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Autore: storiedellasera    25/07/2020    2 recensioni
Alcuni desideri sono fatti per cercare la felicità. Altri desideri invece sono espressi per infliggere sofferenze.
Lo sanno bene Milla e Kyleen, proprietarie di una locanda molto particolare.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Le regole del desiderio


“Come hai detto che ti chiami?” Chiese Milla con fare scontroso. Le braccia incrociate sul petto comunicavano tutta la sua frustrazione.
“A-Anders” rispose timidamente il ragazzino che a stento riusciva a reggere lo sguardo della locandiera.
Se c’era una cosa che rendeva furiosa Milla, oltre a provare gelosia nei confronti di Kyleen, era l’idea di insegnare a qualcuno la magia. E Anders le aveva appena chiesto di diventare il suo apprendista stregone.
Il ragazzino sembrava un passerotto appena caduto dal nido. Era paffuto, con il volto rotondo e occhi gentili. La sua bassa statura e i suoi capelli neri come la notte erano i tratti distintivi dei popoli dei fiumi che abitavano a ovest del regno, oltre un’imponente catena montuosa.

Anders si era presentato alla locanda dei desideri in tarda mattinata accompagnato da lady Flio, la maga dei boschi. I due avevano viaggiato sul carro della maga: si trattava di un grande mezzo di legno, ricoperto da piante, funghi e tantissimi fiori che germogliavano e si muovevano costantemente, alimentati dalla magia di lady Flio. Tutti quei colori e odori attiravano un gran numero di farfalle, api, calabroni e libellule.  Il carro era trainato da due maestosi cervi silvani, molto più grandi e massicci dei comuni cervi, muniti di corna arcuate e nodose, avvolte da muschi e piccole campanule bianche.
In quel momento, lady Flio si trovava ancora sul carro, stringeva tra le mani le redini dei cervi silvani e  dialogava con Kyleen.
La maga era una donna particolarmente bassa e minuta, con una pelle candida e luminosa e occhi così sottili da sembrare due sinuose e aggraziate fessure.  I suoi capelli, lunghissimi e verdi, erano adornati con diversi fiori. Quella mattina indossava un lungo abito di un pallido color oro
Milla non nutriva la minima simpatia nei confronti di lady Flio, la giudicava troppo irriverente e arrogante.
Ma la maga aveva da tempo percepito l’astio della locandiera nei suoi confronti e ciò le dava un certo piacere.


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Milla superò l’intimorito Anders per raggiungere lady Flio seduta sul carro: “hai deciso di portarmi il ragazzo per burlarti di me? Sai benissimo che detesto avere un apprendista.”
La maga finse di esser scioccata: “voi, lady Milla, credete sul serio che possa essere così meschina?” La sua voce era limpida e squillante.
Milla però continuò a fissarla con occhi cupi: “falla finita di essere così plateale.”
Lady Flio terminò la sua recita ma non smise di sorridere in modo beffardo: “Sapevate che sarebbe successo prima o poi. Noi maghi siamo sempre di meno e non possiamo permetterci di avere un altro allievo.
Vedrete che il ragazzo non vi arrecherà alcun problema. E poi… chissà …magari scoprirete di essere portata per il ruolo di maestra.”
Milla si voltò verso Anders e gli rivolse uno sguardo tagliente.
Sussurrò poi alla maga: “avete rivelato al moccioso che nella mia locanda si esaudiscono i desideri?”
Lady Flio rispose: “il ragazzo conosce il segreto della locanda ma non sono stata io a rivelarlo. Purtroppo gli altri maghi hanno la lingua lunga.”
La locandiera sospirò rumorosamente. Fece per replicare ma Kyleen, che intanto si era avvicinata a lei, le prese un braccio e intervenne al suo posto: “perché non invitiamo i nostri ospiti ad entrare? Del resto è da parecchio tempo che siamo sotto questo sole cocente.”
“Buona idea” esclamò immediatamente lady Flio che balzò fuori dal carro.

