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Mama
– Sofia accorse velocemente in salotto, dove la mora era intenta a leggere
qualcosa.
Tesoro
dimmi! – chiese mentre allontanava il tablet e sfilava gli occhiali da sul
naso.
Sta
andando via! – si indicò il tatuaggio a forma di cigno con una corona sul capo.
Sofia
– sorrise allargando le braccia per prenderla a sé – È un tatuaggio temporaneo,
è normale stia andando via! – spiegò accarezzandole il braccio.
Non
è come i tuoi e quello della mamma? – chiese ancora.
Beh,
no, quello come me e la mamma te lo potrai fare solo dopo il diciott’anni! –
disse seria.
Devo
aspettare così tanto? – la scrutò mentre giocava con la sua collana.
Sì,
e la mamma non deve sapere di questo accordo tra me e te – ridacchiò.
Avete
litigato di nuovo tu e la mamma? – chiese guardandola fissa negli occhi. Jen
era andata via da qualche giorno e non aveva avuto un attimo di tregua a
lavoro.
Non
abbiamo litigato! Perché pensi questo? La mamma è andata a New York per un
breve lavoro, tornerà tra qualche giorno, tranquilla – spiegò.
Non
ci chiama mai! – disse seria – Ci sarà quando inizierò la scuola?
Non
si perderebbe questo giorno per nessuna cosa al mondo! – poggiò la propria
fronte a quella della figlia e la guardò dolcemente.
Jennifer
era rientrata qualche giorno e aveva cenato con le sue donnine, poi si era chiusa
in garage, doveva fare una cosa che aveva detto avrebbe fatto, ma non era
riuscita. Quando Lana mise a letto una Sofia stanchissima, raggiunse sua moglie
in garage, entrando piano. La rossa era china, con il sedere in mostra avvolto
in quell’assurda tuta blu che le ricordava Michael Myers e un video del 2020 di
Jen. Le si ritorse un po’ lo stomaco al ricordo e rimase a fissare un punto sulla
parete, non facendo caso che la moglie si fosse accorta della sua presenza e la
stava richiamando.
Lana,
tesoro ehi? – le si era avvicinata preoccupata – Ohi? – solo quando Jen le
sfiorò la guancia, la donna si riprese dalla trance e la guardò negli occhi –
Stai bene?
Uhm
si sì! – disse mentre si godeva quel tocco.
Sicura?
– la baciò appena sulle labbra – Hai una faccia!
Sono
solo stanca! Cosa combini? – chiese per cambiare discorso.
Avevo
promesso di sistemarti la bici, le giornate sono buone, possiamo andarci ancora
con Sofia, prima che inizi la scuola – spiegò e lasciò che si sedesse su una
poltrona.
Grazie,
ma potevo portarla dal meccanico – sorrise.
Beh,
non è difficile come operazione – si girò tra le mani una chiave inglese –
Lana, se non stai bene, puoi dirmelo, o se qualcosa ti turba…
È
quella tuta! – la guardò e la rossa si osservò l’indumento.
Cosa
ha che non va? – la guardò – Puzza? – si odorò sotto le ascelle giocosamente.
Mi
ricorda il duemila venti…E quello che non ho fatto allora! – ammise.
Lana,
di cosa stai parlando? – la guardò restando in attesa.
Avrei
dovuto essere più coraggiosa e, beh non lo so – gesticolò infastidita -Forse
avrei dovuto fare apertamente una dichiarazione, dei sentimenti che provavo per
te! E toglierti da quella morsa… – Jen sorrise e le si inginocchiò davanti.
Ehi?
