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Autore: Mercurionos    27/07/2020    2 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 16 – L’Eroe del Pianeta Brench, Parte 2 – Anno 1, 33 Brumaio/41 Nevoso
 
Vegeta venne accompagnato nell’anticamera della lussuosa magione: superata la porta, la casa si apriva in una grande stanza, che spaziava da quella che pareva essere una scintillante sala da pranzo ad una zona comune con larghe poltrone. L’elegante arredamento fu l’elemento di cui maggiormente si meravigliò il ragazzo, che da anni, se non da un intero decennio, non aveva visto mobilia in legno: era troppo costosa, pesante e scomoda secondo gli standard ai quali si erano abituati gli abitanti dell’Impero. Quella casa, che già nell’aspetto esteriore mal cozzava contro lo stile promosso da Freezer, nell’organizzazione degli spazi interni ostentava la stessa opulenza un tempo percepibile nelle abitazioni dei saiyan più altolocati. Spaesato, Vegeta continuò ad avanzare nella stanza ammirandone l’inusuale arredamento. Mirk scambiò una rapida e soddisfatta occhiata con la madre, godendosi l’adorabile quanto distratto viso del saiyan.
 
Il momento di sublime adorazione di Vegeta venne interrotto da un crescente rumore di passi, proveniente dal corridoio adiacente alla sala da pranzo. Ne uscì un ragazzo alto, ben vestito e di bell’aspetto, dagli occhi chiari quanto la sua arricciata chioma bionda. Vegeta notò prima di tutto la sua carnagione tenuemente bluastra: già sapeva della eterogeneità delle due razze che abitavano su Brench, ma nonostante questo non si aspettava di certo di trovare esponenti di ambo le fazioni convivere nella stessa casa. Per quanto condividessero pacificamente lo stesso pianeta dall’alba dei tempi, come ai molti era noto, i brench vivevano divisi, separati dall’appartenenza ad una delle due razze dominanti. Tant’è vero che gli altri due pianeti situati nello stesso sistema solare, per quanto fossero scarsamente abitati, venivano raggiunti rispettivamente da solo una delle due fazioni. Rimembrando gli insulti e i trattamenti scortesi ricevuti negli anni della sua giovinezza a causa delle proprie origini, Vegeta, sempre più a disagio, strinse i denti attendendo lo sviluppo della situazione.
 
“Mirk, sei tornata!” disse sorpreso il ragazzo biondo, poggiando lo spesso libro che teneva in mano sul tavolo lì accanto. Vegeta si stupì alla vista di quell’oggetto, ennesimo elemento fuori dal comune presente in quella casa.
“Sauza! – Mirk gli si avvicinò, stringendolo per un attimo a sé – Allora, l’hai trovato un lavoro? È da mesi che non ti fai vivo!”
“Parla per te. Comunque ci pensiamo più tardi, prima che ne dici di…”
“Ah, scusa! Lui è Vegeta, è il mio… compagno di studi.”
Il ragazzo si avvicinò al principe dei saiyan e sempre cordiale si presentò a lui: “Vegeta? Di te ho già sentito parlare. Mi chiamo Sauza, sono il fratello maggiore di Mirk. È un piacere.”
Sauza allungò una mano al saiyan, che, sempre più confuso, si immobilizzò: l’ultima e forse unica occasione in cui qualcuno gli avesse offerto una stretta di mano era stato molti anni prima, e quel “qualcuno” era stato Freezer, al loro primo incontro. Ai tempi Vegeta era stato costretto ad accettare il gesto più intimidatorio che cordiale, ma questa volta il ragazzo accettò, ancora leggermente confuso, e strinse forte la mano dell’altro: “Sì… Vegeta Quarto, piace- argh!”
 
Ancora distratto dalla stranezza della situazione, il ragazzo aveva esagerato, presentandosi con il titolo che mai aveva usato prima. Mirk portò in fretta una mano alla bocca, nascondendo le guance gonfie le quali con scarso successo stavano trattenendo una risata. Le sembrò quasi possibile vedere un denso strato di imbarazzo infiammarsi attorno a Vegeta, quindi indietreggiò temendo la sua suscettibile vendicatività. Vegeta non diede tanto peso al fatto e si allontanò dal fratello della compagna, riassestando sulle spalle la sacca contenente i propri averi.
 