Una volta all’interno della locanda, Anders e lady Flio notarono i segni dello scontro avvenuto nella sala da pranzo la scorsa notte. C’erano diversi tagli sul pavimento e sulle colonne di legno, inoltre si intravedevano ancora delle tracce di sangue sparse per tutta la stanza.
“Per gli Dei…” esclamò lady Flio “…cos’è accaduto qui dentro?
Rispose Milla: “ieri notte è stato espresso un desidero di morte.”
La maga alzò subito una mano per interrompere quel discorso: “per carità, risparmiatemi i dettagli.”

Milla raggiunse il retro del bancone mentre i suoi ospiti si sedettero di fronte a lei.
Kyleen intanto si era diretta verso la cantina per prende una cassa di acquavite delle alte montagne, una bevanda che lady Flio prendeva tutte le volte che si recava nella locanda.
“Non ti ho mai chiesto se prendi l’acquavite solo per te” disse Milla alla maga.
Quest’ultima rispose: “riservo per me solo una o due bottiglie. Le altre le regalo alle driadi che vengono a passeggiare nel mio giardino o ai satiri del sottobosco.
Dicono che la bevanda abbia su di loro degli effetti afrodisiaci…” ridacchiò “…come se un uomo-montone avesse bisogno di qualche stimolo.”
Milla assottigliò gli occhi e guardò lady Flio con un espressione annoiata e al tempo stesso irritata: “ti prego, non abbassiamo il livello delle nostre conversazioni.”
“Come desiderate.”
Nella locanda calò un silenzio che Anders reputò insopportabile. Dopo un po’ si rese conto che Milla lo stava di nuovo scrutando e questo lo fece innervosire.
La locandiera, anche se non voleva ammetterlo neanche a se stessa, provava soddisfazione nel suscitare un simile timore nei confronti del ragazzino.
Gli rivolse infine una domanda: “da quanto tempo conosci Flio, moccioso?”
Anders rispose: “solo da qualche giorno. Sono scappato di casa per poter studiare la magia. Dopo un lungo e faticoso viaggio finii su questa montagna e mi persi nei suoi boschi. Per mia fortuna fu lady Flio a trovarmi o i lupi mi avrebbero di sicuro sbranato. Questa è la mia storia, maga Milla.”
“Sono una strega, non una maga” ribadì immediatamente la locandiera.
“Che differenza c’è?” domandò istintivamente il ragazzo, quasi senza rendersene conto.
“Streghe e stregoni conducono una vita solitaria, non stanno in gruppo come i maghi” Milla indicò lady Flio con un cenno del capo.
Quest’ultima replicò: “noi maghi formiamo congreghe e ordini, ci aiutiamo come una grande famiglia.”
“Ma dovete sottostare alle regole imposte dai vostri anziani” puntualizzò Milla con un tono critico.
Lady Flio stirò ancora di più il suo sorriso: “ogni gruppo o società fiorente si basa su delle leggi…” si rivolse poi ad Anders “…dovresti essere felice, ragazzino. Lady Milla ti ha appena insegnato qualcosa sul mondo della magia. Questo vuol dire che ti ha accettato come apprendista.”
Anders fissò sorpreso Milla. Chinò il capo e la ringraziò di cuore.
Lei si limito a fissarlo con un gelido sguardo.
In quel momento Kyleen tornò dalla cantina con la cassa di acquavite. Milla gliela prese dalle mani e si offrì di caricarle sul carro di lady Flio.