– le prese le mani – Non è colpa di nessuno! La sciocca ero io allora, e avrei
dovuto essere io più coraggiosa. Se ci penso adesso tu, mi hai aspettata per –
fece un calcolo mentale – 6 anni? E mi hai tolto dalla morsa di me stessa! Ne abbiamo
già parlato, sei la donna più straordinaria che conosca, e ti amo, ieri oggi e
domani! – sorrise baciandola dolcemente – E poi potevi dirmelo che questa – prese
a far scendere la cerniera della tuta e sfilarsi le maniche, mostrando al disotto
una canotta bianca, proprio alla “Emma” – Ti creava disagio! – lasciò che la parte
superiore dell’indumento cadesse penzolante, sulla restante. Lana si morse il
labbro, notando i capezzoli far timido capitolino sotto il tessuto bianco, e
presi i bordi della canotta tra le dita, attirò a sé la donna.
Uhm
mi stai provocando Morrison? – sorrise guardandola da distanza ravvicinata, con
i profili vicinissimi.
Potrebbe
essere, questo vestitino nero con bottoni, anche a me ricorda il duemila venti –
disse sollevandolo sulle cosce e accarezzando la pelle, mentre si sistemava in
quello spazio, non perdendo il contatto visivo con sua moglie. Al sussulto della
mora, le sfilò le mutandine, senza scoprire niente di più.
Vuoi
farlo qui? – disse accarezzandole la nuca.
Speravo
che venissi qui – disse sfilandosi la restante parte di tuta e si avvicinò al
bacino di sua moglie.
Oddio
Jen – sussultò e la guardò con uno sguardo lussurioso ma sorpreso – Avevi pensato
a tutto! Non l’abbiamo mai fatto così!
Non
credi che ci sia sempre una prima volta? – chiese muovendosi appena.
Porca
miseria sì – gemette – Prendimi allora amore! – disse affogando in un bacio disperato
e sentendo una nuova sensazione, alla moglie che indossava qualcosa che avrebbe
scaldato la serata, in modo diverso, ma non per questo meno intimo e amoroso.
Qualche
settimana dopo, primo giorno di scuola di Sofia
Sofia
era la bambina più felice in quel momento: aveva il suo fantastico zainetto
personalizzato e le sue mamme che tenendola per mano la stavano accompagnando
al suo primo giorno di scuola elementare. La piccola aveva abbandonato da un po’
le codine, lasciando spazio a capelli mossi e tendenti al castano scuro, con
riflessi rossi. Aveva solo un piccolo fermaglio a tenerle gli occhi scoperti,
guardò ad alternanza le sue mamme, mentre entravano nell’edificio. Il ritrovo
era presso la grande palestra del Castle Heights, dove il dirigente scolastico
avrebbe smistato i bambini nelle loro classi.
Proprio
come ad Harry Potter – bisbigliò Jen guardando Sofia.
Cosa
è? – chiese la figlia.
Presto
ne faremo una maratona amore – sorrise accarezzandole il viso.
Sofia
Morrison-Parrilla! – quando le tre sentirono il nome pronunciato dall’uomo, le
mamme salutarono la piccola che si avviò presso il gruppetto di bimbi che avrebbe
costituito la sua classe.
Se
solo penso che qualche anno fa fosse un fagottino – sorrise Jen stringendo
teneramente la mano di sua moglie Lana.
Ti
serve un fazzolettino amore? – la prese in giro bonariamente, perché solo Sofia
riusciva a farla commuovere. Se solo avesse pensato a cosa sarebbe successo al
matrimonio di Sofia, rideva già mentalmente! – Saluta, non ti far vedere
fragile – le sussurrò mentre Sofia, mano nella mano con una sua amichetta, con
cui aveva frequentato l’asilo, seguiva la coda dietro la maestra.
Prendi
pure in giro, anche tu hai pianto stamattina davanti allo specchio! – ridacchiò
salutando la piccola con la mano.
Come
fai a saperlo? Eri sotto la doccia! – la guardò scioccata.
Conosco mia moglie! – sorrise dandole un bacio tenero sulla guancia e si avviarono all’uscita.
I
vestiti che indossano le due, è inevitabile che debbano avere
un'altra mia personale interpretazione no? Sofia ha iniziato la scuola,
che mi dite? Ironia della sorte la scuola scelta ha riferimenti proprio
a Once! Alla prossima xoxo