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Autore: kamy    28/07/2020    0 recensioni
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Danilo interroga Ubbirov per capire a cosa stanno andando incontro.
“Questa storia partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt: 4) Pochemuchka. Dal russo: persona che domanda troppo.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Questa storia partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.

Prompt: 17. Cynefin. Dal gallese: luogo in cui ci si sente a casa.

 

Il Taki shushi viene ricostruito

 

Il vento faceva ondeggiare la tendina rossa appesa sopra la porta di legno del Taki’s sushi, e sfiorava le alte bottiglie di saké posate all’esterno su uno dei davanzali delle finestre.

Appesa a un’altra finestra c’era una bambolina della pioggia, con legato un bigliettino colorato della buona sorte.

Il simbolo del negozio era riportato sia su un’insegna di legno che su delle lanterne di carta.

All’interno del locale si sentivano urla ilari, scoppi di risa, applausi e gli accordi di qualcuno che suonava la chitarra.
Tsuoyoshi guardava la porta con gli occhi liquidi, rigido. La porta scorrevole si aprì e Takeshi si affacciò.

< In gallese il luogo in cui ci si sente a casa si dice ‘cynefin’. Quando questa parola mi venne insegnata, per me non aveva significato > pensò Tsuyoshi.

“Papà. Non entri?” domandò Takeshi, guardando il padre con aria interrogativa.

“Devo dire che è sorprendente. Non sembra successo niente” esalò Tsuyoshi.

Eh eh. Xanxus ha ricostruito tutto esattamente com’era prima. Gli ho descritto tuttoooo minuziosamente” spiegò il ragazzino. Un sorriso sul volto e gli occhi chiusi.

“Vengo ora da Tokyo. Mi hanno detto…”. Iniziò il padre.

“Mi hanno preso al liceo e ho passato le selezioni al terzo posto. Sì, lo so. Esistono internet e le email, papà” disse Takeshi, afferrando il genitore per il braccio. Lo trasse dentro e chiuse la porta alle spalle di entrambi.

L’interno odorava di sushi e sakè.

“Ho preparato del tofu, ma… Mi sa che ho sbagliato qualcosa con il riso. Sapeva di cetrioli e…”. Iniziò Taki.

Il padre si rimboccò le maniche.

“Fai cucinare me. Tu prendi le ordinazioni” ordinò, facendosi largo tra i clienti.

< Sì! Sono riuscito a giocare sulla forza dell’abitudine.

O avrebbe pensato inconsciamente che Manuel non avrebbe voluto vederlo in cucina e non ce l’avrebbe mai fatta a tornare a cucinare. Questo posto è la sua vita, non può perderlo.

Penso morirebbe senza poter più fare il sushi > pensò Takeshi. “Subito, papà” trillò, correndo verso un taccuino e una penna. Aveva un grembiule legato intorno alla vita e la mazza da baseball legata sulle spalle accanto ad una spada.

“Kusakabe mi ha telefonato e mi ha detto che volevi iscriverti al club di nuoto. Quando ho pagato la prima retta della scuola, grazie ai soldi di Xanxus, ho provveduto anche a quello” spiegò Tsuyoshi, sistemandosi dietro il bancone di legno.

Eeeeh? Nuoto?” piagnucolò Takeshi.

“Non volevi?” chiese Tsuyoshi, iniziando a pulire un salmone.

“N-no, papà, va bene” mentì il ragazzino. Padre e figlio alzavano la voce per sovrastare il rumore circostante.

In alto, vicino al soffitto, volò un reggiseno, mentre si udivano i versi di alcune scimmie che correvano sotto i tavoli.

< Kusakabe me la paga. Mi ha fregato.

Anche se… potrei usare la cosa a mio vantaggio. Potrei dire a Sasagawa senpai che non lascerò il nuoto solo se lui riprenderà a fare kendo.

Tanto non lo lascerei comunque, non farei una cosa simile a papà. Ha pagato la rata, magari ci spera io lo faccia. Però questo senpai non lo sa e fare kendo lo riavvicinerebbe a Kyòya e gli farebbe anche bene > pensò Takeshi, annuendo tra sé e sé.

Tsuyoshi accarezzò il bancone, chiuse gli occhi ed inspirò.

< Ora, invece, lo so. Questo posto è la mia casa e non vorrei essere in nessun altro luogo al mondo > si disse.

  
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