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La maga salutò i presenti e augurò a Anders tutta la fortuna del mondo.
Uscì dalla locanda insieme a Milla.
Quest’ultima caricò l’acquavite sul carro.
Il sole era alto nel cielo e il canto delle cicale era a dir poco assordante. All’orizzonte, il sentiero sembrava tremolare per via dell’aria incandescente.
Poiché erano sole, Milla si rivolse a lady Flio: “ascolta, non puoi presentarti alla mia locanda e scaricarmi così un ragazzino. Non ho mai voluto un apprendista.”
La maga salì con calma sul carro e prese le redini dei cervi silvani.
Sospirò e, sorridendo, rispose alla locandiera: “che cosa avrei dovuto fare con Anders? Lasciarlo morire nella foresta? Non posso ospitarlo in casa mia e non posso avere un altro allievo.
Inoltre, lady Milla, siete l’unica persona del regno che conosce la magia a non avere ancora un apprendista.”
“Quindi mi state dicendo che dovrei fare la mia parte?! Trovo comunque ingiusto il vostro comportamento.”
Lady Flio ridacchiò: “ho capito, volete un compenso.”
“Oh, no…” esclamò subito la locandiera, visibilmente imbarazzata “…mi hai frainteso. Non sono una miserabile.”
Ma la maga alzò una mano e ridacchiò: “state tranquilla, non ho mai pensato questo di voi. In realtà ho portato qualcosa che vi renderà felice, ne sono certa. Ho preferito tenervelo nascosto per tutto questo tempo perché… ecco … per un po’ volevo prendermi gioco di voi.”
Milla era troppo scioccata e disorientata per poter rispondere.
Lady Flio frugò nelle sue tasche per poi estrarre un curioso oggettino. Era così piccolo che poteva stare nella sua minuscola mano.
La locandiera spalancò gli occhi e non riuscì a tener chiusa la bocca per lo stupore quando capì di cosa si trattava. Era di forma sferica, del colore dell’oro e irradiava una pallida luce.
Sulla sua superficie si trovavano incise diverse spirali di varie dimensioni.
“Vi brillano gli occhi, lady Milla” commentò soddisfatta lady Flio.
“Ma… dove lo hai trovato?”
“Sono pur sempre la maga dei boschi.”
Milla fece per prendere quella sfera ma lady Flio le afferrò improvvisamente un polso e la trascinò verso di se. Per via di quell’energico strattone, la chioma color mogano della locandiera si agitò in aria come una vivace lingua di fuoco.
La maga si era fatta seria di colpo e rivolse a Milla un cupo sussurro: “dovete stare attenta.. Il vento mi ha sussurrato di un’ombra che si aggira tra gli alberi di Vecchia foresta!”
“Un’ombra?” Chiese la locandiera, confusa dal repentino cambio di umore della maga.
“Si, un’ombra. Brandisce una spada e uccide tutti coloro che incontra sul suo cammino. Lady Milla, non dovete entrare a Vecchia foresta, è pericoloso.”
Lady Flio lasciò il polso della locandiera per poi consegnarle la sfera dorata.
Tornò a sorridere prima di far ripartire il carro.

Milla si sentiva troppo turbata per poter reagire in qualche modo.
Si limitò a osservare in silenzio il carro allontanarsi dalla locanda e farsi sempre più piccolo sul sentiero brecciato.
Migliaia idee iniziarono a ronzare nella sua testa mentre rientrava nel locale.
Una volta dentro, Kyleen notò immediatamente la sfera che la locandiera stringeva nella mano ed esclamò entusiasta: “non ci credo, Milla. E’ un regalo di Flio?”
Milla, ancora pensierosa, si limitò ad annuire.
Neanche si accorse che Kyleen si era gettata su di lei per abbracciarla: “è fantastico, hai sempre sognato di avere un famiglio… oh, guarda! Sta iniziando.”
Milla osservò la sfera.
Dalla sua superficie stavano spuntando delle minuscole radici: strisciarono verso l’esterno e si avviluppavano attorno la mano della donna. Le appendici continuarono ad avanzare e a farsi sempre più grandi, superarono il polso e si avvolsero attorno l’avambraccio.
Diversi viticci si insinuarono nella pelle di Milla e, senza provocarle alcun dolore, continuarono ad avanzare all’interno del suo corpo.
Anders balzò in piedi, bianco di paura, quando vide tutte quelle appendici verdastre iniziare a pulsare.
Ma Kyleen lo rassicurò: “sta tranquillo, ragazzino. Non c’è alcun pericolo. La sfera che vedi è un uovo di una creatura silvana. Si sta nutrendo del sangue di Milla così potrà schiudersi…”
Milla continuò quel discorso senza distogliere lo sguardo dall’uovo: “…con il mio sangue non solo lo sto nutrendo ma sto creando un legame con la creatura. Quando nascerà sarà il mio famiglio.
Tutti i maghi e gli stregoni sognano di averne uno.”
Kyleen si piegò verso l’uovo per vederlo meglio: “secondo te quale creatura uscirà da lì?” Chiese a Milla.
“Non so…” rispose lei con un timido sorriso “…le uova di molte razze si assomigliano tra di loro. Può essere qualunque cosa: un gwyllion, un pixie, una fata…”
“Un drago?” Una scintilla attraversò gli occhi di Kyleen.
Milla ampliò il suo sorriso: “oh, no. Le uova dei draghi sono più grandi di questo piccoletto.”
La locandiera iniziò a barcollare.
Kyleen la sorresse cercando di essere premurosa e delicata: “guardati come sei pallida, Milla. vai di sopra a riposare. Penso io alla locanda e al ragazzo.”
In un’altra occasione Milla avrebbe protestato ma in quel momento si sentiva troppo debole e diede retta alla sua amata. Si fece accompagnare da lei al piano di sopra.

