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Autore: lapacechenonho    04/08/2020    0 recensioni
Harry si girò di nuovo verso la finestra, il cielo era poco più chiaro di qualche attimo prima. Strinse Ginny a sé senza un reale motivo se non quello di ringraziarla di essere sempre lì accanto a lui. Di sopportare ogni suo sbalzo d’umore che da quando era finita la guerra erano più frequenti, di amarlo nonostante la “sindrome dell’eroe” come gli diceva sempre, di essere la persona che avrebbe continuato a supportarlo anche se le cose sarebbero andate male tra di loro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'E vennero a trovarci le prime luci del mattino.'
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I rumori della guerra riempivano l’ambiente circostante. Esplosioni, rombi, muri che crollavano, feriti e morti in ogni punto del castello. Harry si aggirava guardandosi intorno sospettoso, la battaglia non era ancora finita. Aggirò le macerie di un muro alla ricerca di Ron ed Hermione ma altre persone lo aspettavano. Puntò la bacchetta contro di loro ma ben presto si accorse che non erano Mangiamorte. Erano amici. Erano Tonks, Remus, Colin, Fred.
Erano le persone che quella notte erano morte per lui. Non lo guardavano con affetto, lo guardavano con odio, leggeva il disprezzo nei loro occhi. Abbassò la bacchetta e indietreggiò.
«Li hai uccisi tu, Harry» disse una voce femminile che non era quella di Tonks. Era quella di Ginny. Era comparsa all’improvviso accanto alla figura di Fred, anche lei lo guardava con odio. «Hai ucciso tu mio fratello, Tonks e Remus non potranno vedere loro figlio crescere a causa tua. Colin non era manco maggiorenne e tu l’hai ucciso. Lo sai che eravamo amici, Harry?» Harry iniziò a sentire l’aria nei polmoni mancare. Cercava di parlare ma era immobilizzato. Indietreggiò cercando di allontanarsi da quelle persone, correndo nella direzione contraria andando alla ricerca dei suoi amici, mentre la voce di Ginny che lo chiamava riecheggiava nelle sue orecchie.
 
Harry si svegliò di soprassalto. Era sudato e ansimava. «Harry» mormorò Ginny piano. Mise a fuoco la stanza di Grimmauld Place intorno a lui, quella che condivideva con Ginny di tanto in tanto. Era solo un incubo.
Il tono di Ginny non era lo stesso che aveva nell’incubo. Era dolce e preoccupato. Istintivamente l’abbracciò come ad assicurarsi che fosse effettivamente lì con lui, in carne ed ossa, che non lo odiasse perché suo fratello era uno dei morti della Battaglia di Hogwarts. «Ancora incubi?» domandò cauta. Harry annuì senza staccarsi da lei.
Appoggiò la testa alla spalla di Ginny mentre lei gli accarezzava lentamente i capelli. Il cielo fuori dalla finestra cominciava a rischiararsi in attesa del sole pieno che avrebbe dato inizio ad una nuova giornata. Lentamente, sotto le carezze di Ginny, il cuore di Harry aveva ritrovato il suo battito regolare, le pareti distrutte di Hogwarts erano definitivamente scomparse dalla sua vista e nessuno dei morti in Battaglia era venuto a cercarlo.
«Ginny» la chiamò. La sentì sospirare di sollievo sentendo la sua voce. A volte, dopo gli incubi Harry si chiudeva in sé stesso e non aveva voglia di parlare con nessuno, talvolta anche per un giorno intero. «Tu mi ami?»
«Dopo tutto questo tempo me lo chiedi anche?» ridacchiò con la voce ancora leggermente assonnata. «Certo che ti amo. E non è colpa tua se Fred, Tonks, Lupin, Piton, Colin sono morti. È colpa di Tu-Sai- di V-Voldemort». Harry alzò lo sguardo verso di lei. Era la prima volta che pronunciava il suo nome. Era un grande passo in avanti, soprattutto per lei.
«Se ci pensi, pero, se io non ci fossi stato diverse cose non sarebbero successe alla tua famiglia» le fece notare.
«Se non ci fossi stato tu, io non mi sarei mai innamorata» rispose lei stringendolo un po’ più forte.
Harry si girò di nuovo verso la finestra, il cielo era poco più chiaro di qualche attimo prima. Strinse Ginny a sé senza un reale motivo se non quello di ringraziarla di essere sempre lì accanto a lui. Di sopportare ogni suo sbalzo d’umore che da quando era finita la guerra erano più frequenti, di amarlo nonostante la “sindrome dell’eroe” come gli diceva sempre, di essere la persona che avrebbe continuato a supportarlo anche se le cose sarebbero andate male tra di loro.
Fu la forza che ci mise Ginny a ricambiare l’abbraccio che gli fece capire che tra loro sarebbe andato tutto bene e che tra quelle braccia sarebbero state per sempre casa per lui.
«Ti amo anche io» sussurrò contro la sua spalla gli occhi incastrati perfettamente in quelli castani di Ginny. Il primo timido raggio di sole di un nuovo giorno entrò nella loro stanza.
Il “domani” che tanto avevano atteso era arrivato e loro erano pronti ad accoglierlo.
Insieme.
 
Ma tu sei sempre qui
A salvarmi da me stesso
E mi sembra che la vita sia bellissima
Quando ti stringo forte.

(Quando ti stringo forte – Fabrizio Moro).
 
Angolo autrice.
Ho meditato parecchio se scrivere o no questa storia, non mi convince(va) per niente, mi sembrava troppo scontata.
Avevo in mente questa idea da stamattina ma c’era qualcosa che mi faceva storcere il naso. Ma rimuginarci su e il mal tempo che sta arrivando e mi sta impedendo di andare al mare hanno fatto uscire questa storia che nonostante tutto ha il suo perché. Spero vi piaccia.
A presto,
Chiara.
 
   
 
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