andiamo insieme alla torre? >> chiese senza mezze parole.
 
Hestia Jones vestiva le proprie emozioni con lo stesso orgoglio con cui vestiva la sua uniforme Corvonero. Quando a metà dell’incontro del Club Dorcas aveva esitato a rispondere al suo invito, la ragazza si era accorta subito di aver ferito – per quanto involontariamente – l’amica.
 
E ora sapeva di dover risolvere il problema. Anche se, e si era stupita lei per prima nel constatarlo, era la prima volta in vita sua in cui si trovava a risolvere un problema del genere: non ricordava di aver mai offeso nessuno, volontariamente o no. E la diceva lunga su di lei, in effetti: per offendere chicchessia in quel modo, si doveva avere con quel qualcuno un certo tipo di confidenza.  
 
<< Ho promesso a Sturgis che lo avrei aiutato >> mormorò infatti in risposta Hestia con una rigidità che non le era propria.
 
<< Per favore, ho bisogno di parlarti >>.
 
 
*
 
 
Dorcas non aveva un tono di voce particolarmente trasparente dal punto di vista emotivo: la sua voce non era mai particolarmente timida, o triste, o entusiasta. Hestia Jones non l’aveva mai sentita alzare la voce in modo irritato, per esempio.
 
In quel momento, per la prima volta da che la conosceva, Hestia mentalmente la detestò un po’ per quello. Lei era imbarazzata, innervosita e perfino intristita, perché lo sapeva benissimo che era uno dei suoi difetti principali quello di gettarsi a capofitto nelle relazioni – qualsiasi tipo di relazione – e adesso, per la prima volta in vita propria, aveva preso una facciata. Razionalmente lei sapeva che poteva capitare, che prima o poi nel suo entusiasmarsi per tutto avrebbe trovato un muro.
 
Però pensava di avere almeno il diritto ad uno ritirata strategica, che non le avrebbe fatto perdere la faccia. E in quel genere di linguaggio – regole sociali non scritte – Dorcas Meadowes, che viveva in modo attento e profondo ogni cosa con l’ausilio di pochissimi ed estremamente selezionati compagni di avventura, era inesperta. L’aveva rifiutata, e ora non capiva che insistere ad affrontare il discorso avrebbe solo aumentato l’umiliazione di Hestia e non avrebbe risolto nulla: per alcune cose l’unico rimedio era una studiata nonchalance.
 
<< Ascolta, Dorcas >> decise di mettere in chiaro lei, attirandola da un lato della stanza e approfittando del chiacchiericcio dei presenti per mascherare la loro conversazione << Va bene. Non sono offesa. Quello di affezionarmi facilmente è un mio difetto, l’ho sempre saputo, ed è una cosa che dipende da me. Ultimamente passiamo moltissimo tempo insieme e mi piace la tua compagnia, quindi non ho pensato che magari questo attaccamento può soffocare. Specialmente chi come te è abituato ad altri tipi di compagnia. Non te ne faccio una colpa, è stato un mio fraintendimento >>.
 
<< No >>.
 
Alla risposta chiara e concisa della ragazza più giovane, Hestia s’irrigidì.
 
<< No >> riprese Dorcas incrociando le braccia al petto. E il suo tono, che non era mai colorito, fu ferreo << Torna con me al dormitorio, per favore, e parliamone >>.
 
Fu probabilmente proprio per il tono fermo, più che per la prospettiva di parlarne, che Hestia alla fine la seguì.
 
Furono tra le prima ad uscire dall’aula, quindi, mentre il resto degli studenti approfittava della scusa del Club dei Duellanti per strappare ancora dieci minuti di libertà al coprifuoco.
 
I corridoi erano rischiarati dalle torce ancora accese, e le grandi vetrate che davano verso l’esterno riflettevano nel buio caldi giochi di luce aranciata. Le due ragazze camminarono in silenzio per qualche minuto.
 
<< Vorrei passare del tempo con te nelle vacanze natalizie >> disse ad un certo punto Dorcas, fermandosi a metà di un corridoio. Erano ormai vicine alla scalinata centrale, quindi più o meno a metà strada per raggiungere il dormitorio.
 