Kyleen tornò da sola nella sala da pranzo, dove Anders la stava aspettando.
La donna gli lanciò una scopa e disse:  “la tua prima lezione, apprendista stregone… spolvera il pavimento.”  
 “Cosa?” Esclamò deluso Anders dopo aver agguantato la scopa.
Kyleen lo fissò con superficialità: “sai quali sono i doveri di un apprendista? Pulire, stirare, rammendare, cucinare e altre cose di questo tipo.”
“Stai dicendo che sono uno sguattero?”
“Oh, no. Uno sguattero verrebbe pagato. Tu sei una specie di schiavetto.”
Anders non replicò ma era ben evidente il suo pessimo umore.
“Non fare così…” continuò Kyleen “…sappi che a questo mondo esistono degli incantesimi molto potenti. Maghi e stregoni dovrebbero sempre comportarsi con umiltà altrimenti verrebbero inebriati dalla forza della loro magia. Ecco perché gli apprendisti svolgono dei lavori umili. Ora pulisci il pavimento.
Ci sono molte cose da fare in una locanda e tu mi darai una mano.”
Anders fissò la scopa che stringeva tra le mani: “non potremmo usare la magia per sbrigare tutte le faccende domestiche?”
Kyleen mascherò una risata di scherno fingendo un colpo di tosse: “allora non mi hai ascoltato?! Devi imparare l’umiltà prima di iniziare a usare la magia.
E poi io e Milla abbiamo già provato, tempo fa, ad animare delle scope per farle lavorare da sole. Qualcosa andò storto e fummo costrette ad abbatterle con una scure.
Ah, fu una giornata assurda!
Da allora abbiamo deciso di non usare più la magia come scorciatoia per i nostri doveri quotidiani.
Avanti, rimboccati le maniche e inizia a spazzare il pavimento.”


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Anders e Kyleen pulirono a fondo la sala da pranzo, le cucine e le stalle.
Presero dell’acqua da un antico pozzo e al tramonto portarono un paio di vecchie e grandi botti vuote sul retro della locanda.
La giornata, anche se quasi terminata, era ancora torrida.
“Voglio spiegarti una cosa, ragazzino …” disse Kyleen, visibilmente affaticata dal caldo “…io non sono una strega. E’ Milla a saper usare la magia.
Streghe e stregoni hanno bisogno di protezione, dato che conducono una vita solitaria.
E la mia spada difende Milla… ma non devi considerarmi come una sua sottoposta. Io e lei siamo pari in virtù e autorità. Per questo motivo, ragazzino, dovrai darmi lo stesso rispetto che nutri nei confronti di Milla, tutto chiaro?”
Anders ascoltò con interesse le parole della donna: “tutto chiaro, mia signora.”