“Ehi, questo qua fuori è tè?” chiese ad un tratto Bonyu, afferrando il sacco appoggiato fuori dall’uscio.
“Sì, l’ho preso prima in città, è il Dragriphon.”
“Uuuh! Quello buono! Allora… qualcuno vuole del tè?”
Mirk indietreggiò, come se fosse stata sorpresa dalla richiesta della madre: “N-non mi sembra il caso, adesso. Vegeta sarà stanco per il viaggio, giusto, Vegeta?”
“Veramente io… Ma che c’entra?”
“Visto? Lo accompagno alla stanza degli ospiti. Vieni, seguimi.”
 
Trascinato con forza per un braccio, Vegeta attraversò il lungo corridoio dal quale era appena uscito Sauza, percorrendolo fino in fondo. Il ragazzo si aspettò di veder terminare il passaggio con una rampa di scale, considerato lo stile eccentrico della casa, ma così non accadde: sul soffitto del corridoio, nel punto più distante dalla porta d’ingresso, una fessura circolare portava al piano superiore della residenza, proprio come ci si sarebbe potuto aspettare da tutte le abitazioni moderne dei pianeti sviluppati quanto Brench. I due studenti in vacanza attraversarono un altro spazio comune, un salotto simile a quello situato al piano terra, sebbene di dimensioni più contenute; in un angolo della stanza, accanto a delle finestre scorrevoli che davano su una balconata bianca, si trovava la porta della stanza degli ospiti. Ben poco diversa dal locale che divideva con Radish e Pump, sia per dimensioni che per arredi, la camera riservata a Vegeta era dotata di tutto ciò che il ragazzo avrebbe potuto necessitare durante la permanenza nella casa di Mirk.
 
Il ragazzo si sedette sul letto e appoggiò il bagaglio sul pavimento, poi si rivolse alla compagna: “Allora, anche questo non l’hai detto a Pump, giusto?”
“Cosa vuoi dire?”
“Piantala. A me non frega nulla, ma quella ragazza ti ammira più di quanto faccia con il proprio principe. Non mi va bene che un saiyan venga preso in giro.”
Mirk ammutolì, nemmeno più capace di deglutire. Vegeta continuò la propria distaccata accusa: “Quindi nessuno ne sa niente. Se vuoi glielo dico io, ma potrei sorvolare su qualche dettaglio che non conosco…”
“NO!” Gridò Mirk fissandosi i piedi. Tremava leggermente, impaurita e sorpresa dalla spiccata sagacia del ragazzo. Temendo la sua aggressiva e inaspettatamente verbosa loquela, tentò di comprendere le intenzioni di Vegeta, non ancora del tutto certa di “che cosa” avesse davvero intuito Vegeta, ma sufficientemente sospettosa delle ipotesi del principe.
 
“Come hai fatto a capirlo così in fretta?”
Vegeta trattenne un sadicissimo rantolo: “Pff! Non mi sembra tanto difficile da intendere: tua madre è più bassa di te, pelle rossa, capelli bianchi, occhi gialli; il tuo cosiddetto fratello è biondo e azzurro, quindi per quanto ne so io vive dalla parte sbagliata del pianeta; tu invece sei così bianca che si fa fatica a guardarti se c’è troppa luce e per quanto ne so io ti tingi pure!”
“Vegeta!”
“Che vuoi? È vero, no?”
“Ma… Questo come cazzo l’hai capito?”
“Tagoma.” Rispose secco Vegeta.
“…che c’entra Tagoma, adesso?”
“Più o meno un mese fa, in fila alla mensa, ho sentito come si lamentava che occupi troppo spazio nel ripostiglio della vostra stanza. Poi hanno parlato di lattine rosse e del fatto che dovresti tagliarti i capelli, cosa che tra l’altro condivido, e quindi ho fatto due più due. Non mi pare tanto difficile.”
Mirk rimase confusa dalla schiettezza del ragazzo, ma non volle desistere e continuò il discorso: “Ah, è così? Vuoi forse dirmi che a te piacciono di più le ragazze con i capelli corti?”
“Sì.”
 