<< Non devi per forza, lo sai? >> domandò Hestia, arricciando le labbra << Ti prometto che non cambierà niente. Va bene, se pensi che non siamo ancora a quel momento della nostra amicizia >>.
 
A sorpresa, Dorcas scoppiò a ridere, in una di quelle sue risate basse e un po’ rauche.
 
<< Ti dirò, non ho la più pallida idea di cosa intendi quando ti riferisci a “quel momento nella nostra amicizia”. Non so se hai ben chiara la cosa, ma l’unico amico che ho è Benjy e fra di noi… beh, è stato sicuramente molto diverso >>.
 
Hestia, ferma davanti alla ragazza più giovane, le sorrise un po’ imbarazzata.
 
<< Forse questo è proprio il punto, Dorcas >> mormorò poi dolcemente << Forse non dovrebbe essere un discorso di livelli da superare, no? Forse ogni amicizia ha i suoi passi da compiere, e quali sono quelli giusti per noi dovremmo capirlo insieme. D’altronde, nonostante io sia costantemente circondata da amici, questa particolare amicizia è sicuramente un’altra cosa >>.
 
Da parte sua, Dorcas ricambiò il sorriso. Poi, lentamente, tornò ad indossare quello sguardo incerto che le aveva rivolto un’ora prima, e da cui era nata tutta quella loro conversazione.
 
<< Il fatto è che vorrei chiederti una cosa da qualche tempo, ma forse nemmeno io so se siamo “a quel momento della nostra amicizia” >> sussurrò dopo qualche attimo di silenzio.
 
<< Puoi chiedermi quello che vuoi, sempre, a qualsiasi momento della nostra amicizia >>.
 
A quel punto, e inaspettatamente, gli occhi di Dorcas si riempirono di lacrime. Con tutta la dignità del mondo, quella strana ragazza speciale che in poco tempo era riuscita a sgusciare nella vita di tutti, fece finta di nulla e tentò un sorriso.
 
<< C’è una cosa che devo fare durante le vacanze natalizie >> disse lentamente, come racimolando le idee. Si fermò, fece un respiro profondo, e riprese: << Devo tornare a Kerrera, a casa mia. Quella dove… >>.
 
Hestia sapeva come finiva quella frase, e vedendo lo sconforto e il terrore fare capolino nello sguardo dell’amica, tentò un sorriso gentile.
 
<< Quella dove hai vissuto con tuo padre >> concluse.
 
Dorcas annuì, lentamente.
 
<< Non ci sono più tornata, da quel giorno >> mormorò << Ci sono… cose, da fare. Riordinare, per lo più. La casa è mia, in teoria, ma io... non lo so. Non so cosa voglio fare >>.
 
<< Va bene non sapere >> cercò di tranquillizzarla Hestia <>.
 
Dorcas annuì di nuovo.
 
<< Chiederei a Ben, ma sua sorella tornerà a casa solo per pochi giorni e so che mi accompagnerebbe lui, ma so anche che gli costerebbe moltissimo non spendere almeno quei pochi giorni insieme a Jodie. Non voglio chiederglielo. Mi chiedevo se… se potessi accompagnarmi tu >>.
 
Hestia sapeva di essere trasparente, nello slancio di qualsiasi emozione provasse. In questo momento, impietrita dalla sincerità della ragazza e nell’amaro dolore che sentiva provenire da lei, l’unica cosa che gli venne in mente fu avvicinarsi di slanciò ed abbracciarla gentilmente. Dorcas s’irrigidì lievemente – probabilmente non abituata a quel tipo di contatto fisico – ma poi alzò le braccia a ricambiare l’abbraccio. Dall’umidità improvvisa alla spalla, Hestia si rese conto che l’amica si stava finalmente lasciando andare, non trattenendo più le lacrime e perdendo un po’ del controllo che le era tipico.
 
Per buona misura, le ripeté dolcemente all’orecchio: << Qualsiasi cosa, sempre, e in qualunque momento >>.
 
Non ne era mai stata così sicura.
 
   
 
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