Il caldo infine ebbe la meglio su Kyleen.
Si sedette sotto il portico del retro della locanda, in un punto all’ombra. In quel momento si alzò un fresco vento e Kyleen lo interpretò come un favore degli Dei.
Chiuse gli occhi e si sdraiò a braccia aperte sul pavimento di legno.
Il sole stava tramontando e i suoi raggi tingevano il mondo con intense sfumature dell’ambra.
Sotto quella luce, i petali rossi dei fiori dell’equinozio che circondavano la locanda apparivano incandescenti come lava.
Anders si accomodò al fianco di Kyleen:  “se posso permettermi, mia signora… voi venite dalle lontane terre del nord, giusto?”
“E’ così evidente?” Chiese lei.
“Ecco… avete capelli dorati, occhi azzurri e un accento piuttosto marcato, tipico del nord. Come mai avete lasciato la vostra terra?”
Kyleen sollevò la schiena dal pavimento e lanciò un severo sguardo nei confronti di Anders.
Il ragazzino si rese subito conto che quella donna era molto più spaventosa di Milla.
“Hai qualche problema con il popolo del nord?” Chiese lei con una voce terribilmente calma.
Anders non tardò a rispondere: “assolutamente no, mia signora. Ma ho sentito dire da lady Flio che la gente di questo regno detesta il popolo del nord.”
Kyleen lo scrutò per qualche secondo. Abbassò poi lo sguardo e sospirò: “lady Flio dice  il vero. Le persone di questa nazione odiano quelli come me… voglio dire, quelli che sono nati nel nord. E’ un disprezzo nato per vie delle varie guerre tra i due reami. Ma non ho alcuna intenzione di parlarti di questa storia. Tu invece vieni dalle terre dei fiumi?”
“Si, mia signora.”
“Perciò anche tu sei uno straniero in questo regno. Cosa ti ha spinto ad allontanarti così tanto dalla tua casa?”
Lo sguardo di Anders mutò radicalmente e Kyleen, per la prima volta, notò nei suoi occhi un sentimento diverso dal timore e dalla paura. Era rabbia.
Il ragazzo si prese un po’ di tempo prima di rispondere: “mio padre mi ha proibito di studiare la magia. Aveva già pianificato tutto il mio futuro così ho deciso di fuggire di casa. Non avevo intenzione di finire in questa locanda, volevo solo scappare il più lontano possibile dalla mia terra.”
Kyleen si alzò e si sistemò il vestito, guardò negli occhi Anders e commentò: “ci vuole coraggio per ribellarsi alle decisioni del proprio padre, te lo concedo…” sorrise e indicò la locanda con un cenno del capo “…avanti, rientriamo.”

Una volta tornati nella sala pranzo, Kyleen iniziò a riempire un boccale di birra.
“Cosa bevi, ragazzino?” Chiese voltandosi verso Anders.
“Non ho mai bevuto” rispose lui timidamente.
“Se sei stato abbasta uomo da andartene dalla tua casa sei anche abbastanza uomo da farti una bevuta. Allora, cosa prendi? Vino? Birra? Idromele?”
“Se dite che sono un uomo allora non chiamatemi più ragazzino.”
“Senti, senti!...” Commentò divertita Kyleen mentre spinse con vigore un boccale contro il petto di Anders “…ma non prenderti così tante confidenze.”