Tutto tacque. Spiazzata, Mirk cadde all’indietro, battendo il sedere per terra. Forse si aspettava una risposta più prolissa, magari riguardo all’utilità di una capigliatura più modesta durante il combattimento, o il consiglio di raccogliere i capelli in due code ai lati del volto, ma niente. Non smise di esaminare i propri piedi. Si levò il sudore dalla fronte con un gesto stizzito del braccio, continuando a naufragare nei propri pensieri. La sua mente si schiarì poco dopo, quando ricordò il modo in cui era iniziato tutto quello scomodo discorso. Alzò lo sguardo verso Vegeta, che la stava ancora squadrando, serio come suo solito, e chiese: “Sei sicuro che a Pump importi tanto?”
“Comincio a pensare che tu sia miope. Quella mocciosa continua a copiare le mie tecniche solo per potersi misurare con te!”
“Non è molto carino da parte tua… Sei qui con me e pensi lo stesso a Pump.”
 
Vegeta balzò giù dal letto. Atterrò sul pavimento con la stessa violenza con quale sarebbe atterrato da un salto di mille metri. I pochi passi che fece verso Mirk scagliarono tremiti per l’aria, fulmini invisibili che scaturivano dalla sua aura. Si fermò sopra alla ragazza, lo sguardo infiammato di superbia. Digrignò i denti. Mirk volle dire qualcosa, ma la voce di Vegeta tuonò su di lei con incredibile durezza: “Non mi interessano discorsi così stupidi. Ti ho detto che non sopporto che mi si imbrogli. Lo stesso vale per quelle due nullità che sono rimaste all’accademia, quindi vedi di non prenderli in giro ulteriormente. Saranno anche delle schiappe, ma condividono il sangue che scorre nelle vene del loro principe. Io non sono ‘carino’, io sono un guerriero.”
 
Vegeta si voltò, dirigendosi verso l’uscita della stanza. Mirk si rialzò, cessando il suo tremare. Se non fosse stata forte almeno quanto il principe, probabilmente sarebbe rimasta schiacciata dalla minacciosa pressione proveniente dall’aura del ragazzo e forse, se non fosse stata tanto sicura della propria forza, avrebbe avuto paura. Mirk abbassò lo sguardo, provando a focalizzarsi sulla punta dei propri piedi, ma venne richiamata da Vegeta. Il ragazzo si fermò sulla porta e girò il volto verso la compagna: “Io sono qui per allenarmi. Voglio diventare più forte, e null’altro. Perlomeno devi essermene riconoscente, perché ho scelto di venire con te.” Vegeta uscì dalla stanza, ma, subito dopo, venne raggiunto da Mirk, rincuorata dalle rigide ma sincere parole del principe. Gli lanciò qualche bordata di energia in faccia accompagnata da due o tre insulti più o meno bonari, offese che non scalfirono nemmeno leggermente la dura corazza di superbia del principe. Poco dopo però venne raggiunta da Bonyu che, lamentandosi dell’insostenibile rumore proveniente dal piano di sopra, cominciò a rincorrere la figlia per tutta la casa con poco riguardo per la sua salute. Vegeta ritrovò Mirk soltanto qualche ora più tardi, incastrata tra i rami di un albero poco distante dalla casa.
 
Note dell’Autore:
Faccio una fatica allucinante scrivere Vegeta il più In-Character possibile. Se pensate che qualche suo atteggiamento o modo di dire sfori, non esitate nel farmelo sapere, sarebbe un grande regalo. Ora mi invento come trasmettervi il passato di Mirk, roba che già conosco, ma non riesco a trovare una scusa per narrarla!
 
Il periodo di quarantena ha avuto l’effetto di aumentare le pubblicazioni su EFP, quindi purtroppo la nostra storia slitta molto più facilmente nel dimenticatoio, comunque ringrazio davvero tanto l’appassionata manciata di lettori che ci segue ogni settimana. Spero che la storia continui a piacervi per lungo tempo perché, sul serio, non avete proprio idea di dove vada a finire.
Perché non lo so manco io.
 
Il tè Dragriphon è una battuta geniale che viene bene solo quando riscriverò la storia in inglese. Se la capite fatemelo sapere.
 
Non perdetevi assolutamente il seguito!
   
 
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