I due si sedettero su un tavolo, l’uno di fronte all’altro.
Fuori il sole era tramontato del tutto e fu subito sera.
Timidamente Anders poggiò le labbra sul suo bicchiere e assaggiò, per la prima volta nella sua vita, una goccia di birra. La trovò disgustosa e amara… ma anche intrigante.
Kyleen, scomposta sulla sedia, si godeva le buffe espressioni del ragazzino mentre scopriva quel nuovo sapore.
Anders iniziò a guardarsi attorno. La locanda esercitava su di lui un fascino misterioso. Molto suggestive erano le incisioni sulle colonne di legno e la spada dal manico dorato posta vicino al bancone.
“Quindi come funziona?...” Chiese infine il ragazzino “…le persone entrano qui dentro, esprimono un desiderio e questo si realizza?”
Kyleen, riflettendo su quelle parole, iniziò a ridacchiare: “in effetti è proprio come hai detto tu. Ma il procedimento è un po’ più complicato.”
La donna si sporse in avanti prima di continuare il suo racconto: “prima di ogni cosa, ragazzo, devi tenere in considerazione che questa è a tutti gli effetti una vera locanda. Non tutti i clienti quindi entrano qui dentro per esprimere un desiderio. Alcuni vengono qui solo per mangiare, bere e dormire.”
“E come si fa a capire chi di loro ha un desiderio da esprimere.”
“Non è una scienza esatta. Ma se si vive a lungo nella locanda si sviluppa una sorta di sesto senso. Io e Milla lo chiamiamo sentore.”
“Sentore?”
“Si. Io e Milla possiamo avvertire coloro che hanno un desiderio da esprimere ancor prima che questi entrino nella locanda. E’ come una divinazione ma non è possibile controllarla a proprio piacimento.
Inoltre è possibile anche percepire la presenza di altre persone che accompagnano l’uomo che esprimerà il desiderio.” Kyleen non poté fare a meno di rammentare le vicende della scorsa giornata, quando lei e Milla divinarono i cinque briganti avvicinarsi alla locanda.
I suoi occhi si posarono su ogni taglio e altro segno del duello della scorsa notte.
Poteva ancora sentire riecheggiare le urla degli uomini e il fragore delle armi cozzare tra loro.
Kyleen finì tutto d’un fiato la sua birra, si asciugò il mento con il dorso della mano e poi continuò: “c’è una regola fondamentale, Anders, la più importante tra tutte: nessuno deve sapere che in questa locanda si esaudiscono dei desideri, neanche i clienti.”
“Perché?” Il ragazzo era rapito dalla spiegazione di Kyleen. Bevve un altro po’ di birra.
Lei rispose: “perché altrimenti il desiderio diventerebbe una richiesta e a quel punto non potrà essere esaudito in alcun modo. Un vero desiderio dev’essere espresso istintivamente. Solo dalle proprie emozioni nasce un autentico desiderio.”
Kyleen indicò la porta d’ingresso e continuò: “se in questo momento entrasse un uomo e scoprisse il segreto di questa locanda allora chiederà cose di cui non ha bisogno.     
Vorrà diventare un re oppure essere la persona più ricca del mondo. Magari chiederà di avere una vita immortale, un numero illimitato di desideri o uno sconfinato harem pieno di donne bellissime come me.”
Kyleen alzò il volto, sorrise e fece scorrere le dita tra i suoi corti capelli, tutto per far arrossire Anders. Non lo trovò così divertente senza Milla che moriva dalla gelosia.
Smise di punzecchiare il timido ragazzo e tornò a parlare: “normalmente un uomo non desidererebbe queste cose, poiché sono capricci e voglie.
Un vero desiderio è una necessità, ecco cosa si realizza in questa locanda.”
Terminato il suo discorso, Kyleen andò a riempirsi il boccale.
Anders intanto fissava la birra di fronte a se: “quindi chi sa del potere della locanda non può esprimere alcun desiderio?”
La giovane donna del nord tornò a sedersi di fronte a lui e rispose: “temo proprio di no. Per farlo si dovrebbe provare un sentimento così potente da sopprimere la propria mente. E sinceramente non ho mai visto qualcuno sperimentare un’emozione così forte da silenziare tutti i suoi pensieri.”
Vedendo Anders dispiaciuto, Kyleen si sporse su di lui e gli diede una pacca sulla spalla: “suvvia, ragazzo, oggi ti sei comportato bene. Adesso mangiamo qualcosa e andiamo a dormire.
Domani ci sarà altro lavoro per noi.”
Il ragazzo aveva molte altre domande da rivolgere a Kyleen ma in quel momento preferì tacere.


⁓•⁓•⁓•֍•⁓•⁓•⁓

Era notte e Milla si trovava in camera da letto, al piano superiore della locanda proprio sopra la sala da pranzo. Non la smetteva di massaggiarsi il braccio.
Le radici erano da poco appassite e cadute a terra.
I segni e i forellini lasciati dai viticci sul suo arto sarebbero scomparsi nel giro di un paio di giorni.
Milla, dopo aver nutrito a sufficienza l’uovo del suo futuro famiglio, l’aveva posto in un luogo sicuro.
Avrebbe dovuto attendere almeno un mese prima di vederlo schiudersi.

Alle sue spalle, Kyleen si preparava per andare a dormire mentre le raccontava la sua giornata passata con Anders. Ma Milla non stava ascoltando neanche una parola di quel discorso.
Era distratta e fissava il buio della notte oltre la finestra della camera.
La luce della luna irradiava d’argento le chiome degli alberi più alti di Vecchia foresta. Milla poteva scorgerli da lontano e, ripensando all’avvertimento di lady Flio, si chiese quale genere di creatura si nascondeva in quell’oscurità.
Con questo dilemma, Milla si distese sul letto.
Ancora assorta nei suoi pensieri, notò solo in ritardo Kyleen gattonare verso di lei con un sorriso malizioso. La donna del nord la fissava con occhi carichi di passione.
“C-che vuoi fare?” Milla, intimorita, parlò senza ragionare.
“Non è chiaro?” Rispose Kyleen mentre continuava ad avanzare con movimenti sensuali.
Ma Milla alzò una mano per bloccarla: “non possiamo farlo.”
“Cosa?” Esclamò la sua amata, raggelata da quel rifiuto.
“Che ti salta in mente? C’è un ragazzino che dorme al piano di sotto.”
“E con ciò?”
“Ci sentirà di sicuro. Faremo di sicuro rumore. E se dovessi mettermi ad urlare?”
Kyleen sbuffò: “parli sul serio?”
Milla si avvicinò a lei e le accarezzò una guancia: “non mi farò sentire da un moccioso mentre faccio l’amore. E’ troppo imbarazzante. Inoltre i ragazzini della sua età pensano solo a una cosa. Non hai notato come ti guardava?”
Kyleen, frustrata e in disaccordo, stirò un mezzo sorriso dettato dal nervosismo: “tu sei paranoica, Milla.”
“Dico sul serio. Tra noi sei tu quella bella. E anche Anders lo ha notato.”
“Ora sei ridicola” Kyleen si distese sul letto con le braccia incrociate.
La sua amata si sdraiò al suo fianco e iniziò a toccarle i capelli dorati.
Dopo un po’ le chiese: “ti sei arrabbiata, Kyleen?”
“Diciamo che in questo momento odio Anders più di te.”
Milla, nel sentire quella risposta, ridacchiò.

Anders nel frattempo non riusciva a dormire.
La sua mente galoppava. Troppe novità si erano accalcate nel corso della giornata.
Il ragazzino si aggirava nella sala da pranzo avvolta nell’ombra della notte.
Solo la pallida luce della luna, filtrata attraverso le finestre, rivelava la posizione dei tavoli e delle colonne.
Anders non aveva cattive intenzioni, voleva solo famigliarizzare con il luogo.
Osservò a lungo le incisioni sulle colonne, le botti dietro il balcone e altri elementi della locanda. Notò persino la botola vicino al camino ma non osò aprirla.
Calibrava ogni suo passo per non far scricchiolare le assi di legno del pavimento.
Fu per caso che intravide una sagoma bianca fuori da una finestra.
Sussultò per lo spavento e si pietrificò sul posto.
Non era in grado di capire cosa fosse quella visione. Si trattava di una sagoma informe, che emanava una fioca luce, intenta ad avvicinarsi alla locanda.
Anders deglutì per poi acquattarsi sotto una finestra. Attese il passaggio di quell’entità misteriosa.
Senza far alcun rumore, la sagoma continuò la sua lenta avanzata.
Iniziò a superare la locanda.
Il ragazzino notò che l’entità era più grande della locanda stessa. I bordi della sagoma erano sfumati. Sembrava un strana nuvola opalescente.
Il cuore di Anders batteva all’impazzata mentre si avvicinava alla finestra per osservare meglio quell’assurdo fenomeno. Solo in quel momento notò che la sagoma aveva l’aspetto di un enorme lupo evanescente, senza zampe, che fluttuava nell’aria.
“Cosa fai?” Chiese Milla alle sue spalle.
Anders urlò per la paura. Impiegò moltissimo tempo per calmarsi.

L’immenso lupo bianco era sparito da parecchi minuti.
Anders sedeva vicino a un tavolo mentre Milla, con la schiena contro una parete, lo fissava a braccia conserte. “Non riesci a dormire?” Chiese al ragazzino.
Lui scosse il capo.
“Nemmeno io…” continuò Milla per poi rivolgere il suo sguardo oltre una finestra “…il lupo che hai visto poco fa era uno spirito.”
Anders aprì la bocca ma non riuscì a dir nulla, lo stupore che provava lo costringeva la silenzio.
Milla si aspettava una simile reazione: “devi sapere, ragazzo, che sia vivi e che i morti possono camminare su questa montagna. Qui gli spiriti della natura, i fantasmi e persino i redivivi si mescolano con i viventi.”
“Redivivi?” Chiese confuso e agitato Anders.
Milla annuì: “sono persone non-morte. Coloro che hanno subito il trapasso ma per qualche ragione continuano a esistere nel loro corpo. Anche loro possono entrare qui dentro per esprimere dei desideri.”
“Dite sul serio?” Esclamò scioccato Anders.
“Oh, si! Tutti coloro che raggiungono la mia locanda durante il giorno appartengono al mondo dei vivi. Ma tutti i clienti che vengono qui dopo il calar del sole sono morti. Poiché anche dopo la morte continua ad esistere il bisogno di desiderare qualcosa.”
Anders si alzò dalla sedia nonostante sentisse le gambe molli e tremanti: “e quali desideri possono mai chiedere i defunti?”
Milla alzò le spalle: “un vivente può esprimere un desiderio solo per se stesso… mentre un morto, o uno spirito della natura, può esprimere un desiderio solo per una persona ancora in vita.
I defunti continuano ad amarci o ad odiarci e io esaudisco anche i loro desideri.”
“E non potete rifiutarvi? Voglio dire, voi esaudite anche i desideri più crudeli.”
Milla continuò a scrutare il buio al di fuori della locanda, accennò un sorriso e rispose: “oh, ragazzino, non puoi immaginare quanto un desiderio possa risultare atroce. Ma una volta espresso io sono costretta a realizzarlo.”
“Come?”
“Non appena un desiderio viene dichiarato, la magia che permea questo luogo scorre attraverso me e prende forma. In questo modo l’incanto agisce e realizza il desiderio espresso. Io non posso impedire che ciò accada. Sono solo un tramite, uno strumento.
Ammetto che qualche volta devo partecipare più attivamente per la realizzazione del desiderio. Non sempre sola la magia è sufficiente, serve anche il mio aiuto… o quello di Kyleen.”
“Vi riferite al desiderio di morte della scorse notte?” Anders avanzò verso Milla per poterla vedere meglio.
Lei annuì: “non è l’esempio più felice ma spiega alla perfezione come si realizzano i desideri nella locanda. Qualche volta la magia del luogo è più che sufficiente per esaudire il desiderio… mentre altre volte occorre una piccola spinta.”

Seguì un lungo momento passato in silenzio.
Milla si avvicinò poi al ragazzino. Gli occhi smeraldo della giovane donna brillavano in quella tetra sala.
Rivolse ad Anders con un sorriso: “credi di riuscire a dormire sapendo che là fuori ci sono spiriti e fantasmi?”
Il ragazzo annuì timidamente.
Milla ebbe l’impulso di scompigliare affettuosamente i suoi capelli corvini ma desistette.
Si limitò seguirlo con lo sguardo mentre tornava nei suoi alloggi.
“Un’ultima cosa” disse Milla e Anders si voltò verso di lei.
La donna, con un cenno del volto, indicò la botola vicino al camino: “non dovrai mai aprire quella botola, per nessuna ragione al mondo.”
“Ho capito, mia signora.”
Milla annuì soddisfatta: “chiamami maestra.”


fiore

   
 
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